Archivio del Tag ‘Olanda’
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La rockstar Andrea Scanzi e l’Italia dei compagni di merende
Cos’è più avvilente, in questa primavera italiana? L’ex giornalista Andrea Scanzi o l’ex politico Pierluigi Bersani? Il primo intasa i social network per svelare agli italiani la loro immensa fortuna: essere governati da Giuseppi, cioè l’unico premier europeo che vanta almeno due record assoluti, il maggior numero di morti da Covid e il maggior numero di persone rimaste senza assistenza economica, sull’orlo della disperazione. Il secondo, lo Smacchiatore, dopo aver promosso a pieni voti il professor Monti e il suo micidiale pareggio di bilancio in Costituzione, ora torna a dare segni di vita spiegando, in televisione, che tedeschi e olandesi fanno benissimo a massacrare gli italiani, notoriamente un popolo di lazzaroni e incalliti evasori fiscali. Se a festeggiare il fantasma di Bersani è un tripudio di pernacchie, tutt’altra accoglienza incoraggia invece l’autoproclamata “rockstar del giornalismo italiano” (testuale, dal suo profilo Facebook), il cui ego-mongolfiera ora si gonfia a dismisura, nei giorni del lockdown infinito, beandosi dello strabiliante punteggio raggiunto dai suoi gargarismi quotidiani: un milione e mezzo di “like” e oltre centomila visualizzazioni per le imperdibili dirette video. «Ma ho anche dei difetti», ci informa, umilmente magnanimo, il nuovo amicone di Giuseppi.L’espressione “compagni di merende” deriva dal contesto oscuro e luttuoso del Mostro di Firenze, atroce caso nazionale tuttora irrisolto, benché rischiarato (solo nei suoi successivi romanzi, tuttavia) dall’allora commissario Michele Giuttari, a cui tagliarono le gomme dell’auto parcheggiata in questura, dopo essere giunto a un passo dalla verità insieme al pm perugino Giuseppe Mignini, colpito – insieme a Giuttari – dall’accusa di abuso d’ufficio. Poliziotto e magistrato avevano intuito che a macellare 16 persone sulle colline di Firenze non erano stati i patetici Pacciani, Vanni e Lotti, ma ben altri compagni di merende. I tre rozzi paesani (uno dei quali, Pacciani, prima incastrato con prove false e poi ucciso con farmaci letali per un cardiopatico come lui) sapevano probabilmente qualcosa dell’organizzazione chiamata Mostro di Firenze, ma sono stati utilizzati essenzialmente come diversivo per depistare le indagini, allontanandole dalla zona off limits, quella degli intoccabili. Un copione schematico, usato anche nella tragedia nazionale di Tangentopoli: come compagni di merende furono trattati i protagonisti dell’intera classe politica della Prima Repubblica, debolissima e declinante, diffusamente corrotta, ma non pericolosa quanto quella che le sarebbe succeduta, autrice della storica svendita del paese, oggi in ginocchio.La fu-sinistra, in blocco, credette davvero alla storiella dei compagni di merende. E così sostenne compatta tutti i tagli previsti dall’austerity, a partire dal primo decreto Treu sulla flessibilità del lavoro, premessa generale per il crollo dei diritti sociali che ha aperto la precaria stagione dei laureati nei call center e della fuga dei cervelli, poi comodamente imputata al cattivone di turno, l’orrido Berlusconi. Il primo a distaccarsi da quella sinistra, da cui pure proveniva, fu il grande Giulietto Chiesa, appena scomparso. Non hanno capito quello che è successo, ripeteva: non hanno la minima idea di chi siano i poteri a cui hanno consegnato l’Italia. Era avanti anni luce, Giulietto Chiesa: aveva compreso perfettamente che la dicotomia destra-sinistra apparteneva al Novecento, e che la nuova partita fra alto e basso era un derby spietato tra oligarchia e democrazia, tra finanza e politica. Guerra o pace, abuso o diritto, pochi o molti. Le bandiere di ieri? Scolorite, tutte: da custodire, ma come gloriosi cimeli storici, in nome del senso della realtà (quello che il 25 aprile 2020 s’è fatto fatica a rintracciare, sui balconi italiani pavesati in tricolore per lo spettacolo più surreale: prigionieri della post-democrazia, sottoposti al nuovo regime di polizia sanitaria, ma felici di cantare Bella Ciao come se fossero liberi).Se qualcuno pensa di essere in Corea del Nord, ascoltando il soave Scanzi decantare il Caro Leader, si sbaglia: siamo in Italia, più che mai. Siamo nel paese che un tempo era la quinta potenza industriale del pianeta, benché frenata dalle sue piaghe endemiche come l’evasione fiscale, la corruzione dilagante, lo strapotere delle mafie. Vent’anni di disinformazione martellante hanno fatto il miracolo: nessuno dei mali storici è scomparso, ma le condizioni generali sono precipitate grazie alle minacce letali che i Travaglio e gli Scanzi non hanno mai voluto vedere, denunciare, indagare. Sono le regole truccate dell’austerity europea, quelle che oggi costringono Giuseppi a dare di sé uno spettacolo indecoroso, al punto da chiedere scusa – fuori tempo massimo – per l’assoluta inettitudine del suo governo, di fronte a una catastrofe come quella del coronavirus. Ma nemmeno l’ammenda tardiva di Conte basta a smuovere la “rockstar del giornalismo italiano”, che esorta a venerare il Re Sole, l’Avvocato del Popolo venuto da Volturara Appula (e dal Vaticano). Giuseppe Conte? E’ il nulla assoluto, sentenzia Alessandro Di Battista, a lungo coccolato dal “Fatto Quotidiano” e ora ridotto a recitare il ruolo di immacolato outsider. Ma anche il Dibba, in fondo, dice – senza ridere – che un governo di unità nazionale sarebbe ancora peggio di quello in carica, visto che farebbe strame di quel che resta del paese.Sembra l’ultima edizione della storia dei compagni di merende: Di Battista evoca i lupi mannari che, guidati magari dal un super-tecnocrate come Draghi, darebbero la stura a ogni possibile speculazione, maxi-appalti fuori controllo e grandi opere inutili. Di nuovo: non è una barzelletta, l’ha detto veramente (lui, che fa ancora parte del Movimento 5 Stelle, cioè l’illusione ottica nazionale che – dopo aver insediato Giuseppi – ha rinnegato una dopo l’altra tutte le promesse elettorali, nessuna esclusa: Tap e Tav, trivelle in Adriatico, F-35, obbligo vaccinale). Di fronte a questo, il grande Andrea Scanzi non ha trovato di meglio che esprimere la sua arte sopraffina, tra una comparsata e l’altra del salotto televisivo di Lilli Bilderberg Gruber, nel vergare l’immortale capolavoro “Il cazzaro verde”, dedicato al demagogo che straparlò in un comizio di Pieni Poteri – prima che a prenderseli, i Pieni Poteri, e senza avvisare gli italiani, fosse il favoloso Giuseppi, il premier che gli italiani ingrati non si meriterebbero. Riavvolgendo il nastro: che faceva, Salvini, un anno fa? La buttava in caciara, per non dover ammettere il cocente fallimento del governo gialloverde di fronte al suo avversario, il rigore Ue. E che faceva, la stampa? Niente di meglio: la buttava in caciara, anche lei, prendendosela comodamente con il “cazzaro verde”. Facile, no?Sta per scadere, finalmente, il tempo di Giuseppi? Marta Cartabia (Corte Costituzionale, vicinissima a Mattarella) avverte che la Carta non la si può deformare, neppure di fronte a un’emergenza sanitaria. Entro un mese potrebbe subentrare Draghi, si sbilancia in televisione Stefano Zurlo, di “Libero”, il quotidiano di Vittorio Feltri (veterano della stampa italiana, che i Bilderberg Boys del giornalismo-rockstar ormai manganellano, trattandolo come un soggetto psichiatrico). E a proposito di giornalisti: oscuri dilettanti come Giorgio Bocca e Giampaolo Pansa sostenevano che con un politico fosse lecito, al massimo, prendere un caffè. Poco prima che l’Italia si trasformasse nel più grande carcere del mondo, Marco Travaglio si appartò con il primo ministro: cenetta intima in un ristorante sull’Appennino, celebre per i piatti a base di funghi. Anche Giulietto Chiesa frequentava politici, ma nel suo caso si chiamavano Mikhail Gorbaciov. E le cene si succedettero solo quando l’uomo che mise fine alla guerra fredda era ridiventato un privato cittadino, benché illustre. A Gorby diedero anche il Nobel per la Pace. E Giuseppi, a quale Nobel potrebbe ambire? Bel problema, ma niente paura: una formidabile menzione adorante potrebbe sempre scrivergliela l’immaginifico Scanzi, la rockstar di cui l’Italia prostrata dalla galera-Covid sentiva davvero il bisogno.(Giorgio Cattaneo, “La rockstar Andrea Scanzi e l’Italia dei compagni di merende”, dal blog del Movimento Roosevelt del 2 maggio 2020).Cos’è più avvilente, in questa primavera italiana? L’ex giornalista Andrea Scanzi o l’ex politico Pierluigi Bersani? Il primo intasa i social network per svelare agli italiani la loro immensa fortuna: essere governati da Giuseppi, cioè l’unico premier europeo che vanta almeno due record assoluti, il maggior numero di morti da Covid e il maggior numero di persone rimaste senza assistenza economica, sull’orlo della disperazione. Il secondo, lo Smacchiatore, dopo aver promosso a pieni voti il professor Monti e il suo micidiale pareggio di bilancio in Costituzione, ora torna a dare segni di vita spiegando, in televisione, che tedeschi e olandesi fanno benissimo a massacrare gli italiani, notoriamente un popolo di lazzaroni e incalliti evasori fiscali. Se a festeggiare il fantasma di Bersani è un tripudio di pernacchie, tutt’altra accoglienza incoraggia invece l’autoproclamata “rockstar del giornalismo italiano” (testuale, dal suo profilo Facebook), il cui ego-mongolfiera ora si gonfia a dismisura, nei giorni del lockdown infinito, beandosi dello strabiliante punteggio raggiunto dai suoi gargarismi quotidiani: un milione e mezzo di “like” e oltre centomila visualizzazioni per le imperdibili dirette video. «Ma ho anche dei difetti», ci informa, umilmente magnanimo, il nuovo amicone di Giuseppi.
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Italia spacciata: solo debiti, col Recovery Fund alla tedesca
Nella nostra valutazione dell’impatto economico delle misure finora concordate, sappiamo già gran parte di quanto è necessario conoscere. Il Consiglio Europeo ha trovato un accordo sulla versione di Angela Merkel, e non sui coronabond né sulla proposta spagnola. Come riportato da “Faz” stamattina, il piano prevede che la Ue aumenti il suo bilancio dall’attuale 1,2% al 2% per un periodo di due o tre anni. Questo aumento non avverrà sotto forma di contributi diretti da parte dei paesi membri, ma sotto forma di garanzie. L’articolo stima il volume annuale a una somma di 100 miliardi di euro, ovvero, secondo i nostri calcoli, lo 0,6% del Pil dell’Unione Europea (Eu-27). Il totale dei prestiti che potrebbero essere fatti sarebbe nell’ordine di 250-300 miliardi di euro nell’arco di due o tre anni. Questi prestiti extra non rappresentano il fondo stesso, sul quale la Commissione spera di fare leva per un ammontare maggiore. Una parte dei fondi sarà resa direttamente disponibile sotto forma di finanziamenti. Un’altra parte genererà investimenti tramite prestiti, e su questi si dovrà fare leva finanziaria per raggiungere l’ammontare target.
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Miseria e bugie: così Conte ammazza l’Italia, per svenderla
Ancora nessun aiuto a milioni di autonomi, di piccole e piccolissime imprese, che in gran parte non ce la faranno e lasceranno così spazio di mercato alle grandi catene straniere, come vuole l’Europa. E le rassicurazioni di Conte?: «Abbiamo ottenuto il recovery fund dall’Ue». Ma i media tedeschi sbugiardano Conte: spiegano che vende in Italia come grande successo la storia del recovery fund, del quale si è solo parlato, mentre ha rinunciato ai tanto sbandierati eurobonds o coronabonds, davanti alla fermezza tedesca e olandese. Conte sta ammazzando l’economia nazionale, col lasciarla mezza chiusa e senza aiuti, mentre gli altri paesi, i paesi concorrenti, la riaprono e la sovvenzionano ampiamente e prontamente. Ha istituito una commissione di liquidazione nazionale, composta da esperti perlopiù residenti all’estero e legati a interessi “corporate”, e presieduta da un residente all’estero, Vittorio Colao, specializzato appunto nel trasferire a capitali stranieri le imprese italiane. Il governo Conte non è un governo italiano, governa non solo contro la Costituzione, ma per conto di capitali stranieri e interessi euro-germanici.In questa veste, anzi, in questo mandato, esso blocca l’economia, gli spostamenti, l’opposizione, il Parlamento. Li blocca e mantiene il blocco in base ai numeri dell’epidemia che esso stesso costruisce arbitrariamente. Infatti: non ha mai presentato dati di campione statisticamente validi né mai ha precisato la terminologia; i dati sono raccolti perlopiù usando tamponi che danno almeno un 70% di falsi positivi – cioè per ogni 1000 positivi, almeno 700 sono falsi (la macchina Pcr che li valuta non risulta certificata Iso per uso diagnostico); vengono attribuiti al coronavirus tutti i decessi in cui il morto, di qualsiasi causa sia morto, risulti positivo al suddetto tampone; così il numero dei morti a causa virus è stato fatto apparire multiplo del reale per giustificare gli arresti domiciliari e il blocco dell’economia. E soprattutto, con questo modo arbitrario di quantificare i dati epidemiologoci, un domani Conte potrà far risalire artificiosamente il numero dei morti per tornare a limitare le libertà e a governare con pieni poteri, dando la colpa agli italiani indisciplinati e irresponsabili.Io prevedo che lo farà al più tardi in autunno, quando la gente si agiterà a causa di disastro economico, supertassazione, 8 milioni di controlli fiscali e 1,5 milioni di cartelle in arrivo. Prevedo che conti di tirare fino all’arrivo del vaccino, che però non funzionerà perché il virus è mutevole, come quello influenzale, e non lo si potrà aggiornare per tempo. Quindi in realtà Conte mira a cronicizzare la sua dittatura. Perciò, per salvare l’economia, le imprese, il lavoro, il risparmio, la libertà, la Costituzione, bisogna buttar giù questo governo e ancor più chi lo sostiene, al più presto. Questo governo che ha sempre mentito, nascosto, ingannato, violato la Costituzione, sbagliato gli interventi, obbedito a interessi stranieri, e convoca ora una commissione di stranieri per la fase di liquidazione. Fa persino bruciare i cadaveri dei supposti morti per coronavirus in modo che non si può fare l’autopsia per accertare se realmente sono morti di coronavirus.Quanti sono i morti causati dal coronavirus? Su 70 autopsie eseguite a Bergamo e Milano, 70 sono morti di tromboflebite. L’Iss certifica che i morti a causa esclusiva del virus, senza altre malattie, sono solo una piccola frazione di quelli dichiarati dal governo (letalità 0,8%, quasi tutti ultrasettantenni), mentre i morti totali dei primi mesi di quest’anno sono inferiori a quelli dell’anno scorso. E ora sappiamo che i morti per coronavirus sono morti non per la letalità del virus ma per errore diagnostico, perché curati come se avessero una polmonite mentre era una tromboflebite, la quale non necessitava di intubazione, terapia intensiva e antiinfiammatori, ma di tutt’altro. Quindi, se l’industria farmaceutica non si metterà di traverso impedendo le giuste cure per poter vendere i suoi vaccini, in futuro non si morirà più di coronavirus.(Marco Della Luna, “Decreti di miseria e di menzogna”, dal blog di Della Luna del 27 aprile 2020).Ancora nessun aiuto a milioni di autonomi, di piccole e piccolissime imprese, che in gran parte non ce la faranno e lasceranno così spazio di mercato alle grandi catene straniere, come vuole l’Europa. E le rassicurazioni di Conte? «Abbiamo ottenuto il recovery fund dall’Ue». Ma i media tedeschi sbugiardano Conte: spiegano che vende in Italia come grande successo la storia del recovery fund, del quale si è solo parlato, mentre ha rinunciato ai tanto sbandierati eurobonds o coronabonds, davanti alla fermezza tedesca e olandese. Conte sta ammazzando l’economia nazionale, col lasciarla mezza chiusa e senza aiuti, mentre gli altri paesi, i paesi concorrenti, la riaprono e la sovvenzionano ampiamente e prontamente. Ha istituito una commissione di liquidazione nazionale, composta da esperti perlopiù residenti all’estero e legati a interessi “corporate”, e presieduta da un residente all’estero, Vittorio Colao, specializzato appunto nel trasferire a capitali stranieri le imprese italiane. Il governo Conte non è un governo italiano, governa non solo contro la Costituzione, ma per conto di capitali stranieri e interessi euro-germanici.
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“Conte firma il Mes coi 5 Stelle, poi lascia a Colao o Draghi”
Conte firmerà il Mes insieme al M5S e probabilmente a Forza Italia e Pd. Certo, i fatti dicono che qualcosa nel governo si è rotto. E’ fuor di dubbio. La ricomposizione tentata da Conte parla chiaro: il Pd si è stancato di Conte. Un presidente del Consiglio che si lancia in un discorso come quello del 10 aprile, in cui ha attaccato con nomi e cognomi Salvini e Meloni, dà segni di cedimento, è fuori controllo. Io sono saltato sulla sedia. Proviamo ad immaginare la Merkel fare una cosa simile. Nessuno ci riesce. Anche perché la Merkel in questi 2 mesi ha fatto solo due discorsi alla nazione in orario di punta, Conte ne ha già fatti 11. L’ultimo, poi, è stato una sortita estranea al mondo politico occidentale. Il suo addetto stampa Casalino gli ha fatto fare un simile attacco a freddo perché ha capito che il problema non sono Salvini e Meloni, ma i 5 Stelle, che sono contro il Mes e non si fidano di Conte. L’attacco al nemico è una manovra classica: agitare il nemico esterno Salvini-Meloni per ricompattare quel che resta del Movimento dietro Conte. E possibilmente vincolarlo. Perché i 5 Stelle non si fidano? Perché sanno che prima o poi sarà costretto ad accettare il Mes.Infatti Conte ha detto che occorre aspettare, “valutare se questa nuova linea di credito pone condizioni, quali condizioni pone, e solo allora potremo discutere se quel regolamento è conforme al nostro interesse nazionale”. Un’apertura di credito apprezzata dal Pd. Avverrà come sulla Tav e sul Tap. Prima i grillini fanno le barricate, come adesso, e poi accettano, trovando il modo di presentarlo come il minore dei mali. Crimi però sul “Fatto Quotidiano” è stato netto: «L’Italia non farà mai ricorso al Mes, noi Cinque Stelle non potremo mai accettarlo». Il vero nodo non sono le “condizionalità” del Mes, ma ciò che consente ai 5 Stelle di mantenere la poltrona: il loro vero obiettivo è sopravvivere il più possibile, e per farlo devono portare a termine la legislatura. Una ventina di 5 Stelle potrebbero anche votare contro, ma sarebbero immediatamente sostituiti da Forza Italia e altri parlamentari di rimpiazzo. Come mi spiego questa corsa trasversale verso il Mes, da Berlusconi a Zingaretti e Bersani, passando per Renzi? Aggiungerei anche Conte e il M5S. Semplicemente perché c’è disperata fame di soldi, e 36 miliardi a interessi bassissimi possono essere ossigeno indispensabile per le casse pubbliche. Tra qualche settimana crollerà il gettito fiscale e lo Stato potrebbe non avere più soldi per pagare i dipendenti pubblici.Cosa penso dell’operazione Colao? È un ottimo manager, non è detto che riesca anche a fare il presidente del Consiglio. Non per capacità personali, sia chiaro, ma perché quello della politica potrebbe non essere il suo mondo. Gli hanno affibbiato in commissione 16 persone, quando le commissioni vere si fanno al massimo in 5 o 6. Alla prima riunione hanno partecipato anche i capi gabinetto di ogni ministero. Conosco Colao: è un capo-azienda, deve poter decidere senza interferenze. Chi è stato a volerlo? Quello che si dice, che cioè sia un’operazione avallata da Pd e Quirinale per propiziare il dopo-Conte, è verosimile. Il problema rimane lo stesso di Draghi. Per fare arrivare Colao o qualcun altro super-partes al governo serve un’operazione di unità nazionale. Davvero pensiamo che Draghi si metterebbe alla mercé del Parlamento attuale, dove il M5S ha la maggioranza relativa? Dunque mancano i presupposti: a meno che non si faccia come nel 1993, quando Ciampi andò a Palazzo Chigi dopo il disastro del ’92, forse già con l’ipotesi di salire poi al Colle. Prima però dovette sporcarsi le mani come ministro del Tesoro di Prodi. Draghi Capo dello Stato? Sicuramente il presidente sarà lui. Con Draghi al Quirinale, Salvini potrebbe anche guidare il governo. L’incognita è come riempire il vuoto da qui ad allora. Se fa il premier, Draghi può rischiare la fine di Monti. Quanto al destino del governo Conte, era già condannato senza coronavirus.Dopo le regionali di maggio avrebbe quasi certamente ceduto il posto ad altri. Al posto delle regionali, ci sono le inchieste sulla sanità lombarda. Perché adesso? Per oscurare il disastro del governo Conte e della Protezione civile nazionale. Trovi due pm di sinistra, apri un’inchiesta e sei a posto. Almeno, fino ad oggi è stato così. Stavolta gli accusati finiranno tutti assolti (non adesso, ovviamente, ma tra dieci anni). L’epidemia ha allungato la vita politica di Conte, ma per poco. Adesso i nodi vengono al pettine. È un avvocato e un bravo negoziatore. Si salverebbe se riuscisse a convincere la Merkel a dargli 100 miliardi sotto forma di “recovery bond”. Ma non andrà così. Il governo tedesco e i suoi satelliti sentono il fiato sul collo dei sovranisti tedeschi e olandesi. Se si chiede ai loro paesi di condividere il debito italiano, schizzano al 30 per cento. Dunque addio governo M5S-Pd: come cadrà? Con la solita manovra di palazzo, probabilmente. Ma cadrà soprattutto Conte. Se invece Conte e Gualtieri accetteranno il Mes, la maggioranza forse sarà salva, ma spesi i 36 miliardi toccherà alle pesanti “condizionalità” europee. A quel punto, unità nazionale e governo Colao o Draghi. O qualche altro personaggio super-partes trovato da Mattarella.(Mauro Suttora, dichiarazioni rilasciate a Federico Ferraù per l’intervista “Scenario Mes: Conte e M5S pronti a firmarlo, poi arrivano Colao o Draghi”, pubblicata dal “Sussidiario” il 16 aprile 2020. Giornalista, Suttora è stato a lungo corrispondente dagli Usa per varie testate).Conte firmerà il Mes insieme al M5S e probabilmente a Forza Italia e Pd. Certo, i fatti dicono che qualcosa nel governo si è rotto. E’ fuor di dubbio. La ricomposizione tentata da Conte parla chiaro: il Pd si è stancato di Conte. Un presidente del Consiglio che si lancia in un discorso come quello del 10 aprile, in cui ha attaccato con nomi e cognomi Salvini e Meloni, dà segni di cedimento, è fuori controllo. Io sono saltato sulla sedia. Proviamo ad immaginare la Merkel fare una cosa simile. Nessuno ci riesce. Anche perché la Merkel in questi 2 mesi ha fatto solo due discorsi alla nazione in orario di punta, Conte ne ha già fatti 11. L’ultimo, poi, è stato una sortita estranea al mondo politico occidentale. Il suo addetto stampa Casalino gli ha fatto fare un simile attacco a freddo perché ha capito che il problema non sono Salvini e Meloni, ma i 5 Stelle, che sono contro il Mes e non si fidano di Conte. L’attacco al nemico è una manovra classica: agitare il nemico esterno Salvini-Meloni per ricompattare quel che resta del Movimento dietro Conte. E possibilmente vincolarlo. Perché i 5 Stelle non si fidano? Perché sanno che prima o poi sarà costretto ad accettare il Mes.
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Bomba di Trump sull’Oms: via i fondi all’oscura rete Covid
La prima, vera mossa politica contro il coronavirus arriva da Washington: il presidente Donald Trump annuncia il taglio dei fondi statunitensi all’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’accusa, formale: l’Oms sarebbe troppo filo-cinese. «La ritorsione era nell’aria da tempo», scrive Federico Rampini su “Repubblica”, «dopo che tra l’agenzia sanitaria collegata all’Onu e la Casa Bianca si erano moltiplicate le tensioni». Trump ha accusato l’Oms di una gestione «disastrosa» della pandemia. In particolare, specifica Rampini, non ha perdonato all’agenzia multilaterale di averlo attaccato quando vietò l’ingresso di viaggiatori provenienti dalla Cina. «Tutti sanno quello che sta succedendo là dentro», ha detto, riferendosi all’Oms e in particolare alla «disastrosa decisione di opporsi alle restrizioni di viaggio dalla Cina». Sotto accusa per le sue “sottovalutazioni” iniziali sulla pandemia, nonché «criticato da molti governatori di Stati Usa per le promesse di aiuti federali che non arrivano», Trump si è sempre vantato di aver agito prima di altri nel vietare gli sbarchi di viaggiatori dalla Cina. Anche l’Italia – ricorda sempe Rampini – fu tra i primi paesi a varare quel genere di restrizioni, e inizialmente venne criticata dall’Oms.I media americani, anche quelli più “progressisti” e critici nei confronti di Trump, non sono stati teneri nei confronti dell’Oms. «Più volte è stato sottolineato che l’organizzazione internazionale attese un mese prima di dichiarare una pandemia», annota “Repubblica”. E il suo direttore generale «si recò a Pechino ad omaggiare Xi Jinping, tacendo sui silenzi e le censure iniziali con cui il governo cinese nascose al mondo l’epidemia». E’ stato anche osservato come l’influenza cinese sia aumentata all’interno dell’Oms – e di altre agenzie Onu – benché gli Stati Uniti rimanessero il finanziatore numero uno. Tuttavia molti osservatori americani, per esempio il “filantropo” Bill Gates (ormai, fornitore di vaccini), sostengono che una delle lezioni di questa pandemia dovrebbe essere un rafforzamento della cooperazione internazionale. Già, ma a quali condizioni? Nel mirino di Trump è soprattutto il direttore dell’Oms, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, passato «dal governo violento dell’Etiopia agli intrecci di favori con la Cina». Biologo e poi politico – ricorda Giusy Baioni, sul “Fatto Quotidiano” – il capo dell’Oms è stato «ministro del governo illiberale di Meles Zenawi». Poi la nomina all’Oms, quando presidente dell’Unione Africana – che lavorò per la sua elezione – era Robert Mugabe, dittatore dello Zimbabwe, che lo volle “ambasciatore di buona volontà”.«Dallo scoppio della pandemia – aggiunge il “Fatto” – Ghebreyesus ha elogiato Pechino», in modo plateale. Motivo: Xi Jinping «gli ha promesso il raddoppio dei finanziamenti». Ma non è tutto: «Il suo paese e la Cina sono legati a doppio filo da progetti economici e infrastrutturali per milioni di dollari». Proprio l’Etiopia è infatti considerata una “porta” strategica, per la penetrazione cinese nel continente nero. Geopolitica, dunque: ecco perché Trump (su cui imcombono le presidenziali di novembre) ora cerca di ostacolare l’Oms, vista come longa manus delle ambizioni “imperiali” della Cina in Africa, in aperta concorrenza – simmetrica – con l’imperialismo finanziario e commerciale statunitense. Ma c’è dell’altro, evidentemente. Quello di Trump è il primo atto politico – fortemente simbolico – che segna una clamorosa rottura dell’unanimismo mondiale imposto dalla pandemia. Una situazione più che anomala, nella quale l’Oms si è ritagliata un ruolo probabilmente abnorme, imponendo la ricetta-Wuhan (quarantena e coprifuoco) a tutti i governi travolti dal Covid-19. «Dovremo entrare nelle vostre case e portare via i contagiati», si è spinto a dichiarare Michael Ryan, direttore esecutivo dell’Oms, facendo inorridire mezzo mondo.La clamorosa rottura della “pax sanitaria”, imposta da Trump mettendo alla porta i tecnocrati dell’Oms, riaccende inevitabilmente i riflettori sui retroscena all’origine del disastro, con lo scambio di accuse tra Usa e Cina. Da una parte Pechino, che dipinge gli States come un possibile vettore del focolaio di Wuhan, grazie alla presenza (alle “olimpiadi militari” dello scorso autunno) di soldati Usa forse portatori inconsapevoli del virus. «Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan», ha affermato il portavoce del ministero degli esteri cinese, Zhao Lijian, esibendo in video l’audizione al Congresso degli Stati Uniti in cui Robert Redfield, il direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (l’Istituto Superiore di Sanità americano) ha riconosciuto che alcune persone, decedute negli Usa già nel 2019 a causa di una strana e violenta polmonite, sarebbero morte in seguito a un’esplosione, non diagnosticata per tempo, di Covid-19.In parallelo, pesano i sospetti (speculari) sul laboratorio cinese di Wuhan che gli Usa sospettano possa aver avuto un ruolo – forse accidentale, colposo – nella diffusione del nuovo coronavirus Sars-Cov-2. Laboratorio in realtà aperto con scienziati francesi e di altri paesi, tra cui gli Stati Uniti. Quanto alla possibile trasmissione del virus dal pipistrello all’uomo, è emerso uno studio prodotto con larghissimo anticipo dall’università californiana di Berkeley: studio finanziato dalla Darpa, l’agenzia del Pentagono che sviluppa armi sperimentali, anche biologiche e batteriologiche. Pur tra molte incertezze, la comunità scientifica sembra condividere una convinzione: se anche questo viurs è stato deliberatamente “ingegnerizzato” in laboratorio, modificando geneticamente l’Rna, è praticamente impossibile provarlo. In altre parole: se di crimine si trattasse, sarebbe un delitto perfetto. Ma ecco il punto: al di là dei singoli settori cinesi e occidentali coinvolti nella vicenda, dietro al velo rituale dei battibecchi diplomatici sembra emergere un possibile ruolo, proprio dell’Oms, attorno all’oscura origine del virus che può esplodere nella patologia Covid-19.E’ questo, a quanto pare, il vero obiettivo di Trump: denunciare eventuali intrecci oscuri – non solo cinesi – dietro alla potente organizzazione sanitaria delle Nazioni Unite. Il laboratorio di Wuhan operava infatti sotto la supervisione dell’Oms, che di lì a poco ha quasi “preso il potere” quasi ovunque, installando i suoi uomini nei governi e pilotando la gestione dell’emerenza in modo severissimo, fino a mettere in pericolo la sopravvivenza di intere economie, come quella italiana, con il rischio di un collasso anche sociale. Finora, i maggiori paesi travolti dalla pandemia hanno subito il modello-Wuhan (applicato in modo letteralmente “cinese”, in Italia), limitandosi a giocare di rimessa per limitare i danni economici. Spettacolare, in questo caso, l’ipocrisia dell’Ue: incapace – grazie all’élite finanziaria tedesca, che utilizza l’egoismo dell’Olanda – di uscire davvero dalla psicopatologia del rigore, persino di fronte a una vera e propria catastrofe umanitaria. E mentre da noi la discussione di avvita sulle giravolte autoritarie dell’inedito “stato d’eccezione” varato da Conte (premier mai eletto da nessuno), è Trump a sparigliare le carte: verrà il giorno – sembra dire – in cui faremo davvero i conti, con l’Oms. E quel giorno, l’Oms dovrà spiegare cos’è davvero diventata, e quali forze hanno investito su di essa per farne il nuovo, potenziale governo-ombra del pianeta. Un quasi-regime, pronto a confiscare libertà e democrazia sotto la guida di una “polizia sanitaria” non trasparente e per nulla rassicurante, in grado di imporre la sua agenda. Non a tutti, però: non agli Usa. Sembra essere questo, il vero segnale di Trump.La prima, vera mossa politica contro il coronavirus arriva da Washington: il presidente Donald Trump annuncia il taglio dei fondi statunitensi all’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’accusa, formale: l’Oms sarebbe troppo filo-cinese. «La ritorsione era nell’aria da tempo», scrive Federico Rampini su “Repubblica“, «dopo che tra l’agenzia sanitaria collegata all’Onu e la Casa Bianca si erano moltiplicate le tensioni». Trump ha accusato l’Oms di una gestione «disastrosa» della pandemia. In particolare, specifica Rampini, non ha perdonato all’agenzia multilaterale di averlo attaccato quando vietò l’ingresso di viaggiatori provenienti dalla Cina. «Tutti sanno quello che sta succedendo là dentro», ha detto, riferendosi all’Oms e in particolare alla «disastrosa decisione di opporsi alle restrizioni di viaggio dalla Cina». Sotto accusa per le sue “sottovalutazioni” iniziali sulla pandemia, nonché «criticato da molti governatori di Stati Usa per le promesse di aiuti federali che non arrivano», Trump si è sempre vantato di aver agito prima di altri nel vietare gli sbarchi di viaggiatori dalla Cina. Anche l’Italia – ricorda sempre Rampini – fu tra i primi paesi a varare quel genere di restrizioni, e inizialmente venne criticata dall’Oms.
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Cacciari: addio democrazia, il virus ci consegna ai più forti
La storia non ha fini. Non ci attende la terra promessa né il suo rovescio, che è la catastrofe. Questa crisi irrompe nel mezzo di un processo già in atto da tempo e ne accelera straordinariamente i tempi. Aumenta la velocità con cui il sistema tecnico-scientifico si muove verso il centro della scena del mondo, liquidando la funzione preminente della politica e riducendo la spazio dell’autonomia del politico. La tecnica e la politica diventano un tutt’uno. Non si può dare l’una senza l’altra. Basta guardare come stanno gestendo la crisi tutti i paesi del mondo. I capi di Stato e gli scienziati: gli uni accanto agli altri. C’è chi pensa che l’arresto a cui ci ha obbligati il contagio sia un punto di svolta che può rifondare tutto, farci tornare sui nostri passi, immaginare un altro mondo possibile, costruire tutto daccapo. È un’illusione ottica. Siamo noi che ci siamo fermati, non i processi dentro cui siamo immersi da anni. Il trauma è un evento imprevedibile che ci tormenta, ripetendosi nell’inconscio. Un contagio globale, invece, era nell’ordine del possibile. E soprattutto, non è un incubo: è la realtà. Per comprendere il capitalismo, è più utile leggere Schumpeter che Freud. Il capitalismo è crisi. È distruzione e creazione. È contraddizione: discontinuità nella continuità. È conflitto. Salti improvvisi, movimenti forsennati, squilibrio. Non ha niente della serena linea retta con cui molti si figurano il movimento della storia.Lo potremmo paragonare all’undici settembre? Non è un evento che va letto nel breve periodo: la paura di prendere l’aereo, come accadde allora, oppure la paura di avvicinarsi all’altro, come dicono alcuni ora. Ci sarà una strepitosa accelerazione verso il capitalismo politico e una riduzione ai minimi termini degli spazi di rappresentanza della democrazia tradizionale. Se i nostri sistemi liberali non saranno capaci di salire all’altezza delle sfide di questo tempo, riorganizzando la propria vita completamente, la pagheranno cara. Lo Stato d’eccezione permanente spinge verso il decisionismo. Il modello cinese si potrebbe imporre su scala mondiale. Può cambiare il segno della globalizzazione? È un’ipotesi realistica. La globalizzazione è nata sotto la spinta degli Stati Uniti d’America. Oggi la Cina può diventare la nuova protagonista. È l’unico paese che si trova nella posizione di mettere in campo un colossale piano di ristrutturazione. Possiede parte del debito americano, e del nostro. Viceversa, nessun paese occidentale controlla il debito cinese. Ecco perché potremmo assistere a una grande svolta geopolitica.Uso il condizionale, perché la partita è aperta. I capitalismi politici sono diversi: c’è quello cinese, quello russo, quello americano. I caratteri sono molteplici. La competizione tra loro, violenta. La crisi accelererà anche il confronto tra di essi. Capiremo quali tra questi spazi imperiali ha le armi per affermarsi. L’Europa? È un microbo, in questo scenario planetario. Il fatto che nemmeno di fronte a una situazione del genere abbia trovato la forza di reagire in maniera unitaria – dopo l’avvertimento della crisi dei debiti sovrani e dopo l’allarme della crisi migratoria – dimostra che non ha più cervello. L’Europa che si aggrappa alla difesa dell’avanzo commerciale tedesco, oppure all’autonomia di uno Stato semi-canaglia come l’Olanda, uscirà dalla crisi in una posizione ancora più subalterna, e si candida ad affidarsi alla benevolenza di questo o quell’altro impero. Il mio europeismo vacilla: se le cose continueranno ad andare così, sarò costretto anch’io a piangere sulle mie giovanili utopie e metterci una croce sopra. Perché ho giocato tutti i miei risparmi su Conte, che è uno dei più deboli nella debole Europa? Perché, se Conte fallisse, perderei comunque tutto. Il paese si sfascerebbe. Andremmo a nuove elezioni. Lo spread schizzerebbe a seicento punti percentuali. Esploderebbero conflitti sociali laceranti.Ecco l’illusione di Renzi e Salvini: credere che sia il momento di tirar fuori Draghi. Sono fuori tempo. I Draghi nascono dalla catastrofe di questo governo e da un appello disperato di Mattarella. Ora, è il momento di prepararci a una manovra finanziaria tremenda, sul modello di quella fatta da Giuliano Amato negli anni novanta. Se non saremo in grado di farla, senza casini, franerà tutto. Riaprire? Il governo non è stato ancora capace di articolare un discorso oltre lo state-tutti-a-casa. Io capisco i medici: è il loro mestiere. Il lavoro dei politici, però, è diverso. Dovrebbero disegnare uno scenario. Dire: “Adesso la situazione è questa. Ma noi abbiamo un piano per la ripresa. O, almeno, ci stiamo lavorando. Le modalità saranno le seguenti. Prima partirà questo, poi quello. Ovviamente, con tutte le misure di sicurezza necessarie”. Un paese non può sopravvivere a lungo se rimane chiuso. È la realtà. Si muore di coronavirus. Ma senza lavoro mi posso ammazzare. Cosa stiamo aspettando? Che non ci sia più un contagiato? Un morto? Che le rianimazioni siano vuote? Qual è l’orizzonte? Ecco cosa non è chiaro. Ma pensate che gli italiani abbiano ritrovato improvvisamente la fiducia nella politica? Obbediscono perché glielo dicono i medici. Appena la situazione cambierà, anche solo di una virgola, quando i problemi saranno di nuovo di scelta politica ed economica, vedrete come tornerà lo scontro. Non c’è nessuna rottura nella storia: le teste di cazzo sono rimaste proprio uguali, identiche a com’erano prima del coronavirus.(Massimo Cacciari, dichiarazioni rilasciate a Nicola Mirenzi per l’intervista “La casa è un inferno”, pubblicata dall’”Huffington Post” il 5 aprile 2020).La storia non ha fini. Non ci attende la terra promessa né il suo rovescio, che è la catastrofe. Questa crisi irrompe nel mezzo di un processo già in atto da tempo e ne accelera straordinariamente i tempi. Aumenta la velocità con cui il sistema tecnico-scientifico si muove verso il centro della scena del mondo, liquidando la funzione preminente della politica e riducendo la spazio dell’autonomia del politico. La tecnica e la politica diventano un tutt’uno. Non si può dare l’una senza l’altra. Basta guardare come stanno gestendo la crisi tutti i paesi del mondo. I capi di Stato e gli scienziati: gli uni accanto agli altri. C’è chi pensa che l’arresto a cui ci ha obbligati il contagio sia un punto di svolta che può rifondare tutto, farci tornare sui nostri passi, immaginare un altro mondo possibile, costruire tutto daccapo. È un’illusione ottica. Siamo noi che ci siamo fermati, non i processi dentro cui siamo immersi da anni. Il trauma è un evento imprevedibile che ci tormenta, ripetendosi nell’inconscio. Un contagio globale, invece, era nell’ordine del possibile. E soprattutto, non è un incubo: è la realtà. Per comprendere il capitalismo, è più utile leggere Schumpeter che Freud. Il capitalismo è crisi. È distruzione e creazione. È contraddizione: discontinuità nella continuità. È conflitto. Salti improvvisi, movimenti forsennati, squilibrio. Non ha niente della serena linea retta con cui molti si figurano il movimento della storia.
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Mafia, euro-rigore e Covid: tramonta il paradiso dei cretini
Quattro mesi fa, a “Border Nights”, Gianfranco Carpeoro fece una dichiarazione clamorosa: Paolo Borsellino, assassinato a Palermo proprio mentre la Prima Repubblica stava crollando sotto i colpi di Mani Pulite, aveva fatto una scoperta sconcertante. E cioè: da anni, Cosa Nostra finanziava politici europei di prima grandezza, alcuni dei quali tuttora in auge in paesi come Francia, Germania e Olanda. Obiettivo: contribuire all’assetto oligarchico di un’Ue progettata per sottomettere le popolazioni, spingendo i governi (costretti all’austerity) a trasformarsi in arcigni esattori. Vittima predestinata, il Belpaese. Un grande disegno: indebolire le possibilità di tutti, tranne pochissimi. E se in tanti ormai hanno messo a fuoco la tragedia storica dell’ordoliberismo eurocratico che ha sventrato prima la Grecia e poi l’Italia, Borsellino – già all’inizio degli anni ‘90, in odore di Maastricht e tra il giubilo dei Romano Prodi di turno – ne aveva prima intuito e poi scoperto anche la componente mafiosa, cioè il ruolo finanziario (nella politica europea) di un player impresentabile come la criminalità organizzata. Un partner-ombra, oscuro e ambiguo quanto la catena di comando che il 19 luglio 1992 ordinò che venisse azionato il fatidico detonatore in via D’Amelio, facendo poi sparire subito la tristemente famosa “agenda rossa” da cui il magistrato non si separava mai.Un’esternazione, quella di Carpeoro, particolarmente attuale oggi, tra le miserevoli polemiche innescate a Merkelandia da “Die Welt”, che accusa la mafia di tifare per gli aiuti europei destinati a un’Italia che Conte ha sottoposto al coprifuoco, dopo aver lasciato “scappare” in tutta la penisola migliaia di potenziali “untori” provenienti dal focolaio iniziale, lombardo. Specularità inquietanti: alla “piccola” mafia italiana corrisponderebbe la grande cupola tecno-finanziaria della galassia neoliberale europea, il cui potenziale di fuoco fa impallidire quello dei colleghi nostrani, picciotti e boss. Che poi la tre due consorterie esistesse addirittura un legame diretto e operativo, a quanto pare – secondo Carpeoro – lo scoprì Borsellino, ereditando alcune intuizioni di Giovani Falcone sul ruolo delle “menti raffinatissime” (cioè non-corleonesi) dietro alla strategia della tensione inaugurata in Italia in modo sincronico, rispetto alla devastante stagione di Tangentopoli. L’argomento naturalmente resta controverso, arduo da dipanare e letteralmente proibitivo per moltissimi cervelli politici, come quelli che hanno monopolizzato il paese nel deprimente derby a puntate degli ultimi anni, prima i 5 Stelle contro il Pd, poi le Sardine contro Salvini. E ora a fischiare la fine del match è intervenuto l’arbitro più spietato, il coronavirus.La verminosa inflessibilità di Bruxelles – il Re Nudo che intende negare all’Italia qualsiasi vero sostegno finanziario, svincolato dal debito – oggi ammutolisce i tanti coristi del “ce lo chiede l’Europa”, che in questi decenni hanno sistematicamente applaudito lo smantellamento progressivo dell’ex quinta potenzia industriale del mondo. L’ipocrisia euro-cannibale si avvale della spettacolare perfidia dell’Olanda, utilizzata come Stato-canaglia in funzione anti-italiana. L’Olanda – accusa Carpeoro – si sta rivelando la fogna d’Europa: grazie al dumping fiscale che l’Ue le consente di attuare, drena risorse strategiche proprio a quell’Italia a cui si nega risolutamente ogni aiuto, persino in mezzo alla catastrofe del Covid-19. Domanda: se ne saranno accorti, gli italiani? Lo sanno che proprio l’Olanda è una delle sedi strategiche dell’ex Fiat, il colosso industriale lautamente foraggiato per decenni dallo Stato italiano e poi involatosi verso lidi fiscali più confortevoli, senza neppure garantire il futuro degli stabilimenti della Penisola? Si rendono conto, i connazionali, del fatto che le news a loro disposizione sono amministrate da network tra cui spiccano gli alfieri di “Repubblica”, pronti a demonizzare Salvini dopo aver perseguitato Berlusconi? E’ chiaro, ai lettori, che il titolare dell’intero Gruppo Espresso oggi si chiama John Elkann?Non fa prigionieri, la falce del coronavirus. Solo ieri, il paese era infestato da notizie funeree facenti capo a sigle come Ilva, Atlantia, Alitalia. Frantumi di un paese in via di dissoluzione, da trent’anni in avanzo primario: lo Stato costretto a incamerare, con le tasse, più soldi di quanti ne potesse fornire a famiglie e aziende, sotto forma di servizi. Uno squilibrio scandaloso, coperto dal coro del “ce lo chiede l’Europa”, con i suoi solisti – tanto simili ai simpatici tedeschi del “Welt” – sempre prontissimi a parlare solo di mafia, evasione fiscale e debito pubblico. Se quello era un tempio, un santuario di menzogne, adesso il tetto è crollato. Sessanta milioni di persone fremono, rinchiuse in casa dal protocollo “cinese” della quarantena infinita imposto dal nuovo padrone delle loro vite, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Milioni di connazionali sono ridotti alla disperazione: senza soldi, e con la quasi-certezza di non poter riaprire le loro attività. Lo spettacolo è inquietante: un intero paese nelle mani di un piccolo, oscuro premier venuto dal nulla, mai eletto da nessuno, ora costretto – almeno – a cercare di salvare la pelle, tenendo testa ai famelici squali europei. Decenni di finzioni si stanno sbriciolando, giorno per giorno, grazie alla drammatica severità del momento. Si scopre, di colpo, che è perfettamente possibile erogare centinaia di miliardi, creandoli dal nulla. Non lo si poteva fare, prima? Certo, ma non lo si voleva. Non ci saranno più poltrone comode, per i coristi: a quanto pare, questo non sarà più il paradiso dei cretini.(Giorgio Cattaneo, “Mafia, Ue, Covid: tramonta il paradiso dei cretini”, dal blog del Movimento Roosevelt del 10 aprile 2020).Quattro mesi fa, a “Border Nights”, Gianfranco Carpeoro fece una dichiarazione clamorosa: Paolo Borsellino, assassinato a Palermo proprio mentre la Prima Repubblica stava crollando sotto i colpi di Mani Pulite, aveva fatto una scoperta sconcertante. E cioè: da anni, Cosa Nostra finanziava politici europei di prima grandezza, alcuni dei quali tuttora in auge in paesi come Francia, Germania e Olanda. Obiettivo: contribuire all’assetto oligarchico di un’Ue progettata per sottomettere le popolazioni, spingendo i governi (costretti all’austerity) a trasformarsi in arcigni esattori. Vittima predestinata, il Belpaese. Un grande disegno: indebolire le possibilità di tutti, tranne pochissimi. E se in tanti ormai hanno messo a fuoco la tragedia storica dell’ordoliberismo eurocratico che ha sventrato prima la Grecia e poi l’Italia, Borsellino – già all’inizio degli anni ‘90, in odore di Maastricht e tra il giubilo dei Romano Prodi di turno – ne avrebbe prima intuito e poi scoperto anche la componente mafiosa, cioè il ruolo finanziario (nella politica europea) di un player impresentabile come la criminalità organizzata. Un partner-ombra, oscuro e ambiguo quanto la catena di comando che il 19 luglio 1992 ordinò che venisse azionato il fatidico detonatore in via D’Amelio, facendo poi sparire subito la tristemente famosa “agenda rossa” da cui il magistrato non si separava mai.
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Conte e il tradimento del Mes: il piano, piegarci con la fame
Non credo che scriverò più di Mes dopo oggi, anche perchè solo pensare al tradimento che è avvenuto mi fa ribrezzo. L’idea che esistano sulla terra persone come Gualtieri e Conte mi intristisce, per cui penso di occuparmi di economia e politica, ma di altro. Intanto il cammino è già fissato. Prima di tutto sottolineiamo che il famoso Mes alleggerito “quasi” non condizionale, come dicono i soliti mass media lecchini, ha una serie di forti limiti: dimensionale, cioè il 2% del Pil al 2019 (circa 36 miliardi); di finalizzazione, cioè solo spese per materiale medico o per prevenzione; temporale, cioè solo nel limite del tempo che durerà la pandemia. Con questo non ci facciamo, di per sé, molto: le spese mediche dirette saranno dell’ordine di due-tre miliardi. Consideriamo che la Lombardia, la regione più colpita, ha dichiarato spese sanitarie per 400 milioni. Anche considerando i testi di massa si parla di spese dirette dell’ordine di alcune centinaia di milioni, niente di particolare; la finalizzazione è strettissima, esattamente come volevano i tedeschi o gli olandesi, o come scritto dalla “Welt”. Niente soldi per l’economia; questo piccolo vantaggio è solo a tempo, e cesserà probabilmente nel 2021. Dopo di che, o si rimborsa “cash” o le condizionalità torneranno normali.Quindi non è altro che una sorta di trappola da strozzini e questo lo capisce chiunque, perfino il deputato medio. Quindi, facile dire che “non lo utilizzeremo mai”, vero? Peccato sia una balla. Quando crei uno strumento lo fai per utilizzarlo; e come obbligarti ad usarlo? Come faranno i pupazzi del potere finanziario europeo ad obbligarvi ad usarlo? Semplice, con la fame. Già ora siamo l’unico paese al mondo a non aver dato un centesimo a chi è stato colpito dalla chiusura; una percentuale fra il 30 ed il 60% non riaprirà; tutto quello che il governo ha saputo proporre sono dei prestiti, onerosi; non si dà nessuna data per la fine di questa sofferenza. Senza soldi, alla fame, la gente chiederà al governo di fare qualcosa; e a quel punto il Mes, quello vero, quello della Troika, quello condizionale, verrà tirato fuori. Non perchè sia l’unica via, ma perchè è la sola strada che i poteri finanziari europei vogliono che noi prendiamo, per portarci via quel poco che abbiamo. A quel punto non si salverà nulla, e sarà patrimoniale (e depressione permanente). Varoufakis, che conosce i suoi polli, lo ha detto chiaramente.«Il messaggio sottolineato dall’Eurogruppo alla maggioranza degli italiani, spagnoli, greci (dato che il 97% dello stimolo non è che nuovo debito che dovrà essere ripagato attraverso l’austerità): “Potremmo aiutarvi a rialzarvi ora, ma appena vi alzerete aspettatevi un cazzotto”». Intanto il Pd inizia a chiedere più tasse, proprio il modo giusto per far rialzare l’economia, e soprattutto su dei redditi 2020 che non esisteranno, con un “contributo di solidarietà” sopra gli 80.000 euro. Un piccolo assaggio di ciò che attende gli italiani. Comunque, il Mes sarà applicato: con il principio della Moneta Scarsa, cioè la base dell’euro, e il debito che supererà il 150% del Pil (per la contemporanea riduzione del Pil e l’aumento del debito) renderà automaticamente il nostro debito non tollerabile alla fine del 2020 e ci poterà alla Troika e al Mes. Segnatevelo, salvate questo articolo, perchè è un cammino che, senza emissione di qualche forma di moneta autonoma, ci aspetta. Ci sarà default del debito, patrimoniale e quindi recessione e depressione perenni. Segnatevelo, non lo ripeterò più. Per dirla semplice, il cammino è tracciato e gli italiani sono fottuti. Tranne che, finalmente, non decidano di cambiare strada, ma sicuramente non lo faranno con Conte e Gualtieri.(Guido da Landriano, “Vi piegheranno con la fame, il disegno è chiaro”, da “Scenari Economici” del 10 aprile 2020).Non credo che scriverò più di Mes dopo oggi, anche perchè solo pensare al tradimento che è avvenuto mi fa ribrezzo. L’idea che esistano sulla terra persone come Gualtieri e Conte mi intristisce, per cui penso di occuparmi di economia e politica, ma di altro. Intanto il cammino è già fissato. Prima di tutto sottolineiamo che il famoso Mes alleggerito “quasi” non condizionale, come dicono i soliti mass media lecchini, ha una serie di forti limiti: dimensionale, cioè il 2% del Pil al 2019 (circa 36 miliardi); di finalizzazione, cioè solo spese per materiale medico o per prevenzione; temporale, cioè solo nel limite del tempo che durerà la pandemia. Con questo non ci facciamo, di per sé, molto: le spese mediche dirette saranno dell’ordine di due-tre miliardi. Consideriamo che la Lombardia, la regione più colpita, ha dichiarato spese sanitarie per 400 milioni. Anche considerando i testi di massa si parla di spese dirette dell’ordine di alcune centinaia di milioni, niente di particolare; la finalizzazione è strettissima, esattamente come volevano i tedeschi o gli olandesi, o come scritto dalla “Welt”. Niente soldi per l’economia; questo piccolo vantaggio è solo a tempo, e cesserà probabilmente nel 2021. Dopo di che, o si rimborsa “cash” o le condizionalità torneranno normali.
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Martin Pall: sfuggirà al coronavirus chi resta lontano dal 5G
La domanda che viene sollevata qui non è se il 5G sia responsabile del virus, ma piuttosto se il 5G, le radiazioni che agiscono tramite l’attivazione dei Vgcc possono esacerbare la replicazione virale o la diffusione o la letalità della malattia innescata dal Covid-19 (i Vgcc sono i canali ionici del calcio dipendenti dalla tensione elettrica presenti nella membrana delle nostre cellule, Ndr). Facciamo un passo indietro e guardiamo alla storia recente del 5G a Wuhan per avere una prospettiva su quelle domande. Un articolo dell’”Asia Times”, datato 12 febbraio 2019, ha dichiarato che a Wuhan alla fine del 2018 c’erano 31 diverse stazioni base 5G, ovvero antenne. In seguito sono stati sviluppati piani tali, che alla fine del 2019 sarebbero state installate circa 10.000 antenne 5G, la maggior parte su lampioni “intelligenti” a led 5G. Il primo lampione “intelligente” è stato installato il 14 maggio 2019 ma un numero maggiore ha iniziato a essere attivato solo nell’ottobre 2019. Questi risultati mostrano che il rapido ritmo dell’epidemia di coronavirus si è sviluppato in correlazione all’aumento di antenne 5G. Quindi abbiamo questa constatazione: il primo 5G “intelligente” della Cina, con Smart City e autostrada “intelligente”, è l’epicentro di questa epidemia, e questa scoperta che l’epidemia è diventata rapidamente più grave quando il numero di antenne 5G è salito alle stelle.Questi risultati sono casuali o il 5G ha un ruolo “causale” nell’esacerbazione epidemica del coronavirus? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo determinare a valle gli effetti. L’attivazione di Vgcc aggrava la replicazione virale, gli effetti dell’infezione virale, specialmente in quelli che hanno ruoli nella diffusione del virus, e anche il meccanismo con cui questo coronavirus provoca la morte. Di conseguenza, la replicazione dell’Rna virale è stimolata dallo stress ossidativo. La principale causa di morte per questo coronavirus è la polmonite. La polmonite è notevolmente esacerbata da ciascuno di quei cinque effetti a valle dell’attivazione del Vgcc, calcio intracellulare eccessivo, stress ossidativo, elevazione di Nf-kappaB, infiammazione e apoptosi. La prima delle citazioni elencate di seguito mostra che i bloccanti dei canali del calcio, lo stesso tipo di farmaci che bloccano gli effetti dei campi elettromagnetici, sono utili nel trattamento della polmonite. Ciò prevede che i campi elettromagnetici, agendo tramite l’attivazione di Vgcc, renderanno sempre più grave la polmonite; quindi, le radiazioni 5G – così come altri tipi di campi elettromagnetici – possono aumentare i decessi per polmonite.Tutti sostengono che è probabile che le radiazioni 5G esacerbino notevolmente la diffusione del coronavirus e aumentino notevolmente la mortalità delle infezioni da esso prodotte. La buona notizia è che è probabile che quelli di noi che vivono in aree senza radiazioni 5G e che evitano altri campi elettromagnetici, ove possibile, probabilmente sfuggiranno a molti degli impatti di questa potenziale pandemia globale. È altamente probabile che una delle cose migliori che Wuhan può fare per controllare l’epidemia in città sia spegnere il sistema 4G e 5G. In sintesi, abbiamo una serie di eventi collegati al 5G che si sono verificati in più di una situazione, in cui noi abbiamo dimostrato meccanismi plausibili con cui le radiazioni 5G possono causare effetti biologici dannosi. Questi includono: effetti neurologici e neuropsichiatrici, segnalati sia in Svizzera che a Stoccarda in Germania; effetti simili ma più gravi degli effetti causati da altre esposizioni ai campi elettromagnetici (tre suicidi a 11 giorni l’uno dall’altro nel personale delle ambulanze); effetti cardiaci, riportati anche in Svizzera e a Stoccarda: effetti simili a quelli trovati nell’uomo in seguito ad altre esposizioni ai campi elettromagnetici e in esperimenti su animali.Abbiamo due casi di morte cardiaca improvvisa, quasi istantanei, all’attivazione del 5G: uno nel Paesi Bassi e uno nel Regno Unito. Abbiamo casi di panico di massa nei bovini e comportamenti aggressivi insoliti nei bovini e negli ovini. Abbiamo diversi casi di difetti alla nascita degli arti umani in Francia e Germania. Abbiamo diversi casi di incendi collegati al 5G in Corea e nel sud della California. Abbiamo notevoli aumenti apparenti dell’Ehs (elettrosensibilità) a Stoccarda, Germania. Mentre questo è un singolo esempio, a le mie conoscenze, simili anche se più lentamente sviluppando esempi di Ehs, hanno dimostrato che si verificano negli studi sull’esposizione professionale ai campi elettromagnetici e in due studi sui “contatori intelligenti”. Il caso potrebbe essere qui più debole, perché si basa esclusivamente sull’esempio di Stoccarda, ma è ancora sostanziale.Quattro effetti a valle prodotti da campi elettromagnetici che agiscono tramite l’attivazione di Vgcc, stress ossidativo, Nf-elevazione, infiammazione e apoptosi di kappaB stimolano notevolmente entrambi i processi infettivi del coronavirus, compresi gli aspetti coinvolti nella diffusione virale e anche la polmonite (causa predominante di morte nell’epidemia). Ne consegue che la “coincidenza” è quella con Wuhan, la prima città 5G “intelligente” della Cina, nonché prima “autostrada 5G” cinese. L’altra “coincidenza” è che l’epidemia è stata scoperta per la prima volta quando è iniziata un’elevata densificazione delle antenne 5G, con la gravità dell’epidemia e il tasso di mortalità che aumenta molto rapidamente quando migliaia di antenne 5G sono state installate in tutta la città di Wuhan. È quindi altamente probabile che non siano coincidenze. Lasciatemi ripetere che qualsiasi effetto visto con il “lancio” iniziale della radiazione 5G sarà una piccola frazione di quelli previsti da un sistema 5G nella massima diffusione, che interagisce con “l’Internet delle cose”.Gli otto effetti 5G apparenti sopra elencati non includono altri effetti massicci previsti della radiazione 5G, dove non abbiamo prove del fatto che si stiano verificando o meno; abbiamo invece prove di importanti ruoli causali di altre esposizioni ai campi elettromagnetici. Questi includono: 1. Impatti massicci sulla riproduzione maschile, in cui le radiazioni 5G possono produrre crash molto rapidi nella riproduzione maschile per chiudere a zero. 2. Insorgenza di demenza di Alzheimer (Ad) ad esordio quasi precoce. Qui sappiamo tutto su come indurre l’Ad “universale” o quasi universale, ad esordio precoce, in un modello di ratto: basta dare una serie di impulsi Emf durante un giorno o anche durante un secondo. Se dai impulsi ogni giorno, ottieni l’Alzheimer “universale” o quasi universale nei ratti di sei mesi (all’incirca, l’età equivalente di un bambino di 12 anni). 3. Autismo universale o quasi universale: sappiamo, da studi genetici, che l’autismo umano è causato dall’eccessiva attività Vgcc, e poiché questo è il principale meccanismo d’azione dei campi elettromagnetici, tra cui Emf a onda millimetrica 5G, è altamente plausibile che il 5G possa causare l’autismo “pulsato”, universale o quasi universale.4. Livelli molto elevati di mutazioni della linea germinale causate dall’impatto della radiazione 5G che agisce tramite Vgcc, con l’attivazione sul Dna degli spermatozoi umani e sul Dna degli ovociti umani. Ciò che si sostiene è che la riproduzione umana potrebbe essere fortemente influenzata da livelli molto elevati di mutazione. Le possibili conseguenze delle radiazioni 5G avrebbero potuto essere testate in precedenza da studi su modelli animali, prima di qualsiasi lancio del 5G. Ritengo che si tratti di un’atrocità di proporzioni quasi incredibili che nessun test del genere sia stato fatto. Tutto ciò porta a sostenere che il 5G presenti minacce di un tipo che non abbiamo mai visto prima: molteplici, imminenti minacce esistenziali alla nostra sopravvivenza.(Martin Pall, “Sfuggirà alla pandemia chi vive senza 5G, è una minaccia alla nostra sopravvivenza”, da “Oasi Sana” del 18 marzo 2020. Docente dell’università di Washington, il professor Pall ha ricercato la correlazione ambientale con meccanismi infiammatori che causano patologie gravi, concentrandosi soprattutto sull’elettrosmog. Non sorprende che le sue tesi fatichino tuttora a trovare piena cittadinanza nell’attuale mainstream scientifico).La domanda che viene sollevata qui non è se il 5G sia responsabile del virus, ma piuttosto se il 5G, le radiazioni che agiscono tramite l’attivazione dei Vgcc possono esacerbare la replicazione virale o la diffusione o la letalità della malattia innescata dal Covid-19 (i Vgcc sono i canali ionici del calcio dipendenti dalla tensione elettrica presenti nella membrana delle nostre cellule, Ndr). Facciamo un passo indietro e guardiamo alla storia recente del 5G a Wuhan per avere una prospettiva su quelle domande. Un articolo dell’”Asia Times”, datato 12 febbraio 2019, ha dichiarato che a Wuhan alla fine del 2018 c’erano 31 diverse stazioni base 5G, ovvero antenne. In seguito sono stati sviluppati piani tali, che alla fine del 2019 sarebbero state installate circa 10.000 antenne 5G, la maggior parte su lampioni “intelligenti” a led 5G. Il primo lampione “intelligente” è stato installato il 14 maggio 2019 ma un numero maggiore ha iniziato a essere attivato solo nell’ottobre 2019. Questi risultati mostrano che il rapido ritmo dell’epidemia di coronavirus si è sviluppato in correlazione all’aumento di antenne 5G. Quindi abbiamo questa constatazione: il primo 5G “intelligente” della Cina, con Smart City e autostrada “intelligente”, è l’epicentro di questa epidemia, e questa scoperta che l’epidemia è diventata rapidamente più grave quando il numero di antenne 5G è salito alle stelle.
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Salute a rischio: Svizzera e Slovenia fermano le antenne 5G
Mentre da più parti si comincia a sospettare che l’esplosione dei focolai epidemici Covid-19 coincida con l’estensione della rete 5G, che indebolirebbe l’organismo compromettendo le difese immunitarie, Svizzera e Slovenia hanno deciso di fermare il wireless di quinta generazione sul proprio territorio. Le autorità svizzere – scrive “Techradar” – hanno deciso di sospendere l’uso delle antenne 5G, fino a che non saranno chiariti i dubbi riguardo al loro impatto sulla salute. La decisione è stata presa dall’Ufam, l’ufficio federale per l’ambiente, preso atto del timore manifestato dagli abitanti della conferedazione elvetica in alcuni dei suoi 26 cantoni. Com’è noto, il timore è che le onde radio 5G possano risultare dannose per l’organismo, alterando l’equilibrio cellulare. «Le preoccupazioni sono diventate proteste in molti paesi, e in Svizzera questo ha portato a un parziale arresto dello sviluppo». Significativo, aggiunge “Techradar”, che il paese alpino sia tra i più avanzati al mondo per lo sviluppo delle reti di nuova generazione. In Italia, in realtà, lo sviluppo sperimentale del 5G è avvenuto in modo pressoché clandestino, abbattendo (senza spiegazioni serie) molti viali alberati, che – come provano documenti del governo britannico – ostacolano la trasmissione del segnale.Non sarà certo rassicurante, poi, sapere il 5G sia classificato “sicuro” dall’Oms, coinvolta nel laboratorio di Wuhan da cui si sospetta possa essere scaturito il contagio da coronavirus. Per contro, Swisscom assicura che i regolamenti svizzeri sono dieci volte più severi di quelli dettati dall’Oms. In ogni caso, scrive sempre “Techradar”, l’associazione medica svizzera ha consigliato cautela. E attenzione: in base alla democrazia diretta che governa la Svizzera, qualsiasi petizione con oltre 100.000 firme può innescare un referendum sulla questione. Due sono già sul tappeto: una lascerebbe gli operatori responsabili per eventuali danni causati dalle radiazioni, un’altra imporrebbe limiti alle emissioni, lasciando decidere le comunità locali. Intanto, dopo la moratoria triennale in Svizzera, anche la Slovenia ha ufficialmente bloccato “l’Internet delle cose”. La posizione slovena – annuncia Maurizio Martucci su “Oasi Sana” – è stata adottata per valutare con più attenzione le criticità del 5G nell’impatto su ambiente e salute pubblica, «al contrario di quanto ha fatto l’Italia nel 2018», con la vendita “al buio” delle nuove frequenze del 5G, «senza valutazione preliminare d’impatto ambientale e sanitario».L’agenzia slovena Akos (reti e servizi di comunicazione) è stata incaricata di fermare l’assegnazione dello spettro di frequenze 5G. «La moratoria slovena è sostenuta dal ministro della pubblica amministrazione Rudy Medved, che – di fronte alle forti preoccupazioni della comunità medico-scientifica sugli effetti biologici delle inesplorate radiofrequenze – ha optato per l’adozione del principio di precauzione. «La tecnologia 5G – afferma – non è stata stabilita, nella pratica, nella misura in cui gli studi potrebbero produrre risultati in base ai quali potremmo dire in modo conclusivo che il 5G è completamente innocuo». La decisione, racconta “Oasi Sana”, è scaturita dopo che il governo di Lubiana ha convocato una consultazione pubblica sulla sicurezza delle tecnologie 5G. La richiesta: «Divieto dell’uso della tecnologia wifi negli asili, nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e in tutte le istituzioni pubbliche. Moratoria sull’introduzione del 5G basata sul principio di precauzione, grazie a ricerche scientifiche sufficienti per dimostrare gli effetti negativi delle radiazioni elettromagnetiche sulla salute umana, sulla natura e sull’ambiente». Da qui lo stop in tutto il paese, che a differenza della Svizzera è membro dell’Ue.L’attuale posizione slovena, ricorda sempre Martucci, è analoga a quella adottata in Belgio dal sindaco di Bruxelles (che ha vietato le antenne 5G in città) e in Spagna dall’organo governativo Difensore del Popolo. Inoltre, «la pericolosità del 5G è già stata affermata in Danimarca da una consulenza legale richiesta dall’istituto nazionale di sanità pubblica». In Olanda, infine, la fondazione “Stop 5G” ha annunciato di ricorrere alle vie legali contro la decisione del governo olandese di implementare il wireless di quinta generazione senza prima una regolare valutazione ambientale e sanitaria: «Non è stato adeguatamente studiato il rischio per la salute». Il gruppo olandese conferma che gli stessi studi condotti su 2G, 3G e 4G hanno già mostrato effetti dannosi per l’uomo, gli animali e le piante. Secondo gli olandesi, l’aumento dell’intensità di radiazione – nel caso del 5G – avrebbe «un impatto importante sulle persone e sull’ambiente». Dal governo italiano, silenzio assoluto. Con un’unica eccezione: Gunter Pauli, consigliere economico di Conte, ipotizza una connessione tra antenne 5G e focolai del coronavirus in Lombardia.Mentre da più parti si comincia a sospettare che l’esplosione dei focolai epidemici Covid-19 coincida con l’estensione della rete 5G, che indebolirebbe l’organismo compromettendo le difese immunitarie, Svizzera e Slovenia hanno deciso di fermare il wireless di quinta generazione sul proprio territorio. Le autorità svizzere – scrive “Techradar” – hanno deciso di sospendere l’uso delle antenne 5G, fino a che non saranno chiariti i dubbi riguardo al loro impatto sulla salute. La decisione è stata presa dall’Ufam, l’ufficio federale per l’ambiente, preso atto del timore manifestato dagli abitanti della confederazione elvetica in alcuni dei suoi 26 cantoni. Com’è noto, il timore è che le onde radio 5G possano risultare dannose per l’organismo, alterando l’equilibrio cellulare. «Le preoccupazioni sono diventate proteste in molti paesi, e in Svizzera questo ha portato a un parziale arresto dello sviluppo». Significativo, aggiunge “Techradar”, che il paese alpino sia tra i più avanzati al mondo per lo sviluppo delle reti di nuova generazione. In Italia, in realtà, lo sviluppo sperimentale del 5G è avvenuto in modo pressoché clandestino, abbattendo (senza spiegazioni serie) molti viali alberati, che – come provano documenti del governo britannico – ostacolano la trasmissione del segnale.
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Carpeoro: né cure né aiuti, grazie a Conte. E l’Italia esplode
Sessanta milioni di ostaggi: non del coronavirus, ma di un governo catastrofico. Tutta la rabbia di Gianfranco Carpeoro, su YouTube il 29 marzo, in video-chat con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Un’ora di analisi impietose sullo sfacelo-Italia. L’accusa: due cose doveva fare, Conte. La prima: trovare una cura, alla svelta, per il Covid-19. La seconda: tamponare subito la crisi delle famiglie più fragili, costrette a casa e rimaste senza soldi. E non ha fatto né l’una né l’altra. Infatti, zero investimenti d’urgenza sulla ricerca. Quanto agli aiuti materiali, solo annunci e proclami: «Non un soldo finora erogato, dopo settimane di divieti assurdi contenuti in ben quattro decreti, tutti incostituzionali, vergati da quel fior d’avvocato che abbiamo come presidente del Consiglio». Condanna senza appello: «Un governo senza idee, intempestivo, pavido». Senza neppure il coraggio di mobilitare «le grandi aziende che, allo Stato, devono sontuosi favori», come quelle della grande distribuzione. «Dove sono, gli ipermercati? Perché non mettono un soldo, per contribuire a fronteggiare l’emergenza? Perché il governo non chiede loro di consegnare la spesa gratis, a chi ne ha bisogno? Cosa si aspetta, che si finisca a coltellate nelle strade?».Timore ammesso, finalmente, anche dal ministro dell’interno Luciana Lamorgese. «E si accorge solo adesso che l’ordine pubblico potrebbe essere a rischio?». Si paventa l’impiego diretto dei militari: «Se dovessero essere costretti a reprimere proteste – dice Carpeoro – alcuni reparti potrebbero anche rifiutarsi di eseguire ordini inaccettabili: e a quel punto il governo cadrebbe». Naturalmente, Carpeoro spera che le più fosche previsioni vengano smentite dai fatti: guai, se la situzione dovesse precipitare a tal punto. Ma il pericolo è reale: «Toglietevi dalla testa che la situazione rientri a breve nella normalità: non se parla prima di giugno». Economia azzerata dalla paralisi imposta per decreto: il rischio che saltino i nervi cresce, di giorno in giorno. «E il governo non osa dire, ai cittadini, cosa li aspetta: preferisce procedere così, di proroga in proroga». Aiuti dall’Europa? Per ora esclusi, a quanto pare: grazie alla solita Germania, e soprattutto «a uno Stato mafioso e criminale come l’Olanda», che notoriamente – essendo un paradiso fiscale scandalosamente tollerato dall’Ue – drena risorse strategiche anche all’Italia, salvo poi impedirle di accedere a finanziamenti salva-vita che oggi sarebbero drammaticamente urgenti.Conte? Al di là delle recite, sembra strare al gioco: «Ha stretto un patto segreto con l’establishment europeo, che l’ha aiutato a restare a Palazzo Chigi», dopo le dimissioni di Salvini. Durerà? Dipende: se esplode la protesta sociale, addio “avvocato del popolo”. Draghi farebbe meglio, al suo posto? Ovvio: chiunque farebbe meglio di Conte. Quanto all’ex presidente della Bce, «non lascerebbe gli ospedali senza i reagenti per i tamponi. E avrebbe giocato d’anticipo, mettendo mano ad aiuti immediati per evitare qualsiasi esplosione di esasperazione». Saprebbe come agire, Draghi, al contrario di «questi incapaci assoluti che oggi sono al governo: impogono le mascherine, ma poi la gente non sa dove trovarle». Per Carpeoro, l’apocalisse-coronavirus mostra un ritratto anche impietoso dell’Italia, quasi fosse «un paese di cretini, coi vicini di casa che ora si sentono sceriffi e si mettono a sostituire i poliziotti». Spionaggio di massa? «Leciti tutti i controlli: quello che contesto sono i troppi divieti».Carpeoro accusa: se l’Italia è nel caos e di fronte al baratro, lo deve a questo governo imbelle. A oltre due mesi dal primo allarme, ancora non è stato adottato un protocollo medico, univoco ed efficace, almeno per limitare i danni. Andavano investiti del compito, da subito, i nostri maggiori istituti di ricerca. E invece: zero, si naviga ancora a vista. Lo stesso Carpeoro è convinto che i morti sarebbero stati gli stessi, anche senza imporre il coprifuoco: ma serviva il coraggio di non fermare l’economia. Visto che invece si è scelto di assecondare il panico, occorreva almeno attrezzarsi in modo serio: tutti a casa, ma col frigo pieno. E con garanzie vere sulla ripresa: niente tasse, e aiuti concreti. «Altri paesi, dove l’emergenza è scattata molto dopo, rispetto all’Italia, già stanno indennizzando aziende, lavoratori ed esercenti. In Italia, invece, per ora solo chiacchiere». Assente, il governo, su tutti i fronti: «Banche e assicurazioni, per esempio: non sono state invitate a dare una mano. Un governo serio avrebbe mille modi per convincerle, anche minacciando di abolire l’obbligo assicurativo per le auto». In compenso, non manca chi sfotte l’anziano Berlusconi – ormai fuori dai giochi – per una sua ipotetica “fuga” in Francia, in realtà mai avvenuta. «A questi imbecilli – tuona Carpeoro – ricordo che Berlusconi ha donato 10 milioni di euro. E domando: quanto ha donato De Benedetti? E quanto ha donato Prodi, che è stra-miliardario?».Sessanta milioni di ostaggi: non del coronavirus, ma di un governo catastrofico. Tutta la rabbia di Gianfranco Carpeoro, su YouTube il 29 marzo, in video-chat con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Un’ora di analisi impietose sullo sfacelo-Italia. L’accusa: due cose doveva fare, Conte. La prima: trovare una cura, alla svelta, per il Covid-19. La seconda: tamponare subito la crisi delle famiglie più fragili, costrette a casa e rimaste senza soldi. E non ha fatto né l’una né l’altra. Infatti, zero investimenti d’urgenza sulla ricerca. Quanto agli aiuti materiali, solo annunci e proclami: «Non un soldo finora erogato, dopo settimane di divieti assurdi contenuti in ben quattro decreti, tutti incostituzionali, vergati da quel fior d’avvocato che abbiamo come presidente del Consiglio». Condanna senza appello: «Un governo senza idee, intempestivo, pavido». Senza neppure il coraggio di mobilitare «le grandi aziende che, allo Stato, devono sontuosi favori», come quelle della grande distribuzione. «Dove sono, gli ipermercati? Perché non mettono un soldo, per contribuire a fronteggiare l’emergenza? Perché il governo non chiede loro di consegnare la spesa gratis, a chi ne ha bisogno? Cosa si aspetta, che si finisca a coltellate nelle strade?».
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Disabilitare la politica: e ci sono riusciti, dal 2001 in poi
Mille anni fa, nel remotissimo 2001, l’allora anonimo Vladimir Putin – appena insediato al Cremlino, dopo l’esausto Eltsin – era poco più che un fantasma tra le rovine dell’Urss disastrata dalle privatizzazioni: non osò alzare la voce neppure per il misterioso affondamento del sommergibile Kursk nel Mare di Barents con i suoi 118 marinai, mentre il mondo si rassegnava a tollerare l’apparente infantilismo semianalfabeta dello sceriffo Bush junior. A Genova, sotto il sole di luglio, si animava la stranissima festa multicolore dei NoGlobal, scandita delle canzoni di Manu Chao: una kermesse variopinta, innocua, per molti essenzialmente ingenua. Andava ancora di moda la speranza in un mondo migliore, sebbene per la maggior parte dell’opinione pubblica non ce ne fosse neppure bisogno: andava benissimo quello che già c’era, senza più la guerra fredda (grazie a Gorbaciov) e senza vere crisi all’orizzonte. Tutto cambiò di colpo il 20 luglio, nel capoluogo ligure, con l’uccisione di Carlo Giuliani in piazza Alimonda. Nemmeno due mesi dopo, bruciavano le Torri Gemelle di New York. Si spalancò davanti agli occhi di tutti un mondo infinitamente peggiore, tra crateri di violenza inspiegabile, terrorismo, guerre infinite. E a ruota, catastrofiche crisi economico-finanziarie.