Archivio del Tag ‘Piramidi’
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I fisici: energia dalle piramidi egizie. L’ombra di Atlantide?
Ma non dovevano essere gigantesche tombe, le piramidi egizie? Così almeno si racconta, ancora oggi, nei libri scolastici e non solo: persino l’egittologia ufficiale continua ad attribuire alle piramidi una funzione essenzialmente funeraria. Peccato che oggi i fisici abbiano scoperto che, in realtà, le grandi piramidi sono “macchine” in grado di concentrare energia. Al punto da spingerli a progettare in forma piramidale addirittura le celle solari del futuro. La piramide di Cheope «è stata studiata con i metodi della fisica», rivela l’agenzia Ansa, «ed è emerso che riesce a concentrare l’energia elettromagnetica, e precisamente le onde radio, sia nelle camere interne sia nella base». Si potrebbero così progettare nanoparticelle ispirate alla struttura di questo edificio, che siano in grado di riprodurre un effetto analogo nel campo dell’ottica, da utilizzare per ottenere celle solari più efficienti. Lo indica la ricerca pubblicata sul “Journal of Applied Physics”, condotta dai fisici russi della Itmo University di San Pietroburgo e dal tedesco Laser Zentrum di Hannover. I ricercatori hanno condotto lo studio perché interessati alla struttura della tomba del faraone Cheope dal punto di vista fisico. In particolare, «hanno voluto vedere come le onde radio si distribuiscono» nella complessa conformazione dell’edificio.Sulla base di queste ipotesi è stata messa a punto una simulazione matematica, che rivela come la Grande Piramide «può concentrare le onde radio nelle sue camere interne e sotto la base, un po’ come una parabola». Questo avviene perché «la lunghezza d’onda delle onde radio, compresa 200 e 600 metri, è in un certo rapporto rispetto alle dimensioni della piramide», spiega Tullio Scopigno, fisico della Sapienza di Roma. Significa che, per avere lo stesso effetto con altri tipi di radiazioni che hanno lunghezze d’onda diverse (come la luce) sono necessarie strutture di dimensioni differenti: precisamente, occorrono dispositivi in miniatura. «Ecco perché i ricercatori prevedono di progettare nanoparticelle, delle dimensioni di qualche milionesimo di millimetro, e a forma di piramide, in grado di riprodurre effetti simili nel campo ottico, da usare nelle celle solari». Della presenza di una «strana energia» parla anche l’antropologo bosniaco Semir Osmanagich, già docente a Houston, scopritore delle Piramidi di Visoko a due passi da Sarajevo. Sono 5 piramidi di dimensioni ragguardevoli, la maggiore delle quali – battezzata Piramide del Sole – è assai più grande di quella di Cheope. E attenzione: è costruita con giganteschi mattoni di calcestruzzo. Ma l’aspetto più clamoroso è la datazione, confermata dal radiocarbonio: la piramide bosniaca risale al 29.000 avanti Cristo.Buio pesto: per l’ufficialità accademica, la nostra civiltà risalirebbe ad appena 6.000 anni fa, cioè all’epoca della scrittura cuneiforme mesopotamica. Più recente la scoperta della civiltà Arappa della valle dell’Indo, risalente a 11.000 anni fa. Quasi allo stesso periodo è attribuita la scrittura “danubiana” (di origine sconosciuta) identificata in Romania. Lo ricorda lo storico Nicola Bizzi, autore del volume “Da Eleusi a Firenze” nonché di un rivoluzionario saggio sull’Atlantide, basato su fonti antecedenti a quelle tradizionali, per lo più letterarie, attribuite a Platone. Utilizzando materiali inediti, custoditi in Toscana e riprodotti in epoca rinascimentale, Bizzi data l’origine della presunta “civiltà atlantidea” attorno al 19.000 avanti Cristo. Sarebbe stata letteralmente cancellata da due devastanti cataclismi, il primo attorno al 10.800 e il secondo nel 9.500, innescati entrambi da una pioggia di comete. Il livello dei mari si sarebbe alzato di 150 metri, cambiando la geografia del mondo. Le attuali isole Azzorre sarebbero quel che resta di En, la maggiore delle 7 entità macro-insulari di Atlantide: un continente oceanico esteso da Gibilterra al Golfo del Messico. Secondo i testi della tradizione sacerdotale eleusina – racconta Bizzi, intervistato a “Forme d’Onda” – la casta dominante del continente insulare chiamato En aveva adottato il simbolo del leone.Di recente, il giornalista ed etnografo Graham Hancock ha citato studi geologici che confermano che la Sfinge di Giza avrebbe almeno il doppio degli anni che le vengono attribuiti dall’egittologia. E’ stata erosa da millenni di piogge: secondo i climatologi, può essere avvenuto 10.000 anni fa, quando l’Egitto non era ancora un’area desertica e aveva un regime climatico tropicale, con precipitazioni quotidiane. Il guaio, dice Bizzi, è che l’archeologia si rifiuta di incrociare i suoi dati con le altre discipline, dalla mineralogia alla geologia, fondamentali per determinare le datazioni. L’ennesima conferma del fatto che la nostra storia sia da riscrivere proviene dal sito archeologico turco di Gobekli Tepe, risalente al 10.000 avanti Cristo: un monumentale complesso di culto con statue e templi, decorazioni e iscrizioni. Quanto a Giza, i ricercatori contemporanei sostengono che, in origine, la Sfinge avesse la testa di un leone. Era la “firma” dei signori di En, padroni dell’Atlantide? Dunque i faraoni se le ritrovarono già fatte, le piramidi, senza sapere chi le avesse costruite? Tuttora, l’egittologia non sa come possano esser state edificate. E i fisici russi e tedeschi adesso scoprono che sono “macchine” perfette per concentrare energia.Suggestioni: a livello simbologico, come ricorda l’esperto Gianfranco Carpeoro, autore di saggi come “Summa Symbolica”, l’associazione tra il leone e l’acqua ha percorso millenni. Siamo pieni di fontane in cui l’acqua fuoriesce dalla bocca di un leone, che non è esattamente un animale acquatico. E a proposito: qual è la città più acquatica d’Italia? Venezia. Il cui simbolo è, guardacaso, il leone (alato). Carpeoro pensa soprattutto all’Egitto: gli egizi, spiega, ornarono con statue a forma di testa leonina le chiuse dei canali irrigui con cui sfruttavano le benefiche piene del Nilo. Nel cielo dell’Egitto, durante l’inondazione, campeggiava la costellazione del Leone. Ma al British Museum, aggiunge sempre Carpeoro, è custodita una statuetta antichissima e misteriosa, che raffigura un uomo dalla testa di leone. Indizio di una civiltà pre-diluviana? A leggere Bizzi, potrebbe essere. Il “grande diluivio” (citato in tutti i testi antichi, fino alla Bibbia) avrebbe sommerso vastissimi territori, inghiottendo intere civiltà costiere. Sarebbe stato originato dalla doppia “grandinata” di comete tra il 10.800 e il 9.500 avanti Cristo: la prima avrebbe colpito il Nord America, scatenando i vulcani fino a oscurare il sole, e generando così una glaciazione. La seconda avrebbe investito il Nord Atlantico, facendo sciogliere i ghiacci e innescano il gigantesco tsunami.A sconcertare, rilevano in molti, è il perdurante silenzio sulle scoperte acheologiche che si vanno susseguendo in questi anni, al punto da spingere i più critici a parlare di “storia proibita”. Tanto per dire: l’esistenza delle Piramidi di Visoko non è ancora stata “digerita” dall’intera comunità scientifica, nonostante i 1.500 giovani archeologi che le stanno esplorando, a turno, da anni. Lo stesso Osmanagich rivela che le piramidi, nel mondo, sono migliaia – ma è come se non se ne volesse parlare. Bizzi menziona qualcosa come 90 piramidi presenti addirittura in Europa, di cui almeno 15 in Italia. Una specie di tabù: le piramidi – non certo monumenti funerari, ora lo si è capito – rinviano inevitabilmente alla misteriosa identità dei loro costruttori, evidentemente in possesso di conoscenze (fisiche) molto avanzate. Credevamo di conoscerla bene, la Piramide di Cheope, ma ora sappiamo che così non è. Viene anch’essa da Atlantide, l’altro grande tabù della nostra archeologia? Per Bizzi, secondo la tradizione misterica eleusina – perseguitata dal Cristianesimo e costretta alla clandestinità dopo l’Editto di Tessalonica voluto da Teodosio nel 380 – veniva proprio da Atlantide-En la civiltà minoica che colonizzò il Mediterraneo. Era la cultura egea a saper innalzare le piramidi, che ancora oggi nessuno sa spiegare come furono costruite, né cosa fossero davvero e a cosa servissero?Ma non dovevano essere gigantesche tombe, le piramidi egizie? Così almeno si racconta, ancora oggi, nei libri scolastici e non solo: persino l’egittologia ufficiale continua ad attribuire alle piramidi una funzione essenzialmente funeraria. Peccato che oggi i fisici abbiano scoperto che, in realtà, le grandi piramidi sono “macchine” in grado di concentrare energia. Al punto da spingerli a progettare in forma piramidale addirittura le celle solari del futuro. La piramide di Cheope «è stata studiata con i metodi della fisica», rivela l’agenzia Ansa, «ed è emerso che riesce a concentrare l’energia elettromagnetica, e precisamente le onde radio, sia nelle camere interne sia nella base». Si potrebbero così progettare nanoparticelle ispirate alla struttura di questo edificio, che siano in grado di riprodurre un effetto analogo nel campo dell’ottica, da utilizzare per ottenere celle solari più efficienti. Lo indica la ricerca pubblicata sul “Journal of Applied Physics”, condotta dai fisici russi della Itmo University di San Pietroburgo e dal tedesco Laser Zentrum di Hannover. I ricercatori hanno condotto lo studio perché interessati alla struttura della tomba del faraone Cheope dal punto di vista fisico. In particolare, «hanno voluto vedere come le onde radio si distribuiscono» nella complessa conformazione dell’edificio.
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Cade ogni politico, se non serve più al potere che ci domina
un po’ di vertigine, il saggio “Psyops” di Solange Manfredi, che illumina settant’anni di “guerra psicologica”, condotta in Italia. Indovinato: siamo il paese-cavia per eccellenza, dove sono state testate le peggiori tecniche di manipolazione, anche le più sanguinose (Gladio). Nessun’altra nazione, in Europa – ricorda l’autrice, in un’intervista alla trasmissione web-radio “Forme d’Onda” – ha subito altrettante atrocità, a causa del terrorismo “false flag”, sotto falsa bandiera, che ha utilizzato servizi segreti e pedine dell’estremismo per mettere in piedi gli agguati degli anni di piombo e le stragi impunite nelle piazze. Pensiamo a una sigla come la Falange Armata: ha firmato 500 rivendicazioni, tra il ‘92 il ‘94, quando Tangentopoli abbatteva la Prima Repubblica e le bombe affidate alla manolavanza mafiosa condizionavano il sanguinoso esordio della Seconda, nata per sacrificare l’Italia del benessere e portarla a soccombere di fronte all’oligarchia finanziaria di Maastricht e del Trattato di Lisbona. L’Isis? E’ l’ultimo capolavoro della strategia della tensione a livello internazionale, riprodotta fedelmente secondo il modello sperimentato in Italia. C’è il referendum per la secessione della Scozia dal Regno Unito? Benissimo, e chi decapita, l’Isis, il giorno prima? Ovvio: uno scozzese. Negli Usa si vota per limitare ulteriormente le libertà del cittadino, con la scusa della sicurezza? E quindi è proprio un ostaggio americano, alla vigilia, a offrire la gola alla mannaia dello Stato Islamico.La regia è scandalosamente evidente, dice Solange Manfredi, così come il movente – per nulla connesso con Allah – dello stesso fondamentalismo religioso mediorientale, creato a tavolino per evitare che il Medio Oriente svoltasse verso il socialismo. Negli anni ‘50, ricorda l’autrice del saggio, i paesi arabi erano largamente laici. «Prima del golpe occidentale che portò al potere Saddam, l’Iraq aveva un ministro donna e si preparava a dare l’indipendenza ai curdi». Così, il governo di Baghdad è stato “suicidato”. Tutto ciò è orrendo? Certamente, ma dobbiamo sapere che è la regola. La storia non lo ammette? Lo si può capire: spesso è il sistema stesso a scriverla, imponendo la sua versione alla scuola. Storia, cioè guerre: nessuno dei conflitti che ricordiamo – dice Solange Manfredi – è stato innescato dai motivi ufficialmente noti. Dietro ogni guerra c’è una causa segreta, e il casus belli è sempre un’invenzione o comunque una manipolazione: da Pearl Harbor, dove il bombardamento giapponese era perfettamente atteso, al Golfo del Tonchino, in cui nessuna artiglieria vietnamita sparò mai contro la flotta Usa. Fino ovviamente all’11 Settembre, servito come alibi per invadere l’Iraq e l’Afghanistan, per poi terremotare tutto il Medio Oriente.Cronologia recente: primavere arabe, caduta di Mubarak in Egitto, morte di Gheddafi in Libia, guerra in Siria contro Assad, devastazione dello Yemen. Emergenze umanitarie e crisi dei migranti? Appunto. C’è sempre un’attenta regia che predispone gli scenari, pur scontando anche l’imprevedibilità relativa delle variabili. Certo, i colpi principali vanno spesso a segno: Mattei viene ucciso quando fa diventare l’Italia troppo ingombrante a livello geopolitico, e Moro è assassinato per gambizzare l’economia mista, pubblico-privata, che dovrà cedere il passo al neoliberismo. A sua volta, lo svedese Palme soccombe prima che possa diventare segretario generale dell’Onu, impedendo – fra le altre cose – la nascita dell’Ue nella sua attuale configurazione antidemocratica e antipopolare. Ma se gli eroi restano mosche bianche (Moro fu minacciato da Kissinger in modo brutalmente mafioso), la regola è invece un’altra: il politico di turno – Renzi, Formigoni – viene fatto uscire di scena quando non serve più, al potere che ne aveva assistito l’ascesa.Un meccanismo del quale il soggetto (premier, capo-partito, ministro) non è neppure pienamente consapevole, il più delle volte, salvo che per un aspetto: appena raggiunge la vetta, dice Fausto Carotenuto a “Border Nights”, la sua vita di trasforma in un inferno. Motivo: «Il suo primo pensiero, la mattina, diventa questo: chi ce l’ha con me? Chi vorrebbe farmi fuori?». Di manipolazione, Carotenuto se ne intende: per anni ha orientato il lavoro dei servizi segreti Nato. Oggi è approdato a una scelta drastica: la rinuncia sostanziale alla politica, giudicata impraticabile perché interamente manipolata. Un grande inganno, un gioco di specchi in cui nessuno è davvero quel che dice di essere. Dal canto suo, analizzando a fondo la storia italiana contemporanea sulla base di migliaia di documenti desecretati, a cominciare da quelli che comprovano l’arruolamento della mafia e di molti uomini-chiave del nazifascismo, da parte degli Usa, per controllare l’Italia post-bellica in senso anti-Urss, Solange Manfredi insiste su un punto: non è detto che i politici su cui il potere investe siano per forza mediocri, ma è essenziale che abbiano almeno un punto debole (da usare al momento oppurtuno, per liquidarli).In altre parole: un cavaliere senza macchia non diventerà neppure assessore. E se qualcuno sfugge al controllo – come Sankara – durerà al massimo una manciata di mesi, prima di venir tolto di mezzo. Il connotato etico dell’analisi si basa sulla distanza tra la verità ufficiale e quella sottostante, tra la democrazia ideale e sostanziale (espressa “in purezza”) e la post-democrazia attuale, completamente svuotata, ormai dominata in modo sempre più evidente dall’invadenza di gruppi di potere privatistici, economici e finanziari. Peraltro, sottolinea Gioele Magaldi nel suo saggio “Massoni” uscito a fine 2014, non è certo piovuta dal cielo neppure la sacrosanta democrazia cui fa giustamente riferimento Solange Manfredi: la prassi dell’uguaglianza – pari opportunità, diritto di voto, Stato laico, legge sovrana emanata dal Parlamento eletto dai cittadini – è il frutto storico dell’impegno settecentesco della massoneria, che ha “fabbricato” la Rivoluzione Francese e poi creato gli Usa. Viviamo dunque in una specie di colossale laboratorio zootecnico, come sostiene Marco Della Luna? Siamo prigioneri di uno smisurato allevamento planetario, popolato da masse interamente manipolate?Probabilmente è così da sempre, suggerisce Paolo Rumor nel saggio “L’altra Europa” basato sulle rivelazioni dell’esoterista francese Maurice Schumann, tra i fondatori dell’europeismo novecentesco già durante la Seconda Guerra Mondiale. La tesi: un organismo-fantasma, denominato “la Struttura”, reggerebbe le sorti del pianeta in modo ininterrotto, da qualcosa come 12.000 anni. Le 36 Ur-Lodges supermassoniche presentate da Magaldi potrebbero esserne l’estrema propaggine contemporanea? Dilaga il cosiddetto complottismo, anche perché il potere – sempre reticente – si è fatto aggressivo e sfacciato, nella sua alluvione quotidiana di “fake news”, cioè menzogne ufficiali truccate da notizie. Per un osservatore coraggioso e indipendente come Massimo Mazzucco, non manca il risvolto positivo: è vero che l’intrasfruttura web è comuque sempre controllata dai soliti poteri fortissimi, ma milioni di persone – proprio sulla Rete – oggi possono condividere informazioni preziose, non ortodosse, non convalidate dall’ufficialità. Informazioni di cui fino a ieri sarebbe stato impensabile disporre, e che tuttora – non a caso – sono irrintracciabili sui media mainstream, giornali e televisioni.Sta letteralmente esplodendo anche il fenomeno della nuova archeologia, che probabilmente costringerà gli storici a rivedere le narrazioni correnti sulla stessa origine dell’umanità sulla Terra. Narrazioni secolari cadono in pezzi: le ultime scoperte inducono a retrodatare (di parecchi millenni) monumenti fortemente simbolici come le piramidi, mentre affiorano un po’ ovunque i reperti che spingono gli studiosi della paleo-astronautica a ritenere che i nostri antenati siano venuti in contatto, nella notte dei tempi, con esseri sbarcati dallo spazio (probabilmente, i nostri “fabbricatori genetici”). Di qualcosa del genere parla il biblista Mauro Biglino, per anni traduttore dell’Antico Testamento per conto delle Edizioni San Paolo: il suo Yahvè – alla lettera – non ha nulla di “divino”. Non è eterno, né onnisciente, né onnipotente. E il suo rapporto col cielo è mediato dal Kavod, un velivolo rombante e pericoloso. Sono ancora gli Elohim come Yahvè a dominarci, attraverso i loro fiduciari terrestri? «Se un giorno si scoprisse che è così non me ne stupirei», dice Biglino, che però aggiunge: «Immagino che l’attuale esplosione demografica non fosse prevista: siamo oltre 7 miliardi, cioè tantissimi. Troppi, per qualsiasi potere dominante». Come dire: la partita è aperta, forse ce la possiamo giocare. Davvero?Il fatalismo complottistico è ben rappresentanto da celebrità come Davide Icke: i suoi invincibili Rettiliani finiscono per ricordare un po’ gli alieni molesti evocati da Corrado Malanga attraverso le sue ricerche, interamente fondate sull’ipnosi regressiva: ipotetici nemici troppo superiori per poter essere contrastati? La convinzione dell’esistenza di uno strapotere insormontabile (almeno, per via ordinaria) induce lo stesso Carotenuto a consigliare di lasciar perdere la politica: è tempo perso, dice. Meglio dedicarsi amorevolmente al prossimo: non è solo etico, ma anche funzionale. Ed è l’atteggiamento che il sistema di dominio più teme, perché è virtualmente contagioso. I politici? Ometti, per lo più. Scelti, dice Solange Manfredi, in base alle loro debolezze. Non sempre, certo: non tutti. Ma la lezione è utile per chi oggi assiste con delusione al declino del governo gialloverde, che ha ceduto su tutta la linea per sottomettersi ai poteri che usano Bruxelles per dominare i paesi come l’Italia. Guai, però, a sottovalutare il popolo: è vero che è sempre condizionato da precise élite, ammette Magaldi; ma da sole – aggiunge – quelle élite non le potrebbero fare, le rivoluzioni. Quella di cui si sente il bisogno oggi ha un nome preciso, si chiama democrazia. Rappresenta un’eresia della storia, un prodotto recentissimo. Di fabbricazione massonica? Certo. Ma alzi la mano chi vorrebbe tornare al potere del dittatore, all’arbitrio del monarca o del Papa-Re. Forse, come dice Mazzucco, la buona notizia è che oggi, nonostante tutto, se ne può parlare: in fondo gli orizzonti sono aperti, come non era mai successo.Sembra il nostro paladino, finalmente: l’amico del popolo. E invece è il loro uomo, l’ennesimo. Scelto per durare il necessario, capace di cavalcare l’onda grazie alle sue qualità, al suo appeal mediatico. Ma il “casting” iniziale ha individuato anche il punto debole, già in partenza. Esempio: corruzione, sete di potere e denaro. Oppure ambizione smodata, passione per le donne, o magari abuso di droghe e altre debolezze private. Saranno i tasti da pigiare al momento opportuno, quando l’ometto non servirà più e andrà bruciato. Di colpo, il suo dossier – compilato fin dall’inizio e pronto da anni – finirà ai magistrati (e alla stampa). Risultato: morte civile. Succede sempre, di continuo, secondo uno schema cinico e quasi noioso, nella sua monotonia. Formigoni e Renzi? Sembrano solo gli ultimi nomi della lista. Poi ci sono altri personaggi, di ben maggior peso. Magari finiscono in esilio ad Hammamet, o peggio: assassinati come Moro, fatti esplodere in aria come Mattei. Via loro, avanti un altro. Il gioco continua, perché serve a non cambiare mai le regole. E i padroni di quelle regole non siamo noi, salvo rarissime eccezioni, destinate a durare poco – come Olof Palme, premier svedese freddato da un killer nell’86, o Thomas Sankara, rivoluzionario leader del Burkina Faso massacrato nell’87 dopo soli quattro anni di governo, in cui aveva creduto di poter mettere fine, per davvero, alla schiavitù finanziaria dell’Africa.
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Le Piramidi Bosniache emanano potente energia salva-vita
Nel 2005 l’antropologo bosniaco Sam Osmanagich, docente all’università di Houston, ha scoperto le prime piramidi europee: si trovano nei pressi della cittadina di Visoko, in Bosnia-Erzegovina, a due passi da Sarajevo. Osmanagich ha dato inizio agli scavi archeologici, poi condotti dalla fondazione da lui istituita (Archaeological Park: Bosnian Pyramid of the Sun Foundation). Tra il 2008 e il 2014, lo scienziato ha organizzato svariate conferenze sulla ricerca in corso attorno a quelle piramidi: eventi che hanno alimentato le controversie sulla sua scoperta, dividendo la comunità archeologica internazionale. Una scoperta che ha spiazzato i custodi della storia ufficiale: costruite con giganteschi mattoni realizzati in calcestruzzo, le piramidi di Visoko risalgono ad almeno 28.000 anni fa, secondo i rilievi effettuati col radiocarbonio. Affascinanti e misteriose, sottolinea “Scienza e Conoscenza”, le piramidi della Bosnia hanno stregato decine di ricercatori e centinaia di volontari: chi ha visitato il sito parla di un’energia straordinaria che scaturisce da questo luogo particolare. Secondo Osmanagich, si tratta di “energia orgonica”, che provoca sensazioni di acuto benessere e migliora vistosamente lo stato fisico delle persone.Il progetto delle piramidi bosniache, spiega Osmanagich in un’intervista a “Scienza e Conoscenza”, è un’indagine scientifica interdisciplinare: coinvolge scienze classiche come archeologia, geologia e pedologia, insieme a discipline ad alta tecnologia (ricerca geofisica, analisi geotermica e georadar, Lidar) nonché misurazioni di energia: campi elettrici e magnetici, ultrasuoni e infrasuoni, risonanza Schuman, concentrazione di ioni negativi, livello di ossigeno, campi magnetotellurici ed elettrodinamici. Tra gli altri strumenti, l’équipe internazionale coordinata da Osmanagich ha utilizzato il “misuratore sperimentale di energia vitale” chiamato Lm3, prodotto dall’azienda americana Heliognosis. «Questo strumento – spiega Osmanagichc – si basa sullo stesso principio del dispositivo di Wilhelm Reich (Orgone Field Meter). In breve, ha la capacità di rilevare l’elettromagnetismo su una scala da 0% a100%». A partire dal 2012 sono state effettuate regolari misurazioni dell’energia “orgonica” nella Valle delle Piramidi Bosniache. E la strumentazione Lm3 ha registrato valori sbalorditivi: l’energia è al 100% nella Piramide del Sole, nella Piramide della Luna, nel Tumulo di Vratnica (una collina artificiale conica), e anche nel Labirinto sotterraneo Ravne (una rete artificiale preistorica di gallerie e camere) e sulla Collina Bell Tower, di forma conica, nel parco “Ravne 2”.Nel mondo, i relativi valori di “energia vitale” o “orgonica” (altrove chiamata “ki”, “prana”, “energia punto zero”) variano a seconda dei luoghi, spiega Osmanagich: nelle città inquinate si aggirano intorno al 20-25%, nei villaggi al 50-60% e sulle strutture piramidali (artificiali o naturali) i valori arrivano al 100%. Dunque, concentrazioni “benefiche” molto rivelanti: gli antichi costruttori erano dunque in possesso di conoscenze a noi ignote? «Nel caso dei tunnel delle piramidi bosniache – racconta Osmanagich – abbiamo misurato gli effetti benefici dell’energia che sono dovuti ai seguenti fattori: migliore elettromagnetismo, migliore frequenza ultrasuoni di 28 kHz, risonanza Schuman di 7,83 Hz, alta concentrazione di ioni negativi fino a 50.000 ioni/c3, e assenza di radiazioni cosmiche dannose, di radioattività naturale, di campi Wi-Fi e di segnali di telefonia mobile». Se a tutto ciò sommiamo il 100% di “energia orgonica”, conclude lo scienziato, «possiamo stabilire che i tunnel sono un luogo perfettamente protetto e ricco di energia benefica, dove il nostro organismo riacquista l’equilibrio e dà il via al processo di auto-guarigione».Sembra proprio, quindi, che gli antichi artefici delle mastodontiche piramidi – rimaste sepolte per millenni sotto la vegetazione – sapessero individuare i luoghi migliori in cui costruirle, luoghi con potenti emissioni di energia. Le piramidi, continua Osmanagich, «aumentano la quantità di energia emessa dalle fonti naturali esistenti, pertanto sono amplificatori di energia». Altro fatto estremamente positivo: le piramidi di Visoko «amplificano le frequenze energetiche naturali a noi benefiche, così come amplificano, o forse generano, l’energia orgonica». Sembra che la piramide a quattro facce sia la più “adatta” al nostro pianeta: «Questa particolare forma – conclude Osmanagich – migliora la struttura molecolare dell’uomo, della flora, della fauna, dell’acqua, del cibo e degli ambienti, offrendoci sempre una maggiore quantità dell’invisibile ma onnipresente energia vitale».Nel 2005 l’antropologo bosniaco Sam Osmanagich, già docente all’università di Houston, ha scoperto le prime piramidi europee: si trovano nei pressi della cittadina di Visoko, in Bosnia-Erzegovina, a due passi da Sarajevo. Osmanagich ha dato inizio agli scavi archeologici, poi condotti dalla fondazione da lui istituita (Archaeological Park: Bosnian Pyramid of the Sun Foundation). Tra il 2008 e il 2014, lo scienziato ha organizzato svariate conferenze sulla ricerca in corso attorno a quelle piramidi: eventi che hanno alimentato le controversie sulla sua scoperta, dividendo la comunità archeologica internazionale. Una scoperta che ha spiazzato i custodi della storia ufficiale: costruite con giganteschi mattoni realizzati in calcestruzzo, le piramidi di Visoko risalgono ad almeno 30.000 anni fa, secondo i rilievi effettuati col radiocarbonio. Affascinanti e misteriose, sottolinea “Scienza e Conoscenza”, le piramidi della Bosnia hanno stregato decine di ricercatori e centinaia di volontari: chi ha visitato il sito parla di un’energia straordinaria che scaturisce da questo luogo particolare. Secondo Osmanagich, si tratta di “energia orgonica”, che provoca sensazioni di acuto benessere e migliora vistosamente lo stato fisico delle persone.
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Della Luna: l’umanità ormai ridotta a merce da sostituire
Negli ultimi decenni si è accreditata e affermata l’idea che i fattori economico-finanziari siano la vera e ultima causa degli eventi, e che la scienza economico-finanziaria sia quella più di tutte in grado di spiegarli, di dettare le riforme e di individuare errori e rimedi. Questo convincimento deriva dal fatto che si è capito che, soprattutto nel mondo contemporaneo e globalizzato, la moneta (e non le ideologie e le religioni), è il motivatore universale, ossia il fattore che – nella sua forma positiva di profitto, di pagamento, e in quella negativa di indebitamento e downrating – induce la quasi totalità dei comportamenti e delle scelte sia dei singoli che delle organizzazioni (società commerciali, enti pubblici, governi). Quindi l’analisi, la comprensione e la previsione dei processi finanziari sembrano in grado di spiegare praticamente la totalità del divenire, e che nessun valore o risorsa possa prevalere o aggirare la finanza e i suoi mercati e sostituirsi ad essi nella direzione anche della politica, sicché a guidare le scelte pratiche del potere saranno sempre, ultimamente, obiettivi economici.Ma qui sta un errore di fondo: si perde di vista che la stessa struttura costante delle società – cioè la forma oligarchica – è superiore alla dimensione economica (palesemente deriva dal fatto che ogni nota organizzazione politica stabile si sostanzia in una distribuzione piramidale e specialistica del potere); inoltre, ci si dimentica che la moneta (la ricchezza finanziaria) è non il fine dei detentori del potere, bensì un mezzo che essi usano: il fine è il dominio di quanto più possibile della realtà, della società, delle sue risorse, del mondo, e il controllo del loro divenire (onde non sfugga di mano, non metta in pericolo la loro posizione dominante). Essendo l’economia-finanza un mezzo per un fine, quando un mezzo alternativo e più efficiente per assicurare quel fine diviene disponibile, essa viene sostituita con quest‘ultimo, come i cavalli come mezzo di trasporto sono stati sostituiti dai veicoli a motore.Ed è ciò che sta avvenendo, da quando per il fine della gestione della popolazione ora sono disponibili strumenti biofisici e informatici più efficienti di quelli finanziari: strumenti di controllo dei singoli, delle masse, dell’informazione, della stessa atmosfera e del clima, che fino a pochi decenni fa erano immaginabili soltanto nella fantascienza. Per giunta l’utilità della stessa popolazione, della società da controllare, è venuta ampiamente meno, siccome, come si spiegherà sotto, i popoli, dopo essere divenuti superflui come masse di combattenti e di cives, ora sono divenuti superflui anche come massa di lavoratori-consumatori – non hanno più un uso, sono obsoleti. Per queste ragioni, sbagliano coloro che credono di poter comprendere e risolvere i mali attuali (recessione, disoccupazione, svuotamento della politica, concentrazione della ricchezza e del potere con diffusione della povertà e dell’impotenza, esaurimento delle risorse planetarie) elaborando e proponendo rimedi e riforme sul piano economico, politico, giuridico.Sbagliano perché non tengono conto di quanto sopra. I loro sforzi sono fallaci e impotenti. Nella ormai esaurita fase storica dell’economia incentrata sulla produzione e sul consumo di beni e sul profitto come principalmente derivante da tale ciclo, all’uomo e al popolo è stata fatta in modo molto graduale assumere pienamente la forma-merce, ossia diventare pienamente produttore e consumatore (e non più civis, polites), togliendogli ogni reale forza, funzione, indipendenza, dignità sociopolitica e culturale rispetto al capitalismo; e lo Stato, la polis o respublica, sul finire di questa fase, è stato sostituito dal mercato. Ciò affinché né il singolo, nella forma-civis, né lo Stato, nella forma-respublica interferissero, disturbandole, con le riforme utili per il capitalismo alla massimizzazione del profitto attraverso la continua espansione e razionalizzazione quel ciclo di produzione-consumo, in ambito nazionale e internazionale. Questa fase storica dell’economia è stata gradita e accettata dalle miopi masse opportunamente stimolate perché, con la sua espansione dei consumi, nel breve, termine comportava un ampliamento del loro benessere materiale, delle loro gratificazioni.Dopo aver perfezionato la riduzione del civis a forma-merce e della respublica a forma-mercato, l’attuale fase storica, quella dell’economia finanziarizzata, oramai vede il grosso dei profitti venire da processi finanziari in cui la componente ‘produzione’ richiede pochissimi addetti e la componente ‘consumo’ è modesta e immateriale (non vi è bisogno di produrre e vendere beni reali, se ci si può arricchire producendo e collocando simboli di valori, e facendo correre dietro di essi sia i privati che le imprese che i governi). Perciò le grandi masse di lavoratori e consumatori non servono più, come non serve più la crescita dell’economia reale e del benessere della popolazione generale; e su questo punto, sulla gestione delle quantità di esseri umani che non servono ormai più nemmeno come forma-merce, anche perché soppiantati dall’automazione e dell’intelligenza artificiale, questa fase è già da tempo entrata in un processo di trasformazione globale dell’ordine delle cose. Il famigerato Nwo parte dal dato di fatto che la finanziarizzazione dell’economia (assieme alle tecnologie) ha reso superflue le masse e intercambiabili i popoli. E che quindi bisogna trovare una ‘sistemazione’ per loro.(Marco Della Luna, “L’obsolescenza degli uomini-merce”, dal blog di Della Luna del 10 febbraio 2019. L’articolo – precisa l’autore – è in continuazione col tema del precedente, “Progresso zootecnico e falsi vaccini”, ossia col dato di fatto che per le oligarchie dominanti la popolazione generale è un mezzo (come il bestiame per l’allevatore) e non un fine (come i figli per i genitori), e che tener presente questo fatto è indispensabile per capire l’ordinamento, il funzionamento e il divenire della società).Negli ultimi decenni si è accreditata e affermata l’idea che i fattori economico-finanziari siano la vera e ultima causa degli eventi, e che la scienza economico-finanziaria sia quella più di tutte in grado di spiegarli, di dettare le riforme e di individuare errori e rimedi. Questo convincimento deriva dal fatto che si è capito che, soprattutto nel mondo contemporaneo e globalizzato, la moneta (e non le ideologie e le religioni), è il motivatore universale, ossia il fattore che – nella sua forma positiva di profitto, di pagamento, e in quella negativa di indebitamento e downrating – induce la quasi totalità dei comportamenti e delle scelte sia dei singoli che delle organizzazioni (società commerciali, enti pubblici, governi). Quindi l’analisi, la comprensione e la previsione dei processi finanziari sembrano in grado di spiegare praticamente la totalità del divenire, e che nessun valore o risorsa possa prevalere o aggirare la finanza e i suoi mercati e sostituirsi ad essi nella direzione anche della politica, sicché a guidare le scelte pratiche del potere saranno sempre, ultimamente, obiettivi economici.
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Carotenuto: amici o nemici, i politici li fabbrica tutti il potere
E se fosse soltanto l’ennesima, colossale presa in giro? Tutto finto: Grillo e i 5 Stelle, il sovranista Salvini, persino i Gilet Gialli che stanno scuotendo la Francia di Macron. Ragionamento ipotetico: dato che il potere è ben consapevole del malcontento montante, ormai in vastissimi strati della società, non è forse logico concludere che sia interessato a cavalcarlo, il dissenso, magari scegliendo accuratamente “ribelli” rumorosi ma in fondo innocui? Pensateci: e se fosse stato davvero il potere supremo, massonico e religioso, a mettere in campo l’attuale populismo, prima che la protesta potesse sfociare in una vera rottura del sistema? L’autore di questa suggestione è Fausto Carotenuto, a lungo analista strategico dell’intelligence Nato. Per molti anni, si è occupato proprio di questo: consigliare i governi su come gestire le crisi e fabbricare il consenso. La sa lunga, Carotenuto, in fatto di manipolazione: “fake news”, terrorismo “false flag”, tecniche collaudate di condizionamento. Sa come si pilotano i sentimenti delle masse, grazie al vecchio trucco che funziona sempre: l’Uomo Nero. Il nemico è perfetto, per indurre il popolo a sbagliare mira: ci si divide, ci si odia. E si spara contro bersagli di cartone. Finita la bagarre, tutto torna come prima. Il Gattopardo: cambiare tutto, per non cambiare niente. E il sistema, il potere vero, resta al riparo della sua torre.Elucubrazione virtuale, teorica. Nel saggio “Il mistero della situazione internazionale”, pubblicato anni fa da UnoEditori, Carotenuto ripropone il medesimo schematismo a livello generale, geopolitico, introducendo la categoria della metafisica: tutto quello che appare assurdo e incomprensibile (un “mistero”, appunto), avrebbe in realtà una precisa spiegazione sul terreno – sfuggente – della spiritualità. Carotenuto ridisegna il mondo secondo lo schema binario delle piramidi di potere, nere e bianche. E sostiene che le cosiddette “forze oscure”, in realtà, lavorano anch’esse – ruvidamente – per un risultato che poi non è negativo: proprio la manifestazione del male, reso visibile attraverso le atrocità della storia e dell’attualità, finisce in un ultima analisi per risvegliare l’umanità dal letargo. Non è pessimista, Carotenuto: è convinto che almeno il 30% della popolazione mondiale si stia finalmente accorgendo del grande inganno cui sarebbe sottoposta, dai “poteri oscuri”. Tradurre questa visione nella cronaca politica di oggi comporta un bel salto. Ma Carotenuto, animatore del network “Coscienze in Rete”, lo affronta senza imbarazzi ai microfoni di “Border Nights”: niente di nuovo sotto il sole, dice. Anche l’Italia gialloverde fa parte di un gioco antichissimo, destinato purtroppo a funzionare. Scontato l’esito: il cambiamento sarà solo un’illusione.A innescare questa conclusione è il desolante spettacolo del governo italiano, che (come volevasi dimostrare) non riesce a mantenere nessuna delle sue grandi promesse elettorali. Lega e 5 Stelle hanno già sgonfiato la roboante “rivoluzione” che avevano evocato: obbediscono a Big Pharma sui vaccini, cedono all’Ue su tutta la linea, lasciano impallidire il reddito di cittadinanza. Ancora: la Lega si dimentica di abolire la legge Fornero sulle pensioni, e in più si allinea all’antica cordata affaristica dell’inutile Tav Torino-Lione. Ve ne stupite? Non dovreste, dice Carotenuto: tutto va esattamente nel modo previsto fin dall’inizio. Previsto da chi? Elementare: dal potere, lo stesso che ha messo in piedi questo sovranismo populista tutto chiacchiere e distintivo, fatto di fumo senza arrosto. Il che, peraltro – ammette Carotenuto – non esclude affatto che gli attuali governanti siano meno peggiori dei precedenti: qua e là lo si vede, il loro sforzo sincero per migliorare la situazione. Ma sono soltanto briciole: quelle che il potere stesso è disposto a concedere, per rendere credibile l’operazione agli occhi degli italiani. L’importante è che gli elettori non scarichino Salvini e Di Maio – non ancora, per lo meno, perché in questo momento “servono” a tener buono un paese come il nostro, il cui vero risveglio politico sarebbe comunque temuto.Da un lato, gli impeccabili attori Merkel e Macron – burattini perfetti, in questo teatro – mettono in scena l’odioso copione centralista del Sacro Romano Impero. Dall’altro, in modo opposto ma simmetrico, speculare – l’opposizione è incarnata a livello di piazza dai Gilet Gialli, e a livello istituzionale dai nuovi politici italiani: il piccolo sceriffo Salvini e un movimento d’opinione nato dal nulla, sul web, per iniziativa dell’ex comico Beppe Grillo. Ve lo ricordate, il vecchio Beppe, prima che venisse cacciato dalla Rai per quella battutaccia sui socialisti ladri? Era un artista onesto, affabile, di medio profilo. Poi, risentitosi per l’ingiustizia subita, si è trasformato di colpo. All’improvviso, è diventato un pensatore politico acuminato e stranamente informatissimo, un vero fuoriclasse della controinformazione. Passo seguente: la creazione del partito (pardon, movimento). Infine: l’ascesa fulminea dei pentastellati, ora al governo. Ha fatto tutto da solo, il vecchio Beppe? Suvvia. Basta vedere il sequel: il suo pupillo Di Maio è in ritirata su tutta la linea, ogni fronte veramente pericoloso per il potere è stato smantellato. E l’ideologo ormai si limita a fare il filosofo, dal suo buen retiro genovese, in apparenza lontano da tutto. In quanti ci sono cascati? In tantissimi: un elettore su tre, stando alle ultime consultazioni.Molto rumore per nulla? Praticamente, sì. O quasi: perché, comunque – secondo Carotenuto – il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Ovvero: anche la più amara disillusione può dare frutti, insegnando ai cittadini a diffidare di chi promette regali favolosi. Meglio delegare il meno possibile, non scommettere sulle dinamiche verticali su cui si fonda la rappresentanza, nel gioco democratico. E imparare a investire in modo orizzontale nella partecipazione diretta e concreta, che poi è quella che qualsiasi potente teme di più. Chiusa la parentesi politica, Carotenuto torna spiritualista: se ci supportassimo a vicenda in modo solidale, dice, la piramide perderebbe. Se il sistema è basato sullo sfruttamento delle persone, ha bisogno che gli individui siano soli, divisi e spaventati, pieni di rancore. Volemose bene? Non è una battuta, insiste Carotenuto: è un metodo. L’attuale potere, configurato in forma di dominio (“per stare meglio, ho bisogno che gli altri stiano peggio”) sa benissimo come funziona, lo schema: se l’Uomo Nero sparisce, è finita. Se smettessimo di odiare il nemico di turno, non potremmo più essere manipolati così facilmente. Non ce ne rendiamo conto? Vero. I “poteri oscuri”, invece, lo sanno fin troppo bene. Per questo ci fabbricano incessantemente sia i “nemici”, come Merkel e Macron, che gli “amici” come Grillo e Salvini.Troppo manicheo, l’ineffabile Carotenuto? Troppo semplicistico, nel suo riduzionismo estremo? L’alternativa che propone – costruire reti territoriali di persone leali tra loro – non prevede esiti immediati, a livello di macrocosmo. Però, sostiene, sortisce effetti vistosi e molto solidi, nel raggio d’azione alla portata dei singoli. Prendiamo la bistrattata valle di Susa: proprio grazie alla grande paura del Tav ha sviluppato un modello sociale diverso, più attento all’umanità quotidiana. Le persone hanno riscoperto valori essenziali, che erano stati trascurati. In questo senso, l’ipotetica “piramide nera” lavora per noi, a sua insaputa: si impegna a fare disastri, ma poi finisce per farci del bene, suo malgrado. Le tesi di Carotenuto’ Pensieri lunghi, da prendere per quello che sono: un invito a riflettere, a non agire sotto l’impulso di pressioni emotive sapientemente costruite secondo modalità invariabili, sempre uguali. Il risultato potrebbe essere la raffinazione della capacità di analisi. Un nuovo modo di guardare alle cose, cercando di capire – prima e meglio – di che pasta è fatto chi abbiamo di fronte, sul palcoscenico non esattamente entusiasmante della politica italiana. Se non altro, fornisce una possibile risposta alla domanda che resta sempre in sospeso: com’è possibile che tutti i politici, una volta al governo (in Italia e altrove) finiscano sempre per deludere, tradendo la fiducia ottenuta dagli elettori?E se fosse soltanto l’ennesima, colossale presa in giro? Tutto finto: Grillo e i 5 Stelle, il sovranista Salvini, persino i Gilet Gialli che stanno scuotendo la Francia di Macron. Ragionamento ipotetico: dato che il potere è ben consapevole del malcontento montante, ormai in vastissimi strati della società, non è forse logico concludere che sia interessato a cavalcarlo, il dissenso, magari scegliendo accuratamente “ribelli” rumorosi ma in fondo innocui? Pensateci: e se fosse stato davvero il potere supremo, massonico e religioso, a mettere in campo l’attuale populismo, prima che la protesta potesse sfociare in una vera rottura del sistema? L’autore di questa suggestione è Fausto Carotenuto, a lungo analista strategico dell’intelligence Nato. Per molti anni, si è occupato proprio di questo: consigliare i governi su come gestire le crisi e fabbricare il consenso. La sa lunga, Carotenuto, in fatto di manipolazione: “fake news”, terrorismo “false flag”, tecniche collaudate di condizionamento. Sa come si pilotano i sentimenti delle masse, grazie al vecchio trucco che funziona sempre: l’Uomo Nero. Il nemico è perfetto, per indurre il popolo a sbagliare mira: ci si divide, ci si odia. E si spara contro bersagli di cartone. Finita la bagarre, tutto torna come prima. Il Gattopardo: cambiare tutto, per non cambiare niente. E il sistema, il potere vero, resta al riparo della sua torre.
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Aquisgrana: il vero potere adesso ha paura di noi europei
Tanto peggio, tanto meglio: vuoi vedere che l’orrendo patto franco-tedesco per fondare la versione 2019 del Sacro Romano Impero finirà con l’aprire gli occhi agli europei? Lo sostiene Enrico Carotenuto in un’analisi su “Coscienze in Rete”, network impegnato a svelare i retroscena della geopolitica sulla base di una tesi di fondo: il vero potere non mostra mai il suo vero volto, preferendo utilizzare comodi burattini (come Macron e la Merkel, in questo caso). E una mossa come il Trattato di Aquisgrana – che affossa virtualmente l’Ue sullo scenario mondiale – rivela la fragilità del potere franco-tedesco, spaventato dalla ribellione in corso in tutta Europa (elettorale in Italia, popolare in Francia, istituzionale nella Gran Bretagna della Brexit). Ma quel potere, più che “franco-tedesco”, è apolide: la Francia di Macron e la Germania della Merkel sono solo i principali strumenti con cui il neoliberismo neo-feudale ha esercitato il suo dominio, imponendo ai popoli europei di sottostare alle rigide norme finanziarie che hanno fatto crescere il Pil europeo impoverendo però la stragrande maggioranza della popolazione, attraverso un immenso trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto, grazie a regole truccate dell’austerity.Tristemente decadente anche l’aspetto simbolico del trattato, firmato non casualmente proprio ad Aquisgrana, la capitale di Carlomagno. Proprio Aachen, ricorda Enrico Carotenuto, è la città dove ben 37 imperatori del Sacro Romano Impero vennero incoronati “Re dei Germani” (non dei Franchi). E siamo sicuri, aggiunge, «che anche questa ennesima “incoronazione” abbia il beneplacito del papato». Ve le ricordate, le effusioni del soave Macron in Vaticano con Papa Francesco, dopo che i francesi avevano appena definito “vomitevole” la politica italiana sui migranti? Ora ci risiamo: lo stesso Macron – attaccato da Di Maio per lo sfruttamento coloniale dell’Africa – dice che l’Italia merita governanti migliori, all’altezza della sua storia. Si scivola dal ridicolo al grottesco, visto che Macron – a capo di un paese che rapina nel modo più ignobile 14 paesi africani – parla come una Maria Antonietta qualsiasi, assediato com’è dalla rivolta dei Gilet Gialli, approvata da 8 francesi su 10. Ed è proprio il malconcio Macron – politicamente, un morto che cammina – ad aver firmato il Trattato di Aquisgrana insieme ad Angela Merkel, la cui stella politica è al tramonto.In altre parole: non sono loro, a decidere. Politici come Merkel e Macron si limitano a eseguire ordini. La notizia? L’élite che li comanda oggi teme il popolo. Ha paura del risveglio in atto, nelle coscienze dei cittadini europei. «Noi – scrive Carotenuto – siamo del parere che il “peggioramento” (l’accorciamento delle linee di comando) sia una manovra di retroguardia, da parte di certe forze, di fronte a quello che sta succedendo realmente dal punto di vista evolutivo». Sempre “Coscienze in Rete” immagina «che la risposta a questo peggioramento imposto sia un’occasione di miglioramento delle coscienze individuali». E’ evidente, intanto, il rischio che la Ue “si smonti” per via dei risentimenti crescenti che stanno esplodendo ovunque, specie nell’Europa mediterranea. Il Trattato di Aquisgrana sembra fatto apposta per varare l’Europa a due velocità, divisa tra paesi leader e piccoli satelliti. Il vero potere lavora da sempre alla creazione del super-Stato, «ma è un lavoro molto lungo e difficile anche per le grandi piramidi». Chi ha un po’ di potere tende a mantenerlo. E la piramide è antica, come i suoi metodi: carota e bastone, “divide et impera”. Ora, se non altro, il fenomeno è sotto gli occhi di tutti.Tanto peggio, tanto meglio: vuoi vedere che l’orrendo patto franco-tedesco per fondare la versione 2019 del Sacro Romano Impero finirà con l’aprire gli occhi agli europei? Lo sostiene Enrico Carotenuto in un’analisi su “Coscienze in Rete”, network impegnato a svelare i retroscena della geopolitica sulla base di una tesi di fondo: il vero potere non mostra mai il suo vero volto, preferendo utilizzare comodi burattini (come Macron e la Merkel, in questo caso). E una mossa come il Trattato di Aquisgrana – che affossa virtualmente l’Ue sullo scenario mondiale – rivela la fragilità del potere franco-tedesco, spaventato dalla ribellione in corso in tutta Europa (elettorale in Italia, popolare in Francia, istituzionale nella Gran Bretagna della Brexit). Ma quel potere, più che “franco-tedesco”, è apolide: la Francia di Macron e la Germania della Merkel sono solo i principali strumenti con cui il neoliberismo neo-feudale ha esercitato il suo dominio, imponendo ai popoli europei di sottostare alle rigide norme finanziarie che hanno fatto crescere il Pil europeo impoverendo però la stragrande maggioranza della popolazione, attraverso un immenso trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto, grazie a regole truccate dell’austerity.
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Hellyer: “L’alieno è tra noi” (e lo dicono anche i testi ’sacri’)
L’alieno è fra noi, e ci protegge: lavora segretamente per evitare che l’uomo distrugga la Terra, impiegando le armi atomiche. E’ la tesi rilanciata dall’ingegner Paul Hellyer, già vicepremier e ministro della difesa del Canada, perfettamente al corrente – quand’era in carica – dei segreti strategici del Norad, la difesa missilistica nordamericana. Clamorose le sue prime esternazioni, nel 2005 all’università di Toronto: gli extraterrestri sono tra noi da sempre e si sono installati nel Nevada (Area 51) dopo le atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Obbiettivo: dialogare con gli Usa e convincerli a non ripetere l’esperimento. «Il loro aspetto umanoide li rende simili a noi, e ben 6 di loro siedono nel Congresso statunitense». Temono che l’umanità possa annientarsi, distruggere la Terra e creare ripercussioni nel cosmo. Nel 2004, aggiunse Hellyer, il presidente Bush chiese alla Nasa di creare una base avanzata sulla Luna entro il 2020: vero obiettivo, monitorare il traffico alieno e intercettare minacce dallo spazio, da parte di entità ostili. Tesi rilanciate nel 2014 in un’intervista a “Rt”: sarebbero almeno 80 le specie extraterrestri, anche “residenti” nel sistema solare, e alcune di queste collaborano con le autorità terrestri da mezzo secolo: dobbiamo a loro l’introduzione delle luci a led, dei microchip e di materiali come il kevlar. Ma in realtà, sottolinea l’ex ministro canadese, gli alieni sono tra noi da migliaia di anni.A dire il vero sarebbero i nostri effettivi “genitori”: lo sostiene Zecharia Sitchin, lo studioso azero naturalizzato statunitense, secondo cui gli antichi testi sumeri raccontano la “fabbricazione” dell’homo sapiens da parte degli Anunnaki, gli “dei” venuti dallo spazio. Secondo Mauro Biglino, a lungo traduttore ufficiale della Bibbia per le Edizioni San Paolo, l’Antico Testamento riproduce fedelmente i testi sumeri: la Genesi racconta la clonazione del maschio (l’Adàm) per dare origine alla femmina (Hawà, Eva). Figli delle Stelle, Anunna o Elohim biblici? Erano sempre loro: i testi antichi, poi trasformati in “libri sacri” con la successiva divinizzazione dei “theoi” operata dal pensiero greco-ellenistico, non fanno che parlare di loro. Le grandi religioni? «Sono nate, tutte insieme e in tutto il mondo, attorno al V secolo avanti Cristo, cioè quando questi personaggi – prima visibili, come Yahvè che parlava “faccia a faccia” con Mosè – sono improvvisamente scomparsi dalla circolazione». Biglino cita un padre della Chiesa vissuto nel III secolo, Eusebio di Cesarea. Nella sua “Praeparatio Evangelica”, Eusebio attinge al greco Filone di Biblos, che a sua volta riprende gli studi di Sanchuniaton, sacerdote fenicio del 1200 avanti Cristo. Il fenicio racconta di aver rinvenuto, in un tempio egizio dedicato ad Amon-Ra, un memoriale sconcertante, secondo cui gli “dei” antichi – poi trasformati in oggetto di culto – erano in realtà individui in carne e ossa.Uno di loro, il babilonese Nergal, si narra che sganciò dal cielo armi micidiali, annientando intere città e provocando l’improvvisa desertificazione della Mesopotamia. Anche in questo caso la Bibbia fornisce una sorta di “fotocopia”, narrando la distruzione, mediante l’impiego dell’“arma del terrore”, di Sodoma, Gomorra e le altre città della Pentapoli sulle rive del Mar Morto. Armi in realtà descritte con precisione nei Veda indiani: Enrico Baccarini, appassionato ricercatore, rivela che le “tejas astras” (armi a energia) fuorono impiegate dai Deva (i “theoi” asiatici) nelle loro guerre stellari combattute anche sulla Terra. Un bombardamento di quel genere avrebbe raso al suolo la grande citttà di Mohenjo Daro, nella valle dell’Indo, scoperta dagli inglesi solo a metà dell’800. L’intera civiltà Arappa, spiega Baccarini, costringe gli archeologi a riconsiderare datazioni e sequenze storiche: fiorì infatti 11.000 anni fa. E rivela indizi che portano alla misteriosa presenza di paleo-astronauti. Per la verità, gli stessi Veda sostengono che l’universo sia abitato da 400.000 specie umanoidi. C’è da credere, a quegli antichi testi in sanscrito? Sulle “istruzuioni” dei Veda si sono basati scienziati aerospaziali indiani per realizzare un modellino di astronave (curiosamente, a forma di pagoda). E sempre i Veda, scritti migliaia di anni fa, indicano – con sconcertante precisione – la misura della circonferenza terrestre e la stessa velocità della luce.Ha ragione il fenicio Sanchuniaton, secondo cui il pensiero magico-religioso non sarebbe stato che un colossale depistaggio, organizzato dalla casta sacerdotale per tentare di mantenere i propri antichi privilegi? Ex dignitari di corte si trasformarono in clero, sostituendo (con l’adorazione di “divinità” invisibili) l’antica obbedienza a “theoi” un tempo visibilissimi, e tutti giunti sulla Terra – pare – dalle Pleiadi e dalla costellazione di Orione? Suggestioni sempre più insistenti, man mano che le istituzioni cominciano ad ammettere la possibilità di forme di vita extraterrestre. Roberto Pinotti (fondatore del Cun, centro ufologico nazionale) è uno degli ufologi più importanti al mondo, storico collaboratore dell’aeronautica militare italiana. Sostiene che gli avvistamenti anomali registrati negli ultimi decenni sono stati un milione, di cui il 40% (ben 400.000) classificati dalle autorità come “non terrestri”. Sembra che da più parti si stia lavorando per preparare l’umanità a rivelazioni clamorose riguardo ai “fratelli dello spazio”, come li chiama il gesuita Gabriel José Funes, argentino come Papa Francesco.Padre Funes è il direttore del potente osservatorio astronomico installato dalla Compagnia di Gesù sul Mount Graham in Arizona. A che serve, ai gesuiti, un centro astrofisico come quello? Dichiaratamente: a indagare proprio sull’esobiologia, cioè sulla “vita extraterrestre”, a quanto pare sempre meno ipotetica: per il canadese Hellyer, a nostra insaputa, vivremmo già in compagnia dei “biondi nordici” (o anche “bianchi alti”), da non confondere con i “bassi grigi”, alti appena un metro e 20 – più o meno come la creatura che si racconta sia apparsa nel 1858 nella grotta di Lourdes alla giovanissima Bernadette Soubirous, che la chiamava “aquerò” (in occitano, “quella là”). «Se vedeste un grigio, vi rendereste subito conto di vedere qualcosa che non avete mai visto prima», dice Hellyer. «Se invece vedeste una delle “bionde nordiche”, allora potreste pensare di aver incontrato una donna della Danimarca». I “grigi”, aggiunge l’ex vicepremier canadese, sono piccini. Hanno braccia e gambe sottili, testa grossa e grandi occhi marroni. «Sono quelli che si vedono nella maggior parte dei film». A proposito: sicuri che la fantascienza non contenga precisi messaggi, come per abituarci progressivamente all’idea degli inevitabili incontri ravvicinati?Biglino ricorda che erano ebrei gli ideatori di un supereroe dei fumetti come Flash Gordon, proveniente dal pianeta Krypton (nascosto). Creato negli anni Trenta, Flash Gordon è l’antenato di Superman. Nome originario, in ebraico: Kal-El, cioè “El rapido e leggero”. La presunta “divinità” con la quale viene in contatto Abramo si presenta con il nome di El Shaddai. La traduzione in italiano (“Dio l’onnipotente”) è totalmente inventata: lo dice la Bibbia di Gerusalemme curata dagli autorevoli biblisti domenicani, secondo cui “El Shaddai” vuol dire, semplicemente, “signore della steppa”, laddove “El” è la radice di Elohim, vocabolo convenzionalmente tradotto con “Dio” ma in modo arbitrario, «visto che nessun traduttore al mondo – sottolinea Biglino – è tuttora in grado di spiegare il significato della parola “Elohim”». La Bibbia? Dibattito infinito: bisogna però sapere, ribadisce Biglino, che quell’insieme di testi è stato incessantemente manipolato a partire dal II secolo avanti Cristo, e la manipolazione è terminata solo con la vocalizzazione introdotta dai Masoreti. Un lavoro di revisione proseguito fino all’epoca di Carlomagno. Risultato: dall’Antico Testamento “masoretico” sono spariti 11 libri, ripetutamente citati in vari passi della Bibbia stessa. Uno di questi riguarda “le guerre di Yahvè”.Il teologo cattolico Ermis Segatti conferma che la Bibbia non racconta la “creazione” dell’uomo: dice solo che «siamo stati fatti», cioè “fabbricati”, utilizzando materia preesistente. Corrado Malanga, ricercatore universitario a Pisa, sottolinea l’abisso che separa l’australopiteco dagli ominidi successivi: gli stessi genetisti, oggi, convergono sull’opportunità di riconsiderare i testi antichi come “libri di storia” ante litteram, capaci di spiegare il “missing link” tra uomo e scimmia. Un analogo “anello mancante” differenzia la patata commestibile dal tubero suo progenitore, e lo stesso grano dal farro selvatico: tutte specie comparse sulla Terra all’improvviso, grossomodo nel periodo che la Genesi indica come quello in cui erano in corso le sperimentazioni genetiche del Gan, in “giardino protetto e recintato” posto nella regione geografica di Eden, fra Turchia e Mar Caspio. In antica lingua persiana, è il termine “pairidaēza” a indicare il giardino recintato (da cui il greco “parádeisos”, fino al nostro “paradiso”). Se il pensiero “essoterico” ha fondato religioni, quello esoterico tende a fidarsi solo dei simboli: conterrebbero le tracce degli archetipi, cioè gli “eventi, materiali e immateriali” all’origine della nostra storia. Un corpus sapienziale che gli esoteristi riconducono a quella che chiamano “tradizione unica primordiale”. La sua provenienza? Ignota.Nel libro “L’altra Europa”, Paolo Rumor (nipote del più volte premier Mariano Rumor) racconta di un’unica dinastia di potere che reggerebbe il mondo da 12.000 anni. Sarebbe nata in Mesopotamia per poi trasferirsi in Egitto, quindi in Grecia e nel resto del Mediterraneo, dando vita a tutte le civiltà di cui si occupano gli storici. La chiama, semplicemente, “la Struttura”. Fonte: i diari del padre, Giacomo Rumor, che nel dopoguerra fu messo a parte di questo ipotetico grande segreto dall’esoterista francese Maurice Schumann, tra i fondatori del gollismo. Mesopotamia, Anunnaki: chi erano, in realtà, i Sumeri? Possibile che tuttora non si conoscano le origini di una fiorentissima civiltà nata dal nulla ma in possesso di conoscenze avanzatissime – agricoltura, architettura, diritto, astronomia – proprio sulle rive dell’Eufrate, cioè non lontano da quel Gan-Eden da cui, secondo la Genesi, fu cacciato Caino? Lo scozzese Graham Hancock suggerisce di rileggerle con occhi nuovi, le “impronte degli dei”, perché potrebbero riservarci grosse sorprese. Lo stanno già facendo: le piramidi scoperte a Visoko, in Bosnia, hanno 28.000 anni. E l’ipotetica metropoli appena rinvenuta in Sudafrica, a due passi dalle più antiche miniere d’oro del pianeta, ne avrebbe addirittura 160.000. Notizie, spunti, segnalazioni e ricerche al cui confronto, forse, rimpiccioliscono un po’ anche gli alieni di canedesi di Paul Hellyer.L’alieno è fra noi, e ci protegge: lavora segretamente per evitare che l’uomo distrugga la Terra, impiegando le armi atomiche. E’ la tesi rilanciata dall’ingegner Paul Hellyer, già vicepremier e ministro della difesa del Canada, perfettamente al corrente – quand’era in carica – dei segreti strategici del Norad, la difesa missilistica nordamericana. Clamorose le sue prime esternazioni, nel 2005 all’università di Toronto: gli extraterrestri sono con noi da sempre e si sono installati nel Nevada (Area 51) dopo le atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Obbiettivo: dialogare con gli Usa e convincerli a non ripetere l’esperimento. «Il loro aspetto umanoide li rende simili a noi, e ben 6 di loro siedono nel Congresso statunitense». Temono che l’umanità possa annientarsi, distruggere la Terra e creare ripercussioni nel cosmo. Nel 2004, aggiunse Hellyer, il presidente Bush chiese alla Nasa di creare una base avanzata sulla Luna entro il 2020: vero obiettivo, monitorare il traffico alieno e intercettare minacce dallo spazio, da parte di entità ostili. Tesi rilanciate nel 2014 in un’intervista a “Rt”: sarebbero almeno 80 le specie extraterrestri, anche “residenti” nel sistema solare, e alcune di queste collaborano con le autorità terrestri da mezzo secolo: dobbiamo a loro l’introduzione delle luci a led, dei microchip e di materiali come il kevlar. Ma in realtà, sottolinea l’ex ministro canadese, gli alieni sono tra noi da migliaia di anni.
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Dai padroni oscuri nel 2019 avremo altre finte rivoluzioni
Nel 2015 dicevamo per il 2016: «Alcune crisi mondiali come quella Islam-Occidente o quella Occidente-Russia, create per condizionarci, assumeranno forme e sviluppi ancora più inquietanti: l’aumento dell’emergenza migratoria e del terrorismo islamista in Europa, l’estendersi della crisi ad altri paesi, l’estensione di un ruolo inquietante e destabilizzante della Turchia di Erdogan». Queste stesse tendenze si sono manifestate anche nel 2017 e nel 2018. E certamente continuerà in questo modo nel 2019, aggiungendo l’aggravarsi prevedibile del contrasto interislamico sciiti-sunniti, e quello inter-sunnita tra il fronte guidato dal Qatar ed il fronte guidato dall’Arabia Saudita. E sempre nel 2015-2016-2017 scrivevamo: «La guida occulta mondiale rimarrà saldamente nelle mani della piramide gesuita-massonica, anche se il superiore gioco del divide et impera comincerà a creare fratture competitive anche in questo fronte». Questo è con grande precisione quello che è poi avvenuto e che avrà ulteriori sviluppi nel 2019. La Brexit, la presidenza Trump, il ruolo dei sovranisti solo apparentemente anti-sistema, le manifeste debolezze del quadro intereuropeo, i fallimenti e le spaccature del Pd, il risorgere delle destre parafasciste, le forti voci di dissenso a Papa Francesco nelle gerarchie cattoliche…Questi e numerosi altri segnali mostrano con evidenza che il blocco granitico di potere gesuita-massonico ha ormai delle forti incrinature. Foriere di forti tempeste, di feroci scontri, ma anche di maggiori spazi per la libertà delle coscienze. Come già per lo scorso anno, la presidenza Trump appare come un elemento di forte rottura degli equilibri precedenti, e continuerà ad avere certamente un ruolo destabilizzante – come dimostrano le prese di posizione filo-sioniste su Gerusalemme, l’attiva campagna industrialista e antiecologista, le guerre commerciali al resto del mondo e l’aperto sostegno ai peggiori ambienti economici americani. Da una parte sarà il più forte ostacolo ai disegni di dominazione del gruppo gesuita-massonico, ma dall’altra anche un elemento amplificatore di forme-pensiero degradanti, aggressive, violente, antiumane. Una modalità molto diversa da quella “gesuitica” fredda e apparentemente “buona”, ma sempre per fini manipolatori. Che tuttavia già da qualche anno non stava dando i risultati sperati di “seduzione” ampia ed efficace dell’opinione pubblica.Di fronte alle varie risposte positive delle coscienze in risveglio, che non si sono fatte sedurre più di tanto dai disegni di centralizzazione e verticalizzazione, i gruppi di manipolazione mondialisti hanno ormai chiaramente deciso di puntare su un periodo di emergenze e di spaccature, che prepari il terreno in modo forzoso ad una nuova, successiva spinta alla centralizzazione, e ad una ulteriore perdita di libertà e sovranità locali. Visto che non ci convinciamo con le “buone”, loro stanno liberando nuovamente i “cattivi” evidenti, e hanno riaperto il ring degli scontri e della devastazione. Ma speriamo bene, soprattutto nelle risposte delle coscienze. Il ruolo di Putin va interpretato nella stessa direzione. Non si tratta di un “salvatore”, come molti in modo ingenuo interpretano il ruolo di questo sanguinario feudatario del potere, ma di una delle pedine fondamentali del “divide et impera” che si affaccia come nuova stagione della manipolazione, e che vedremo svilupparsi ancora nel 2019. Anche in Italia il patto d’acciaio gesuita-massonico, che ha prodotto papato e renzismo, e che ha falcidiato le fila dei vecchi avversari politici ed economici, sia ai livelli locali che nazionali, comincia a mostrare alcune crepe.Il gioco politico – con la evidente crisi dello sfrontato e ridicolo renzismo, e del decotto Pd – si è riaperto, come prevedevamo già dal 2017. L’influenza della presidenza Trump e degli ambienti conservatori internazionali si è già fatta sentire negli equilibri politici italiani, con l’improvviso risorgere della destra leghista. Una destra che, dietro la sentita esigenza di ordine e sicurezza, nasconde ed esercita una sollecitazione anti-coscienza all’odio e all’egoismo. Avevamo scritto che avremmo probabilmente visto un Cinquestelle chiaramente indirizzato a cercare di agguantare le poltrone di comando di Palazzo Chigi. E avevamo anticipato che, qualora questo fosse avvenuto, la dirigenza M5S avrebbe svelato il proprio vero volto di strumento del potere, di nuovi camuffamenti manipolatori delle solite vecchie congreghe. Una presidenza del Consiglio e altri incarichi di governo nelle mani di uomini chiaramente vicini ai gesuiti, e le stupefacenti virate in senso filo-americano, filo-Nato, filo-euro, filo-Unione Europea, filo-finanza internazionale, filo-vaccini, filo-spese militari, filo-Tap e altro, la dicono lunga su chi veramente si cela dietro gli impulsi sani di tanti bravi ragazzi. Bravi idealisti, illusi per anni dalle seduttive parole di una maschera Grillo ormai ridotta al silenzio. E che sono e saranno i primi a soffrire per i brutali “tradimenti”, che vedremo crescere e farsi evidenti – a beneficio delle coscienze – anche nel 2019.Ora queste due appendici italiane del divide et impera mondiale, la destra parafascista della Lega e il gesuitico Cinquestelle, convivono con difficoltà nel governo, pur di sostituire la classe dirigente precedente, ormai decotta e non più utile al potere vero, preparando la stagione di un nuovo teatro di finta alternanza democratica, nel quale la Lega si porrà come nuova destra egoica e conservatrice, e il M5S come nuova sinistra fintamente progressista. Un nuovo teatrino fatto per illuderci che un cambiamento della politica sia avvenuto, concedendo qualcosa alle masse e sacrificando con nostra soddisfazione vecchi gruppi politico-affaristici, pur di consentire ai soliti poteri occulti di continuare a gestire e manipolare la struttura istituzionale politica, economica, scientifica e culturale. Il progetto di Unione Europea è ormai entrato in una fase di crisi: il vento del divide et impera, sulla spinta della Brexit, delle proteste di piazza francesi, delle spinte leghiste, pentastellate, ungheresi, austriache, polacche, soffia forte sulle strutture europee, accompagnato dalle spaccature create dalla artificiosa e forzata emergenza immigratoria. Tutto ciò avrà un peso nelle elezioni per il Parlamento Europeo del 2019, e da queste potrebbe emergere un nuovo equilibrio delle strutture europee.Un cambiamento possibile perché nulla cambi, in fondo, nella tenuta dei grandi poteri dietro le quinte, sul modello di quanto sta gattopardescamente avvenendo in Italia. Come già detto lo scorso anno, le forze mondialiste cercheranno in ogni modo di sfruttare anche questa crisi per creare ulteriori emergenze e ricompattarci sotto ulteriori perdite di sovranità. Ma non è detto riescano. Dipenderà molto dal grado di risveglio dell’opinione pubblica. I governi delle grandi potenze occidentali continueranno a perseguire i disegni dei loro padroni oscuri, ammantandosi di perbenismo e dell’immagine ipocrita di finte democrazie. Mentre il volto anti-umano della emergente potenza cinese sarà ancora più evidente, e la grande civiltà indiana continuerà a sprofondare in un gretto e volgare materialismo. E l’Africa, apparentemente abbandonata e lasciata al proprio destino, sarà sempre più da una parte terreno del conflitto di religioni e culture, e dall’altro territorio di conquista delle armate economiche neocolonialiste straniere. E i paesi islamici continueranno a svolgere il ruolo di vittime e di volano della creazione di vortici di violenza, odio e paura con effetti anti-coscienza in tutto il mondo. Mentre un Israele sempre più fanatico, duro e nazionalista continuerà a svolgere un ruolo squilibrante in tutto il Medio Oriente.Le grandi forze industriali continueranno a inquinare e devastare l’ambiente, e i loro padroni oscuri useranno in modo crescente il disastro creato dai loro stessi strumenti per evidenziare l’emergenza climatica e spingere il mondo a creare nuove forme di governance mondiale e le nazioni a cedere sovranità. Anche in questo caso la presidenza Trump sembra ostacolare temporaneamente questi progetti (ma forse favorirli a più lunga scadenza, inducendo un ulteriore peggioramento dell’emergenza ambientale). L’attacco portato alla salute dei corpi attraverso la perversa strategia mondiale di obbligo vaccinale – partita proprio dall’Italia – continuerà certamente con forza, attraverso il malefico strumento di vaccini appositamente alterati per indurre problemi alle coscienze in risveglio. Prepariamoci a una lotta dura e intensa, nella quale avremo l’appoggio del Cielo. Fino ad ora questa operazione ha prodotto come risultato un forte risveglio di coscienze, in numero crescente. Questo effetto continuerà anche nel 2019, soprattutto a causa dell’aumento delle reazioni “avverse” ai vaccini, alle quali l’opinione pubblica sarà sempre più attenta.Anche nel 2019 ogni crisi verrà fomentata o usata per controllarci meglio, per spingerci infine verso formazioni centralizzate mondialiste o premondialiste, come l’Europa, per toglierci sovranità, democrazia e libertà esteriori. Faranno tutto questo, come nel 2018 e negli anni precedenti, solamente per bloccare il più grande fenomeno dei nostri tempi: il risveglio delle coscienze. Quel risveglio che per la prima volta nella storia umana sta producendo masse importanti – anche se non ancora maggioritarie – capaci di una epocale rivoluzione interiore: quella di mettere gli esseri della natura, gli animali e gli altri esseri umani, quanto meno sullo stesso piano di se stessi. Quella rivoluzione interiore che per la prima volta fa in modo che tanta gente – almeno un terzo dell’umanità – cominci a pensare che non siamo venuti qui per predare tutto quello che incontriamo, ma per vivere in armonia con la natura e volendo l’uno il bene dell’altro. Cominciando finalmente ad amare il nostro prossimo come noi stessi. Ecco, anche nel 2019 grandi e oscuri poteri di manipolazione cercheranno di bloccare o rallentare questa rivoluzione delle coscienze, il cui effetto sarà un giorno la liberazione dell’umanità proprio da quei poteri.(Fausto Carotenuto, estratto da “Come sarà il 2019?”, post pubblicato su “Coscienze in Rete” il 29 dicembre 2018. Già analista geopolitico dell’intelligence Nato, Carotenuto è approdato a una visione spiritualistica del mondo, condensata nel saggio “Il mistero della situazione internazionale”, pubblicato da UnoEditori. Carotenuto considera i gesuiti come il vertice della piramide vaticana, e giudica altrettanto negativamente la massoneria nel suo complesso, in quanto organismo di ispirazione mondialista, a suo parere interamente funzionale a un disegno di dominio).Nel 2015 dicevamo per il 2016: «Alcune crisi mondiali come quella Islam-Occidente o quella Occidente-Russia, create per condizionarci, assumeranno forme e sviluppi ancora più inquietanti: l’aumento dell’emergenza migratoria e del terrorismo islamista in Europa, l’estendersi della crisi ad altri paesi, l’estensione di un ruolo inquietante e destabilizzante della Turchia di Erdogan». Queste stesse tendenze si sono manifestate anche nel 2017 e nel 2018. E certamente continuerà in questo modo nel 2019, aggiungendo l’aggravarsi prevedibile del contrasto interislamico sciiti-sunniti, e quello inter-sunnita tra il fronte guidato dal Qatar ed il fronte guidato dall’Arabia Saudita. E sempre nel 2015-2016-2017 scrivevamo: «La guida occulta mondiale rimarrà saldamente nelle mani della piramide gesuita-massonica, anche se il superiore gioco del divide et impera comincerà a creare fratture competitive anche in questo fronte». Questo è con grande precisione quello che è poi avvenuto e che avrà ulteriori sviluppi nel 2019. La Brexit, la presidenza Trump, il ruolo dei sovranisti solo apparentemente anti-sistema, le manifeste debolezze del quadro intereuropeo, i fallimenti e le spaccature del Pd, il risorgere delle destre parafasciste, le forti voci di dissenso a Papa Francesco nelle gerarchie cattoliche…
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Fracchia contro Dracula: gli eroi gialloverdi e i vampiri Ue
«Non si può votare per abolire la legge di mercato, come non si può votare per abolire la legge di gravità» (Carlo Alberto Carnevale Maffè, Università Bocconi). Dopo aver giurato e spergiurato che non avrebbero mai ceduto, i Grilloverdi naturalmente hanno ceduto, stralciando sia quel che resta del miserrimo Reddito di cittadinanza, che la fantomatica Quota 100 pensionistica dalla manovra finanziaria, per renderla più digeribile ai vampiri dell’Ue. Come Fracchia, minacciano sfracelli davanti ai colleghi, per poi cagarsi sotto all’arrivo del capoufficio. In particolare non c’è promessa solenne o valore fondante che la maggioranza dei grillini non sia disposta a rimangiarsi fino all’ultima briciola, pur di restare aggrappata alla posizione di potere che ha raggiunto, e che si restringe e diventa sempre più scivolosa, come una lastra di ghiaccio in un mare in tempesta, circondata dai pescecani, soprattutto leghisti. Tutta la fantascientifica rivoluzione del M5S s’è ridotta al bisogno disperato di riuscire a distribuire qualche buono spesa ai suoi elettori, prima che Salvini glieli porti via tutti. Mentre l’Unione Europea continua a spedire lettere minatorie a raffica come uno spam bot.Questo match truccato fra cazzari e sanguisughe è avvilente. La nostra unica speranza è il loro annientamento reciproco. Purtroppo però hanno più volte dimostrato d’avere la resilienza degli scarafaggi, specialmente la Lega, che si trova bene in entrambe le categorie, e quando si sarà sgonfiata la bolla populista, conta di tornare fra i “moderati”, i borghesi (post) berlusconiani i cui interessi in realtà non ha mai smesso di tutelare in via prioritaria, alla faccia del popolo. La democrazia occidentale s’è rivelata la peggiore truffa a schema piramidale del millennio. Votare è inutile, nella migliore delle ipotesi. Perché non c’è nessun vero cambiamento politico e sociale possibile senza cambiamento del modello economico. Questa pantomima è l’unica “democrazia” consentita dal capitalismo. Intanto il cadavere del Pd aspetta d’essere rianimato dal morso di Minniti. Le conduttrici “progressiste” lo adorano, Gruber, Panella, Merlino, Berlinguer, lo intervistano con occhi sognanti, lo supplicano di salvare la nazione dai fascisti impresentabili. E riconsegnarla a quelli beneducati.(Alessandra Daniele, “Fracchia contro Dracula”, da “Carmilla” del 4 novembre 2018. Blogger disillusa sul menù politico italiano e curatrice della rurbica “Schegge taglienti” proprio su “Carmilla”, Alessandra Daniele ha collaborato a tre antologie cartacee, due progetti collettivi Creative Commons che ha contribuito a ideare, “Sorci Verdi” (Alegre, 2011), “Scorrete lacrime, disse lo sceriffo” (Crash, 2008) e l’antologia urban horror “Sinistre Presenze” (Bietti, 2013). Ha pubblicato due diverse raccolte dei suoi testi “carmilliani”: “Schegge Taglienti” (Agenzia X, 2014) e l’ebook gratuito “L’Era del Cazzaro” (Carmilla, 2016). C’è un suo racconto anche nella raccolta fotografica “Banditi dell’alta felicità”, edita dal movimento NoTav. Il suo spazio su “Carmilla” lo chiama “bloggino”, definendolo «uno spinoff per testi (ancora) più brevi». Precisa: «Non sono né su Facebook né su Twitter. Sono su “Carmilla”. E qualche volta al mare»).«Non si può votare per abolire la legge di mercato, come non si può votare per abolire la legge di gravità» (Carlo Alberto Carnevale Maffè, Università Bocconi). Dopo aver giurato e spergiurato che non avrebbero mai ceduto, i Grilloverdi naturalmente hanno ceduto, stralciando sia quel che resta del miserrimo Reddito di cittadinanza, che la fantomatica Quota 100 pensionistica dalla manovra finanziaria, per renderla più digeribile ai vampiri dell’Ue. Come Fracchia, minacciano sfracelli davanti ai colleghi, per poi cagarsi sotto all’arrivo del capoufficio. In particolare non c’è promessa solenne o valore fondante che la maggioranza dei grillini non sia disposta a rimangiarsi fino all’ultima briciola, pur di restare aggrappata alla posizione di potere che ha raggiunto, e che si restringe e diventa sempre più scivolosa, come una lastra di ghiaccio in un mare in tempesta, circondata dai pescecani, soprattutto leghisti. Tutta la fantascientifica rivoluzione del M5S s’è ridotta al bisogno disperato di riuscire a distribuire qualche buono spesa ai suoi elettori, prima che Salvini glieli porti via tutti. Mentre l’Unione Europea continua a spedire lettere minatorie a raffica come uno spam bot.
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Akakor, Amazzonia: l’impero segreto dei Figli delle Stelle
Nel 13.000 avanti Cristo, «brillanti navi dorate» raggiunsero le foreste lussureggianti del Sudamerica. Ne scesero «maestosi stranieri con la carnagione bianca, il volto contornato dalla barba, folta chioma nera con riflessi blu». Avevano anche «sei dita alle mani e ai piedi», proprio come i Nephilim (giganti) di cui parla la Bibbia, il cui ultimo discendente, Golia, secondo il racconto biblico fu abbattuto dal mitico Davide. I personaggi comparsi in Amazzonia «dissero di provenire da Schwerta, una costellazione lontanissima con innumerevoli pianeti, che incrocia la Terra ogni 6.000 anni». Sconosciuta la tecnologia in loro possesso: «Pietre “magiche” per guardare ovunque nel mondo, arnesi che scagliano fulmini e incidono le rocce, la capacità di aprire il corpo dei malati senza toccarlo». Fiabe? Chissà. In ogni caso, si tratta di storie pericolose: spesso sono costate la vita ai ricercatori che tentarono di approfondirle, capirle, svelarle (compreso un vescovo cattolico, monsignor Giocondo Grotti). E’ un vero e proprio cimitero – sconosciuto ai più – quello dei “cercatori” dell’altro Eldorado, l’ipotetica civiltà dei Figli delle Stelle che, in Amazzonia, avrebbero fondato imponenti città-Stato (sotterrannee) tra piramidi sepolte nella giungla, rivelando all’umanità la sua vera origine. Prima vittima di questa leggendaria scoperta: un giornalista tedesco, Karl Brugger, stabilitosi nel dopoguerra a Manaus.La sua avventura inizia nel 1972, nell’ex capitale del caucciù alla confluenza tra l’Amazonas e il Rio Negro. Dopo tante esplorazioni tra gli indios, Brugger fa l’incontro che gli cambierà la vita: entra in contatto con Tatunca Nara, che si considera l’ultimo capo degli Ugha Mongulala, misteriosa Tribù degli Alleati Eletti. Da lui proviene un racconto straordinario, tratto direttamente dai “libri sacri” che costituiscono la cronistoria di un regno scomparso, Akakor. La “Cronaca di Akakor” racconta Dino Vitagliano sul blog “Acam”, ripreso da “La Crepa nel Muro”, si compone di vari testi: “Il Libro del Giaguaro”, “Il Libro dell’Aquila”, “Il Libro della Formica” e “Il Libro del Serpente d’Acqua”. C’è scritto che gli Alleati Eletti, provenienti dal cielo, «con infinito amore donarono agli indios il lume della civiltà e gettarono le basi di un impero vastissimo». Il reame comprendeva «Akakor, l’imprendibile fortezza di pietra nella vallata sui monti al confine tra Perù e Brasile», ma anche «Akanis in Messico e Akahim in Venezuela», senza contare «le grandiose città di Humbaya e Patite in Bolivia, Cadira, Emin sul Grande Fiume e maestosi luoghi sacri: Salazare, Tiahuanaco e Manoa sull’altopiano a sud». L’antropologo Samir Osmanagich, scopritore delle Piramidi di Visoko in Bosnia datate 28.000 anni, avverte: l’Amazzonia e l’America Centrale ospitano migliaia di antichissime piramidi, sepolte dalla vegetazione: costruite da chi?La disposizione delle piramidi, incluse quelle egizie – aggiunge Osmanagich – riproduce sempre il sistema stellare di qualche precisa costellazione. E’ il caso delle 13 “città invisibili” di Akakor, costruite nel sottosuolo per sfuggire alla vista degli intrusi: «La loro pianta riproduce fedelmente Schwerta, la dimora cosmica degli Antichi Padri». Secondo il racconto della “Cronaca di Akakor”, di sapore mitologico, «una luce innaturale» illumina le città dall’interno, mentre un ingegnoso complesso di canalizzazioni assicura l’afflusso di aria e acqua anche in profondità. Nella narrazione poi compaiono numeri precisi, per raccontare l’improvvisa scomparsa dei “padri celesti”: «Il potente dominio, che contava sotto di sé 362 milioni di individui, durò 3.000 anni». Poi, nell’Ora Zero – identificata nel 10.481 avanti Cristo – gli Antichi Padri «ripresero la via del cielo», sia pure «con la promessa di ritornare». Un viavai astronautico, che ricorda quello che Mauro Biglino ricava direttamente dalla rilettura letterale, in ebraico, dell’Antico Testamento (solitamente tradotto con un’infedeltà clamorosa, capace di trasformare in “gloria” l’inesplicabile “Khavod” con cui, si legge, l’Eohim chiamato Yahvè era solito volare, come su un’astronave capace di varcare le “porte del cielo” che conducono “le olàm”, nello spazio sconosciuto).La partenza dei Figli delle Stelle dall’Amazzonia, prosegue la sintesi offerta da Vitagliano, fu decisamente traumatica: «La Terra parve piangere la loro scomparsa e, 13 anni dopo, un’immane catastrofe si abbattè sul pianeta e sconvolse il suo aspetto, seminando ovunque morte e desolazione». Sapevano, gli “dei” precipitosamente partiti, che cosa sarebbe successo al nostro pianeta? Al che, gli uomini «persero la fede» in quelli che avevano cominciato a considerare “dèi”. La società umana degenerò, e gli individui presero a commettere «azioni crudeli», pessima abitudine protrattasi «nei millenni a venire». Ma non è tutto: «Seguì un seconda catastrofe: una stella gigantesca dalla coda rossa impattò la Terra, provocando un immane diluvio», altro “topos” narrativo citato in tutte le letterature antiche. Secondo le parole di quelli che, nel frattempo, erano diventati sacerdoti, «quando la disperazione avesse raggiunto il culmine, i Primi Maestri sarebbero tornati». Circa 6.000 anni dopo, infatti – nel 3.166 avanti Cristo – ricomparvero le “navi d’oro”. Un nuovo ciclo di regalità “illuminata”: «Lhasa, il Sublime, regnò ad Akakor». E attenzione: «Suo fratello Samon volò sul Nilo per fondare un secondo impero». In più, il nuovo potere egizio «approdava regolarmente in terra sudamericana», sempre «a bordo di immense navi».A che punto era, nel resto del mondo, la civiltà umana attorno al 3000 avanti Cristo? A Creta stava per nascere la cultura minoica, sulla sponda orientale del Mediterraneo sorgeva il villaggio da cui sarebbe nata Troia, mentre sul Nilo regnava la primissima dinastia di faraoni. Più avanzata la civiltà dei Sumeri in Mesopotamia, con importanti città come Ur e Uruk, mentre in Siria si stagliavano le mura di Aleppo. Grandi movimenti da oriente verso occidente: la Cina già molto sviluppata, i contatti con l’Iran, i primi stanziamenti indoeuropei in Ucraina e l’agricoltura che si affaccia sul Baltico, mentre in Inghilterra sorgono le prime tracce di Stonehenge. Legami con l’Amazzonia? Reperti di varia natura scoperti dagli archeologi confermano la presenza egiziana in Sudamerica, come la Roccia delle Scritture che l’antropologo statunitense George Hunt Williamson rinvenne sulle Ande nel 1957, istoriata da geroglifici simili a quelli egizi, venerata dai nativi e collegata alla discesa di antenati spaziali che dimoravano nel “Gran Paititi”. Fili non proprio invisibili, che collegano continenti lontani, fino al mitico impero delle Amazzoni.«Il principe di Akakor – prosegue la “Cronaca” del regno amazzonico – governò con saggezza riorganizzando l’impero distrutto ed eresse nuove città come Manu, Samoa e Kin in Bolivia, e Machu Picchu in Perù. Trecento anni rimase sulla Terra, finchè un giorno si diresse sulla Montagna della Luna, sopra le Ande, e disparve nel cielo in un fuoco». Partenza che riecheggia quella di Quetzalcoatl, misterioso personaggio messicano poi venerato come “divinità”. Millenni di guerre contro le tribù nemiche – aggiunge Vitagliano – videro Akakor cadere e risorgere più volte, stringendo anche alleanze con «stirpi straniere giunte da lontano». Attenzione: le tradizioni degli Ugha Mongulala parlano di «popolazioni bianche, come i Goti che visitarono le loro terre». Nientemeno: sarebbero gli antenati degli stessi Goti che, con Alarico, avrebbero tentato di ripristinare la perduta “regalità iniziatica” resuscitando quel che restava dell’Impero Romano.Ancora una volta, sottolineano i blog “Acam” e “La Crepa nel Muro”, questa citazione si rivela una notevole conferma delle antiche cronache medievali, nelle quali «navi vichinghe partite all’esplorazione di mondi lontani, dopo un naufragio, approdarono sulle coste del Sudamerica». Nella Sierra di Yvytyruzu, in Paraguay, l’archeologo franco-argentino Jacques de Mahieu negli anni ‘70 scoprì un masso istoriato di caratteri runici e disegni dei Drakkar, le navi nordiche, con anche un uomo barbuto protetto da un’armatura. «Le attuali popolazioni di quei territori possiedono la pelle bianca, un torace sviluppato e la barba». Ma un evento ancor più strano, «preconizzato nelle antiche scritture degli Antenati Divini», è l’arrivo ad Akakor di 2.000 soldati tedeschi: militari del Terzo Reich, che aiutarono gli indios ad armarsi contro i “barbari bianchi” (ma senza successo, perché la Germania stava ormai perdendo la Seconda Guerra Mondiale). «I nativi ricordano lo stemma cucito sulla giacche delle truppe, identico ai covoni di grano in foggia di svastica, che rotolavano dalle colline durante cerimonie sacre nel solstizio d’estate».Lo stesso Hitler era ossessionato a tal punto dalle tradizioni esoteriche da abbracciare le idee della società segreta Thule, che prendeva il nome di un vasto territorio esteso dal Mar del Gobi al Polo Nord, abitato dalla “civiltà degli Iperborei”, considerata custode di antiche conoscenze perdute. L’esistenza di una “razza antichissima” che viveva in cavità sotterranee in Amazzonia stimolò la sua curiosità, spingendo il capo del nazismo a inviare numerose spedizioni in tutto il globo per accertare la veridicità dei suoi studi occulti. In questo caso il contingente tedesco “atteso” dagli indios salpò da Marsiglia, a bordo di un sommergibile, per una missione segretissima: tentare di prendere contatto con la mitica Tribù degli Alleati Eletti, quella che – decenni dopo – Karl Brugger avrebbe intercettato, incontrando Tatunca Nara (cioè la fonte principale della leggendaria “Cronaca di Akakor”). Sempre secondo Dino Vitagliano, non fu casuale la scelta, da parte dei nazisti, di partire dal porto mediterraneo: «Un resoconto di viaggio del navigatore greco Pitea di Massalia, nel IV sec a.C., il “De Oceano”, narra la partenza da Massalia, l’antica Marsiglia, per giungere alla mitica Thule ubicata nei ghiacci remoti nel lontano Nord. Molto probabilmente la città francese custodisce segreti esoterici noti ai nazisti da lungo tempo».Sempre secondo la “Cronaca”, il Tempio del Sole di Akakor, vigilato da guardie armate, custodisce mappe segrete, vergate dagli Antichi Padri: mostrano il cosmo com’era millenni prima, con altre Lune, un’isola perduta ad Ovest e una terra in mezzo all’Oceano, «inghiottite dai flutti nel corso di un’epica battaglia stellare», combattuta tra due progenie di “dèi”, le cui conseguenze «investirono persino i pianeti Marte e Venere». A un certo punto, in questa favolosa cosmogonia, compare l’umanità: «I Signori del Cielo portarono l’uomo da un pianeta all’altro, fino a giungere sulla Terra». Già l’austriaco Hanns Hoerbiger, teorico nazista, aveva postulato l’esistenza di varie Lune nelle ère perdute della Terra. Poi c’è un’allusione diretta ai Vimana, le “astronavi” dei Deva (i paleo-astronauti indiani di cui si parla nei Veda, poi trasformati in “divinità” con la nascita dell’Induismo): le mappe di Akakor, citate da Brugger, si ricollegano alla carta astronomica del 4.000 avanti Cristo, appartenuta al compianto ricercatore britannico David Davenport sulle rotte dei Vimana verso il nostro pianeta, provenienti da sistemi stellari lontanissimi. Amazzonia, India, Palestina: è come se venisse raccontata sempre la stessa storia, sia pure in lingue diverse. Qualcuno sarebbe giunto sulla Terra dallo spazio profondo, dando origine all’uomo.Nella foresta pluviale amazzonica, questa “conoscenza” sarebbe stata preservata secondo precise modalità: «Fedeli ai desideri dei Primi Maestri, i sacerdoti raccolsero tutto il sapere e la storia della Tribù Eletta in libri custoditi in una sala scolpita nella roccia all’interno delle dimore sotterranee. Nello stesso luogo gli enigmatici disegni dei Padri Divini sono incisi in verde e azzurro su di un materiale sconosciuto. Disegni che né l’acqua né il fuoco riescono a distruggere». Sempre nel Tempio del Sole, «nei sotterranei giacciono anche armi simili a quelle dei tedeschi appartenute agli “dèi”, l’astronave di Lhasa, un cilindro di metallo ignoto che volava senz’ali, e un veicolo anfibio che attraversava le montagne». Tatunca Nara raccontò a Karl Brugger di aver visto con i suoi occhi «una sala rischiarata da una luminosità azzurrina che mostrava in animazione sospesa quattro persone, tra cui una donna, con sei dita alle mani e ai piedi, entro contenitori di cristallo pieni di liquido». Fervida fantasia fantascientifica – decisamente fuori luogo, in un indio amazzonico degli anni ‘70 – o testimonianza semplicemente sconcertante, così come l’intera storia del regno sotterraneo di Akakor fondato dai Padri Celesti?Il ricercatore italiano Antonio Filangieri verificò le credenziali di Karl Brugger tramite il fratello, Benno, incontrato a Monaco. Benno Brugger rivelò a Filangieri che, dopo l’improvvisa morte di Karl, «colpito in circostanze misteriose da una pallottola nel 1984», il consolato tedesco aveva perquisito l’appartamento di Karl a Rio de Janeiro, confiscando tutta la documentazione relativa alla spedizione di Akakor. «In seguito, le casse con gli incartamenti furono oggetto di diversi tentativi di furto». Di punto in bianco, il console tedesco di Rio venne trasferito in Costa d’Avorio, con i documenti al seguito. Parte del materiale, infine, scomparve non appena giunse in Germania, dov’era arrivato su richiesta di Benno Brugger. Ma non tutto era perduto: «Quando Tatunca Nara avviò delle trattative con alti ufficiali bianchi per fermare lo sterminio indiscriminato degli indios, che prosegue tuttora indisturbato da parte delle autorità, ebbe modo di affidare alcuni scritti degli “dèi” a un vescovo cattolico». Si tratta di monsignor Giocondo Grotti. Dopo aver spedito i documenti in Vaticano, il prelato morì in uno strano incidente aereo, il 28 settembre 1971, durante il decollo dalla pista amazzonica di Sena Madureira, nello Stato dell’Acre, alla frontiera brasiliana con il Perù. Disgustato dai “barbari” bianchi, Tatunca Nara si dichiara orgoglioso delle sue origini: «Noi siamo uomini liberi, del Sole e della Luce. Non vogliamo gravare il nostro cuore del peso della loro fede errata e bugiarda».Con pazienza, conclude Vitagliano, il vecchio Tatunca Nara attende il ritorno degli “dèi”. O forse le “divinità”, tuttora nascoste negli impenetrabili recessi di Akakor, «attendono con pazienza che gli uomini tornino a loro stessi». In ogni caso, aggiunge il ricercatore su “Acam”, il Terzo Reich non fu il solo a interessarsi al mitico regno amazzonico. L’antica civiltà scomparsa, le cui colossali rovine sarebbero sepolte sotto le foreste del Sudamerica, è stato il sogno di numerosi avventurieri nel corso delle varie epoche. Già nel 1530 l’ufficiale di Pizarro, Francisco Orellana, favoleggiava di un reame pieno d’oro tra il Rio delle Amazzoni e il fiume Orinoco. La Chiesa ne sa qualcosa: «I gesuiti sono in possesso di antichi scritti di viaggio relativi a un’antica popolazione che dimora in una città maestosa nella giungla brasiliana». Un gruppo di sette uomini, guidato dal geografo americano Hamilton Rice, nel 1925 si spinse nella Sierra Parima, tra Venezuela e Brasile, alla scoperta di Ma-Noa, la capitale del leggendario El Dorado. Curiosamente, annota Vitagliano, il nome ricorda Manu, una delle 13 città costruite da Lhasa, detto il Sublime, che avrebbe regnato su Akakor 3.000 anni prima di Cristo.La documentazione più importante riguardo l’esistenza di scomparse civilizzazioni antecedenti a quelle conosciute – aggiunge sempre Vitagliano – proviene del colonnello britannico Percy Harrison Fawcett, cartografo della National Geographic Society. «In Sudamerica si dedicò alla consultazione del Manoscritto dei Bandeirantes, della prima metà del 1700», ora custodito al Museo dell’Indio a Rio de Janeiro. Il testo descrive l’esplorazione delle foreste amazzoniche da parte di un gruppo di venti uomini, e la loro clamorosa scoperta: una metropoli di pietra, ormai deserta, protetta da mura ciclopiche. Organizzata una spedizione del 1925 in Mato Grosso, Fawcett «si inoltrò con il figlio Jack lungo il Rio Araguaia, entrando in contatto con varie tribù di indios che conservavano nelle loro tradizioni il ricordo di una provenienza stellare». Proprio quando sembrava aver raggiunto «le vestigia di remote città illuminate da luci fredde», il cartografo inglese «scomparve misteriosamente, in estate, nell’alto Rio Xingu». Nel 1946 è la volta del connazionale Leonard Clark, che in un resoconto di viaggio (“I fiumi scendevano a Oriente”, edito nel 2000 da Tea), narra il ritrovamento di sei delle sette città dell’El Dorado nelle Ande Peruviane.Undici anni dopo, stimolato dai racconti del colonnello Fawcett, Antonio Filangieri ricalcò lo stesso itinerario e constatatò che molti luoghi collimavano. «Partì per un secondo viaggio, in modo da verificarne le scoperte archeologiche e raccogliere informazioni sulla sua scomparsa». Viaggio da cui però dovette desistere, come egli stesso riferisce, «per drammatici eventi sopraggiunti». Poco dopo, nel 1975, l’archeologo brasiliano Roldao Pires Brandao individuò una montagna tra il Brasile e il Venezuela, il Pico De La Neblina, attorno a cui – quattro anni dopo – scoprì tre piramidi di 150 metri, accanto a un complesso urbano nascosto dalla foresta. Ma la ricerca non è finita, aggiunge Vitagliano: ai giorni nostri, il ricercatore Marco Zagni si è assunto il compito di svelare l’esistenza di scomparse civiltà pre-incaiche. Zagni ha organizzato una spedizione in Perù, nelle zone di Pantiacolla, del fiume Pini Pini e di Pusharo, basandosi sulle testimonianze di una spedizione francese smarritasi nel 1979: in quella regione esisterebbero «indios di due metri», che vivono in mezzo a «strane formazioni piramidali, fotografate dal satellite LandSat», in un’area attraversata da una fitta rete di cavità sotterraneee, chiamate Soccabones. Ultime tracce del mitico Akakor?Anche gli archeologi, conclude Vitagliano, ormai sono propensi a riconoscere che – tra il 6.000 e il 4.000 avanti Cristo – sia fiorita una civiltà amazzonica, quella dei Mogulalas, formata da numerose città-Stato. Un dominio estremamente vasto, che si estendeva dal Venezuela alle Ande Peruviane. «Una conferma esoterica giunge anche dal libro di Leo e Viola Goldman, “I Misteri del Tempio” (Edizioni Synthesis, 1998)», che descrive «il cammino iniziatico di una donna nella città nascosta di Ibez, all’interno della montagna sacra del Roncador in Mato Grosso». Una montagna popolata da Maestri Divini che, «scampati alla distruzione di Atlantide con i Vimana», cioè le loro potenti astronavi, crearono le civiltà degli Inca, dei Maya e degli Atzechi. Una storia affascinante, ma costellata da troppe strane morti: non porta fortuna, a quanto pare, inoltrarsi in Amazzonia alla ricerca degli Splendenti, i Padri Celesti come Lhasa il Sublime. Chi erano, dunque, gli esseri “superiori” che, secondo Tatunca Nara (e il suo interlocutore tedesco, Karl Brugger, ucciso misteriosamente) avrebbero addirittura “importato” la vita sul pianeta Terra, trasportandola sin qui da pianeti sconosciuti, fino a dare origine alla stessa presenza dell’uomo?Nel 13.000 avanti Cristo, «brillanti navi dorate» raggiunsero le foreste lussureggianti del Sudamerica. Ne scesero «maestosi stranieri con la carnagione bianca, il volto contornato dalla barba, folta chioma nera con riflessi blu». Avevano anche «sei dita alle mani e ai piedi», proprio come i Nephilim (giganti) di cui parla la Bibbia, il cui ultimo discendente, Golia, secondo il racconto biblico fu abbattuto dal mitico Davide. I personaggi comparsi in Amazzonia «dissero di provenire da Schwerta, una costellazione lontanissima con innumerevoli pianeti, che incrocia la Terra ogni 6.000 anni». Sconosciuta la tecnologia in loro possesso: «Pietre “magiche” per guardare ovunque nel mondo, arnesi che scagliano fulmini e incidono le rocce, la capacità di aprire il corpo dei malati senza toccarlo». Fiabe? Chissà. In ogni caso, si tratta di storie pericolose: spesso sono costate la vita ai ricercatori che tentarono di approfondirle, capirle, svelarle (compreso un vescovo cattolico, monsignor Giocondo Grotti). E’ un vero e proprio cimitero – sconosciuto ai più – quello dei “cercatori” dell’altro Eldorado, l’ipotetica civiltà dei Figli delle Stelle che, in Amazzonia, avrebbero fondato imponenti città-Stato (sotterrannee) tra piramidi sepolte nella giungla, rivelando all’umanità la sua vera origine. Prima vittima di questa leggendaria scoperta: un giornalista tedesco, Karl Brugger, stabilitosi nel dopoguerra a Manaus.
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L’enigma Biglino e la rimozione cosciente della vera storia
«Oggi come non mai stiamo vivendo nella caverna platonica, dove gli uomini scambiano per reali le immagini che scorrono loro davanti». Oggi come non mai, infatti – scrive José Saramago – confondiamo la realtà con le ombre. Un blogger originale come Carlo Bertani invita i lettori a osservare il geroglifico scoperto in Egitto nel tempio di Abydos, XIX dinastia (dalle parti del 1300 avanti Cristo). «Che ve ne pare? Ci vedete qualcosa che assomiglia ad un elicottero, una nave (o sommergibile), un oggetto volante?». Invece, segnala Bertani, gli archeologi spiegano il fatto con «ripetute corrosioni, dovute allo scorrere del tempo». Certo, resta valido il paradosso della scimmia che scrive al computer: «Se lasciata picchiare sui tasti per un tempo uguale ad infinito, la scimmia – inesorabilmente – premendo i tasti casualmente, scriverà la Divina Commedia». E’ così che, secondo l’archeologia ufficiale, ad Abydos, «cancellando e riscrivendo» sarebbero saltati fuori l’elicottero, la nave e l’aereo? Tutti nella stessa tavoletta o porzione di muro? Non sarebbe più onesto affermare: non sappiamo cosa vollero dirci, gli egizi, con quel disegno? Bertani la chiama: rimozione cosciente. Ovvero: la scienza di oggi «s’ammanta con la stola della Nuova Religione Mondiale», che le impedisce di ammettere di non avere spiegazioni. Specie di fronte all’enigma dei testi antichi: come la sconcertante Bibbia, proposta – alla lettera – da Mauro Biglino.Di fronte alle esternazioni dell’esegeta torinese, scrive Bertani sul suo blog, si potrebbe liquidare il tutto come un fenomeno editoriale alla Dan Brown, specie se Biglino ponesse al centro dell’attenzione la sua persona. E invece il biblista italiano «non si pone come un “faro” di sapienza, e neppure instaura una sorta di “dissidio” con la Santa Sede, anche se – a dire il vero – Oltretevere non devono aver gradito l’idea che, proprio dalla Bibbia, Biglino abbia sottratto un elemento di una certa importanza, cioè Dio». L’autore, che ha alle spalle 19 traduzioni bibliche per le Edizioni San Paolo, sostiene proprio questa tesi: la Bibbia è un resoconto di “qualcosa” che avvenne fra il Caucaso e il Mediterraneo in epoche lontane, con la Mesopotamia come epicentro: il “qualcosa”, però, secondo Biglino, non ha nulla a che vedere con la creazione del mondo e nemmeno con la figura del Dio rappresentato dalla teologia monoteista. La storia, secondo Biglino, è un’altra: il termine “Elohim”, plurale, rappresenta esseri come Yahvè, «in possesso di una tecnologia superiore, i quali hanno instillato le basi della conoscenza scientifica (agricoltura, costruzioni) nei popoli che vivevano in quelle aree». Di più: «Essendo fatti “a nostra somiglianza”, questi esseri più evoluti si sono incrociati con la nostra razza», magari mediante l’ingegneria genetica, «inserendosi così come “catalizzatori” nell’evoluzione umana».D’altro canto, avverte Bertani, non dimentichiamo che gli antichi usavano translitterare la storia antica nel mito: il pantheon era popolato di dei che stavano sempre “in alto”, che potevano assumere le sembianze più strane fino ad accoppiarsi con gli umani, generando semidei. «Ne hanno avuta, di fantasia: ma era solo fantasia?». Bertani riconosce che l’esegesi di Biglino è «chiara e convincente», anche se a poterla controllare sono soltanto i traduttori dall’ebraico antico, dall’aramaico e dalle altre lingue mesopotamiche del tempo. E’ pur vero, per contro, che la filologia non ha mai contestato in modo sostanziale Biglino, che oltretutto circoscrive saggiamente la sua azione attorno al Codice Masoretico di Leningrado, cioè il “master” della Bibbia attuale, riscritta e vocalizzata solo nel medioevo, all’epoca di Carlomagno. Biglino poi «non asserisce che questi “dei” fossero extraterrestri, oppure appartenenti a precedenti civiltà terrestri: si limita a sottolineare le incongruenze che ci sono nella Bibbia, “sfiorando” anche il Mahabharata e l’Epopea di Gilgamesh, dove ci sono numerosi passi un poco inquietanti». In ogni caso, sottolinea Bertani: perché non assumere queste indicazioni come possibili indizi, molto seri, sulla vera storia dell’evoluzione umana così improvvisamente accelerata?Oggi, continua Bertani, il sapere scientifico è senz’altro più conosciuto e dibattuto rispetto alle lingue antiche: bastano certe scoperte archeologiche a suscitare sgomento. Ipotetico punto di partenza, per rileggere la preistoria, il 74.000 avanto Cristo, data in cui esplose il supervulcano di Toba, a Sumatra. Niente a che vedere col Vesuvio o l’Etna: «L’esplosione di Toba immise nell’atmosfera 3.000 chilometri cubici di materiale e la radiazione solare scomparve: la Terra (all’epoca, si era in piena glaciazione di Wurm) precipitò in un “inverno vulcanico” che durò alcuni anni». E dato che la popolazione terrestre era allora concentrata fra i due tropici, cioè nel raggio d’azione del supervulcano, fu duramente colpita. «I paleobiologi hanno stimato – dalla varianza del Dna umano – che si partì, in quel senso, quasi dagli inizi. Alcune teorie ipotizzano una “forbice” di sopravvissuti fra i 600 ed i 3.000, ma sono cifre ipotizzate e ricavate, come dicevamo, solo dalla scarsa varianza del Dna. I soli reperti archeologici non ci forniscono informazioni esaustive al riguardo». Finalmente, verso il 10.000 avanti Cristo, termina la glaciazione di Wurm: «Altro periodo di sconvolgimenti, il mare si alza di decine di metri in pochi secoli, fiumi immensi si generano dallo scioglimento dei ghiacci. Però, l’uomo può finalmente affacciarsi alla “finestra” del mondo. Sono, appena, 12.000 anni or sono. Qui, in qualche modo, s’innesta la trattazione di Biglino».Il testo biblico è datato fra il primo e il secondo millennio prima di Cristo, ma racconta vicende più antiche (tuttora, non c’è unità di vedute fra gli studiosi). «Passano 7.500 anni – un’inezia, se riferita ai tempi dell’evoluzione – e, intorno al 2.560 il faraone Khufu (Cheope) decide di farsi una bella tomba di famiglia, e fa costruire la nota piramide». In realtà la datazione è incerta: c’è chi calcola che le piramidi di Giza abbiano ben 20.000 anni. In ogni caso, «ancora oggi non si sa come la costruirono, nonostante mille teorie sullo spostamento dei massi». Craig Smith, un ingegnere statunitense che fece parte di una squadra incaricata di determinare i tempi e le modalità seguite per la costruzione della piramide di Cheope, confessò: «Le logistiche di costruzione di Giza sono impressionanti, se si pensa che gli antichi egizi non avevano a disposizione pulegge, ruote e accessori di ferro». Le dimensioni delle piramidi sono estremamente accurate, aggiunse Smiths, sottolineando che il sito «è stato livellato con un errore di meno di un centimetro su una base di oltre cinque ettari: è paragonabile all’accuratezza dei moderni metodi edilizi e al livellamento al laser». In altre parole: «E’ sbalorditivo: con i loro “attrezzi rudimentali”, i costruttori di piramidi dell’antico Egitto furono accurati quasi quanto lo siamo noi con la tecnologia del XX secolo».Si aggiunga che, nei siti di estrazione dei massi, non è stato rilevato nessun utensile di rame, il metallo più duro conosciuto all’epoca. «Inoltre – osserva Bertani – i massi delle piramidi avevano un peso compreso fra le 2,5 e le 80 tonnellate: li trasportavano su barche di papiro? Auguri». Come credere alla storia degli schiavi che trascinando 80 tonnellate su un piano inclinato inumidito con l’acqua? E tutto questo, aggiunge Bertani, l’avrebbe fatto un popolo che non conosceva la ruota, applicata all’edilizia? E questo è niente, se uno fa un salto al museo di Baghdad: vi scopre infatti «una rudimentale batteria». Non certo al fluoruro di litio, ma al ferro-rame: «Non conoscevano ancora lo zinco, figuriamoci il litio». Eppure, il vaso custodito nella capitale irachena «contiene proprio i due metalli, separati da uno strato di catrame». L’elettrolita? «Un acido qualunque, succo di limone oppure aceto, vino». In pratica, «è un’edizione arcaica della nota pila di Volta, che utilizzò il rame e lo zinco». Chi la costruì, e perché? «Nessuno lo sa». Una cella elettrolitica così fatta, spiega Bertani, poteva fornire una tensione di 0,4 volt. Ma magari, collegandole in serie, quelle celle potevano raggiungere tensioni più elevate. Di che epoca è, l’aggeggio? Pare risalga a due secoli prima di Cristo. «Ovviamente gli archeologi “ufficiali” si sono sperticati nel dire che “forse” era “solo” uno strumento per stendere, per via elettrolitica, un sottile strato d’oro su altri metalli». Troppo impegnativo, ammettere che i costruttori «conoscevano le tecniche galvaniche, che includono – en passant – una conoscenza approfondita dell’elettrologia, e della chimica».La galvanotecnica è complessa: si usano per lo più i sali cianidrici dei metalli che si vogliono usare per ricoprire. I proto-scienziati mesopotanici mettevano l’oro a bagno in un impasto con le mandorle amare? «Era un mondo che conosceva la tecnologia? O forse la ricordava? O l’aveva vista, o ricevuta, in dono da qualcuno?». Già, ma quale mondo? Le conoscenze, a quell’epoca, non erano omogenee, sottolinea Bertani: basti pensare che, quando i romani conquistarono la pianura padana e le valli circostanti (II-I secolo a.C.), in val Camonica incontrarono popolazioni che ancora si dedicavano alle pitture e sculture rupestri, come nel Mesolitico. «Una differenza abissale: le pitture rupestri incontrarono un mondo che già aveva creato strade, ponti, acquedotti… che già possedeva un corpus giuridico, che si governava grazie al Senato e… stava per sperimentare la guerra civile!». Mentre i romani si dedicavano alla conquista del mondo allora conosciuto, in un’isola del Mediterraneo – Cicerone dice la Sicilia, altri Rodi, ma non ha importanza: erano tutti greci – qualcuno costruiva ed esportava sofisticati orologi astronomici, come non ne sarebbero più stati costruiti per almeno 1.500 anni».Una di queste macchine, racconta Bertani, è stata ritrovata su una nave greca naufragata presso l’isola di Anticitera, vicino a Creta, nel 1900. Sulle prime non fecero caso al ritrovamento, incrostato dai sedimenti organici marini: poi però qualcuno “drizzò le antenne”. «Si cominciò a capire che era un meccanismo complesso, ma solo pochi anni or sono, grazie ad una sofisticata tecnica di scansioni ai raggi X ad alta risoluzione, i ricercatori sono riusciti a ricostruirla». Si tratta di un sofisticato orologio astronomico, azionato a manovella, che misura il moto del Sole, della Luna e dei cinque pianeti all’epoca conosciuti, ma non solo: fornisce le fasi lunari, le eclissi e persino le date delle Olimpiadi. Più che le conoscenze astronomiche dei greci, spiega Bertani, a sorprendere è la finezza realizzativa: decine di minuscoli ingranaggi di rame non possono esser stati fabbricati senza l’impiego di macchinari di precisione. Quell’orologio astronomico, non a caso, è considerato «la prima “espressione” di una macchina di calcolo automatico, precedente di 18 secoli a quelle di Pascal e di Liebnitz: dunque, il “capostipite” dei computer». L’Europa medievale conobbe diversi orologi astronomici, ma nessuno di dimensioni così ridotte.Sempre loro, i greci, «compaiono cose straordinarie, realizzazioni poco credibili considerando la tecnologia dell’epoca». Così, dopo la leggendaria “cavalcata” di Alessandro Magno in Oriente, alla sua morte tutto il bacino orientale del Mediterraneo è dominato dai suoi luogotenenti. Tolomeo Sotere “eredita” l’Egitto, dove regna come Tolomeo I. E’ il fondatore della famosa biblioteca di Alessandria, «che non era solo un ammasso di libri, bensì un centro del sapere in tutti i campi, tecnologia compresa: una sorta di campus universitario ante litteram». Nel 300 avanti Cristo, sempte ad Alessandria, Tolomeo decide di costruire un faro. «La navigazione degli egizi era poca cosa: le uniche notizie certe sono che si recavano nella terra dei fenici (odierno Libano) per importare legname, soprattutto per costruire navi: una navigazione costiera». Ma dall’avvento dei greci, probabilmente, le rotte cambiarono: e così, continua Bertani, quello di Tolomeo non era un faro qualsiasi, ma una torre alta 134 metri (dimensione accertata solo nel 2006, dopo anni di studi e comparazioni). Altro aspetto sbalorditivo: il Faro di Alessandria, nato fra il 300 ed il 280 avanti Cristo, durò fino al 1303 o 1323, quando si verificarono due tremendi terremoti. «Restò in servizio per 16 secoli! 1.600 anni!». Sedici lunghissimi secoli, «nei quali sfidò le intemperie, i venti, le tempeste e i terremoti».L’immagine di quel faro, ricorda Bertani, fu coniata sui sesterzi di Traiano. E la sua luce era visibile a 48 chilometri dalla costa, cioè dalla massima distanza che la curvatura dell’orizzonte terrestre permetteva. Lo afferma Giuseppe Flavio, storico e matematico romano d’origine giudaica. Probabilmente, quel maxi-faro «consentiva di tenere la rotta verso il mare aperto, verso Creta (distante 300 miglia nautiche) e la Grecia». Ma allora, osserva Bertani, «dobbiamo ipotizzare che i greci possedessero degli strumenti di navigazione assai avanzati, non la sola conoscenza del firmamento: la bussola era già nota ai cinesi… di più, non è possibile ipotizzare». Collegamenti e suggestioni? Niente di così assurdo, sostiene lo stesso Biglino, che ricorda che il nome di una delle dodici tribù ebraiche – Dan – è associato a una flotta. L’Iliade chiama “danai” i greci, e un’antica narrazione li associa all’Egitto, da cui si sarebbero poi allontanati – via mare, appunto – proprio verso Creta, dove una statuetta sembra rievocare quella curiosa concatenazione: Medio Oriente, Egitto, Egeo.Bertani si sofferma intanto sull’imponenza del Faro di Alessandria, di oltre duemila anni più “anziano” del modernissimo grattacielo Seagram, appena più alto (156 metri) ma costruito solo nel 1958 a New York. Il confronto «rende bene l’idea delle cubature e delle altezze del Faro di Alessandria». Qualcuno sostiene che, nella realizzazione, furono usate anche strutture in ferro, «ma non v’è certezza: i resti del faro sono ancora lì, sott’acqua». Resistette per 16 secoli, senza avere neppure la base d’appoggio di una piramide. «Alto come un moderno grattacielo: costruito con pietre squadrate e malta?». Fu una realtà che moltissimi romani videro con i propri occhi, fa notare Bartani, ma nessuno pensò di replicarlo sulle coste italiane. «Eppure, i romani furono grandi costruttori di strade, acquedotti, ponti, terme, templi». Ma non costruirono mai, per le basi della flotta (Miseno, Ostia) fari che potessero lontanamente ricordare il mastodonte alessandrino. Perché? La verità, conclude Bertani, è che sono tanti i quesiti ai quali non sappiamo rispondere. E se la scienza sembra reticente, o in imbarazzo, è perché ha rappresentato se stessa come fonte di risposte, smettendo di accogliere vere domande, sul nostro passato.«Si tratta di capire se la scienza, oggi, è in grado di capire qualcosa di più sulle nostre origini, qualcosa che – nel lungo periodo – potrebbe anche mutare il nostro modo di pensare, l’approccio stesso all’esistenza o alla coscienza del nostro essere», riflette Bertani. «In realtà, ciò che va per la maggiore è la “rimozione cosciente” di ciò che non ci aggrada, c’infastidisce, di qualcosa che cozza violentemente contro il nostro “laissez faire”, le nostre piccole sicurezze». Accade in ogni campo. Una banca collassa? Rimozione del problema: si crea una “bad company”, e il sistema è salvo. Dalla finanza alle auto: «Le emissioni dei diesel sono fuori dal range previsto? Si fabbrica una bella centralina elettronica che “non veda” le imperfezioni: è storia dei giorni nostri». Il cambiamento climatico? Si oscilla tra catastrofismo e fake news. Risultato: sempre lo stesso. Rimozione. Conseguenza: nessuno risolve il problema. «Cercare di capire, con la propria testa? Non serve: è troppo faticoso e poco redditizio: quel che conta è ottenere appoggi, seguito, oppure demonizzare l’avversario, ridurlo ad un minus habens per la sua vita privata, per le mille pecche che – cercando bene – si trovano nella vita di chiunque». Neppure l’archeologia, aggiunge Bertani, è scevra da questa mistificazione: «Ciò che non si riesce a spiegare è dovuto ad eventi “casuali”, a “fake news”, ad imbrogli».La scienza? E’ diventata la nuova religione. «Per questo, ha preferito la “turris eburnea” alla verifica precisa dei fatti, allo studio coerente degli eventi, allo sperimentalismo come fonte di prove». Non è solo una questione di denaro, di convenienze e di carriere: «Quando sono a congresso, i grandi scienziati ritengo che si sentano come un consesso di semidei, assisi appena un po’ sotto la vetta del monte Olimpo», scrive Bertani. Da qui in poi, ecco «la discesa ai mille “cedimenti” al dio denaro et similia: appunto, ad una vita da semidei, come il rango loro compete». E Biglino, dunque, che smentisce che la Bibbia descriva la creazione “divina” del mondo? «Io non so se un certo verbo, scritto in lingua ebraica antica, possa essere più correttamente tradotto come “fare” – ossia creare da qualcosa, come fa un artista – oppure che sia da intendere come “creare” e basta, dal nulla», specifica Bertani, che egeseta e filologo non è. Però, aggiunge, «questa persona» (Biglino) «si fa sentire sempre con misura, e con un aplomb più torinese che britannico». Morale: «A mio avviso meriterebbe più fiducia e ascolto, se questo fosse un posto dove la gente viene ascoltata per quel che dice o scrive, e non per schieramenti o amicizie». In fin dei conti, chiosa Bertani, trattando con sufficienza le voci come quella di Biglino «perdiamo di vista una cosuccia da nulla: la verità».«Oggi come non mai stiamo vivendo nella caverna platonica, dove gli uomini scambiano per reali le immagini che scorrono loro davanti». Oggi come non mai, infatti – scrive José Saramago – confondiamo la realtà con le ombre. Un blogger originale come Carlo Bertani invita i lettori a osservare il geroglifico scoperto in Egitto nel tempio di Abydos, XIX dinastia (dalle parti del 1300 avanti Cristo). «Che ve ne pare? Ci vedete qualcosa che assomiglia ad un elicottero, una nave (o sommergibile), un oggetto volante?». Invece, segnala Bertani, gli archeologi spiegano il fatto con «ripetute corrosioni, dovute allo scorrere del tempo». Certo, resta valido il paradosso della scimmia che scrive al computer: «Se lasciata picchiare sui tasti per un tempo uguale ad infinito, la scimmia – inesorabilmente – premendo i tasti casualmente, scriverà la Divina Commedia». E’ così che, secondo l’archeologia ufficiale, ad Abydos, «cancellando e riscrivendo» sarebbero saltati fuori l’elicottero, la nave e l’aereo? Tutti nella stessa tavoletta o porzione di muro? Non sarebbe più onesto affermare: non sappiamo cosa vollero dirci, gli egizi, con quel disegno? Bertani la chiama: rimozione cosciente. Ovvero: la scienza di oggi «s’ammanta con la stola della Nuova Religione Mondiale», che le impedisce di ammettere di non avere spiegazioni. Specie di fronte all’enigma dei testi antichi: come la sconcertante Bibbia, proposta – alla lettera – da Mauro Biglino.
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Carpeoro: sappiate che i massoni hanno una marcia in più
Quando facevo l’avvocato feci processare il responsabile italiano di Scientology, che poi altro non è che l’ennesima deviazione negativa della massoneria: perché Ron Hubbard era un 33esimo grado del Rito Scozzese, ahimè. È come quando ti iscrivi a un Gran Premio: magari hai la Ferrari, ma non è detto che – solo per questo – tu sia meritevole di vincere la gara. Il problema è che la massoneria ti dà degli strumenti mentali e dottrinali: è come una Ferrari. Poi però dipende da come li usi. Hubbard era una persona di rara intelligenza e astuzia, e anche di rara creatività – era pure un ottimo scrittore di romanzi di fantascienza – ma con quella “Ferrari” ha costruito una specie di piramide del male. È normale: ma la colpa non è della massoneria, è del progetto. Ognuno di noi ha un progetto di vita, anche Vallanzasca aveva il suo. E il progetto non dipende certo dalla massoneria. Ma tu, se ti avvicini alla massoneria, puoi utilizzarla come strumento per il tuo progetto. E non solo dal punto di vista pragmatico: sei favorito dal punto di vista della formazione dottrinale e mentale, nel senso che hai comunque una marcia in più. Perché la dottrina della massoneria, se studiata bene, ti dà mentalmente una marcia in più.Se ne facciano una ragione, quelli che pensano che la massoneria sia solo una “fabbrica” di raccomandazioni. C’è anche quella, naturalmente: le logge sono piene di avvocati in cerca di incarichi, e di impresari edili in cerca di appalti. Ma la massoneria è stata anche frequentata fa grandi avvocati e da insigni costruttori (ci sono ancora, ma purtroppo nella massoneria attuale sono una minoranza). A monte, però, è la struttura mentale che esce in maniera molto rafforzata, dall’attività che si svolge in loggia. La mente diventa più funzionale, più efficace. E chi è più strutturato, mentalmente, finisce per essere ovviamente favorito, nelle normali competizioni della vita umana. Se poi il suo è un progetto indirizzato al bene, non c’è niente di male nel fatto che uno sia favorito; se invece un progetto è indirizzato al male, come quello di Ron Hubbard, allora qualcosa di male c’è. Si tratta sempre, comunque, si utilizzare strumenti. E c’è una distorsione ricorrente, in base alla quale si ritiene che gli strumenti della massoneria siano inaccessibili. Non è così: anziché guardare sempre lo stesso filmaccio francese degli anni Trenta, che sulla massoneria dice un sacco di cretinate, basta guardare i tanti documentari, seri, che oggi parlano della massoneria. Uscite, per cortesia, dagli stereotipi, perché gli stereotipi non fanno mai bene.Ormai, tutto quello che era pubblicabile, sulla massoneria, è stato pubblicato. Quindi, un non-massone che sa studiare e che sa adoperare il cervello, acquisisce gli stessi strumenti mentali di un massone. Cosa impara, esattamente come i massoni? La simbologia. La massoneria sa che lo studio dei simboli è la strada maestra. Ma non è necessario essere massoni, per acquisire certi strumenti mentali. Basta leggere i libri che spiegano l’architettura simbolica, le costruzioni, la tradizione, la cultura egizia. Sono i libri che dovrebbero studiare i massoni, appena entrano in massoneria, perché questi libri poi ti danno modo di decodificare tutto quello che leggerai in seguito, nella vita. Io ho scritto un’opera di duemila pagine, sulla simbologia: si chiama “Summa Symbolica”, e i primi due volumi già usciti stanno continuando a vendere benissimo. Già quei libri lì, secondo me – anche se non dovrei essere io a dirlo, dato che “ogni scarrafone è bello a mamma sua” – danno degli strumenti. Sono strumenti mentali generici, universali, non per forza specifici degli appassionati di simbologia. Perché il simbolo è tutto: è la decodifica di tutta la realtà. E un libro che ti dà strumenti di decodifica della realtà è utile, se è fatto bene (se invece il mio è fatto male, lapidatemi).Questi strumenti, la simbologia te li offre comuque, a prescindere dal fatto che uno sia massone o no (se è idiota non ce la può fare: massone o meno, quando uno non ci arriva, non ci arriva). Perché far parte oggi della massoneria? Be’, la frequentazione del tempio e la ritualità che vi si svolge può anche farti stare bene: finisci per frequentare persone che, teoricamente, hanno la tua stessa struttura mentale. Ed è un’agevolazione, rispetto al dover frequentare solo persone e non capiscono nulla di quelle cose. L’estrema sintesi nell’esposizione dei concetti è un fondamento della massoneria, ma anche del corretto pensiero simbolico, del corretto modo di pensare umano.Certo, sarebbe bello se la massoneria fosse ancora così: non lo è più, quasi ovunque. E in questo momento non vedo grosse differenze tra il Grande Oriente d’Italia e la Gran Loggia degli Alam. In base ai luoghi e ai tempi, ci può essere stata rivalità oppure reciproco riconoscimento tra gli adepti del Rito Scozzese e quelli del Rito di York. Quello di York è ispirato alla tradizione anglosassone, l’altro a quella scozzese. E siccome queste due realtà in Gran Bretagna si sono anche fatte una guerra, quella delle “due rose” (Lancaster e York), se si va a studiare l’attuale momento storico si trovano delle risposte, sulle differenze tra i due riti. La massoneria neo-aristocratica che infiltra la politica? Ha legami un po’ con tutti i partiti. Definirla “aristocratica” però è improprio: è una massoneria aristocratica familistica e oligarchica. Se fosse solo aristocratica sarebbe quasi un complimento (ariostòs significa “migliore”). Invece, quella neo-aristocratica è una massoneria familistica e oligarchica, che quindi si traduce in qualcosa di reazionario, che mi vede fiero oppositore.(Gianfranco Carpeoro, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming “Carpeoro Racconta” del 30 settembre 2018, con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Autore di saggi e romanzi, Carpeoro è stato a capo della più storica tradizione massonica italiana del Rito Scozzese, da lui stesso auto-disciolta. Pur rivendicando la sua identità massonica – 33° grado – e difendendo l’utilità culturale della dottrina esoterica trasmessa mediante iniziazione, negli ultimi anni Carpeoro si è distinto per la sua forte polemica contro le obbedienze massoniche, a suo parere degradate a mero strumento di potere, senza più neppure la memoria del vero significato della ritualità tradizionale. Nel saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, uscito nel 2016, ha indicato la matrice massonica – e non islamica – del “neoterrorismo” europeo targato Isis, messo in relazione con settori dell’intelligence atlantica. E l’anno seguente, nel saggio “Il fascio, il compasso e la mitra”, Carpeoro ha svelato il ruolo della massoneria laico-progressista nell’ascesa del primo Mussolini, nel cui iniziale “sansepolcrismo” le logge vollero vedere elementi di socialismo, salvo poi “divorziare” dal Duce divenuto anti-massonico per compiacere il Vaticano, nell’evoluzione clerico-fascista del regime che condusse ai Patti Lateranensi).Quando facevo l’avvocato feci processare il responsabile italiano di Scientology, che poi altro non è che l’ennesima deviazione negativa della massoneria: perché Ron Hubbard era un 33esimo grado del Rito Scozzese, ahimè. È come quando ti iscrivi a un Gran Premio: magari hai la Ferrari, ma non è detto che – solo per questo – tu sia meritevole di vincere la gara. Il problema è che la massoneria ti dà degli strumenti mentali e dottrinali: è come una Ferrari. Poi però dipende da come li usi, quegli strumenti. Hubbard era una persona di rara intelligenza e astuzia, e anche di rara creatività – era pure un ottimo scrittore di romanzi di fantascienza – ma con quella “Ferrari” ha costruito una specie di piramide del male. È normale: ma la colpa non è della massoneria, è del progetto. Ognuno di noi ha un progetto di vita, anche Vallanzasca aveva il suo. E il progetto non dipende certo dalla massoneria. Ma tu, se ti avvicini alla massoneria, puoi utilizzarla come strumento per il tuo progetto. E non solo dal punto di vista pragmatico: sei favorito dal punto di vista della formazione dottrinale e mentale, nel senso che hai comunque una marcia in più. Perché la dottrina della massoneria, se studiata bene, ti dà mentalmente una marcia in più.