Archivio del Tag ‘Pmi’
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L’eurovirus passa all’incasso: Italia ko, ci portano via tutto
La seconda ondata sarà peggiore della prima. Le mascherine sono perfetto terreno di coltura per i microbi e per giunta vi intossicano di anidride carbonica facendovi respirare aria viziata: malattie assicurate (se il governo fosse in buona fede, farebbe portare parasputi di plastica). Aggiungete che il vaccino antinfluenzale spesso non funziona e aggrava l’influenza, mentre risulta facilitare l’infezione da Covid 19 (si chiama “interferenza vaccinale”). In tal modo, e coi tamponi che danno un 80% di falsi positivi e attribuendo al Covid-19 anche i morti di cancro, diabete e altro, il regime gonfia i numeri e ricomincia a bloccare l’economia, mentre sblocca le cartelle esattoriali, i pignoramenti e i licenziamenti. Sarà peggio che con la prima ondata. Presto, a mesi, avremo milioni di disoccupati o finti occupati, aziende chiuse, crollo del Pil e del gettito fiscale, con impennata della spesa pubblica per cassa integrazione, sanità, immigrati. Arrivano la patrimoniale e il prelievo notturno dai conti correnti?Di certo, l’economia e la società saranno in ginocchio forse già prima della primavera. Ma il Recovery Fund arriverà dal prossimo autunno. E poi ci vorranno mesi per impiegarlo concretamente. Nel frattempo il paese sarà allo sfascio. E allora qual è il senso dell’operazione? Per chi sono i soldi del Recovery Fund? E’ evidente per chi sono quei soldi: per gli imprenditori sciacalli amici del regime, della partitocrazia, dell’Europa tedesca, che li riceveranno per comperare l’Italia in ginocchio e in svendita, per assumerne la proprietà e il controllo presentandosi per suoi salvatori. Per rilevare le residue aziende valide, le proprietà immobiliari, i crediti ipotecari in sofferenza, gli spazi di mercato lasciati liberi dalle piccole aziende e dai lavoratori autonomi che dovranno chiudere, mentre i governi tedesco e altri tengono in vita le loro con sgravi fiscali e sostegni economici.Poveri fessi, che avete votato Sì al referendum credendo di dare un colpo alla partitocrazia! Avete al contrario rinforzato questo governo, perché ora i grillini lo sosterranno a ogni costo, e sosterranno la sua suddetta strategia, sapendo che, se si va a votare, le loro poltrone in Parlamento si ridurranno a un decimo delle attuali! Il rappresentate della Bce ha dovuto ammetterlo, anche se lo sapevamo da anni, che le banche centrali creano denaro dal nulla, anche quello del Recovery Fund; e allora dovreste capire che è questa l’unica via per evitare il disastro economico: che la Repubblica italiana batta una sua moneta parallela all’euro, consentita dai trattati, per sostenere aziende, famiglie, investimenti, servizi, senza indebitare le finanze pubbliche e i contribuenti.(Marco Della Luna, “L’eurovirus passa all’incasso”, dal blog di Della Luna del 16 ottobre 2020).La seconda ondata sarà peggiore della prima. Le mascherine sono perfetto terreno di coltura per i microbi e per giunta vi intossicano di anidride carbonica facendovi respirare aria viziata: malattie assicurate (se il governo fosse in buona fede, farebbe portare parasputi di plastica). Aggiungete che il vaccino antinfluenzale spesso non funziona e aggrava l’influenza, mentre risulta facilitare l’infezione da Covid 19 (si chiama “interferenza vaccinale”). In tal modo, e coi tamponi che danno un 80% di falsi positivi e attribuendo al Covid-19 anche i morti di cancro, diabete e altro, il regime gonfia i numeri e ricomincia a bloccare l’economia, mentre sblocca le cartelle esattoriali, i pignoramenti e i licenziamenti. Sarà peggio che con la prima ondata. Presto, a mesi, avremo milioni di disoccupati o finti occupati, aziende chiuse, crollo del Pil e del gettito fiscale, con impennata della spesa pubblica per cassa integrazione, sanità, immigrati. Arrivano la patrimoniale e il prelievo notturno dai conti correnti?
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Ieri il terrorismo, oggi il virus. Stessa regia: la paura
A chiunque abbia vissuto gli attacchi dell’11 settembre 2001 e il fenomeno del cosiddetto Covid-19 del 2020, la memoria potrà servire a mettere in luce un inquietante parallelo tra i due eventi. Tuttavia, se questa memoria si fosse cancellata a causa di una dimenticanza o per colpa dei media mainstream che l’avevano scaricata nel buco della memoria, o se il ricordo non esistesse proprio, o magari la paura o la dissonanza cognitiva ne stessero bloccando la consapevolezza, vorrei sottolineare alcune somiglianze che potrebbero farci prendere in considerazione alcuni parallelismi e connessioni tra queste due operazioni. Il legame principale è che entrambi gli eventi hanno acuito la normale paura che gli esseri umani hanno della morte. Alla base di tutte le paure c’è quella della morte. Una paura che ha radici biologiche e culturali. A livello biologico, tutti reagiamo alla minaccia di morte con la lotta o con la fuga. Culturalmente, ci sono molti modi in cui questa paura può essere attenuata o esacerbata, intenzionalmente o no. Di solito, la cultura, tramite i suoi simboli e i suoi miti, serve ad alleviare la (potenzialmente traumatizzante) paura della morte. La religione è servita a lungo a questo scopo; ma quando la religione perde la presa sull’immaginazione umana, specialmente per quanto riguarda la fede nell’immortalità, come aveva sottolineato Orwell a metà degli anni Quaranta, quello che rimane è un vuoto enorme.Senza quella consolazione, la paura viene di solito esorcizzata con futili espedienti. Nel caso degli attacchi dell’11 settembre 2001 e dell’attuale operazione del coronavirus, la paura della morte è stata usata dalle élite del potere per controllare le popolazioni e portare avanti programmi pianificati da tempo. C’è un filo rosso che collega i due eventi. Entrambi gli eventi erano chiaramente stati previsti e pianificati. Nel caso dell’11 settembre 2001, come avevo argomentato in precedenza, era stato accuratamente predisposto in anticipo un controllo mentale di tipo linguistico, in modo da evocare la paura a livello profondo con l’uso di termini ripetuti, come Pearl Harbor, Homeland, Ground Zero, The Unthinkable e 11 Settembre. Ciascuno di essi, a sua volta, era servito ad aumentare drasticamente il livello di paura. Ognuno di questi termini derivava da riunioni, documenti, eventi, discorsi, tutti profondamente associati al concetto di paura. Questo linguaggio proveniva direttamente dal copione dello stregone capo, non da quello di un apprendista impazzito. E come David Ray Griffin (il principale esperto dell’11 Settembre, insieme ad altri), ha sottolineato in una dozzina di libri meticolosamente discussi e documentati, gli eventi di quel giorno dovevano essere stati attentamente pianificati in anticipo e le versioni ufficiali a posteriori possono essere descritte solo come “miracoli scientifici”, non come teorie scientifiche.Questi “miracoli” comprendono: enormi grattacieli in struttura in acciaio che, per la prima volta nella storia, crollano senza esplosivi o incendi a velocità di caduta libera, fra cui il Wtc-7 che non era nemmeno stato colpito da un aereo; un presunto pilota dirottatore, Hani Hanjour, che riusciva a malapena a far volare un Piper Cub, che avrebbe pilotato un enorme Boeing 757 in una manovra impossibile contro il Pentagono; i controlli di sicurezza in quattro aeroporti che erano venuti a mancare tutti nello nello stesso giorno e nello stesso momento; il fallimento delle sedici agenzie di intelligence statunitensi; l’incapacità dei controllori del traffico aereo, eccetera. L’elenco potrebbe continuare all’infinito. E tutto questo sarebbe stato pianificato da Osama bin Laden. È una favola. Poi abbiamo avuto i famosi attacchi con l’antrace legati all’11 Settembre. Graeme MacQueen, in “The Anthrax Deception” del 2001, mostra chiaramente che, anche qui, si era trattato di una cospirazione interna. Questi eventi pianificati avevano portato all’invasione dell’Afghanistan, al Patriot Act, al ritiro degli Stati Uniti dal Trattato Abm, all’invasione dell’Iraq, alla “guerra al terrore” ancora in corso. Non dimentichiamoci poi di tutti gli anni degli avvertimenti fraudolenti sui pericoli del terrorismo e l’ammonizione del governo a sigillare le finestre con il nastro adesivo per proteggerci da un massiccio attacco chimico e biologico.Arriviamo al 2020. Vorrei iniziare dal fondo, visto che gli avvertimenti contro il pericolo sono ancora freschi nelle nostre menti. Quando erano in corso i blocchi per il Covid-19, mentre le persone desideravano poter tornare ad una vita normale e uscire dalle loro gabbie, era successa una cosa divertente. Gli stessi avvertimenti di pericolo erano comparsi ovunque e nello stesso momento. Avevano mostrato il programma di un possibile allentamento dei controlli governativi da seguire, passo dopo passo, solo se le cose fossero andate secondo i piani. Dal rosso al giallo al verde. Accattivante. Rosso, arancio, giallo, blu, verde. Come per gli allarmi terroristici successivi all’11 settembre 2001. Il Massachusetts, dove vivo, è un cosiddetto Stato blu [a maggioranza democratica] e la sua tabella cromatica termina con il blu, non con il verde, con la fase 4 blu definita «la nuova normalità: lo sviluppo di vaccini e/o trattamenti che consentiranno la ripresa della ‘nuova normalità’». Formulazione interessante. Una frase da ritorno al futuro. Come per le ammonizioni del dopo 11 Settembre che ci invitavano a sigillare le finestre con il nastro adesivo, ora si consiglia a tutti di indossare la mascherina.È interessante notare come la 3M Company, un importante produtore di nastro adesivo, sia anche uno dei principali venditori mondiali di mascherine facciali. La società avrebbe dovuto produrre 50 milioni al mese di mascherine N95 entro giugno 2020 e dovrebbe arrivare 2 miliardi a livello globale entro il prossimo anno. Poi c’è il nastro 3M da mascheratura… ma questo è un argomento appiccicoso. Dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, c’era stato ripetutamente detto che il mondo era cambiato per sempre. Ora ci viene detto che, dopo il Covid-19, la vita non sarà più la stessa. Questa è la “nuova normalità,” mentre il mondo post 11 settembre e pre Covid 19 doveva essere stato la vecchia nuova normalità. Quindi tutto è diverso ma anche normale. Quindi, come afferma il sito web del governo del Massachusetts, nei giorni a venire potremmo essere in grado di avviarci verso «la ripresa della ‘nuova normalità’». Questa nuova vecchia normalità sarà senza dubbio una forma di transumanesimo tecno-fascista, messo in atto per il nostro stesso bene. Come nel caso dell’11 Settembre, ci sono numerose prove sul fatto che l’epidemia da coronavirus era stata prevista e pianificata; che la gente è stata vittima di una campagna di propaganda che ha fatto uso di un virus invisibile per indurci alla sottomissione e bloccare l’economia mondiale a favore delle élite globali.È un caso chiaro, come Peter Koenig dice a Michel Chossudovsky in una imperdibile intervista, non è una teoria del complotto ma un palese e concreto piano enunciato nel Rapporto Rockefeller 2010, nell‘Event 201 del 18 ottobre 2019 e, tra l’altro, nell’Agenda 21. Come gli amorfi terroristi e la guerra contro il “terrorismo” (che è una tattica e quindi non un qualcosa che si può combattere), un virus è invisibile, tranne quando i media lo presentano come un pallido mucchio di strane palline fluttuanti, che sono ovunque e da nessuna parte. Guardati le spalle, attento al viso, mascherati, lavati le mani, mantieni le distanze, non sai mai quando quelle puntute palline arancioni potrebbero infettarti. Come per l’11 Settembre, ogni volta che qualcuno mette in dubbio la narrativa ufficiale del Covid-19, le statistiche ufficiali, la validità dei test, l’efficacia delle mascherine, i poteri dietro il tanto decantato vaccino prossimo venturo e le orribili conseguenze dei lockdown che distruggono le economie, uccidono la gente, portano le persone alla disperazione e al suicidio, traumatizzano i bambini, mandano in bancarotta le piccole e medie imprese per arricchire i più ricchi, ecc., i media corporativi deridono i dissidenti alla stregua di pazzi della cospirazione che, così facendo, aiutano il virale nemico. Questo succede anche quando i dissidenti sono medici, scienziati e intellettuali molto rispettati, che vengono regolarmente bannati da Internet.Con l’11 Settembre, inizialmente c’erano stati molti meno dissidenti di quanti ce ne siano ora e quindi l’eliminazione delle opinioni discordanti non aveva avuto bisogno di una censura palese, che ora invece cresce di giorno in giorno. Questa censura interessa tutto Internet, rapidamente e subdolamente, lo stesso Internet che viene imposto a tutti come la nuova normalità secondo il Grande Reset Globale, la bugia digitale [di un futuro] in cui, come ha detto Anthony Fauci, nessuno dovrà più darsi la mano. Un mondo di immagini e di esseri umani astratti in cui, come Arthur Jensen dice a Howard Beal nel film “Network”, «tutte le necessità [saranno] soddisfatte, tutte le ansie tranquillizzate, tutta le noie rallegrate». Una distopia digitale che si sta avvicinando velocemente, come forse la fine di quel filo rosso che va dall’11 settembre ad oggi. Heidi Evens e Thomas Hackett avevano scritto sul “New York Daily News”: «Con l’illusione di sicurezza e di protezione di tutta la nazione ora in frantumi, gli americani iniziano il lento e irregolare processo di guarigione da un trauma che sembra profondamente e crudelmente personale … che lascia i cittadini di tutto il paese con la spaventosa consapevolezza della loro vulnerabilità». L’avevano scritto il 12 settembre 2001.(Edward Curtin, “Dal terrorismo al virus, la distopia avanza”, dal blog di Curtin del 7 settembre 2020; articolo scelto e tradotto da Markus per “Come Don Chisciotte”. Autore di svariati saggi scientifici e divulgativi, il professor Curtin insegna sociologia al Massachusetts College of Liberal Arts).A chiunque abbia vissuto gli attacchi dell’11 settembre 2001 e il fenomeno del cosiddetto Covid-19 del 2020, la memoria potrà servire a mettere in luce un inquietante parallelo tra i due eventi. Tuttavia, se questa memoria si fosse cancellata a causa di una dimenticanza o per colpa dei media mainstream che l’avevano scaricata nel buco della memoria, o se il ricordo non esistesse proprio, o magari la paura o la dissonanza cognitiva ne stessero bloccando la consapevolezza, vorrei sottolineare alcune somiglianze che potrebbero farci prendere in considerazione alcuni parallelismi e connessioni tra queste due operazioni. Il legame principale è che entrambi gli eventi hanno acuito la normale paura che gli esseri umani hanno della morte. Alla base di tutte le paure c’è quella della morte. Una paura che ha radici biologiche e culturali. A livello biologico, tutti reagiamo alla minaccia di morte con la lotta o con la fuga. Culturalmente, ci sono molti modi in cui questa paura può essere attenuata o esacerbata, intenzionalmente o no. Di solito, la cultura, tramite i suoi simboli e i suoi miti, serve ad alleviare la (potenzialmente traumatizzante) paura della morte. La religione è servita a lungo a questo scopo; ma quando la religione perde la presa sull’immaginazione umana, specialmente per quanto riguarda la fede nell’immortalità, come aveva sottolineato Orwell a metà degli anni Quaranta, quello che rimane è un vuoto enorme.
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Mes e Recovery, la trappola per svenderci a Parigi e Berlino
«Ci si balocca se accettare o no il Mes, mentre l’industria manifatturiera crolla». L’economista Giulio Sapelli lancia l’allarme: è a rischio il sistema industriale italiano, fondato sulle piccole e medie imprese. Si salvano solo i big (pochissimi) e i comparti alimentare e farmaceutico: tutto il resto sta per collassare, dopo la catastrofe del lockdown. Sul “Sussidiario”, Sapelli cita la recente uscita – sullo stesso newsmagazine – di Domenico Lombardi, già consulente economico del Fmi, che segnala l’enorme budget oggi a disposizione della Tesoreria italiana: 98 miliardi di euro (frutto dell’acquisto massiccio di titoli di Stato, da parte della Bce presieduta da Christine Lagarde). «E allora la risposta del perché si faccia questo rito da avanspettacolo del Mes è tutta nel gioco di specchi in cui si è ormai trasformata la politica italiana ed europea», scrive Sapelli. «Si ripete insistentemente, nelle cancellerie europee e nelle ambasciate, che è da tempo iniziato un pressing sulla mucillaggine peristaltica governativa». Che tipo di pressing? Si vuole che l’Italia «giunga a essere ben disposta a cedere, a talune imprese francesi e tedesche (modello Fca-Psa), assets essenziali di ciò che rimane delle sue imprese di eccellenza medio-grandi».Tutto questo, «per compensare i grand commis de l’État d’oltralpe di aver appoggiato la nostra diplomazia in Europa» nelle trattative sul Recovery Fund. «Appoggio di cui non vi era nessun bisogno – scrive Sapelli – se non quello artatamente creato dalle molecole in movimento nella mucillaggine», molecole debitamente «eterodirette». Per Sapelli, finalmente «si disvela l’arcano»: per realizzarsi pienamente, aggiunge l’economista, la concentrazione capitalistica «dovrebbe integrare in forma subalterna, ossia tipica del capitalismo estrattivo (in questo caso di marca tedesca e francese) segmenti del capitalismo italiano». Attenzione: questo dominio capitalistico-coloniale «i francesi lo sperimentano ancora su larga scala in Africa, usando soprattutto la forza militare», mentre la Germania – priva di un esercito temibile – deve ricorrere a «forme di pressione che sono rese esplicite (e non volute) nel caso Navalny, ossia attraverso un lavorio di intelligence, contro-informazione e indebolimento degli Stati in cui sono localizzate le imprese da “estrarre”, sino a giungere alla corruzione su larga scala, come fu evidente già con il Dieselgate e ora con il caso Wirecard».Sapelli allude all’impresa di pagamenti che è stata prossima ad acquistare Deutsche Bank e che è al centro di uno scandalo finanziario di immani proporzioni, e il cui amministratore delegato «si è rifugiato o in Bielorussia o in Russia, protetto dai servizi segreti tedeschi e russi». Tornando all’Italia, «si capisce bene che ricevere i fondi a prestito del Mes o non riceverli diviene – in questa situazione – solo una sorta di scelta politica, perché di essi non vi è assolutamente nessuna necessità finanziaria». Il guaio? Al governo Conte, e ai partiti che lo sostengono, manca «una linea strategica riformista e produttivista rispetto all’Italia e all’Europa». E così, «la maggioranza mette in scena un dilemma che in realtà potrebbe non esistere: dilaniarsi tra lo scegliere se stare con i populisti di destra o con quelli di sinistra». Si tratta quindi di decidere se vogliamo «cadere nelle mani dei fanatici dell’ierocrazia europeista», oppure «nelle mani di coloro che sono contro l’Europa tout court, secondo i modelli della destra sociale più classica, spesso neonazista, antisemita e in ogni caso tipica di quello che intere biblioteche hanno classificato come “anticapitalismo di destra”».La vera tragedia, conclude Sapelli, è rappresentata dall’inconsistenza politica italiana: in pratica, siamo «una maionese», ma «senza chef». In giro si cono soltanto «cucine da campo improvvisate», ma purtroppo «inamovibili». E nessuno, nella “cucina da campo”, segue la vera questione. E cioè: «I fondi europei che giungeranno sono meno di quelli che si potrebbero raccogliere lanciando un prestito nazionale a lunga scadenza». Allora, ragiona Sapelli, «sarà inevitabile essere sottoposti in Italia alle procedure di controllo della Commissione Europea». Fatale corollario: la «conseguente imposizione delle controriforme fiscali e pensionistiche», cioè le misure ammazza-Italia che si riterranno più idonee «per procedere a quella centralizzazione capitalistica a cui si lavora alacremente, come si è detto, dietro quegli specchi che accecano elettori ed eletti, in par condicio», mentre il paese – cui si propone “l’avanspettacolo” del Mes – si accinge a votare stancamente per le regionali e per il referendum contro il Parlamento, in una situazione in cui il conto alla rovescia annunciato da Bankitalia – nei guai una famiglia su tre – è confermato dalle statistiche che indicano in zona pericolo non meno di 90.000 piccole imprese. E il governo – che ha in cassa quasi 100 miliardi di euro – anziché usare quelli, si prepara a cadere nella trappola del Mes?«Ci si balocca se accettare o no il Mes, mentre l’industria manifatturiera crolla». L’economista Giulio Sapelli lancia l’allarme: è a rischio il sistema industriale italiano, fondato sulle piccole e medie imprese. Si salvano solo i big (pochissimi) e i comparti alimentare e farmaceutico: tutto il resto sta per collassare, dopo la catastrofe del lockdown. Sul “Sussidiario“, Sapelli cita la recente uscita – sullo stesso newsmagazine – di Domenico Lombardi, già consulente economico del Fmi, che segnala l’enorme budget oggi a disposizione della Tesoreria italiana: 98 miliardi di euro (frutto dell’acquisto massiccio di titoli di Stato, da parte della Bce presieduta da Christine Lagarde). «E allora la risposta del perché si faccia questo rito da avanspettacolo del Mes è tutta nel gioco di specchi in cui si è ormai trasformata la politica italiana ed europea», scrive Sapelli. «Si ripete insistentemente, nelle cancellerie europee e nelle ambasciate, che è da tempo iniziato un pressing sulla mucillaggine peristaltica governativa». Che tipo di pressing? Si vuole che l’Italia «giunga a essere ben disposta a cedere, a talune imprese francesi e tedesche (modello Fca-Psa), assets essenziali di ciò che rimane delle sue imprese di eccellenza medio-grandi».
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A rischio 5 milioni di posti di lavoro, 4 mini-aziende su 10
«Sull’economia italiana si sta per abbattere uno tsunami di proporzioni non immaginabili», a causa della drammatica flessione del Pil in seguito al lockdown, evento non compensato da adeguati aiuti europei. Effetti: sono a rischio chiusura 4 piccole aziende su 10, con conseguenze devastanti sulla disoccupazione e quindi sulle entrate statali. Secondo “Proiezioni di Borsa”, newsmagazine finanziario, i segnali sono inequivocabili: «L’arrivo di uno tsunami si manifesta prima con delle onde anomale. Poi arriva l’onda enorme, che spazza e travolge tutto quello che trova sulla sua strada. E quando si ritira lascia solo danni e devastazione. E’ ciò che sta per accadere alla economia italiana». Lo conferma Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio. Secondo l’ufficio studi dell’associazione nazionale commercianti, i consumi in Italia oggi sono ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni. «Significa che oggi gli italiani spendono, in consumi di prodotti e servizi, come 25 anni fa». Sono indicativi alcuni dettagli: «Oggi gli italiani spendono più in alimentari che in servizi, fenomeno che non si verificava dal 2007. Inoltre si registra una forte contrazione degli acquisti per automobili, scarpe e vestiti».Il commercio e la domanda interna sono una parte rilevante del Pil italiano. «Una riduzione della domanda interna di beni e servizi – scrive “Proiezioni di Borsa” – può mandare in crisi decine di migliaia di attività commerciali e di piccole e piccolissime imprese. Una loro chiusura farà aumentare la disoccupazione in Italia». Il fenomeno per ora è attutito grazie alle misure-tampone del governo. Con il Decreto Agosto, l’esecutivo ha prolungato la cassa integrazione e i termini del divieto di licenziamento, anche se con dei “paletti”. «Ma cosa accadrà quando anche queste misure cadranno?». Secondo uno studio Istat, su aziende con almeno 3 dipendenti, sono a rischio chiusura il 40% delle microimprese, mentre potrebbe chiudere i battenti il 19% delle grandi imprese. «Nella ristorazione e nell’ambito dei servizi turistici, oltre 6 alberghi e ristoranti su 10 sono in pericolo chiusura». In termini occupazionali, per l’Istat sono in pericolo 3,6 milioni di posti di lavoro nelle imprese, a cui si aggiungono 800.000 addetti nella ristorazione e nell’accoglienza turistica. «A questi si sommano altri 700.000 addetti del settore dello sport, cultura e intrattenimento».Se facciamo la somma, conclude “Proiezioni di Borsa”, nei prossimi mesi circa 5 milioni di persone rischiano di perdere il lavoro. «Non è uno tsunami, è una ecatombe. Se anche solo la metà di questi lavoratori perdesse il posto, per l’economia nazionale sarebbe un colpo terribile». E attenzione, stiamo parlando di una indagine su aziende con almeno 3 dipendenti. E le partite Iva? E le aziende familiari con due componenti? Sempre secondo l’Istat, a giugno il tasso di disoccupazione in Italia è salito all’8,8% (ad aprile il dato era al 6,3%). Drammatico il dato per i giovani, il cui tasso di disoccupazione a giugno è al 27,6% contro poco più del 20% di aprile. «Ma il dato più indicativo, e se volete drammatico, è il forte aumento delle persone in cerca di lavoro, pari al 7,9%. Rispetto a maggio 2020, a giugno quasi 150.000 persone si sono messe in cerca di occupazione». Attezione: «Meno occupazione significa meno reddito, quindi meno domanda da consumi, quindi meno produzione, quindi meno lavoro. Andiamo verso un periodo in cui ci sarà un incremento della disoccupazione che non si vede come possa essere riassorbita».Un’azienda che chiude non porta danni solo per l’economia, ma anche allo Stato (meno entrate fiscali). E per ogni azienda che rimane in piedi, ma vede ridursi il suo giro d’affari, le entrate tributarie si riducono. Se per quest’anno Bankitalia prevede un calo del Pil tra il 9,2% al 13,1%, significa che le entrate tributarie diminuiranno del 10% circa. «Infatti, nel periodo gennaio-maggio 2020 lo Stato ha accusato mancate entrate per 15 miliardi (dati del Mef). In percentuale è una cifra pari al 9,3% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019». Per i prossimi mesi e per buona parte del prossimo anno, continua “Proiezioni di Borsa”, lo Stato incasserà meno tasse ma dovrà fronteggiare maggiori spese: dovrà fare fronte a tutte le misure di sostegno varate a deficit con i 4 decreti, cui si aggiunge l’indennità di disoccupazione (Naspi) che inevitabilmente lieviterà, senza contare le spese ordinarie per mandare avanti la macchina statale. «Ma supponiamo che i costi sociali, previdenziali, sanitari, non aumentassero e rimanessero uguali. Comunque lo Stato avrebbe a disposizione decine di miliardi in meno per fare fronte alle spese fisse della macchina statale. Come vi farà fronte?».«Sull’economia italiana si sta per abbattere uno tsunami di proporzioni non immaginabili», a causa della drammatica flessione del Pil in seguito al lockdown, evento non compensato da adeguati aiuti europei. Effetti: sono a rischio chiusura 4 piccole aziende su 10, con conseguenze devastanti sulla disoccupazione e quindi sulle entrate statali. Secondo “Proiezioni di Borsa“, newsmagazine finanziario, i segnali sono inequivocabili: «L’arrivo di uno tsunami si manifesta prima con delle onde anomale. Poi arriva l’onda enorme, che spazza e travolge tutto quello che trova sulla sua strada. E quando si ritira lascia solo danni e devastazione. E’ ciò che sta per accadere alla economia italiana». Lo conferma Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio. Secondo l’ufficio studi dell’associazione nazionale commercianti, i consumi in Italia oggi sono ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni. «Significa che oggi gli italiani spendono, in consumi di prodotti e servizi, come 25 anni fa». Sono indicativi alcuni dettagli: «Oggi gli italiani spendono più in alimentari che in servizi, fenomeno che non si verificava dal 2007. Inoltre si registra una forte contrazione degli acquisti per automobili, scarpe e vestiti».
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Sapia, grillino ‘contro’: l’emergenza-Conte fa male all’Italia
Perché sono stato l’unico, nella maggioranza, a votare contro la proroga dello stato d’emergenza? Non siamo in una situazione di emergenza, perciò non si capisce perché si debba mantenere un accentramento di poteri, in capo al presidente del Consiglio, che allo stato non trova fondamento nella realtà. C’è sempre tempo per deliberare l’emergenza, se dovesse presentarsi per davvero. I contagi di questi giorni sono fisiologici dopo il lockdown. Tra l’altro il virus è molto più debole. Lo dicono anzitutto i clinici, con cui parlo spesso, che sono i medici che curano i malati. Qualcuno la butta per opportunismo sugli immigrati. Così l’analisi, povera e strumentale, si ferma lì, smentita peraltro dai numeri. Tanti abboccano, purtroppo. Cosa ci aspetta in autunno? Su larga scala non è chiaro il quadro di gravissima difficoltà economica del paese. A breve la crisi sarà terribile, se non ci sarà un piano per le imprese, specie per le piccole e le medie. Non vedo la volontà politica di prendere il toro per le corna. Prevalgono toni fuori luogo, troppo spesso pericolosamente propagandistici. Non si possono alterare ancora gli equilibri tra il potere esecutivo e quello legislativo. Dagli anni ‘90 il Parlamento conta di fatto molto poco, a dispetto delle sue funzioni. A causa della delegittimazione della politica, voluta e perseguita dai tempi di Tangentopoli, da allora si procede con la decretazione d’urgenza.Non c’è attività legislativa, confronto sui temi, sulle urgenze: semplificazione vera, politica fiscale, digitalizzazione della pubblica amministrazione, accesso universale ad Internet, disponibilità completa delle nuove tecnologie, riforma dell’istruzione e del diritto del lavoro, riorganizzazione della sanità, unificazione politica dell’Europa. Con il Covid, il ruolo delle due Camere è stato ridotto all’estremo. Mai come adesso, invece, c’è bisogno di un Parlamento attivo, propositivo, non litigioso ma capace di comprendere le trasformazioni in atto, di superare l’immobilismo in cui si trova l’Italia, ogni volta distratta dai movimenti viola, rosa o del pesce azzurro in scatola. E’ vero, ho detto: basta con gli yesman, con gli esperti alla Colao e con lo Stato di polizia. Questi estremismi li ravviso nella pesante deresponsabilizzazione della politica, durante la quarantena e dopo. Sono evidenti a tutti, tranne a chi ha scelto di seppellire la ragione e il senso critico, i limiti dell’eccessivo ricorso agli esperti, in virtù del quale abbiamo perso tempo, siamo rimasti indietro come paese e il Parlamento è stato esautorato. Lo dico con cognizione di causa, soprattutto per scuotere il Movimento 5 Stelle, cui appartengo. La democrazia e la rappresentanza richiedono la responsabilità, il diritto e il dovere di concorrere alle decisioni. Gli elettori non hanno scelto né Conte né Colao, per dirla in breve.Conte decide in solitaria la politica della maggioranza? Questa è una domanda che andrebbe rivolta in primo luogo a Rocco Casalino. Comunque, i fatti dicono di sì. Veda, per esempio, la soluzione nebulosa e incerta su Autostrade. Il presidente del Consiglio si sta appropriando della leadership del Movimento? Conte sta sfruttando il momento. Questo non è un reato, ma è legittimo. Se farà un suo partito, lo vedremo. Intanto noi del Movimento 5 Stelle abbiamo il dovere di uscire fuori dallo schema della delega in bianco, dell’uomo solo al comando. Abbiamo il dovere di riorganizzarci, il dovere di non rinviare più il confronto interno, il dovere di ragionare su dove eravamo nel 2018 e dove stiamo adesso. Lo stato d’emergenza non è necessario, perché l’emergenza non c’è. E’ un male per tutti, coprire l’attuale mancanza di politica con la proroga dell’emergenza. Sono stato l’unico parlamentare del Movimento che ha espresso e confermato il proprio dissenso. Per inciso, ho argomentato in largo questa mia posizione, che – esplicito – non è finalizzata a salti della quaglia o a prendere qualche poltrona. Se ora temo provvedimenti disciplinari? Io non temo mai niente e nessuno. Sono una persona libera; questa è la mia forza, se mi permettete.(Francesco Sapia, dichiarazioni rilasciate a Lucio Valentini nell’intervista “Dietro l’emergenza di Conte un disegno contro Pmi e famiglie”, pubblicata dal “Sussidiario” il 3 agosto 2020. Sapia è un deputato eletto in Calabria con i 5 Stelle nella primavera 2018).Perché sono stato l’unico, nella maggioranza, a votare contro la proroga dello stato d’emergenza? Non siamo in una situazione di emergenza, perciò non si capisce perché si debba mantenere un accentramento di poteri, in capo al presidente del Consiglio, che allo stato non trova fondamento nella realtà. C’è sempre tempo per deliberare l’emergenza, se dovesse presentarsi per davvero. I contagi di questi giorni sono fisiologici dopo il lockdown. Tra l’altro il virus è molto più debole. Lo dicono anzitutto i clinici, con cui parlo spesso, che sono i medici che curano i malati. Qualcuno la butta per opportunismo sugli immigrati. Così l’analisi, povera e strumentale, si ferma lì, smentita peraltro dai numeri. Tanti abboccano, purtroppo. Cosa ci aspetta in autunno? Su larga scala non è chiaro il quadro di gravissima difficoltà economica del paese. A breve la crisi sarà terribile, se non ci sarà un piano per le imprese, specie per le piccole e le medie. Non vedo la volontà politica di prendere il toro per le corna. Prevalgono toni fuori luogo, troppo spesso pericolosamente propagandistici. Non si possono alterare ancora gli equilibri tra il potere esecutivo e quello legislativo. Dagli anni ‘90 il Parlamento conta di fatto molto poco, a dispetto delle sue funzioni. A causa della delegittimazione della politica, voluta e perseguita dai tempi di Tangentopoli, da allora si procede con la decretazione d’urgenza.
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Bifarini: senza soldi, Italia in trappola. Disastro inevitabile
Al netto della propaganda e dei toni enfatici con cui è stato annunciato da politici e media, il Recovery Fund al momento non rappresenta nulla di compiuto. Le trattative sono ancora in corso e c’è una forte resistenza da parte dei cosiddetti paesi frugali a che vengano concessi finanziamenti a “fondo perduto” a quegli Stati, come il nostro, che hanno risentito più di altri dei danni economici legati al coronavirus. Di fatto poi si è parlato di un ammontare di 173 miliardi destinati all’Italia, ma in realtà oltre la metà (92 miliardi) sarebbero prestiti da restituire. Per i restanti 81 si tratta di fondi legati al bilancio europeo e, considerato il contributo dell’Italia, al netto si tratterebbe di una cifra tra i 20 e i 30 miliardi. Inoltre, sempre che l’accordo venga raggiunto, saranno disponibili dal prossimo anno, mentre la nostra economia ha un bisogno urgente di liquidità, e la loro erogazione verrà scaglionata in un piano pluriennale. Insomma, l’entusiasmo dei media va molto ridimensionato. Recentemente ho paragonato gli Stati Generali a quanto avvenne nel 1992 sul panfilo Britannia. Stiamo per svendere altri pezzi del nostro paese? Gli Stati Generali sono un consesso a porte chiuse e senza telecamere, contravvenendo a ogni principio di trasparenza e democrazia, intesa come coinvolgimento dell’elettorato.È piuttosto incoerente che, nel perdurare dell’allarme pandemico e dell’esortazione alla popolazione a mantenere il distanziamento sociale, politici, industriali e altri rappresentati sociali si trovino in un tavolo gomito a gomito. Ma, al di là delle modalità, la loro ragione d’essere sarebbe la decisione su come spendere i soldi del Recovery Fund che, come abbiamo detto, sono pochi e non certi. Dunque, per realizzare i tanti obiettivi e progetti presentati con il piano Colao, che parla di investimenti ma non di fondi, non rimane che la strategia di vendita di beni nazionali, come è già successo in passato. D’altronde è il principio dell’austerity, caposaldo dell’Unione Europea e dell’attuale paradigma economico in generale: dove non si arriva aumentando la tassazione (da noi già alle stelle) e tagliando la spesa pubblica, si procede con la privatizzazione e la vendita di asset pubblici. Il Mes? Ammonta a 37 miliardi: nulla, rispetto alle perdite subite dall’economia reale del paese e dal suo tessuto produttivo. Questo fondo potrà essere utilizzato unicamente per spese sanitarie legate al Covid-19, cercando di recuperare quindi i danni fatti dalla scure dell’austerity sul nostro sistema sanitario, vera causa dell’emergenza e del conseguente disastro legato al coronavirus.Come sappiamo, il panico è nato da una carenza di posti in terapia intensiva, diminuiti a seguito dei tagli imposti negli ultimi anni. È il motivo per cui paesi come la Germania, che ha 6 volte il numero delle nostre terapie intensive, ha potuto gestire la situazione con più lucidità e buonsenso. Nel mentre, si è intervenuto – attraverso anche donazioni private – a sopperire almeno parzialmente a tali mancanze. Di fatto, oggi non esiste più tale emergenza, e la minaccia del Covid-19 sembra che stia rientrando definitivamente. Il Mes invece prevede come condizione di supportare la spesa sanitaria per cure e prevenzione relative al Covid-19. Un po’ come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. È possibile quindi che parte dei fondi venga utilizzato per acquistare il vaccino, anche se non è ancora chiaro nel mondo scientifico quanto si rivelerà efficace e necessario. L’Italia si è contraddistinta in questa emergenza sanitaria per aver adottato in modo rigoroso misure coercitive che hanno limitato fortemente i diritti democratici ed economici. Il paese è stato trasformato in uno Stato di polizia, con le forze dell’ordine che davano la caccia al runner untore e offrendo scene davvero grottesche, come inseguimenti in spiaggia e controlli tramite droni.Questo clima di odio e terrore ha danneggiato il tessuto sociale in un momento in cui era necessario mantenere lucidità e ragionevolezza da parte di tutti. I media, attraverso una comunicazione sensazionalistica basata sull’emotività, hanno sovraeccitato gli animi: e anziché placare le paure, le hanno amplificate. È stata messa in scena una sorta di dittatura paternalistica supportata dai virologi, presenti ovunque e a tutte le ore in Tv, dalle cui labbra pendeva una popolazione in preda al panico. Sarebbe stato preferibile adottare un approccio da democrazia matura, capace di informare e responsabilizzare i propri cittadini e non trattarli come infanti. Purtroppo, l’Italia ha avuto la sventura di essere stato il primo paese occidentale a essere colpito dall’epidemia, o almeno a denunciarne i casi. Ciò ha comportato l’adozione del lockdown prima di altri, l’essere stati considerati dall’opinione pubblica internazionale una sorta di lazzeretto e la scelta da parte del governo, colto comprensibilmente dall’impreparazione di fronte a un virus e una situazione inediti, di un comportamento di esemplare rigore.L’economia non poteva che presentare il conto. Finito il lunghissimo lockdown, molte imprese e attività commerciali, che per oltre due mesi non hanno registrato entrate ma solo uscite, non hanno retto il colpo e sono rimaste chiuse per sempre. Quelle che hanno riaperto si ritrovano una clientela ridotta e nessuna prospettiva immediata di tornare alla “normalità”. Il nostro paese, più di altri, ha un tessuto industriale fatto di Pmi, che più di tutte hanno risentito della chiusura forzata, e dipende per il 13% dal turismo, che alimenta un floridissimo indotto. Proprio ieri è stata diffusa la notizia della perdita di 31 milioni di turisti stranieri, con uno scenario per gli anni a venire piuttosto cupo. Si prevede un ritorno agli standard pre-Covid solo nel 2023, sempre che nel mentre non venga annunciata un’altra pandemia o un colpo di coda di quella attuale. Speriamo di no, ma ad ogni modo tornare ai livelli di benessere precedenti sarà davvero difficile: la perdita stimata per il nostro Pil supera il 10% ed è tra le più alte al mondo. Poi rimane la questione del debito pubblico, che presto tornerà centrale. Insomma, previsioni poco rosee. Se ho scaricato l’App Immuni? Me ne guardo bene. D’altronde, sono in molti a sollevare questioni sulla violazione della privacy e sulla reale utilità. La Norvegia ad esempio ha sospeso la propria app di tracciamento.(Ilaria Bifarini, dichiarazioni rilasciate a Pietro Martino per l’intervista “Stati Generali e crisi economica: ecco cosa ci aspetta”, trasmessa da “Oltre Tv” e ripresa sul blog della Bifarini il 22 giugno 2020).Al netto della propaganda e dei toni enfatici con cui è stato annunciato da politici e media, il Recovery Fund al momento non rappresenta nulla di compiuto. Le trattative sono ancora in corso e c’è una forte resistenza da parte dei cosiddetti paesi frugali a che vengano concessi finanziamenti a “fondo perduto” a quegli Stati, come il nostro, che hanno risentito più di altri dei danni economici legati al coronavirus. Di fatto poi si è parlato di un ammontare di 173 miliardi destinati all’Italia, ma in realtà oltre la metà (92 miliardi) sarebbero prestiti da restituire. Per i restanti 81 si tratta di fondi legati al bilancio europeo e, considerato il contributo dell’Italia, al netto si tratterebbe di una cifra tra i 20 e i 30 miliardi. Inoltre, sempre che l’accordo venga raggiunto, saranno disponibili dal prossimo anno, mentre la nostra economia ha un bisogno urgente di liquidità, e la loro erogazione verrà scaglionata in un piano pluriennale. Insomma, l’entusiasmo dei media va molto ridimensionato. Recentemente ho paragonato gli Stati Generali a quanto avvenne nel 1992 sul panfilo Britannia. Stiamo per svendere altri pezzi del nostro paese? Gli Stati Generali sono un consesso a porte chiuse e senza telecamere, contravvenendo a ogni principio di trasparenza e democrazia, intesa come coinvolgimento dell’elettorato.
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O facciamo l’Irlanda del Mediterraneo, o moriamo di Troika
I soldi dall’Ue arriveranno tardi e – tolti quelli che sono prestiti da restituire – saranno meno generosi di quanto si finga di credere. In compenso la volontà di fare spesa pubblica corrente non si estinguerà, e alimenterà la spirale del debito pubblico. Lo scenario più probabile, a mio parere, è che entro la fine del 2021 i mercati o le autorità europee presentino il conto. A quel punto saranno dolori: nel giro di 2-3 anni potremmo ritrovarci come la Grecia negli anni 10 di questo secolo. Mai come in questo caso ho desiderato di sbagliarmi. Una strada per evitare questa fosca prospettiva? Non so se ci riusciremo, perché abbiamo già buttato molto, troppo tempo. O facciamo come l’Irlanda, o si muore. Siamo un paese infestato dalla burocrazia; dobbiamo liberarcene, perché uccide le imprese. Cominciamo con l’eliminare la “presunzione di furbizia” che sta alla base dell’ipertrofia delle norme. Poi serve un taglio drastico delle tasse: serve una imposta societaria al 12,5%. Infine è indispensabile che la pubblica amministrazione paghi i debiti verso le imprese. In una recente intervista ho criticato l’impostazione di tutti i precedenti tentativi, di destra e di sinistra, di diminuire la pressione fiscale. Il punto sta nel voler accontentare la più ampia platea possibile di beneficiari, facendo riduzioni modeste: Iva, Imu, Irpef, contributi sociali.Invece bisognerebbe intervenire subito sulle tasse che scoraggiano le attività produttive, Irap e Ires. Solo le imprese realmente produttive e competitive possono risollevare la nostra economia. Chi può farci diventare una “Irlanda mediterranea”? Certamente non questo governo. Nell’inerzia governativa potrebbe esserci anche un elemento di calcolo: lasciar marcire i problemi per prolungare la permanenza al governo ed eleggere un presidente della Repubblica di parte (in barba alle affermazioni del passato, secondo cui il Capo dello Stato andrebbe scelto con il concorso dell’opposizione). La cosa fondamentale che manca, a chiunque abbia il compito di governare, è la conoscenza di quale sarà la situazione a settembre: e senza quella conoscenza, formulare linee guida operative è impossibile. Per ora i dipendenti pubblici hanno aggiunto ai loro privilegi classici quello di lavorare poco e quasi tutti da casa. Quanto al futuro secondo me bisogna distinguere nettamente fra due scenari. Nello scenario A, con crollo del Pil ma senza una crisi finanziaria tipo 2011 o peggio, è probabile che i dipendenti pubblici conservino sostanzialmente i propri stipendi, e che un eventuale aggiustamento venga scaricato sulle pensioni medio-alte. Lo scenario B è crollo del Pil più crisi finanziaria drammatica, con i mercati che non ci rinnovano i titoli di Stato.In quel caso si potrebbe arrivare a una situazione tipo quella della Grecia dieci anni fa: commissariamento da parte della Troika e austerità per tutti, compresi i dipendenti pubblici. Il governo si trova in un’inerzia decisionale preoccupante. È inadeguatezza o calcolo politico? Forse tutte e due le cose. Che i nostri governanti siano gravemente inadeguati, può dubitarne solo chi è accecato dall’ideologia. Il governo Pd-M5S è stato costruito per impedire le elezioni e per evitare che il centrodestra potesse condizionare l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Il prezzo di questa strategia è un ennesimo rinvio dei problemi cruciali, ma soprattutto un aggravamento della situazione economica. Il ritardo con cui si è arrivati al vero lockdown – il blocco degli spostamenti fra comuni – è costato migliaia di morti, che si sarebbero potuti evitare intervenendo ai primi di marzo, come in quei giorni aveva auspicato il professor Andrea Crisanti, anziché tre settimane dopo. Anche all’economia il rinvio è costato molto: se si fosse intervenuti subito e drasticamente, la chiusura delle attività economiche sarebbe durata molto di meno, e anziché perdere 15-20 punti di Pil – come temo succederà – ne avremmo persi parecchi di meno, in linea con i principali paesi europei.Anche volendo, il centrodestra non riuscirebbe a infliggere all’economia danni maggiori di quelli che le sta infliggendo il governo giallorosso. Ma, pur essendo meno pericoloso per l’economia, anche il centrodestra non ha una visione convincente del futuro dell’Italia, né possiede una strategia economica all’altezza della situazione. Mi riferisco in particolare a quattro punti. Primo, le divisioni sul Mes e l’ambiguità del rapporto con l’Europa: Berlusconi pro-Europa, Salvini che conferisce lo scettro dell’economia ad Alberto Bagnai, economista di valore e convintamente anti-euro. Secondo punto: la sostanziale riproposizione del programma di governo del 2018, con la Flat Tax e il condono fiscale (ossia una misura inattuabile e una inopportuna). Terzo: la mancanza di una strategia convincente sul debito pubblico, e la tendenza a richiedere scostamenti di bilancio ancora maggiori di quelli stabiliti dal governo, come se fare ancora più debito fosse una soluzione. Ultimo rilievo: un’eccessiva concentrazione sul lavoro autonomo e sulle piccole imprese, perfettamente comprensibile in termini di acquisizione del consenso ma largamente inadeguata per un paese che ha un gravissimo problema di produttività.(Luca Ricolfi, dichiarazioni rilasciate a Federico Ferraù nell’intervista “O facciamo l’Irlanda del Mediterraneo o moriamo di Troika”, pubblicata sul “Sussidiario” il 30 giugno 2020. Ricolfi è docente di analisi dei dati all’Università di Torino e presidente della Fondazione David Hume).I soldi dall’Ue arriveranno tardi e – tolti quelli che sono prestiti da restituire – saranno meno generosi di quanto si finga di credere. In compenso la volontà di fare spesa pubblica corrente non si estinguerà, e alimenterà la spirale del debito pubblico. Lo scenario più probabile, a mio parere, è che entro la fine del 2021 i mercati o le autorità europee presentino il conto. A quel punto saranno dolori: nel giro di 2-3 anni potremmo ritrovarci come la Grecia negli anni 10 di questo secolo. Mai come in questo caso ho desiderato di sbagliarmi. Una strada per evitare questa fosca prospettiva? Non so se ci riusciremo, perché abbiamo già buttato molto, troppo tempo. O facciamo come l’Irlanda, o si muore. Siamo un paese infestato dalla burocrazia; dobbiamo liberarcene, perché uccide le imprese. Cominciamo con l’eliminare la “presunzione di furbizia” che sta alla base dell’ipertrofia delle norme. Poi serve un taglio drastico delle tasse: serve una imposta societaria al 12,5%. Infine è indispensabile che la pubblica amministrazione paghi i debiti verso le imprese. In una recente intervista ho criticato l’impostazione di tutti i precedenti tentativi, di destra e di sinistra, di diminuire la pressione fiscale. Il punto sta nel voler accontentare la più ampia platea possibile di beneficiari, facendo riduzioni modeste: Iva, Imu, Irpef, contributi sociali.
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Morte dell’Italia: aziende svendute, messe ko dal lockdown
Si calcola che vi siano 250.000 aziende italiane, piccole e medie, tutte in difficoltà: tra qualche mese avrebbero convenienza a vendere la loro realtà a quelli per cui già lavorano e forniscono “pezzi” per grandi realizzazioni industriali. «Passeremmo così, nel giro di un trentennio circa, dalla “stagione delle privatizzazioni” alla “grande svendita”», avverte Gianluigi Da Rold. «È un disastro da evitare a tutti i costi». A questo punto, aggiunge Da Rold, gli Stati Generali non ricorderebbero neppure quelli del 1789, né quelli di Richelieu del 1650, ma quelli del 1302, «tenuti dal più catastrofico re dei Capetingi, Filippo IV, detto il “bello”, ma anche il simbolo dell’assolutismo più ignobile». In una ricognizione giornalistica sul “Sussidiario“, Da Rold – già storico inviato del “Corriere della Sera” – lancia l’allarme: se col passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica abbiamo svenduto l’hardware statale che fungeva da volano per l’economia, ora – di fronte all’inazione del governo Conte alle prese col disastro Covid – rischiamo di perdere anche il software, cioè il grande patrimonio nazionale rappresentato dalla manifattura di qualità: aziende che fanno gola al mercato, e che tra qualche mese potrebbero chiudere o essere cedute a prezzi di saldo.
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Conte va bloccato ora, prima che finisca di demolire l’Italia
I mass media sono impegnati a nascondere tutte le manifestazioni di dissenso contro Conte e a farlo falsamente apparire come gradito alla maggioranza del paese. Conte sta portando avanti due linee di azione: l’eversione costituzionale per instaurare una dittatura tecnocratica; e la rovina economica del paese per consentire il suo saccheggio da parte dei capitali internazionali, che sono i suoi patron politici. Solo tenendo accesi i riflettori sui suoi soprusi si può bloccarlo, impedirgli manovre come inscenare un ritorno del contagio per chiudere nuovamente il paese e dargli la mazzata finale, specialmente in agosto o settembre, quando da un lato si concretizzeranno i danni economici del lockdown e dall’altro la Bce, secondo la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca, dovrà cessare il Qe. Quindi potrà esplodere una bella crisi sociale e una protesta di popolo. Parliamo dei patron politico-economici del governo. Vi è un’industria farmaceutica che paga una ricerca e una divulgazione presentate come scientifiche ma sempre meno credute tali, perché sempre più percepite, pagate e dirette dal business nonché contraddittorie, incerte e regolarmente smentite nelle loro affermazioni.Questa industria gestisce i laboratori dove si elaborano virus e batteri, da uno dei quali pare sia uscito il Covid-19; e al contempo elabora e venderà ai governi un promesso vaccino per debellare il virus, nascondendo che questo tipo di virus è mutevole, quindi il vaccino non può essere la soluzione. Conte ha già detto sì a Bill Gates. Altre esigenze premono sul governo: quelle della mafia, che vuole non solo la liberazione dei suoi boss, ma soprattutto una grave e generale crisi di liquidità delle imprese, specie al Sud, per poterle rilevare coi suoi soldi sporchi; quindi vuole più lockdown e niente sovvenzioni alle imprese; quelle di investitori stranieri, pure interessati a che imprese private e pubbliche entrino in crisi, per poterle rilevare; e a partecipare a privatizzazioni necessitate dai bisogni finanziari dello Stato; quelle dei fondi di investimento stranieri, interessati a che si produca una diffusa insolvenza onde poter acquisire a prezzi irrisori i crediti in sofferenza e gli assets immobiliari posti a loro garanzia.Quelle della grande distribuzione, che ha interesse a che le piccole e piccolissime imprese italiane, iniziando dai bar e dai ristoranti, chiudano, onde poter occupare il loro spazio di mercato assorbendo i lavoratori ex autonomi con contratti precari e poco remunerati; quelle della Germania, che mira da un lato ad assicurarsi la continuità della collaborazione subalterna dell’industria italiana nelle sue filiere produttive, e dall’altro a spogliare l’Italia come già ha fatto con la Grecia (assieme alla Francia); quelle della pubblica amministrazione, che deve giustificare o coprire il fatto che ha speso centinaia di milioni e sospeso per mesi molti trattamenti diagnostici e terapeutici negli ospedali per allestire centri Covid-19 basati sulla terapia intensiva e i ventilatori: centri che sono rimasti quasi inutilizzati, anche perché la malattia non è respiratoria ma circolatoria e raramente richiede terapia intensiva; e anche deve nascondere il fatto che quasi tutti i decessi sono dovuti ad errore diagnostici e terapeutici.L’obbedienza ai predetti interessi potrebbe essere la ragione per la quale il governo italiano, in clamorosa differenza da altri governi, non eroga o ritarda i sostegni alle imprese e alle famiglie, mandandole in crisi. Darebbe conto altresì della costituzione della Commissione Colao da parte del governo, in pratica sostituzione del Parlamento, composta da esperti fiduciari dei capitali sovranazionali interessati ad approfittare della situazione, come detto sopra. Potrebbe anche essere la ragione per la quale il governo insiste che concederà la normalità solo quando vi sarà il vaccino, e al contempo manda i Nas a inquisire i medici di Mantova che hanno messo a punto una cura sierologica che minaccia i profitti di Big Pharma. Analogamente spiegherebbe perché il governo italiano non ha preso le misure più ovvie a tutela della salute pubblica: prescrivere l’assunzione di vitamina D e la chiusura degli impianti che emettono polveri sottili, che predispongono alla malattia.Potrebbe spiegare anche il fatto che il governo italiano, per giustificare provvedimenti sospensivi della Costituzione e di diritti costituzionali inviolabili, ha ritardato di circa due mesi gli interventi anticontagio e in seguito ha sempre diffuso dati statistici privi di valore scientifico, esagerati per creare terrore, in quanto riportanti come dovuti al virus tutti i decessi, anche quelli dovuti ad altre malattie – vedasi i dati autoptici, quelli dell’Iss, quelli dell’Istat, dai quali risultano meno morti quest’anno che l’anno scorso, nei primi 4 mesi, anche per malattie respiratorie. Soprattutto bisogna prevenire che Mattarella, da qui a uno, due o tre mesi, quando Conte avrà completato la sua opera a danno del paese, se la possa cavare mandandolo a casa, lasciando addossare a lui la colpa del disastro, mettendo su un nuovo governo e dicendoci: cari italiani, l’Europa ci ha lasciato soli, Conte ha sbagliato a fidarsi, il danno è fatto, mi dispiace, ora dovete pagare, fidatevi del mio nuovo governo. No, venerando Presidente, così non va: sapendo che cosa ha in cantiere, Conte e i suoi decreti incostituzionali vanno fermati adesso, prima che sia troppo tardi. Dopo, nessuno se ne potrà lavare le mani. Presidente, noi vi teniamo d’occhio. Uno per uno.(Marco Della Luna, “Presidente, vi teniamo d’occhio”, dal blog di Della Luna del 10 maggio 2020).I mass media sono impegnati a nascondere tutte le manifestazioni di dissenso contro Conte e a farlo falsamente apparire come gradito alla maggioranza del paese. Conte sta portando avanti due linee di azione: l’eversione costituzionale per instaurare una dittatura tecnocratica; e la rovina economica del paese per consentire il suo saccheggio da parte dei capitali internazionali, che sono i suoi patron politici. Solo tenendo accesi i riflettori sui suoi soprusi si può bloccarlo, impedirgli manovre come inscenare un ritorno del contagio per chiudere nuovamente il paese e dargli la mazzata finale, specialmente in agosto o settembre, quando da un lato si concretizzeranno i danni economici del lockdown e dall’altro la Bce, secondo la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca, dovrà cessare il Qe. Quindi potrà esplodere una bella crisi sociale e una protesta di popolo. Parliamo dei patron politico-economici del governo. Vi è un’industria farmaceutica che paga una ricerca e una divulgazione presentate come scientifiche ma sempre meno credute tali, perché sempre più percepite, pagate e dirette dal business nonché contraddittorie, incerte e regolarmente smentite nelle loro affermazioni.
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La Germania: niente soldi all’Italia. Capito, Pd e 5 Stelle?
Gli “europeisti” italiani, da Gentiloni e Sassoli, passando per Zingaretti e Bersani, lo stesso Conte il suo ministro Gualtieri, prendano nota: la Germania boccia il diritto della Bce di assistere i paesi travolti dal Covid. Lo conferma la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale di Karlsruhe il 5 maggio ha condannato il governo e il Parlamento tedesco, imponendo alla Bundesbank di partecipare ai programmi della Bce solo a patto che il “quantitative easing” favorisca la Germania. «Cari italiani, non vi lasceremo soli», annunciò oltre un mese fa – parlando in italiano – la presidente tedesca della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, votata dal Pd ed eletta con il contributo determinante dei 5 Stelle, oggi letteralmenre scomparsi dai radar (se non per il viceministro della sanità Sileri che preannncia il vaccino obbligatorio come precondizione per riottenere la libertà). Due anni fa, quando Mattarella sbarrò a Paolo Savona le porte del ministero dell’economia, temendo la reazione contraria dei “mercati” (più decisivi, quindi, della volontà degli elettori italiani), l’euro-commissario tedesco Günther Oettinger si affrettò a “ricordare” che sarebbe stata proprio la finanza privata a «insegnare agli italiani come votare». Fallito nel 2019 il governo gialloverde, la sua attuale controfigura – il Conte-bis – ora rischia di schiantarsi contro l’ennesimo “niet” proveniente dalla Germania: niente soldi, per voi italiani, neppure di fronte alla catastrofe del coronavirus.Come osserva Stelio Mangiameli sul “Sussidiario”, siamo di fronte all’inizio della fine dell’Ue. Il cuore profondo della Germania bancaria, che si esprime oggi attraverso la corte di Karlsruhe, è pronto a tutto: sfidando la Bce, intende «fermare il processo di integrazione europeo sul bagnasciuga dell’intergovernativo e della perfetta simmetria», anche se questo dovesse costare «la vita all’euro e all’Unione Europea». La Germania, peraltro – ricorda Mangiameli – non ha mancato un solo appuntamento, dal 1992 (Trattato di Maastricht) «per avvantaggiarsi quanto meglio e di più, a cominciare dalla fissazione del cambio dell’euro, con il quale fece pagare agli altri, compresa l’Italia, i costi della sua riunificazione». Poi, durante la crisi economica e nella vicenda greca, «ne approfittò, consentendo ai trust tedeschi di fare acquisti di infrastrutture greche importanti (come gli aeroporti)», e tutto questo «dopo avere imposto alla Grecia la ristrutturazione del debito che in origine era modesto, e che fu fatto lievitare con i programmi di “aiuto”». A seguire, il governo tedesco «ha praticato il “bail-in” con l’intervento diretto per salvare le banche tedesche che avevano in pancia un’enorme quantità di titoli tossici», e l’ha fatto «giusto in tempo per imporre all’Italia il divieto, grazie alla direttiva del 2014».Adesso, in piena crisi da Covid-19, con la sospensione del divieto degli aiuti di Stato «il governo tedesco si accinge a varare un programma di sostegno all’industria tedesca di mille miliardi di euro», che però non serve a sostenere la piccola e media industria (bar, ristoranti, artigiani, professionisti) ma serve a «dare vita ad un grande processo di innovazione del sistema industriale», al punto che la stessa Commissione Europea «ha avanzato dei dubbi sulla legittimità delle dimensioni dell’intervento finanziario tedesco, squilibrato rispetto agli intendimenti avuti dalle istituzioni europee nel permettere gli aiuti». Ora, la Corte Costituzionale di Germania chiede conto alla Bce di come ha investito i soldi per i programmi di acquisto dei titoli, «come se fosse un segreto». Nel bilancio della banca centrale, spiega sempre Mangiameli, ci sono 2.189 miliardi di euro di titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona: 534 miliardi sono titoli tedeschi, 452 miliardi sono francesi e 393 miliardi sono titoli di Stato italiani. Per Mangiameli, la corte tedesca «viola il principio del primato del diritto europeo». Non solo: infrange il giudicato della sentenza della Corte di Giustizia (C-493/17) del dicembre del 2018 e viola, per eccesso di giurisdizione, gli articoli 267 e 344 del Tfue, il Trattato di Lisbona. In più, accusa in modo infondato la Bce di agire fuori dalle sue competenze. «E, in modo poco responsabile, non si rende conto che sono state proprio quelle decisioni della Bce che hanno salvato l’euro».Attenzione: in tutti questi anni, fa notare sempre Mangiameli, proprio la Germania «ha violato ripetutamente i trattati europei, con il surplus di esportazioni e con tutte le furbizie che in ogni ordinamento si possono escogitare, violando il principio della leale collaborazione che vincola gli Stati membri». Tutto questo, è stato sempre tollerato dall’Ue «per deferenza ingiustificata» verso Berlino. Il cui abuso sistematico è stato tollerato anche dal governo francese, in quel caso «in cambio dello sforamento ripetuto del deficit di bilancio», da parte di Parigi. Noi italiani invece lo abbiamo tollerato in cambio di niente, senza contropartita: perché? «Con molta probabilità – risponde Mangiameli – perché la nostra classe politica non sa fare la politica europea, così come quella interna. Basti considerare cosa è accaduto in questi due mesi di emergenza in Germania e in Italia. In terra tedesca la sanità e l’emergenza civile è competenza dei Länder e il governo federale s’è guardato bene dall’intervenire, lì ha semplicemente sentiti; e sono stati i Länder tedeschi a decidere di accogliere i malati di Covid-19 dall’Italia».In Italia, il governo Conte «ha mostrato di non avere alcun peso a livello europeo». Sul piano interno «si è preoccupato dell’audience, nei social e nelle televisioni», quindi «ha promesso risorse per superare la crisi economica». Ma finora, riconosce Mangiameli, ha distribuito pochissimo. Peggio: «Ha preteso una quantità di potere enorme, violando le regole sui diritti costituzionali e sfidando le Regioni, anziché soccorrerle, come avrebbe dovuto fare». E l’unica preoccupazione reale che ha avuto, alla fine, è stata quella di «impugnare le ordinanze delle Marche e della Calabria». E adesso, Conte – che aveva appena venduto agli italiani il “successo” del Recovery Fund (solo chiacchiere, lo avevano prontamente smentito i media tedeschi) – sbatte il naso contro la porta che la Gemania gli chiude in faccia – a lui e a 60 milioni di italiani, a cominciare dal presidente Mattarella. La voce del Quirinale s’era levata solo dopo l’iniziale provocazione di Christine Lagarde: la neopresidente della Bce aveva precisato (non richiesta) che alla banca centrale non spettava l’obbligo di calmare gli spread. Una mossa calcolata, evidentemente, per suscitare reazioni contrarie (puntualmente arrivate), così da sbloccare finalmente la Bce attivando l’acquisto di titoli di Stato per supportare il deficit aggiuntivo causato dai costi dell’emergenza Covid.Non solo: nei giorni scorsi, un grande analista economico come il tedesco Wolfgang Münchau (”Financial Times”) aveva salutato con favore il recentissimo piano messo a punto dalla Lagarde: un programma inaudito di aiuti, pari a qualcosa come 3 trilioni di euro. In altre parole: helicoptery money, per cancellare – una volta per tutte – il falso dogma della scarsità di moneta, su cui si è finora basata la spaventosa austerity europea (di cui si sono avvantaggiati solo la Germania e i sui satelliti come l’Olanda, che pratica la pirateria fiscale attraendo le grandi aziende italiane a cominciare dall’ex Fiat, oggi proprietaria di “Repubblica” e “Espresso” oltre che della “Stampa”). Proprio la “minaccia” della Bce – soldi per tutti, finalmente, e in quantità mai vista – deve aver innescato l’altolà tedesco, che ora compromette seriamente il futuro della stessa Unione Europea. La brutalità del “pronunciamento” tedesco è la peggiore delle risposte alla clamorosa lettera con cui Mario Draghi, sul “Financial Times”, due mesi fa annunciava la necessità di una svolta storica: basta rigore, perché stavolta – senza una massiccia iniezione di denaro pubblico, erogato subito e senza condizioni – la nostra economia andrebbe incontro a un collasso catastrofico.Nonostante questo, il governo Conte ha cincischiato fino all’ultimo – senza concludere nulla, finora – con la tentazione del Mes: all’Italia sarebbero “regalati” solo 35 miliardi (vincolati alla sola spesa sanitaria) per poi indurre il paese – che per riprendersi ha bisogno di centinaia di miliardi – ad accettare il maxi-prestito aggiuntivo, sempre del Mes, da restituire in tempi brevi e a condizioni insostenibili. Solo qualche giorno fa, l’inaudito Bersani si schierava con la Germania e contro l’Italia “spendacciona” e fiscalmente inaffidabile. Ora da Karlsruhe proviene un vero e proprio atto di guerra contro il nostro paese: riusciranno, gli italiani, a capire davvero quello che sta succedendo? Riusciranno una buona volta a liberarsi degli “europeisti” formato Bersani e Gualtieri, che lavorano da sempre (consapevoli o meno) per il Re di Prussia? Se si guarda all’attuale compagine di governo, c’è da mettersi a piangere: Conte paralizza il paese lasciandolo senza soldi e raccontandogli che avrebbe strappato alla Germania chissà quali concessioni, e dal canto suo Zingaretti (mentre la Lombardia scopre la cura sierologica contro il Covid) annuncia in modo surreale che costringerà gli abitanti del Lazio a sottoporsi al vaccino antinfluenzale. Quanto ai 5 Stelle, cioè la forza politica più rappresentata in Parlamento, di loro si sono perse le tracce: l’unico a finire sui giornali è il signor Rocco Casalino, prestigioso spin doctor di Conte, già indimenticabile tronista televisivo del Grande Fratello.Sarà il dramma economico che ora incombe sul paese a scatenare l’unica possibile reazione, cioè il recupero della sovranità finanziaria per evitare il tracollo? E’ evidente che, di fronte all’ennesima provocazione tedesca (stavolta inaudita, gravissima), si imporrebbe un governo di salvezza nazionale, che abbandoni la linea del finto trattativismo servile e perdente, sin qui perseguita a partire dalla caduta del governo Berlusconi nel 2011. Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte: suonatori diversi, ma stessa musica. L’economista Nino Galloni ha in tasca un Piano-B, attuabile immediatamente e senza neppure violare i trattati europei: emettere moneta nazionale, parallela e non a debito, in quantità sufficiente per riaprire aziende, negozi e ristoranti. Dal canto suo, Draghi vede un’unica possibilità all’orizzonte: fare tabula rasa di tutti i vincoli europei, pena la morte del sistema economico italiano. Se la Germania oggi usa la foglia di fico della sua Corte Costituzionale per essere sleale con l’Europa e con l’Italia anche di fronte al coronavirus, non si vede come il vecchio quadro europeo si possa ricomporre. Né di capisce come Conte, Casalino, Gualteri e l’ectoplasmatico Di Maio possano in alcun modo traghettare l’Italia fuori dall’incubo.Gli “europeisti” italiani, da Gentiloni e Sassoli, passando per Zingaretti e Bersani, lo stesso Conte il suo ministro Gualtieri, prendano nota: la Germania boccia il diritto della Bce di assistere i paesi travolti dal Covid. Lo conferma la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale di Karlsruhe il 5 maggio ha condannato il governo e il Parlamento tedesco, imponendo alla Bundesbank di partecipare ai programmi della Bce solo a patto che il “quantitative easing” favorisca la Germania. «Cari italiani, non vi lasceremo soli», annunciò oltre un mese fa – parlando in italiano – la presidente tedesca della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, votata dal Pd ed eletta con il contributo determinante dei 5 Stelle, oggi letteralmenre scomparsi dai radar (se non per il viceministro della sanità Sileri che preannncia il vaccino obbligatorio come precondizione per riottenere la libertà). Due anni fa, quando Mattarella sbarrò a Paolo Savona le porte del ministero dell’economia, temendo la reazione contraria dei “mercati” (più decisivi, quindi, della volontà degli elettori italiani), l’euro-commissario tedesco Günther Oettinger si affrettò a “ricordare” che sarebbe stata proprio la finanza privata a «insegnare agli italiani come votare». Fallito nel 2019 il governo gialloverde, la sua attuale controfigura – il Conte-bis – ora rischia di schiantarsi contro l’ennesimo “niet” proveniente dalla Germania: niente soldi, per voi italiani, neppure di fronte alla catastrofe del coronavirus.
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Liquidità alle imprese entro questa settimana o sarà default
Dovremo convivere con il coronavirus per lungo tempo e non possiamo distruggere l’economia con provvedimenti punitivi, come è stato fatto per necessità nei mesi scorsi. Oggi dobbiamo assumerci qualche rischio. La vera domanda semmai è: siamo in condizioni di rischio tollerabile? Lo siamo ampiamente, considerando quello che sta succedendo anche negli altri paesi europei e considerando l’unico dato da seguire che è la mortalità: anche se fotografa la situazione con dieci giorni di ritardo, conferma che è in atto una decisa attenuazione del contagio. L’emergenza sanitaria sta rientrando. Quella economica, forse ancora più drammatica, sta invece avanzando a grandi passi. Come valuto l’azione del governo su questo fronte? Male. Per esempio, il decreto liquidità: è stato annunciato in Tv il 6 aprile, dicendo che si era mobilitata una poderosa manovra da 400 miliardi. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è arrivata il 10 aprile, e quattro giorni in questa emergenza possono essere decisivi. Siamo a inizio maggio, e di quei 400 miliardi alle piccole e medie imprese forse è arrivato un miliardo, probabilmente meno. Se in un mese un decreto considerato fondamentale arriva a dispiegare il suo “vigoroso” impatto dell’1%, mentre negli altri paesi europei lo stesso tipo di provvedimento ha già erogato tutta la sua capacità di finanziamento, siamo in presenza di un grosso problema.In questione non c’è tanto l’attività di decretazione del governo, ma l’attuazione pratica, che risulta essere inaccettabilmente lenta e farraginosa. Conte si è scusato con gli italiani per la lentezza e l’inefficienza con cui stanno arrivando gli aiuti? È vero, ma è solo un’esortazione retorica, sono solo parole. Bisogna guardare ai fatti, e in quel decreto ci sono errori tecnici imperdonabili, che lo rendono inefficace. Ne cito uno sostanziale. Il principio delle garanzie pubbliche al 90% è stato adottato per evitare l’azzardo morale, cioè il rischio di far arrivare questi soldi ad aziende che non li meritano. Ma in questa drammatica emergenza qualche azzardo morale è preferibile al ritardo che si è ingenerato. Con il 90% di garanzia la banca deve per forza fare l’istruttoria, che richiede tempo e un infernale iter burocratico. Come accompagnare le imprese italiane fuori dal lockdown? La prima urgenza è ovviamente la liquidità. Un’azienda, avendo comunque dei costi incomprimibili da sopportare, dall’affitto alle bollette, dai fornitori da pagare alla cassa integrazione (anticipata e non ancora rimborsata), se resta per due mesi senza fatturato, non vive. Due mesi sono un tempo infinito. La liquidità deve arrivare adesso, al massimo entro questa settimana, altrimenti molte aziende chiuderanno.Ma la liquidità promessa arriva sotto forma di debito: e questo è l’altro problema, oltre a quello dei ritardi. In questo modo avremo altre aziende che lentamente moriranno di debito, perché non saranno in grado di rimborsarlo. Chi si illude, dopo che avremo riaperto tutto, che il mondo ritornerà come prima, non ha capito nulla. La gente si sentirà più povera, i consumi rallenteranno, il turismo soffrirà in modo terribile. Sarà una depressione, che è peggio della recessione. Le aziende non solo soffriranno questo mese, ma anche i prossimi dodici mesi in termini di perdite. Bisogna quindi aiutarle, se non si vuole correre un rischio ben peggiore. In Italia la spesa per pensioni, sanità, istruzione e pubblico impiego è sostenuta dalle tasse dei privati, cioè le aziende. Se spariranno, non si incasseranno tasse e a un certo punto si cadrà in una spirale tremenda e insostenibile. Non a caso molti hanno invocato il ricorso a finanziamenti a fondo perduto. Con il pessimo stato di salute dei nostri conti pubblici e del nostro debito pubblico, costantemente nel mirino della Ue, il governo può permetterseli? Quest’anno sì, perché è una sorta di anno sabbatico, in cui vale tutto. Nessun vincolo europeo sarà invalicabile, anzi molti sono già stati rilassati dalla stessa Ue.Il problema è che noi ci trovavamo in una situazione di debito eccessivo già da prima del coronavirus. Questa pandemia aggiungerà altri 25 punti percentuali, portando, secondo le mie stime, il nostro rapporto debito/Pil al 170%. Una soglia non sopportabile. Come uscire da questo crinale? Ci sono due sole strade. La prima, quella che auspico: accelerare violentemente, costi quel che costi, sulla ripresa e sullo sviluppo economico, aumentando il denominatore. Quindi dare anche soldi a fondo perduto, pur di mantenere in vita le aziende. Sembra un “regalo”, ma in realtà è un investimento, a favore della crescita e a garanzia futura dell’occupazione, del prelievo fiscale e della sostenibilità del debito. Ecco perché chi parla di decrescita felice andrebbe criminalizzato, perché prefigura il collasso dello Stato. La seconda strada? Ahimè, è il default. Se il lavoro, le imprese e le tasse non sostengono adeguatamente questo debito, lo Stato non sarà più in grado di ripagarlo. Sarebbe una tragedia, soprattutto per i ceti più deboli. L’Italia ce la farà a superare questa durissima prova? Sì che ce la farà, per forza, anche se quest’anno il Pil calerà del 12% e stiamo precipitando in un buco. A patto, però, che tutti si convincano che la nostra possibilità di uscirne è legata allo sviluppo economico, creando lavoro e intrapresa.(Giovanni Cagnoli, dichiarazioni rilasciate a Marco Biscella per l’intervista “Liquidità alle imprese entro questa settimana o sarà default”, pubblicata dal “Sussidiario” il 4 maggio 2020. Cagnoli è presidente di Carisma, holding di partecipazioni industriali dedicata allo sviluppo delle Pmi italiane, ed esperto di strategia aziendale. E’ stato tra i primi a mettere sul tavolo il tema della riapertura e dell’uscita dal lockdown).Dovremo convivere con il coronavirus per lungo tempo e non possiamo distruggere l’economia con provvedimenti punitivi, come è stato fatto per necessità nei mesi scorsi. Oggi dobbiamo assumerci qualche rischio. La vera domanda semmai è: siamo in condizioni di rischio tollerabile? Lo siamo ampiamente, considerando quello che sta succedendo anche negli altri paesi europei e considerando l’unico dato da seguire che è la mortalità: anche se fotografa la situazione con dieci giorni di ritardo, conferma che è in atto una decisa attenuazione del contagio. L’emergenza sanitaria sta rientrando. Quella economica, forse ancora più drammatica, sta invece avanzando a grandi passi. Come valuto l’azione del governo su questo fronte? Male. Per esempio, il decreto liquidità: è stato annunciato in Tv il 6 aprile, dicendo che si era mobilitata una poderosa manovra da 400 miliardi. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è arrivata il 10 aprile, e quattro giorni in questa emergenza possono essere decisivi. Siamo a inizio maggio, e di quei 400 miliardi alle piccole e medie imprese forse è arrivato un miliardo, probabilmente meno. Se in un mese un decreto considerato fondamentale arriva a dispiegare il suo “vigoroso” impatto dell’1%, mentre negli altri paesi europei lo stesso tipo di provvedimento ha già erogato tutta la sua capacità di finanziamento, siamo in presenza di un grosso problema.
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L’insidiosa tecno-cupola di cui Conte è solo il maggiordomo
Ci stiamo finalmente avviando alla fine dell’epidemia, anche se certi poteri vorrebbero prolungarla l’infinito per una serie di motivi. Da una parte ci avviamo alla fine dell’epidemia, dall’altra si apre un periodo che è piuttosto pericoloso – non dal punto di vista epidemico, in particolare, ma pericoloso per la nostra società: perché qualcuno vuole sfruttare gli esiti di questa epidemia per accelerare dei processi che vanno contro di noi. Chi sono e cosa fanno? Una vera e propria cupola è stata messa a dirigere l’Italia, in questa crisi: saltando il Parlamento, saltando le istituzioni, saltando una maggioranza supina, legata ai grandi poteri, contrastata da un un’opposizione che fa finta di contrastarla ma in effetti anche lei difende gli stessi poteri. Tutti hanno in qualche modo contribuito ad affidare il comando delle operazioni ad una sorta di cupola. Il presidente Conte viene accusato di essere un uomo solo al comando, di aver accentrato i poteri. Certo, lui li ha accentrati in quanto maggiordomo di poteri superiori, che non esercita lui: lui sta lì, prende le veline, parla e dice quello che deve dire, e fa quello che gli dicono di fare. Del resto lui non è un politico: è un avvocato, che rappresenta i suoi clienti.Abbiamo già visto che i clienti di Conte sono molto importanti. Lui è il vero e proprio successore di Andreotti, in quanto il potere cardinalizio, il potere curiale che è dietro di lui è esattamente lo stesso, con gli stessi personaggi che hanno appoggiato Andreotti durante tutta la sua carriera. E abbiamo anche detto, in precedenza, che questo è un governo pericolosissimo, perché attrezzato in maniera tale da poter fare delle cose molto forti. Gli uomini che ci sono dentro sono iper-europeisti, iper-collegati al circuito gesuita-massonico. Sono veramente capaci di metterci in condizioni peggiori, ma vediamo perché. Non c’è un uomo solo al comando: c’è un passaparola unico, di un potere che è una sorta di “cloud” che nemmeno si presenta a Palazzo Chigi: in buona parte opera via web. Una cupola di potere, fatta di due corna: proprio come come i demoni. Un corno è il famoso comitato tecnico scientifico, quello fatto dai virologi, dagli scienziati del potere, da quelli che ogni giorno ci hanno imbottito in parte di verità e in parte di panzane terrorizzanti, giocando e manipolando i dati, confondendoli per fare in modo che questa storia non solo fosse una storia seria, nella quale le persone veramente sono morte, ma anche un fatto terrorizzante: una strategia della tensione che non vuole finire.Loro dicono: il virus non finirà, vedrete, sarà un macello. State buoni dentro casa, tutti chiusi, anche quelli che stanno bene e che non rischiano. Una strategia della tensione, per fare in modo che duri il più a lungo possibile, nonostante le curve che stanno calando. Vedrete, dicono, poi ci sarà una seconda ondata e succederà di tutto, dovremo convivere con il virus… In Cina, paese che sta un mese avanti a noi, oggi hanno buttato le mascherine: non sono più obbligatorie e c’è libertà di circolazione. Non si vede perché non dovrebbe essere così anche da noi, tra qualche settimana. Ma questo corno della cupola fa di tutto per lasciarci terrorizzati. “La seconda ondata”… Questo momento cercheranno di farlo durare a lungo, il più a lungo possibile, psicologicamente. Anche se alla fine la crisi sarà passata e l’epidemia sarà finita, loro cercheranno di mandarlo psicologicamente avanti e più a lungo, per arrivare a vaccinarci tutti: perché il vaccino è il loro fine ultimo. Ma non solo come vaccino per il Covid: come idea, come forma-pensiero che il vaccino sia la salvezza. E tutta l’industria farmaceutica va in una direzione in cui i farmaci saranno sempre più i vaccini, per qualsiasi cosa.Ma i vaccini indeboliscono il corpo vitale, quello che si chiama anche “corpo eterico” delle persone: rendono più fragili. In Inghilterra l’hanno detto chiaramente: se siete stati vaccinati contro l’influenza, se avete una certa età, state chiusi in casa almeno 12 settimane, perché è più facile che vi prendiate anche il Covid, visto che il vostro sistema immunitario è indebolito. Questo stesso corno di questa cupola, questo comitato tecnico scientifico fatto di scienziati abbondantemente venduti al potere (e abbondantemente dipendenti dagli elementi internazionali degli organismi mondiali del potere oscuro come l’Oms e l’Onu) raccomanda di vaccinarsi: il Messia Vaccino sarà l’unica salvezza. Ma non dice che la vera salvezza sta nel rafforzare il proprio sistema immunitario. Vi dovrebbero dare suggerimenti, indicazioni in questo senso, e invece no: la gente deve stare male per potersi vaccinare. E vaccinandosi starà ancora peggio, per poter prendere ancora più farmaci. Indovinate questi per chi lavorano, se non per i poteri oscuri e finanziari che dominano l’industria farmaceutica, che ha fatto apposta a indebolire le persone? E indebolendo la parte fisica delle persone c’è anche la possibilità di frenare il risveglio della coscienza. Ma non è finita.L’altro corno della cupola è quello che in questo momento sta per diventare pericolosissimo, più del primo. E’ alla famosa task force fatta per guidare, per fare da consulente nella ripresa economica e sociale dopo il virus, quindi quella che adora dire “queste sono le modalità di apertura, questi i tempi, questi i posti nei quali investire da parte dello Stato, questi i settori da far partire, in questo modo e in quest’altro”. Ci si aspetterebbe una task force fatta di persone interessate a ristabilire la normalità, a riattivare il tessuto economico, il tessuto culturale, sociale, turistico: la piccola e media industria italiana. Riattivare le nostre libertà, quindi, e ridare vita a quello che sta morendo. Ma guardando bene chi sono, semplicemente non è così: faranno altro. E questo è nelle parole di Colao, questo strano individuo che è stato scelto per dirigere questa task force. Le sue parole sono: «Non si può sprecare una crisi». Eh no: questa crisi va usata come opportunità per cambiare. Che cosa? La struttura economica e sociale del paese. Conoscendoli, vedremo perché questo significa globalizzare e meccanizzare l’economia, dandola in pasto ancora di più alla finanza internazionale, dalla quale vengono Colao e company, sottraendola alla gente (sottraendola ai liberi imprenditori, all’iniziativa individuale, e mascherandola persino da Green New Deal e da ottimistica ripresa).Questa task force è un gruppo che vuole stravolgere la società: non la vuole far diventare migliore, la vuol far diventare peggiore. Sì, è proprio un comitato di gran lunga più pericoloso del primo. Colao se ne sta a casa, nel suo ufficio di Londra: nemmeno si presenta a Palazzo Chigi. Gli altri della task force si riuniscono via web: una sorta di nuvola nera sta sopra Palazzo Chigi, e dirige tutto da lì attraverso gli schermi. Un vero e proprio Grande Fratello orwelliano che parla via video ai propri maggiordomi del governo, a questi burattini prestati ai poteri da masse incoscienti di italiani che li hanno votati (e nel caso di Conte, nemmeno votati). Sono ispirati da una nuvola nera che si aggira sopra Palazzo Chigi, progettando per noi un grande futuro: per la ripresa stanno lì a studiare come robotizzarci, come uniformarci, come disumanizzare la società in nome di un paventato benessere economico. Più velocità e più efficienza: ma per fare che cosa? Per condurre anime svuotate di ideali e svuotate di amore reciproco, intente solamente ad essere più efficienti? Essere più efficienti per fare più soldi, per un sistema che vuole soffocare e strangolare esseri uman? Già solo questo dimostra la pericolosità di questa task force, e del potere vero che rappresenta.Per capire meglio, vediamo un po’ chi sono almeno alcuni membri di questa task force. Vittorio Colao, il capo di questo comitato, è un uomo della finanza internazionale. In questo momento è il grande profeta del 5G dappertutto, il profeta della cosiddetta transizione digitale. E’ passato per Morgan Stanley, per la McKinsey, poi è finito in Rcs, poi in Omnitel, poi a Vodafone e ora a General Atlantic. Che cos’è? Un mega-fondo da 35 miliardi di dollari, americano ed europeo, che già lavora con una task force sua. E come? Intende intervenire nel tessuto economico della ripresa comprando, indirizzando e stravolgendo, finanziando chi vuole e non finanziando chi non vuole, partecipando a quello che si sta per avviare (una sorta di Piano Marshall, nel quale useranno un’economia distrutta dalla crisi per ricostruirla come vogliono loro: per meccanizzare, tecnologizzare, verticalizzare c centralizzare). Come dice Vittorio Colao, le peggiori crisi sono quelle che si sprecano. E quindi questo gruppo non è stato fatto per riportarci alla normalità: è stato fatto per portarci alla progressiva, crescente anormalità e disumanizzazione.Vediamo chi altro c’è, nella task force. C’è un gruppettino interessante di professori. Noi diciamo sempre che determinati professori comandano più dei politici, perché lavorano per conto dei poteri oscuri e di manipolazione: perfezionano le strategie di manipolazione che poi vengono imposte ai politici, che sono solamente dei passaparola, degli specchietti per le allodole (e le allodole siamo noi). Qui c’è un singolare trio di “americani” – americani col k, nel senso che sembrano italiani ma sono professori che hanno fatto gli studi e tutta la loro carriera in università americane e inglesi, le università del potere mondiale, quelle dalle quali poi vengono fuori i grandi uomini dei grandi poteri finanziari. Uno di loro è il professor Enrico Moretti, un “americano” apprezzatissimo da Obama, il famoso Nobel per la Pace che faceva le guerre. E che cosa dice, questo Enrico Moretti? Tra le tante cose che lui vuole c’è una società nella quale le piccole e medie imprese e il turismo non siano più al centro, ma lo siano solamente i colossi connessi con l’elettronica, sul modello di Seattle. Con la Microsoft, che lui cita, c’è questo-mega centro di diffusione elettronico verso cui tutti affluiscono.Come a dire che, a questo punto, le piccole e medie imprese si svuotano, e il turismo non ha più molto senso, come posti di lavoro. Ma l’Italia è fatta soprattutto di piccola industria e di turismo: quindi questo signore è uno che teorizza come smontare il tessuto economico e sociale italiano, in cambio di strutture mondialiste centraliste nelle mani della grande finanza. Poi c’è un altro soggetto “americano”, nella task force di Colao: una signora, anche lei col k, che ora insegna alla London University. Si chiama Marianna Mazzucato: è una professoressa esperta di innovazione tecnologica, che significa esperta di stravolgimento della vita e dei valori umani in favore del farci diventare mezze macchine. E cosa dice? Bisogna dare allo Stato, e non più tanto ai privati, il compito di promuovere, finanziare e guidare la ricerca tecnologica e la rivoluzione tecnologica. L’iniziativa privata quindi non va più tanto bene, e allora lei prevede che questa venga oscurata da un dirigismo centralista (italiano, nazionale, europeo o addirittura mondialista) che faccia affluire i soldi delle nostre tasse ai soggetti prescelti dal potere centralista, e per i suoi fini, col risultato di uccidere o condizionare pesantemente la nostra libera impresa, finora fiorente.In questo trio c’è poi un’altra professoressa, Raffaella Sadun, che naturalmente insegna ad Harvard: è un’economista esperta di come fare in modo che i manager diventino sempre più bravi a fare la transizione tecnologica da ciò che è umano, nell’economia, a ciò che è meccanico, elettronico, disumanizzante. E chi altro c’è in questo dream team del potere mondialista che vuole robotizzarci? Uno bravo è il fisico Roberto Cingolani, esperto in robotizzazione. Per ora il suo intervento sociale si svolge al servizio di Leonardo, l’ex Finmeccanica, la più grande industria di armi italiana (la terza in Europa) che con i suoi sistemi d’arma è leader nel meccanizzare la morte della gente. Poi naturalmente serve un “avvocatone” d’affari, come Stefano Simontacchi, che i giornali definiscono l’avvocato più potente d’Italia – già, perché poi bisogna fare in modo che i soldi affluiscano nei posti giusti. E poi, ultimi ma niente affatto ultimi, il comitato è presidiato da membri del famigerato Club di Roma. Due, almeno, i membri presenti. Uno è Enrico Giovannini, membro del comitato esecutivo mondiale del Club di Roma. Un altro è un signore che si chiama Francesco Starace. Ma che cosa rappresentano, loro, in questo comitato?Rappresentano un Club di Roma che fu fondato nella seconda metà del secolo scorso dall’ufficio studi della Fiat (un potere nero, ovviamente) attraverso un manager famoso, molto brillante, che si chiamava Aurelio Peccei. E che cosa fa, questo Club di Roma? E’ specializzato nell’usare (o anche nel creare) le emergenze. Quindi: c’è l’emergenza sovrappopolazione? Loro fanno finta che questo sia un problema. C’è l’emergenza riscaldamento climatico? Loro fanno finta che questo sia un problema. C’è un problema di acqua da qualche parte? Loro lo fanno diventare un problema mondiale, attraverso il quale si faranno le guerre. C’è un po’ di esaurimento di risorse? Loro fanno finta che le risorse dopo vent’anni si siano esaurite. Sfruttano le emergenze per fare strategia della tensione, per dire poi che serve più controllo, gli Stati non sono sufficienti, bisogna fare più mondialismo e creare più strutture mondialiste, bisogna creare strutture dirigiste internazionali. Sono tra quelli che aiutano di più a costruire il potere mondialista disumanizzante che toglie libertà locali, sempre, ogni volta sfruttando le emergenze. E quindi, perché mai non si dovrebbero buttare a pesce nello sfruttamento di questa nuova emergenza, per dirigere poi la società nella direzione che il loro Club ha sempre voluto?Tempo fa abbiamo pubblicato un dossier sui club mondialisti che si basano sul Club di Roma: si può capire esattamente che tipo di potere sia questo, e quanta influenza eserciti sul mondo. E l’influenza viene esercitata soprattutto attraverso gruppi di professori del potere, venduti al potere. Che altro si può dire, di questa task force? Insieme ad altre, analoghe, sicuramente in campo nel mondo, avrà a disposizione una quantità incredibile di soldi, da investire nella direzione voluta. E’ infatti pronta una quantità incredibile di soldi, gestita dai grandi poteri mondialisti come l’Unione Europea, per esempio. Una parte di questi soldi è già stata destinata al Green New Deal. C’è un’emergenza climatica? Allora noi mettiamo un sacco di soldi: per fare che? Per elettrificare il mondo, per le auto elettriche, per digitalizzare – il che non c’entra niente con la salute della Terra, anzi: significa meccanizzazione ulteriore del pianeta. Figurarsi se il Green New Deal raccomanda di ridurre i campi elettromagnetici, macché. Anzi, dice: aumentiamo le macchine elettriche, i satelliti, il 5G. Naturalmente, queste quantità incredibili di soldi nei prossimi ani verranno sfruttate da questi comitati, nella loro direzione tecnologizzante.Il fiume di soldi per la ripartenza post-epidemia non verrà dato alla gente, se non le briciole. Servirà invece a ridurre le piccole e medie imprese, ad affossare la libera impresa e le libertà individuali. Ci vorranno tutti incastrati in un web, in una ragnatela sempre più onnipresente e invasiva fatta di 5G, che poi diventerà 6G, 7G, e poi chissà che cosa. Dovremo resistere. Quello che adottano è il vecchio sistema, antico, del bastone e della carota. Come opera, la cupola? La parte il corno fatta dai virologi, da questa sorta di papato scientifico finto, adopera il virus come una volta si adoperavano i terroristi: per fare strategia della tensione, al di là dell’effettiva serietà del virus. Un virus che ha ucciso persone, certo, ma naturalmente ne sono stati manipolati i dati e gli effetti, per portarci alla carota del vaccino: ci vaccineremo tutti. Quindi, il corno para-scientifico (falsamente scientifico) ci vuole portare a vaccinarci tutti, e non a rafforzarci con le difese immunitarie. L’altro corno, quello dei professori (questa task force disumanizzante) vuole darci questa crisi come opportunità da non perdere per meccanizzare, digitalizzare e alterare negativamente la nostra società. A questo punto stanno cercando in tutti i modi di ritardare la normalizzazione.Tutti e due i comitati lo fanno paventando rischi maggiori di quelli probabilmente effettivi. Il primo corno agisce chiaramente in direzione del vaccino. Ma il suo ruolo è funzionale anche al secondo: perché, più giorni passano, e più il secondo corno si aspetta che venga distrutto, alterato e indebolito il nostro sistema economico. E più sarà distrutto, più sarà facile rifarlo in un altro modo, con nuovi criteri e con nuovi padroni, capaci di comprare più facilmente quello che costerà di meno, in mezzo a settori che saranno semidistrutti. E noi, cosa possiamo fare? Intanto, smetterla di bere supinamente tutto quello che i media ci propinano ogni giorno: guardiamoli pure, ma sapendo che ci stanno mentendo e manipolando. Non cediamo alle lusinghe delle finte facilitazioni, non crediamo alle facce che ci vogliono rassicurare. E aiutiamo anche le persone intorno a noi a rendersi conto di questo: creiamo movimenti di opinione e di resistenza per aiutare il maggior numero possibile di persone a non cadere nella trappola di questa rete web, di questo “nuovo” bacato che ci propongono. Non fidiamoci di nessuno dei messaggi ufficiali, non diamogli il nostro consenso. E non prendiamo nemmeno le parti dei partiti, dell’uno o dell’altro, perché dipendono tutti dagli stessi poteri. Smettiamo di fare i tifosi, tifiamo solamente per il bene, non per le parti.E se ci vogliono schiavizzare “fuori”, facciamo di tutto per rimanere liberi “dentro”, con i nostri ideali, con la nostra coscienza (e “fuori” con le nostre iniziative rivolte al bene, laddove siamo). Facciamo resistenza: resistenza pacifica, gandhiana, fatta della diffusione di ideali, pensieri e sentimenti, e vedrete che conseguiremo un’ulteriore crescita della nostra libertà interiore. E alla fine, anche il potere – anche il peggior potere – non potrà non tenerne conto. Proprio la manifestazione della nostra libertà interiore è sempre stata il limite preciso delle azioni malevole del potere: convinciamocene, è sempre stato così. L’umanità si è sempre conquistata le libertà, la democrazia e i diritti dell’uomo, l’abolizione della schiavitù, la parità tra uomo e donna, il voto. Tutte queste cose le ha conquistate la gente, non ce le ha date il potere. Quindi vuol dire che chi fa la storia umana e il progresso siamo noi, che siamo svegli. Siamo noi che resistiamo, noi che facciamo comitati. In passato abbiamo fatto anche le rivoluzioni, ma questo non è il tempo del sangue: perché le rivoluzioni, l’aggressività e la violenza vengono immediatamente sfruttati dal potere, per imprigionarci meglio. Noi invece continuiamo con la rivoluzione interiore, con la resistenza interiore. Diffondiamo, continuiamo ad agire e pensare per il bene di tutti, laddove siano. Evitiamo di abbatterci, e combattiamo con la nostra coscienza. E vedrete: vinceremo comunque.(Fausto Carotenuto, video-editoriale “Una Cupola contro di noi: dove vogliono portarci?”, da “Coscienze in Rete” del 2 maggio 2020).Ci stiamo finalmente avviando alla fine dell’epidemia, anche se certi poteri vorrebbero prolungarla l’infinito per una serie di motivi. Da una parte ci avviamo alla fine dell’epidemia, dall’altra si apre un periodo che è piuttosto pericoloso – non dal punto di vista epidemico, in particolare, ma pericoloso per la nostra società: perché qualcuno vuole sfruttare gli esiti di questa epidemia per accelerare dei processi che vanno contro di noi. Chi sono e cosa fanno? Una vera e propria cupola è stata messa a dirigere l’Italia, in questa crisi: saltando il Parlamento, saltando le istituzioni, saltando una maggioranza supina, legata ai grandi poteri, contrastata da un un’opposizione che fa finta di contrastarla ma in effetti anche lei difende gli stessi poteri. Tutti hanno in qualche modo contribuito ad affidare il comando delle operazioni ad una sorta di cupola. Il presidente Conte viene accusato di essere un uomo solo al comando, di aver accentrato i poteri. Certo, lui li ha accentrati in quanto maggiordomo di poteri superiori, che non esercita lui: lui sta lì, prende le veline, parla e dice quello che deve dire, e fa quello che gli dicono di fare. Del resto lui non è un politico: è un avvocato, che rappresenta i suoi clienti.