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Magaldi: ristori-flop. Oligarchi con Letta, contro Draghi
«Male sul fronte sanitario, malissimo su quello economico». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, boccia le misure di sostegno (troppo timide) varate dal governo Draghi, in un’Italia dall’economia ancora tramortita dalle chiusure forzate. «E’ vero, non siamo più nella primavera 2020, in cui – per volere di Conte – non poteva circolare nessuno. Però avanza inesorabile la morte civile del paese, col pretesto della pandemia, come se le restrizioni fossero risolutive, per arginare il virus: e sappiamo che non lo sono». Il guaio? «Il regime di lockdown fa comodo a tanti poteri, restii a rinunciare alle loro nuove prerogative: per questo, il 1° Maggio, anche se ci sarà ancora il coprifuoco, la Milizia Rooseveltiana compirà una “passeggiata” serale in piazza Campo dei Fiori, a Roma, per sollecitare il ritorno alla normalità, cioè alla libertà». Il 17 febbraio, alla prima “passeggiata” ai piedi della statua di Giordano Bruno aveva partecipiato anche Enrico Montesano.«Quella che pratichiamo è una forma di disobbedienza civile, nonviolenta, per dire dire basta a misure assurde: dall’emergenza Covid si esce innanzitutto ricorrendo finalmente a cure domiciliari precoci, in modo da ridurre molto i ricoveri in ospedale». Magaldi quindi non approva la linea adottata in materia sanitaria da Mario Draghi, che ha volutamente lasciato a Roberto Speranza il ruolo di arcigno “carceriere” degli italiani. «Finora, purtroppo, il nuovo governo non ha osato uscire dalla modalità adottata praticamente da tutti, in Europa, che prevede il ricorso sistematico alle restrizioni», sottolinea il presidente del Movimento Roosevelt. «Da una parte lo capisco: Draghi non intende esporsi all’accusa di esser stato imprudente, che gli verrebbe mossa da chi aspetta solo un suo passo falso. In realtà, il suo piano è semplice: immunizzare al più presto la popolazione, coi vaccini, per poi organizzare finalmente la ripresa. E in questo senso, eliminando Arcuri e altri, qualcosa di buono l’ha fatto».Quanto all’emergenza socio-economica, Magaldi distingue: «Draghi ha esposto propositi rivoluzionari: recuperare Keynes, anche in Europa, per risollevare l’economia in modo decisivo, con investimenti pubblici senza precedenti». Dov’è il problema? «Nell’approccio alla crisi, ormai devastante per milioni di italiani: non puoi limitarti a elemosinare “ristori” che fanno ridere i polli. Se impedisci a un esercizio di lavorare – insiste Magaldi – non puoi elargire solo le briciole: devi rinfondere i titolari di tutti gli introiti perduti». Un invito, quindi: «Meglio che il governo si corregga subito, incrementando i “ristori”, prima che sia troppo tardi: se non interviene per tempo, infatti, molte aziende non riusciranno a riaprire mai più. Ed è una vera catastrofe, che insieme alla ristorazione, allo spettacolo e al turismo coinvolge, in modo devastante, un vastissimo indotto».Altro campanello d’allarme, per il leader “rooseveltiano”, l’ascesa di Enrico Letta alla guida del Pd. «Ha l’aria di essere tornato in campo proprio per dare fastidio a Draghi, per conto dei poteri oligarchici che temono ciò che il neo-premier potrebbe fare». L’accusa di Magaldi discende dal profilo dello stesso Letta: «E’ un servizievole paramassone, abituato a eseguire ordini provenienti dai poteri che contano. E oggi – aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt – quei poteri massonici di segno “neoaristocratico” hanno davvero paura, di fronte ai propositi enunciati da Draghi: cioè l’abolizione definitiva dell’austerity, facendo dell’Italia il punto di partenza per una rigenerazione (economica, sociale e democratica) della stessa Europa». Un piano che l’ex presidente della Bce ha enunciato già l’anno scorso, in un intervento sul “Financial Times”: utilizzare la pandemia come alibi per cancellare il rigore neoliberista, rimettendo mano all’intervento strategico dello Stato nell’economia, senza più badare a spese.I poteri reazionari a cui risponde Letta, secondo Magaldi, potrebbero anche utilizzare il neo-segretario del Pd per ostacolare Draghi nella sua proiezione verso il Quirinale. Tra i fantasmi appostati dietro l’angolo, per esempio, c’è sempre Romano Prodi: Magaldi l’ha definito «globalizzatore in grembiulino», militante nell’area massonica conservatrice (nonostante la sua collocazione tattica nel centrosinistra). Neppure Letta – che massone non è – ha mai mostrato segni di “pentimento”, rispetto al suo passato di pallido continuatore del massone oligarchico Monti. Tutti spettri, le cui ombre si allungano sul futuro di quello che i media avevano ribattezzato Super-Mario. «Se ci tiene a diventare capo dello Stato – chiosa Magaldi, esponente italiano del circuito massonico progressista sovranazionale – Draghi farà bene a correggere il suo approccio di fronte al Covid, limitando le restrizioni (come chiede la Lega) e soprattutto a metter mano a ben altri fondi, per indennizzare le aziende ancora incredibilmente costrette alla chiusura».«Male sul fronte sanitario, malissimo su quello economico». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, boccia le misure di sostegno (troppo timide) varate dal governo Draghi, in un’Italia dall’economia ancora tramortita dalle chiusure forzate. «E’ vero, non siamo più nella primavera 2020, in cui – per volere di Conte – non poteva circolare nessuno. Però avanza inesorabile la morte civile del paese, col pretesto della pandemia, come se le restrizioni fossero risolutive, per arginare il virus: e sappiamo che non lo sono». Il guaio? «Il regime di lockdown fa comodo a tanti poteri, restii a rinunciare alle loro nuove prerogative: per questo, il 1° Maggio, anche se ci sarà ancora il coprifuoco, la Milizia Rooseveltiana compirà una “passeggiata” serale in piazza Campo dei Fiori, a Roma, per sollecitare il ritorno alla normalità, cioè alla libertà». Il 17 febbraio, alla prima “passeggiata” ai piedi della statua di Giordano Bruno aveva partecipato anche Enrico Montesano.
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Letta, il paramassone gentile, al bivio fra Draghi e Prodi
«Circola una foto di Micron giulivo a tavola con Macron; il pisano ha un cartellino al collo, come accade ai congressisti e agli oggetti appena comprati, col prezzo ancora appeso». Marcello Veneziani fotografa così il personaggio appena cooptato alla guida del Pd dopo Zingaretti. «Pure il suo predecessore, brav’uomo sempre ridente, era piuttosto mediocre: e non solo perché il suo titolo di studio fosse quello di odontotecnico». Con Letta, scrive Veneziani su “La Verità”, «si ha la conferma che siamo entrati nella fase della serietà, inaugurata dall’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi al posto di un nullivendolo vanitoso e logorroico. Un fatto positivo, c’è da rallegrarsi». A favore di Letta, Veneziani registra un paio di cose: «È una persona per bene, almeno così ci è parso finora, piuttosto corretto nei rapporti politici e misurato nel linguaggio e nel comportamento. E innalza la media assai scadente dei leader ignorantoni che guidano la politica allo stato attuale».Ancora: «Enrico Letta è il trattino di congiunzione tra Sergio Mattarella e Mario Draghi. Metà democristiano e metà tecnico, Letta impersona l’anello mancante al disegno evoluzionista o involuzionista del suo partito, tra la sinistra e l’eurocrazia. In passato fu l’anello di congiunzione tra Gianni Letta e Romano Prodi». Il primo problema per lui «è stato quello di cancellare l’immagine del professorino, garbatino e sfigatino, che sta sereno e rassegnato a passare campanelli di comando ad altri». Veneziani lo descrive «moderato per indole, famiglia e corso di studi». Infatti «si è presentato senza cravatta per farsi sbarazzino e ha sparato subito due cose scapigliate che contrastano con la sua immagine vecchigna e compassata: ha detto largo ai giovani, inteso come ius soli, e voto ai sedicenni. E delle due la seconda mi è parsa perfino peggiore della prima», annota Veneziani: «Gli manca solo un tatuaggio dark sulla carotide per smentire il suo curriculum e la sua immagine canonica».“Enrichetto” ha usato toni da decisionista «per far dimenticare la prudentocrazia di cui è stato flebile portavoce negli anni scorsi, travolto dal ciclone Matteo». Il suo modello di riferimento più prossimo è Emmanuel Macron, «ma senza la grandeur francese», e in più «con l’umiltà e la sobrietà del moderato progressista pronto a “morire per Maastricht”, come titolava un suo pamphlet». Il giovane Letta ebbe per padrino Andreatta, l’uomo del fatale divorzio (insieme a Ciampi) fra Tesoro e Bankitalia: l’inizio della fine, per il sistema-paese che aveva ereditato il boom economico sorretto dall’industria di Stato. Cattolico e tecnocrate democristiano, Andreatta: un uomo «d’indubbio prestigio», ma legato alla funesta stagione della Grande Privatizzazione dell’Italia, decretata in ossequio al super-potere (massonico) che fece del neoliberismo globalista la nuova religione. Questi i natali di politici di Enrico Letta, che ha per zio «il cardinale in borghese Gianni Letta, maestro di curia e cerimonie», e inoltre – aggiunge Veneziani – ha per suocera il “Corriere della Sera”, «avendo sposato una sua figlia redattrice».Per questo, sempre secondo Veneziani, il nuovo segretario del Pd non rappresenta la storia, la cultura e l’ideologia del mondo di sinistra. «Ma non si sa mai, a volte la funzione sviluppa l’organo». Ma che significa, oggi, «una sinistra guidata da un non leader di una non-sinistra, peraltro non eletto da un congresso?». E’ come avere «un flacone sterile», in pratica «un segretario senza carisma né appeal politico», un uomo di potere «che viene dalla Trilateral e dall’Aspen». Si crede davvero che potrà trasformare, come lui stesso ha promesso, «il partito del potere», quel partito-establishment «che si è posto in questi anni come una sorta di Protezione Civile, da tenere comunque al governo per impedire l’arrivo di calamità naturali e popolari», in un partito a sua volta popolare, alleato ai grillini populisti, benedetto dal Papa populista, e aperto al populismo verde-Greta? Oppure, invece, «la sinistra sarà solo usata come una cipria per imbellettare con una pallida ombretta rossa un partito che in realtà è solo l’esecutore testamentario dell’Europa, che da Paolo Gentiloni a David Sassoli non ha altro dio all’infuori di lei?».Al tempo di Veltroni e dell’Ulivo – ricorda Veneziani – si sceglieva per il governo un Prodi, venuto dal parastato parademocristiano, «ma il partito restava nelle mani del ceppo storico di sinistra». Ora, invece, non è più solo il governo: «E’ il partito, che viene euro-commissariato». Ci sarà un riallineamento generale dei pianeti al nuovo corso “eurodragato”, che riguarderà pure l’altro versante, o (proprio per spirito di polarizzazione) la Lega e Fratelli d’Italia rimarcheranno il loro tratto pop, nazionale ed eurocritico? «Le scadenze imminenti tra vaccini, recovery e Quirinale possono innescare processi imprevisti», segnala Veneziani. «Le variabili sono tante», cominciando da Matteo Renzi: «Il pupo fiorentino irrequieto che sta lì accucciato, ormai senza giocattoli perché li ha rotti tutti, cos’altro s’inventerà per farsi notare?». Be’, dipende: bisognerà vedere che tipo di spartito sarà “consigliato” di recitare, a Renzi, a Letta e agli altri attori della politica italiana in emergenza politico-pandemica, letteralmente annullata da Conte e ora “riformattata” da Draghi.A parte l’ottima disamuina di Veneziani, per leggere la situazione vale la pena scendere anche nelle cantine del “back office” del potere (massonico) illuminato frequentemente da Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni”. Enrico Letta? Tecnicamente, un paramassone. Tradotto: un non-massone, a disposizione dei poteri che, attraverso le superlogge, governano il pianeta utilizzando super-strutture come l’Ue. Pessimo il giudizio di Magaldi sul Letta di ieri, quello che sedeva a Palazzo Chigi: si è limitato ad eseguire gli ordini della peggiore oligarchia massonica, prolungando l’effetto devastante dei tagli senza anestesia inferti dal massone “neoaristocratico” Mario Monti, «chiamato in servizio da un supermassone della medesima tendenza, cioè Napolitano». Di mezzo c’è sempre anche l’eterno establishment nazionale “collaborazionista”, vassallo dei poteri anti-italiani che ispirano il mercantilismo franco-tedesco, dietro la facciata di un europeismo sbandierato ma inesistente. Prestanome di poteri forti, Enrico Letta – come rivelò una fonte di stampa – quand’era premier partecipò a una cenetta a casa di Eugenio Scalfari, presenti anche Napolitano (allora presidente) e Mario Draghi, che era a capo della Bce.Qualche anno fa, il massone “rooseveltiano” Gianfranco Carpeoro ha ricordato che Enrico Letta non ha nulla che fare con la massoneria, ma in compenso è un esponente dell’Opus Dei (insieme a suo zio Gianni Letta e al berlusconiano Marcello Dell’Utri). Quanto a Matteo Renzi, che licenziò brutalmente Letta nel 2014, Magaldi racconta: chiese inutilmente di entrare nelle superlogge più reazionarie (grazie all’amico Tony Blair, solo in apparenza esponente della sinistra). Dopo il lungo esilio, Renzi è tornato alla ribalta affossando Conte: ora spera finalmente di poter entrare nel grande giro mondiale della supermassoneria, stavolta però nel campo “progressista”, al quale è approdato lo stesso Mario Draghi, fino a ieri presente in ben 5 Ur-Lodges di segno oligarchico. Un mondo parallelo, rispetto a quello visibile, utilissimo per guardare oltre la superficie: Draghi, dice Magaldi, oggi si propone di rompere il neo-feudalesimo del finto europeismo a guida tedesca.Anche qui, attenzione: l’attuale leadership politica della Germania è solo lo strumento del quale si è finora servita l’oligarchia massonica che ha ispirato l’austerity per indebolire la democrazia, sabotando il benessere diffuso. Un altro dei suoi cavalli di razza? L’italiano Romano Prodi, spacciatosi per uomo di sinistra. «Prodi è un altro massone “neoaristocratico”, come Monti e Napolitano, e come lo stesso Draghi fino a qualche anno fa: solo che, a differenza di Draghi – rileva Magaldi – Prodi non hai mai fatto ammenda dei suoi errori, né si è sognato (come invece l’attuale premier) di mettersi a disposizione della causa progressista». Un equivoco vivente, Romano Prodi, grande rottamatore (col Draghi del Britannia) dell’Italia che funzionava, e che dava fastidio all’industria tedesca. L’ex capo della Bce si è pentito, mentre Prodi no: e spera ancora di tagliare il traguardo del Quirinale, bruciando Mario Draghi. Gli darà una mano Enrico Letta, a salire al Colle?Magaldi non scopre le carte, ma su Letta si mostra scettico: resta pur sempre un semplice paramassone, in attesa di disposizioni dall’alto. Certo – aggiunge il presidente “rooseveltiano” – rispetto a Zingaretti, il salto è enorme: il Pd era guidato da uno scolaretto, ora invece dispone di un professore prestigioso. Un uomo accorto, garbato e colto. Ma, appunto: a disposizione dei poteri superiori. “Morire per Maastricht”, come ricordava Veneziani, era stato il suo libro-bandiera. Tradotto: sangue, sudore e lacrime. Paracadutato nel Pd allo sbando (al governo con la Lega, dopo aver subito la coabitazione coi catastrofici 5 Stelle e il presenzialismo dell’imbarazzante Conte), Enrico Letta deve supportare un leader di caratura mondiale come Draghi, che – già un anno fa, scrivendo sul “Financial Times” – ha lasciato intendere che non dovrà mai più essere chiesto a nessuno, per alcuna ragione, di “morire per Maastricht”. Sarà capace, Enrico Letta, di capovolgere anche lui le sue convinzioni, rimettendo il Pd a disposizione di un progetto finalmente progressista, capace cioè di ripudiare il rigore di Maastricht e imporre l’introduzione della democrazia a Bruxelles?«Circola una foto di Micron giulivo a tavola con Macron; il pisano ha un cartellino al collo, come accade ai congressisti e agli oggetti appena comprati, col prezzo ancora appeso». Marcello Veneziani fotografa così il personaggio appena cooptato alla guida del Pd dopo Zingaretti. «Pure il suo predecessore, brav’uomo sempre ridente, era piuttosto mediocre: e non solo perché il suo titolo di studio fosse quello di odontotecnico». Con Letta, scrive Veneziani su “La Verità“, «si ha la conferma che siamo entrati nella fase della serietà, inaugurata dall’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi al posto di un nullivendolo vanitoso e logorroico. Un fatto positivo, c’è da rallegrarsi». A favore di Letta, Veneziani registra un paio di cose: «È una persona per bene, almeno così ci è parso finora, piuttosto corretto nei rapporti politici e misurato nel linguaggio e nel comportamento. E innalza la media assai scadente dei leader ignorantoni che guidano la politica allo stato attuale».
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Magaldi: liberi tutti, oppure avremo 10 anni di lockdown
«Chi oggi vorrebbe l’ennesimo lockdown, che è una falsa soluzione, usa il pretesto del Covid per assestare l’ultimo colpo alla nostra libertà: è l’ennesima battaglia, nella lunga guerra scatenata contro la democrazia dagli anni ‘60, a partire dagli omicidi dei Kennedy e di Martin Luther King». Gioele Magaldi, autore del saggio “Massoni” e presidente del Movimento Roosevelt, è allarmato dalla possibile, nuova stretta anti-Covid. «Il lockdown è una falsa soluzione, ora lo dicono anche gli scienziati, in studi come quelli appena pubblicati sulla rivista “Science”». Un avvertimento che, tanto per cambiare, è stato sottovalutato dai media: «Oltre a non poter estinguere il virus – sottolinea Magaldi – il distanziamento è deleterio: impedisce infatti al nostro organismo di sviluppare i necessari anticorpi». La soluzione? «Semplice: fare esattamente il contrario di quanto si è fatto finora. E cioè: contagiarci tutti, dopo aver messo in sicurezza (isolandoli o vaccinandoli) i soggetti fragili, malati e anziani. Solo così si raggiunge l’immunità di gregge, cioè la soluzione definitiva al problema».
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Sono senza Speranza. Magaldi: nasce la Grande Opera
Qualcuno spieghi a quella nullità di Roberto Speranza che non è più il ministro della salute del governo Conte. Avanti così, e potrebbe non esserlo più nemmeno del governo Draghi: al premier non ha dato manco il tempo di presentare il suo programma alle Camere e incassare la fiducia. Tra i piedi gli ha subito gettato una mina, la non-apertura dello sci (a tradimento, senza preavviso), facendo imbestialire tutti, aziende e lavoratori, inclusi i politici: dai leghisti al presidente della conferenza delle Regioni, l’emiliano Stefano Bonaccini, Pd. «E’ talmente piccino, Speranza, da non aver capito la ratio del suggerimento che ha ricevuto: mettere in difficoltà Mario Draghi, i cui nemici (tanti) non vedono l’ora di vederlo annaspare, avendo compreso le sue vere intenzioni». Che sono formidabili: salvare l’Italia, facendo fare a tutti (tecnici e politici) «il contrario di quello che avevano fatto fino a ieri, quando servivano interessi stranieri o cedevano ai dikat di Bruxelles». E attenti: insieme a Speranza rischiano il posto lo stesso Walter Ricciardi, il commissario Domenico Arcuri e i grigi burocrati del Cts, tutti profeti del lockdown e delle zone rosse.L’avviso è circolare, ribadisce Gioele Magaldi: la parola d’ordine è cambiata. Non più chiudere, ma riaprire. Smettere di gridare, incarcerando gli italiani e colando a picco l’economia, e cominciare a contrastare davvero il maledetto virus (che Conte ha utilizzato per un anno, in modo cinico, per restare in sella a tutti i costi). Poi cos’è successo? Quel birbante incorreggibile di Renzi non ha resistito alla tentazione di sgambettare “Giuseppi” per antipatia personale, e magari per allungare le grinfie sul bottino del Recovery? Questa è la versione per bambini, a cui persino i media hanno finto di credere. Poi c’è l’altra spiegazione, quella credibile: si sono attivate le alte sfere. Obiettivo: mettere fine al peggio, una volta per tutte, e non solo archiviando il piccolo regno del terrore e della depressione orchestrato dai manovratori di Conte, al servizio di poteri imperiali anti-italiani, anche cinesi, mercantili e neo-feudali.La caduta dell’ex “avvocato del popolo” era solo il primo passo, innescato dalla ribellione tattica renziana, d’intesa con gli ispiratori massonico-progressisti. La strategia ha a che fare con l’orizzonte storico: la fine dell’austeriy come religione, il tramonto del neoliberismo come dogma. E dunque: l’Italia come piattaforma, mondiale, del cambio di paradigma. Se non si afferra questo, ribadisce il leader “rooseveltiano” del Grande Oriente Democratico, non si capisce il senso di quanto sta avvenendo: l’ex principe europeo del rigore, Mario Draghi, si appresta a guidare un esperimento rivoluzionario, post-keynesiano, fondato sul ritorno alla sovranità democratica, lontano dai ricatti della finanza-canaglia (di cui proprio l’ex capo della Bce è stato uno dei massimi esponenti, dopo aver brutalmente privatizzato l’Italia). Sfoderando il lessico dell’alchimia, Magaldi definisce “grande opera” la raffinata impresa massonica in corso: trasmutare il piombo (di ieri e di oggi) nell’oro di domani, dando modo a chiunque di trasfomare se stesso.Il primo a farlo è stato proprio Mario Draghi, passato dalle superlogge reazionarie a quelle progressiste, per emendarsi da trent’anni di abusi ed entrare nella storia come salvatore, intanto dell’Italia ma poi anche della stessa prospettiva europea, cui imporre una governance finalmente democratica e ispirata alla giustizia sociale. Non se ne parla, ufficialmente? Ovvio: il sistema mainstream non ha “visto” nemmeno la sovragestione autoritaria della pandemia, mentre il complottismo non sa discernere tra il Draghi del Britannia e quello di Palazzo Chigi. Nessuno ha notato le svolte epocali già compiute: nel 2019 l’evocazione della ultra-progressista Mmt (teoria economica che predica il deficit illimitato, a costo zero) per demolire il ricatto dello spread, e nel 2020 – in piena pandemia – l’appello sul “Financial Times” per uscire dalla crisi come si fa in tempo di guerra, cioè inondando l’economia di aiuti strategici a fondo perduto, non destinati a trasformarsi in debito. Sta succedendo qualcosa, lassù: il vertice del mondo (che è massonico) sta vivendo l’inizio di una “guerra intestina” destinata a cambiare volto al futuro del pianeta.Entrambe le fazioni della grande piramide sono decise a sfruttare il Covid, come occasione epocale: da una parte gli oligarchi, gli strateghi del terrore sanitario utilizzato per ridurre la libertà, e dall’altra i democratici, determinati a riformare in senso liberal-socialista il capitalismo finanziario globalizzato, ripristinando democrazia e diritti. L’Italia è il “forno alchemico” in cui la trasformazione dovrebbe avvenire: lo è persino lo stranissimo governo Draghi, coi suoi tecnici (fino a ieri neoliberisti) e i suoi politici non esattamente impeccabili, con tutti gli inevitabili compromessi del caso. Gli esempi non mancano. Di Maio agli esteri? Resterà irrilevante, dice Magaldi: la politica estera (oggi affidata a Eni, Enel e Leonardo) se la intesterà Draghi. Ma la conferma di Di Maio, «ansioso di entrare nel nuovo governo, e tra i più pronti a silurare Conte», era il solo modo per ottenere il supporto dei grillini, oggi lacerati e quasi disperati («a cominciare dai peones, che si sono preclusi il ritorno in Parlamento votando il demenziale taglio dei parlamentari»).Magaldi non è ingeneroso, coi 5 Stelle: è vero, sono crollati per colpa della loro stessa inconsistenza disastrosa, «ma almeno hanno riaperto i giochi infrangendo l’ipocrisia della finta contrapposizione “tribale” tra centrodestra e centrosinistra, incarnata da governi in realtà sempre allineati alla logica del rigore». Inevitabile poi che Draghi prendesse a bordo il Pd, storico custode del potere eurocratico. Ma, di nuovo: «Franceschini resterà alla cultura, cedendo però il turismo – oggi più che mai strategico – al leghista Garavaglia. E alla difesa resterà l’altrettanto ininfluente Guerini: era trumpiano con Trump, ora è bideniano con Biden». Forza Italia? «Berlusconi avrebbe voluto altri ministri. Invece nella squadra sono entrati quelli che per primi si erano mossi nella direzione di un governo Draghi, come Mara Carfagna. La Gelmini? Agli affari regionali farà meno danni di Boccia. Quanto a Brunetta, che a molti è indigesto anche per via di certe sue uscite discutibili, va detto che si tratta di una persona capace: e un mastino come lui sarà utile, per frenare appetiti indebiti in tempi di vacche grasse, davanti ai miliardi del Recovery».Le parole del presidente del Movimento Roosevelt sembrano provenire direttamente dalla cabina di regia, massonico-progressista, dell’esperimento guidato da Super-Mario. «Un esecutivo squisitamente tecnico, benché fatto di eccellenze e orientato in modo opposto rispetto al governo Monti, non sarebbe servito alla causa: che è anche la rigenerazione democratica della politica. Per questo è stata evitata una “maggioranza Ursula”, che avrebbe escluso la Lega e mancato il vero obiettivo: l’unità nazionale, con l’impegno – di ciascuna forza politica – a rivedere radicalmente il proprio orizzonte, archiviando slogan inutili e contrapposizioni di cartapesta fondate sull’ipocrisia, dai tempi in cui destra e sinistra obbedivano agli stessi ispiratori, operando le medesime scelte anti-popolari». Tutti a scuola da Draghi? In un certo senso, è così. «Vale anche per i tecnici ultra-liberisti fino a ieri, come Colao: prepariamoci a vederli all’opera in una direzione radicalmente diversa, rispetto a quella finora seguita».Logico che le leve di comando siano saldamente nelle mani del premier e dei Draghi-boys come i fedelissimi Roberto Garofoli e Daniele Franco, pronti a seguire il loro “capitano” in questa nuova avventura post-keynesiana. «Tra parentesi: con Franco, per la prima volta dopo tanti anni, avremo all’economia un super-ministro che non rema contro l’Italia, come invece avevano regolarmente fatto tutti i titolari di quel dicastero strategico, incluso il Padoan che frenava puntualmente ogni tentativo, da parte di Renzi, di ritagliarsi qualche spazio autonomo di spesa». Questa è la posta in gioco: in prima battuta tamponare il disastro-Covid amplificato dal catastrofico Conte, e introdurre una vera risposta sanitaria (magari curando i pazienti a casa, in modo tempestivo, come finora non è stato fatto: ancora non esiste un protocollo terapeutico nazionale adeguato, e così si finisce all’ospedale ormai in gravi condizioni).Nel frattempo, c’è da redigere finalmente un Recovery Plan che sappia rilanciare il sistema-paese. «Si parla di 209 miliardi: cifra che sarebbe servita già prima del Covid, per rimediare ai guasti. Figurarsi adesso, con la devastazione provocata dai lockdown». Numeri spietati: il Pil in picchiata, 160 miliardi perduti nel 2020, quasi un milione di disoccupati e oltre 400.000 aziende chiuse. Questo sì, è un Grande Reset: in pericolo è la sopravvivenza dell’Italia come sistema sociale. E come si è arrivati così in basso? Semplice: rinunciando alla politica. Fallito il tentativo gialloverde nato nel 2018, l’anno seguente si è abborracciato il Conte-bis solo per fermare Salvini. Il governo sarebbe caduto quasi subito, essendo diviso su tutto (non ultimo il tema-giustizia, ora affidato a Marta Cartabia «che certamente starà ben lontana dalle pulsioni “manettare” incarnate dal grillino Bonafede»). Chi ha salvato Conte? Ovvio: il Covid. Senza l’emergenza, “Giuseppi” sarebbe politicamente defunto almeno un anno fa.Magaldi gli imputa colpe gravissime: pur di restare a Palazzo Chigi, a colpi di Dpcm ha calpestato la Costituzione e rovinato la vita agli italiani, senza nemmeno riuscire a migliorare la situazione sanitaria. Punta di lancia di questa non-politica, appaltata ai burocrati del Cts, il prode Roberto Speranza (l’omino che non ha ancora capito che non è più Conte, il primo ministro). A proposito: era proprio necessario, tenersi il tragicomico Speranza? Gioele Magaldi ne parla come di un caso umano: «La sua conferma è stata un fatto di carità, cristiana e massonica». Risvolto politico: «Si è data a tutti i partiti l’opportunità di partecipare alle larghe intese, e Leu ha riproposto Speranza: si presumeva che avesse capito di dover cambiare completamente rotta, invece di insistere in modo ottuso e pericoloso con l’inutile strage economica dei lockdown».Inferisce Magaldi: «Era considerata innocua, la riconferma di Speranza, visto il suo carattere politicamente servile: è uno che lega l’asino dove vuole il padrone». Ora è avvisato: «Gli si metta la museruola, proibendogli di dire altre stupidaggini, o sarà accompagnato alla porta insieme a Walter Ricciardi (che fa solo terrorismo psicologico) e allo stesso Arcuri, che ci deve qualche spiegazione su come ha speso tutti quei soldi per le forniture, come quelle delle mascherine». Insomma, cartellino giallo: ultimo avviso. «Fuor di metafora: nessuno era contento di Speranza: né Draghi, né gli uomini di Draghi, né i principali fautori politici del governo Draghi. E quindi stia in campana, Speranza: è stato lasciato al suo posto solo per non umiliare Leu. Ma che succede se il suo partitino (destinato all’estinzione) ora si permette anche il lusso di spaccarsi, sulla fiducia a Draghi?».Per Magaldi, «hanno fatto il loro tempo anche i tecnici del Cts, confusionari e spesso incoerenti». In sintesi: «Dategli qualche settimana di tempo, e sarà Mario Draghi a prendere le misure a tutti questi cialtroni, che non hanno finora combinato nulla di buono, limitandosi a terrorizzare gli italiani». Magaldi cita Paolo Becchi e Giovanni Zibordi: dati alla mano, rilevano che il computo dei decessi a gennaio 2021 è inferiore alla media degli anni precedenti: «Ma non dovevamo avere più morti, a causa del Covid?». Non solo: «Lo stesso Matteo Bassetti, noto infettivologo, ha riconosciuto che tra i morti per Covid sono stati conteggiati anche pazienti morti d’infarto o per altre patologie». Accusa esplicita: «Qui abbiamo dato i numeri al lotto, continuiamo a farlo anche oggi, e questi si permettono di continuare a terrorizzare un paese in ginocchio, che invece deve rialzarsi, reiterando minacce di nuovi lockdown? Ma stiamo scherzando?».Tanto per ribadire il concetto, mercoledì 17 febbraio il Movimento Roosevelt schiererà la sua Milizia Rooseveltiana a Roma in pieno centro, violando il coprifuoco: un sit-in che promette di far parlare di sé, simbolicamente convocato in piazza Campo dei Fiori sotto la statua di Giordano Bruno, eroe ribelle, martire della libertà di pensiero e di azione. E l’adunata notturna (ore 22.45, l’inizio) sarà il culmine di un’intera giornata di disobbedienza civile: «Prima ci sarà un’assemblea del Movimento Roosevelt, che di per sé costituirà un primo assembramento, e poi proseguiremo con una bella cena, in un ristorante che dovrebbe restare chiuso, in virtù delle misure illegittime del governo Conte. Norme che al muovo esecutivo chiediamo di eliminare di corsa, in quanto incostituzionali, inutili sul piano sanitario e disastrose per l’economia».Gioele Magaldi non ha dubbi: archiviata la tragica pantomima del Covid, per un anno affidata alle maschere televisive di Conte, Ricciardi e Speranza, ora c’è da rimettere in piedi l’Italia. Come? Ripartendo dalla politica, quella vera: letteralmente svuotata dagli anni ‘90, con l’avvento del neoliberismo post-democratico che ha prodotto le finte alternanze, per mascherare la legge unica del “pilota automatico”, al di sopra delle elezioni. Che a guidare l’operazione-verità sia lo stesso inventore di quel famigerato dirigismo finanziario, rende il senso della missione: capovolgere tutto, allineando Salvini e Zingaretti, Grillo e Renzi. Tema: smettere di dividersi sulle stupidaggini, e ripensare il futuro del post-Covid, che poi è il presente. Un’altra Italia, una vera Europa. Un orizzonte finalmente aperto sul terzo millennio, seppellito il capitolo infame della paura (dello spread, del terrorismo, dei virus). Non c’è alternativa, disse la Thatcher. Ebbene, Mario Draghi è qui a provare che non è vero: tutti hanno sempre una seconda possibilità. E il tempo di dimostrarlo è adesso.Qualcuno spieghi a quella nullità di Roberto Speranza che non è più il ministro della salute del governo Conte. Avanti così, e potrebbe non esserlo più nemmeno del governo Draghi: al premier non ha dato manco il tempo di presentare il suo programma alle Camere e incassare la fiducia. Tra i piedi gli ha subito gettato una mina, la non-apertura dello sci (a tradimento, senza preavviso), facendo imbestialire tutti, aziende e lavoratori, inclusi i politici: dai leghisti al presidente della conferenza delle Regioni, l’emiliano Stefano Bonaccini, Pd. «E’ talmente piccino, Speranza, da non aver capito la ratio del suggerimento che ha ricevuto: mettere in difficoltà Mario Draghi, i cui nemici (tanti) non vedono l’ora di vederlo annaspare, avendo compreso le sue vere intenzioni». Che sono formidabili: salvare l’Italia, facendo fare a tutti (tecnici e politici) «il contrario di quello che avevano fatto fino a ieri, quando servivano interessi stranieri o cedevano ai dikat di Bruxelles». E attenti: insieme a Speranza rischiano il posto lo stesso Walter Ricciardi, il commissario Domenico Arcuri e i grigi burocrati del Cts, tutti profeti del lockdown e delle zone rosse.
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Eversione incompleta: niente impeachment a Trump
Battuto col favore delle tenebre dall’oceano di voti postali riconteggiati dai computer Dominion: schede arrivate anche fuori tempo massimo e grazie a regole elettorali cambiate all’ultimo minuto, in barba alla Costituzione di alcuni Stati-chiave. Ora lo ammettono, su “Time”, i manovratori a lungo rimasti nell’ombra come Mike Podhorzer, dirigente sindacale Afl-Cio. Potenti “illusionisti”, finanziati con mezzi larghissimi: rivendicano di aver congegnato una vasta “operazione” per escludere Donald Trump e insediare alla Casa Bianca l’esile Joe Biden, eletto in anticipo dagli stessi media che avevano tolto il diritto di parola al presidente degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia. Il partito repubblicano, complice della manovra, sa che Trump – poi massacrato per lo sgangherato assalto a Capitol Hill, largamente infiltrato – potrebbe scalare il Gop o addirittura svuotarlo, cambiando per sempre il tradizionale bipolarismo americano, avendo con sé almeno 75 milioni di elettori che si sentono defraudati da un voto percepito come non trasparente.I repubblicani però non hanno osato tradire Trump al punto da sostenere l’impeachment promosso dai baroni finto-progressisti come Nancy Pelosi. Così il Senato ha respinto l’ultima congiura contro l’uomo che, intanto, in Florida ha aperto l’Ufficio dell’Ex Presidente, non avendo mai ammesso la regolarità del risultato attribuito a Biden. Così ora The Donald festeggia: «La mia avventura politica è appena iniziata», avverte. Se fosse passato l’impeachment, il secondo che ha dovuto subire (caso unico, nella storia), non avrebbe potuto ricandidarsi nel 2024. Secondo tutti i sondaggi, la maggioranza degli americani è convinta che il risultato delle presidenziali sia stato tutt’altro che nitido: lo ammette anche una percentuale di elettori “dem”, ostili a Trump e insofferenti di fronte alla sua retorica. Nessuno infatti dimentica le immagini della campagna elettorale: folle straripanti ai comizi di Trump. Deserti invece i raduni del fantasmatico Biden, che peraltro – stando ai conteggi, stranamente sospesi nella notte – avrebbe poi colto un quasi-plebiscito, surclassando addirittura la popstar Obama.Al netto dei molti errori che Trump ha commesso nell’ultimo anno, resta in bocca il sapore amaro di una frode concepita da un Deep State eversivo, deciso a cancellare la libertà democratica sequestrando le elezioni. Trump ha sicuramente sottovalutato l’emergenza-Covid, lasciando che la sua gestione securitaria e psico-terroristica restasse nelle mani di personaggi come Anthony Fauci, sommo sacerdote di Big Pharma, alleato dei più acerrimi nemici di Trump, dall’iper-vaccinista Bill Gates a George Soros, grande vecchio della manipolazione politically correct. Prima ancora, Trump si era mostrato troppo timido di fronte agli abusi razzisti della polizia (che hanno armato la speculazione neofascista di Antifa, poi trasformatasi in violentissima strategia della tensione, con morti e feriti nelle strade). Accanto a sé, Trump ha tollerato la presenza dei gruppuscoli del suprematismo bianco, che hanno allarmato i moderati, così come gli appelli dell’ultra-tradizionalista monsignor Viganò (accorati, ma “medievali” nel loro millenarismo manicheo e reazionario) gli hanno alienato il voto dei cattolici progressisti.C’è chi valuta Donald Trump come uno dei migliori presidenti della storia statunitense, se si guarda al bilancio del suo quadriennio: ha azzerato la disoccupazione ricorrendo al deficit e tagliando le tasse, ha fatto letteralmente volare l’economia, ha risollevato lavoratori e classe media con misure quasi “socialiste”, di stampo keynesiano. Altro dato statistico, clamoroso: non ha avviato nessuna nuova guerra (vero record, per un presidente americano). Nonostante cio – o forse, proprio per questo – è stato letteralmente fatto a pezzi dal sistema mediatico, dominato dalla finanza che controlla Big Tech. Un ostracismo indegno di una democrazia, culminato con la censura spudoratamente imposta da televisioni e social media. Il grande merito di Trump, al di là della sua ruvida oratoria nazional-populista, sta nell’aver reso manifesto – e dalla Casa Bianca, addirittura – il male oscuro che minaccia il pianeta, ora anche manipolando l’epidemia di Wuhan nel modo indicato dagli oligarchi che a Davos hanno disegnato il loro ideale Great Reset, basato sulla retrocessione del cittadino al rango di suddito, senza più libertà.Si sottolinea, tra i meriti storici di Trump, quello di aver imposto l’alt alla dilagante egemonia dell’impero mercantile cinese, sdoganato dal gruppo di Kissinger già negli anni Settanta come possibile modello alternativo all’Occidente: massima efficienza economica, ma senza diritti democratici. Oggi, la sovragestione dell’amministrazione Biden conferma in modo bipartisan la politica strategica di Trump: non è più pensabile lasciare libertà di azione al regime di Pechino, l’unico che ha tratto enormi vantaggi (anche economici) dalla crisi pandemica, orchestrata da un’Oms filo-cinese. Per contro, il team che utilizza Biden come “presidente eletto” sta già esasperando le tensioni con la Russia, anche manovrando l’ex quasi-neonazista Navalny, secondo il collaudato modello-Ucraina, quello della “rivoluzione colorata” che ha arricchito la famiglia Biden con operazioni di estremo squallore, a cominciare dall’impero petrolifero Burisma affidato all’inquietante Hunter Biden.In un mondo letteralmente sfigurato dall’opaca gestione di un virus dall’origine misteriosa, al quale si pretende di rispondere solo con campagne vaccinali a tappeto (basate non su veri vaccini, ma su vettori genetici sperimentali e poco rassicuranti), ci si domanda quale ruolo potrà assumere, il grande perseguitato Donald Trump, a cui – si scopre – guardano con grandi aspettative ingenti masse di popolazione, non solo statunitensi. Con modalità forse anche ingenue, ci si attende una sorta di rigenerazione generale del pianeta, su base democratica, mettendo fine allo strapotere della menzogna mediatica che ha pervertito la realtà in stile orwelliano. Lascerà il segno, il fatto che a “picconare” il sistema sia stato il presidente degli Stati Uniti, trattato come un criminale dalle facce di bronzo che, quand’erano al governo, fingevano di non vedere le imprese mediorientali dell’Isis. Già, perché – come sa bene chi osserva le cronache – con l’avvento di Trump, il terrorismo “islamico” si era praticamente estinto, anche in Europa.L’apoteosi è stata raggiunta con la monumentale frode elettorale delle presidenziali 2020: centinaia di migliaia di schede-fantasma avrebbero costruito il “successo” di Biden, tale da certificare la fine della giustizia e della democrazia elettorale negli Stati Uniti. Scandalosi anche i dinieghi della Corte Suprema, che non ha mai accettato di pronunciarsi nel merito delle contestazioni: i ricorsi sono stati tutti respinti solo sulla base di rilievi procedurali. Per seppellire lo scandalo “occorreva” un contro-choc, come appunto l’assalto al Parlamento, utilizzato per tentare di cancellare Trump dall’anagrafe politica americana. L’operazione però è fallita, nonostante il tentativo – vagamente totalitario – di negare a Trump e ai suoi supporter anche il diritto alla rabbia, per la frode subita. Tutto il resto, naturalmente, rimane sul tappeto: se il gruppo che utilizza Biden come “presidente eletto” continuerà a cancellare i caposaldi dell’azione di Trump, a cominciare dalla politica fiscale, l’America dei dimenticati (maggioritaria, a quanto pare) tornerà prestissimo a far sentire la sua voce.Battuto col favore delle tenebre dall’oceano di voti postali riconteggiati dai computer Dominion: schede arrivate anche fuori tempo massimo e grazie a regole elettorali cambiate all’ultimo minuto, in barba alla Costituzione di alcuni Stati-chiave. Ora lo ammettono, su “Time”, i manovratori a lungo rimasti nell’ombra come Mike Podhorzer, dirigente sindacale Afl-Cio. Potenti “illusionisti”, finanziati con mezzi larghissimi: rivendicano di aver congegnato una vasta “operazione” per escludere Donald Trump e insediare alla Casa Bianca l’esile Joe Biden, “eletto” in anticipo dagli stessi media che avevano tolto il diritto di parola al presidente degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia. Il partito repubblicano, complice della manovra, sa che Trump – poi massacrato per lo sgangherato assalto a Capitol Hill, largamente infiltrato – potrebbe scalare il Gop o addirittura svuotarlo, cambiando per sempre il tradizionale bipolarismo americano, avendo con sé almeno 75 milioni di elettori che si sentono defraudati da un voto percepito come non trasparente.
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Magaldi: con Draghi, l’Italia cambia la storia europea
«L’Italia, l’Europa e persino il mondo attendono parole nuove: chi saprà interpretarle senza deludere sarà protagonista nella storia, a partire da questo momento». Una frase che sembra scolpita, quella che Gioele Magaldi utilizza per chiarire, in modo inequivocabile, il senso autenticamente post-keynesiano della rivoluzionaria missione di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Lui, l’ex principe del massimo rigore (Grecia docet) ora si appresta a capovolgere tutto: non solo il disastro nazionale firmato Conte-Casalino, con la collaborazione dei vari Arcuri, Ricciardi, Speranza e virologi televisivi di complemento. Non si tratta esclusivamente di sventare il collasso del sistema-paese e fare uscire l’Italia dall’incubo-Covid alla velocità della luce, archiviando la psicosi da coprifuoco. La partita è epocale: in gioco è la sopravvivenza degli italiani, con la loro libertà e la loro dignità. Una questione che coinvolge l’intero Occidente, finito sul precipizio dei lockdown forsennati. Se ne esce in un solo modo: trovando il coraggio di azzerare il debito, cioè lo strapotere abusivo e i diktat dell’élite che ha usato ogni mezzo, dalla finanza privatizzatrice alla crisi pandemica, per svuotare la democrazia.
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S’inchinano a Draghi perché hanno quasi ucciso l’Italia
Draghi non può essere contraddetto, perché gli altri hanno sbagliato tutto: non hanno più risorse. Il nostro sistema produttivo, attualmente, è morto. Abbiamo bloccato i licenziamenti, ma non sappiamo cosa succederà quando li sbloccheremo. Non abbiamo un euro in cassa, e avremo un calo di gettito fiscale spaventoso: voglio vedere come faranno a pagare le tasse quelli che hanno smesso di produrre. Senza iniezioni di denaro formidabili (a suo tempo, Draghi stesso le chiamò “il bazooka”) questo sistema morirà. Dal governo Draghi mi aspetto che incassi i fondi europei e, da amministratore competente, li eroghi in modo da dare un po’ di respiro all’Italia. Dopodiché, fatto questo, cercheranno di ripristinare le norme dell’austerity. A quel punto, se l’Italia avrà coraggio e se si sarà rinvigorita a sufficienza, si aprirà uno scontro col sistema che domina l’Unione Europea. Lo scontro sarà inevitabile: prima o poi quelle forze – i tedeschi, le componenti conservatrici, il Nord Europa cieco degli ultimi anni – cercheranno di ripristinare quel sistema che ci ha strozzato (e che oggi non possono neanche nominare, perché siamo morti che camminano).Quanto al problema Covid, ci sarà una forte accelerazione sui vaccini: a fare le cose, Draghi è bravo. Sui vaccini la svolta sarà tale, che questa storia della colorazione delle Regioni ce la lasceremo alle spalle. Gli ultimi dati sull’efficienza dei vaccini sono incoraggianti: probabilmente, quindi, l’emergenza sanitaria sarà ridimensionata. Vedo molto favorevolmente, questo momento – legato alla contingenza attuale, però: dobbiamo ottenere i fondi europei, facendo in modo che ci ostacolino il meno possibile. Draghi? Non so fino a che punto si sia allontanato dallo schema di potere da cui proviene, e quanto possa tornare a servirlo. Non ho nessuna certezza, sotto questo profilo. Però, guardiamo alla situazione di oggi: Draghi ha tutto l’interesse a portare a casa (nel modo più indolore possibile, per noi) i finanziamenti europei, senza i quali – ripeto – noi siamo morti che camminano. L’Italia è davvero sul punto di morire, ma il sistema non vuole farla morire: vuole farla rantolare, agonizzare. Vuole renderla sempre più schiava, ma non ucciderla. Non ci sarà un replay del caso Grecia: con la Grecia, si sono accorti di aver sbagliato, esagerando con il rigore.I fondi del Recovery andrebbero poi comunque restituiti? Bisogna intendersi: se per restituire quei soldi l’Italia deve morire, sarà lo stesso creditore a trovare delle soluzioni. Lo strozzino che fa morire il debitore non è intelligente, perché il debitore è la sua fonte di reddito. Non è tanto Draghi, ad aver cambiato registro: in questa contingenza, il vecchio regime non si poteva mantenere, pena la morte del debitore. Non è un fatto di persone: a pesare è la situazione. Noi siamo quasi morti: e secondo voi il sistema ci vuole in vita, seppur debolissimi, o morti? Sbaglia, chi paragona il governo tecnico di Monti al futuro governo Draghi: Monti era stato messo lì per togliere soldi agli italiani; Draghi invece i soldi agli italiani deve darli, e mi sembra una differenza non da poco. Quanto a Conte, c’è poco da aggiungere: la certezza che sarebbe stato spazzato via, ce l’aveva da tempo. Poi si è dibattuto e ha lottato, perché era troppo attaccato alla poltrona. Pochi mesi dopo il varo del Conte-bis, già sapeva di avere i mesi contati. Poi è arrivato il Covid, e l’emergenza gli ha permesso di restare in sella per oltre un anno. Ma appena il Covid ha dipanato in maniera diversa il proprio essere, il suo tempo è finito.Perché stupirsi, se Beppe Grillo ha portato i 5 Stelle a sostenere Draghi? Grillo ha fatto un simpatico “amarcord del Britannia”, con Draghi, in cui i due si sono ricordati le prodezze del passato. Poi ha fatto il suo dovere, anche lui, di soldatino di un certo tipo di sistema, e ha spianato il terreno a Draghi. Parlandosi al telefono, Draghi e Grillo hanno confermato quello che abbiamo sostenuto per anni: hanno fatto parte entrambi dello stesso schema che ha portato allo sciagurato periodo delle privatizzazioni, accompagnando la svolta neoliberista. Grillo ha detto che “le fragole sono mature”? Le fragole di Grillo non matureranno mai più: alle prossime elezioni, i 5 Stelle si conteranno sulle dita di una mano. All’epoca del Britannia, il comico Grillo era stato arruolato per svolgere una funzione di antipolitica, che poi ha svolto brillantemente. Solo lui poteva farlo così.Grillo si è fatto arruolare, e ne è nata una creatura politica che ha avuto i favori di quel tipo di schema. Adesso quella creatura politica non serve più: farà gli ultimi favori al sistema, poi scomparirà. A cosa sono serviti, i 5 Stelle? Ad archiviare in via definitiva una politica fatta da persone competenti e da governanti veri. Anche gli altri partiti si accodano a Draghi? Ovvio, ma dipende dalla contingenza: dobbiamo assolutamente incassarli, quei fondi europei. Dobbiamo prenderli, e anche dimostrare di saperli spendere bene: è per questo che è andato a casa, il governo Conte. L’allineamento di Salvini può danneggiare elettoralmente la Lega? Be’, insomma, si tratta di partecipare al governo per avere voce in capitolo sui 209 miliardi del Recovery. Un fatto di potere non indifferente. Ovvio che Salvini lasci perdere la polemica euroscettica: quello spazio, del resto, gliel’ha già rubato la Meloni, e non da oggi. Nel momento in cui Salvini ha fatto il governo coi 5 Stelle, quello spazio se l’è preso definitivamente la Meloni, e lui se n’è reso conto. Quindi adesso deve ritagliarsi uno spazio adatto a presentare se stesso come un soggetto che si candida a governare.La Meloni invece non si candida affatto a governare: si prepara a raccogliere il residuo elettorato euroscettico della Lega. Si sono divisi le parti le commedia, poliziotto buono e poliziotto cattivo: poi, al momento giusto, si metteranno insieme. La Meloni, ripeto, esprime posizioni conservatrici, ed è legata agli ambienti più reazionari che si possano immaginare (il suo braccio destro è Ignazio La Russa). L’Aspen Institute è un ambiente di liberisti reazionari: se la Meloni ci è entrata, ha fatto una cosa coerente con se stessa. Quanto a Renzi, vuole semplicemente far fuori il Pd, che è il principale ostacolo al fatto che lui possa andare oltre quel misero 2% che oggi mette insieme. Il progetto di Renzi è essenzialmente quello, anche se ora ha coinciso col progetto generale. Renzi vuole ridurre il Pd alla disperazione, in modo che rimpianga la sua segreteria e gli dia una seconda chance. Forza Italia? E’ agli ultimi rantoli: dopo, sarà finita. Draghi sarà quindi un bene, per l’Italia? In questa contingenza può esserlo.(Gianfranco Carpeoro, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming “Carpeoro Racconta”, su YouTube il 7 febbraio 2021).Draghi non può essere contraddetto, perché gli altri hanno sbagliato tutto: non hanno più risorse. Il nostro sistema produttivo, attualmente, è morto. Abbiamo bloccato i licenziamenti, ma non sappiamo cosa succederà quando li sbloccheremo. Non abbiamo un euro in cassa, e avremo un calo di gettito fiscale spaventoso: voglio vedere come faranno a pagare le tasse quelli che hanno smesso di produrre. Senza iniezioni di denaro formidabili (a suo tempo, Draghi stesso le chiamò “il bazooka”) questo sistema morirà. Dal governo Draghi mi aspetto che incassi i fondi europei e, da amministratore competente, li eroghi in modo da dare un po’ di respiro all’Italia. Dopodiché, fatto questo, cercheranno di ripristinare le norme dell’austerity. A quel punto, se l’Italia avrà coraggio e se si sarà rinvigorita a sufficienza, si aprirà uno scontro col sistema che domina l’Unione Europea. Lo scontro sarà inevitabile: prima o poi quelle forze – i tedeschi, le componenti conservatrici, il Nord Europa cieco degli ultimi anni – cercheranno di ripristinare quel sistema che ci ha strozzato (e che oggi non possono neanche nominare, perché siamo morti che camminano).
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Draghi sfratta Conte: fine dell’orrore, Italia nella storia
Il governo dell’orrore è defunto: clinicamente morto. In rianimazione è finito grazie a Renzi, ma a staccargli la spina è stato Mattarella. Finalmente, è il caso di dire, dopo un anno di inaudita agonia inflitta a 60 milioni di italiani, a cui – una sera sì e l’altra pure – è stato spiegato se sarebbe stato loro “consentito” di portare a spasso il cane, oppure no, mentre l’Italia moriva: di Covid, oppure di lockdown. Cifre spaventose: tra i peggiori al mondo il bilancio delle vittime, e il più feroce genocidio economico in Europa. Oltre 400.000 aziende già fallite, quasi un milione di lavoratori a spasso per colpa delle folli restrizioni inflitte dall’ex “avvocato del popolo”, dai partiti e dai media che hanno sostenuto la sua pericolosa vacuità e l’opaca azione dei suoi troppi, strapagati e disastrosi super-commissari. Nomi che passeranno alla storia: Arcuri e Speranza, l’inaudito Casalino, l’euro-passacarte Gualtieri, Zingaretti e Di Maio, la Azzolina coi suoi banchi a rotelle. Un governo vomitevole, luttuoso e impresentabile come il suo Recovery Plan, i suoi non-ristori e le sue infinite promesse, tra il ridicolo e il grottesco, come l’evocata “potenza di fuoco” dei maxi-crediti rimasti tra le migliori barzellette del signor nessuno venuto da Volturara Appula a sabotare il Belpaese, facendo impazzire di gioia i poteri marci che vorrebbero finire di mangiarsi l’Italia in un sol boccone.Il cambio della guardia è il più brutale e salutare che si possa immaginare, con la convocazione di Mario Draghi al Quirinale, per un “governo di alto profilo”. Come dire: nani e ballerine sono invitati a togliersi di torno, perché ormai ne va della sopravvivenza del sistema-paese. Non solo: se il catacombale Mario Monti fu spedito a Palazzo Chigi nel 2011 per assestare all’Italia il colpo del ko, stavolta i ruoli si capovolgono. C’era anche Draghi, tra i “mandanti” del sicario economico Monti, ma era un altro Draghi: l’opposto di quello di oggi. Lo ha spiegato nel modo più nitido un insider di razza, proveniente dallo stesso mondo al quale appartengono Draghi, Monti, Napolitano e gli altri. Si tratta di Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e, soprattutto, frontman italiano del circuito massonico-progressista internazionale, fino a ieri ferocissimo avversario degli oligarchi che nel 2011 imposero la retrocessione dell’Italia a colpi di spread, per consegnarla al macellaio della Bocconi e ai suoi mandanti anti-italiani.Dieci anni fa, teneva ancora banco l’equivoco del finto derby tra centrodestra e centrosinistra, che opponeva solo in apparenza due schieramenti del tutto identici, nelle scelte di fondo, e pronti infatti a votare all’unanimità il mortale pareggio di bilancio, che equivale a una condanna alla depressione cronica, socio-economica. Nel suo bestseller “Massoni”, uscito nel 2014, Magaldi lo ha messo in chiaro: a dirigere il teatrino non è la politica, sono le superlogge sovrastanti. Network massonici apolidi, sovranazionali, divisi in due categorie: gli uni politicamente “neoaristocratici”, e quindi neoliberisti in economia, e gli altri “progressisti”, ed economicamente post-keynesiani. Da questi viene Mario Draghi, in origine, allevato alla scuola di Federico Caffè: era il maggior economista italiano del dopoguerra, nella scuderia dei democratici. Poi, si sa, Draghi fu reclutato dal grande potere neoliberista. Entrò in ben 5 superlogge reazionarie e divenne uno dei grandi registi dell’austerity europea. Una lunga stagione, incorniciata simbolicamente dal fatidico Britannia: la svendita dell’Italia con le privatizzazioni (accelerate da Prodi e D’Alema) e la perdita di ogni residua sovranità finanziaria, al punto da trasformare i governi in docili marionette nelle mani dei poteri (privati) che utilizzano la tecnocrazia di Bruxelles.Poi, ogni tanto, i tempi della politica si incrociano con quelli della storia. Dal vertice della Bce, Draghi ha iniziato a cambiare direzione, tornando alle origini. Prima ha forzato il rigore, inventandosi il “quantitative easing” per sorreggere (indirettamente) i debiti sovrani. Poi ha gettato la maschera, in modo spettacolare: già nella primavera 2019, mentre ancora sedeva all’Eurotower di Francoforte, ha annunciato la necessità di misure impensabili, compresa l’eresia della Modern Money Theory: emissione illimitata di moneta, ma a costo zero. Il che significa: abbattere il mito della “scarsità di moneta”, con cui gli Stati – Grecia in primis – sono stati letteralmente impiccati ai loro debiti pubblici, come se la moneta fosse un bene limitato, da usare con parsimonia. Falso: la moneta può essere emessa senza limiti, né costi. Non è un problema economico, è solo un dogma politico. E a dirlo è stato lui: l’uomo che, fino a poco prima, era stato il massimo sacerdote europeo della “religione della scarsità”. Folgorato sulla via di Damasco? Di più: Mario Draghi sembra essere “ridiventato se stesso”, lo studente-prodigio che si laureò con una tesi (udite, udite) sull’insostenibilità di una moneta unica europea.Cos’è successo? Semplice, racconta Magaldi: «Draghi è venuto a bussare alle superlogge progressiste, mettendosi a disposizione per combattere lo schema di potere che, fino a qualche anno fa, era stato il suo». Una sorta di grande pentimento, come quello dell’Innominato dei “Promessi sposi”. L’appuntamento è con la storia: si tratta di rimediare al male, usando quella stessa prodigiosa capacità per ribaltare la situazione, stavolta nel segno del benessere diffuso. Per inciso, Mario Draghi resta uno degli uomini più influenti al mondo, membro di ristrettissimi consessi super-elitari come il Gruppo dei Trenta. Gode di un prestigio planetario, dall’alto del quale – un anno fa – lanciò il suo guanto di sfida, dalle colonne del “Financial Times”: utilizzare l’emergenza Covid per stracciare quarant’anni di rigore, preparandosi a emettere aiuti-fiume pressoché illimitati, capaci cioè di annullare i disastri della crisi pandemica. “Whatever it takes”, aveva detto, quando in gioco c’era la salvezza dell’euro. “Qualunque cosa occorra”, ha ripetuto nel 2020, sapendo che stavolta c’era in palio molto di più: la nostra stessa sopravvivenza, come Occidente ancora libero e non-cinesizzato.Non si tratta solo di cestinare “Giuseppi” e, con lui, il peggior esecutivo della storia repubblicana, restituendo dignità alle istituzioni e tornando a onorare la Costituzione antifascista, che tutela diritti e libertà: la posta è ancora più alta, e proietta l’Italia – dopo decenni – in un orizzonte mondiale. Primo step: dare sollievo immediato all’economia e alla società, abolendo le aberranti norme “carcerarie” improvvisate dalla banda Conte a colpi di Dpcm, sulla pelle degli italiani. Ma poi, soprattutto: dimostrare – all’Europa, e al mondo – che dal tunnel nel quale siamo prigionieri si esce in un solo modo, e cioè con una rivoluzione copernicana: mettere fine al falso dogma della scarsità. Lo ha spiegato in modo tagliente, Draghi: il “debito cattivo” è quello degli sprechi a pioggia, come quelli scialati a piene mani dai Premi Nobel del Conte-bis, coi loro bonus per i monopattini. Un errore che poi diventa una tragedia, se manca del tutto il “debito buono”, quello cioè che finanzia investimenti produttivi. Si chiama “deficit positivo”, e funziona così: vado in rosso, ma scommetto su settori vitali. Risultato: occupazione, crescita del Pil e quindi riduzione della forbice deficit-Pil. Alla lunga: maggiori entrate fiscali, e riequilibrio del bilancio.Lo sanno da sempre, tutti (anche quelli come Monti, che fingono di non saperlo). Era questa, la grande verità da gridare dal vento. Ed è questo, che la politica – giocando a dividersi tra centrodestra e centrosinistra – ha evitato accuratamente di ammettere: in Italia, in Europa e nel resto del mondo. Poi è arrivato Trump, vero e proprio incidente di percorso: ha tagliato le tasse e aumentato il deficit, senza paura. Risultato spettacolare: disoccupazione azzerata, in soli tre anni. Al di là dell’apparenza, e della sua retorica spesso indigesta – spiega Magaldi – Trump ha reintrodotto negli Usa alcuni principi keynesiani, gli stessi che spiegano il boom economico italiano del dopoguerra. «Per questo – svela Magaldi – Trump è stato sostenuto dai massoni progressisti, scontenti del finto progressismo dei democratici, in realtà alleati delle oligarchie finanziarie di segno reazionario». Ora Trump è caduto, ma – assicura Magaldi – non sarà cancellata la sua impostazione economica: lo garantisce il patto infra-massonico stretto, prima ancora delle presidenziali, tra le varie anime della supermassoneria atlantica che ora sovrintendono alla presidenza Biden.«Tutto sta cambiando in modo velocissimo, nel “back office” del potere», ha detto Magaldi il 2 febbraio, poche ora prima che Fico gettasse la spugna. Già si sapeva come sarebbe andata a finire: per questo, Magaldi ha annunciato una “lettera aperta”, rivolta ai parlamentari e girata anche al capo dello Stato. Tema: salvare l’Italia, fare un passo indietro, lasciare i comandi a un governissimo di super-tecnici coordinati da Draghi (almeno come ministro dell’economia, se non come premier, nel caso si volesse lasciare Palazzo Chigi a una figura istituzionale come Marta Cartabia, già presidente della Corte Costituzionale ed estimatrice dichiarata di Eleanor Roosevelt, madrina dei diritti umani). Poche ore dopo, le parole di inequivocabili di Mattarella: governo di alto profilo, finalmente, e fine dell’incubo. Per Magaldi, è questione di onore: restituire ai cittadini la libertà sancita dalla Costituzione, e ridare agli italiani la prospettiva di una vita dignitosa. In altre parole: riaccendere la luce. Operazione non certo alla portata di “Giuseppi”, ma neppure degli altri nano-leader in circolazione.La grande verità – rimettere mano alla spesa, ma usando il cervello – era già palese nel 2018, all’alba del precario governo gialloverde. «Doveva “spezzare le reni” all’austeriy Ue, e invece ha subito le consuete imposizioni di Bruxelles, combinando ben poco». Poi è arrivato il Conte-bis, nato solo per bloccare Salvini, ed è esploso il delirio. «Conte ha usato la pandemia per restare in sella, calpestando la Costituzione e affossando l’economia: senza il Covid, il Conte-bis sarebbe caduto un anno fa». E’ crollato ora, tramite a Renzi. C’è un nesso preciso: «Mattarella – riassume Magaldi – sa benissimo che è stato eletto al Quirinale grazie a Draghi, che aveva incaricato Renzi (allora primo ministro) di aggregare i voti necessari». Draghi, Renzi e Mattarella: ora il cerchio si è davvero chiuso, stavolta per riaprire un nuovo capitolo, non solo della politica ma anche della storia (italiana, e poi europea). In altre parole: sta per succedere quello che doveva accadere già nel 2018. Oggi, tutto è possibile: è la stessa crisi innescata dalla pandemia a rendere fertile il terreno, per possibili “miracoli”.Si parte dalle macerie: è scandalosa, la bancarotta del governo Conte. «Ai cittadini si sono imposti divieti assurdi – ricorda Magaldi – ma poi si è lasciato che si stipassero come sardine su treni, bus e metro. Nessuno ha pensato di distanziare i passeggeri, di investire sui trasporti». Drammatico il bilancio della sanità: ancora non esiste un protocollo unico nazionale, per il Covid, che spieghi ai medici come curare efficacemente i pazienti, a casa, prima che debbano ricorrere all’ospedale (quando spesso, ormai, è troppo tardi). «Ridicola la cifra per la sanità inserita da Conte nel Recovery: l’Italia ha bisogno di una sanità rifondata». Idem la scuola, le infrastrutture strategiche, la manutenzione idrogeologica. «Siamo un paese di ferrovie antidiluviane e viadotti pericolanti: su questo deve intervenire, il Recovery Plan». E prima ancora, l’emergenza socio-economica: è in ginocchio l’intero comparto turistico, che vale il 15% del Pil. Bar e ristoranti: «Le attività chiuse devono ricevere, subito, i soldi che non hanno potuto incassare: nessuno deve fallire, tutti devono poter riaprire, da domani, senza altre perdite».Missione impossibile? Non per uno come Draghi, sulla carta: lui sì, potrebbe trattare a testa alta con Bruxelles, imponendo il cambio di passo che farebbe dell’Italia il punto di svolta a cui il mondo guarderebbe. Non solo: Magaldi segnala il possibile contributo di un economista come Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosvelt, altro allievo del professor Caffè. «Galloni ha elaborato la possibilità di utilizzare, intanto, anche una moneta solo nazionale, parallela all’euro: potrebbe essere preziosa, in un momento come questo». Draghi a Palazzo Chigi? «E’ noto che preferirebbe puntare al Quirinale, limitandosi per ora al ruolo di suggeritore, o al limite accettando di gestire un super-ministero dell’economia con ampi margini di autonomia». Quello che conta, però – ribadisce Magaldi – è che l’operazione-rinascita si è finalmente messa in moto. Primo orizzonte: riaprire l’Italia, riaccendere il futuro, porre fine all’orrore del distanziamento dopo aver messo a punto l’adozione di terapie efficaci contro il Covid. E poi, soprattutto: mettere fine alla grande menzogna dell’austerity, che ha azzoppato l’Europa e affossato l’Italia. Ora o mai più: l’alternativa è la morte civile, sinistramente inaugurata dai Conte-boys. Rialzare la testa, riconquistare la democrazia. Diritti, dignità. E finalmente, verità. Si può fare? Ora sì, dicono gli uomini del “back office”, quelli che a volte scrivono davvero la storia.Il governo dell’orrore è defunto: clinicamente morto. In rianimazione è finito grazie a Renzi, ma a staccargli la spina è stato Mattarella. Finalmente, è il caso di dire, dopo un anno di inaudita agonia inflitta a 60 milioni di italiani, a cui – una sera sì e l’altra pure – è stato spiegato se sarebbe stato loro “consentito” portare a spasso il cane, oppure no, mentre l’Italia moriva: di Covid, oppure di lockdown. Cifre spaventose: tra i peggiori al mondo il bilancio delle vittime, in mezzo al più feroce genocidio economico registrato in Europa. Oltre 400.000 aziende già fallite, quasi un milione di lavoratori a spasso per colpa delle folli restrizioni inflitte dall’ex “avvocato del popolo”, dai partiti e dai media che hanno sostenuto la sua pericolosa vacuità e l’opaca azione dei suoi troppi, strapagati e disastrosi super-commissari. Nomi che passeranno alla storia: Arcuri e Speranza, l’inaudito Casalino, l’euro-passacarte Gualtieri, Zingaretti e Di Maio, la Azzolina coi suoi banchi a rotelle. Un governo vomitevole, luttuoso e impresentabile come il suo Recovery Plan, i suoi non-ristori e le sue infinite promesse, tra il ridicolo e il grottesco, come l’evocata “potenza di fuoco” dei maxi-crediti rimasti tra le migliori barzellette del signor nessuno venuto da Volturara Appula a sabotare il Belpaese, facendo impazzire di gioia i poteri marci che vorrebbero finire di mangiarsi l’Italia in un sol boccone.
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Crollerà il sistema-Cina, e prima ancora il falsario Biden
«La mia previsione è che, prima ancora di un collasso automatico del partito comunista cinese, ci sarà un collasso di Biden e della sua ignobile baracca entro breve». Una “profezia” firmata da Valdo Vaccaro, che si definisce “libero ricercatore e filosofo della salute”. Le verità – annuncia, sul suo blog – stanno venendo fuori in tutta la loro formidabile forza dirompente. «Non è peraltro possibile che un paese come l’America resti in balia di governanti ottusi e disonesti, di ladri di voti e di gente disposta a consegnare il paese al miglior offerente. Questo può succedere per le repubbliche delle banane e per i paesi satelliti come l’Italia, totalmente schiava dei burocrati europei, delle grandi banche, dei Bill Gates, della massoneria deviata, del Bilderberg e del Vaticano. Non può riguardare un paese leader mondiale». Oggi, premette Vaccaro, esiste un vuoto silenzioso e tombale: «Alla Casa Bianca si sono soltanto dei fantasmi. Stanno cadendo in pezzi i vari traditori della patria, come la Pelosi e il Cuomo in prima linea, assieme ai vari Fauci e Bill Gates, con buona pace del cosiddetto sinistrismo di maniera, messo in ridicolo dal un grande e indimenticato artista del calibro di Giorgio Gaber».In questi giorni, scrive l’analista, 334 milioni di abitanti – cioè l’intera popolazione americana – non sono soltanto divisi e disorientati dopo la sbornia elettorale e dopo tutta la sceneggiata di Capitol Hill e dell’Inauguration Day, ma hanno anche la netta sensazione di trovarsi tutto d’un tratto «orfani di un autentico e affidabile conduttore, di un vero presidente». Il che non è esattamente rassicurante. Con il super-boicottato Donald Trump, detestato dai “dem” e dal mainstream, da Big Web e Big Tech, dal Deep State neoliberista e dall’establishment infiltrato dal sistema-Cina, «l’America aveva un presidente carismatico, serio, attivo, rispettato, amato da una grossa fetta della popolazione che conta, quella che studia e che lavora». La verità è Trump ha consegnato al suo paese (e non solo) un lascito straordinario, sostiene Vaccaro. Persino gli americani che gli erano contro, in queste ultime settimane «hanno iniziato a percepire alcune cose basilari». Si sono accorti che ha evitato nuove guerre, ha rivitalizzando l’economia, ha subito false accuse. Infine: gli sono state rubate le elezioni, che aveva stravinto.«Tutti d’accordo poi su un fatto innegabile, e cioè che Donald Trump ci ha messo l’anima per difendere il paese: ha lavorato sodo per la medium class e la working class americana, mettendo in secondo piano le corporations, le grandi banche e Wall Street. In questo modo ha ridato lustro e dignità internazionale al paese, facendo degli Stati Uniti un posto gradevole e speciale in cui vivere». Attenzione, avverte Vaccaro: persino i cinesi (intesi come popolo) avrebbero nostalgia di The Donald. «Trump sta ricevendo messaggi di supporto da tutto il mondo, ma a sorprendere è il supporto inatteso e massiccio da parte della popolazione cinese, residente in Cina e fuori dalla Cina». Aggiunge Vaccaro: potrebbe anche aver temporaneamente perso o rinunciato al suo trono mondiale, ma rimane un faro «per una massa di persone perseguitate dalla peggiore peste esistente, che si chiama censura, dittatura, diritti umani sotto i tacchi».Dalla Cina, Vaccaro coglie una frase rivelatrice: “Legally he is still the President of Usa”. E’ sempre lui, il presidente legittimo. «We want freedom of speach», furono le ultime parole del dottor Li Wengliang, morto dopo aver denunciato l’origine “ingegnerizzata” del Covid. Sul fronte opposto, invece, Joe Biden non esitato a far vedere di che pasta è fatto: il gettarsi a firmare subito «i suoi “anti-provvedimenti”, mirati soltanto a disfare l’intera impostazione trumpiana, lo ha reso ancora più penoso di quanto non appaia normalmente». Nella sua prima settimana ha sottoscritto ben 37 ordini esecutivi, un record assoluto. Nel frattempo, la “Cnn” «ha rimosso la conta dei dati Covid», prima «presente 24 ore su 24 a bordo schermo», mentre l’Oms «ha ammesso che i test Pcr non sono affidabili e ha introdotto nuove linee-guida che faranno calare i falsi positivi: che coincidenze». A essere «penoso quanto Biden», sostiene Vaccaro, è l’intero team neo-presidenziale. Nessuno dimentica l’imbarazzante Hunter Biden, «coinvolto in traffici illeciti e provati, prima in zona russa e ora in zona cinese». Ma la stessa vicepresidente, Kamala Harris, non gode affatto di particolari simpatie, nemmeno tra i “dem”, visto che alle primarie incassò appena il 2% di voti, prima di ritirarsi miseramente.«Una Kamala Harris di origini indo-jamaicane, ma che per queste elezioni è magicamente diventata afroamericana, per guadagnare punti “brownie”». Si spaccia infatti per paladina dei neri, «ma durante la sua carriera da procuratrice ha tenuto in carcere migliaia di afroamericani oltre la data scarcerazione per sfruttarli come manodopera a basso costo, come rinfacciatole da Tulsi Gabbard», coraggiosa outsider tenuta ai margini del partito democratico. E’ noto inoltre che la stessa Harris avrebbe fatto carriera grazie alla relazione interessata con l’anziano amante Willie Brown, «politico corrotto “dem” ed ex sindaco di San Francisco». Galoppa la nostalgia per il Puzzone? Il vecchio zombie Joe Biden «è partito col piede sbagliato incespicando clamorosamente: ha fatto appello all’unità del paese, ma operando invece per dividerlo di netto». Tutto questo, mentre gli americani stanno apprendendo giorno dopo giorno il contenuto dei documenti declassificati, «come le false accuse di Hillary Clinton nel Russiagate», reiterate con la complicità dell’Fbi.Anche per questo, sintetizza Vaccaro, la gente è infastidita e frustrata: «Non si sente per niente rappresentata da questa falsa presidenza». E sullo sfondo, cresce l’allarme Cina. Già il mese scorso, John Ratcliffe, già direttore del Dni (Department of National Intelligence), aveva ammonito il Congresso sul fatto che la Cina non sia un paese normale: è manovrato da un Pcc che tende non a integrarsi, ma piuttosto a dominare il pianeta, imponendo le sue regole. «Il mondo deve ancora rendersi conto che questo è un regime autoritario, che se ne strafrega dei diritti umani delle persone e dei popoli che assoggetta». Lo si è visto da come perseguita le minoranze, come quella degli Uyghuri e la stessa fiorente comunità di Hong Kong, che è cinese e internazionale. Prima il partito e lo Stato, tutto il resto non conta niente: in pratica, l’esatto opposto di ciò che ha fatto grande l’America, un tempo patria della libertà (di pensiero, di opinione, di stampa e di impresa). Le cose, secondo Vaccaro, potrebbero precipitare: Pechino vuole Taiwan, e potrebbe innescare una crisi mondiale.«La Cina ha appena varato una legge che la rende sovrana del Mar Cinese Meridionale, che in realtà non è cinese ma appartiene a una schiera di paese asiatici». Questa legge permette alla guardia costiera cinese di colpire qualsiasi imbarcazione straniera che si trovi ai limiti di quelle che ora considera come sue acque territoriali. Se la geopolitica asiatica minaccia di sfuggire di mano, la nuova Casa Bianca sembra una certezza negativa: Joe Biden, «imbarazzante e catastrofico», ha rilanciato il super-barone di Big Pharma, Anthony Fauci, ricucendo con l’Oms e con Bill Gates. Ultima perla: ha designato come ministro dell’agricoltura Tom Vilsack, detto “Mister Monsanto”, dal nome della multinazionale (Bayer-Monsanto) leader mondiale nella produzione di Ogm e pesticidi, tra cui il mefitico glifosato. Ed ecco serviti, con una sola mossa, i “cretini di sinistra” che avevano tifato per Biden (e Greta, sua grande supporter) come ipotetico campione “green”. D’accordo: ma la Cina?Vaccaro intravede ombre cinesi anche negli ultimi eventi, dai maxi-brogli elettorali alla tragica pagliacciata di Capitol Hill. Non si tratta solo di “rozzi” comunisti, premette il blogger, molto seguito dal pubblico italiano “alternativo” al mainstream. I cinesi sono anche «astuti conquistatori, capaci di ricorrere a tutti i trucchi del mestiere», maestri di «sotterfugi e stratagemmi», in quanto successori ed eredi di personaggi come Sun Tzu (600-500 avanti Cristo, autore de “L’arte della guerra”). Vaccaro cita anche il mongolo Genghis Khan (1162-1227) e lo stesso Tamerlano (1336-1405), imperatore di Samarcanda. «Hanno il concetto del dominio e della prevalenza nel sangue, nel loro stesso Dna». Mamma li turchi? Non che fossero da meno, i condottieri cristiani: quelli cattolici, poi, hanno letteralmente sterminato le popolazioni sudamericane. Il problema, semmai – sottolinea Gioele Magaldi, autorevole politologo e massone progressista – deriva dall’élite massonica di stampo reazionario che, negli anni ‘70, ha sdoganato frettolosamente l’impero maoista per farne una specie di Mostro di Frankenstein, neo-capitalista (e quindi florido) ma ancora dittatoriale.Vaccaro cita un analista statunitense come Seth Holehouse, convinto del fatto che, nel giro di uno o due anni – nonostante Xi Jinping faccia la voce grossa – il Pcc «subirà un clamoroso collasso, implodendo dall’interno sotto la pressione ormai incontenibile del suo stesso popolo». Tradotto: «I comunisti sono arrivati davvero al culmine delle loro possibilità e non hanno più grandi sbocchi». Beninteso: «Hanno fatto cose eccellenti ed egregie dal punto di vista dello sviluppo tecnologico e della espansione verso il mondo esterno». Al tempo stesso, però, «hanno commesso errori gravissimi sul piano interno, andando oltre i limiti e sciupando i vantaggi raggiunti». In altre parole, «hanno scoperto le gioie e i tranelli del capitalismo e dell’imperialismo», e così «si sono illusi di poterla fare franca dovunque e comunque», confidando nella forza militare e finanziaria. L’errore fondamentale, secondo Holehouse, è stato quello di aver sottovalutato l’importanza dei valori umani davanti agli occhi del mondo.«Hanno pensato di poter comprare tutto e tutti con una valanga di yuan inflazionati, compromettendo in quesi ultimi tempi le loro relazioni col mondo esterno, sia sul piano economico-politico che su quello diplomatico», sostiene l’analista americano. Massimo emblema della recente “dismisura” cinese, secondo Vaccaro, «la faccenda del virus Covid ingegnerizzato e sfuggito di mano». La verità? Accora avvolta nelle tenebre della censura. «Credo che siano in una situazione molto peggiore di quella che essi intendono raccontare». Poi, oltre alle «pessime relazioni con la maggioranza del popolo cinese», c’è anche «una gravissima frattura all’interno del Politburo tra diverse fazioni», mentre una buona metà della popolazione cinese (700 milioni di persone) sarebbe «in condizioni di fame e di povertà». Una situazione paradossale e incerta, che per Vaccaro non può durare ancora per molto: «Il bubbone è pronto a scoppiare. Al di là di ogni apparenza e di ogni voce grossa, sono sull’orlo della disfatta».Nessuno ha la sfera di cristallo per capire cosa accadrà domani, ma la carenza di orientamento «si fa sentire in modo drammatico, non soltanto all’interno degli Stati Uniti e della stessa Cina, ma sul piano planetario». La questione virale gioca un ruolo basilare, sottolinea Vaccaro, avendo sconvolto le sicurezze delle persone. «Tutti prigionieri e ostaggio dei virologi, prima ancora che della Cina. Tutti in attesa spasmodica, smodata e ridicola di un vaccino che immunizzi, che risolva, che liberi dall’incubo, mentre è sicuro che qualsiasi vaccino e qualsiasi cura medica non farà altro che aggravare la situazione, accorciare la vita e ingrossare le tasche delle imprese chimiche e farmaceutiche», scrive Vaccaro. «Implorare la Pfizer, l’AstraZeneca e le altre multinazionali perché si sbrighino a produrre e fornire più vaccini mi pare non solo un’azione autolesiva, ma delirante e allucinante».Sta davvero per franare, la Cina? «Non credo che si debba aspettare il cadavere del partito comunista cinese sulla sponda dello Yangtze, contando sulla provvidenza divina», dice ancora Valdo Vaccaro. «Più sensato darsi da fare per informare la gente, renderla edotta, renderla responsabile». Meglio tendere una mano pietosa a Xi Jinping per farlo cadere prima possibile, accorciandone la possibile agonia con «una spallata a quel regime», come ha cercato di fare Trump sostenendo i ribelli di Hong Kong. A proposito: «Il presidente Trump è più vivo che mai: rimane una figura carismatica eccezionale e unica, nelle presenti circostanze». Non caso, resta «un punto di riferimento della lotta di liberazione e di emancipazione dei cinesi dalla propria dittatura interna». Questione di tempo, ribadisce Vaccaro: tra non molto cadrà in pezzi prima «la banda Biden», e poi «la banda nazi-comunista» con la quale Donald Trump ha ingaggiato una sfida planetaria, destinata a prolungarsi ben oltre il falso verdetto delle presidenziali truccate. Una frode che ormai pesa, in modo vistoso, sull’umore di oltre metà degli americani.«La mia previsione è che, prima ancora di un collasso automatico del partito comunista cinese, ci sarà un collasso di Biden e della sua ignobile baracca entro breve». Una “profezia” firmata da Valdo Vaccaro, che si definisce “libero ricercatore e filosofo della salute”. Le verità – annuncia, sul suo blog – stanno venendo fuori in tutta la loro formidabile forza dirompente. «Non è peraltro possibile che un paese come l’America resti in balia di governanti ottusi e disonesti, di ladri di voti e di gente disposta a consegnare il paese al miglior offerente. Questo può succedere per le repubbliche delle banane e per i paesi satelliti come l’Italia, totalmente schiava dei burocrati europei, delle grandi banche, dei Bill Gates, della massoneria deviata, del Bilderberg e del Vaticano. Non può riguardare un paese leader mondiale». Oggi, premette Vaccaro, esiste un vuoto silenzioso e tombale: «Alla Casa Bianca si sono soltanto dei fantasmi. Stanno cadendo in pezzi i vari traditori della patria, come la Pelosi e il Cuomo in prima linea, assieme ai vari Fauci e Bill Gates, con buona pace del cosiddetto sinistrismo di maniera, messo in ridicolo dal un grande e indimenticato artista del calibro di Giorgio Gaber».
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Bergoglio nella Piramide di Astana, “tempio” massonico
A Bergoglio mancava solo la piramide, dopo il presepe “alieno” (con astronauti e guerrieri cornuti) allestito in piazza San Pietro per il desolante Natale 2020, trasformato in un silenzioso deserto in ossequio all’emergenza Covid, senza più neppure la messa di mezzanotte. Il tempo, semmai, Papa Francesco l’ha trovato per raccomandare ai fedeli di vaccinarsi, ignorando le notizie allarmanti sulle reazioni avverse ai primi vaccini, sperimentali, contro il Covid. Sempre sotto Natale, ha fatto clamore la visita in Vaticano di Lynn Forester de Rothschild, gran dama del Council for Inclusive Capitalism raccomandato dai miliardari di Davos. Ora siamo alle piramidi, a quanto pare: non quelle egizie, ma la loro imitazione kazaka. Secondo “Imola Oggi”, infatti, Bergoglio è atteso – nel prossimo mese di giugno – nella capitale del feudo asiatico di sua maestà Nursultan Nazarbaev, già satrapo comunista, ininterrottamente a capo del Kazakhstan dal 1991.Oggi Nazarbayev non è più formalmente presidente, ma è riuscito a ribattezzare col suo nome (Nur-Sultan) la capitale, Astana: quella dove sorge la gigantesca Piramide della Pace, inaugurata nel 2006. Tra pochi mesi, lo strano tempio ospiterà l’evento al quale potrebbe partecipare il pontefice romano. Sarà la settima edizione del Congress of Leaders of World and Traditional Religions. Un evento interreligioso e interculturale che finora è passato quasi inosservato, elogiato in passato dall’arcivescovo Tomasz Peta, che regge l’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana insieme all’ausiliare Athanasius Schneider. Astana è sede metropolitana della Chiesa cattolica in Kazakhstan: nel 2016 annoverava 55.000 battezzati su 3,8 milioni di abitanti. Quanto al meeting di giugno, «non si tratta del solito convegno ecumenista», premette “Imola Oggi”. «Si va oltre: siamo di fronte a una istituzione ecumenico-indifferentista “di Stato”, con tanto di citazioni e foto del presidente kazako Nazarbaev (e del suo successore) nella homepage del sito ufficiale».Il fulcro del messaggio è incardinato proprio in quella grande piramide multireligiosa, «dal sapore nettamente massonico-deista, nella capitale di un paese ex sovietico caraterizzato dalla molteplicità delle fedi degli abitanti». La piramide è stata battezzata “Palazzo della Pace e della Riconciliazione”. Il sito ufficiale turistico di Astana spiega che è stata costruita appositamente per ospitare il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali. «Contiene alloggi per diverse religioni: ebraismo, Islam, cristianesimo, buddismo, induismo, taoismo e altre fedi. Ospita anche un teatro dell’opera da 1.500 posti, un museo nazionale di cultura, una nuova “università della civiltà”, una biblioteca e un centro di ricerca per i gruppi etnici e geografici del Kazakhstan». Una costruzione spettacolare e imponente, alta 62 metri e con lati di 62 metri.«L’edificio è concepito come un centro globale per la comprensione religiosa, la rinuncia alla violenza e la promozione della fede e dell’uguaglianza umana». Ancora: la Piramide della Pace «esprime lo spirito del Kazakhstan, dove culture, tradizioni e rappresentanti di varie nazionalità convivono in pace, armonia e accordo». Questo il clima, dichiarato, del meeting: «Immersi nel bagliore dorato e azzurro del vetro (colori presi dalla bandiera del Kazakhstan), 200 delegati delle principali religioni e fedi del mondo si incontreranno ogni tre anni in una camera circolare, basata sulla sala riunioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York». Ci sarà dunque anche Bergoglio, per l’edizione 2021? «Sbigottiti per il silenzio quasi generale su un fatto di questo peso, in una delle diocesi ritenute tra le più conservatrici al mondo, abbiamo continuato ad approfondire e sono emersi aspetti che rendono il quadro peggiore del previsto», scrive “Imola Oggi”.Secondo il giornale, evidentemente, la chiara matrice massonica dell’iniziativa basterenne, da sola, a destare sospetti. La stessa città di Nazarbayev, peraltro, è stata sontuosamente ricostruita come una sorta di tempio massonico a cielo aperto. Tempo fa, un acuto saggista come Gianfranco Carpeoro, massone progressista e spesso critico con i grembiulini, ha rivolto dure accuse al Kazakshan: sarebbe stato scelto come roccaforte della peggior massoneria internazionale di segno oligarchico, quella che da decenni progetta e attua la “sovragestione occulta” dei maggiori eventi mondiali. Per trent’anni avvocato (all’anagrafe, Pecoraro), Carpeoro ha evocato ombre kazake sul fenomeno del doping cui vengono sottoposti i ciclisti, «per testare droghe sintetiche performanti». Coincidenza: si chiama proprio Astana una delle grandi squadre ciclistiche mondiali. Per Carpeoro, il ciclismo – dato lo sforzo fisico che richiede – è lo sport ideale per sperimentare nuovi prodotti clandestini, «evidentemente realizzati in ambiente industriale farmaceutico», ma dietro la regia di una “piramide massonica” internazionale che utilizzerebbe proprio il Kazakhstan come centro finanziario.L’ex repubblica sovietica di Nazarbayev non è certo un modello di democrazia: rieletto per l’ultima volta il 26 aprile 2015, l’anziano “sultano” ha vinto le elezioni presidenziali con il 97,75% dei voti. Quanto a Bergoglio, la sua politica verso l’Asia è dominata soprattutto dalla Cina: Mike Pompeo, segretario di Stato di Donald Trump, lo ha pubblicamente rimproverato per aver concesso al regime dittatoriale di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina. Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni”, annuncia imminenti, precise rivelazioni sull’origine massonico-reazionaria dell’emergenza Covid, imposta per sdoganare il sistema-Cina (niente libertà, né diritti) come modello alternativo alla democrazia occidentale. Bergoglio ha già fatto capire da che parte sta, approvando lockdown, coprifuoco, distanziamenti e altre restrizioni incostituzionali. A giugno sarà davvero presente nella piramide di Astana, tempio della massoneria neo-feudale che vorrebbe ingabbiare il mondo?A Bergoglio mancava solo la piramide, dopo il presepe “alieno” (con astronauti e guerrieri cornuti) allestito in piazza San Pietro per il desolante Natale 2020, trasformato in un silenzioso deserto in ossequio all’emergenza coronavirus, senza più neppure la messa di mezzanotte. Il tempo, semmai, Papa Francesco l’ha trovato per raccomandare ai fedeli di vaccinarsi, ignorando le notizie allarmanti sulle reazioni avverse ai primi vaccini, sperimentali, contro il Covid. Sempre sotto Natale, ha fatto clamore la visita in Vaticano di Lynn Forester de Rothschild, gran dama del Council for Inclusive Capitalism raccomandato dai miliardari di Davos. Ora siamo alle piramidi, a quanto pare: non quelle egizie, ma la loro imitazione kazaka. Secondo “Imola Oggi“, infatti, Bergoglio è atteso – nel prossimo mese di giugno – nella capitale del feudo asiatico di sua maestà Nursultan Nazarbaev, già satrapo comunista, ininterrottamente a capo del Kazakhstan dal 1991.
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Magaldi: non temete Biden, ora è nella superloggia Maat
«Joe Biden sta per essere inziato alla superloggia massonica Maat, che è un’espressione di compromesso tra conservatori e progressisti». Lo ha rivelato Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere), nella trasmissione web “Massoneria On Air” del 21 gennaio, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Esponente del network massonico progressista internazionale, Magaldi conferma così le sue previsioni, annunciate già prima del contestatissimo voto americano per le presidenziali: «Anche nel caso prevalesse Biden – aveva affermato – il lavoro di Trump non verrebbe disconosciuto: lo garantiscono i sottoscrittori del patto, massonico, stipulato dai sostentori di Trump e da quelli di Biden». Un patto che ora verrebbe formalizzato anche dall’ingresso di Biden nella Maat, una Ur-Lodge nata prima del 2008 per lanciare Obama e mettere fine all’era Bush, grazie a un accordo tra i progressisti e quella parte di massoni “neoaristocratici”, come Zbigniew Brzezinski, già fautori del globalismo neoliberista ma poi spaventati dagli esiti bellicisti e anche terroristici della stagione dei Bush.In altre parole, sostiene Magaldi, quella di Donald Trump non è stata una parentesi: al di là delle inevitabili, contrapposte retoriche elettoralistiche, il gruppo che ha supportato Biden si è impegnato a convalidare i fondamenti di alcune buone politiche varate da Trump. «Non solo si confermerà l’impegno ad arginare l’espansionismo della Cina, ma saranno ribadite anche le linee neo-keynesiane di Trump nella politica economica: lo conferma la nomina di Janet Yellen al Tesoro». Insiste Magaldi: «Non temano, i tanti elettori che hanno apprezzato alcuni aspetti di Trump: da certe posizioni l’America non tornerà indietro». Un messaggio anche ai “complottisti”, che con l’opaco insediamento dell’ex vice di Obama vedono spalancarsi l’inferno distopico della polizia sanitaria universale, la pandemia brandita come un’arma per mettere fine alla democrazia: «Non ci sarà nessun Grande Reset, prevarrà un’impronta cauta e moderata: e l’azione di Biden sarà concordata, passo passo, con gli elementi della massoneria progressista che ieri appoggiavano Trump e che oggi sono presenti nella “cabina di regia” dell’amministrazione Biden».Le parole di Magaldi possono apparire dissonanti, alla vastissima platea (non solo statunitense) allarmata per le clamorose svolte in atto: alla gestione “dittatoriale” dell’emergenza Covid si è aggiunto l’anomalo “cambio della guardia” alla Casa Bianca, inquinato da estesi brogli e dall’inaudita, minacciosa censura mediatica imposta al presidente Trump mentre ancora era in carica. Parlano da soli i peggiori propositi messi nero su bianco dagli uomini di Davos, che definiscono il Covid un’ottima occasione per approdare alla “quarta rivoluzione industriale” all’insegna della verticalizzazione del potere. Digitale, wireless ed economia “green” sembrano la foglia di fico per addolcire la pillola: un pianeta destinato a cambiare per sempre, a cominciare dalle sconcertanti misure di distanziamento (mascherine, lockdown, coprifuoco, smart working e didattica a distanza) che qualcuno vorrebbe rendere permanenti, anche attraverso i pass vaccinali e il quasi-obbligo della somministrazione di vaccini ancora sperimentali.Magaldi è stato tra i primi, a denunciare il problema: «La gestione della psico-pandemia ha una chiara origine massonica: c’è davvero chi vorrebbe schiavizzare la popolazione del pianeta, esportando ovunque il sistema-Cina». Ma aggiunge: «A tradire questi “apprendisti stregoni” sarà proprio la loro eccessiva volontà di potenza: faranno la fine di Napoleone e Hitler, quando vollero invadere la Russia». Lo stesso Magaldi, ormai quasi un anno fa, segnalò la clamorosa denuncia di Bob Dylan (rivelando anche l’identità massonico-progressista del grande cantautore) in occasione dell’uscita del brano “Murder Most Foul” sull’omicidio di John Kennedy, anteprima dell’album “Rough and Rowdy Ways”, con un brano come “False Prophet” che allude ai rischi della “vaccinazione universale” agognata da Bill Gates e Anthony Fauci, vicinissimi a Biden. Per Magaldi, un gesto chiarissimo: «Un guanto di sfida, da parte della massoneria progressista, alla controparte reazionaria che – dall’assassinio di Dallas fino alle Torri Gemelle e oltre – coltiva progetti di smantellamento della democrazia, ora anche con il pretesto di un’epidemia sapientemente manipolata con il “terrorismo sanitario”».La vera notizia, però – per Magaldi – non è tanto l’evidenza di un piano che ormai sta sta chiaramente delineando, con gli oligarchi che utilizzano la Cina (e l’Oms) per tentare di imporre il loro distopico “nuovo ordine mondiale”, ieri finanziario (rigore, austerity), poi terroristico (11 Settembre, Isis) e ora anche psico-sanitario, con risvolti sempre più inquietanti. A rompere questa trama, afferma il leader “rooveltiano” del Grande Oriente Democratico, è l’offensiva della massoneria progressista, a cominciare da clamorose diserzioni. Clamorose quelle di Christine Lagarde e Mario Draghi, che hanno abbandonato il tradizionale campo “neoaristocratico”: la prima usando la Bce per pompare miliardi a costo zero negli Stati europei, e il secondo arrivando a sdoganare la Modern Modern Theory, per arrivare a proporre (sul “Financial Times”) un piano keynesiano anti-crisi, basato su aiuti finanziari virtualmente illimitati, che però non si trasformino in nuovo debito. Idee non certo estranee a Janet Yellen, già presidente della Fed e ora sistemata al Tesoro per continuare la politica di assistenza finanziaria varata da Trump.Il punto nodale, infatti, per Magaldi è proprio questo: «Guai, se si pensa che la partenza di Trump equivalga a una sconfitta». Beninteso: «Io avrei preferito che Trump restasse alla Casa Bianca: se lo sarebbe meritato, anche al netto degli errori commessi nell’ultimo anno, come le incertezze sul Covid e sulle proteste antirazziste, per non parlare del “suicidio” rappresentato dallo sgangherato assalto dei manifestanti a Capitol Hill, puntalmente strumentalizzato dagli avversari del tycoon». Su Biden, inutile negarlo, pesa l’ombra dei brogli: una frode che, stando ai dati raccolti dalla difesa legale trumpiana, sembra non avere precedenti – per dimensioni – nella storia delle elezioni americane. «Per contro, però, i brogli vanno comunque provati», sottolinea Magaldi, pur sapendo che nessuna corte di giustizia (nemmeno la Corte Suprema, teoricamente vicina a Trump) ha mai accettato di esaminare nel dettaglio i dossier che inchioderebbero Biden. «C’era poi un’altra opzione, estrema e spericolata ma costituzionale: di fronte a prove di infiltrazioni straniere nel voto americano, Trump poteva instaurare la legge marziale e magari far ripetere il voto negli Stati contesi, ma non l’ha fatto».Oggi, anche per questo, gli animi sono esacerbati: il sistema mainstream continua a demonizzare il presidente che ha azzerato la disoccupazione, tagliato le tasse, riportato il lavoro in America e imposto l’alt alla concorrenza sleale della Cina, senza peraltro aprire nuove guerre (un vero record, nella storia statunitense). Sul fronte opposto, una criminalizzazione quasi analoga colpisce Biden, indicato come pericoloso agente del Great Reset. Un uomo sbiadito e corrotto, al centro di scandali insieme al figlio, Hunter. Un mediocre dall’apparenza moderata, Joe Biden, ma – fino a ieri – pronto a schierarsi coi Bush per le guerre in Medio Oriente, e rimasto in prima linea (come vice di Obama) negli eccessi “imperiali” degli Usa, dall’Iraq (dove di fatto si diede via libera all’Isis) al “golpe di piazza” in Ucraina, accanto a personaggi come la “neocon” Victoria Nuland, tuttora imbarcata nella nuova squadra della Casa Bianca. A fare la differenza, però – assicura Magaldi – ora sarà la componente massonico-progressista, che fungerà da contrappeso: e proprio l’esordio di Biden nella Maat, aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt, «garantirà il pieno rispetto, da parte di Biden, di precisi vincoli – massonici – di segno democratico e progressista».«Joe Biden sta per essere inziato alla superloggia massonica Maat, che è un’espressione di compromesso tra conservatori e progressisti». Lo ha rivelato Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere), nella trasmissione web “Massoneria On Air” del 21 gennaio, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Esponente del network massonico progressista internazionale, Magaldi conferma così le sue previsioni, annunciate già prima del contestatissimo voto americano per le presidenziali: «Anche nel caso prevalesse Biden – aveva affermato – il lavoro di Trump non verrebbe disconosciuto: lo garantiscono i sottoscrittori del patto, massonico, stipulato dai sostentori di Trump e da quelli di Biden». Un patto che ora verrebbe formalizzato anche dall’ingresso di Biden nella Maat, una Ur-Lodge nata prima del 2008 per lanciare Obama e mettere fine all’era Bush, grazie a un accordo tra i progressisti e quella parte di massoni “neoaristocratici”, come Zbigniew Brzezinski, già fautori del globalismo neoliberista ma poi spaventati dagli esiti bellicisti e anche terroristici della stagione dei Bush.
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Magaldi: Italia in macerie, se i cittadini restano “pecore”
Possibile che non sveglino, gli italiani? Ancora non lo capiscono che spetta solo a loro mettere fine alla “dittatura sanitaria” che, per molti aspetti, ha sospeso la democrazia, cancellato diritti e quasi azzerato la libertà? Ce l’ha coi connazionali, Gioele Magaldi: «Sono davvero meravigliato dall’esasperante lentezza degli italiani nel comprendere la situazione della quale sono prigionieri: com’è possibile che non capiscano che il coronavirus è solo un pretesto per devastare l’economia per poi svenderla a chi ha organizzato questa crisi, come già all’epoca di Mario Monti dopo la “tempesta” pilotata dello spread?». Il presidente del Movimento Roosevelt, nonché animatore della Milizia Rooseveltiana nata per contrastare le misure di “apartheid” imposte al paese, condanna senza riserve la sottomissione che oggi dimostrano troppi italiani, ancora disposti a obbedire ai diktat più insensati del cosiddetto distanziamento sociale: «Persino la devastante chiusura di bar e ristoranti è stata un atto squisitamente politico, voluto da Conte e Speranza, e neppure richiesto dagli scienziati del Comitato Tecnico-Scientifico».Eppure, si rammarica Magaldi, sono stati in pochi – ristoratori e avventori – ad aderire alle cene organizzate il 15 gennaio nell’ambito dell’iniziativa “Io Apro”. «Si temono le multe, senza vedere che – in mancanza di una vera disobbedienza civile – i soprusi governativi dureranno all’infinito, proprio grazie ai “pecoroni” che si piegano a qualsiasi ordine imposto dall’alto, proprio come avviene nelle dittature». Sanzioni? Magaldi invita a non avere paura: «Il servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt mette gratuitamente un pool di avvocati a disposizione di chiunque venga sanzionato: si tratta infatti di disposizioni spesso incostituzionali, comunque antidemocratioche, e oltretutto catastrofiche per la vita delle persone e l’economia del nostro paese, ormai prossimo al collasso». Da questa tragedia collettiva – aggiunge Magaldi – usciremo solo «quando inizieremo a ribellarci, cominciando con un gesto simbolico come la rinuncia a indossare la mascherina all’aperto». Altra via non esiste, per il leader “rooseveltiano”: «Si tratta di accettare finalmente di sfidare a viso aperto l’autorità violando il coprifuoco, andando in gruppo a incontrare amici e parenti e affluendo in massa ai tavoli dei ristoratori che avranno la determinazione di riaprire i loro locali, la sera».Viceversa, sottolinea il presidente del Movimento Roosevelt, il governo sarà ulteriormente incoraggiato – com’è stato finora – a vessare i cittadini in misura ancora maggiore. «Immagino le risate, da parte dei gestori della crisi: mai avrebbero immaginato di avere a che fare con così tante “pecore”, senza coraggio né dignità», dice Magaldi, letteralmente esasperato dai “covidioti”: «Possibile che siano così tonti, gli italiani? Davvero non capiscono che la fine delle restrizioni più assurde dipende solo da loro?». Se i cittadini trovassero il coraggio civile di protestare e infrangere le regole, «i gestori dell’emergenza sarebbero costretti a cambiare registro», assicura il presidente del Movimento Roosevelt. «E’ incredibile che la stragrande maggioranza dei cittadini non se ne siano ancora accorti: sono proprio lenti di comprendonio, e ancora “ipnotizzati” da una narrazione mainstream di tipo terroristico, che presenta il Covid come se fosse l’Ebola e finge di credere che i lockdown e le zone rosse siano davvero utili, per contenere il virus».Autore del bestseller “Massoni”, che mette a nudo le trame della massoneria reazionaria internazionale, Gioele Magaldi denuncia quella che, a suo modo di vedere, è la vera motivazione di una gestione così suicida dell’emergenza sanitaria: «Un’élite massonica neoaristocratica e neoliberista tenta di affondare l’economia per poi ricomprare il “made in Italy” a prezzo di saldo: era già successo nel 2011 con l’iniziativa dei gruppi privati che usarono Mario Monti come prestanome. E sta nuovamente accadendo oggi – stavolta col pretesto del virus – e utilizzando Giuseppe Conte come pedina». Un gioco di portata mondiale, «organizzato da grandi oligarchi, gli stessi che usano il sistema-Cina come modello per archiviare democrazia e libertà in Occidente, sostituendo i liberi cittadini con uno stuolo di sudditi impauriti e “terremotati” dalla distruzione della loro economia tradizionale». Una regia occulta e spietata: «Ridurre in miseria le persone, anche con i lockdown, produce sudditi disperati e disposti a vivere di elemosine, dopo che “gli amici degli amici” si saranno ricomprati, a prezzo di realizzo, le attività fatte fallire».Riguardo al piccolo maremoto di palazzo esploso negli ultimi giorni, Magaldi apprezza il tentativo di Renzi: «Ha giustamente attaccato Conte, anche – quand’era premier – lo stesso Renzi non ha certo dimostrato di avere la visione adeguata a traghettare l’Italia fuori dalla crisi che la sta distruggendo, ormai da decenni, rispetto a cui la gestione-Conte dell’emergenza rappresenta il colpo di grazia finale». E’ vero, ammette Magaldi: Renzi ha candidato Mario Draghi a Palazzo Chigi senza l’intenzione di tendergli un tranello. Altri invece vorrebbero l’ex presidente della Bce alla guida del governo, ma al solo scopo di “bruciare” la sua candidatura al Quirinale nel 2022». Magaldi assicura che Draghi, già massone neoaristocratico, ha “divorziato” dall’oligarchia del rigore europeo, di cui pure era stato un autorevole esponente. «Oggi Draghi è tornato alle origini, cioè a una sana impostazione progressista e keynesiana. Quindi ha ben altre idee, rispetto a quelle di Conte, su come “resuscitare” l’Italia. Potrebbe farlo, domani, anche dal Quirinale: a patto che, da qui a due anni, dell’Italia non restino che le macerie. Cosa che accadrà, se gli italiani continueranno a non ribellarsi».Possibile che non sveglino, gli italiani? Ancora non lo capiscono che spetta solo a loro mettere fine alla “dittatura sanitaria” che, per molti aspetti, ha sospeso la democrazia, cancellato diritti e quasi azzerato la libertà? Ce l’ha coi connazionali, Gioele Magaldi: «Sono davvero meravigliato dall’esasperante lentezza degli italiani nel comprendere la situazione della quale sono prigionieri: com’è possibile che non capiscano che il coronavirus è solo un pretesto per devastare l’economia per poi svenderla a chi ha organizzato questa crisi, come già all’epoca di Mario Monti dopo la “tempesta” pilotata dello spread?». Il presidente del Movimento Roosevelt, nonché animatore della Milizia Rooseveltiana nata per contrastare le misure di “apartheid” imposte al paese, condanna senza riserve la sottomissione che oggi dimostrano troppi italiani, ancora disposti a obbedire ai diktat più insensati del cosiddetto distanziamento sociale: «Persino la devastante chiusura di bar e ristoranti è stata un atto squisitamente politico, voluto da Conte e Speranza, e neppure richiesto dagli scienziati del Comitato Tecnico-Scientifico».