Archivio del Tag ‘rivolta’
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Contro il nazismo finanziario un nuovo software: l’umanità
Ottobre 2011. La lotta contro la dittatura finanziaria sta esplodendo. I cosiddetti mercati finanziari e i loro cinici servitori stanno distruggendo i fondamenti stessi della civiltà sociale. L’eredità del compromesso postmoderno tra classe operaia e borghesia progressista è stracciata. Le politiche neoliberiste stanno tagliando educazione e sistema pubblico della sanità e cancellando il diritto al salario e alla pensione. Il risultato sarà impoverimento di vasti settori della popolazione, crescente precarietà delle condizioni di lavoro e quotidiana umiliazione dei lavoratori. L’effetto successivo sarà la violenza, perché la gente cercherà capri espiatori per la sua rabbia impotente. Pulizia etnica, guerra civile, cancellazione della democrazia. Questo sistema è nazismo finanziario: Finazismo.
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Debito illegale, Napolitano deve difendere noi innocenti
«Il presidente della Repubblica è d’accordo con Draghi e Trichet, cioè non parla a nome del popolo che rappresenta». Parola di Giulietto Chiesa, che attacca direttamente il Quirinale: «Tutte le proposte sul campo sono drammatiche, ma quelle che ci propongono loro sono peggio di ogni altra soluzione tra le non molte possibili». Berlusconi sta chiaramente affondando e «i topi si stanno preparando ad abbandonare la nave»; salutata la fine del Cavaliere, il vero problema si aprirà un minuto dopo: chi prenderà il timone del vascello alla deriva? «Sempre gli stessi, i veri responsabili della voragine del debito creato da loro, e che vorrebbero far pagare a noi: i super-ricchi, gli evasori sempre impuniti, i cartelli criminali e le banche che hanno riciclato il fiume di denaro sporco. Questo è un debito illegale».
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Lucrano sulla nostra rovina? E’ omicidio, vanno puniti
Gente che guadagna un miliardo in un’ora… e negli ospedali greci mancano le medicine. Scommettere sul crollo conviene. A scuola non ti spiegano come funziona la finanza. Se lo facessero avremmo già le barricate per strada. Se la gente sapesse come funziona il sistema comprenderebbe anche che è naturalmente indirizzato a creare crolli economici, semplicemente perché quando si scatena il caos e la bancarotta gli speculatori guadagnano di più. E’ una caratteristica fisiologica del sistema. E’ più facile scatenare una crisi di panico che una crisi di ottimismo. Questo è essenzialmente il motivo per il quale la finanza mondiale è nello sterco fino al collo.
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America in rivolta contro i predoni impuniti di Wall Street
Se c’è un posto da dove cominciare la prossima rivoluzione, è Wall Street. Prima i potentati della finanza hanno cacciato l’America e il mondo intero nella più grave crisi dagli anni Venti, poi le stesse lobby bancarie hanno tenacemente ostacolato i progetti di grandi riforme, con discreto successo. Non c’è da stupirsi, scrive Federico Rampini, se proprio Wall Street è l’epicentro del minimovimento degli “indignados” americani, che alla terza settimana di lotta ha cominciato a estendersi verso la West Coast (Los Angeles, San Francisco), il Midwest (Chicago), il Nord (Boston, Canada) e perfino l’America profonda del Kansas. È presto per parlare di un ritorno del conflitto sociale, ma i sindacati sono scesi in campo con “Occupy Wall Street”; l’ultima volta lo fecero nel ’99 a Seattle contro il Wto.
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Lavorare meno e meglio: chi sfrutta l’uomo uccide la Terra
Penso che il fondamento dell’ecologismo sia, in termini generali, osservare e denunciare i mali che si producono sulla natura, ma senza soffermarsi troppo a considerarne le cause, cioè lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, cosa che implica anche lo sfruttamento della natura da parte dell’uomo. Per questo motivo, perché contiene queste premesse, il marxismo mi ha sempre interessato. L’ecologismo ha criticato molte volte il marxismo per essere eccessivamente operaista e produttivista, a volte a giusta ragione. Ma personalmente difendo una decrescita correlata al marxismo, che elimini lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il lavoro alienato, il consumismo e il produttivismo. Queste idee si possono ritrovare nel pensiero di Marx.
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Giulietto Chiesa: non arrendiamoci alla finanza mondiale
Ritengo che i popoli europei devono respingere la logica di Francoforte. Non accetteremo la resa che ci viene richiesta dalla grande finanza internazionale: noi combatteremo, come i greci. Respingiamo la richiesta di arrenderci, non vogliamo rinunciare alla nostra sovranità. Però attenzione: nessuno ci garantisce che la rivolta europea, se ci sarà, sia una rivolta di sinistra, o progressista. La soluzione potrebbe diventare di destra. Alcuni segnali già ci sono: il voto finlandese, il voto olandese, la presenza in Italia di un partito xenofofo e parafascista, se non nazista, come la Lega. Se la la crisi precipita velocemente, i popoli potrebbero essere travolti, impauriti e incapaci di capire.
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Cremaschi: Berlusconi troppo soft. Via lui, ci massacreranno
Da Standard&Poor’s, alla Confindustria, al “Corriere della Sera”, è un coro unico. Berlusconi se ne deve andare. Non è paradossale che l’uomo più ricco d’Italia, colui che ha governato il sistema politico italiano negli ultimi vent’anni nel nome dell’impresa e del mercato, sia sfiduciato da questi ultimi. Per il capitale gli Stati sono come aziende, e se gli amministratori delegati sono inaffidabili e impresentabili devono essere licenziati. La crisi della democrazia italiana sta anche in questo: che gli enormi guasti sociali, civili, morali, che l’hanno colpita, per opera decisiva di Silvio Berlusconi, non sarebbero stati sufficienti a farlo cadere se non ci fosse stata la crisi del debito.
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Prima rubano, poi chiedono il conto: l’Islanda non ci sta
«Mi chiamo Hordur Torfason, sono un artista indipendente islandese. Penso che parte del mio lavoro di artista sia anche combattere il cattivo uso del potere». A 66 anni, Hordur Torfason è diventato il leader della rivoluzione silenziosa contro la finanza globale. E’ successo in Islanda: 320.000 abitanti su una superficie grande un terzo dell’Italia. Nell’ottobre del 2008, falliscono le tre maggiori banche del paese: travolte dalla crisi dei subprime, non riescono a ripagare i creditori stranieri e vengono nazionalizzate dal governo del conservatore Geir Harde. Come da prassi, il governo in bancarotta accetta gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea per far fronte ai debiti: 3,5 miliardi di euro che intende chiedere agli islandesi con una manovra fiscale da 100 euro al mese a famiglia per 15 anni. Ma alla socializzazione del debito, l’Islanda risponde di no.
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Autunno caldo, siamo sotto attacco: difendiamoci
Questo agosto ci ha riservato una serie di sorprese – relative, ma sorprese – la più importante delle quali è la conquista di Tripoli e il crollo della Libia. Noi occidentali, quasi tutti insieme, abbiamo realizzato una delle più invereconde operazioni militari, politiche e psicologiche mai tentate, paragonabile soltanto all’Iraq. Adesso la Libia diventerà un protettorato, l’Occidente sta digerendo questo nuovo pasto. Manca soltanto il ruttino finale dell’assassinio di Gheddafi, poi verrà il turno della Siria: perché gli Stati Uniti hanno problemi importanti da risolvere, una crisi che arriva e sarà molto grande, quindi un’altra guerra farà comodo e servirà a stabilire chi ha il potere nel mondo in una situazione così critica.
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Guerra civile europea: dalla cura Bce aspettiamoci il peggio
«L’operaio tedesco non vuol pagare il conto del pescatore greco», dicono i pasdaran dell’integralismo economicista. Mettendo lavoratori contro lavoratori, la classe dirigente finanziaria ha portato l’Europa sull’orlo della guerra civile. Le dimissioni di Stark segnano un punto di svolta: un alto funzionario dello Stato tedesco alimenta l’idea (falsa) che i laboriosi nordici stiano sostenendo i pigri mediterranei, mentre la verità è che le banche hanno favorito l’indebitamento per sostenere le esportazioni tedesche. Per spostare risorse e reddito dalla società verso le casse del grande capitale, gli ideologi neoliberisti hanno ripetuto un milione di volte una serie di panzane, che grazie al bombardamento mediatico e alla subalternità culturale della sinistra sono diventati luoghi comuni, ovvietà indiscutibili, anche se sono pure e semplici contraffazioni.
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Gaza, eredità della strage: Turchia ed Egitto contro Israele
Durante Hannukah del 2008, Israele ha attaccato Gaza con l’Operazione Piombo Fuso. Ora sta mangiando l’amaro frutto di quell’operazione, che è stata il punto di svolta per l’atteggiamento del mondo e della regione nei confronti di Israele e delle sue politiche belligeranti e violente. Le onde d’urto ci mettono del tempo ad arrivare, ma ora stanno arrivando, e sono belle alte. Ogni giorno ci sono nuovi pericoli. Alcuni sono il risultato delle azioni di Israele, della sua aggressività, della sua euforia, dell’arroganza e della sua negligenza. Risultato: gli unici due Paesi della regione che l’avevano accettato, Turchia ed Egitto, stanno bruciando i loro rapporti con Israele. Il primo lo ha fatto attraverso una decisione del governo, il secondo con una folla inferocita.
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Archiviati il Pd e il Cavaliere, arriverà un nuovo Berlusconi
«Sbarazzarsi di Berlusconi servirà a poco», perché ormai «gli elettori sono disgustati dalla politica come nel ‘93-‘94» e quindi è probabile che «cercheranno un nuovo Berlusconi». Lo afferma Barbara Spinelli su “Repubblica”, commentando il tramonto del Cavaliere soffocato dai ricatti della sua corte, mentre intorno l’Italia minaccia di crollare sotto i colpi della crisi e della manovra “lacrime e sangue” che lascia il Paese completamente indifeso, vista anche la sconcertante debolezza dell’opposizione, insidiata anch’essa dalla “questione morale”: «Ormai sappiamo che riformista è chi si accredita conservando lo status quo, facendo favori a gruppi d’interesse, Chiesa compresa. Liberare l’Italia da mafie e ricatti non è considerato riformista».