Archivio del Tag ‘Roberto Saviano’
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Onesti contro criminali? Caro Saviano, il futuro è altrove
Di gente disposta a votare la Santa Alleanza ce n’è tanta. E a molti è sufficiente un motivo: la gigantesca, ciclopica inopportunità che Berlusconi rimanga a Palazzo Chigi. Ma di motivi ne occorrono altri per sperare di vincere e governare. Mentre la politica stenta ad offrire tali motivi, altri si organizzano in proprio. Lo ha fatto Saviano a Milano. Lo ha fatto il popolo viola manifestando ad Arcore. Lo fanno – dialogando a modo loro sul Corriere della sera di ieri – anche Adriano Celentano e Beppe Grillo (in un crescendo di deliri populisti che da solo potrebbe bastare a convincere un elettore indeciso che Berlusconi, in fondo, non è poi così dissennato).
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Giovani imbecilli? Saviano, è ora di scendere dal pulpito
Quanto sembra remoto l’unanimismo democratico di “Vieni via con me”, con l’officiante Fazio che assemblava tutto il perbenismo nazionale – di centro, di destra e di sinistra – e proclamava, parole sue, che la trasmissione era la prima della tv post-berlusconiana! Sono passate poche settimane, ma sembrano anni. Il Cavaliere, che i conti li sa fare, ha emarginato il suo oppositore interno. I centristi, raccolte le loro sparse ed eterogenee truppe, si leccano le ferite. Di Pietro ha abbassato la cresta e magari riflette sulla selezione del personale politico dell’Idv. Il Pd tira un sospiro di sollievo, perché per un po’ le elezioni si allontanano…
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La mafia domina il nord: è ormai la prima azienda italiana
Le mafie stanno benissimo, sono la prima azienda del paese, fatturano tra i 120 e i 140 miliardi di euro l’anno e hanno un utile che sfiora i 70 miliardi al netto di investimenti e accantonamenti e alcune spesucce per mantenere famiglie e clan in difficoltà, magari perché i capi sono arrestati, e relative spese legali. Le mafie non conoscono crisi, anzi, grazie alla loro liquidità hanno aumentato la capacità di infiltrazione nell’economia legale sempre più schiacciata, invece, dalla crisi. Le mafie, e più di tutte la ’ndrangheta che si caratterizza per una «sempre maggiore potenziale militare», hanno occupato il nord e ne condizionano la vita economica e sociale.
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Wu Ming: da Fini e Bersani una lista di ipocrite banalità
«Premessa: dal segretario del Pd non ci aspettavamo certo affermazioni radicali, estreme, rivoluzionarie. Sappiamo da sempre che quel partito non rappresenta il nostro modo di intendere la politica. Ciononostante, ci aspettavamo quantomeno delle affermazioni. Non le abbiamo sentite». Così si esprime il collettivo Wu Ming, autore di fortunati romanzi come “Q”, all’indomani della controversa apparizione di Bersani e Fini nella trasmissione di Fazio & Saviano, alle prese con l’elenco dei “valori” di destra e sinistra: “La lista dei bolliti”, l’ha archiviata impietosamente Marco Travaglio, che parla di «valori ampiamente intercambiabili», ascrivibili indifferentemente all’una o all’altra cordata.
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Fazio, Saviano, Feltri: il paese del fango e della censura
Fini & Bersani nella super-tribuna televisiva di Fazio & Saviano? No, grazie. Puntuale come il più grigio dei censori dell’Unione Sovietica, il direttore generale della Rai, Mauro Masi, impegnato nell’eterna sfida con Michele Santoro per silenziare “Annozero”, interviene ora per tentare di bloccare i due ospiti di “Vieni via con me”, mentre l’Ordine dei Giornalisti imbavaglia Vittorio Feltri, condannandolo a tre mesi di silenzio stampa per l’incidente del caso Boffo. «Se le cose le facciamo noi è dossieraggio, se le fa “Repubblica” va tutto bene», è la replica di Feltri, che a sua volta si sente vittima di un complotto della burocrazia editoriale contro una voce libera e scomoda, la sua.
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Cose Nostre: anche Saviano nella maratona in diretta web
Anche Roberto Saviano partecipa il 5 novembre a “Cose Nostre”, la grande maratona organizzata dalla rete italiana delle web-tv in memoria di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica assassinato dalla camorra. La diretta metterà insieme il giudice anti-ndrangheta Nicola Gratteri e il procuratore torinese Giancarlo Caselli, l’attore Giulio Cavalli minacciato dalla mafia e Pino Masciari, l’imprenditore calabrese finito nel mirino delle cosche per essersi ribellato al racket. “Cose Nostre” si annuncia un autentico evento. Lo streaming web, con partenza in prima serata, ha ottenuto il supporto dei maggiori media: da “RaiNews” a “Current”, dal “Sole 24 Ore” al “Corriere della Sera”, dall’“Unità” al “Fatto Quotidiano”.
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Strali su Fazio: non sia pavido, inviti gli operai di Melfi
Fabio Fazio? Abbia il coraggio di invitare in trasmissione anche i tre operai licenziati in tronco dalla Fiat di Melfi: così, per par condicio, giusto per dare la parola anche alle “vittime” di Sergio Marchionne. E’ duro l’appello che Giorgio Cremaschi, storico leader della Fiom, lancia attraverso “Micromega”: che invita Fazio a compiere «un atto di informazione e di senso civico», ospitando a “Che tempo che fa” Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, accusati di aver “fermato la produzione” e poi tenuti fuori dall’azienda nonostante fossero stati reintegrati dal giudice, riconosciuta «l’antisindacalità del licenziamento».
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Fazio: la Rai ha paura della trasmissione con Saviano
Mafia e politica, scandali ed emergenze sociali: dai rifiuti alle carceri, fino alla ricostruzione all’Aquila. Senza trascurare la guerra dei dossier e la “macchina del fango” per delegittimare gli avversari. «Capisco che sono argomenti che fanno paura», si sfoga Fabio Fazio, annunciando che la Rai – dopo “Annozero” e “Report” – sta cercando di ostacolare anche l’attesa trasmissione con Roberto Saviano, in partenza l’8 novembre: manca ancora il via libera ai contratti per gli ospiti, tra cui Paolo Rossi, Antonio Albanese e il Premio Oscar Roberto Benigni. «Così il programma non può andare in onda», afferma il conduttore: «E’ un momento in cui la tv non può permettersi di raccontare la realtà».
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Nobel a Vargas Llosa: povera Italia, corrotta da Gomorra
L’Accademia di Svezia lo ha premiato per “la sua cartografia delle strutture del potere e per le acute immagini della resistenza, rivolta e sconfitta dell’individuo”. Una bella frase, ma una motivazione niente affatto esaustiva: Mario Vargas Llosa è certamente uno dei più grandi scrittori viventi e, come spesso capita a molte grandi firme della letteratura mondiale, soffre decisamente ad essere rinchiuso in una breve, per quanto laudatoria, definizione. Il narratore peruviano è il più noto Premio Nobel degli ultimi anni. Più conosciuto di Imre Kertész, più rinomato di Elfriede Jelinek, più famoso di Herta Müller. Eppure, non è certamente uno degli autori stranieri più venduti in Italia.
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Caso Vassallo: un nuovo tipo di politico da ammazzare
Segnatevi questa data sul calendario: per la prima volta, in Italia, la criminalità organizzata ammazza un politico ambientalista e proprio per il suo impegno sull’ambiente, la sostenibilità, la riqualificazione, l’energia. Mi auguro sia anche l’ultimo, ma qualcosa mi dice che probabilmente non sarà così. Finora, gli amministratori locali che sono finiti crivellati dalle “menti raffinatissime” si erano messi per traverso sui soliti traffici di cemento e calcestruzzo, appalti, opere pubbliche. Stavolta no. Mi dicono amici vicini ad Acciaroli che, da quando Vassallo era sindaco, sembrava di stare in una città del Trentino. E non solo per quanto riguarda gli spazi pubblici: anche i negozi, le aree private, erano rinate ad una nuova vita.
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«Hanno ammazzato Saviano», la copertina di Max
Un po’ Cristo morto del Mantegna un po’ Aldo Moro nel bagagliaio della Renault, ma tra i corpi martoriati evocati dalla foto choc pubblicata dal mensile “Max” in edicola venerdì 24 giugno non c’è solo quello di Pier Paolo Pasolini sul litorale di Ostia, ma anche quello di Roberto Saviano, disteso su un lettino da obitorio, il sudario verde, i ferri che gli sostengono la testa, al piede il funereo cartellino identificativo. Trattasi ovviamente di fotomontaggio, elaborazione in Photoshop firmata dallo specialista Gian Paolo Tomasi. Un pugno allo stomaco, che sta già innescando molte inevitabili polemiche.
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Guerra dei rifiuti, lo Stato scioglie il Comune Virtuoso
“Io so e ho le prove”, scrive Saviano nel passo più forte del libro “Gomorra”. “Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra… né possiedo documenti ciclostilati dei servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni”. “Io so”, dice Saviano. Ma quanti di noi sanno? Quanti di noi hanno ripreso con le iridi lo schifo che ci circonda, ma preferiamo optare per il silenzio? E allora mi viene il forte dubbio che, forse, Gomorra, la Camorra, il Sistema… siamo anche noi.