Archivio del Tag ‘Ros’
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Stato-mafia, intercettazioni: Napolitano frena i magistrati
Stoppare i magistrati solo perché nella rete delle intercettazioni è finito il Quirinale? Roba da monarchia, più che da repubblica: all’epoca di Vittorio Emanuele III, scrive su “Micromega” il giurista Domenico Gallo, ne sarebbe nato uno scandalo. E il pm, che allora si chiamava Procuratore del Re, sarebbe stato destituito su due piedi, in base allo Statuto Albertino che considerava “sacra e inviolabile” la persona del sovrano. Oggi è Napolitano ad opporsi ai giudici, che hanno catturato la sua voce per puro caso, intercettando il telefono dell’ex ministro Nicola Mancino, allarmato per le voci sul suo ipotetico ruolo nella presunta “trattativa Stato-mafia” che, secondo le indagini di Palermo, potrebbe aver provocato la morte di Paolo Borsellino. E Sonia Alfano, europarlamentare dell’Idv in prima linea contro la mafia, auspica l’impeachment per l’uomo del Colle.
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Bufera-Napolitano: anche lui teme la verità su Borsellino?
«Credo che in via D’Amelio ci fosse qualcuno già pronto a prelevare la sua agenda: uccidere Paolo senza farla sparire non sarebbe servito a niente». Motivo: il 25 giugno, a meno di un mese dalla sua tragica fine, nell’ultima uscita pubblica Borsellino aveva detto di «aspettare di essere chiamato per raccontare quello che aveva scoperto su Capaci», dice il fratello Salvatore, che si schiera con Sonia Alfano: sì, Giorgio Napolitano «merita l’impeachment», per aver cercato di ostacolare le indagini sulla trattativa Stato-mafia avviata nel ’92 dopo l’omicidio di Falcone. Ne parlò Massimo Ciancimino: «Mio padre fu contattato dal capitano De Donno del Ros». Claudio Martelli, allora ministro della giustizia, conferma: furono cercati contatti con Vito Ciancimino e ne fu informato Nicola Mancino, allora ministro dell’interno. Mancino però nega. E non ricorda di aver mai incontrato Borsellino, che invece riferì dell’incontro. E Napolitano?
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Sfascisti codardi e perdenti, non spegnerete la nostra voce
«Hanno violentato la legittima protesta degli “indignati”», scrive Gad Lerner all’indomani del disastro della manifestazione romana del 15 ottobre, nella quale alcune centinaia di teppisti hanno rovinato l’I-Day, il corteo pacifico di duecentomola dimostranti contro la “dittatura” della finanza mondiale che taglia il welfare con la scusa del debito gonfiato dalla speculazione. «Di fronte a quegli scalmanati in nero che hanno umiliato e nascosto le nostre legittime incazzature – rincara la dose Ennio Remondino, valoroso inviato di guerra della Rai – l’espressione più diretta che mi viene sarà forse rozza, ma sincera: bastardi, brutti bastardi. Codardi, aggiungo, col vostro mascherarvi alle spalle di chi quell’enorme corteo pacifico lo stava vivendo come momento di grande democrazia.
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Stato-mafia, le verità dell’Italia a doppio fondo
L’Italia è un paese a doppio fondo. Chi conosce la storia d’Italia, e quella dell’Italia repubblicana ma anche quella precedente, lo sa bene. Sul piano ufficiale e istituzionale può sembrare un paese perfetto e trasparente ma, se si va oltre, si scoprono tante cose che non funzionano. Dopo la testimonianza di Massimo Ciancimino, figlio minore di un “padrino” importante quale è stato il padre, che ha governato Palermo prima con Salvo Lima e poi in posizione di vertice, ci sono elementi importanti che fanno pensare a una trattativa tra lo Stato e la mafia
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Borsellino, strage annunciata: ora la verità sui mandanti
Chi uccise, davvero, il giudice Paolo Borsellino nella strage di via D’Amelio a Palermo il 19 luglio 1992? «Se si riuscirà ad arrivare alla verità sarà il primo caso in Italia in cui saranno identificati i mandanti esterni di una strage». Così risponde a “Libera informazione” il giornalista Maurizio Torrealta , già collaboratore di Michele Santoro e ora caporedattore di RaiNews 24, autore nel 2002 del libro “La Trattativa” (Editori Riuniti). Malgrado il silenzio assordante della politica, ormai sappiamo che la trattativa segreta tra mafia e Stato era stata avviata, dice Torrealta, che rivela che le stragi erano state regolarmente annunciate.
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Stato-mafia, il caso Borsellino e tutte quelle coincidenze
Le date sono importanti. Proviamo a fare un breve riepilogo dei fatti che sono stati finora accertati su quei due anni di stragi e di trattative, poi i magistrati decideranno se ci sono pure dei reati e chi li ha commessi. Si parte dal 30 gennaio del ’92. Prima di Mani Pulite, la Cassazione conferma a sorpresa le condanne del maxi-processo per i boss di Cosa Nostra. Riina fa subito ammazzare Salvo Lima e Ignazio Salvo, fedelissimi di Andreotti in Sicilia. Avevano promesso l’assoluzione e non hanno mantenuto, oppure questa è una coincidenza?
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Trattativa segreta Stato-mafia, Borsellino sapeva
Paolo Borsellino sapeva della trattativa tra mafia e Stato per metter fine alle stragi. Ne venne a conoscenza pochi giorni prima di essere a sua volta assassinato. Lo ha rivelato l’8 ottobre ad “Annozero”, il magazine di Michele Santoro su RaiTre, l’ex ministro della giustizia Claudio Martelli. Secondo Martelli, l’allora direttrice degli Affari Penali, Liliana Ferraro, principale collaboratrice di Giovanni Falcone, fu informata della possibile apertura della trattativa dal capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno. La Ferraro lo invitò a riferire la notizia a Borsellino e lei stessa avvertì il giudice.
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L’uomo del mistero dietro le stragi italiane
Esponente di Avanguardia nazionale, protetto da magistrati e servizi segreti, sospettato (e prosciolto) per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, 29 anni fa. Protagonista della prima trattativa tra Stato e mafia nel 1992, informatore dei carabinieri e autore di omicidi come quello di Alceste Campanile (ma non fa un giorno di carcere per prescrizione). Assolto per un altro omicidio che solo poi ha confessato. Insomma, a Paolo Bellini è andata molto bene nella vita: è entrato e uscito da molti “misteri d’Italia” con la facilità di uno che entra nella porta girevole di un hotel.