Archivio del Tag ‘Rupert Murdoch’
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Uccidere la democrazia: piano perfetto, nato 40 anni fa
C’è una domanda centrale, assillante, che tutti ci facciamo: perché le cose non cambiano? Perché, nonostante decenni di manifestazioni, gruppi organizzati e proteste, le cose in realtà tendono a non cambiare mai? E’ una domanda che ci sta alla gola. Vorremmo tutti saper rispondere, vorremmo tutti vedere che c’è una risposta immediata o almeno decente, a questa movimentazione di società civile (che peraltro è in aumento) contro il cosiddetto potere, contro le malefatte del potere. E la risposta è semplicissima: le cose non cambiano perché noi non sappiamo chi è il potere. E quindi stiamo combattendo contro un obiettivo sbagliato. Se non sai chi è veramente chi governa la tua vita, combatti contro quelli che, in realtà, non governano la tua vita. Il potere, il vero potere, è stato di un’astuzia incredibile. E’ riuscito, negli ultimi 35 anni, a rimanere completamente nascosto; a proporre alle opinioni pubbliche un volto del potere che è falso, cioè a proporre le cosiddette marionette del potere.
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Obama-bis, anche l’America si rassegna al meno peggio
Uno straccio di speranza, in un Occidente nel quale la speranza nel futuro è ormai ridotta a uno straccio. Grazie al marketing del “meno peggio”, Obama resiste alla Casa Bianca perdendo voti e “sorpassando in retromarcia” Romney, per via del pallottoliere elettorale americano che premia con super-punteggi chi si aggiudica gli Stati-chiave come Florida, Virginia e Ohio. «Dobbiamo fare una rivoluzione, in questo paese», protesta il miliardario Donald Trump: «Obama ha vinto le elezioni ma ha perso il voto popolare: per una democrazia, questo è un disastro». Obama, si affrettano a concludere i commentatori dei principali media, ha di fronte altri quattro anni difficili: avrà il Congresso contro e numeri risicati al Senato. Dovrà comunque rassegnarsi a mediare, sostiene Vittorio Zucconi di “Repubblica”, che ricorda che – per la riforma della sanità, imposta nei primi due anni sull’onda della popolarità iniziale – non è riuscito a portare dalla sua neppure un deputato repubblicano.
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Le Isole del Tesoro che finanziano l’egemonia mondiale
Più della metà del commercio mondiale passa attraverso i paradisi fiscali. Oltre la metà di tutti gli attivi bancari e un terzo dell’investimento diretto estero effettuato dalle imprese multinazionali vengono dirottati offshore. L’85% delle emissioni bancarie ed obbligazionarie internazionali si svolgono in una zona protetta, fuori controllo. Finanza-fantasma, un volume economico mostruoso: pari a un terzo del Pil mondiale. Secondo l’Fmi, è il fatturato-ombra dei soli piccoli centri insulari. Sono le “Isole del tesoro” svelate dall’inglese Nicholas Shaxson, autore di un singolare libro-denuncia. Cifre impietose: a possedere società off shore è l’83% delle maggiori impresi statunitensi e, secondo “Tax Justice Network”, il 99% di quelle europee. Isole protette da legislazioni opache: non solo isolette caraibiche, ma grandi isole famosissime: come Manhattan o la stessa Gran Bretagna, dove nel 2007 sempre il Fondo Monetario Internazionale ha individuato una giurisdizione segreta.
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Il contagio: dalla crisi una rivolta che cambierà il mondo
Dagli indignados di Madrid e Barcellona alle “primavere” di piazza Tahrir al Cairo e della kasbah di Tunisi fino al movimento che in Italia ha portato alla vittoria dei Sì ai referendum di giugno. C’è un filo rosso che collega l’ondata di proteste che ha coinvolto le giovani generazioni delle due sponde del Mediterraneo: un rinnovato impegno civile e la critica radicale alle leadership, democratiche e non, al potere in quei paesi. Ne è convinta Loretta Napoleoni, saggista, docente ed esperta di economia, che in questi giorni torna in libreria con “Il Contagio. Perché la crisi economica rivoluzionerà le nostre economie”. Secondo la scrittrice, la miccia che ha acceso le recenti sollevazioni popolari è proprio la crisi.
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Guerra civile europea: dalla cura Bce aspettiamoci il peggio
«L’operaio tedesco non vuol pagare il conto del pescatore greco», dicono i pasdaran dell’integralismo economicista. Mettendo lavoratori contro lavoratori, la classe dirigente finanziaria ha portato l’Europa sull’orlo della guerra civile. Le dimissioni di Stark segnano un punto di svolta: un alto funzionario dello Stato tedesco alimenta l’idea (falsa) che i laboriosi nordici stiano sostenendo i pigri mediterranei, mentre la verità è che le banche hanno favorito l’indebitamento per sostenere le esportazioni tedesche. Per spostare risorse e reddito dalla società verso le casse del grande capitale, gli ideologi neoliberisti hanno ripetuto un milione di volte una serie di panzane, che grazie al bombardamento mediatico e alla subalternità culturale della sinistra sono diventati luoghi comuni, ovvietà indiscutibili, anche se sono pure e semplici contraffazioni.
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News criminali, Murdoch va arrestato per la guerra in Iraq
L’impero di Murdoch è nella bufera, ma quanto sarebbe stato meglio se questa bufera si fosse scatenata quando l’editore australiano e le sue tv si trasformarono nel braccio mediatico della invasione dell’Iraq. Fu proprio lui, non solo a sostenere le ragioni di Bush, ma anche a pianificare e a promuovere una eccezionale campagna di disinformazione, fondata sulla ripetizione ossessiva dei falsi dossier sul presunto arsenale di Saddam e sulla guerra prossima ventura che il dittatore si sarebbe apprestato a scatenare contro gli Stati Uniti. Quella campagna fu scientificamente programmata, quei dossier erano palesemente falsi, in realtà si trattava di sostenere gli interessi di ristrette oligarchie.
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Video choc, Google condannata: web sotto processo?
Un ragazzino disabile insultato e picchiato da alcuni compagni in un istituto tecnico di Torino. Il filmato, girato col telefonino nel maggio 2006 e caricato su Google nella sezione “video più divertenti”, dove è rimasto fino al 7 novembre prima di essere rimosso, è costato al provider statunitense una storica condanna, per violazione della privacy, inflitta dal tribunale di Milano a tre dirigenti di Google. Sconcerto nel mondo: «Colpito negativamente» dalla decisione l’ambasciatore americano a Roma, David Thorne, perché «il principio fondamentale della libertà di Internet è vitale per le democrazie». Per i pm, invece, la sentenza «tutela la dignità delle persone».
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Crisi senza precedenti, giornali verso l’estinzione?
Il disastro è smisurato. Decine di quotidiani stanno fallendo. Negli Stati uniti sono state chiuse già circa centoventi testate; adesso lo tsunami colpisce l’Europa. Non si salvano neppure quelli che in altri tempi erano considerati “i giornali di riferimento”: El País in Spagna, Le Monde in Francia, The Times e The Independent nel Regno Unito, il Corriere della Sera e La Repubblica in Italia, ecc. Tutti accusano forti perdite economiche, la crisi della diffusione e il crollo della pubblicità.