Archivio del Tag ‘San Juan’
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Israele in Patagonia, coi soldi inglesi. E quel sommergibile
Perché un miliardario britannico Joe Lewis sta acquistando terre in Patagonia, dove Israle sta mandando “in vacanza” migliaia di soldati, proprio di fronte al mare – affacciato sull’Antartide – dove è scomparso il sommergibile argentino San Juan, alle prese con una imprecisata “missione segreta” di cui però gli inglesi erano al corrente? Se lo domanda un giornista internazionale come Thierry Meyssan, di stanza in Libano: «Probabilmente il San Juan è esploso: la stampa argentina è convinta che abbia urtato una mina o sia stato distrutto da missile nemico». E gli immensi territori in via di acquisizione sud dell’Argentina e anche nel vicino Cile? Per il momento, ragiona Meyssan, «è impossibile stabilire se Israele abbia avviato un programma di sfruttamento dell’Antartide o se stia costruendo una base in cui ripiegare in caso di disfatta in Palestina». Ma il reporter si interroga sulle possibili connessioni “invisibili” che sembrano legare Patagonia e Antartide, Tel Aviv e Londra, la guerra in Siria e la strana sparizione del sottomarino, scomparso (in fondo al mare?) dopo l’ultima comunicazione con la terraferma, il 15 novembre, con a bordo 44 marinai.Nel XIX secolo, ricorda Meyssan su “Rete Voltaire” in un post ripreso da “Megachip”, il governo britannico era indeciso se istallare lo Stato di Israele nell’attuale Uganda, in Argentina o in Palestina. «All’epoca l’Argentina era controllata dal Regno Unito e, per iniziativa del barone francese Maurice de Hirsch, era diventata terra di accoglienza per gli ebrei che fuggivano dai pogrom dell’Europa centrale». Nel XX secolo, dopo il colpo di Stato militare contro il generale Juan Domingo Peron, presidente democraticamente eletto, nelle forze armate si affermò una corrente antisemita: «Questa fazione dell’esercito diffuse una brochure in cui accusava il nuovo Stato d’Israele di preparare un’invasione della Patagonia, il Piano Andinia». Oggi emerge che, «nonostante l’esagerazione dei fatti dell’estrema destra degli anni ’70», esisteva davvero un progetto di insediamento (e non di invasione) in Patagonia, sottolinea Meyssan. «Tutto cambiò con la guerra delle Malvine del 1982, quando la giunta militare argentina tentò di rientrare in possesso delle isole Malvine, della Georgia del Sud e del Sandwich del Sud, territori dal suo punto di vista occupati da un secolo e mezzo dai britannici».L’Onu riconobbe la legittimità della rivendicazione dell’Argentina, ma il Consiglio di Sicurezza ne condannò il ricorso alla forza al fine di recuperare i territori contesi. «La posta in gioco era considerevole», spiega il giornalista francese, «perché le acque territoriali di questi arcipelaghi danno accesso alle ricchezze del continente antartico». Alla fine della guerra delle Malvine, che fece oltre un migliaio di morti (i numeri ufficiali britannici sono di molto inferiori), Londra impose a Buenos Aires un trattato di pace particolarmente duro, che riduceva al minimo le forze armate argentine. «In particolare, all’Argentina venne sottratto il controllo dello spazio aereo del sud del paese e dell’Antartico, che passò alla Royal Air Force». Inoltre, continua Meyssan, ancora oggi «Buenos Aires deve informare il Regno Unito di ogni sua operazione militare». E non tutto è andato liscio, da quelle parti, dopo la guerra della Falkland: «Nel 1992 e nel 1994 due misteriosi attentati, particolarmente sanguinosi e devastanti, distrussero l’ambasciata d’Israele e la sede dell’associazione israelita Amia». Il primo attentato, rivela Meyssan, avvenne subito dopo che i capi della sezione dell’intelligence israeliana per l’America Latina avevano lasciato l’edificio.Il secondo attentato ebbe luogo durante le ricerche congiunte egiziano-argentine per i missili balistici Condor. «Nello stesso periodo la fabbrica principale dei Condor esplose, e i figli dei presidenti Carlos Menem e Hafez al-Assad morirono entrambi in incidenti. Le numerose inchieste che seguirono furono inquinate da una serie di manipolazioni». Dopo aver designato la Siria come responsabile dei due attentati, aggiunge Meyssan, il procuratore Alberto Nisman passò all’Iran, accusandolo di esserne il committente, e a Hezbollah, accusandolo di esserne l’esecutore. «L’ex presidente peronista Cristina Kirchner fu accusata di aver negoziato la chiusura del procedimento contro l’Iran in cambio di un prezzo vantaggioso per il petrolio». Poco dopo, però, «il procuratore Nisman è stato trovato morto in casa e la presidente Kirchner è stata incolpata di alto tradimento». La settimana scorsa, infine, «un nuovo colpo di scena ha mandato all’aria quello che si dava per certo: l’Fbi ha tirato fuori analisi del Dna che dimostrano che il presunto terrorista non era tra le vittime e che tra queste vi era invece un corpo mai identificato». Morale: «Venticinque anni dopo, non si sa ancora nulla degli attentati di Buenos Aires».E intanto, l’interesse anglo-israeliano per il Sud dell’Argentina non ha fatto che aumentare: «Nel XXI secolo, approfittando dei vantaggi ottenuti con il Trattato della guerra delle Malvine, Regno Unito e Israele intraprendono un nuovo progetto in Patagonia. Le sue proprietà si estendono ormai su una superficie più volte multipla dello Stato d’Israele», avverte Meyssan. «Si trovano nella Terra del Fuoco, all’estremo Sud del continente. In particolare, circondano il Lago Escondido, cui impediscono l’accesso nonostante un’ingiunzione della magistratura argentina». Il miliardario inglese Joe Lewis «ha costruito un aeroporto privato con una pista di due chilometri, su cui possono atterrare aerei di trasporto civile e militare». Dalla fine della guerra delle Malvine, l’esercito israeliano organizza in Patagonia “campi di vacanza” (sic) per i suoi soldati. «Ogni anno, da 8.000 a 10.000 soldati trascorrono due settimane nelle proprietà di Joe Lewis». Se negli anni ’70 l’esercito argentino lanciò l’allarme per 25.000 nuovi alloggi rimasti inabitati, dando vita al mito del piano Andinia, oggi ne sono stati costruiti centinaia di migliaia. «È impossibile verificare lo stato di avanzamento dei lavori perché, essendo proprietà privata, Google Earth oscura le fotografie satellitari della zona, così come fa per le istallazioni militari dell’Alleanza Atlantica».Poi c’è il ruolo del vicino Cile, aggiunge Meyssan, che «ha ceduto una base di sottomarini a Israele, dove sono stati scavati tunnel per sopravvivere al rigore dell’inverno polare». Gli indiani Mapuche, che abitano la Patagonia argentina e cilena, sono rimasti sorpresi nell’apprendere che a Londra è stata riattivata la Resistencia Ancestral Mapuche (Resistenza Ancestrale Mapuche – Ram), misteriosa organizzazione che rivendica l’indipendenza. «Inizialmente accusata di essere una vecchia associazione rispolverata dai servizi segreti argentini, la Ram è ora considerata dalla sinistra un movimento secessionista legittimo e dai leader Mapuche un’iniziativa finanziata da George Soros». Infine, in questo scenario opaco, si è inserita la sparizione del sommergibile San Juan, con il quale la marina argentina ha perso i contatti il 15 novembre 2017, dichiarandolo poi “inabissato in mare”. Era uno dei due sottomarini diesel-elettrici Tr 1700, fiore all’occhiello della difesa argentina. «Alla fine il governo ha dovuto ammettere che il sottomarino era in “missione segreta”, non meglio specificata, di cui Londra era a conoscenza». L’esercito statunitense ha partecipato alle ricerche e la marina russa ha inviato un drone in grado di scandagliare i fondali marini a 6.000 metri di profondità, che però non ha trovato nulla. Che sta succedendo, dunque, all’estremo confine meridionale del pianeta?Perché il miliardario britannico Joe Lewis sta acquistando terre in Patagonia, dove Israele sta mandando “in vacanza” migliaia di soldati, proprio di fronte al mare – affacciato sull’Antartide – dove è scomparso il sommergibile argentino San Juan, alle prese con una imprecisata “missione segreta” di cui però gli inglesi erano al corrente? Se lo domanda un giornalista internazionale come Thierry Meyssan, di stanza in Libano: «Probabilmente il San Juan è esploso: la stampa argentina è convinta che abbia urtato una mina o sia stato distrutto da missile nemico». E gli immensi territori in via di acquisizione nel sud dell’Argentina e anche nel vicino Cile? Per il momento, ragiona Meyssan, «è impossibile stabilire se Israele abbia avviato un programma di sfruttamento dell’Antartide o se stia costruendo una base in cui ripiegare in caso di disfatta in Palestina». Ma il reporter si interroga sulle possibili connessioni “invisibili” che sembrano legare Patagonia e Antartide, Tel Aviv e Londra, la guerra in Siria e la strana sparizione del sottomarino, scomparso (in fondo al mare?) dopo l’ultima comunicazione con la terraferma, il 15 novembre, con a bordo 44 marinai.
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Sommergibile argentino: tangenti tedesche dietro il guasto
Benché le ricerche del relitto del sottomarino argentino scomparso con 44 persone a bordo siano ancora in corso, emergono le prime, possibili responsabilità per la presunta combustione senza fiamma delle batterie del natante, che ne avrebbe causato l’implosione. Secondo informazioni dei portali tedeschi “Br Recherche” e “Ard-Studio Südamerika”, due aziende tedesche si sarebbero accaparrate la sostituzione dei dispositivi pagando delle tangenti e avrebbero installato dei prodotti di qualità scadente per risparmiare. In occasione di una revisione completa del “San Juan” conclusasi nel 2011, scrive il “Corriere del Ticino”, la Ferrostaal e la EnerSys-Hawker avevano ottenuto un contratto per la consegna di 964 celle per un importo di 5,1 milioni di euro. Secondo quanto indicato alle testate da alcuni politici argentini, è praticamente certo che le due aziende tedesche abbiano pagato delle tangenti per ottenere quella commessa. Un’accusa depositata nel 2010 in tal senso era finita in un insabbiamento. «È tutto molto opaco», conferma la presidente della Commissione esteri del Parlamento argentino, Cornelia Schmidt-Liermann.Riguardo alla qualità della merce consegnata, Schmidt-Liermann commenta: «Sussiste il sospetto che le batterie non fossero, in parte o per niente, della qualità che avrebbero dovuto essere», dichiara. «Non sappiamo nemmeno da dove venissero, se dalla Germania o da un altro paese», aggiunge. «Purtroppo abbiamo innanzi un altro esempio di ipocrisia interessata», commenta Mitt Dolcino su “Scenari Economici”. «Come ben sapete, i partner tedeschi sono sempre in prima fila quando si tratta di dare il buon esempio nei conti (o forse no, visto che all’inizio del III millennio quando si trattò di sforarli in ambito Eu per loro propri interessi non si fecero molti problemi)». Certamente, comunque, «i germani sono sempre prontissimi a richiamare l’Italia al rigore, dall’alto di una supposta superiorità morale». Fa dunque pensare, continua Dolcino, «dover scoprire che il sommergibile argentino San Juan affondato poche settimane or sono per un incendio con a bordo 44 marinai, sommergibile costruito dai tedeschi di Thyssen, era stato riammodernato con la fornitura da parte di due aziende tedesche di nuove batterie nel 2011, batterie che sembrano essere state riconosciute come scadenti. Oltre a scoprire che i soliti tedeschi, quelli dalla grande moralità, hanno pagato le solite tangenti agli argentini per accaparrarsi detta fornitura di batterie (scadenti). Causando il disastro successivo».L’atteggiamento corruttivo-approfittativo tedesco non è un caso isolato, insiste Dolcinio: «I tedeschi pagarono immense tangenti in Grecia per le Olimpiadi di Atene, contribuendo al successivo default». Inoltre, «pagarono la più grande tangente in Italia dopo Enimont: Siemens, per le turbine di Enel». Sempre imprenditori tedeschi «hanno evitato spese – dicesi risparmiato – per la sicurezza alla Thyssen di Torino, causando la strage di 10 anni dopo: caso per certi versi similissimo al sommergibile argentino». In più, «Deutsche Bank è presente in quasi tutti gli scandali finanziari scoperti negli ultimi 10 anni», mentre Siemens «ha una lista lunghissima di tangenti pagate all’estero». Insomma, «c’è qualcuno che evidentemente fa il santerello a casa sua e poi ne combina di ogni all’estero». E quindi, «forse dobbiamo dubitare che anche le ricette austere che propina all’Italia siano una enorme fregatura a loro vantaggio?». Quando aziende italiane hanno tentato di acquisire omologhi in Francia e Germania, continua Dolcino, sono state bellamente “rimbalzate” senza troppi complimenti, anche andando contro il diritto comunitario (vedasi il caso Fincantieri-Stx), «mentre francesi e tedeschi pretendono di poter acquisire quelle italiane, magari per il tramite di privatizzazioni imposte per via austera-EUropea: si chiama neocolonialismo del III millennio, per chi non l’avesse ancora capito».Pur sapendo che l’austerità non serve per uscire dalla crisi, anzi la peggiora, l’Ue persevera soprattutto con Italia e Grecia. «Se poi voleste davvero arrabbiarvi – aggiunge Dolcino – sappiate che i governi di sinistra non eletti lo sapevano dal 2013 che l’austerità fa male, dalla data dell’articolo de “L’Espress”», del gruppo editoriale di “Repubblica”, quello di Carlo De Benedetti. «Ci sono tutti gli indizi di un piano Eu per annichilire l’Italia, oggi che Londra non è più in grado di difendere la sua creatura ottocentesca nel cuore del Mediterraneo, un paese arricchitosi troppo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dunque divenuto preda». A maggior ragione oggi, dal momento che la rediviva Europa riscopre la sua innata natura coloniale: «Essendo gran parte dei paesi che furono colonie oggi indisponibili o eccessivamente forti, le potenze ex imperiali devono approfittarsi delle prede più accessibili, magari degli stessi vicini, ad esempio l’Italia, a maggior ragione se si tratta di “conquistare” o anche “neutralizzare” alleati diciamo “strutturali” del vero avversario europeo dei prossimi anni, gli Usa».A riprova di ciò, Dolcino segnala che l’ex vice-cancelliere tedesco Sigmar Gabriel ha annunciato che la rottura con Washington non verrà sanata nemmeno dalla dipartita di Trump. Tradotto: «La sfida tedesca a Washington è appena iniziata». La cosa che più stupisce Dolcino è come la gran massa degli italiani, «non il manipolo di globalisti elitari tipo Elkann o DeBenedetti», non abbiamo ancora capito che «bisogna abbandonare il carro euro-tedesco il più velocemente possibile», perché il rischio è quello di «finire precisamente come si sta finendo: schiavi del debito e poveri». Dolcino parla della gente comune, della classe media in via di demolizione programmata, via crisi economica innescata dall’oligarchia finanziaria franco-tedesca. «Chi invece ha convertito enormi patrimoni da instabili lire in solidi pseudomarchi se la gode». Fidarsi di quest’Europa e di questa euro-Germania? Impossibile. «Appunto, il rischio è di finire come il sommergibile argentino».Benché le ricerche del relitto del sottomarino argentino scomparso con 44 persone a bordo siano ancora in corso, emergono le prime, possibili responsabilità per la presunta combustione senza fiamma delle batterie del natante, che ne avrebbe causato l’implosione. Secondo informazioni dei portali tedeschi “Br Recherche” e “Ard-Studio Südamerika”, due aziende tedesche si sarebbero accaparrate la sostituzione dei dispositivi pagando delle tangenti e avrebbero installato dei prodotti di qualità scadente per risparmiare. In occasione di una revisione completa del “San Juan” conclusasi nel 2011, scrive il “Corriere del Ticino”, la Ferrostaal e la EnerSys-Hawker avevano ottenuto un contratto per la consegna di 964 celle per un importo di 5,1 milioni di euro. Secondo quanto indicato alle testate da alcuni politici argentini, è praticamente certo che le due aziende tedesche abbiano pagato delle tangenti per ottenere quella commessa. Un’accusa depositata nel 2010 in tal senso era finita in un insabbiamento. «È tutto molto opaco», conferma la presidente della Commissione esteri del Parlamento argentino, Cornelia Schmidt-Liermann.