Archivio del Tag ‘Sandro Plano’
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Il teorema della paura: la madre di tutte le preoccupazioni
Nuova emergenza-terrorismo, dopo l’attentato al manager dell’Ansaldo “gambizzato” in stile Bierre? Risposta: è la Tav, che è «madre di tutte le preoccupazioni». Non è la prima volta che il ministro dell’interno, Anna Maria Cancellieri, interviene sulla valle di Susa: mesi fa, dopo l’annuncio del “via libera” al mini-tunnel geognostico di Chiomonte, di fronte alle forti proteste della popolazione – scesa in strada a bloccare il traffico – si domandò, ad alta voce, se fosse proprio il caso di insistere con quella grande opera tanto controversa, generatrice di tensioni. Le rispose un minuto dopo il collega Passera: sì, è il caso. Motivo? Il solito: la Torino-Lione è un’opera strategica. Indiscutibile, punto e basta, anche se non spiegabile: 600 milioni di euro per ogni chilometro di binario, secondo Ivan Cicconi, e solo per creare un inutile doppione, nella stessa valle in cui l’attuale ferrovia italo-francese è ormai cronicamente disertata dalle merci.
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Avigliana Città Aperta: un passaporto per l’Italia che verrà
«L’unico requisito necessario affinché il male si diffonda, è che le persone per bene non facciano nulla». Fiorenza Arisio, psicologa clinica specializzata in ergonomia, fa un lavoro sperimentale: grazie all’interfaccia l’uomo-macchina, cerca di far “parlare” gli esseri umani coi computer, per sconfiggere le disabilità motorie. Ora però a “parlare” sono state le urne elettorali: che il 7 maggio 2012 hanno premiato “Avigliana Città Aperta”, di cui Fiorenza è uno dei volti. Cittadini mobilitati per il bene comune: la loro lista No-Tav ha clamorosamente respinto l’attacco delle potenti nomenklature del Pd, del Pdl e dell’Udc, coalizzate contro gli eredi di “Piazza Pulita”, il gruppo di “eretici” che da 19 anni resiste alla guida del più importante centro della valle di Susa. Fiorenza Arisio cita Gaber: «Libertà è partecipazione». E da oggi, Avigliana è laboratorio politico nazionale.
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Val Susa, Avigliana respinge l’assalto Pd-Pdl targato Fassino
La marea dei fischi che il Primo Maggio a Torino ha letteralmente sommerso Piero Fassino si prolunga idealmente fino alla sua città natale, Avigliana, capoluogo produttivo della valle di Susa: l’inedita lista promossa personalmente dal sindaco torinese, una “macchina da guerra” sostenuta da Pd, Pdl e Udc e costruita appositamente per conquistare il più importante caposaldo No-Tav in valle di Susa, s’è fermata al 34% dei suffragi. Battezzata “Grande Avigliana”, nulla ha potuto contro gli “eretici” dell’amministrazione uscente, vicini alla maggioranza assoluta. Terza forza, determinante sul piano aritmetico, la lista di area leghista, rimasta fuori dalla “santa alleanza” organizzata per rovesciare la bandiera civica che da vent’anni sventola libera sul maggiore Comune valsusino. Un test di valore addirittura nazionale: respingendo l’assalto dei partiti, dice Giulietto Chiesa, il risultato valsusino «rincuora tutti coloro che lavorano per una drastica svolta politica in Italia».
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Val Susa, Italia: Pd e Pdl insieme, per conquistare Avigliana
A prima vista, sembra una qualsiasi campagna elettorale locale, di rango comunale. Non lo è, se è vero che scomoda nientemeno che Nichi Vendola, accanto all’altro leader nazionale impegnato nella contesa, Beppe Grillo. Due pesi massimi, in difesa di una cittadina di nemmeno quindicimila abitanti? Ebbene sì: perché il Comune in questione è Avigliana, dinamico capoluogo produttivo della valle di Susa “ribelle”, a metà strada fra Torino e le Alpi. Vent’anni fa, quando l’epopea No-Tav era alle primissime battute, ancora lontana dall’attuale dimensione popolare, Avigliana punì il “partito trasversale degli affari” premiando una lista di outsider, dal nome inequivocabile: Piazza Pulita. Da allora, la “dinastia” della trasparenza ha sfornato sindaci-contro. Ultimo esponente Carla Mattioli, nel 2005 in prima linea sulle barricate della storica rivolta pacifica che costrinse il governo a sospendere il progetto Torino-Lione, rivelando all’Italia la profetica “resistenza” della valle di Susa, avamposto della Grande Crisi.
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Tav, Monti teme il dialogo: ma a Roma ora c’è chi dice no
Dialogo? No, grazie: non ce lo possiamo permettere. Meglio cercare di spegnere la protesta con manganelli e lacrimogeni, prima che tutta l’Italia si accorga che i No-Tav hanno ragione: oltre che una tortura inflitta alla valle di Susa, la Torino-Lione è un progetto nato morto, del tutto inutile e finanziariamente sanguinoso. Mario Monti il 2 marzo ha perso la sua grande occasione: nonostante la crescente protesta su cui ormai si interrogano anche i maggiori media, il governo chiude la porta in faccia ai milioni di italiani che pretendono spiegazioni sulla rivolta dei valsusini. Il motivo è evidente: gli sponsor di Monti hanno paura che la verità della valle di Susa possa contagiare il resto d’Italia, mentre nella politica nazionale – fino a ieri sorda e ostile, con le sole eccezioni di Grillo e Ferrero – cominciano ad aprirsi crepe importanti: anche Nichi Vendola e Antonio Di Pietro chiedono di fermare la repressione e ripensare il progetto.
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Ancora sangue in val Susa, Grillo: chi c’è dietro alla Tav?
Sto guardando e seguendo quello che sta succedendo. Un ferito grave in val di Susa, l’accerchiamento della baita con persone dentro. Di nuovo violenze. Uno è caduto da un traliccio ed è grave in ospedale. A chi servono queste cose? Perché, porca di una puttana, io vorrei capire cosa c’è dietro questo sistema! Lo capirebbe anche un bambino che non serve la Tav: un tunnel di 50 km sotto un monte. Sono contro anche il partito di Sarkozy e la Corte dei Conti francese. Sono cifre che non stanno in piedi. Progetti di 15-20 anni fa. Quando le merci giravano. Oggi i camion sono vuoti. Si spostano container vuoti. È la fantascienza dei trasporti. Il nostro mondo è questo. E allora perché mandano avanti la politica, Fassino, i magistrati. Perché?
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No-Tav, diritti in gioco: si scrive val Susa, si legge Italia
E’ necessaria l’alta velocità? Risposta: no. Motivo: la Tav «danneggia l’ambiente, ci sono altre soluzioni alternative». E’ un coro, quello del sondaggio realizzato dal magazine online “Torino Oggi”, instant-poll al quale hanno rapidamente aderito quasi duemila lettori. Il 75% non ha dubbi: la Torino-Lione è un’avventura finanziaria senza senso e un disastro ambientale annunciato, oltre che una tortura per la valle di Susa, che sabato 25 febbraio “risponde” con una manifestazione popolare che si annuncia imponente, con pullman da tutta Italia e adesioni autorevoli, dall’Arci ad Emergency. Antipasto della marcia Bussoleno-Susa, il corteo di Milano che il 18 febbraio ha raccolto oltre tremila persone, invocando “libertà per i No-Tav” arrestati a fine gennaio per resistenza e presunte “lesioni” inferte ai poliziotti. Manette scattate oltre 7 mesi dopo gli scontri del 3 luglio 2011 a Chiomonte.
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Val Susa, messaggio all’Italia: no al debito, tagliamo la Tav
La Torino-Lione sarebbe la grande opera dei record: la più costosa della storia italiana e, secondo i No-Tav, anche la più inutile: «Almeno 40 miliardi di euro buttati, per una linea ferroviaria che non servirà mai a nessuno». Qualche cifra: la ferrovia che la valle di Susa non vuole costerebbe 5.000 euro al centimetro. Per capirci: 4 centimetri di Tav sono un anno di pensione, 3 metri di binario una scuola materna, 500 metri un ospedale. Il 23 ottobre, nel giorno in cui Sarkozy e la Merkel ridono di Berlusconi in mondovisione mentre Van Rompuy annuncia che l’Italia avrà tre giorni di tempo per decidere di privatizzare i beni comuni e tagliare il welfare, dalla valle di Susa arriva un’indicazione opposta: l’unico taglio ammissibile è quello delle reti della “zona rossa”, l’area off limits destinata al futuro cantiere, gigantesco monumento allo spreco decretato dalla lobby finanziaria che sta piegando l’Europa, in spregio a tutti i suoi popoli.
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Comunità Montana nella zona rossa, sfida alla Torino-Lione
Una riunione speciale della giunta della Comunità Montana, nel cuore della “zona rossa” protetta dalla polizia schierata per sigillare l’area di Chiomonte destinata all’avvio della Torino-Lione. «Non ci sembra molto regolare la procedura con cui l’area è stata occupata, e inoltre chiederemo il risarcimento per i danni subiti dai viticoltori dei vini Valsusa Doc, che non possono operare liberamente nei vigneti», annuncia il presidente Sandro Plano, che il 9 agosto terrà un “consiglio di guerra”, in rappresentanza dei sindaci, al di là delle recinzioni. E’ l’ennesima prova della resistenza civile della valle di Susa, dopo la clamorosa protesta solitaria di Turi Vaccaro, pacifista rimasto per tre giorni e due notti in cima a un albero e poi convinto a scendere soltanto da don Luigi Ciotti, accorso per risolvere la situazione.
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Torino No-Tav: le fiaccole fan più paura dei black bloc
Trentamila per i No-Tav, ma solo seimila per la questura. Oppure, a scelta, almeno diecimila per i quotidiani. O ancora: ventimila per la Fiom, che di conteggi ai cortei se ne intende. RaiTre si limita a parlare di “migliaia” di manifestanti, mentre il sito ufficiale No-Tav parla di 25.000 persone. Tantissime, comunque: troppe, in ogni caso, per chi le teme. E a ragione: l’8 luglio, Torino è stata letteralmente invasa. Non solo dai valsusini in lotta per difendere coi denti il proprio diritto al futuro, ma anche da migliaia di torinesi, per niente convinti dalle chiacchiere dell’establishment sulla sempre più fantomatica Torino-Lione; come osserva “La Stampa”, almeno metà del “popolo delle primarie” non se la sente di schierarsi contro la valle di Susa.
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De Magistris all’Europa: stop alla follia della Torino-Lione
Cara Europa, fermati: sei ancora in tempo. Lo sai o no che i cantieri della Torino-Lione verrebbero aperti «militarizzando la valle di Susa, contro la volontà della popolazione»? Dopo Beppe Grillo, schierato da anni con i valsusini, il neo-sindaco napoletano Luigi De Magistris è il primo rappresentante istituzionale di peso politico nazionale a intervenire ora direttamente a favore dei No-Tav, spezzando il silenzio assordante dei colleghi e il coro dei favorevoli, che da Berlusconi a Fassino non ammette “distinguo” e vuole che si aprano finalmente i cantieri a Chiomonte che darebbero il via ai primi 700 milioni dell’Unione Europea. Un’opera «inutile e devastante»: Bruxelles deve sapere che finanzierebbe un attacco contro la popolazione locale, in violazione dei principi europei, per una infrastruttura la cui utilità continua a non essere dimostrata.
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Per favore, non massacrateci: No-Tav, appello ad Amnesty
«Scriviamo per attirare la vostra attenzione sul clima di minaccia ed annunciate violenze che i politici e gli imprenditori torinesi stanno creando contro il sacrosanto diritto di noi cittadini di protestare in modo pacifico, per contrastare la costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione». Così l’appello che i No-Tav “sotto assedio” a Chiomonte in valle di Susa indirizzano ad Amnesty International, dopo l’accorata lettera aperta rivolta ai «cittadini in uniforme», gli agenti delle forze dell’ordine: «Non siamo noi i violenti, riflettete: quello che vi chiedono è di usare la forza per consentire la rapina dell’Italia, attraverso il colossale sperpero della Torino-Lione». E mentre la Cisl – senza Bonanni – “sbarca” a Susa per schierarsi coi cantieri, Fiom e Cobas restano accanto alla valle di Susa, che mobilita i suoi sindaci come nel 2005 per fermare l’assalto delle ruspe.