Archivio del Tag ‘Spagnola’
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Magaldi: il vero gioco, sporco, dietro al teatro dell’Ucraina
La storia sta inaugurando dei momenti di non ritorno: prima la pandemia, con anche la spada di Damocle di quello che potrebbe accadere in autunno, e ora la guerra. Sembra quasi ricrearsi lo scenario apocalittico della Prima Guerra Mondiale, con l’epidemia di Spagnola che, insieme alle devastazioni belliche, fece fuori un’intera generazione. La Russia che occupa l’Ucraina, insedia un governo filo-russo e poi si prepara ad anni di guerriglia: è un film lunghissimo, largamente condiviso da soggetti insospettabili. Sul tavolo, oggi, sono stati gettati tanti dadi. “L’incapacità” degli europei, “l’azzardo folle” di Putin, “il narcisismo patriottico ed eroico” di Zelensky, “l’attendismo” dei cinesi: tutte queste chiavi di lettura sono stronzate. La Cina sapeva benissimo quello che doveva accadere: in Cina ci sono almeno 2-3 modi di pensare agli esiti di questa vicenda. E sono modi condivisi con alcuni finti antagonisti che stanno dall’altra parte dell’oceano. Il confronto tra Cina e Stati Uniti aveva fatto credere che il Pacifico sarebbe diventato il vero centro del XXI Secolo; ma la Russia si è inserita in questo scenario, richiamando l’importanza del versante eurasiatico (che era stato il grande assente). E dimentichiamo un giocatore decisivo: la Germania.Grande protagonista delle due guerre mondiali, finora la Germania è rimasta inglobata in una ragnatela di immobilismo, di cui la Merkel era l’interprete, nel suo sforzo di non far fare passi avanti all’Europa, quanto a integrazione politica ed economica: serviva a mal governare l’Ue, in nome dell’austerità. Ma adesso questo scenario è venuto meno. Non viene meno, invece, l’amicizia stretta di Angela Merkel con Putin. Né viene meno l’amicizia dell’ex cancelliere Schroeder, che infatti proprio in questi giorni è in Russia. Non viene meno neppure l’amicizia di Putin con tanti frequentatori della superloggia “Golden Eurasia”: questo dovrebbe essere uno dei temi più gettonati da parte degli analisti, che invece recitano la filastrocca dei buoni e dei cattivi. L’impossibilità di imporre una No-Fly Zone, pena lo scoppio di un conflitto nucleare e della Terza Guerra Mondiale? Ormai ci sono 5-6 “file” di chiacchiere, sempre le stesse: sia nei bar che nei talkshow. E’ giunto il momento di capire che c’è un’arte, in quanto sta succedendo. C’è stata una premeditazione: l’operazione militare in Ucraina non è stata improvvisata a febbraio. C’è tutto un lavorìo, che viene da lontano.C’è troppa ombra, in tutto questo, anche sul versante italiano. Draghi ha deluso: ha perso un’occasione per compiere una mediazione importante. Tra le opzioni di Putin non cè solo quella più spericolata, cioè quella che vorrebbe portare la Russia a essere, insieme alla Cina, il costruttore di un nuovo assetto mondiale. Beninteso: una Russia non subalterna alla Cina, ma – grazie ai suoi rapporti privilegiati con la Germania e con altri soggetti occidentali – gioca un ruolo paritetico, se non sovraordinato a quello della Cina: anche in forza del suo maggiore dinamismo militare. La Cina è più “pesante” della Russia, nel muoversi: non avrebbe mai potuto fare qualcosa che comportasse la rottura dei rapporti economici con l’Occidente, perché il suo sviluppo dipende ormai dal formidabile intreccio con l’economia occidentale. La Russia è più “leggera”, da questo punto di vista: può ricreare un altro mondo di connessioni economiche ex novo, persino più vantaggiose per Mosca, con un blocco ideologico e geopolitico da condividere con la Cina ed altri, ma mantenendo dei rapporti – strani, ambivalenti – con il colosso-Germania, che si va riarmando.Quindi: lungi dall’esercitare un’egemonia, la Cina – nelle intenzioni di Putin e di altri – viene quasi trascinata, suo malgrado; e non ha la stessa possibilità di movimento della Russia, essendo costretta a recitare questo ruolo di apparente moderazione (la Cina ha comunque visto e benedetto questa operazione di Putin, molti mesi fa). Dunque, l’ombra regna sovrana: sono soggetti totalmente invisibili alla pubblica opinione, quelli che oggi stanno tessendo trame di guerra e di pace. Tornando all’Italia: Draghi ha perso forse l’ultima occasione per accreditarsi come attore capace di segnare momenti importanti. Putin gioca sempre tenendo in piedi 3-4 ipotesi. Il suo fine è quello di ridare alla Russia una dimensione imperiale, anche rispetto alla Cina, smarcandosi cioè dal ruolo di potenza comprimaria. Naturalmente, Putin sa che questo può essere fatto con mosse più audaci e spericolate, oppure attraverso tappe differenti. E’ chiaro che l’Ucraina serve anche come laboratorio: è una sperimentazione per capire come gli occidentali (alcuni amici, altri nemici) si comportano.Per un’altra via, che risolveva questo fronte in modo meno cruento, lo stesso Putin aveva offerto a Draghi la possibilità di essere lui, il portavoce autorevole di ambienti euro-atlantici, per una trattativa da risolvere magari in breve tempo. Ma Draghi si è tirato indietro. Dopodiché non si è distanziato in alcun modo dalla vacua “ciàcola” dei leader europei. Vedo il grottesco Macron che supporta la sua ricandidatura all’Eliseo con l’imitazione di Zelensky nel vestiario e le tante telefonate infeconde a Putin. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz? Sta strizzando l’occhio un po’ a Putin e un po’ a Schroeder, e nel frattempo sta riarmando la Germania. Boris Johnson? E’ un mattacchione: strepita verso i russi, ma tutto sommato ci va cauto. Lo spagnolo Sanchez? Non pervenuto. Come al solito, quindi, l’Europa è assente. E Mario Draghi, anche in questo caso, si è distinto per mediocrità: la stessa mediocrità che gli ha fatto fallire la corsa al Quirinale.Anche in Italia c’è dunque bisogno di luce, per rischiarare la narrativa che riguarda il futuro del nostro paese, inserito nel futuro dell’Europa e in quello di un mondo che ormai sta cambiando. Da noi non esiste un’opposizione effettiva: come la stessa Lega, anche un partito come Fratelli d’Italia è rimasto frastornato in modo epocale da tutto quello che è successo. Come al solito, tiriamo a campare: adesso ci sono i rincari, c’è l’inflazione, gli stipendi e le pensioni al palo da decenni. E dopo la canzone sull’energia pulita, adesso scopriamo che dobbiamo tornare al carbone. Un’incongruenza dietro l’altra, con una mancanza di visione: una lungimiranza adeguata avrebbe tenuto conto del fatto che questa tensione con la Russia poteva scoppiare da un momento all’altro, visto che da otto anni sapevamo del bubbone Crimea-Ucraina, con tutte le conseguenze energetiche del caso. Ha detto bene Tremonti: il Pnrr è già vecchio, per gli investimenti sull’energia va già riscritto. Lo hanno detto persino importanti player internazionali, che pure sarebbero a favore di una svolta “verde”: innanzitutto, dobbiamo comunque mantenere i livelli di consumo energetico di cui abbiamo bisogno.Ai cittadini viene lasciata una classe politica incompetente, incapace di navigare nella storia. Quelli che le cose le sanno, invece, lasciano che – nel tritacarne – questi piccoli leader siano maciullati uno dopo l’altro; e ora, nel caos, fanno i loro conti. E intanto abbiamo un Parlamento pieno di “leaderini” disinformati su quanto avverrà nei prossimi anni: hanno punato sui cavalli sbagliati, non sanno che cosa devono fare. Parliamoci chiaro: si preannuncia una crisi gravissima, sul piano economico, finanziario e sociale, e anche sul piano geopolitico e militare. Forse questo aspetto non è stato ancora messo a fuoco, ma il riarmo della Germania è epocale: o è incastonato in una prospettiva europea, o è un sinistro preludio di cose che non sappiamo. Tutte le volte che la Germania si è riarmata, sono scoppiate guerre mondiali. Altro che “guerra mondiale se si istiuisce la No-Fly Zone” in Ucraina: le guerre mondiali sono esplose quando la Germania si è riarmata. E una Germania riarmata, con una Russia già armata fino ai denti, non è una prospettiva su cui sorridere.Credo quindi che sia venuto il momento di investire sulla luce: queste sono corse che, forse, nemmeno avrei voluto dire, sugli sviluppi dei prossimi anni (previsti da alcuni attori significativi). Queste cose inzierò a dirle, perché la situazione sta precipitando: anche questa crisi poteva essere “imbracata” meglio. In questi giorni ho sperato che ci fosse il guizzo, da parte di alcuni, nel fermare le cose. Non parlo di Putin e Zelensky: parlo di tutta la corte di gente che – da Oriente a Occidente – partecipa di questo teatro. Speravo cioè che qualcuno provasse a obbligare tutti quanti a fermarsi, a trovare uno “stop” per riconfigurare la situazione. E invece no, questo non è accaduto. E quindi, prepariamoci al peggio. La guerra in Ucraina può fermarsi anche tra poco. Ma a preoccupare è quello a cui prelude: quello che implica. La guerra è solo l’avvio della partita che è stata inaugurata, non è che il primo tassello. O meglio: il secondo tassello inquietante, perché il primo è stato quello della pandemia. Non a caso, l’impianto dell’emergenza sanitaria – anche se a breve decadrà l’odioso Green Pass – è stato lasciato virtualmente in piedi, evocando lo spettro di eventuali, nuove pandemie.Draghi ha perso smalto, fascinazione credibilità. Doveva restare in disparte, dispensando buoni consigli dall’alto e preparandosi ad arrivare al Quirinale (e da lì, poi, fare quello che aveva promesso, cioè intervenire per un cambio di passo in Europa). Invece, quest’anno lo ha sprecato facendo il presidente del Consiglio, barcamenandosi per non scontentare nessuno e sperando così di arrivare più falcilmente al Colle, ma trascurando i rapporti con i politici. Quindi Draghi ha sbagliato tutto, dal punto di vista tattico e strategico. E lo schiaffo subito sulla via del Quirinale ha minato anche il credito di cui godeva a livello sovranazionale, dopo una lunghissima carriera coronata solo da successi (da cui il suo peso e il suo prestigio). E adesso si ritrova col cerino in mano. Forse, quella che gli aveva concesso Putin non era l’ultima occasione, ma la penultima. Mi spiego: se per caso, prima di essere liquidato insieme al suo governo e prima che le cose precipitino davvero, Draghi si accordasse con Putin per un incontro in cui si trovasse una soluzione – e l’Italia con Draghi farebbe la parte del leone, in questa mediazione – allora sarebbe questa, l’ultima occasione. Finora, però, Draghi ha lasciato che l’Italia avesse la stessa posizione degli altri paesi europei: nonostante il fatto che Putin non lo abbia inserito tra i leader occidentali colpiti dalle contro-sanzioni russe.Io sarei per rimovere le sanzioni immediatamente: sono una iattura per gli imprenditori e per i cittadini che, sia in Russia che in Occidente, ne subiscono le conseguenze in modo grave. Presentandosi con questa proposta in mano – abolire le sanzioni – Draghi poteva anche andare da Putin, chiedendogli in cambio la sospensione dell’avanzata militare (e magari anche minacciandolo, in caso di mancato accordo, di istituire la No-Fly Zone). Dunque, una mano amichevole e l’altra minacciosa: questa la posizione che doveva caratterizzare l’Italia. Anche se poi la richiesta non fosse stata accolta, un Draghi che avesse detto, agli Usa e all’Ue, “l’Italia non partecipa alle sanzoni, e tuttavia chiede a Putin di fermarsi”, avrebbe espresso una posizione politicamente molto forte. Invece, oggi, Draghi sembra un vecchio arnese della peggior Dc, quella che esibiva politici grigi e untuosi. Draghi si è ridotto a questa figurazione: non un’idea originale su come risolvere questa crisi, non una differenziazione dell’Italia nella politica estera (assente, peraltro) dell’Unione Europea.Perché ripetere che l’Europa e l’Occidente si sarebbero ricompattati, e che questo Putin non se l’aspettava? E dove sarebbe, questo ricompattamento? Putin sta per entrare a Mariupol, completando l’occupazione della fascia Sud dell’Ucraina, e “non si aspettava” il compattamento occidentale (nelle chiacchiere)? “Non si aspettava”, Putin, che questi inviassero um po’ di armi, per evitare che la resa dell’Ucraina fosse immediata? Dove sarebbe il grande compattamento dell’Occidente, con un Biden che – strumentalmente – chiede che a mediare sia la Cina? L’Occidente si sarebbe compattato se avesse detto: in Ucraina non si passa, però alla Russia offriamo la neutralità dell’Ucraina (fermando l’espansionismo della Nato) e un compromesso su Crimea e Donbass, previ referendum con osservatori Onu. Questo sì, sarebbe stato un compattare l’Occidente. E invece, si preferisce il piagnisteo attuale (l’angoscia, la condanna morale), e nel frattempo si lascia fare il bello e il cattivo tempo a Putin, che avanza inesorabilmente.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming su YouTube del 21 marzo 2022).La storia sta inaugurando dei momenti di non ritorno: prima la pandemia, con anche la spada di Damocle di quello che potrebbe accadere in autunno, e ora la guerra. Sembra quasi ricrearsi lo scenario apocalittico della Prima Guerra Mondiale, con l’epidemia di Spagnola che, insieme alle devastazioni belliche, fece fuori un’intera generazione. La Russia che occupa l’Ucraina, insedia un governo filo-russo e poi si prepara ad anni di guerriglia: è un film lunghissimo, largamente condiviso da soggetti insospettabili. Sul tavolo, oggi, sono stati gettati tanti dadi. “L’incapacità” degli europei, “l’azzardo folle” di Putin, “il narcisismo patriottico ed eroico” di Zelensky, “l’attendismo” dei cinesi: tutte queste chiavi di lettura sono stronzate. La Cina sapeva benissimo quello che doveva accadere: in Cina ci sono almeno 2-3 modi di pensare agli esiti di questa vicenda. E sono modi condivisi con alcuni finti antagonisti che stanno dall’altra parte dell’oceano. Il confronto tra Cina e Stati Uniti aveva fatto credere che il Pacifico sarebbe diventato il vero centro del XXI Secolo; ma la Russia si è inserita in questo scenario, richiamando l’importanza del versante eurasiatico (che era stato il grande assente). E dimentichiamo un giocatore decisivo: la Germania.
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“Avviso dall’Akasha già nel 2020: evitate quei falsi vaccini”
Finora mi sono rifiutato di rispondere a questa domanda, ma sembra che non se ne possa fare a meno: quindi esprimerò il nostro pensiero. Il problema non è il coronavirus, ma la motivazione di fondo che abbia scatenato il panico, con relativi provvedimenti in alcune parti del mondo (e relative conseguenze). La gente muore ogni giorno, da sempre, e muore nei modi più disparati. E a parte quei casi eclatanti e ripetutamente, ciclicamente storici di enormi pandemie – come il colera, la peste, la spagnola (o le guerre) – nessuno se ne preoccupa. Non ci si preoccupa delle malattie importanti e diffuse in ambienti nuovi, dove erano state sconfitte. Non ci si preoccupa delle guerre, degli avvelenamenti di massa attraverso il cibo, l’acqua, l’aria; ma si fa di una piccola malattia virale, contenuta, un dramma ciclonico di portata mondiale. Quindi, il punto è: perché lo si fa? E perché è iniziato tutto ciò? Quale sia lo scopo, l’obiettivo da raggiungere, o i molteplici obiettivi. Moltissimi, fra i quali: sfoltire un po’ l’umanità, seppure lo si faccia già in altri modi, meno palesi ma più efficaci.Le cause vanno ricercate a monte, e molti anni fa: quando è iniziata la globalizzazione. Quando si è smesso di essere nazionalisti, di vivere del proprio lavoro e dei frutti del proprio lavoro. Quando ci si era illusi dei possibili vantaggi: tipo il viaggiare, che era diventato più facile per tutti, e la possibilità di trovare lavoro in altri paesi; possibilità più fattibili, ma che conducevano anche ad un’immigrazione incontrollata, con tutte le relative conseguenze. Poter acquistare prodotti importanti a basso costo, o poter esportare in nuovi mercati (ma questa è solo la punta dell’iceberg) ha condotto all’espansione incontrollata dei potenti delle multinazionali, dei poteri economici senza alcuno scrupolo. Hanno prodotto, per alcuni paesi, la totale perdita della propria identità e potenzialità: popoli sterminati o trasferiti, sradicati dalle loro culture e inadattabili alle altre; popoli impoveriti per avidità. Come sempre, gli dèi del potere e del denaro hanno mosso fili per alcuni eletti e, più giù, fra i meschini.Il decadimento dei molti, a favore dei pochi eletti e potenti, è ciclico: esiste da sempre, ed esisterà sempre. Cambiano soltanto i mezzi, i metodi, ma non le dinamiche. Oggi il mondo è più complesso e intricato, e le manovre dei pochi sui molti sono occultate – e anche occulte. Quindi, dato che non è il cosiddetto coronavirus a dovervi preoccupare, ma ciò che esso nasconde, nelle molteplici manovre e motivazioni iniziali, come nei molteplici obbiettivi (specialmente economici e di colonialismo e snaturalezza di potenti e piccoli Stati, e le conseguenti azioni e reazioni che ne deriveranno), seppur nulla è ancora definito – ma tutto è in mutamento e in movimento – si può concludere che il coronavirus sia solo una delle tante armi con le quali si stia combattendo ormai da anni una guerra mondiale non apparente. Occorre quindi ricordarsi che, nelle guerre, ci sono i colpi e i contraccolpi, le azioni e le reazioni. E i poveri esseri umani possono solo subire, cercando di ripararsi come possono dalle bombe che cadono sulle teste di quasi tutti. E certo non è la paura, che salverà i predestinati.Il discorso è molto complesso da svolgere, e ci sono milioni di sfaccettature diverse; ma il fine è, e resta sempre: sfoltire e impoverire, a vantaggio di pochi, le cose – a livello globale – che possono solo catastroficamente peggiorare, nel corso del tempo. Se guardiamo la situazione da un’altra ottica, da una dimensione superiore, dobbiamo dire che tutto era previsto e prevedibile, già da molto tempo, e già stabilito dal karma collettivo e individuale. Come ben si sa, dal proprio karma non c’è riparo e precauzione che tenga. Inutile prendersela con gli uomini che ci sembrano sbagliati, pur essendolo: essi si trovano esattamente dove debbano essere per attuare il piano mondiale, terreno e sottile, così come è sempre stato in passato e sempre sarà (vedi Hitler, Stalin, Mao o i presidenti americani guerrafondai).Ognuno compie il destino, proprio e altrui, nel ruolo che gli è stato assegnato: ciò che deve accadere accadrà comunque. A voi non resta che continuare la vostra vita cercando di parare i colpi, se e ove sia possibile, senza preoccuparvene troppo; e vivendo, seppur nell’incertezza insita nella vita stessa, nel miglior modo possibile. Ora, il cosiddetto coronavirus dovrà fare la sua piccola parte, al servizio di chi ha programmato tutto ciò. Ci vorrà ancora del tempo. E molto più grave del virus sarà l’effetto dell’impatto economico. Poi, quando non servirà più, troveranno il modo di sfruttarlo economicamente. E poi cadrà nell’oblio, lasciando il posto a una devastazione economica enorme e ai nuovi fantasmi che arriveranno. Nel frattempo alcuni se ne andranno; altri se ne sarebbero andati comunque, anche senza il cosiddetto coronavirus; altri si arricchiranno; altri avranno ottenuto potere e gloria, vendetta o quant’altro; altri perderanno ciò che hanno costruito; e ognuno, nel mondo, avrà ciò per cui è venuto oggi su questa Terra.Mentre il mondo continuerà la sua corsa verso la distruzione (e poi trasformazione, ma non certo in un paradiso terrestre: solo verso un ennesimo, ciclico inizio), tutto ricomincerà da capo. (…) Aggiungo: non fate i vaccini, a qualunque costo; non fateli fare ai vostri figli: non è facendo il vaccino che vi salverete, o che li salverete: è esattamente il contrario. Non ascoltate ciò che sentirete: ci sono trappole di ogni tipo, menzogne di ogni tipo, falsi vaccini iniettati per far credere che non siano dannosi, per poi convincere gli altri a farseli. Lo so che vi sembra assurdo, ma il vaccino è la morte: può arrivare subito, può degenerare il vostro corpo con il tempo e portarvi a sofferenze indicibili. Siate prudenti, siate saggi. Spero per voi. Buona fortuna.(Messaggi firmati “Gabriele”, ottenuti – con la “scrittura automatica” – dalla famosa sensitiva italiana Laura Casu, autrice del bestseller “Il veggente interiore”. Ne rivela il contenuto lo storico Nicola Bizzi, fondatore delle Edizioni Aurora Boreale, nella trasmissione “Dall’acacia all’Akasha”, in diretta il 6 febbraio 2022 sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”, di Gianluca Lamberti. Racconta Bizzi: “Gabriele” si definisce “umile archivista della memoria akashica”. Quantomeno, colpisce che quei messaggi – richiesti da Bizzi – siano giunti in due precisi momenti, nell’aprile 2020 e poi il mese successivo, quando cioè il mondo era ancora concentrato solo sul carattere sanitario e pandemico dell’emergenza, e quando i “vaccini genici” erano ben lontani dall’essere annunciati e poi distribuiti).Finora mi sono rifiutato di rispondere a questa domanda, ma sembra che non se ne possa fare a meno: quindi esprimerò il nostro pensiero. Il problema non è il coronavirus, ma la motivazione di fondo che abbia scatenato il panico, con relativi provvedimenti in alcune parti del mondo (e relative conseguenze). La gente muore ogni giorno, da sempre, e muore nei modi più disparati. E a parte quei casi eclatanti e ripetutamente, ciclicamente storici di enormi pandemie – come il colera, la peste, la spagnola (o le guerre) – nessuno se ne preoccupa. Non ci si preoccupa delle malattie importanti e diffuse in ambienti nuovi, dove erano state sconfitte. Non ci si preoccupa delle guerre, degli avvelenamenti di massa attraverso il cibo, l’acqua, l’aria; ma si fa di una piccola malattia virale, contenuta, un dramma ciclonico di portata mondiale. Quindi, il punto è: perché lo si fa? E perché è iniziato tutto ciò? Quale sia lo scopo, l’obiettivo da raggiungere, o i molteplici obiettivi. Moltissimi, fra i quali: sfoltire un po’ l’umanità, seppure lo si faccia già in altri modi, meno palesi ma più efficaci.
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“I vaccini aiutano il virus, ma sarà caccia ai non vaccinati”
Pensate a cosa è stata, la sinistra: quella del “vietato vietare”, dell’Immaginazione al Potere, del Sessantotto, del pensiero libertario. Quelli che erano i seguaci di Michel Foucault e della bipolitica sono diventati gli sbirri della Big Pharma. E’ un ribaltamento incredibile: uno come Galli, che faceva il Katanga e che adesso fa lo sbirro, che cos’è? Cosa gli è successo, nella testa? Ai sessantottini che oggi fanno gli sbirri dell’Oms e delle multinazionali, cosa è successo? Me lo chiedo io, che sono un uomo di destra che è stato sessantottino. Si possono dare delle spiegazioni: il pensiero totalitario è rassicurante; non porsi domande è rassicurante. Nel caso dei vaccini e del Covid, non porsi domande è fondamentale: perché se io mi sono fatto il vaccino e comincerò ad ammalarmi, dovrò far parte delle squadre di sicurezza nazionale che andranno a cercare i non vaccinati.Il cosiddetto untore della nuova “variante indiana”, o “Delta”, è un vaccinato con doppia dose? Non importa: verrà detto che il “vaccinato buono” si è preso la “variante Delta” da un non vaccinato, che l’ha portata da chissà dove. Quindi: i buoni vaccinati si ammalano, per colpa dei non vaccinati che importano le varianti. Ovviamente è una farsa incredibile, ma sarà così: vi giuro che questa sarà la spiegazione, sono pronto a mettervelo per iscritto. Comparirà un Burioni, o un Rezza, che dirà: sono i non vaccinati, che importano le varianti e fanno ammalare quelli che, generosamente, si sono vaccinati. E quindi bisogna andarli a stanare e portarli nei campi di concentramento, nei container. Questo ci dirà, Figliuolo, tra poco: che i non vaccinati devono andare nei container per non far ammalare i vaccinati. La cosa si interromperà soltanto qualora la catastrofe diventasse totale. Però bisogna prepararsi, a questo.Da vecchio medico, voglio aggiungere una cosa: dissi dall’inizio che non si è mai riusciti, a fare un vaccino a Rna, perché i virus Rna mutano continuamente. Nella loro mutazione, però, tendono a perdere potenza. Così è finita la Spagnola, insieme a tante influenze virali. E invece cosa succede, in questo caso? Succede che, anziché trasformarsi in una tranquilla, quieta endemia stagionale, questo virus viene continuamente ri-alimentato: l’hanno detto il professor Tarro, il professor Montagnier, il professor Raoult. Hanno spiegato: se continuiamo a cimentarlo, questo virus, attraverso nuove iniezioni anticorpali con tecniche diverse, questa cosa è fatta per non finire mai (che è quello che qualcuno vuole, evidentemente). Quindi: una vaccinazione di massa di ogni sei mesi, poi ogni tre: che è quello che accadrà. E noi non riusciremo a fermare tutto questo, perché il potere che lo sostiene è talmente forte, e la gente ormai talmente convinta, che i non vaccinati dovranno essere convinti per forza: dovranno essere terrorizzati.(Alessadro Meluzzi a “Radio Radio” il 16 giugno 2021).Pensate a cosa è stata, la sinistra: quella del “vietato vietare”, dell’Immaginazione al Potere, del Sessantotto, del pensiero libertario. Quelli che erano i seguaci di Michel Foucault e della bipolitica sono diventati gli sbirri della Big Pharma. E’ un ribaltamento incredibile: uno come Galli, che faceva il Katanga e che adesso fa lo sbirro, che cos’è? Cosa gli è successo, nella testa? Ai sessantottini che oggi fanno gli sbirri dell’Oms e delle multinazionali, cosa è successo? Me lo chiedo io, che sono un uomo di destra che è stato sessantottino. Si possono dare delle spiegazioni: il pensiero totalitario è rassicurante; non porsi domande è rassicurante. Nel caso dei vaccini e del Covid, non porsi domande è fondamentale: perché se io mi sono fatto il vaccino e comincerò ad ammalarmi, dovrò far parte delle squadre di sicurezza nazionale che andranno a cercare i non vaccinati.
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Lockdown mentale: il vero pericolo non è il lupo, è il gregge
Se è gratis, allora il prodotto sei tu. Un vecchio adagio, che oggi spiega benissimo il vortice della cosiddetta infodemia totalizzante, l’informazione unilaterale somministrata da editori largamente finanziati – via pubblicità – da mercanti di farmaci e di automobili. In Italia siamo al culmine, con il Ministro dei Temporali che ha foraggiato il mercante d’auto (quello che le tasse le versa all’estero, e che detiene la proprietà di una larga fetta dell’editoria giornalistica nazionale) pagandolo persino per produrre bavaglini facciali da portare sul volto anche all’aperto, anche quando si è completamente soli: così da rendere visibile la docilità del gregge a cui – tra milioni di mezze verità – è stato impartito un unico comando, l’obbedienza. E’ il gregge, non il pastore, a portare su di sé la maggior responsabilità degli eventi: la paura, sapientemente instillata per mesi, ha permesso al mandriano di spingersi sempre più oltre, nei suoi sogni zootecnici che rasentano il delirio. L’ultimo capitolo della saga (invariato il titolo: se è gratis, il prodotto sei tu) è la palingenesi neo-vaccinale obbligatoria e universale, pena il divieto d’accesso al mondo civile, alla socialità ordinaria (che poi, precisa sempre il pastore, ordinaria non sarà mai più).Non è uno scherzo, è tutto vero: la popolazione sembra pronta ad abdicare alla sua umanità, a rinunciare a se stessa, per via di un virus para-influenzale che in un anno avrebbe causato un milione e mezzo di vittime, stando ai dati ufficiali. La terribile Spagnola falcidiò 50 milioni di esseri umani, senza per questo fermare il mondo. L’altra grande differenza, rispetto al primo dopoguerra del Novecento, risiede probabilmente nell’assenza – allora – di quello che oggi va sotto il nome di Big Media. Ai tempi, il Ministero della Verità non esisteva ancora, neppure nei progetti letterari di George Orwell: le imprese del Grande Fratello compariranno in libreria solo dopo un’altra guerra mondiale. Oggi, Big Media e Big Data si sono fuse in un unisono: non solo cantano la stessa canzone, ma riducono al silenzio chiunque alzi la mano per chiedere chiarimenti. La notizia però è un’altra: l’accondiscendenza belante dei mansueti erbivori. Sono loro, in fondo, a incoraggiare ogni possibile abuso. Lo spettacolo che offrono è pericoloso: incentiva qualsiasi sperimentazione, anche le più folli, garantendo all’eventuale Dottor Stranamore la certezza dell’impunità.La palingenesi biochimica giunge al termine di una lunga attesa messianica, in cui è accaduto tutto ciò che non sarebbe dovuto accadere: il divieto di compiere tempestivi esami autoptici, i compensi ospedalieri per ogni degente classificato come infetto, i decessi causati da un errato approccio terapeutico, l’emarginazione preoccupante dei sanitari che – dal cortisone in giù – hanno segnalato farmaci efficaci da inserire in protocolli idonei a ridimensionare molto il bilancio del disastro, fino a ridurlo alle dimensioni di un fenomeno ordinariamente affrontabile con cure domiciliari. Non è stato compiuto neppure il gesto più elementare: dotare di procedure affidabili la medicina territoriale, onde intervenire in modo sollecito e magari risolutivo, evitando molti ricoveri. Ha così avuto buon gioco l’imperio del lockdown mentale, il coprifuoco psicologico in attesa della riapertura dell’ipermercato che conta, quello farmaceutico, con i suoi fantastiliardi concentrati sull’unica profilassi ormai ammissibile. Notoriamente, del resto, i complotti non esistono: Giulio Cesare si pugnalò da solo. Più che pugnali, oggi scintillano siringhe (e dollari, tantissimi). Ma sbaglierebbe chi accusasse il pastore: il vero problema è il gregge. E’ così cieco da scambiare l’inizio per la fine. Da mesi spera che sia solo questione di pazienza e disciplina: giorni, settimane. Come se fossimo ancora nel mondo ragionevole, quello di ieri, in cui il Dottor Stranamore – per molto meno – sarebbe finito davanti a un giudice.(Giorgio Cattaneo, “Lockdown mentale: il vero pericolo non è il lupo, è il gregge”, dal blog del Movimento Roosevelt del 27 novembre 2020).Se è gratis, allora il prodotto sei tu. Un vecchio adagio, che oggi spiega benissimo il vortice della cosiddetta infodemia totalizzante, l’informazione unilaterale somministrata da editori largamente finanziati – via pubblicità – da mercanti di farmaci e di automobili. In Italia siamo al culmine, con il Ministro dei Temporali che ha foraggiato il mercante d’auto (quello che le tasse le versa all’estero, e che detiene la proprietà di una larga fetta dell’editoria giornalistica nazionale) pagandolo persino per produrre bavaglini facciali da portare sul volto anche all’aperto, anche quando si è completamente soli: così da rendere visibile la docilità del gregge a cui – tra milioni di mezze verità – è stato impartito un unico comando, l’obbedienza. E’ il gregge, non il pastore, a portare su di sé la maggior responsabilità degli eventi: la paura, sapientemente instillata per mesi, ha permesso al mandriano di spingersi sempre più oltre, nei suoi sogni zootecnici che rasentano il delirio. L’ultimo capitolo della saga (invariato il titolo: se è gratis, il prodotto sei tu) è la palingenesi neo-vaccinale obbligatoria e universale, pena il divieto d’accesso al mondo civile, alla socialità ordinaria (che poi, precisa sempre il pastore, ordinaria non sarà mai più).
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Meluzzi: nuovo lockdown, e la nostra democrazia è finita
C’era una volta un virus, probabilmente “rimontato” e artificiale, proveniente dalla Cina, fatto non si sa perché. Questo virus, della famiglia del raffreddore, produce una sindrome in alcuni casi modestissima, senza nessun sintomo che vada al di là di quello di una banale influenza, e in qualche raro caso – soprattutto negli anziani defedati – può dare la morte. Questo lo rende suscettibile di produrre il terrore che serviva. Serviva a che cosa? Per esempio, adesso – quasi certamente, io credo – a rinviare la consultazione elettorale. In Italia si svolte consultazioni elettorali anche in occasione di epidemie che avevano fatto un milione di morti, come l’asiatica; si sono svolte in condizioni belliche o pre-belliche; ma credo che mai, come in questo momento, la necessità di cancellare, di reprimere, di dissolvere la democrazia sia impellente per l’élite che ci vuole portare… dove? Io credo che molto bene Giorgia Meloni abbia sollevato questa questione, e credo che dobbiamo denunciare questa sospensione della democrazia, e capire quale terribile gioco strumentale, a livello plantario, è in atto.Un gioco che serve a rendere ragione di titoli tossici che non saranno mai pagati, che serve a riaffermare un’élite finanziaria internazionale, e che ha una data a termine, quella delle elezioni americane. Se Trump non sarà rieletto, questa situazione si cronicizzerà: forse si voterà ancora, ma si voterà inutilmente. E forse, quello che abbiamo chiamato democrazia verrà sostituito da una tecnocrazia poliziesco-sanitario-mediatica che ha qualcosa di oscenamente orwelliano, ma di cui non comprendiamo ancora il terrore e la profondità. Quindi temo che il lockdown ormai sia stato deciso, e credo che sarà debolissima la reazione degli italiani: anche perché non abbiamo una struttura in grado di resistere. Ma bene fanno, leader come Giorgia Meloni e Salvini, a tentare di resistere; affianchiamoli, per lo meno.(Alessandro Meluzzi, video-intervento “Temo che un nuovo lockdown sia già deciso”, su YouTube il 20 agosto 2020. Psichiatra, criminologo e saggista, Meluzzi – formatosi nella sinistra radicale – è stato attivo in politica con Forza Italia, eletto deputato nel 1994 e poi senatore nel 1996. E’ autore di decine di saggi di carattere scientifico, nonché di testi divulgativi di argomento politico e sociologico, oltre che religioso. Massone dichiarato e già membro del Grande Oriente d’Italia, Meluzzi è divenuto diacono cristiano di rito greco-melchita e poi presbitero ortodosso).C’era una volta un virus, probabilmente “rimontato” e artificiale, proveniente dalla Cina, fatto non si sa perché. Questo virus, della famiglia del raffreddore, produce una sindrome in alcuni casi modestissima, senza nessun sintomo che vada al di là di quello di una banale influenza, e in qualche raro caso – soprattutto negli anziani defedati – può dare la morte. Questo lo rende suscettibile di produrre il terrore che serviva. Serviva a che cosa? Per esempio, adesso – quasi certamente, io credo – a rinviare la consultazione elettorale. In Italia si svolte consultazioni elettorali anche in occasione di epidemie che avevano fatto un milione di morti, come l’asiatica; si sono svolte in condizioni belliche o pre-belliche; ma credo che mai, come in questo momento, la necessità di cancellare, di reprimere, di dissolvere la democrazia sia impellente per l’élite che ci vuole portare… dove? Io credo che molto bene Giorgia Meloni abbia sollevato questa questione, e credo che dobbiamo denunciare questa sospensione della democrazia, e capire quale terribile gioco strumentale, a livello planetario, è in atto.
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Oxford: il virus non viaggia, era qui e qualcosa l’ha attivato
Altro che Cina: il coronavirus potrebbe essere rimasto inattivo un po’ in tutto il mondo per chissà quanti anni, prima di riattivarsi grazie a nuove condizioni ambientali favorevoli. È la tesi di Tom Jefferson, medico al Center for Evidence-Based Medicine (Cebm), con sede al Dipartimento di Scienze della salute delle cure primarie di Nuffield, presso l’Università di Oxford, nel Regno Unito. Jefferson – secondo quanto riporta il quotidiano inglese “The Telegraph” – sostiene che ci siano prove sempre più consistenti che il virus fosse già altrove, ben prima che emergesse a Wuhan. Una teoria, scrive Biagio Simonetta sul “Sole 24 Ore”, che farebbe traballare tutto ciò che sappiamo fino ad oggi, su questa pandemia. «La tesi si rafforza grazie alla scoperta di alcuni virologi spagnoli, che la scorsa settimana hanno annunciato di aver trovato tracce del coronavirus in campioni di acque reflue raccolti nel marzo 2019, circa dieci mesi prima che Wuhan diventasse il focolaio del mondo». Anche in Italia, ricorda sempre il “Sole”, alcune tracce del virus sono state rinvenute nei campioni di acque reflue di Milano e Torino risalenti a metà dicembre 2019. E in Brasile una analisi analoga riporta a novembre.Tom Jefferson ritiene che molti virus siano inattivi in tutto il mondo, e a un certo punto emergano quando le condizioni diventano favorevoli. Un meccanismo che potrebbe anche voler dire che i virus riattivati possano svanire rapidamente dopo un picco. «Dov’è oggi il virus Sars 1? È appena scomparso», ha detto il medico inglese al “Telegraph”, aggiungendo: «Dobbiamo porci queste domande. Dobbiamo iniziare a ricercare l’ecologia del virus, capire come ha avuto origine, come è mutato. Penso che il virus fosse già qui, e “qui” significa ovunque. Potremmo essere davanti a un virus dormiente che è stato attivato dalle condizioni ambientali». Per sostenere la sua teoria, Jefferson – che è anche professore alla Newcastle University – ricorda che a inizio febbraio c’è stato un caso di coronavirus alle Isole Falkland: «Com’è arrivato laggiù? Chi lo ha portato?». E poi ancora: «Una nave da crociera è andata dalla Georgia del Sud a Buenos Aires, i passeggeri sono stati sottoposti a screening e poi, l’ottavo giorno, quando hanno iniziato a navigare verso il Mare di Weddell, è emerso il primo caso di infezione. Dov’era il virus? Nel cibo preparato che era stato scongelato e attivato?».L’esperto ricorda che stranezze come questa si erano già verificate con l’influenza spagnola: nel 1918, circa il 30% della popolazione delle Samoa (isole dell’oceano Pacifico meridionale) morì di spagnola, «senza aver avuto alcuna comunicazione con il mondo esterno». La spiegazione di quanto accaduto allora potrebbe essere la segente: «Questi virus non vengono né vanno da nessuna parte», afferma Jefferson: «Sono sempre qui e qualcosa li accende, forse la densità umana o le condizioni ambientali. E questo è ciò che dovremmo cercare». Lo stesso dottor Jefferson ritiene che il virus possa essere trasmesso attraverso il sistema fognario o servizi igienici condivisi, non solo attraverso goccioline espulse parlando, tossendo e starnutendo. E per questo, insieme al collega Carl Henegehan (direttore del Cebm) chiede un’indagine approfondita, simile a quella condotta da John Snow nel 1854, che dimostrò come il colera si stesse diffondendo a Londra da un pozzo infetto a Soho. Per i due medici inglesi, insomma – conclude il “Sole” – si deve cambiare l’approccio di ricerca sul coronavirus, perché la teoria della trasmissione respiratoria non sarebbe del tutto convincente: «I focolai devono essere investigati correttamente. Bisogna fare ciò che John Snow ha fatto con il colera. Mettere in discussione tutto, e iniziare a costruire ipotesi che si adattano ai fatti. Non viceversa».Guardando all’Italia, e basandosi sempre sulle conclusioni di Jefferson, i meteorologi de “IlMeteo.it” puntano l’indice contro l’inquinamento atmosferico. «La correlazione tra virus e pessima qualità dell’aria – scrivono – è emerso, in particolare, da uno studio curato da ricercatori italiani e da medici della Società italiana di Medicina Ambientale (Sima): le polveri sottili avrebbero esercitato un cosiddetto “boost”, ovvero un’accelerazione nel contagio dell’infezione». Conferma Leonardo Setti, ricercatore dell’Università di Bologna: «Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura Padana hanno prodotto un’accelerazione alla diffusione del Covid-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai». Altri virus potrebbero dunque essere dormienti, in attesa di essere “attivati” magari dall’inquinamento? E se davvero la diffusione del coronavirus non dipendesse direttamente dalla respirazione? «Se questo fosse confermato, le varie misure di restrizione e di protezione che stiamo ancora adottando (lockdown, mascherine, distanziamento sociale, guanti, sanificazioni) potrebbero risultare inutili». In compenso, chiosano gli specialisti de “IlMeteo.it”, «sempre col beneficio del dubbio», ci sarebbe anche una bella notizia: «Il virus potrebbe andarsene via da solo, così come è arrivato».Altro che Cina: il coronavirus potrebbe essere rimasto inattivo un po’ in tutto il mondo per chissà quanti anni, prima di riattivarsi grazie a nuove condizioni ambientali favorevoli. È la tesi di Tom Jefferson, medico al Center for Evidence-Based Medicine (Cebm), con sede al Dipartimento di Scienze della salute delle cure primarie di Nuffield, presso l’Università di Oxford, nel Regno Unito. Jefferson – secondo quanto riporta il quotidiano inglese “The Telegraph” – sostiene che ci siano prove sempre più consistenti che il virus fosse già altrove, ben prima che emergesse a Wuhan. Una teoria, scrive Biagio Simonetta sul “Sole 24 Ore“, che farebbe traballare tutto ciò che sappiamo fino ad oggi, su questa pandemia. «La tesi si rafforza grazie alla scoperta di alcuni virologi spagnoli, che la scorsa settimana hanno annunciato di aver trovato tracce del coronavirus in campioni di acque reflue raccolti nel marzo 2019, circa dieci mesi prima che Wuhan diventasse il focolaio del mondo». Anche in Italia, ricorda sempre il “Sole”, alcune tracce del virus sono state rinvenute nei campioni di acque reflue di Milano e Torino risalenti a metà dicembre 2019. E in Brasile una analisi analoga riporta a novembre.
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Zangrillo: nessuna seconda ondata, ora il Covid è curabile
Il messaggio che voglio dare anche a nome dei miei colleghi è: siamo tutti dalla stessa parte della scienza; la nostra iniziativa, pacata e responsabile, non è di contrapposizione, ma di divulgazione scientifica obiettiva. È innanzitutto una notizia positiva, che le autorità sanitarie devono recepire per quello che è: un messaggio da chi la clinica la vive quotidianamente, perché noi abbiamo vissuto in mezzo alla malattia, perché io mi sono spaventato personalmente, ho rischiato di prenderla, ho lavorato fin dall’inizio a fianco dei miei collaboratori per salvare delle vite umane. Secondo l’Oms, il Covid si comporterà come la Spagnola, tornando in autunno e mietendo molte vittime? Non ci sarà una seconda ondata perché nessuno di noi vuole rivederla. Poi non posso negare che in autunno inoltrato, con la ripresa del freddo, come per tutti i virus respiratori, si possa verificare un risveglio del Covid. Ma sono certo che sapremo controllare questa ripresa della viremia. Il crollo dei malati di coronavirus è ormai inequivocabile. Abbiamo verificato che la carica virale naso-faringea dei tamponi eseguiti in maggio era assolutamente più bassa rispetto a una popolazione omogenea, cioè con le stesse caratteristiche, di quanto lo fosse due-tre mesi fa. Questo warning della virologia è stato poi verificato a livello italiano e internazionale, trovando più conferme.Io non ricovero un paziente in terapia intensiva dal 18 aprile e non ricovero di fatto dall’inizio di maggio pazienti che arrivano al pronto soccorso del San Raffaele, grande ospedale metropolitano con uno dei pronto soccorsi più importanti della città, per una sintomatologia clinica da Covid. Al San Raffaele eseguiamo il tampone a tutti i malati che vengono ricoverati per le più diverse patologie: organiche, internistiche, chirurgiche, cardiovascolari, oncologiche. Ebbene, di questi pazienti non ce n’è uno nell’ultimo mese che sia stato ricoverato qui per ragioni correlate con l’infezione da Covid. Non siamo un caso isolato: dai contatti avuti con i colleghi di diversi ospedali, da Crema a Parma, da Bergamo al Niguarda, tutti dicono la stessa cosa. La malattia in Italia è completamente cambiata e come l’abbiamo conosciuta nelle sue forme gravi non c’è più. Tant’è vero che tutti i trial che prevedevano la somministrazione di farmaci per andare a perlustrare l’efficacia nella malattia di taluni antinfiammatori, antivirali o immunomodulatori, sono stati sospesi. Perché? Per mancanza di questi pazienti Covid. È da qui che nasce la mia dichiarazione “il virus è clinicamente morto”. Se l’ho fatto è perché ho veramente vissuto questa epidemia fin dal primo giorno, ho le idee chiare e forse anche un po’ di severità, di intolleranza verso coloro che parlano per sentito dire o verso coloro che non hanno mai visto un malato in corsia.Il lockdown ha dunque funzionato? Il documento firmato con Remuzzi, Bassetti, Gattinoni, Lorini e gli altri non è stato fatto per andare contro Brusaferro o Locatelli. Anzi, ho detto e confermo che non avrei voluto essere al posto del premier Conte; ho detto e confermo che Conte ha tenuto, sanitariamente parlando, il timone saldo; ho detto e confermo che ha dovuto compiere delle scelte che nella sostanza si sono rivelate vincenti e hanno fatto scuola, perché abbiamo chiuso il paese prima degli altri e forse lo abbiamo riaperto tempestivamente. Dal momento che gli italiani si sono comportati bene e abbiamo ribadito quali sono le norme da rispettare, ora arriva un supporto straordinario dall’evidenza clinica, che conferma i meriti dell’Iss e del governo sul fatto che le misure di contenimento hanno funzionato, meglio che in Francia, in Spagna, in Inghilterra o negli Stati Uniti. Abbiamo difeso Milano e abbiamo circoscritto l’epidemia in Lombardia nonostante il virus circolasse già tre mesi prima che fosse scoperto il paziente-1. Perché questo virus ha colpito come uno tsunami la Lombardia? Hanno giocato vari fattori: la densità demografica della regione, l’età media di talune zone e l’alta concentrazione di polveri sottili in Pianura Padana, che possono aver influito in misura negativa sul rapporto virus-recettore.Ci accusano di mandare segnali fuorvianti e incitare al “liberi tutti”? Due cose. Innanzitutto, ci tengo a dire che noi non ci poniamo in una logica di contrapposizione, perché le nostre osservazioni si basano su un paradigma inviolabile che è la definizione di scienza. La scienza è osservazione, valutazione, calcolo, esperienza. In secondo luogo, il nostro documento non dice “liberi tutti, d’ora in avanti ognuno faccia come crede”. Noi diciamo: se continuiamo a comportarci con buon senso, la situazione, come si vede, clinicamente sta migliorando. E penso che in determinate circostanze ambientali – gli spazi aperti o i luoghi tipici della vita estiva, in montagna o al mare – si possa abbandonare col tempo anche l’uso della mascherina. Oltre al buon senso, però, la prima misura deve essere quella dell’igiene personale: stare molto attenti alla detersione delle mani. La curva dei contagi ha ripreso a risalire? È quella che io chiamo la tempesta dei numeri: anche oggi 250 positivi, anche oggi 50 morti… Bisogna operare una netta separazione tra la positività al tampone e la malattia. Essere positivi oggi vuol dire, il più delle volte, essere debolmente positivi: non vuol dire essere malati. Non è corretto dare per automatico il passaggio tra numero dei positivi (che allo stato attuale sono per lo più debolmente positivi) e numero dei malati. Altrimenti li avrei in ospedale.Focolai in Germania, a Roma, in Calabria, a Mondragone nel Casertano e presso un’azienda di Bologna? Io non ho mai detto che il virus è scomparso, né che si sia modificato; e se qualcuno osa dire il contrario, dice una falsità. Ma dobbiamo altresì riconoscere che la carica virale ha una sua importanza. E a mio avviso la carica virale si è abbassata, per le mascherine e per il distanziamento sociale. Ma questo non impedisce al virus di svilupparsi in contesti ambientali di un certo tipo: che sono, appunto, quelli dei casi sopra citati. Ripeto: dobbiamo stare attenti, usare norme igieniche che evidentemente in quei contesti non sono state rispettate e fare in modo che all’interno degli spazi di associazione lavorativa vengano prese le opportune precauzioni. Ma a parte qualche ricovero, non si è verificato nulla di particolare. Sapere che la curva epidemica in Lombardia non si azzererà mai, a me importa relativamente, se coincide con il fatto che non ci si tornerà ad ammalare gravemente come una volta. Ancora oggi, però, si continuano a spaventare troppo le persone: è da irresponsabili, come ha fatto il professor Crisanti, continuare a dire che a settembre l’Italia tornerà come è oggi il mattatoio in Germania.L’Oms fa il paragone con la Spagnola? Non ci sarà una seconda ondata, in autunno: sono certo che sapremo controllare questa ripresa della viremia, perché conosciamo il virus, sappiamo come affrontarlo terapeuticamente, come gestirlo dal punto di vista organizzativo e soprattutto perché ci sarà una maggiore coesione tra l’istituzione ospedaliera e i medici del territorio, che prima non c’è stata. Al San Raffaele abbiamo studiato tutti i malati, eseguendo prelievi sierologici e prelievi a campione, per cui abbiamo creato una banca dati con migliaia di soggetti; e da questi nostri studi emergeranno evidenze fondamentali per sviluppare adeguati processi terapeutici utili a tenere sotto controllo le epidemie del futuro. Se è consigliabile che il prossimo autunno ci si vaccini contro l’influenza? Sì, invito caldamente le categorie a rischio a vaccinarsi contro l’influenza. Sono stato il primo, a metà aprile, a dire: prepariamoci a convivere con il Covid. E convivere con il Covid non vuol dire suicidarsi. Dire adesso “forse non faremo tornare i bambini a scuola, non dobbiamo prendere gli aerei, dobbiamo rimanere a casa” equivale a dire che dobbiamo morire.(Alberto Zangrillo, dichiarazioni rilasciate a Marco Biscella nell’intervista “Nessuna seconda ondata perché sappiamo cosa fare”, pubblicata dal “Sussidiario” il 27 giugno 2020. Primario di anestesia e rianimazione generale all’ospedale San Raffaele di Milano, già a maggio il professor Zangrillo fece scalpore definendo “clinicamente morto” il virus responsabile della sindrome Covid. Nei giorni scorsi, per ribadire che il virus non fa più paura perché i contagiati sono ormai solo “debolmente positivi” e inoltre i medici hanno trovato le opportune contromisure terapeutiche, Zangrillo ha firmato un documento insieme ad altri 9 colleghi scienziati: Matteo Bassetti, Arnaldo Caruso, Massimo Clementi, Luciano Gattinoni, Donato Greco, Luca Lorini, Giorgio Palù, Giuseppe Remuzzi e Roberto Rigoli).Il messaggio che voglio dare anche a nome dei miei colleghi è: siamo tutti dalla stessa parte della scienza; la nostra iniziativa, pacata e responsabile, non è di contrapposizione, ma di divulgazione scientifica obiettiva. È innanzitutto una notizia positiva, che le autorità sanitarie devono recepire per quello che è: un messaggio da chi la clinica la vive quotidianamente, perché noi abbiamo vissuto in mezzo alla malattia, perché io mi sono spaventato personalmente, ho rischiato di prenderla, ho lavorato fin dall’inizio a fianco dei miei collaboratori per salvare delle vite umane. Secondo l’Oms, il Covid si comporterà come la Spagnola, tornando in autunno e mietendo molte vittime? Non ci sarà una seconda ondata perché nessuno di noi vuole rivederla. Poi non posso negare che in autunno inoltrato, con la ripresa del freddo, come per tutti i virus respiratori, si possa verificare un risveglio del Covid. Ma sono certo che sapremo controllare questa ripresa della viremia. Il crollo dei malati di coronavirus è ormai inequivocabile. Abbiamo verificato che la carica virale naso-faringea dei tamponi eseguiti in maggio era assolutamente più bassa rispetto a una popolazione omogenea, cioè con le stesse caratteristiche, di quanto lo fosse due-tre mesi fa. Questo warning della virologia è stato poi verificato a livello italiano e internazionale, trovando più conferme.
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Radio, radar, satelliti e 5G: e arriva, puntuale, la pandemia
Nel 1918, dopo l’enorme pandemia dell’influenza Spagnola, hanno chiesto a Rudolf Steiner a cosa fosse dovuta. Lui rispose: i virus sono semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata. I virus sono delle parti di Dna o Rna, o di qualche altra proteina, che vengono espulse dalla cellula. Si formano quando la cellula è avvelenata, non sono la causa di niente. Oggi, improvvisamente, scopriamo che nel circolo polare artico i delfini stanno morendo: per un contagio, o magari per qualche schifezza finita in mare, come il greggio della super-petroliera Exxon Valdez? Se date un’occhiata alle teorie correnti sui virus, l’ultima conferenza del Nih (il Dipartimento della salute degli Usa) parla della complessità dei virus, e vedrete che corrisponde esattamente alle teorie correnti su cosa sono realmente i virus. Ho un esempio drammatico di ciò, nella mia vita. Durante la mia infanzia, fuori da casa mia c’erano degli acquitrini. Erano pieni di rane, che mi svegliavano di notte. Col tempo tutte le rane sono sparite. Quanti di voi pensano che le rane avessero una malattia genetica? Quanti pensano che le rane avessero un virus? Quanti pensano che qualcuno abbia sversato del Ddt nell’acqua? Questo è infatti quello che è successo.Ogni pandemia, negli ultimi 150 anni, corrisponde a un salto di qualità nell’elettrificazione della Terra. Come si spiega l’epidemia di Spagnola nel 1918? Alla fine dell’autunno del 1917 c’era stata l’introduzione delle onde radio, intorno al mondo. Quando esponete un qualsiasi essere vivente a un nuovo campo elettromagnetico, lo avvelenate: qualcuno ne viene ucciso, e gli altri entrano in una specie di ibernazione; vivono un po’ di più, e più malati. Con la Seconda Guerra Mondiale è iniziata una nuova pandemia, a causa dell’introduzione dei radar su tutta la Terra, improvvisamente ricoperta dai nuovi campi magnetici emessi dai radar. Era la prima volta che gli esseri umani subivano quel tipo di esposizione. Nel 1968, poi, c’è stata l’influenza di Hong Kong: è stata la prima volta che, nella fascia protettiva della cintura di Van Allen – il cui ruolo principale è quello di incorporare i raggi cosmici provenienti dal Sole, dalla Luna, da Giove, e distribuirli a tutti gli esseri viventi terrestri – sono stati posti dei satelliti che emettono delle frequenze radioattive. In sei mesi c’è stata una nuova epidemia “virale”. In realtà, la gente è stata avvelenata, anche se pensava di subire un’epidemia influenzale.Nel 1918, la sanità di Boston deciss di analizzare la caratteristica contagiosa di una epidemia: che lo crediate o no, hanno preso centinaia di persone che avevano l’influenza, hanno prelevato ciò che avevano nel naso e l’hanno iniettato in soggetti sani, che non avevano l’influenza. Neanche una volta sono riusciti a far ammalare qualcuno. L’hanno ripetuto più e più volte, e non sono riusciti a dimostrare il contagio. L’hanno fatto pure con dei cavalli, che sembrava avessero preso l’influenza Spagnola; gli hanno messo dei sacchi sulle teste: il cavallo starnutiva dentro il sacco, e poi infilavano il sacco attorno alla testa del cavallo seguente. Nessun cavallo si è ammalato. Potete leggere tutto ciò in un libro che si chiama “L’arcobaleno invisibile”, di Arthur Firstenberg. Ad ogni stadio di elettrificazione della Terra ha corriposto, entro sei mesi, una nuova pandemia influenzale. Non ci sono altre spiegazioni, per la Spagnola. Come ha potuto propagarsi, dal Kansas al Sudafrica in appena due settimane, in modo tale che il mondo intero manifestasse i medesimi sintomi nello stesso momento, nonostante i mezzi di trasporto dell’epoca fossero la nave e il cavallo? Non ci sono spiegazioni, per questo. Infatti ammettono: non sappiamo come sia successo.Riflettete: tutte queste onde radio e altre frequenze, che avete in tasca o tra le mani, vi permettono di inviare un segnale in Giappone, e arriva all’istante. Voi magari non credete che esista, un campo elettromagnetico capace di comunicare a livello mondiale nel giro di qualche secondo: semplicemente, non ci prestate attenzione. Aggiungo che c’è stato un salto di qualità drammatico, durante gli ultimi sei mesi, per quel che riguarda l’elettrificazione della Terra. Sono certo che molti di voi sanno di cosa si tratta. Si chiama 5G. Ora ci sono 20.000 satelliti che emettono radiazioni, proprio come quelle emesse nella vostra tasca o nella vostra mano, dai dispositivi elettronici che usate continuamente. Tutto questo – mi spiace doverlo dire – non è compatibile con la salute. Le frequenze dei dispositivi che usiamo destrutturano l’acqua presente nel nostro corpo. Finisco con un indovinello: qual è la prima città al mondo interamente coperta dal 5G? Whuan, esatto.Quindi cominciamo a pensarci: siamo in una crisi esistenziale di un’ampiezza tale, che gli esseri umani non hanno mai visto. Non gioco a fare il profeta del Vecchio Testamento: è davvero qualcosa che non ha precedenti, la messa in orbita di centinaia di migliaia di satelliti nella fascia protettrice della Terra. In effetti, ciò non ha a che vedere con la questione dei vaccini. Un anno fa ho avuto un paziente che era in piena forma, che faceva surf. Era elettricista, installava dei sistemi Wi-Fi per delle persone molto ricche. Gli elettricisti hanno un tasso di mortalità molto elevato, ma lui stava bene. Poi si ruppe un braccio e gli hanno messo una placca metallica nell’arto. Tre mesi più tardi non poteva più scendere dal letto, aveva un’aritmia cardiaca. Fu il crollo totale. La sensibilità dipende dalla quantità di metallo che avete in corpo, come anche dalla qualità dell’acqua nelle vostre cellule. Quindi, quando si inizia ad iniettare dell’alluminio nel corpo, le persone diventano dei ricettori per assorbire maggiormente i campi elettromagnetici. E questa è una “tempesta perfetta”, visto il tipo di danni di cui sta facendo esperienza tutta la nostra specie, adesso.(Thomas Cowan, estratto del video “Rudolf Steiner, i virus e l’elettrificazione della Terra”, pubblicato il 19 marzo 2020 sul canale YouTube “L’Ortolana” e ripreso da “La Voce del Trentino”. Per avere un’idea della preoccupazione che il filmato sta suscitando, basta dare un’occhiata alle moltissime pagine web che, scagliandosi contro il medico statunitense, alimentano la disinformazione quotidiana, promossa dalla crociata neo-medievale contro il pluralismo scientifico. Illuminanti, in questo senso, gli attacchi pubblicati da siti umoristici come “Butac” e lo spassoso “Open”, diretto da Enrico Mentana, che arriva a definire “guru” il fondatore dell’antroposofia, presentando Steiner come “ispiratore del nazismo magico”. Ai burloni di “Butac”, “Open” e colleghi, forse vale ricordare la recente sentenza della magistratura italiana che, sulla scorta di evidenze medico-scientifiche, ufficializza la correlazione tra salute – tumori, addirittura – ed esposizione a radiofrequenze elettroniche, anche solo quelle dei comuni smartphone 4G).Nel 1918, dopo l’enorme pandemia dell’influenza Spagnola, hanno chiesto a Rudolf Steiner a cosa fosse dovuta. Lui rispose: i virus sono semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata. I virus sono delle parti di Dna o Rna, o di qualche altra proteina, che vengono espulse dalla cellula. Si formano quando la cellula è avvelenata, non sono la causa di niente. Oggi, improvvisamente, scopriamo che nel circolo polare artico i delfini stanno morendo: per un contagio, o magari per qualche schifezza finita in mare, come il greggio della super-petroliera Exxon Valdez? Se date un’occhiata alle teorie correnti sui virus, l’ultima conferenza del Nih (il Dipartimento della salute degli Usa) parla della complessità dei virus, e vedrete che corrisponde esattamente alle teorie correnti su cosa sono realmente i virus. Ho un esempio drammatico di ciò, nella mia vita. Durante la mia infanzia, fuori da casa mia c’erano degli acquitrini. Erano pieni di rane, che mi svegliavano di notte. Col tempo tutte le rane sono sparite. Quanti di voi pensano che le rane avessero una malattia genetica? Quanti pensano che le rane avessero un virus? Quanti pensano che qualcuno abbia sversato del Ddt nell’acqua? Questo è infatti quello che è successo.
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Nonni a rischio, gli anziani italiani sono i più deboli d’Europa
Maschio, 81 anni e con tre o più patologie pre-esistenti. È questo l’identikit preferito dal coronavirus per colpire le sue vittime, che in media passano dal ricovero al decesso in 4 giorni. L’età media dei pazienti italiani deceduti e positivi al Covid-2019 è infatti di 81 anni, in maggioranza uomini (le donne sono poco meno del 27%) e in più di due terzi dei casi affetti da tre o più patologie preesistenti, soprattutto ipertensione e cardiopatia ischemica. I dati emergono dall’analisti di 105 pazienti italiani deceduti al 4 marzo, condotta dall’Istituto superiore di sanità. In particolare, il 42% dei decessi si è registrato nella fascia di età tra 80 e 89 anni, il 32% tra 70 e 79, l’8% tra 60 e 69, quasi il 3% tra 50 e 59 e il 14% sopra i 90 anni. Era una situazione prevedibile? Finché non c’è stata l’esplosione del virus a Codogno non pensavo che potesse essere di questa entità. Il virus ha un R0 di 2,2, cioè ogni persona contagia più di due persone, quindi le misure stringenti sono necessarie. Il vaccino non ha alcun significato, in questo caso, trattandosi di un ceppo di coronavirus nuovo, contro cui non esistono al momento vaccini. Che gli anziani fossero o meno vaccinati è del tutto ininfluente.C’è una specificità anti-genica propria di questo coronavirus, non c’è alcuna copertura immunologica. Si spera entro l’anno di acquisirla, di avere un vaccino adatto. Nella gran parte dei casi le vittime presentavano patologie pre-esistenti. Sono patologie in atto, croniche, come ipertensione, scompenso cardiaco, insufficienza renale, broncopneumopatia cronico ostruttiva (Bpco). Quanto al fumo, è un importante fattore di rischio per qualunque malattia respiratoria infettiva, perché blocca l’immunità locale. Sono tutte condizioni di rischio, essendo le malattie croniche che ho citato età-correlate, l’età diventa indirettamente un fattore di rischio, ma l’età in sé non è un fattore di rischio maggiore, se la persona è in salute. In Italia ci sono molti più anziani e anziani malati rispetto a tutti i paesi in cui si è finora sviluppata la malattia. Non c’è bisogno che si propaghi il virus più aggressivo, è più debole la popolazione. Pur in presenza di un sistema sanitario eccellente, purtroppo noi potremmo avere una mortalità maggiore rispetto ad altri. Ma solo per questo: i nostri anziani sono più esposti a forme gravi.E se il virus dovesse espandersi con nuovi focolai al Sud? Mediamente nel Mezzogiorno c’è un sistema sanitario meno efficiente, e quindi teoricamente gli effetti potrebbero essere maggiori. Per altri versi, là dove c’è una società più portata alla dimensione rurale, e in alcune zone così è, questo di per sé può avere un certo effetto protettivo. Ma gli aspetti negativi, a partire dalla minore qualità del sistema sanitario, prevalgono su quelli positivi. Agli over 75, e anche agli ultra65enni, è stata imposta una sorta di quarantena. L’isolamento ha un senso se previene un contatto a rischio, e quindi dovrebbe essere anche un isolamento in entrata, cioè non si dovrebbero ricevere persone anche a casa. Alla fine sarebbe pesante da sostenere. Ciò non toglie che se una persona ha diverse patologie croniche è opportuno che si isoli, ma non che non esca di casa. Uscire, passeggiare, andare in un parco senza avere contatti sociali non espone al contagio ed è perfettamente compatibile con il mantenimento di un minimo di efficienza fisica e di stimolo psicologico che un isolamento vero tende invece a fiaccare. In fatto di precauzioni anti-contagio, valgono ovviamente quelle di carattere generale.È importante però che non ci sia esposizione al freddo, perché questo facilita qualunque malattia virale aerogena, che ci sia una buona nutrizione e che in caso di presenza di malattie croniche ogni variazione dei sintomi abituali vengano tempestivamente percepite e riferite, almeno telefonicamente, al medico curante, perché nessuno esclude che i segni tipici della malattia in un organismo già malato si presentino in modo atipico, meno facilmente percepibile. Quindi serve un po’ di enterocezione, capacità di cogliere il proprio interior, e spirito critico. Anche in presenza di misure stringenti, un auspicabile declino delle infezioni sarà comunque lento. Purtroppo temo che fino all’estate, speriamo però con numeri più piccoli, combatteremo con questo virus. Tra gli anziani, c’è chi dice: ma io ne ho passate tante, ho fatto la guerra, la spagnola, non sarà il coronavirus ad avere la meglio. E c’è chi invece si preoccupa. La reazione è molto variabile ed è fisiologico che sia così, anche in base al carattere di ciascuno. Complessivamente, però, direi che prevale la preoccupazione, perché c’è la percezione che siamo in presenza di qualcosa di inusuale e perché probabilmente il modo in cui le notizie vengono trasmesse travalica spesso i limiti della correttezza, completezza e serietà dell’informazione, generando una quota di ansia.(Raffaele Antonelli Incalzi, dichiarazioni rilasciate a Marco Biscella nell’intevista “I nostri anziani più colpiti perché sono i più deboli d’Europa”, pubblicata dal “Sussidiario” il 10 marzo 2020. Il professor Antonelli Incalzi è direttore del reparto di geriatria dell’ospedale policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma, nonché presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria).Maschio, 81 anni e con tre o più patologie pre-esistenti. È questo l’identikit preferito dal coronavirus per colpire le sue vittime, che in media passano dal ricovero al decesso in 4 giorni. L’età media dei pazienti italiani deceduti e positivi al Covid-2019 è infatti di 81 anni, in maggioranza uomini (le donne sono poco meno del 27%) e in più di due terzi dei casi affetti da tre o più patologie preesistenti, soprattutto ipertensione e cardiopatia ischemica. I dati emergono dall’analisti di 105 pazienti italiani deceduti al 4 marzo, condotta dall’Istituto superiore di sanità. In particolare, il 42% dei decessi si è registrato nella fascia di età tra 80 e 89 anni, il 32% tra 70 e 79, l’8% tra 60 e 69, quasi il 3% tra 50 e 59 e il 14% sopra i 90 anni. Era una situazione prevedibile? Finché non c’è stata l’esplosione del virus a Codogno non pensavo che potesse essere di questa entità. Il virus ha un R0 di 2,2, cioè ogni persona contagia più di due persone, quindi le misure stringenti sono necessarie. Il vaccino non ha alcun significato, in questo caso, trattandosi di un ceppo di coronavirus nuovo, contro cui non esistono al momento vaccini. Che gli anziani fossero o meno vaccinati è del tutto ininfluente.
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Carpeoro: ma siamo sicuri di sapere cosa sta succedendo?
«Entro il 2020 diventerà di prassi indossare in pubblico mascherine chirurgiche e guanti di gomma, a causa di un’epidemia di grave malattia simile alla polmonite, che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria ad ogni tipo di cura». Lo scriveva nel 2004 Sylvia Browne nel libro “Profezie”, sottotitolo “Cosa ci riserva il futuro”, edito in Italia nel 2006 da Mondadori. «Tale patologia – vaticinava l’autrice, statunitense – sarà particolarmente sconcertante perché, dopo aver provocato un inverno di panico assoluto, sembrerà scomparire completamente per altri dieci anni, rendendo ancora più difficile scoprire la sua causa e la sua cura». Sembra proprio lui, il coronavirus, annunciato con 16 anni di anticipo. «Righe che inducono alla riflessione», ammette Gianfranco Carpeoro: «Mi piacerebbe leggere tutto il libro, vedrò di ordinarlo». La Browne, considerata una “sensitiva”, ha scritto decine di volumi sulle sue doti “medianiche” che si sarebbero palesate fin da quando era bambina. Morta nel 2013 in California, aveva partecipato come consulente per polizia e Fbi ad oltre 100 casi di sparizioni e omicidi. Un vero mistero, secondo Carpeoro, avvolge invece l’emergenza attuale: siamo sicuri di sapere cosa sta succedendo, davvero, in Italia e nel mondo?«Siamo in una situazione in cui tutto può succedere: se avessimo politici capaci saprebbero reagire, e questa situazione la trasformerebbero in opportunità». E’ una tesi già anticipata da Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: proprio l’emergenza è un’occasione d’oro per stracciare le regole truccate dell’austerity europea e rivendicare l’accesso ai fondi che consentirebbero all’Italia di invertire la rotta, con investimenti capaci di produrre occupazione e archiviare la crisi neoliberista. Si profila invece un disastro economico? «Dipende da come reagiamo noi: nel dopoguerra siamo stati capaci di ricostruire un paese in macerie, facendo addirittura il boom economico», afferma Carpeoro, a sua volta “rooseveltiano”, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Avvocato per trent’anni (vero nome, Pecoraro) nonché giornalista, romanziere e saggista, Carpeoro non è affatto ottimista sul sistema-Italia: «Temo che il governo firmerà la revisione del Mes», annunciata come una catastrofe finanziaria: c’è il rischio concreto che il nuovo organismo europeo imponga in cambio una “ristrutturazione” del debito, con meccanismi draconiani (una patrimoniale, o il prelievo forzoso dai conti correnti italiani).Siamo a questo? «C’è poco da illudersi: ci caliamo le brache con tutti», protesta Carpeoro, ricordando – a titolo di esempio – il caso Regeni e quello dei due marò accusati di aver ucciso un pescatore al largo delle coste indiane. «L’Egitto ci ha ammazzato un italiano e non abbiamo fatto niente. L’India cattura due concittadini innocenti, per una cosa che non hanno fatto, e noi non facciamo niente». Poi non lamentiamoci, aggiunge Carpeoro, se nessuno rispetta l’Italia e tutti ci calpestano. «Ma di che stiamo parlando? Vallo a fare agli americani, e vedi cosa ti succede. Allora vuol dire che hanno ragione loro, a comportarsi così». Vistosa, in questi giorni, la polemica verso gli Usa, sospettati di aver “infettato” la Cina con il coronavirus, finendo col danneggiare anche l’Italia. Carpeoro è scettico: «Di solito, la sovragestione è abile nello sfruttare le crisi, senza il bisogno di crearle direttamente». Il problema, comunque, è la non-reazione delle vittime. «Parliamo di cose serie, accertate: Trump ha colpito l’Italia in modo inaudito, con i dazi. E noi non abbiamo fatto niente: subiamo, senza fiatare».Cosa avremmo potuto fare? «Uscire dalla Nato, per esempio: avete presente cosa significano, per gli americani, quei 30 miliardi che versiamo loro ogni anno? Invece ci limitiamo a obbedire, come se agli americani non fosse possibile dire di no». E di questo, aggiunge Carpeoro, dobbiamo dire grazie ai politici di oggi. «Quelli di ieri, i Craxi che a Sigonella seppero farsi rispettare, li abbiamo mandati in esilio ad Hammamet». Ma da che parte può essere “scappato”, il coronavirus? Carpeoro allarga le braccia: «Si fanno tante ipotesi, ma la verità è che non lo sappiamo». La prima, vera calamità è proprio la disinformazione: silenzi, omissioni, zero trasparenza. «Immagino ci siano retroscena, ma non li conosciamo. E personalmente – aggiunge Carpeoro – non mi fido di quello che ci viene raccontato: non abbiamo modo di verificare praticamente niente, sulla reale entità della situazione che ci sta investendo».Stupisce, infatti, la gravità delle misure intraprese, dalla chiusura delle scuole al totale isolamento di intere regioni. In pratica: 12 milioni di italiani, letteralmente in quarantena. «Le cifre finora diffuse, quanto a contagiati e deceduti – insiste Carpeoro – non giustificano un allarme così grande. Nemmeno in occasione di epidemie ben più gravi, inclusa la Spagnola, si era fatto ricorso a provvedimenti così restrittivi». Colpa del governo, fatto da dilettanti allo sbaraglio? Non è detto: secondo Carpeoro, la realtà potrebbe essere persino peggiore. «Domanda: c’è forse qualcosa che ci nascondono, riguardo alla reale gravità della situazione?». Uno sguardo al resto dell’Europa (e del mondo) non è certo rassicurante: «Francia e Germania sono nella nostra stessa situazione, ma hanno palesemente taroccato i dati sui decessi per non suscitare allarme e non subire contraccolpi economici. E se l’hanno fatto francesi e tedeschi, figurarsi i coreani». Noi, in compenso, siamo riusciti a brillare una volta di più: «Vent’anni di tagli alla sanità ci hanno messo in croce, di fronte all’emergenza». Quanto a Conte e colleghi, complimenti vivissimi per la fuga di notizie sull’isolamento delle zone rosse, da cui migliaia di persone sono fuggite in massa prima che le strade venissero chiuse dai posti di blocco: «Se voleva frenare il contagio, Conte ha ottenuto il risultato opposto: diffonderlo ulteriormente, dalla Lombardia alle altre regioni».«Entro il 2020 diventerà di prassi indossare in pubblico mascherine chirurgiche e guanti di gomma, a causa di un’epidemia di grave malattia simile alla polmonite, che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria ad ogni tipo di cura». Lo scriveva nel 2004 Sylvia Browne nel libro “Profezie”, sottotitolo “Cosa ci riserva il futuro”, edito in Italia nel 2006 da Mondadori. «Tale patologia – vaticinava l’autrice, statunitense – sarà particolarmente sconcertante perché, dopo aver provocato un inverno di panico assoluto, sembrerà scomparire completamente per altri dieci anni, rendendo ancora più difficile scoprire la sua causa e la sua cura». Sembra proprio lui, il coronavirus, annunciato con 16 anni di anticipo. «Righe che inducono alla riflessione», ammette Gianfranco Carpeoro: «Mi piacerebbe leggere tutto il libro, vedrò di ordinarlo». La Browne, considerata una “sensitiva”, ha scritto decine di volumi sulle sue doti “medianiche” che si sarebbero palesate fin da quando era bambina. Morta nel 2013 in California, aveva partecipato come consulente per polizia e Fbi ad oltre 100 casi di sparizioni e omicidi. Un vero mistero, secondo Carpeoro, avvolge invece l’emergenza attuale: siamo sicuri di sapere cosa sta succedendo, davvero, in Italia e nel mondo?
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Tentazione: usare l’emergenza per un golpe, incluso il Mes
Il coronavirus sembra non volerne sapere dei modelli matematici fatti apposta per ingabbiarlo: le cifre crescono, e così assistiamo a una moltiplicazione dell’incertezza, mentre si consuma il balletto quotidiano dell’indecisione del governo. Attenti: il momento è propizio per instaurare uno “stato d’eccezione”. Lo afferma il professor Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale alla Cattolica di Milano, intervistato da Federico Ferraù sul “Sussidiario“. «L’emergenza – spiega Mangia – consente di fare infinite cose che in condizioni normali non si potrebbero fare», dalla nomina di un “commissario al coronavirus” fino alla firma del Mes, passando per l’introduzione forzata del wireless 5G. Esistono precedenti: all’indomani del terremoto di Messina del 1908, lo Stato neo-unitario inventò l’istituzione del decreto-legge. «La disciplina dell’emergenza si è sviluppata simultaneamente in tutta Europa, e se n’è fatto ampio uso durante e soprattutto subito dopo la Prima Guerra Mondiale: basti pensare a una calamità come l’influenza spagnola, che uccise soltanto in Italia quasi 400.000 persone». Un giurista come Santi Romano diceva che l’emergenza è una fonte del diritto: «Vale sicuramente per il coronavirus. Pensiamo al decreto-legge 6/2020 appena varato dal governo e ad altro che potrebbe arrivare».
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Radio Maria: il coronavirus è un castigo di Dio, colpa nostra
«Il coronavirus come una delle piaghe inviate da Dio sugli uomini per convertirli». La singolare tesi arriva da “Radio Maria”, l’emittente cattolica con share altissimi a livello nazionale. In uno dei programmi più seguiti – quello delle prediche di padre Livio Fanzaga, un ultrà della fede che solitamente fa riferimento ai messaggi “sovrannaturali” della Madonna di Medjugorje – è stata avanzata la singolare congettura, scrive il “Messaggero”. Sull’origine del coronavirus, «la pandemia che si è abbattuta sull’umanità», il sacerdote di Dalmine, nel Bergamasco, ha ben pochi dubbi: si tratterebbe di «un avvertimento che arriva direttamente dalla vergine di Medjugorje e che sarebbe stato veicolato attraverso i veggenti in uno dei messaggi periodici». Ai microfoni di “Radio Maria”, continua il “Messaggero”, l’epidemia viene prima accostata simbolicamente a quella raccontate dal Manzoni a Milano nel 1600, poi alla peste nera immortalata da Boccaccio nell’alto medioevo, e infine alla Spagnola che fece un’ecatombe di vittime nella prima decade del secolo scorso. Tutti segni, secondo “padre Livio”, per convertire l’umanità alla fede cattolica e al ritorno del sacro, di cui il Vaticano si considera “esclusivista”.«La natura è ormai ostile a noi e con questo coronavirus abbiamo aperto gli occhi, perché è arrivato in un momento propizio: basta ascoltare il messaggio della Madonna di Medjugorie dato a Ivan il 17 settembre, nel quale afferma che si sta realizzando il periodo di Satana». Quindi l’epidemia, prosegue il sacerdote, è vista come una punizione divina, un segnale di allerta, un avvertimento per indicare ai fedeli di ritornare alla via maestra. “Padre Livio” ricorda anche che la presunta pandemia (finora, tecnicamente, solo “epidemia”) ha avuto avvio in Cina, «un paese dove avvengono persecuzioni anticristiane». Il morbo si è poi trasferito in Italia, dove il secolarismo starebbe cancellando i tratti del sacro e le radici della fede nazionale. «Si tratta di un ammonimento che ci dice che ci vuole poco per metterci in ginocchio», e che «bisogna tenere sempre in mano la corona del rosario», avverte Livio Fanzaga. Per lui, «il tempo dei segreti si avvicina», conclude il “profeta” radiofonico, con la consueta sobrietà. E non è che l’inizio: «Ci saranno cose terribili, come guerre, epidemie, sconvolgimenti della natura».“Radio Maria”, l’emittente cattolica più ascoltata al mondo, si definisce «una radio ecclesiale privata, sostenuta unicamente dalla preghiera, dai sacrifici e dalle offerte dei suoi ascoltatori: un miracolo di volontariato». Nel 2016, “Repubblica” scriveva: «L’emittente ha ricevuto in tre anni oltre due milioni di fondi statali». Pesanti le critiche della Corte dei Conti per l’assenza di criteri per assegnarli. Forti anche le polemiche politiche per l’anatema di “Radio Maria” contro lo Stato italiano, “colpevole” di aver varato le unioni civili. Uno speaker, padre Giovanni Cavalcoli, è stato sospeso dopo le sue affermazioni sul terremoto come «castigo di Dio». Fondata nel 1987, “Radio Maria” vanta 150 conduttori, 50 tecnici e 80 studi mobili, trasmettendo in ogni continente. Il “miracolo di volontariato” diffonde le sue frequenze attraverso 84 reti in ben 77 nazioni, supportate da altre 22 stazioni radiofoniche che trasmettono anche nella lingua locale.Il direttore, “padre Livio”, classe 1940, ordinato sacerdote nell’ordine dei Padri Scolopi, nel 1966 si è laureato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma (poi anche in filosofia alla Cattolica di Milano). Folgorato nel 1987 da un pellegrinaggio a Medjugorje, Livio Fanzaga si sente, da allora, il megafono italiano della presunta apparizione “soprannaturale” in Croazia, rispetto alla quale il Vaticano stesso resta tuttora estremamente prudente. Fanzaga è anche autore di una quantità pressoché sterminata di libelli, promossi da “Radio Maria”, i cui titoli parlano da soli: “L’umanità al bivio, Medjugorje nel tempo dell’impostura anticristica”. Oppure: “L’Apocalisse è cominciata”, “L’inganno del modernismo”, “La donna e il drago”, “Inchiesta sull’inferno”. «L’Apocalisse – scrive Fanzaga – offre una chiave di interpretazione che, per i credenti, è l’unica che permette di mettere a fuoco l’attuale fase del cammino umano, caratterizzata da un attacco virulento dell’impero delle tenebre, volto a dissolvere la fede, scompaginare la Chiesa, cancellare la presenza di Gesù Cristo e intronizzare l’uomo al posto di Dio, in modo tale che Satana possa riprendersi il dominio del mondo e trasformarlo nel suo regno di morte». Da qui al coronavirus, come si può capire, il passo è brevissimo.«Il coronavirus come una delle piaghe inviate da Dio sugli uomini per convertirli». La singolare tesi arriva da “Radio Maria”, l’emittente cattolica con share altissimi a livello nazionale. In uno dei programmi più seguiti – quello delle prediche di padre Livio Fanzaga, un ultrà della fede che solitamente fa riferimento ai messaggi “sovrannaturali” della Madonna di Medjugorje – è stata avanzata la singolare congettura, scrive il “Messaggero“. Sull’origine del coronavirus, «la pandemia che si è abbattuta sull’umanità», il sacerdote di Dalmine, nel Bergamasco, ha ben pochi dubbi: si tratterebbe di «un avvertimento che arriva direttamente dalla vergine di Medjugorje e che sarebbe stato veicolato attraverso i veggenti in uno dei messaggi periodici». Ai microfoni di “Radio Maria”, continua il “Messaggero”, l’epidemia viene prima accostata simbolicamente a quella raccontate dal Manzoni a Milano nel 1600, poi alla peste nera immortalata da Boccaccio nell’alto medioevo, e infine alla Spagnola che fece un’ecatombe di vittime nella prima decade del secolo scorso. Tutti segni, secondo “padre Livio”, per convertire l’umanità alla fede cattolica e al ritorno del sacro, di cui il Vaticano si considera “esclusivista”.