Archivio del Tag ‘Stato’
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Fine dell’università per tutti, si torna alla scuola d’élite
I giovani italiani rinunciano all’università: è la fine di un sistema democratico basato sulla fiducia nel futuro, grazie alla promozione sociale di massa. Impressionanti i dati su quella che Carlo Formenti definisce «l’apocalisse dell’università italiana». Ovvero: 58.000 iscritti in meno, un calo del 17% rispetto a dieci anni fa, mentre i professori diminuiscono a un ritmo ancora più rapido (meno 22% negli ultimi sei anni). Risultato: il rapporto medio fra studenti e docenti (18,7%) continua a essere il più alto d’Europa. Altro poco invidiabile record europeo: abbiamo la più bassa percentuale di laureati nella fascia di età fra i 30 e i 34 anni, appena il 19% a fronte di una media europea del 30%. Cala anche il numero delle borse di studio, peraltro di entità ridicola, assieme ai finanziamenti ordinari, mentre «di quelli per la ricerca è meglio tacere». Perché i giovani disertano gli atenei? Ormai «non credono più che la laurea rappresenti una risorsa strategica per spuntare redditi dignitosi su un mercato del lavoro sempre più avaro».
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Debito, basta ricatti: Obama dichiara guerra a Wall Street
La Casa Bianca dichiara guerra alla finanza speculativa: clamorosa la decisione di Barack Obama, che chiederà 5 miliardi di dollari all’agenzia di rating “Standard & Poor’s” a titolo di risarcimento per i danni causati dalla crisi dei mutui subprime: secondo il governo, il colosso del rating avrebbe ampiamente “gonfiato” le valutazioni di alcuni mutui ipotecari, pur essendo a conoscenza dei rischi che di lì a poco avrebbero scatenato l’inferno della più profonda recessione dagli anni della Grande Depressione. Finora, gli unici politici ad aver messo alla berlina la finanza erano stati gli islandesi, giunti a spedire in galera 9 banchieri accusati del crack del 2008, mentre in Italia – contro le agenzie di rating – si sono mossi i giudici di Trani, secondo cui “Standard & Poor’s” e “Fitch” avrebbero provocato un danno all’Italia stimato in 120 miliardi di euro, generato da analisti finanziari incompetenti e notizie manipolate “a orologeria”, per arrivare alla “tempesta dello spread” che ha insediato il governo Monti su mandato di Bruxelles per conto della finanza internazionale.
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Vergogna Ustica: uccisi dalla Nato e poi traditi dallo Stato
Parliamo ancora di Ustica, e credo che non sarà l’ultima volta. La Cassazione civile ha contraddetto la Cassazione penale: il Dc-9 dell’Itavia fu abbattuto da un missile della Nato. Quindi vuol dire che lo Stato italiano viene riconosciuto da un suo supremo tribunale come doppiamente colpevole. Prima, per non aver difeso e protetto la vita di cittadini innocenti e inermi. E, dopo, per aver protetto i colpevoli nel corso di 33 anni di storia del nostro paese. Lo si sapeva; l’aveva già detto il giudice Rosario Priore nel 1999 guardando quelle palline verdi che si muovevano sui radar (le registrazioni) e rendendosi conto che, attorno a quell’aereo, in quel momento c’erano almeno 6 aerei militari della Nato: francesi, americani, italiani. Là attorno era in corso un’operazione di guerra: forse si stava inseguendo un Mig libico, forse si stava inseguendo un altro aereo che aveva a bordo Muhammar Gheddafi. Sbagliarono la mira. E lo rivelò nel 2007 un’altra persona che ha sempre saputo moltissime cose: Francesco Cossiga.
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Povera Italia: con l’euro e Monti, redditi retrocessi al 1986
Grazie euro, grazie Monti, grazie Europa. Il reddito disponibile degli italiani scivola ancora e nel 2013 tornerà ai livelli di 27 anni fa. Secondo un’analisi di “Rete Imprese Italia” il dato è sceso a meno di 17.000: precisamente, 16.955 euro pro capite, contro i 17.337 dello scorso anno. Nel 2007, anno di inizio della crisi, il reddito medio degi italiani era di 19.515 euro. In pratica, sono 2.500 euro in meno dall’inizio dell’esplosione della grande crisi che sta scuotendo l’Occidente e letteralmente mettendo in ginocchio i paesi dell’Eurozona, dove gli Stati hanno perso ogni forma di sovranità finanziaria e sono “costretti” a ricorrere alla spirale suicida dell’inasprimento fiscale su famiglie e aziende. E’ la prova di quello che gli economisti democratici definiscono “economicidio”: impoverire un paese a tavolino, tagliando la spesa pubblica che sorregge il benessere diffuso e quindi anche il settore privato, con la domanda di prodotti, servizi e consumi.
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Imprese agli operai: si può fare, se lo Stato li aiuta
Usare i beni dello Stato non per privatizzarli, ma come garanzia per le aziende che non vogliono chiudere. O meglio: per i lavoratori che intendono resistere alla chiusura, vedendo ancora spazi di mercato su cui collocare il prodotto del loro lavoro. Produzione a corto raggio, destinata al territorio. Tutto sarebbe risolto, a monte, se l’Italia disponesse di moneta sovrana: a salvare l’economia basterebbe lo Stato. Ma, dovendo sottostare al regime disastroso dell’Eurozona, l’emissione finanziaria statale è impraticabile. Arrendersi alla castastrofe? Al contrario: pur in queste difficilissime condizioni, è possibile trovare risorse alternative per risollevare l’economia. Lo sostiene Aldo Giannuli, dopo uno sguardo rassegnato all’offerta elettorale, una «fiera dell’ovvio» dove tutti promettono crescita, giustizia sociale, equità fiscale, efficienza e occupazione, ma senza uno straccio di idea. Zero assoluto: nessuna soluzione da Monti, Bersani e Berlusconi, ma neppure da Vendola, Ingroia e Grillo.
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Trattativa Stato-mafia, fin dai tempi del bandito Giuliano
Avvelenato in carcere, come da copione, per impedirgli di parlare. E’ la tragica fine di Gaspare Pisciotta, noto come il luogotenente “infedele” di Salvatore Giuliano, rievocata nel film di Francesco Rosi del 1962. La tesi: Pisciotta fu assassinato per evitare che raccontasse la verità, smentendo la versione ufficiale. Ovvero: Giuliano non cadde in un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine, ma fu “venduto”, tradito e giustiziato in un vero e proprio agguato. Sicuri? No, non più. Perché Pisciotta forse custodiva altri segreti, ancora peggiori. Per esempio: è possibile che a cadere nell’imboscata di Castelvetrano, 5 luglio 1950, non sia stato Salvatore Giuliano, ma un suo sosia. Il vero Giuliano non è morto quella notte in provincia di Trapani, ma è riparato negli Usa sotto falso nome? Se fosse ancora vivo, oggi avrebbe 90 anni. Fantasma scomodo, quello del “bandito” di Montelepre. Autore del massacro di Portella della Ginestra, la “madre di tutte le stragi”: all’origine di quello che oggi si chiama “trattativa Stato-mafia”. Obiettivo: strategia della tensione, per condizionare la democrazia.
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Debito lacrime e sangue? No, basta un lingotto di platino
Sta’ a vedere che, per uscire dal ricatto del debito, può bastare un semplice “gettone” di platino, sia pure targato Federal Reserve e con impressa la classica dicitura “In God we trust”. Hanno fiducia in Dio? Sì, naturalmente. Specie se si tratta dell’onnipotente divinità statunitense di Buffalo Bill, quella che “protegge la frontiera e custodisce la ferrovia”. E che oggi, per volere del Segretario al Tesoro, autorizza la creazione di un mini-lingotto in metallo pregiato, del valore di un trilione di dollari, che il Segretario di Stato potrà depositare nella cassaforte della banca centrale. Da quel preciso momento, scrive Giulietto Chiesa, il governo di Washington «potrebbe tranquillamente spendere quella cifra per fare ciò che uno Stato che si rispetti deve fare: che so, pagare le pensioni, o finanziare l’assistenza agli anziani, o quella sanitaria, o costruire scuole o qualunque altra attività saggiamente programmata».
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Bilderberg: i fanatici del rigore dietro le stragi di Stato
C’era il Bilderberg dietro alle stragi impunite, quelle degli “anni di piombo”. Lo rivela Ferdinando Imposimato, che da magistrato inquirente si occupò dei casi più scottanti, dal rapimento Moro all’attentato al Papa. A “inciampare” nella potentissima lobby politico-finanziaria mondiale, oggi accusata di pilotare l’euro-crisi per restituire il potere assoluto alle élite planetarie amputando la nostra sovranità democratica col ricatto del debito, fu il giudice Emilio Alessandrini, assassinato dai terroristi di “Prima Linea” nel 1979. Impegnato nelle indagini su piazza Fontana, Alessandrini “scoprì” il ruolo dell’allora oscuro Bilderberg trent’anni prima che il grande pubblico venisse a conoscenza della sua esistenza. Il più esclusivo club finanziario mondiale era direttamente responsabile delle stragi e della strategia della tensione, sostiene oggi Imposimato, che ha scovato documenti inediti, pubblicati nel libro “La Repubblica delle stragi impunite”.
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Affari e Finmeccanica: ecco perché l’India trattiene i marò
Non è possibile che un incidente come quello di cui sono stati protagonisti i due marò del San Marco, colpevoli o innocenti che siano, possa portare a una crisi così clamorosa nei rapporti fra Italia e India. Lo sostiene Davide Giacalone, editorialista di “Libero”, secondo cui i due militari sarebbero soltanto due sfortunate pedine di un gioco molto più grande, fatto di affari legati alle commesse di un’azienda strategica, Finmeccanica. Mazzette promesse e poi non versate? Al di là delle clamorose “tifoserie” che il caso ha letteralmente scatenato, secondo Giacalone «si dimostra che le autorità indiane non ce l’hanno con i due militari, ma con l’Italia», e che la contesa «non è esclusivamente su una competenza e una procedura penale, ma sugli interessi dei due Paesi». I due soldati sono accusati d’omicidio: «E noi dovremmo credere che si concede la licenza a due presunti omicidi, dopo il pagamento di una cauzione (826 mila euro) non destinata a garantire la libertà fino al processo, ma il ritorno a casa per le feste natalizie?».
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Caccia alle streghe: così muore l’ultimo eroe democratico
«Nella società umana – ci insegnava il professor Ringold – la trasgressione più grande di tutte è pensare – il pen-sie-ro-cri-ti-co, – diceva il professor Ringold, battendo le nocche sul piano della cattedra per scandire ogni sillaba – ecco l’estrema trasgressione». Nel romanzo “Ho sposato un comunista” di Philip Roth, il professor Ringold è un vecchio insegnante di liceo (ormai novantenne) passato attraverso la caccia alle streghe scatenata negli Stati Uniti d’America tra l’immediato dopoguerra e la metà degli anni ’50, quando migliaia di persone, intellettuali, scrittori, cittadini di ogni ceto sociale e di ogni età furono messi sotto accusa perché sospettati di coltivare idee socialiste («È stata una vera e propria ondata di fascismo, la più violenta e dannosa che questo paese abbia mai avuto», ebbe a dire Eleanor Roosevelt).
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Brancaccio: debito, da Berlusconi una lezione a Santoro
Silvio Berlusconi poteva essere attaccato per avere impresso una tremenda accelerazione ai processi di precarizzazione del mercato del lavoro italiano; per aver contribuito più di altri al depotenziamento della contrattazione nazionale sui salari; per avere assecondato un micidiale regresso culturale, oltre che giuridico, nel campo dei diritti civili; più in generale, per esser stato convinto propugnatore di una visione aziendale e quindi autoritaria dello Stato. Poteva esser messo sul banco degli imputati politici per avere ridotto la politica industriale nazionale a una scassata congerie di prebende, lassismo fiscale, riduzione dei controlli sulla sicurezza del lavoro. Poteva essere accusato di aver contribuito in modo decisivo al dilagare di una concezione magliara delle relazioni sociali, affettive e sessuali.
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Gallino: agenda Monti impraticabile, senza moneta sovrana
L’agenda Monti, cioè quella di Bruxelles, è tecnicamente impraticabile: 50 miliardi l’anno di tagli extra, più 80 miliardi di interessi sul debito pubblico. Tutto questo grazie al Fiscal Compact, il grande tabù della campagna elettorale, chi si evita accuratamente di analizzare. Lo denuncia il sociologo Luciano Gallino: gli impegni-capestro contratti dal nostro paese e dagli altri Stati membri dell’Unione Europea con il Trattato sulla stabilità e la governance nell’unione economica e monetaria, imporranno all’Italia decenni di impoverimento. Secondo l’articolo 4 del trattato sui bilanci europei, ogni Stato deve infatti ridurre di un ventesimo all’anno la quota del proprio debito. Per il 2013 significa tagli per 50 miliardi, ma la cifra nei prossimi anni potrebbe ulteriormente crescere, visto l’aumento continuo del nostro debito, senza più l’argine di una banca centrale sovrana che emetta denaro a costo zero.