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Archivio del Tag ‘storia’

  • Rifkin: energia da ogni casa, la rivoluzione siamo noi

    Scritto il 19/1/12 • nella Categoria: idee • (2)

    La seconda rivoluzione industriale, alimentata dal petrolio e dagli altri combustibili fossili, è entrata in un finale di partita molto pericoloso; i prezzi crescono, la disoccupazione resta alta, il debito si è impennato e la ripresa sta rallentando. Peggiora ancora il cambiamento climatico provocato dai combustibili fossili, base energetica dell’attività industriale. Di fronte a un collasso dell’economia globale, l’umanità è alla disperata ricerca di una nuova visione che ci porti nel futuro. Le grandi rivoluzioni economiche della storia si verificano quando le nuove tecnologie della comunicazione convergono con i nuovi sistemi energetici. Le rivoluzioni energetiche possono rendere il commercio più ampio ed integrato. Se accompagnate da rivoluzioni nei mezzi di comunicazione, consentono la gestione di nuove e più complesse attività commerciali.

  • Salvare il pianeta? Prima, salviamo il genere umano

    Scritto il 07/1/12 • nella Categoria: idee • (29)

    È più facile rimettere in discussione i nostri sistemi di consumo piuttosto che quelli di produzione? Se nessuno più ignora l’ampiezza della crisi ambientale che l’umanità sta affrontando, la crisi di civiltà a cui questa si accompagna rimane poco conosciuta. Non si può tuttavia uscire dall’impotenza se non la si diagnostica e non se ne misura l’effettiva gravità. Il pianeta Terra, modo di dire per designare il nostro habitat naturale, peggiora a vista d’occhio, ne siamo largamente consapevoli e non c’è formazione politica che non includa, almeno nei suoi discorsi, la causa ecologica. Il pianeta Uomo, modo di dire per designare il genere umano, peggiora in maniera altrettanto allarmante, ma non si è consapevoli del livello di gravità raggiunto e non c’è formazione politica in grado non foss’altro di attribuire alla causa antropologica un’importanza pari a quella ecologica.

  • Bocca e la val Susa: No Tav, ma senza coltivare illusioni

    Scritto il 27/12/11 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    E’ assolutamente normale che, dopo l’annuncio della morte di Giorgio Bocca giri negli ambienti notav una sua frase riportata sul “Venerdì di Repubblica” (30/12/2005). Praticamente, all’indomani dei grandi casini successi in valle di Susa: “Se vi sento dire la parola Tav sparo. Se vi sento dire che la Tav, l’alta velocità, è indispensabile, necessaria al progresso, tiro su dal pozzo il Thompson che ci ho lasciato dalla guerra partigiana. Perché d’inevitabile in questo stolto mondo c’è solo l’incapacità della specie a controllare la suo conigliesca demografia, le sue moltiplicazioni insensate. Il progresso!”.

  • Addio Giorgio Bocca, l’ultimo partigiano della verità

    Scritto il 26/12/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    «Io sono l’ultimo», grida il ribelle di Auschwitz. Ha già al collo la corda del boia nazista, e le sue parole dilagano nel deserto raggelato del terrore sulla Appelplatz, davanti ai prigionieri schierati per lo spettacolo, con la testa china e piena di vergogna per il coraggio solitario e irraggiungibile di quell’oscuro individuo senza nome che aveva osato sfidare la legge infernale del lager. E’ una delle pagine memorabili del diario universale di Primo Levi dal campo di sterminio. “Sì, questo era un uomo”, scrisse Giorgio Bocca in un altrettanto memorabile articolo di fondo, su “Repubblica”, per prendere commiato dal grande scrittore torinese: stesso nitore spietato, stessa fermezza. Una lucidità titanica, più forte dell’emozione, coltivata giorno per giorno da una sorta di religione laica, in nome di un umanesimo irriducibile.

  • Depressione in arrivo: è la madre delle guerre mondiali

    Scritto il 18/12/11 • nella Categoria: idee • (3)

    Christine Lagarde, direttrice del Fmi, va nel solco di quanto detto più volte negli ultimi tempi anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Due fra le figure istituzionali più potenti del mondo hanno dato via libera al ritorno della parola Depressione, e a tutte le paure economiche e politiche da essa richiamate. Chi ha responsabilità pubblica a quel livello non accenna alla “possibilità” di un depressione se non c’è la concreta prospettiva di una “reale” depressione. La depressione, a differenza della recessione, non si presenta come una fase “ciclica” fra le tante del sistema capitalistico. È invece una notevole flessione di lungo periodo nelle attività economiche, per giunta in più economie di vari paesi.

  • Schiavi dell’euro: la Bce lucra sul denaro che ci spetta

    Scritto il 18/12/11 • nella Categoria: idee • (12)

    Domanda: ma l’euro di chi è? Nessuna norma del Trattato di Maastricht dice di chi dev’essere la proprietà dell’euro. E siccome dal silenzio su questo argomento fondamentale nasce l’incertezza di tutti i rapporti di debito e credito nella fase della circolazione monetaria, è chiaro che l’euro allo stato attuale non è affidabile. E’ vero che le banche centrali europee hanno emesso la moneta, prestandola. Però questa regola, che è una prassi bancaria – che noi abbiamo dimostrato illegittima, perché il titolare della moneta non può essere la banca ma la collettività nazionale – se è stata tollerata, per prassi, dalle banche centrali nazionali, non può essere tollerata, per prassi, nei confronti della Banca Centrale Europea.

  • Preve: intellettuali e rinnegati di sinistra, feccia di venduti

    Scritto il 15/12/11 • nella Categoria: idee • (4)

    Domenica 4 dicembre, gli italiani hanno assistito in diretta televisiva «alla somatizzazione della crisi capitalistica» sotto forma di pianto: quello di Elsa Fornero, membro della giunta tecnocratica di Mario Monti. Lacrime di coccodrillo? Senz’altro, se sgorgano nel momento supremo in cui il “governo tecnico” spiega quanto e come abbatterà la sua scure sul totem sociale delle pensioni. Eppure, il filosofo Costanzo Preve valuta positivamente lo sfogo della neo-ministra: «Monti e Draghi, serpenti british senz’anima, non lo avrebbero fatto mai». Insomma, «forse non tutto è ancora perduto», dice Preve, «se il complesso di colpa si intrufola nel gruppo sociale più osceno della storia umana». Lacrime o meno, il pericolo sono proprio loro: gli intellettuali che, per il pensatore comunitarista, hanno “tradito il popolo” nel modo più subdolo.

  • Denaro per noi, non contro di noi: tutti a lezione da Wray

    Scritto il 14/12/11 • nella Categoria: segnalazioni • (7)

    Decenni di crisi e di stentata sopravvivenza grazie all’aiuto dello Stato. Poi arriva l’uomo di Detroit, e che fa? Appena la Fiat rialza la testa, anziché rilanciare il lavoro, ne approfitta per demolire cinquant’anni di diritti: fine dell’umanesimo operaio. E’ la globalizzazione, si giustifica Marchionne. La dittatura della finanza: un padrone remoto che emana diktat e impone contratti-capestro, prendere o lasciare. Il tutto, nell’assordante impotenza della politica, ridotta a subire gli ordini impartiti dai tecnocrati di Bruxelles, i maggiordomi dei veri padroni del mondo: le grandi multinazionali, il super-potere finanziario che ricatta popoli interi con lo spettro del debito. Come se ne esce? In un solo modo: recuperando sovranità. A cominciare dalla moneta: non più un cappio al collo, ma una leva formidabile a nostra completa disposizione, progettata per il nostro benessere dal nostro maggiore “sindacato”: lo Stato.

  • Pensare come le montagne, o non avremo scampo

    Scritto il 02/12/11 • nella Categoria: Recensioni • (1)

    Cialtroni pubblici e truffatori della finanza, politici-fantasma e replicanti dello “sviluppo” alle prese col delirio tragicomico della “crescita” ormai impossibile: un film horror? C’è di peggio. Se si spalanca la finestra sulla realtà, quella vera, si può restare stecchiti: teoricamente, siamo alle soglie del suicidio del pianeta. Mai, nella sua storia, la Terra ha dovuto affrontare problemi come quelli di oggi. Mentre assistiamo allo sfacelo quotidiano di una delle tante crisi, quella economica, il mondo là fuori sta letteralmente collassando: esplosione demografica, deserto che avanza, acqua che non basta più. Previsioni: catastrofiche. Molte le analisi, e non uno straccio di soluzione. Nell’era di Internet, siamo ciechi al futuro: possibile? Nessuno che avanzi una via d’uscita ragionevole? Inutile attendere risposte: occorre agire, e subito.

  • Monti fallirà: non si esce dalla crisi col massacro sociale

    Scritto il 24/11/11 • nella Categoria: idee • (1)

    Confesso che non sono sceso in piazza con la bandiera tricolore per festeggiare la caduta di Berlusconi. Ho passato questi ultimi 17 anni a combattere Berlusconi, la sua cultura, le sue prepotenze. Prima ho fatto lo stesso con il suo maestro Craxi. Eppure la sera del 12 novembre non l’ho sentita come una liberazione. I paragoni storici che si stanno facendo mi paiono fuorvianti. Come Marco Revelli, non vedo nessun 25 aprile in atto. Non mi risulta che il governo di allora fosse di larghe intese tra Cln e Repubblica sociale. Ma non vedo nemmeno un chiaro 25 luglio, se non per l’annuncio del governo Badoglio: «La guerra continua».

  • Alpinista del cielo: l’impresa di Geo Chávez diventa canzone

    Scritto il 26/10/11 • nella Categoria: Recensioni • (Commenti disabilitati)

    “Era andato lontano da pioniere lassù, sorridendo nel vento tra le nuvole blu”: cent’anni dopo, la voce intenerita di Giorgio Conte accarezza il volo cosmonautico di un ragazzo franco-peruviano del 1887, l’alpinista del cielo decollato per salutare l’infanzia del nuovo mondo, quando il cosmo alpino si fermava ancora ai duemila metri di quota del Sempione. Orizzonte acuminato, da sorvolare a bordo di «trabiccoli che facevano salti di pulce, più simili a insetti volanti che ai moderni mezzi di volo transoceanico», dice lo scrittore Carlo Grande, ora nei panni di paroliere, autore del brano che sfolgora per intensità e bellezza nell’ultimo album del fratello di Paolo Conte, celebrando l’impresa vittoriosa e sfortunata del ragazzo-libellula, “Geò”, il primo che osò scavalcare le Alpi.

  • Un tempio riscrive la civiltà: così nacque l’agricoltura

    Scritto il 19/5/11 • nella Categoria: Recensioni • (Commenti disabilitati)

    Sì, il paradiso terrestre esisteva. E anche se non c’entrano serpenti e mele l’abbiamo perduto, nel momento in cui abbiamo deciso di rompere il patto con la natura: quando abbiamo cominciato a scannarci per il possesso del nuovo bene primario dell’umanità, la terra coltivata. E’ una rivelazione clamorosa, quella dell’archeologo Klaus Schmidt, che ha scoperto in Turchia un tempio gigantesco, che risale a migliaia di anni prima delle Piramidi. Se fino a ieri si riteneva che, per costruire edifici così grandi e impegnativi, la civiltà fosse già in possesso dell’agricoltura, unico mezzo per mantenere sul posto centinaia o migliaia di operai, Schmidt ribalta il concetto: l’agricoltura è nata proprio per questo, per poter costruire quell’edificio religioso.

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