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Magaldi: Pompeo a Roma avvisa i ‘cinesi’ Conte e Bergoglio
«Benvenuto a Mike Pompeo, al “fratello” Mike Pompeo, segretario di Stato americano, che sta venendo in Italia anche a spiegare – al Vaticano e agli ambienti politici – che deve finire, la vicinanza al partito “cinese”, trasversale e sovranazionale, che in Italia si è allargato un po’ troppo». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente del network massonico progressista, usa parole più che esplicite per accogliere nel nostro paese il “ministro degli esteri” statunitense, atteso a Roma nei prossimi giorni. A Pompeo, Magaldi rivolge un benvenuto «sincero e affettuoso», nonché «fraterno», a rimarcare la comune identità massonica. Con questa visita, il braccio destro di Trump «segnerà una soluzione di continuità con tante cose sbagliate, che riguardano anche la politica vaticana verso la Cina ma soprattutto l’infiltrazione del partito “cinese” (orientale e occidentale), che purtroppo ha forti addentellati in diverse, cosiddette democrazie occidentali». Magaldi lo definisce «un partito trasversale che vuole proporci un nuovo paradigma politico-sociale, ed è un partito che va sconfitto: Mike Pompeo – sottolinea Magaldi – verrà a dirlo chiaro e tondo, a tutti i principali rappresentanti della classe dirigente italiana».Autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) che svela il ruolo occulto delle superlogge mondiali nella sovragestione del potere, Magaldi ha ammesso che, nel 2016, le Ur-Lodges progressiste appoggiarono Trump, contribuendo al suo successo. «Uno dei grandi meriti della vittoria di Trump, anzitutto alle primarie repubblicane – dice oggi Magaldi – fu quello di aver impedito che Jeb Bush arrivasse alla nomination: già di questo, il mondo dovrebbe essere grato, a Trump». Nel suo saggio, Magaldi accusa i Bush di aver promosso – attraverso la superloggia “Hathor Pentalpha” – la strategia della tensione basata sul terrorismo internazionale avviata con gli attentati dell’11 Settembre contro le Torri Gemelle. «Una filiera dell’orrore che si è prolungata con l’Isis, che ha potuto seminare il terrore in Medio Oriente durante la presidenza Obama». Magaldi ricorda che lo fu lo stratega Zbigniew Brzezinski – “l’inventore” di Obama – a reclutare in Afghanistan un certo Osama Bin Laden, allora in funzione anti-sovietica. «Iniziato alla superloggia “Three Eyes”, poi Bin Laden passò coi Bush nella “Hathor”, tra lo sconcerto e la delusione dello stesso Brzezinski.Grandi giochi del passato, che probabilmente aiutano a leggere meglio quelli di oggi, che vedono in primissimo piano l’Oms “cinese” e personaggi come Bill Gates. I supermassoni della “Three Eyes” (come appunto Brzezinski e soprattutto Kissinger, patron della Trilaterale) diedero sostanza all’ideologia del neoliberismo, come motore dell’attuale globalizzazione finanziaria, scommettendo sulla Cina come possibile modello alternativo per un Occidente meno democratico e meno libero, in un futuro non lontano. A quanto pare, quel futuro è arrivato: solo che, sal 2001 in poi, è stato accelerato dal terrorismo internazionale promosso dalla “Hathor”, superloggia che ha reclutato – accanto ai Bush – politici di rango come Tony Blair, Nicolas Sarkozy e il turco Erdogan. «Il loro obiettivo – riassume Magaldi – era una progressione anche violenta del programma neoliberista, fondata sul ricorso alla guerra, alla strategia della tensione, allo svuotamento della democrazia, all’imposizione dell’austerity europea incarnata da personaggi come la “sorella” Angela Merkel». Nel frattempo, questa élite ha permesso alla Cina di crescere a dismisura, grazie a regole truccate: niente democrazia e zero libertà, nessun sindacato, niente norme anti-inquinamento. Risultato: la Cina è diventata la nuova manifattura del mondo, a basso costo, mettendo in crisi il lavoro – come da copione – in tutto l’Occidente.Poi, nel 2016, il programma ha subito un imprevisto di portata storica: l’inattesa vittoria, del tutto “accidentale”, di Donald Trump. Letteralmente: un alieno, rispetto al potere neoliberista. Che infatti ha saputo risollevare l’economia anche in modo “rooseveltiano”, cioè aumentando il deficit, per raggiungere la piena occupazione, restituendo fiducia e sicurezza ai lavoratori statunitensi precarizzati da decenni di delocalizzazioni selvagge. Sulle imminenti presidenziali di novembre, Magaldi è ottimista: «Io credo che gli americani sceglieranno ancora Trump. Non bisogna temere la vittoria di Biden: la sua sarebbe una presidenza debole, affidata a un uomo che non ha grandi capacità, ma attorno a Biden ci sarebbe comunque un collegio di amministratori che, in termini di geopolitica, proseguirebbe sulla scia tracciata da Trump». Vale a dire: mantenere l’impegno ad arginare l’espansione dell’influenza cinese in Occidente, almeno fin tanto che la Cina non accetterà di competere alla pari, adottando un regime democratico. «Io credo che Trump meriti una riconferma – sostiene Magaldi – perché ha fatto cose buone, con tutti i limiti del personaggio. E credo che gli americani andranno in questa direzione».Severo, invece, il giudizio di Magaldi su Giuseppe Conte, uomo vicinissimo al Vaticano. L’ex “avvocato del popolo” si è rivelato una sorta di docile strumento del partito “cinese”: lo si è visto nel modo in cui Palazzo Chigi e il Comitato Tecnico-Scientifico hanno imposto all’Italia un lockdown ultra-repressivo, modello Wuhan, ben sapendo che avrebbe fatto precipitare l’economia. Analoghe critiche a Bergoglio: imperdonabile, per Magaldi, la decisione di Papa Francesco di concedere al governo di Pechino il potere di designare i vescovi cattolici in Cina. Uno squillante avvertimento all’establishment italiano e vaticano – Conte e Bergoglio in primis – verrà ora direttamente da Pompeo, impegnato (con Trump) a preservare l’Italia dall’insidiosa influenza del “partito cinese”, cioè il gruppo di potere – largamente atlantico – che oggi avversa Trump negli Stati Uniti, e che negli anni ‘70, soprattutto attraverso un massone reazionario come Kissinger, sdoganò la Cina per farne un modello economico – di successo, ma non democratico – da proporre poi anche in Europa e in America. Magaldi (e lo stesso Pompeo) individuano l’ombra del partito “cinese” persino nell’attuale gestione “psico-terroristica” del coronavirus, emergenza gonfiata dai media e utilizzata per comprimere la libertà e rendere permanente la riduzione dei diritti sociali e civili.Dopo la visita di Pompeo – destinata a lasciare il segno – Magaldi annuncia che il Movimento Roosevelt presenterà il suo “ultimatum” al governo Conte: un pacchetto di proposte per alleviare immediatamente le sofferenze economiche provocate dal lockdown. «Sarà anche calendarizzato l’esordio della Milizia Rooseveltiana», formazione che scenderà in piazza nel caso in cui l’esecutivo non dovesse rispondere, in modo adeguato, alle sollecitazioni “rooseveltiane”. «Finora, l’ultimatum a Conte non è stato ancora presentato, a causa della fluidità della situazione, molto complicata ma anche molto feconda», spiega Magaldi, riferendosi alla tornata elettorale del 20-21 settembre. La visita romana di Pompeo, ribadisce Magaldi, contribuirà a rimescolare ulteriormente le carte, in uno scenario dominato dal caos: governo fragilissimo e in fibrillazione per le elezioni regionali e il referendum, mentre il paese – fermato da Conte per quasi tre mesi – paga un prezzo altissimo, in termini di perdita economica, senza che l’esecutivo abbia saputo indicare una via d’uscita credibile.Il grande problema – l’emergenza sanitaria globale, declinata in modo catastrofico in Italia grazie a Conte – viene letto, da Magaldi, in termini geopolitici: e se è stato proprio il partito “cinese” a trasformare un virus in tragedia globale, esponendo l’Italia a pericoli gravissimi per la tenuta del suo sistema socio-economico, la risposta può venire oggi da Mike Pompeo (e domani da Mario Draghi, che ha proposto un Piano-B già a marzo, sul “Financial Times”: emissione illimitata di denaro, che non si trasformi in debito). Dando per probabile la riconferma di Trump, all’orizzonte il progressista Magaldi individua «quel Robert Francis Kennedy Junior, che col suo discorso a Berlino ci ha scaldato il cuore, ricordando che ogni vera soluzione, per l’umanità, non può prescindere dalla libera partecipazione democratica». Per Magaldi, il figlio di Bob Kennedy «rappresenta una speranza di un “upgrade” significativo, nei prossimi anni, anche nella conduzione della grande democrazia americana».«Benvenuto a Mike Pompeo, al “fratello” Mike Pompeo, segretario di Stato americano, che sta venendo in Italia anche a spiegare – al Vaticano e agli ambienti politici – che deve finire, la vicinanza al partito “cinese”, trasversale e sovranazionale, che in Italia si è allargato un po’ troppo». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente del network massonico progressista, usa parole più che esplicite per accogliere nel nostro paese il “ministro degli esteri” statunitense, atteso a Roma nei prossimi giorni. A Pompeo, Magaldi rivolge un benvenuto «sincero e affettuoso», nonché «fraterno», a rimarcare la comune identità massonica. Con questa visita, il braccio destro di Trump «segnerà una soluzione di continuità con tante cose sbagliate, che riguardano anche la politica vaticana verso la Cina ma soprattutto l’infiltrazione del partito “cinese” (orientale e occidentale), che purtroppo ha forti addentellati in diverse, cosiddette democrazie occidentali». Magaldi lo definisce «un partito trasversale che vuole proporci un nuovo paradigma politico-sociale, ed è un partito che va sconfitto: Mike Pompeo – sottolinea Magaldi – verrà a dirlo chiaro e tondo, a tutti i principali rappresentanti della classe dirigente italiana».
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Veneziani: sogniamo a occhi aperti e viviamo a occhi chiusi
Abbiamo scambiato il giorno con la notte. Sogniamo a occhi aperti, viviamo a occhi chiusi. Non riusciamo a sognare e non riusciamo a vivere la realtà. Due osservazioni di segno opposto, ricorrenti e veritiere per descrivere la vita presente. La chiave per comprendere perché due verità così divergenti hanno un comune fondo di verità è nel loro campo d’applicazione: come succede ai lattanti, abbiamo scambiato il giorno con la notte. Ovvero applichiamo alla veglia le categorie del sogno e al sogno le categorie della veglia. Da un verso cresce la paura della vita e della realtà. Paura della violenza, dello straniero, del razzista, delle malattie, del contagio, del buio, dell’inquinamento. E paura di far figli, di perdere il tenore di vita, paura del futuro ma anche del passato. Allora si cerca rifugio nelle illusioni, nella mitologia secondaria o d’asporto, nel fumo, nelle trasgressioni, nella vacanza, nel video, nella cuffia, nei carrelli della spesa. Non è una novità aggrapparsi alle illusioni: cambiano i veicoli, gli oggetti usati, non gli effetti. In un passato anche recente, le illusioni furono le utopie rivoluzionarie, le ideologie che promettevano paradisi in terra e società perfette. Le illusioni degli uni erano le paure degli altri, il terrore, la violenza.C’era chi bruciava i sogni dopo aver incendiato la realtà e chi faceva il contrario. I disagi, le violenze, le paure del presente sono passate con gli anni dalla sfera pubblica e storica alla sfera intima e privata, ma rivelano la stessa tendenza a scambiare il sogno con la veglia. Quando dovremmo vivere la realtà quotidiana alla luce del sole, fare i conti con ciò che siamo davvero, con il mondo concreto che ci circonda, con la nostra vita, i suoi limiti e le sue imperfezioni, ci rifugiamo nei desideri, inseguiamo chimere, viviamo di universi fittizi, mondi perfetti, società inesistenti, fughe nella realtà virtuale; incapaci di vivere, ci abbandoniamo ai sogni, compreso il sogno della merce. E quando invece dovremmo sognare, lasciare il campo alla libera immaginazione, all’incanto o all’irruzione del mito, allora ci barrichiamo nelle ferree leggi della ragione, nella contabilità, nella tecnica e nei bisogni materiali. Così l’amore è ridotto alla libido, la religione è ridotta a transfert nei cieli dei nostri bisogni e delle nostre paure, l’arte è ridotta all’audience e alle condizioni socio-economiche, le idee ai rapporti di produzione e consumo, la cultura al potere culturale.Ci snaturiamo quando dovremmo vivere secondo natura e ci aggrappiamo alla natura quando dovremmo liberare i sogni soprannaturali. Funzionano a pieno regime le fabbriche dei sogni, dalla fiction all’astrologia: Theodor Adorno in “Stelle su misura” analizzò questo trasloco nella veglia delle allucinazioni oniriche e delle psicosi notturne. L’inversione tra il giorno e la notte, tra il sogno e la veglia, trovò nel surrealismo e poi nel ’68 una formula di successo: l’immaginazione al potere. Il risultato fu rovesciare l’uomo, farlo camminare con la testa e pensare con i piedi, cioè con la praxis, ribaltando così il rapporto col cielo e la terra. I malesseri del presente – come i dolorosi furori del passato – hanno quella stessa matrice: sogniamo quando dovremmo vivere, viviamo quando dovremmo sognare. Dormienti di giorno, insonni di notte, apriamo gli occhi quando è buio, li chiudiamo quando c’è il sole. Pesanti nella leggerezza e leggeri nella gravità.Gli psicanalisti, come Hethan Watters, raccontano cosa succede quando si perdono i sogni di notte e la realtà di giorno. È la chiave più giusta per spiegare la malattia occidentale: la pretesa di calcare il cielo con i piedi e di camminare con la testa. Così i nostri dei e i nostri miti sono pedestri, all’altezza delle nostre suole, o al più dell’inguine, e la nostra vita terrena si perde nel cervello, in quella tirannia dell’immaginazione sulla realtà, del cervello sulla vita concreta che Paul Celàn, prima di suicidarsi, chiamava psicocrazia. I miti caduti in terra si chiamano malattie. Viviamo bene in stato di sospensione e di incoscienza, da automi e fruitori dell’attimo. Quando viviamo male, i sogni si fanno incubi e la realtà si fa maledizione inflitta da altri. Così la vita diventa una confortevole patologia. La via d’uscita, facile a dirsi e ardua a realizzarsi, è restituire i sogni alla notte e la veglia al giorno, ridare il cielo agli dei e la terra agli uomini, ripristinando il duplice bisogno di miti e di realtà che ci rende uomini, mai scambiandoli di posto e di momento.(Marcello Veneziani, “Sogniamo a occhi aperti, viviamo a occhi chiusi”, dal libro “Alla luce del mito”, edito da Marsilio nel 2017; estratto proposto dal sito di Veneziani).Abbiamo scambiato il giorno con la notte. Sogniamo a occhi aperti, viviamo a occhi chiusi. Non riusciamo a sognare e non riusciamo a vivere la realtà. Due osservazioni di segno opposto, ricorrenti e veritiere per descrivere la vita presente. La chiave per comprendere perché due verità così divergenti hanno un comune fondo di verità è nel loro campo d’applicazione: come succede ai lattanti, abbiamo scambiato il giorno con la notte. Ovvero applichiamo alla veglia le categorie del sogno e al sogno le categorie della veglia. Da un verso cresce la paura della vita e della realtà. Paura della violenza, dello straniero, del razzista, delle malattie, del contagio, del buio, dell’inquinamento. E paura di far figli, di perdere il tenore di vita, paura del futuro ma anche del passato. Allora si cerca rifugio nelle illusioni, nella mitologia secondaria o d’asporto, nel fumo, nelle trasgressioni, nella vacanza, nel video, nella cuffia, nei carrelli della spesa. Non è una novità aggrapparsi alle illusioni: cambiano i veicoli, gli oggetti usati, non gli effetti. In un passato anche recente, le illusioni furono le utopie rivoluzionarie, le ideologie che promettevano paradisi in terra e società perfette. Le illusioni degli uni erano le paure degli altri, il terrore, la violenza.
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Bizzi: governi pagati da Oms e Fmi per imporre il lockdown
Sono uno storico, uno scrittore e un giornalista freelance. È dallo scorso mese di gennaio, con l’introduzione in Italia dello stato d’emergenza da parte del governo di Giuseppe Conte, che mi sento in guerra, letteralmente catapultato notte e giorno in una trincea. Mi sento in guerra non certo contro un “virus” o un nemico invisibile, ma contro un governo totalmente eterodiretto da forze e poteri molto pericolosi che hanno messo in scena un vero e proprio colpo di Stato globale, finalizzato alla progressiva riduzione e cancellazione della democrazia, della libertà e dei diritti civili, alla repressione di qualsiasi dissenso e all’instaurazione di una dittatura mondiale tecnocratico-sanitaria che definire di stampo orwelliano sarebbe un complimento. Tale piano, che va avanti indisturbato già da molti anni e che si pone purtroppo anche altri obiettivi molto più pericolosi, ha coinvolto la maggir parte dei governi mondiali e alcuni europei in particolare. Non tutti i governi europei si sono approcciati all’Operazione Corona nello stesso modo, anche se, almeno nella fase iniziale, l’hanno generalmente sostenuta, anche perché sapevano che sarebbe stata funzionale a un reset finanziario globale dal quale non volevano rischiare di restare esclusi.In ogni modo, in alcuni paesi scandinavi, in Svizzera, in Croazia e – in parte – anche in Germania, questa operazione è venuta presto a scontrarsi con la solidità dei sistemi democratici e ci sono stati notevoli ripensamenti, se non addirittura dei chiari tentativi di smarcamento. In altri paesi, come ad esempio in Italia, Spagna, Francia, Serbia e Bulgaria, l’operazione è stata invece portata avanti con maggiore forza e violenza. Questo è potuto avvenire sia per via di crescenti pressioni internazionali che grazie a sostanziosi incentivi economici provenuti da organizzazioni come il Fondo Monetario Internazionale e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tutti i governi europei erano stati messi al corrente già dal mese di settembre del 2019 di cosa sarebbe successo, e hanno ricevuto enormi finanziamenti clandestini (nel senso di non ufficialmente dichiarati): una vera e propria pioggia di denaro, non certo destinata a finanziare e potenziare la sanità e gli ospedali, ma esclusivamente per dichiarare il lockdown e garantirne la tenuta attraverso un massiccio potenziamento delle forze dell’ordine.Non sono in grado di sapere quale sia l’esatto ammontare di questi finanziamenti, anche perché sono stati sistematicamente coperti da segreto di Stato, e perché sono stati diversi da paese a paese. A rompere la diga è stato il presidente della Bielorussia Aljaksandr Lukashenko, che notoriamente si è sempre rifiutato di adottare nel suo paese alcuna misura di emergenza, di lockdown o di “distanziamento sociale”. In una riunione del governo bielorusso ha dichiarato di aver ricevuto una cospicua offerta in denaro (92 milioni di dollari) da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, affinché facesse «come in Italia». Offerta che, dopo il secco no di Lukashenko, sarebbe stata in poche settimane addirittura decuplicata: ben 940 milioni di dollari, questa volta offerti dal Fondo Monetario Internazionale, accompagnati dalla medesima richiesta: chiudere tutto e fare “come in Italia”. Non a caso, dopo questa coraggiosa presa di posizione, Lukashenko è stato demonizzato dalla “comunità internazionale”, è stato accusato di brogli elettorali e stanno tentando di rovesciarlo con una ridicola e meschina rivoluzione “colorata” finanziata da criminali come George Soros e alimentata da personaggi di squallore, servi del potere globalista, come Bernard-Henri Lévy.Cosa si sarebbe impegnato a fare esattamente Aleksandar Vučić per quei soldi? Ho contatti nell’ambiente dell’intelligence, sia in Italia che in altri paesi, e mi hanno confermato che il governo italiano ed altri governi europei, incluso quello della Serbia, hanno ricevuto e accettato questi finanziamenti occulti. Non posso sapere con certezza come Aleksandar Vučić li abbia impiegati, ma so che in Italia sono stati destinati al potenziamento delle forze dell’ordine per la gestione e la tenuta del lockdown e per corrompere i media, affinché mantenessero alto il clima di paura per il “virus”. Molto probabilmente la stessa cosa è accaduta in Serbia, ma deve essere il popolo serbo a pretendere e a ottenere la verità. Se ci sono ancora in Serbia politici con le mani libere, devono trovare il coraggio di chiedere al loro governo quanto denaro ha realmente ricevuto e come lo ha speso. Sono stato uno dei primi giornalisti al mondo a denunciare tali questioni attraverso il sito www.databaseitalia.it. I popoli hanno il diritto di conoscere la verità.Finanziamenti segreti per adottare il lockdown e per appoggiare la psy-op dell’Operazione Corona sono stati offerti alla maggior parte delle nazioni, a dimostrazione del fatto che si è trattato di un vero e proprio colpo di Stato globale. Questo è accaduto in Canada, Australia, America Latina, Medio Oriente, Asia e Africa. Molti leader africani, in particolare i presidenti della Tanzania, del Burundi e del Madagascar hanno pubblicamente denunciato questi tentativi di corruzione e hanno preso le distanze dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dimostrandosì così molto più liberi e coraggiosi dei leader europei. Sicuramente tutti i paesi dell’Europa Sud-orientale hanno raggiunto simili accordi, compresi Romania, Bulgaria, Albania, Montenegro e Macedonia, ma non conosco gli importi di tali finanziamenti. In Grecia e a Cipro ci sono state maggiori resistenze politiche, e la Chiesa Ortodossa ha avuto molto peso nella difesa della democrazia e della libertà dei cittadini. Questa è una guerra contro i nostri diritti, contro la democrazia e per la distruzione della nostra stessa civiltà. Tutti i popoli d’Europa devono ribellarsi e lottare per il proprio futuro.(Nicola Bizzi, “Sapevano del coronavirus dallo scorso autunno, il presidente serbo Vučić ha preso i soldi”, da “Database Italia” del 7 settembre 2020. «Sono passate poche settimane da quando il suo articolo in esclusiva per “Databaseitalia.it” ha fatto il giro del mondo», scrive Davide Donateo ricordando la denuncia di Lukashenko sottolineata da Bizzi, «scoperchiando il sistema con cui il Fmi è riuscito a “convincere” i governi ad entrare in lockdown, seguendo il modello italiano». In un’intervista rilasciata per l’importante sito serbo “Srbin.info”, Bizzi ha alzato la posta rivendicando la veridicità di ogni parola di quell’articolo, aggiungendo ulteriori dettagli. «Amo molto la Serbia, parlo la vostra lingua e ho studiato la vostra storia», dice Bizzi, editore di Aurola Boreale, rivolgendosi ai serbi. «Ho vissuto a lungo nel vostro paese negli anni ’90 e ho avuto l’onore di conoscere e incontrare Slobodan Milošević», aggiunge. «Ero molto amico di Dragoš Kalajić, un grande intellettuale, artista e patriota, e ho lavorato con lui per difendere nel mondo l’immagine e l’onore della Serbia»).Sono uno storico, uno scrittore e un giornalista freelance. È dallo scorso mese di gennaio, con l’introduzione in Italia dello stato d’emergenza da parte del governo di Giuseppe Conte, che mi sento in guerra, letteralmente catapultato notte e giorno in una trincea. Mi sento in guerra non certo contro un “virus” o un nemico invisibile, ma contro un governo totalmente eterodiretto da forze e poteri molto pericolosi che hanno messo in scena un vero e proprio colpo di Stato globale, finalizzato alla progressiva riduzione e cancellazione della democrazia, della libertà e dei diritti civili, alla repressione di qualsiasi dissenso e all’instaurazione di una dittatura mondiale tecnocratico-sanitaria che definire di stampo orwelliano sarebbe un complimento. Tale piano, che va avanti indisturbato già da molti anni e che si pone purtroppo anche altri obiettivi molto più pericolosi, ha coinvolto la maggior parte dei governi mondiali e alcuni europei in particolare. Non tutti i governi europei si sono approcciati all’Operazione Corona nello stesso modo, anche se, almeno nella fase iniziale, l’hanno generalmente sostenuta, anche perché sapevano che sarebbe stata funzionale a un reset finanziario globale dal quale non volevano rischiare di restare esclusi.
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Della Luna: vietato illudersi, a vincere è sempre il peggiore
Al fondo della evidente sterilità del pubblico dibattito sociopolitico vi è un malinteso che si compone solamente, appunto, rendendo quel dibattito un esercizio inerte di inganni e autoinganni. Verso l’attività politica interna e internazionale, istituzionale, economica, la sensibilità della gente ha richieste di trasparenza, correttezza, legalità, rispetto, moralità di fondo, e di una giustizia che operi gratis et amore legis. Per contro, l’attività politica, istituzionale, economica, è una competizione in cui, per non perdere, è indispensabile ricorrere alla segretezza, alla scorrettezza, alla slealtà, all’inganno, al ricatto, alla violenza, alla violazione delle regole, alla strumentalizzazione del potere giudiziario. La sensibilità popolare continua, pertanto, a richiedere alla politica, alle istituzioni (compresa quella giudiziaria), all’economia, ciò che esse per loro natura non possono dare, fare, essere. Tra le varie pretese, continua ad avanzare quella che la competizione politica e la competizione economica si facciano senza commettere reati, cioè rispettando le norme, mentre il vantaggio competitivo viene in gran parte proprio dalla superiore capacità di sottrarsi alle norme rispetto ai concorrenti, e ancor più, specie nell’attuale società di mercato, dalla capacità di comperare o altrimenti condizionare il legislatore e il governo al fine di ottenere scelte fatte a proprio vantaggio, nonché i tribunali al fine di ottenere una giustizia di favore per sé, e repressiva verso i competitori, come ampiamente spiego nel mio “Le chiavi del potere” (Aurora Boreale, 2019).La composizione di questa oggettiva divergenza tra le esigenze della sensibilità etica da una parte e le regole della realtà dall’altra, avviene in quanto, da un lato, il potere costituito, le istituzioni, l’economia, controllando i mass media, riescono a dare di se stessi un’immagine più o meno accettabile e che nasconde il peggio della realtà, le cause vere dei mali, offrendo spiegazioni ingannevoli, capri espiatori, nemici esterni e prospettive di giustizia e miglioramento; mentre, dall’altro lato, la sensibilità della gente mal sopporta la consapevolezza della sgradevole realtà suddetta, quindi è predisposta ad accogliere quell’immagine rassicurante, a credere nelle spiegazioni fornite, a prendersela con i capri espiatori e i falsi nemici, a sperare nella giustizia e nei miglioramenti. Così avviene che il dibattito per l’opinione pubblica continua a cibarsi di scemenze quali sono le campagne di moralizzazione della politica e dell’economia mediante provvedimenti come la legge Severino, lo Spazzacorrotti, il blocco della prescrizione, e via blaterando. Continua, perché la maggioranza della gente non apprende da tutte le numerose e multiformi esperienze che ci hanno mostrato che non si vince se non si viola le regole, se non si ruba per alimentare le clientele, e se non si serve ai poteri forti fuori dello Stato, che altrimenti ti abbattono a colpi di rating, di spread, di Colle, di mass media, di avvisi di garanzia. E che vogliono papparsi fino in fondo quel che si può togliere all’Italia.Alla luce di queste considerazioni, evoco qui Fabrizio Fratus, che, nel suo sagace pezzo odierno “La politica è un po’ come Diletta Leotta: bella ma finta” dice cose non solo condivisibili, ma anche molto utili; solo che non parla propriamente della politica, bensì del teatrino e dei teatrinanti dietro cui sta e agisce la politica vera, quella che decide le cose grandi e non si lascia discutere in piazza né in tribunale. Fratus parla di un oramai incessante, camaleontico, proteiforme “adattarsi [nonché] rimodellarsi all’occorrenza” dei partiti politici. Questo modo di procedere, che non si cura della coerenza, è chiamato realismo politico, però non sempre paga. M5S, Pd e Lega si sono esibiti in ripetute giravolte e contraddizioni totali. Il primo, quando ha visto che da solo non poteva fare un governo, è passato dal rifiuto aprioristico di ogni alleanza, al governo con la Lega; poi, per restare al governo, è passato dal rifiuto assoluto di accordi col Pd a un abbraccio col Pd; e in generale da posizioni anti-sistema a posizioni intra-sistema per conservare la poltrona. Risultato: crollo dei consensi, perché il suo elettorato disapprova le contraddizioni e le confusioni.Similmente, il Partito Democratico, «che negli ultimi 14 anni è stato al governo per ben 11,5 anni», per riprendersi il potere e per tema di una vittoria salviniana, si è inciuciato col M5S, mentre prima, a testa alta, stava ai suoi antipodi. Salvini – spiega Fratus – sa che neppure con la Lega al 55% potrebbe governare, perché i mercati lo affonderebbero; perciò si è rimangiato tutto su Ue ed euro, dicendo che dobbiamo tenerceli perché utili all’Italia; ed è anche virato verso il centro politico, si è dato alla ricerca assidua del Washington consensus; e, peggio di tutto – aggiungo io – ha invocato Draghi a Palazzo Chigi: sembra quasi che voglia proporsi al posto del Pd come partito di servizio del turbocapitalismo finanziario dei prima vituperati eurocrati e banchieri predoni. Ingenuo allora meravigliarsi di un abboccamento Salvini-Renzi: i due già hanno in comune frequentazioni verdiniane e il progetto di abbattere Conte. Il disegno politico dei due Mattei, secondo Fratus, è di sostituire il Bisconte con un governo tecnico Lega-Fi-Iv fino ad eleggere un nuovo presidente della Repubblica – lo correggo: presidente del Protettorato; poi andare al voto col proporzionale, e formare un governo Lega-Fi-Iv con un Giorgetti.Ma Fratus ritiene probabile che a uscir vincitore sarà invece Giorgia Meloni, siccome è «l’unica che da anni e piano piano stia realmente costruendo un progetto politico valido e coerente, mentre Matteo Salvini non è considerato autorevole e soprattutto non ha appoggi all’estero. Giorgia Meloni è in forte crescita, è più stimata di Salvini, è donna e ha ottimi rapporti con i conservatori americani ed europei. Soprattutto non è percepita come un pericolo». In realtà nessuno dei predetti concorrenti andrà al potere. Il potere – cioè quello che decide e impone per esempio l’euro, certi modelli finanziari e socioeconomici, la liquidazione degli Stati nazionali, le migrazioni di massa – non è alla loro portata, ed essi devono addirittura astenersi dal criticare a fondo le sue scelte, se vogliono entrar nell’area di governo e infilare le dita nel vaso delle caramelle (solo chi non aspira a far ciò può essere e restare liberamente critico verso il sistema e i suoi interessi). Il potere vero non si mette certamente in gioco nel voto popolare. Lo si vede anche dalla facilità con cui tiene il Pd al governo e al Colle praticamente sempre, anche col solo 20%, e anche se il Pd apertamente inchioda il paese alla recessione per favorire la campagna di acquisti da parte dei capitali stranieri.E’ inutile, illusorio chiedere a un partito politico di essere una forza critica del sistema, di essere intellettualmente sincero o per fare gli interessi collettivi, cari Borghi e Bagnai: ogni soggetto che aspiri ad entrare nella camera dei bottoni e dei bonbons, o anche solo ad ottenere consenso popolare e accesso ai mass media, deve da un lato censurarsi e adeguarsi al potere vero; e dall’altro lato adeguarsi alla capacità di comprensione della gente, concentrandosi sul breve termine della rincorsa dei sondaggi e dei processi. Servire al potere costituito consiste, per un partito, innanzitutto, nell’apportargli l’obbedienza popolare. Nel 2002 scrivevo, a questo proposito: «Al fine che le masse che ricevono motivatori illusori e credano in questi motivatori e nella legittimità del sistema, i privilegi economici veri ricevuti dagli associati al potere, e la funzione di tali privilegi, devono essere o nascosti (non notiziati, giudiziariamente coperti) o legittimati mediante un camuffamento… Esistono agenzie che forniscono servizi di legittimazione ideale al potere (anche se esse stesse costituiscono centri di potere), come i partiti, i sindacati, le religioni organizzate e i news media, imbonendo il popolino; esse ricevono in cambio corrispettivi utilitari» (”Le chiavi del potere”, 2002-2003-2019, pagina 306). Per contro, chi vuole promuovere mutamenti per trasformare a fondo il sistema, deve agire sul piano teoretico, scientifico, filosofico, spirituale.(Marco Della Luna, “I teatrinanti del malinteso sociopolitico”, dal blog di Della Luna del 14 febbraio 2020).Al fondo della evidente sterilità del pubblico dibattito sociopolitico vi è un malinteso che si compone solamente, appunto, rendendo quel dibattito un esercizio inerte di inganni e autoinganni. Verso l’attività politica interna e internazionale, istituzionale, economica, la sensibilità della gente ha richieste di trasparenza, correttezza, legalità, rispetto, moralità di fondo, e di una giustizia che operi gratis et amore legis. Per contro, l’attività politica, istituzionale, economica, è una competizione in cui, per non perdere, è indispensabile ricorrere alla segretezza, alla scorrettezza, alla slealtà, all’inganno, al ricatto, alla violenza, alla violazione delle regole, alla strumentalizzazione del potere giudiziario. La sensibilità popolare continua, pertanto, a richiedere alla politica, alle istituzioni (compresa quella giudiziaria), all’economia, ciò che esse per loro natura non possono dare, fare, essere. Tra le varie pretese, continua ad avanzare quella che la competizione politica e la competizione economica si facciano senza commettere reati, cioè rispettando le norme, mentre il vantaggio competitivo viene in gran parte proprio dalla superiore capacità di sottrarsi alle norme rispetto ai concorrenti, e ancor più, specie nell’attuale società di mercato, dalla capacità di comperare o altrimenti condizionare il legislatore e il governo al fine di ottenere scelte fatte a proprio vantaggio, nonché i tribunali al fine di ottenere una giustizia di favore per sé, e repressiva verso i competitori, come ampiamente spiego nel mio “Le chiavi del potere” (Aurora Boreale, 2019).
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Giorgio Bocca, partigiano: ma nel fascismo c’era del buono
La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia. Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista. Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo. Nel 1936, all’epoca dell’impero, credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno. Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania. Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11 e diventarono 12, ndr). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido.Il fascismo si differenziò proprio nell’essere largo nel lasciare autonomia alle scienze e alle arti. C’era una posizione abbastanza permissiva da parte del fascismo. Mussolini in campo culturale è stato un grandissimo giornalista e un politico professionale del suo tempo…come Gramsci, Togliatti, Nenni. Rispetto agli altri dittatori totalitari Mussolini era un uomo di mondo, aveva letto i libri giusti, aveva dei rapporti corretti con la cultura, mentre Hitler e Stalin non li avevano. Al di fuori del giornalismo non ha mai preso un soldo dallo Stato. Per il delitto Matteotti non credo che si possa parlare di mandante diretto, credo che sia stato interpretato in modo estensivo un suo scatto di malumore… Mussolini diede in escandescenza contro di lui ma senza mai dire “uccidetelo”. La politica sociale del fascismo fu nei primi anni una politica riformista normale, furono introdotte alcune leggi che facilitavano l’agricoltura, mettevano un primo ordine nei luoghi di lavoro; assicuravano con l’Iri un industrialismo assistito, una rinuncia al capitalismo feroce. Eravamo un paese arretrato, con una classe imprenditoriale anch’essa arretrata, e ad un certo punto fu giocoforza fare un’economia protezionista.Il fascismo, nato come regime di massa, fece partecipare alla vita politica un numero maggiore di persone. I ceti medi, infatti, che nel regime liberale non avevano contato, sotto il fascismo, pur nei modi e nei limiti previsti, partecipavano alla vita politica. Non è esistito un razzismo degli italiani diverso dal razzismo di tipo coloniale… era politica di dominio, non di sterminio. Il popolo italiano le leggi razziali non le ha sentite per niente; l’adozione delle leggi razziali per adeguarsi alla Germania nazista furono una prova di subalternità rispetto alla Germania. In tutto il fascismo fino al 1935, non c’è la minima traccia di razzismo antisemita. Le affinità tra nazismo e fascismo sono pochissime e sono affinità di metodo: sono due regimi di massa, a partito unico, autoritari; ma le differenze sono molto più grandi delle somiglianze. Veramente fra fascismo e nazismo non c’è alcuna parentela. La concezione della razza resta fondamentale per differenziare il fascismo dal nazismo. Il Mussolini dell’ultimo periodo è stato un Mussolini con le mani legate, indubbiamente. Io credo che il motivo dominante dell’alleanza con la Germania sia stata la paura.(Giorgio Bocca, dichiarazioni sul fascismo estratte dal volume collettivo “Il fascismo ieri e oggi”, a cura di Enzo Palmesano, pubblicato nel 1985 dall’editore Ciarrapico. La sintesi, che rivela il revisionismo storico del grande giornalista, già comandante partigiano, è stata riproposta da Marcello Veneziani su “La Verità” il 26 agosto 2020. Riguardo all’omicidio Matteotti, Bocca coglie nel segno: il mandante non fu Mussolini, ma il Re. Lo scrive Gianfranco Carpeoro, nel saggio “Il compasso, il fascio e la mitra”, uscito nel 2017 per UnoEditori. La ricostruzione di Carpeoro si basa su documenti riservati della massoneria: Matteotti fu assassinato dai killer reclutati da Filippo Naldi, vicino a Casa Savoia, perché a Londra il leader socialista aveva scoperto che Vittorio Emanuele III era il grande beneficiario dell’accordo stipulato con la Standard Oil dei Rockefeller, cui era stata concessa l’esclusiva per le forniture di petrolio all’Italia).La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia. Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista. Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo. Nel 1936, all’epoca dell’impero, credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno. Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania. Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11 e diventarono 12, ndr). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido.
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‘Draghi, falso messia: risponde all’élite che ci impose Conte’
Lo scorso sabato sera c’era davvero una insolita fila di auto blu sotto casa di Mario Draghi, che ormai si muove e parla già come se fosse a Palazzo Chigi. Salvatore della patria? Non scherziamo: è uno dei massimi artefici del disastro nel quale ci troviamo. Lo sostiene Cesare Sacchetti, sul blog “La Cruna dell’Ago”. Sacchetti è tra quanti – non pochi – si mostrano scettici, rispetto all’ipotetica “conversione democratica” dell’ex numero uno della Bce, tra i massimi architetti del rigore europeo, già protagonista delle grandi privatizzazioni degli anni ‘90 che sabotarono il futuro dell’economia italiana. Al meeting estivo di Cl a Rimini, ricorda Sacchetti, Draghi si è scagliato contro chi ha messo a rischio il futuro dei giovani. Non dovrebbe far altro che guardarsi allo specchio – scrive – se davvero volesse individuare il colpevole. I giovani sono condannati a una vita di incertezze e di precarietà permanente a causa della feroce applicazione delle dottrine ordoliberiste imposte da Bruxelles e dalla grande finanza internazionale. «Draghi infatti è stato uno dei più feroci e spietati esecutori del piano economico del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale».L’oligarchia partorì già negli anni’70 la deindustrializzazione dei decenni successivi, attuata attraverso un’ondata di privatizzazioni selvagge. Ora, «l’uomo che salvò l’euro e condannò la Grecia alla più grave devastazione economica mai vista dal dopoguerra», è tornato a parlare: lo ha fatto in occasione del congresso europeo di cardiologia, ed è stato ancora più esplicito. «Ha chiaramente detto che si uscirà dalla crisi da Covid solamente attraverso “il vaccino e con test di massa e tracciamento” che nella sua idea dovranno diventare la nuova normalità». La sorveglianza di massa – scrive Sacchetti – sarà dunque la caratteristica fondamentale di questo nuovo totalitarismo globale. «Appare ormai evidente che la crisi pandemica sia stata espressamente pensata, come predisse Jacques Attali (uomo a stretto contatto con i vertici del mondialismo), per partorire un governo unico mondiale che esautori definitivamente le nazioni, che dovranno lasciare il posto a questa nuova dittatura globale. Draghi sa perfettamente queste cose, così come sa che è lui, e non Conte, l’uomo designato dalla gerarchia sovranazionale per portare l’Italia verso l’ultima fase del Nuovo Ordine Mondiale».I segnali, continua Sacchetti, c’erano già tutti nei mesi scorsi: prima ancora del manifestarsi della cosiddetta “pandemia”, tra i palazzi si faceva già insistentemente il nome di Draghi. Il “partito del governatore” ha trovato terreno fertile prima nella Lega, quando Giorgetti prima e Salvini poi hanno espresso parole di elogi nei suoi confronti, è si è progressivamente esteso a tutto l’arco parlamentare fino a coinvolgere il M5S e il Pd. «Draghi dietro le quinte ha tessuto pazientemente la sua tela e non sta facendo altro che aspettare che il corso degli eventi di questa crisi lo porti poi a Palazzo Chigi». Ad aggiungersi al già folto fronte che lo sostiene è giunto «uno dei massimi esponenti del globalismo, ovvero Bergoglio», che ha pensato bene di insignirlo di un prestigioso incarico presso l’Accademia delle Scienze Sociali. In sostanza, conclude Sacchetti, le élite hanno già iniziato a liberarsi di Conte, «fino a pochi mesi fa sostenuto ardentemente dalla corrente anticattolica e filo-massonica vicina a Bergoglio», ma ora «praticamente scaricato». Anche i media, non a caso, gli starebbero voltando le spalle: “Repubblica”, con un tempismo sospetto, dà spazio a uno studio (che sarebbe stato sul tavolo del governo già a febbraio) secondo il quale il coronavirus avrebbe potuto portare ad un collasso delle terapie intensive, ed era quindi raccomandabile istituire delle zone rosse subito.«L’operazione che sta portando avanti il sistema è semplice, quanto diabolica», scrive Sacchetti: «Si sta disfacendo di Conte accollandogli la responsabilità di non aver agito in tempo per fermare gli effetti del Covid». In altre parole, si colgono due piccioni con una fava: «Ci si libera di Conte, che ormai in questa fase non serve più (bruciato per aver privato gli italiani della libertà e per aver portato il paese al collasso economico), e al tempo stesso si continua a far credere alla masse che questo virus effettivamente sia letale, quando le autopsie realizzate dai medici a Bergamo e Milano hanno provato che non è state l’agente virale ad uccidere, ma le terapie sbagliate». Per l’analista de “La Cruna dell’Ago”, è molto più conveniente «continuare ad agitare lo spauracchio del virus mortale e dire che Conte non ha agito in tempo per fermarlo». A quel punto, «i media che prima difendevano compatti l’ex “avvocato del popolo” daranno in pasto l’allievo del cardinale Silvestrini alle masse, mentre continueranno a preparare il terreno a Draghi».Cesare Sacchetti prevede però che l’ex governatore della Bce «non entrerà in scena prima di grandi tumulti e violenze». Sacchetti contesta la massoneria, in blocco, cui addebita il fatto di seguire una strategia precisa, identica da secoli: creare volutamente delle situazioni di grande sconvolgimento, per poi dare vita all’esito già prestabilito (secondo il motto “ordo ab chao”). «Più passano i giorni, più si avvicina il momento in cui la bomba economica esploderà», avverte “La Cruna dell’Ago”. «I media hanno provato a far credere, maldestramente, che il crollo del Pil del 12,8% di quest’anno sia il peggiore dal 1995, quando in realtà era dal 1945 che non si vedeva un crollo così devastante. Il terrorismo sanitario è stato, in questo senso, semplicemente perfetto per provocare dei danni economici senza precedenti: ha partorito una condizione da economia di guerra, che sarà l’arma per mettere le masse con le spalle al muro e costringerle ad accettare il nuovo autoritarismo globale ordinato dalle élite». Le crisi, in questo gioco, continuano a essere l’anima di tutto: «Sono i processi di cui si serve la cabala mondialista da molti decenni, per avanzare a grandi passi verso il supergoverno mondiale».Per Sacchetti, il coronavirus ha proprio questo obbiettivo finale. E, nell’immaginario del mondialismo, dovrà cambiare il pianeta (e l’Italia, in particolare, in quanto «culla della cristianità»). Draghi, dunque, giunge in quest’ultima fase «nelle vesti di falso messia, inviato dalla cabala globalista», con il compito di «drenare il paese delle sue ultime risorse vitali e condurlo verso gli Stati Uniti d’Europa», che per Sacchetti sono «del tutto imprescindibili per consentire la nascita della dittatura mondiale». Senza l’Italia a bordo, aggiunge, la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa continuerà a restare una chimera. Quello che sta per arrivare – continua l’analista – è dunque un periodo di grandi tumulti e disordini, dovuti all’inevitabile instabilità sociale ed economica «accuratamente preparata da chi tira le fila dei governi in tutto il mondo», di fronte alla quale le masse saranno in larga parte impreparate. «Tutto questo porterà a favorire ancora di più il clima ideale di instabilità auspicato dalle élite per consegnare il paese a Draghi e raffigurarlo come il “salvatore”». A quel punto, conclude Sacchetti, «l’ex governatore della Bce porterà a termine il lavoro iniziato molti anni addietro sul panfilo Britannia».Sempre secondo il cattolico Sacchetti, è fondamentale comprendere la natura «spirituale» della guerra in corso, dal momento che non è il denaro la principale motivazione alla radice della crisi scatenata attraverso il Covid: «Chi sta ai massimi livelli ha in mano il sistema bancario e controlla la creazione stessa del denaro in maniera illimitata. Sono i livelli inferiori della gerarchia che vogliono sfruttarla per arricchirsi, ma sempre attenendosi fedelmente all’agenda delle grandi famiglie di banchieri come Rothschild o Rockefeller». All’élite finanziaria, Sacchetti oppone Trump e Putin, «che non vogliono far inginocchiare le loro nazioni ai piedi di questa cabala». Questi mesi, conclude Sacchi, in tono misticheggiante – saranno decisivi per comprendere «se si è aperta la finestra tanto bramata dal Nuovo Ordine Mondiale oppure se il piano sarà sventato da contingenze di carattere politico ispirate probabilmente sempre dalla Provvidenza».Lo scorso sabato sera c’era davvero una insolita fila di auto blu sotto casa di Mario Draghi, che ormai si muove e parla già come se fosse a Palazzo Chigi. Salvatore della patria? Non scherziamo: è uno dei massimi artefici del disastro nel quale ci troviamo. Lo sostiene Cesare Sacchetti, sul blog “La Cruna dell’Ago“. Sacchetti è tra quanti – non pochi – si mostrano scettici, rispetto all’ipotetica “conversione democratica” dell’ex numero uno della Bce, tra i massimi architetti del rigore europeo, già protagonista delle grandi privatizzazioni degli anni ‘90 che sabotarono il futuro dell’economia italiana. Al meeting estivo di Cl a Rimini, ricorda Sacchetti, Draghi si è scagliato contro chi ha messo a rischio il futuro dei giovani. Non dovrebbe far altro che guardarsi allo specchio – scrive – se davvero volesse individuare il colpevole. I giovani sono condannati a una vita di incertezze e di precarietà permanente a causa della feroce applicazione delle dottrine ordoliberiste imposte da Bruxelles e dalla grande finanza internazionale. «Draghi infatti è stato uno dei più feroci e spietati esecutori del piano economico del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale».
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Australia: isoliamo i bambini, anche strappandoli ai genitori
Le autorità australiane si sono date il potere di chiedere alla polizia di allontanare i bambini dalla custodia dei loro genitori al fine di garantire il rispetto delle norme sul coronavirus. L’Allegato 2 del “Covid-19 Emergency Response Act 2020″ modifica l’Emergency Response Act 2004 per creare nuovi poteri durante le “emergenze dichiarate”. La sezione 25 della legge afferma quanto segue: «Un funzionario autorizzato può, allo scopo di garantire il rispetto di qualsiasi direzione in quella sezione, rimuovere un bambino da qualsiasi locale, luogo, veicolo o nave in un luogo di residenza del bambino o in un ospedale o in una struttura di quarantena, come ritiene opportuno il funzionario autorizzato (e può, nel farlo, usare la forza ragionevolmente necessaria)». Bambino è definito come chiunque abbia meno di 18 anni. Lo stato di Victoria in Australia sta dimostrandosi luogo con le leggi di lockdown più draconiane. Chiunque venga sorpreso fuori senza maschera, o violi il coprifuoco (dalle 20 alle 17) rischia anche una multa salata.Le autorità sono arrivate a rivendicare di poter entrare nelle case dei cittadini anche senza mandato. Ancora più incredibile è stato quando hanno giustificato la distruzione dei vetri dell’auto da parte delle forze dell’ordine locali al fine di estrarre dall’abitacolo gli automobilisti che non rispettano le nuovo regole. Molti utenti Internet sono stati scioccati qualche giorno fa dal video di un poliziotto che blocca a terra con forza una signora senza mascherina, che dice di soffocare. In Australia, in era pre-pandemica, venivano rispediti indietro esponenti stranieri del mondo antivaccinista appena giunti in aeroporto: “personae non gratae” degli antipodi, luogo dell’obbligo vaccinale più ferreo. Accadde nell’agosto di 3 anni fa. Ad uno dei più eminenti sostenitori dell’anti-vaccinismo al mondo fu negato l’ingresso in Australia: Kent Heckenlively aveva in programma di visitare l’Australia, ma il ministro dell’immigrazione Peter Dutton decise di negare l’ingresso a Heckenlively, dicendo che le sue opinioni non erano benvenute in Australia.Come riportato a suo tempo da “Renovatio 21″, è possibile considerare l’Australia un «paese guida nell’emarginazione dei non vaccinati». Nel 2018 in Australia divenne effettiva una legge che riduceva i sussidi fiscali familiari bisettimanali di circa 28 dollari australiani per ogni bambino che non soddisfaceva i requisiti di immunizzazione. Lo Stato del South Australia introdusse una legislazione che avrebbe vietato l’iscrizione di bambini non vaccinati nei centri per l’infanzia. La proposta stabiliva multe fino a 30.000 dollari australiani (circa 18.000 euro) ai centri che ammettono un bambino non vaccinato. In particolare, i genitori che si oppongono alla vaccinazione per motivi filosofici o religiosi non posso ricevere esenzioni. Nell’inverno dell’emisfero australe, stiamo vedendo emergere il lato oscuro dell’Australia e della Nuova Zelanda. Paesi considerati un rifugio di benessere economico e naturale, possono mostrare di essere in realtà sotto il dominio di un potere da incubo.(”Le autorità australiane si danno il potere di strappare i bambini dai genitori per garantire le norme C-19″, da “Renovatio 21″ del 20 agosto 2020).Le autorità australiane si sono date il potere di chiedere alla polizia di allontanare i bambini dalla custodia dei loro genitori al fine di garantire il rispetto delle norme sul coronavirus. L’Allegato 2 del “Covid-19 Emergency Response Act 2020″ modifica l’Emergency Response Act 2004 per creare nuovi poteri durante le “emergenze dichiarate”. La sezione 25 della legge afferma quanto segue: «Un funzionario autorizzato può, allo scopo di garantire il rispetto di qualsiasi direzione in quella sezione, rimuovere un bambino da qualsiasi locale, luogo, veicolo o nave in un luogo di residenza del bambino o in un ospedale o in una struttura di quarantena, come ritiene opportuno il funzionario autorizzato (e può, nel farlo, usare la forza ragionevolmente necessaria)». Bambino è definito come chiunque abbia meno di 18 anni. Lo stato di Victoria in Australia sta dimostrandosi luogo con le leggi di lockdown più draconiane. Chiunque venga sorpreso fuori senza maschera, o violi il coprifuoco (dalle 20 alle 17) rischia anche una multa salata.
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Aiuti: Trump sbaraglia i dem (e Obama sarà incriminato?)
Donald Trump ha praticamente vinto le elezioni presidenziali lo scorso fine settimana, con i suoi quattro “ordini esecutivi”. Senza nemmeno arrivare alla Convention del Dnc, a Milwaukee, posso dire senza incertezze che questa stagione elettorale sia già finita. I sondaggi dicono che Joe Biden (che soffre probabilmente di demenza senile) stia guidando la corsa sul presidente Trump, ma francamente non me la bevo. E nemmeno i Democratici se la bevono: altrimenti non sarebbero così disperati, fino al punto di considerare il “voto per corrispondenza” la loro “collina politica”, sulla quale resistere fino alla morte. E in effetti, è su quella collina che moriranno. Dal canto suo, la presidentessa della Camera, Nancy Pelosi, ha proposto una nuova serie di leggi per lo stimolo dell’economia. Ma l’enorme divario fra le proposte del Gop e quelle del Dnc evidenzia solo una parte di quella che è la vera divergenza politica fra i due partiti. I Democratici, in realtà, vogliono il “voto per corrispondenza” per poter imbrogliare, fatto che permetterebbe loro di “vincere le elezioni”.La Pelosi pensava di aver messo Trump con le spalle al muro, perché il presidente avrebbe dovuto cedere alla sua richiesta per poter spendere i 1.700 miliardi di dollari raccolti attraverso le “Aste del Tesoro” – prova della “Grande Menzogna” che il dollaro stia per morire. Ma tutto quello che il presidente doveva fare, in realtà, era di rendere irrilevante l’imposta sui salari per la maggior parte dei contribuenti. Esaminate gli ordini esecutivi che ha appena firmato: ognuno di essi attacca una delle posizioni che i Democratici si son ritagliati nei loro discorsi pubblici. 1) Rinviata la riscossione dell’imposta sui salari. Al riguardo, Trump sta facendo almeno due cose. In primo luogo sta abbassando le tasse sui poveri e sulla classe media. In secondo luogo sta abbassando il costo del lavoro negli Stati Uniti, tagliando al contempo la burocrazia e rendendo più facile la sopravvivenza delle imprese in crisi di liquidità, che non devono più preoccuparsi di pagare le tasse mensilmente o trimestralmente. Questo rinvio attacca uno dei noccioli del discorso dei Democratici: “Ai Repubblicani non importa dei piccoli, a noi si!”.2) Rinviate le scadenze dei “prestiti agli studenti”. E’ un passo necessario per congelare la situazione e che, al contempo, molto si avvicina al “giubileo del debito”. Trump, in questo modo, attacca le banche che fanno prestiti predatori agli studenti e mina, al contempo, il discorso di “Occupy Wall Street” secondo cui tutto il denaro va sempre alle banche. 3) Estesa la moratoria sugli affitti e sui prestiti ipotecari. Ancora una volta Trump colpisce le banche, fermando lo sfratto delle persone il cui reddito è stato distrutto come conseguenza dei blocchi pandemici ordinati dal governo federale e dai governi statali. E’ un attacco contro il piano del Dnc volto a che le banche buttino fuori dalle loro case milioni di persone, proprio al culmine della campagna elettorale. In questo modo Trump ribatte con forza all’argomento secondo cui il Gop è solo per i ricchi capitalisti-avvoltoi. 4) Estesa l’assistenza alla disoccupazione. Trump non è uno stupido. A questo punto la questione del deficit di bilancio è semplicemente ridicola. Estendendo l’assistenza sociale nel pieno della stagione elettorale lancia il messaggio che, ancora una volta, sta aiutando la popolazione… mentre il Dnc fa solo ostruzionismo.Non è un piano perfetto, ma rinvia i problemi a dopo le elezioni (quando il presidente potrà fare cambiamenti più radicali), mantenendo le persone nelle loro case, nutrite e con una qualche parvenza di normalità. Trump rivendica in questo modo la sua superiorità morale. L’unica cosa che i Democratici possono fare, in risposta, è criticare il mancato finanziamento della previdenza sociale. Ma è un argomento rilevante solo per i Boomers, i quali stanno comunque ottenendo dei vantaggi. I loro assegni stanno arrivando e continueranno ad arrivare. L’alto tasso di disoccupazione rende sempre più insicuro il futuro della previdenza sociale, alla quale i disoccupati non possono contribuire. Se si vuole rimettere in piedi l’economia, bisogna far circolare il denaro.Mai avrei pensato di poter vedere un presidente americano che chiama il bluff degli “ingegneri sociali” sul risparmio pensionistico forzato, che deve finire nella sua forma attuale. Oggi, i governi locali dicono ai cittadini di vivere nella paura del virus, e al contempo che non possono proteggere la loro casa dai rivoltosi e dai saccheggiatori. La polizia è sopraffatta o, peggio ancora, c’è chi dice che dovrebbe essere sciolta. Sono le stesse persone che, se andassero al potere, agli americani toglierebbero le armi che hanno appena comprato per proteggersi. Ma, la prossima settimana, diranno qualcosa di diverso: perché Trump, nel frattempo, li ha privati dei loro “punti di conversazione”. Con questi quattro “ordini esecutivi” Trump sta cambiando l’intera narrazione su cui si basa il governo federale. Da qui alle elezioni, la prossima storia che andrà a cadere sarà quella secondo cui il Dnc sta conducendo una “campagna elettorale” per qualsiasi altro motivo che non sia quello di evitare la prigione per tradimento (Obamagate). Ma di questa storia si parlerà solo dopo che Trump avrà fatto in modo che le cose non peggiorino, per coloro che sono già stati oggetto dei loro abusi.(”Lo scontro finale, Trump distrugge i democratici”, estratto di un’analisi di Tom Luongo per “Gold Goats ‘N Guns”, ripresa da Franco Leaf e pubblicata da “Mitt Dolcino” il 14 agosto 2020).Donald Trump ha praticamente vinto le elezioni presidenziali lo scorso fine settimana, con i suoi quattro “ordini esecutivi”. Senza nemmeno arrivare alla Convention del Dnc, a Milwaukee, posso dire senza incertezze che questa stagione elettorale sia già finita. I sondaggi dicono che Joe Biden (che soffre probabilmente di demenza senile) stia guidando la corsa sul presidente Trump, ma francamente non me la bevo. E nemmeno i Democratici se la bevono: altrimenti non sarebbero così disperati, fino al punto di considerare il “voto per corrispondenza” la loro “collina politica”, sulla quale resistere fino alla morte. E in effetti, è su quella collina che moriranno. Dal canto suo, la presidentessa della Camera, Nancy Pelosi, ha proposto una nuova serie di leggi per lo stimolo dell’economia. Ma l’enorme divario fra le proposte del Gop e quelle del Dnc evidenzia solo una parte di quella che è la vera divergenza politica fra i due partiti. I Democratici, in realtà, vogliono il “voto per corrispondenza” per poter imbrogliare, fatto che permetterebbe loro di “vincere le elezioni”.
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Pinotti: siamo controllati da alieni, i governi lo ammettano
«Se si ammettesse che il potere terrestre discende da quello extraterrestre, tutti i governi del pianeta crollerebbero: non avrebbero più ragion d’essere». Lo sostiene Roberto Pinotti, uno degli ufologi più famosi al mondo, fondatore dell’italiano Centro Ufologico Nazionale. Giornalista scientifico, Pinotti vanta un curriculum invidiabile: è stato collaboratore dell’aeronautica militare, dei carabinieri e dei servizi segreti italiani, che lo ingaggiarono per analizzare gli “incontri ravvicinati del terzo tipo”, mantenuti top secret, tra esseri umani e alieni sbarcati in Italia alla fine degli anni Settanta. Autore di besteller tradotti in tutto il mondo, Pinotti ha avuto l’onore di partecipare ai lavori del celebre programma americano Seti, che ricerca l’intelligenza extraterrestre, tracciando un suggestivo parallelo tra gli Ufo e i Vimana, cioè le “antiche astronavi” descritte nella letteratura tradizionale indiana del primo millennio avanti Cristo. «Siamo di fronte a evidenze che non si possono più eludere», ha ripetuto. La verità di Pinotti, contrastata per mezzo secolo dal mainstream e dai più ostinati “negazionisti” (su tutti Piero Angela, in Italia), è stata clamorosamente confermata nell’autunno 2019 dalla Us Navy e poi dal Pentagono: «Gli Ufo esistono, e i nostri piloti li avvistano continuamente». Manca solo l’ammissione finale, la cosiddetta “disclosure”: i poteri al di sopra dei governi sono in contatto, da sempre, con forze extraterrestri?Proprio per richiedere ufficialmente questa ammissione definitiva, è stato appena creato un comitato internazionale di specialisti: Pinotti, che ne è il presidente, lo ha annunciato il 1° agosto in una video-chat su Facebook con Giorgio Di Salvo, sul gruppo “Life New”. Il pensiero di Pinotti è riassunto nel volume “I signori del mondo”, uscito nel 2018 per Verdechiaro con la collaborazione di Nexus. «Due editori minori – spiega Pinotti – ai quali mi sono rivolto dopo che i grandi editori che hanno sempre pubblicato i miei libri, a partire da Mondadori, mi avevano gentilmente “suggerito”, per la prima volta, di attenuare alcuni contenuti, considerati imbarazzanti». Il libro illustra una sorta di confronto silenzioso fra due fronti opposti di extraterrestri: i “buoni”, tesi ad elevare e a far progredire in positivo l’umanità, e quelli che invece hanno cercato (e tuttora cercano) di dominare e sfruttare sistematicamente il “gregge umano”. «Oggi – si legge in una nota editoriale – la scienza ci conferma che sulla Terra il fenomeno “vita” è stato “importato” dallo spazio cosmico, ma da tempo si ipotizza che la nascita dell’homo sapiens non sia dovuta solo a una naturale “mutazione” genetica di una qualche specie di ominidi, bensì ad una ibridazione mirata e indotta». Provocata da chi?«Tradizioni e mitologie – spiega Pinotti – ci parlano di superiori esseri “divini” provenienti dal cielo, interagenti con i nostri progenitori fino al punto di copulare con le femmine umane». È la “teogamia”, dai miti greci alla tradizione veterotestamentaria giudaico-cristiana relativa agli “angeli caduti”: quei “figli di Dio” ribelli, a cui le “figlie degli uomini” avrebbero dato una discendenza destinata a dominare l’umanità con la sopraffazione: e la loro nefasta influenza perdurerebbe tuttora. Gli dei e gli “angeli” protagonisti della biblica e cosmica “Grande Guerra nel Cielo” sono gli extraterrestri di oggi? Sono sempre loro, a manifestarsi, monitorandoci dalle astronavi senza però interferire nella nostra evoluzione? Se è così, la domanda è: «Quanti oggi negano e occultano tale scomoda e destabilizzante ma liberatoria realtà, dividendosi situazioni e ruoli di potere nel mondo per dominare il “gregge umano”, sono da collegarsi agli sconfitti e angelici “caduti” e alla loro progenie, che ieri come oggi (silenziosamente, e con una segreta linea di sangue) perseguirebbe lucidamente lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo?». Forse, scrive Pinotti, dietro l’odierno progetto di Nuovo Ordine Mondiale si cela un remoto e ancora attuale conflitto fra Cielo e Terra.“I signori del mondo” esplora anche agli enigmi e gli anacronismi storico-archeologici del passato, che alimentano la teoria della “paleoastronautica”. Contestando «il fallace mito di una globalizzazione forsennata e iniqua», l’autore si interroga «sulle possibili origini remote della logica dello sfruttamento del “gregge umano”». In altre parole: la Terra sarebbe una sorta di pianeta-carcere, nel quale sarebbero stati confinati gli “angeli” sconfitti. «Ne parla anche l’Apocalisse di Giovanni, alludendo alla popolazione celeste battuta dallo schieramento capeggiato dall’arcangelo Michele». Se un autore come Mauro Biglino – a lungo traduttore della Bibbia per le vaticane Edizioni San Paolo – è spesso contestato per aver evidenziato le tracce di quegli “antichi astronauti” persino nell’Antico Testamento, Pinotti taglia corto: il racconto biblico è semplicemente allienato a tutte le altre tradizioni e letterature antiche, spesso considerate “sacre”, che rievocano invariabilmente la stessa vicenda. Ovvero: la colonizzazione dalla Terra da parte di forze extraterrestri, poi chiamate “divinità”, e la sostanziale “fabbricazione” per via genetica dell’homo sapiens, attraverso un’improvvisa accelerazione non spiegabile con l’evoluzionismo darwiniano.Se la “paleoastronautica” è un terreno oggi felicemente battuto dalla ricerca scientifica più coraggiosa, a caccia di conferme nonostante il muro di silenzio finora opposto dall’ufficialità (parlano da soli saggi come “Scoperte archeologiche non autorizzate” dell’italiano Marco Pizzuti, già ufficiale dell’esercito), è come se l’ufologia – di cui Pinotti è stato un pioniere riconosciuto a livello internazionale – si fosse assunta il compito di “unire i puntini”, svelando che gli “alieni” odierni non sono altro che gli “dei” antichi: entità che, come allora, condizionano il “gregge umano”. «Per essere efficamente esercitato – sostiene Pinotti – il loro potere non può basarsi sulla sola obbedienza dei vari governi, perché i politici restano in carica per pochi anni». L’ufologo punta quindi il dito sul cosiddetto Deep State, cioè la “sovragestione” che coordina i cosiddetti “poteri forti”, economico-finanziari ma anche militari e tecnocratici, a partire dalle longeve burocrazie statali. Un network internazionale, capace di imporre qualsiasi volere: lo si vede benissimo oggi, con i governi rassegnati a eseguire le direttive sanitarie prescritte per il coronavirus. La scommessa – di Pinotti, e non solo – è che crolli quella che viene descritta come una secolare, millenaria cortina di silenzio sul fenomeno da cui avrebbe origine la stessa umanità, e che le religioni hanno velato con i loro contenuti mistici. Siamo dunque a un passo dalla “disclosure”? Sarebbe una rivelazione più che sconvolgente, in grado di destabilizzare qualsiasi potere terrestre, screditandolo e delegittimandolo: è questo, che teme, l’opaco network mondiale che oggi sembra fare di tutto per incatenare l’umanità alla paura del virus?«Se si ammettesse che il potere terrestre discende da quello extraterrestre, tutti i governi del pianeta crollerebbero: non avrebbero più ragion d’essere». Lo sostiene Roberto Pinotti, uno degli ufologi più famosi al mondo, fondatore dell’italiano Centro Ufologico Nazionale. Giornalista scientifico, Pinotti vanta un curriculum invidiabile: è stato collaboratore dell’aeronautica militare, dei carabinieri e dei servizi segreti italiani, che lo ingaggiarono per analizzare gli “incontri ravvicinati del terzo tipo”, mantenuti top secret, tra esseri umani e alieni sbarcati in Italia alla fine degli anni Settanta. Autore di besteller tradotti in tutto il mondo, Pinotti ha avuto l’onore di partecipare ai lavori del celebre programma americano Seti, che ricerca l’intelligenza extraterrestre, tracciando un suggestivo parallelo tra gli Ufo e i Vimana, cioè le “antiche astronavi” descritte nella letteratura tradizionale indiana del primo millennio avanti Cristo. «Siamo di fronte a evidenze che non si possono più eludere», ha ripetuto. La verità di Pinotti, contrastata per mezzo secolo dal mainstream e dai più ostinati “negazionisti” (su tutti Piero Angela, in Italia), è stata clamorosamente confermata nell’autunno 2019 dalla Us Navy e poi dal Pentagono: «Gli Ufo esistono, e i nostri piloti li avvistano continuamente». Manca solo l’ammissione finale, la cosiddetta “disclosure”: i poteri al di sopra dei governi sono in contatto, da sempre, con forze extraterrestri?
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Distanziamento-choc: genitori e docenti diffidano le scuole
«Caro preside, attento: se i nostri bambini soffriranno disagi psicologici e subiranno danni, nella scuola trasformata in “lager” dal grottesco distanziamento imposto dal decreto Azzolina, ne risponderai personalmente in tribunale». Sono migliaia, le diffide (di genitori, ma anche di insegnanti) che stanno fioccando sulle scuole, rivolte ai dirigenti scolastici chiamati ad applicare le misure post-Covid. Primo bersaglio, i presidi: non si erano accorti che il ministro scarica sulle loro spalle ogni responsabilità, lavandosene le mani. A promuovere le diffide, con tanto di assistenza legale, è l’associazione Rinascimento Italia, piattaforma che raduna operatori, specialisti, medici e giuristi scesi in campo a tutela della scuola e delle famiglie. L’incubo: tornare in classe il 14 settembre tra mascherine, percorsi obbligati, paure quotidiane e sospetti. Il tutto motivato da un pericolo – il coronavirus – che è lo stesso ministero a smontare: sono le linee-guida diramate da Lucia Azzolina a chiarire che, secondo i medici, il Covid non costituisce una minaccia, per i piccoli. Il problema, al contrario, è rappresentato dalle mostruose misure scolastiche anti-Covid: rischiano di rovinare l’infanzia, creando giovani adulti pieni di insicurezze, infelici e asociali, esposti al rischio di disturbi psicologici e a serie conseguenze fisiche di origine psicosomatica.Lo chiarisce la psicologa Silvia Salese, interpellata da Massimo Mazzucco già a fine luglio su “Contro Tv”. Le conseguenze del distanziamento, dice, sono quelle di uno sviluppo non sano, non armonico. «Noi siamo per definizione degli esseri sociali: abbiamo bisogno di contatto con gli altri, di vederne il volto, di poterci avvicinare agli altri con fiducia, che siano insegnanti o compagni di scuola, proprio per imparare a vivere e per fare in modo che il nostro sistema cerebrale, cognitivo, e la nostra capacità di elaborare le emozioni si possano sviluppare in maniera armonica e sana». Il rischio, aggiunge la dottoressa Salese, è un arresto di questo processo di crescita. «Per i bambini piccoli, non esiste una separazione tra mondo esterno e mondo interno: un bambino costretto a vivere in un ambiente caratterizzato da insicurezza, sospetto e paura andrà a introiettare queste emozioni dentro di sé, e crescendo sarà una persona insicura». Il pericolo, quindi, «riguarda lo sviluppo della propria personalità e la mancata adozione di comportamenti funzionali e cooperativi». In altre parole, «se ci viene impedito di assecondare la nostra natura sociale, questo ci costringe a una compressione. E le compressioni hanno solo due esiti: aggressività e violenza, oppure malattia».Molti medici hanno già lanciato l’allarme: deformare i comportamenti dei piccoli può minacciare la loro salute. «Non scordiamoci che la mente non è separata dal corpo: insicurezza e paura interferiscono con il corretto funzionamento del nostro stesso organismo, quindi rischiamo anche la malattia», chiosa Silvia Salese. Lo sanno perfettamente anche i sanitari che supportano la piattaforma sociale Rinascimento Italia, che ha deciso di passare all’azione. «Grazie agli avvocati di Rinascimento Italia, abbiamo inviato una lettera di diffida con le indicazioni mediche e legali da far presente ai presidi, per renderli consapevoli delle responsabilità che il ministero ha scaricato sulle loro spalle», racconta Alberto Prandoni, imprenditore di Cuneo, padre di 3 bambini. «In provincia di Cuneo siamo stati tra i primi a muoverci, organizzando poi anche un incontro coi dirigenti scolastici: e ora sono oltre 50 le scuole della zona raggiunte dalla diffida». Numeri ancora più elevati in Sicilia, dove Rinascimento Italia ha stretto un accordo col sindacato scolastico Sinalp: «Sono già 5.300 le diffide finora inviate nelle scuole di tutta l’isola. E ora, sempre col Sinalp replicheremo l’invio in tutte le altre regioni italiane», annuncia Raffaela Rutili, del coordinamento Progetto Scuola Normale di Rinascimento Italia.Anche Prandoni e la Rutili sono stati intervistati su “Contro Tv” da Mazzucco, protagonista dell’ennesimo, esemplare intervento giornalistico, in un’Italia dove giornali e televisioni si voltano spesso dall’altra parte, evitando gli argomenti che imbarazzano il governo (specie da quando è scattata la consegna del silenzio sulle verità più scomode che riguardano il Covid). L’iniziativa di Rinascimento Italia è semplicissima: si invia al preside una diffida, mettendolo in guardia dall’applicare il decreto-scuola. Il testo della diffida lo si può scaricare liberamente dal sito dell’associazione, che indica anche gli indirizzi e le Pec di tutte le 50.000 scuole italiane. Oppure, versando un’offerta di 10 euro, ci si iscrive a Rinascimento Italia e si scarica automaticamente un’App, attraverso la quale si può firmare direttamente la diffida: «Dal quel momento, attraverso l’App – dice Alberto Prandoni – la diffida arriva all’avvocato che per ciascuna provincia l’associazione mette a disposizione: sarà quindi lo studio legale a trasmettere la diffida alle scuole». La diffida, riassume Prandoni, «spiega ai presidi quali sono le responsabilità che sono state loro attribuite dal ministero, e soprattutto li avverte che noi genitori non siamo disposti ad accettare le imposizioni attualmente contenute nel decreto-scuola, che dispongono misure che, secondo gli studi citati nella diffida, possono danneggiare i nostri bambini sia sotto l’aspetto sanitario che sotto quello psicologico».Probabilmente, ammette Prandoni, i presidi stessi non sono ancora completamente consapevoli dei rischi ai quali andrebbero incontro, se applicassero le ultime norme ministeriali. I presidi – conferma Raffaela Rutili – non hanno capito che, accettando il decreto Azzolina, hanno accettato di assumersi la responsabilità della salute di ragazzi, docenti e personale ausiliario. «Una responsabilità enorme, che si sono assunti senza avere nessun tipo di cappello protettitivo: non hanno un ordine professionale che li tueli, né un’assicurazione ad hoc. Non hanno nemmeno protocolli: il decreto Azzolina ha lasciato loro amplissima discrezionalità. E questa è un’arma a doppio taglio, perché li espone ancora di più». Attraverso la diffida, al preside viene spiegato che se il Covid non crea nessun danno al bambino, come ammette lo stesso ministero, certamente i danni li crea il distanziamento, l’impossibilità di imparare il linguaggio non verbale, l’impossibilità di essere naturali nei rapporti sociali, l’impossibilità di imparare quali sono questi rapporti sociali (per cui la scuola è nata, e che restano uno degli obiettivi principali della scuola).«Le problematiche psicologiche possono essere molto pesanti e possono danneggiare nel profondo i ragazzi, ma anche gli stessi insegnanti», aggiunge la Raffaela Rutili, citando «problemi di psicosi, la paura degli altri, la paura di essere un pericolo per gli altri». L’allarme è serio: «Sono aspetti psicologici immensi, di cui i presidi (che dovranno risponderne) non si sono resi conto». Insistono i volontari di Rinascimento Italia: è importante che i presidi si rendano conto del vespaio nel quale li ha messi il ministro. «Gli avvocati sanno bene che i presidi sono aggredibili: è sufficiente che si verifichi un danno di qualsiasi tipo, e loro dovranno rispondere in prima persona della salute dei bambini», assicura la Rutili. «E questa è una follia – aggiunge – perché la salute dei bambini non dovrebbe essere tra le competenze dei presidi». Attenzione: «Il nostro scopo non è quello di entrare in conflitto col preside: noi vogliamo che il decreto-scuola non trovi applicazione, o meglio ancora che venga abrogato. Per questo – precisa Raffaela Rutili – stiamo già preparando il testo-base per una diffida che lo stesso preside, a sua volta, potrà inviare alle autorità». Per Rinascimento Italia, sarebbe la chiusura del cerchio: fare in modo che i presidi si rendano conto di essere in una posizione che non compete loro.«I presidi hanno assunto responsabilità che non gli competono, e queste responsabilità sono pericolose e li espongono in prima persona: perché sono loro, poi, a doversi pagare un avvocato se qualcuno li denuncia». Ed ecco che la diffida, firmata dai genitori (tantissime però anche quelle firmate dagli insegnanti) è un’arma che viene consegnata al preside: «Un appiglio formale, per consentirgli di dire al ministero: io non vi seguo più, questo decreto non lo applico; piuttosto, mandatemi pure un commissario». Dice ancora Rutili: «Se noi sommergiamo il ministero con le diffide dei presidi, è evidente che tutto il meccanismo si interrompe: e con quello poi anche il Tso, la vaccinazione obbligatoria e tutte le altre misure che sono lì, “in caldo”, pronte per essere poi sfornate in autunno». In effetti, ricorda Mazzucco, c’è chi sta ventilando la possibilità di imporre a tutti gli studenti la vaccinazione antinfluenzale, “in modo da poter distinguere immediatamente un caso di Covid”. Ipotesi alla quale Alberto Prandoni si ribella: «Sarebbe qualcosa che lede le libertà personali: se devo pensare che per mandare i miei figli a scuola devo prima sottoporli a una vaccinazione antinfluenzale, che come appurato dagli studi scientifici aumenta il rischio di avere problemi gravi in caso di contatto coi virus del tipo Sars, questo è inaccettabile. Non pensino di poterlo fare, perché io a queste condizioni i bambini a scuola non ce li mando».«Se riusciamo a convincere i presidi a fare a loro volta le diffide nei confronti del ministero, è facile che il decreto Azzolina non verrà applicato», confida Raffaela Rutili. «Da quel momento, tutto l’impianto Covid verrebbe screditato. Di conseguenza sarà estremamente complicato poter pensare di imporre una vaccinazione obbligatoria a qualsiasi categoria, men che meno un Tso o l’istituzione del medico scolastico che prenda in carico un bambino e lo trasporti in un “luogo protetto” solo perché ha qualche linea di febbre: ci sarebbe l’insurrezione, da parte dei genitori». Rinascimento Italia spera che la valanga delle diffide – prima di genitori e docenti, poi anche dei presidi – possa fare il miracolo: «Se riusciamo a far cadere il decreto-scuola, sarà una caduta – a domino – dell’intero impianto: per questo è così importante agire oggi, tempestivamente». Raffaela Rutili si mostra ottimista: «Non occorrono milioni di firme o milioni di persone in piazza: basta un genitore o un insegnante per istituto, e si ottiene il risultato al quale tutti puntiamo». Obiettivo: evitare ai bambini uno scempio come quello previsto dalla scuola-lager immaginata dai tecnici del governo Conte, che hanno mandato allo sbaraglio Lucia Azzolina, in televisione col suo imbarazzante seggiolone a rotelle.(Tutte le informazioni per la diffida sono contenute nella sezione “Scuola Normale” del sito di Rinascimento Italia, cui si può iscrivere per scaricare l’App. Il modulo gratuito della diffida è invece scaricabile in un’apposita pagina. Per qualsiasi informazione, basta inviare un’email a info@rinascimentoitalia.it).«Caro preside, attento: se i nostri bambini soffriranno disagi psicologici e subiranno danni, nella scuola trasformata in “lager” dal grottesco distanziamento imposto dal decreto Azzolina, ne risponderai personalmente in tribunale». Sono migliaia, le diffide (di genitori, ma anche di insegnanti) che stanno fioccando sulle scuole, rivolte ai dirigenti scolastici chiamati ad applicare le misure post-Covid. Primo bersaglio, i presidi: non si erano accorti che il ministro scarica sulle loro spalle ogni responsabilità, lavandosene le mani. A promuovere le diffide, con tanto di assistenza legale, è l’associazione Rinascimento Italia, piattaforma che raduna operatori, specialisti, medici e giuristi scesi in campo a tutela della scuola e delle famiglie. L’incubo: tornare in classe il 14 settembre tra mascherine, percorsi obbligati, paure quotidiane e sospetti. Il tutto motivato da un pericolo – il coronavirus – che è lo stesso ministero a smontare: sono le linee-guida diramate da Lucia Azzolina a chiarire che, secondo i medici, il Covid non costituisce una minaccia, per i piccoli. Il problema, al contrario, è rappresentato dalle mostruose misure scolastiche anti-Covid: rischiano di rovinare l’infanzia, creando giovani adulti pieni di insicurezze, infelici e asociali, esposti al rischio di disturbi psicologici e a serie conseguenze fisiche di origine psicosomatica.
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Dylan, Draghi e l’inferno Covid. Magaldi: presto la verità
«Forse gli italiani se lo meritano, un governo che li chiude in casa per un allarme gonfiato, poi li rovina economicamente lasciandoli senza soldi e li prende in giro fino alla fine, con promesse favolose, fino al miracolo (inesistente) dei mitici aiuti dell’Unione Europea: poche briciole che costeranno un prezzo salatissimo, e che arriveranno – forse – tra un anno, a piccole rate, quando ormai il peggio ci sarà crollato addosso, a partire dalle prossime settimane». Tanta amarezza, da parte di Gioele Magaldi, viene dall’impietosa fotografia degli ultimi mesi, che si prolunga nel cuore dell’estate: «Vedo ancora in giro gente con indosso la mascherina: c’è chi se la mette per passeggiare all’aperto, e chi la tiene sul viso mentre guida l’auto, da solo». Follia? E’ il risultato della micidiale manipolazione messa in atto, a tambur battente, dallo scorso febbraio. La paura di un virus ormai spento e debellato dai medici con terapie efficaci, ma tuttora presentato come minaccia invincibile. «C’è chi insiste nell’evocare “seconde ondate”, anche se persino il telegiornale di “Sky” ha ammesso che l’epidemia è praticamente finita». Gli italiani? «In maggioranza, hanno accettato di subire restrizioni spesso assurde, non motivate da alcuna ragione medica».
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“Science”: liberi di tornare a scuola, più benefici che rischi
E se la chiusura delle scuole facesse più male che bene? Se lo chiedono pediatri ed educatori del Regno Unito che, in una lettera aperta firmata da più di 1.500 membri del Royal College of Paediatrics and Child Health, scrivono: «Continuare a tenere chiuse le scuole lascerebbe segni indelebili a un’intera generazione». Certo c’è l’educazione virtuale, ma è ben lontana da quella vera – dicono – e costringe molti genitori a lasciare il lavoro per prendersi cura dei bambini. Così in 20 paesi le scuole le hanno riaperte ai primi di giugno: altri, invece (Taiwan, Nicaragua e Svezia) non le hanno chiuse mai: bambini liberi di giocare, con le mascherine o senza. “Science” ha voluto vederci chiaro, studiando le riaperture di Sudafrica, Finlandia e Israele. «È venuto fuori che i bambini più piccoli raramente contraggono l’infezione e si contagiano l’un l’altro, ed è ancora più raro che si portino il virus a casa al punto da infettare i familiari», scrive Giuseppe Remuzzi sul “Corriere della Sera“. Assicura Otto Helve, infettivologo e pediatra finlandese: «Tutti quelli che hanno riaperto hanno potuto constatare che i benefici sono molto maggiori dei rischi».