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Travaglio meglio di Mentana, anche se tace sulla geopolitica
«Ma come, il grande Travaglio ha bisogno di leggere le domande da un foglietto?». Memorabile, il Berlusca, nella storica ospitata del 2013 in cui accettò di metter piede nella tana del leone, vigilata da Santoro in tandem col direttore del “Fatto Quotidiano”, arcinemico del Cavaliere. «Resta comunque il miglior giornalista italiano, il polemista più efficace», lo applaude il berlusconiano Vittorio Feltri. Non la pensa così Paolo Barnard, co-fondatore di “Report” con la Gabanelli e ora scomparso dai radar (ha oscurato anche il suo blog, deluso dagli italiani). Barnard ha ripetutamente accusato proprio Travaglio: alza la voce coi nanerottoli della politica italiana – questa l’imputazione – fingendo di non sapere che non contano niente, di fronte ai veri padroni (finanziari) del vapore, che il Marco nazionale si guarda bene dall’insolentire. «Sta ben attento, Travaglio, a non superare quel Rubicone: per lui la politica internazionale è come se non esistesse», conferma Massimo Mazzucco, che però – come Feltri – apprezza il travaglismo: «Sempre meglio del giornalismo che oggi produce Mentana, che pure un tempo stimavo: a “La7” poteva essere il primo degli ultimi, invece ha preferito diventare l’ultimo in primi», accodandosi al coro del mainstream.Parole in libertà, che Mazzucco – documentarista “complottista”, autore del film “Inganno Globale” sull’11 Settembre trasmesso proprio da Mentana a “Matrix” su Canale 5 – offre a Fabio Frabetti in web-streaming su YouTube: dopo “Carpeoro Racconta”, in onda la domenica mattina, ora c’è anche “Mazzucco Live” il sabato ad arricchire il weekend di “Border Nights”, trasmissione web-radio di informazione indipendente (in diretta il martedì sera) che ormai annovera una media di 20.000 ascoltatori a settimana. Obiettivo: fornire al pubblico la voce di interlocutori poco presenti sul mainstream ma considerati autorevoli testimoni della confusa attualità in cui viviamo. «Non è mai andata così bene, per noi “alternativi”, da quando abbiamo a disposizione questo meraviglioso strumento di comunicazione che è il web: basta usarlo in modo intelligente, anziché perdere tempo a scrivere stupidaggini su Facebook». Così, una semplice chat via Skype può diventare interessante per riflettere sullo stato della nostra informazione: meglio Travaglio, comunque, insiste Mazzucco. E spiega: «E’ evidente che gli lasciano dire quello che vuole, sull’Italia, a patto che non si occupi di geopolitica. Se non altro, sull’Italia fa bene il suo mestiere, a differenza di Mentana», ormai completamente “embedded” rispetto al sistema.Se ne rammarica, Mazzucco: «Mentana è abile, ha ottime qualità». Ma è come se avesse smesso di usarle, abdicando al ruolo: «Penso sia anche in buona fede, per esempio sull’11 Settembre: crede davvero che quell’attentato sia stato troppo grosso perché si possa pensare a un complotto interno». Peccato, dice Mazzucco, perché in questo modo Mentana ha cessato di informarsi, e quindi di informare il suo pubblico: è stato ormai dimostrato, da ingegneri e fisici, che le Torri Gemelle sono cadute per demolizione controllata, non per l’impatto degli aerei. Peggio: nel fare di tutta l’erba un fascio, per comodità chiamato “fake news”, il direttore del telegiornale de “La7”, un tempo autonomo nei giudizi, ormai ragiona per categorie: quelli che credono al complotto dell’11 Settembre, alle scie chimiche, ai danni da vaccino. Risultato: nessuna informazione di qualità sulle Twin Towers, e neppure sulle scie degli aerei o sulle vaccinazioni obbligatorie. C’è da scoraggiarsi? Assolutamente no, giura Mazzucco: «Ho scoperto che il mio elettrauto calabrese non crede alla versione ufficiale sull’11 Settembre perché suo figlio lo informa consultando il web: non vi dico la faccia che ha fatto quando gli ho svelato che la fonte cui attinge il ragazzo sono io». Ottimismo: «Noi siamo tanti, siamo miliardi. Qualunque nostra azione, in termini di infomazione, ha un impatto. Lentamente, nonostante i Mentana, la verità si farà strada».«Ma come, il grande Travaglio ha bisogno di leggere le domande da un foglietto?». Memorabile, il Berlusca, nella storica ospitata del 2013 in cui accettò di metter piede nella tana del leone, vigilata da Santoro in tandem col direttore del “Fatto Quotidiano”, arcinemico del Cavaliere. «Resta comunque il miglior giornalista italiano, il polemista più efficace», lo applaude il berlusconiano Vittorio Feltri. Non la pensa così Paolo Barnard, co-fondatore di “Report” con la Gabanelli e ora scomparso dai radar (ha oscurato anche il suo blog, deluso dagli italiani). Barnard ha ripetutamente accusato proprio Travaglio: alza la voce coi nanerottoli della politica nostrana – questa l’imputazione – fingendo di non sapere che non contano niente, di fronte ai veri padroni (finanziari) del vapore, che il Marco nazionale si guarda bene dall’insolentire. «Sta ben attento, Travaglio, a non superare quel Rubicone: per lui la politica internazionale è come se non esistesse», conferma Massimo Mazzucco, che però – come Feltri – apprezza il travaglismo: «Sempre meglio del giornalismo che oggi produce Mentana, che pure un tempo stimavo: a “La7” poteva essere il primo degli ultimi, invece ha preferito diventare l’ultimo in primi», accodandosi al coro del mainstream.