Stop alle intercettazioni, vietato indagare sul potere
Un freno decisivo alle indagini sul potere: quello dei partiti e degli intrecci con la criminalità mafiosa dei colletti bianchi, dal volto rispettabile, sempre più imprenditrice di se stessa. Così gli oppositori, facendo eco al procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, giudicano il decreto legge anti-intercettazioni, imposto l’11 giugno alla Camera con voto di fiducia, espresso anche da 21 deputati dell’opposizione e approvato con l’appoggio decisivo della Lega Nord. In base al ddl, il ricorso alle intercettazioni sarà limitato ai casi nei quali esistano fondati sospetti di colpevolezza: un colpo durissimo alle indagini, visto che spesso i sospetti emergono proprio dalle intercettazioni ambientali e telefoniche.
A far maturare un clima così ostile nei confronti di questi preziosi strumenti investigativi, afferma il governo, è stato l’abuso mediatico: troppo spesso, in modo sistematico, si è assistito alla pubblica esibizione, sui giornali, di tabulati contenenti conversazioni intercettate, che gli inquirenti hanno evidentemente ceduto a giornalisti tranquillamente disposti alla violazione della privacy degli indagati, spesso pronunciando “sentenze mediatiche” di condanna, prima ancora del processo.
Se è vero, come assicura il ministro della giustizia Angelino Alfano, che le indagini contro la mafia restano al riparo dal decreto anti-intercettazioni, non c’è dubbio che i primi beneficiari del provvedimento siano gli uomini di potere. Gli analisti politici spiegano con precisione la tempistica dell’approvazione del decreto alla Camera l’11 giugno: sarebbe la moneta di scambio con cui Umberto Bossi gratifica Silvio Berlusconi, dopo la decisione di quest’ultimo di non sostenere il referedum del 21 giugno, che promuove il bipartitismo a spese dei partiti minori. La Lega lo teme e, in cambio del determinante disimpegno del Pdl, ha sottoscritto senza fiatare il decreto anti-intercettazioni, mai gradito al Carroccio. Grazie alla Lega, affermatasi come forza anti-casta, proprio la “casta” ottiene così il privilegio più ambito: l’amputazione delle indagini.