Anche la Fiom in corteo per fermare la Torino-Lione
Autoporto di Susa, sabato 23 gennaio 2009, ore 14. «No alla Tav, no ai sondaggi: fuori le mafie dalla valle di Susa, no al partito trasversale degli affari». Un appuntamento importante, la grande manifestazione popolare con la quale i No-Tav contano di misurare la propria forza, dimostrando di essere maggioranza, a dispetto dei “poteri forti” che li danno per sconfitti. Dopo la visita del leader della sinistra Paolo Ferrero e quella, a sorpresa, di Beppe Grillo, il movimento riceve aiuti anche dai metalmeccanici: Giorgio Airaudo, segretario della Fiom piemontese, annuncia che parteciperà alla marcia di sabato contro la Torino-Lione.
«Oggi c’è la crisi non perché le merci si spostano troppo lentamente, ma perché c’è un eccesso di capacità produttiva e non si vedono nuovi prodotti in grado di favorire la ripresa», dichiara Airaudo a “Repubblica”. «Penso che l’Italia farebbe bene a investire di più sull’auto elettrica, piuttosto che sulle gallerie in val Susa». I metalmeccanici non sono contrari al trasporto su rotaia, ma auspicano un sistema integrato che privilegi i pendolari. «E’ entrata in crisi da tempo l’idea che la crescita possa essere infinita», aggiunge Airaudo.
Crescita limitata e diritti delle persone a rischio: «Così la discussione sull’utilizzo delle risorse, da quelle naturali a quelle finanziarie, è decisiva. Non basta parlare di sviluppo». Quanto alla battaglia per le regionali di marzo, secondo il segretario Fiom è «paradossale» che il centro-sinistra abbia «deciso di puntare buona parte delle sue carte in campagna elettorale su una ferrovia che entrerà in funzione nel 2023», sempre ammesso che venga imposta con la forza alla valle “ribelle”, il cui nuovo portavoce, Sandro Plano, presidente della Comunità Montana, non è stato accettato all’Osservatorio-Tav presieduto da Mario Virano.
E mentre in valle di Susa i militanti No-Tav nei giorni scorsi hanno ripetutamente interrotto a scopo dimostrativo l’autostrada del Frejus e la ferrovia Torino-Modane per contestare l’avvio delle trivellazioni, con macchinari introdotti nel cuore della notte sotto la protezione della polizia antisommossa, a Torino il Pdl sembra volersi sfilare dalla giornata “Sì Tav” promossa dal sindaco Sergio Chiamparino: il centro-destra è irritato dalla presidente della Regione, Mercedes Bresso, che – cogliendo una battuta di Bossi a TelePadania («Non so se al Piemonte serve la Tav») – ne ha approfittato per accusare Pdl e Lega di non impegnarsi a sufficienza sulla Torino-Lione.
L’appoggio della Fiom di Airaudo è quindi particolarmente prezioso: il 23 gennaio i No-Tav contano su una vasta mobilitazione della cittadinanza, che i poteri torinesi tendono a rappresentare come scoraggiata o addirittura “convertita” alla Tav, malgrado l’esito delle ultime consultazioni politiche locali e il rinnovo della Comunità Montana, per il quale i dirigenti locali del Pd si sono ribellati al partito schierandosi coi No-Tav. «Sabato a Susa saremo in tanti e faremo sentire la nostra voce», annunciano i militanti, rinfrancati dalla solidarietà ricevuta giovedì da Beppe Grillo.
«In val di Susa ho incontrato persone che non molleranno mai. Dalle facce forti, dai toraci aperti, dagli occhi chiari. I No-Tav sono l’avamposto dell’Italia contro la distruzione del territorio e delle risorse economiche», scrive Beppe Grillo sul suo blog, www.beppegrillo.it, dopo il blitz al presidio No-Tav di Susa il 21 gennaio. La Torino-Lione, aggiunge, «costa almeno 4 volte il Ponte di Messina, dai 20 ai 30 miliardi, che saranno pagati dalle generazioni future. In valle ci sono già le ferrovie, c’è già l’autostrada e, da anni, il traffico merci diminuisce. A cosa serve un buco di 40 chilometri nella montagna? I valsusini sono i nuovi patrioti, l’avamposto di una Nuova Italia. Vogliono preservare la loro valle dalla speculazione, lasciarla intatta per i loro figli. Come dovrebbe fare ogni italiano. Sarà dura!» (info: www.notav.info).