Incubo fame: tra 40 anni, guerre per il pane
Crisi economica? Deficit energetico? Clima impazzito? Peggio. Il rischio più grande ha un nome antico: fame. E’ lo spettro che comincia a minacciare il pianeta, dove la domanda di cibo nei prossimi quarant’anni raddoppierà. Scenari spaventosi: guerre e rivolte per il pane, domate con le armi. A lanciare l’allarme è l’australiano “Science Alert”, non certo un sito catastrofista. Carenza di cibo: «E’ un problema che non si potrà risolvere come negli anni ‘60, ovvero con la tecnologia». Ormai le risorse tecnologiche non bastano più: «Dobbiamo affrontare nodi più strutturali», ovvero: acqua, terra, agricoltura, mari. Salvare la Terra, o non ci sarà più da mangiare. E scoppierà una guerra planetaria.
A far rimbalzare in Italia l’allarme che parte dall’Australia è l’analista Debora Billi, antropologa e giornalista: «Un articolo – spiega – che riepiloga chiaro e tondo come stanno le cose». “Science Alert” offre un riassunto drammatico e sintetico: fra quattro decenni la richiesta di alimenti sarà cresciuta del cento per cento. Come risolvere il problema? Solo invertendo la rotta e dimenticando lo “sviluppo” planetario degli ultimi cinquant’anni.
Primo allarme, l’acqua. Solo gli abitanti delle città, nel 2050, useranno un quantitativo d’acqua pari a quello che oggi usiamo per tutta l’agricoltura mondiale. E la carenza idrica si accompagna all’altro indicatore preoccupante, la perdita di territorio: «Pare che il pianeta stia perdendo terreni agricoli al ritmo dell’1% di estensione annua: a causa del degrado, della desertificazione, dell’inquinamento, dell’espansione delle città. Ne abbiamo già persa il 24% rispetto a vent’anni fa».
Le città, spiega “Science Alert”, avranno 20, 30 o 40 milioni di abitanti e nessuna capacità di produrre cibo: saranno pesantemente a rischio per ogni problema nella distribuzione. Se fino a ieri si è pensato di potenziare l’agricoltura intensiva drogandola con fertilizzanti al fosforo, ora siamo all’avvelenamento globale: «Continuando ad immetterli nel terreno, stiamo finendo con l’inquinare fiumi, mari e l’intera biosfera».
Altro fronte di preoccupazione, gli sprechi. «Lo spreco è immenso. Si è calcolato che tra il 30 e il 50% di tutta la produzione agricola finisce gettata via, ovvero 2.600 su 4.600 calorie prodotte». Senza contare che l’agricoltura meccanizzata ha bisogno di carburante: anche l’agricoltura industriale sarà colpita dal picco del petrolio, senza poter contare sull’alternativa dei bio-carburanti, ancora irrilevante rispetto alle esigenze.
Enormi problemi in vista anche per la pesca: «Si pensa che per il 2040 non ci sarà praticamente più nulla da pescare», nei mari avvelenati e costantemente depredati delle specie ittiche più richieste. «Le proteine mancanti dal pesce – continua Debora Billi – non potranno essere sostituite dalla carne, perché per l’allevamento servirebbero un miliardo di tonnellate in più di grano e mille chilometri cubici di acqua dolce. L’equivalente di altri tre Nordamerica».
Fantascienza catastrofistica? No, purtroppo: «La spesa mondiale per la ricerca in agricoltura è pari a 40 miliardi di dollari. Quella per le armi a 1500 miliardi». Ennesima dimostrazione della “cecità” del genere umano? «Mica tanto». Meglio parlare di drammatica, spaventosa “previdenza”: «Si presume anche che le crisi alimentari che ci aspettano saranno causa di rivolte e guerre civili. Si fa molto prima a usare le armi, allora, che ad impelagarsi in una ricerca scientifica seria, nel cambiamento della dieta mondiale, nella riduzione dello spreco, nel riciclo dei rifiuti, eccetera. E le armi – conclude Debora Billi – rappresentano da sempre anche il più collaudato sistema per ridurre la popolazione» (info: www.megachip.info).
…ma tanto se molto prima di quarant’anni, come sembra da un altro articolo presente su questo sito, scoppia la terza guerra mondiale, che ce frega della guerra del pane tra quarant’anni? Anzi probabilmente i sopravvissuti pasteggeranno tutti a caviale ed aragosta, visto che circa la meta’ dell’umanita’ sara’ stata sterminata…..”meno semo, piu’ magnemo”…..
Si devono fare leggi per il controllo delle nascite. E’ ditattoriale, ma necessario per le emergenze