Revelli: Lega, la rivolta della provincia dimenticata
La vittoria della Lega nelle campagne è la rivolta dei dimenticati dalla globalizzazione. Nella Lega, gli abitanti dei paesi cercano la tutela. Molto spesso la geografia leghista coincide quella della vecchia Dc, con il fatto che la risposta dei leghisti è, in molta parte del territorio, l’unica disponibile. In molti paesi il centrosinistra è evaporato, è altrove. Sta nelle città, nei gangli dove la vita scorre veloce, dove passa il flusso delle decisioni; in molti paesi quelle decisioni si subiscono con timore.
Le campagne piemontesi hanno paura del mondo che ci circonda. Un contadino che deve trattare le materie prime via internet con Rio de Janeiro sa che cosa accade intorno a noi, ma non ha la sensazione di governare quel processo: lo teme perché non lo controlla, e tende a difendersi. E trova al suo fianco solo la Lega. La Lega è diffusa, è presente, c’è dappertutto. E soprattutto, là dove arriva colonizza: non molla la presa facilmente. Il leghista Zaia, da ministro, si è battuto contro gli ogm; molti esponenti del centrosinistra sono invece favorevoli, in nome di una loro idea di modernità.
Anche se la Lega dà risposte di corto respiro e anche se ha una doppia faccia, quella di Roma e quella sul territorio, le sue risposte sono le uniche sul mercato: c’è una sorta di monopolio. La sinistra viene spesso accusata, anche senza ragione, di essere la responsabile dei guai dei ceti di cui ha smesso di occuparsi. E’ stata spesso identificata con Marchionne o con Profumo, con gli imprenditori e i banchieri più che coi i dipendenti e i clienti. Non si tratta di recuperare novemila voti, ma un sistema di valori di riferimento. E’ un lavoro lungo e difficile. Mai provato a far tornare il dentifricio dentro il tubetto?
(Marco Revelli, dichiarazioni rilasciate a Paolo Griseri per “Repubblica” il 1° aprile 2010 a commento del voto regionale piemontese – www.repubblica.it).