Unità d’Italia a mano armata, a spese del Sud ricco
Da 150 anni ci raccontano la barzelletta del Sud liberato dai Savoia per portarvi libertà, giustizia e progresso. Errore: la crisi del sud è cominciata proprio con l’Unità d’Italia, imposta col sangue e governata con l’aiuto della mafia, dopo una brutale guerra di conquista: stragi e deportazioni, da cui la tragedia dell’emigrazione, prima sconosciuta. Impressionante la rapina delle risorse: il sud era più avanzato nel nord anche sul piano industriale. E più ricco: il regno borbonico era il più solvibile d’Europa, mentre quello piemontese il più indebitato. Anche per mettere le mani sul bottino, i Savoia si convinsero a unire l’Italia.
E’ la tesi del libro “Terroni”, di Pino Aprile, che descrive con puntigliosa documentazione una realtà sconvolgente: quella di un paese occupato, spogliato delle sue attività produttive, con centinaia di migliaia di morti tra la popolazione civile. Un paese “senza più padri”, costretti per sopravvivere a ricorrere – a milioni – all’emigrazione, per la prima volta nella loro storia. Tutto questo, dopo l’arrivo dei Savoia, che per prima cosa «ne depredarono le ricchezze, a partire dalla cassa del Regno delle Due Sicilie».
Pino Aprile non ha dubbi sulla necessità dell’Unità d’Italia: «Ci sentiamo tutti italiani, anche orgogliosi delle nostre stupende, meravigliose differenze che ci arricchiscono». Non si discute sul fatto che ci sia l’Italia, ma – al contrario – che non sia abbastanza unita: perché l’Unità reale «non è mai stata fatta», visto che la Penisola è stata unificata «tenendo il sud sotto schiaffo».
“Terroni”, si legge nella presentazione sul blog di Beppe Grillo, racconta le distruzioni di interi paesi, le deportazioni, la nascita delle mafie alleate con i nuovi padroni: furono proprio i piemontesi a dare un ruolo politico alla malavita organizzata, che sotto i Borboni restava ai margini della vita sociale. Per conquistare il sud, strappandolo a una dinastia non italiana, «sono state usate le armi, la politica, l’economia».
Risultato: si è creato un dislivello tra le due parti del paese che «non esisteva al momento dell’Unità». Non solo. L’economia monetaria del meridione era più florida: i due terzi del denaro circolante in Italia erano del mezzogiorno. «Il Piemonte ha unificato la cassa, portando al nord l’oro del sud». Verità sostenute «da fior di studiosi» nel corso di un secolo e mezzo, eppure «mai prese in considerazione», in ossequio all’ideologia dei conquistatori torinesi.
Di recente, il Cnr ha ricostruito l’economia delle varie regioni italiane dal 1861 ad oggi: risulta «in maniera incontenstabile» che al momento dell’Unità non c’era differenza tra nord e sud. La differenza è emersa in seguito: non malgrado l’Unità, ma proprio a causa dell’unificazione forzata. «Questa differenza – sottolinea Pino Aprile – è stata imposta con le armi, con stragi». Il conto ufficiale oscilla tra le migliaia di vittime e i 200.000 caduti, mentre “Civiltà Cattolica” parlava all’epoca di un milione di morti: il bilancio di un genocidio.
Qualunque sia l’entità della strage, secondo Pino Aprile l’Unità d’Italia «fu fatta nel modo peggiore, con il sangue e con i soldi dei meridionali». Se i “terroni” combatterono per anni, con una resistenza popolare liquidata poi come “brigantaggio”, interi reparti dell’esercito borbonico si dettero alla macchia per contrastare quello che a tutti gli effetti era un invasore, che faceva una guerra non dichiarata, testimoniando una evidente «volontà di resistenza». Persino un grande intellettuale del sud come Giustino Fortunato, favorevole all’unità nazionale, ammise: «Stavamo molto meglio con i Borboni».
Verità scomoda: il sud aveva una sua cultura industriale, per alcuni aspetti superiore a quella del nord. Metallurgia, siderurgia, grandi poli tessili. Un’industria che al nord, ai tempi dell’Unità d’Italia ancora non c’era. L’esempio classico che si utilizza per negare la realtà è quello delle infrastrutture per i trasporti: poche strade e pochissimi chilometri di ferrovia come “prova” della presunta arretratezza del sud, dimenticando che la monarchia borbonica preferì sfruttare le coste e i trasporti marittimi, «tant’è che in pochi lustri la flotta commerciale del Regno delle due Sicilie divenne la seconda d’Europa – quella militare la terza».
Puntare sulla navigazione: «Un po’ quello che sta facendo adesso l’Unione Europea con il progetto delle autostrade del mare», aggiunge Pino Aprile. «Quanto alla siderurgia, il più grande stabilimento italiano era in Calabria: da solo, aveva dipendenti e tecnici quasi quanto la gran parte degli stabilimenti siderurgici del nord». La più grande officina meccanica d’Italia e forse d’Europa era nel napoletano, a Pietrarsa, e divenne un modello copiato dagli stranieri: «Le mitiche officine di Kronstadt e Kaliningrad non sono altro che la copia, mattone per mattone, delle officine di Pietrarsa».
E così la cantieristica navale: i maggiori cantieri erano al sud. «Quando arrivarono i nuovi “padroni”, in realtà i locali furono messi in condizioni di minorità: tutte queste aziende furono declassate o addirittura chiuse, gli stabilimenti siderurgici di Mongiana che avevano 1.500 dipendenti si fecero consegnare la chiave, chiusero e vendettero come ferro vecchio. Ufficialmente la spiegazione fu che non era più tempo di stabilimenti siderurgici in montagna e lontano dal mare. Chiusa Mongiana, cominciarono a costruire Terni: ancora più in alto e ancora più lontano dal mare».
Altra beffa post-unitaria, la Cassa del Mezzogiorno: pur accusata di inefficienza e dispersione dei finanziamenti, impiegava lo 0,5% del Pil per strade, scuole, fognature, opere spacciate per “interventi straordinari”, che nel suo libro Pino Aprile enumera, chilometro per chilometro. «Dov’è la cosa straordinaria del fare le strade, le fogne, le scuole?». Perché considerare “straordinario” costruire un Paese con fondi pubblici? «Al nord con quali soldi hanno fatto le strade, le scuole, le fogne?».
E perché considerare «un’immensa rapina» lo 0,5 del Pil, tacendo invece sul restante 99,5%? «Perché non si spiega come mai il nord ha dal 30 al 60% in più di infrastrutture, senza neanche avere avuto una Cassa per il Settentrione? Perché non si spiega come mai un chilometro di ferrovia in piano dell’alta velocità tra Torino e Milano, tra le risaie e quindi senza montagne da bucare, costa 52 milioni di euro? Più di 100 miliardi di lire, quando per tratti molto più complicati sulla Roma-Napoli si sono spesi 25 milioni di euro, con tanto di gallerie, mentre in Francia si spendono 10 milioni di euro e in Spagna 9. Chi spiega la differenza?».
Un esempio illuminante: l’Expo si Milano si finanzia con i fondi Fas, quelli per le aree sottosviluppate: «L’Expo di Milano, il Parmigiano, le compagnie di navigazione del Lago Maggiore e del Lago di Garda: significa che il sud è il Bancomat d’Italia, è il derubato che continua a essere chiamato ladro», protesta Pino Aprile. «Questi conti vanno fatti: da un’analisi dell’Italia unita, condotta da un ricercatore di psico-sociologia, viene fuori la descrizione di questo stato di minorità che segna un paese duale, diviso in due. Questa divisione è il motore dell’economia del nord, che crede di guadagnarci».
«In effetti – aggiunge Aprile – il nord qualcosa ci guadagna, rimproverando poi le pensioni di invalidità con cui si comprano i voti al sud, ma è una sciocchezza: perché se il paese si unisse davvero, sia il nord che il sud guadagnerebbero molto di più. Potremmo diventare il primo paese del mondo. Ma se l’alternativa è continuare ad avere una parte del paese succube dell’altra, allora il desiderio di essere soli piuttosto che male accompagnati, comincia a giustificarsi. E’ un desiderio che al sud serpeggia, ribolle: sta proliferando, anche se il nord fa finta di non sentirlo».
(L’intervista è on-line sul blog www.beppegrillo.it. Il libro: Pino Aprile, “Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del sud diventassero meridionali”, edizioni Piemme, 308 pagine, euro 17.50).
13 Commenti
Trackbacks
- 150 anni di verità nascoste sull’Unità d’Italia. La dote siciliana che nessuno vi dirà mai: oltre 2/3 moneta circolante | Escogitur.it
- Unità d’Italia a mano armata, a spese del Sud ricco
- Unità d’Italia a mano armata, a spese del Sud ricco |
stamattina , 11 maggio, uno stronzo di giornalista da Segesta magnificava i mille garibaldini , ricordandoli con una scolaresca ignara addobbata con la camicia rossa , i quali erano venuti a liberare l’italia meridionale dall’occupazione borbonica!!stronzo!!!
Io vivo al Nord, anzi a Nord-Est. Per 25 anni ho vissuto in Sicilia, dove sono nato e di cui vado sempre fiero. Per me il nascere a Palermo, a Catania, a Treviso o Pordenone non aveva mai significato più di tanto. Si nasce in un posto, si prendono le abitudini e via dicendo..tutto normalissimo e banale. Ho girato l’Europa e l’Asia, ho incontrato culture differenti, popoli con religioni diverse e lingue antichissime e con una Storia alle spalle non trascurabile. Insomma, mi sono fatto un’idea anche oltre il mio “cuttigghiu” (cortile, trad.).
Vivo e lavoro al Nord come dicevo e solo qui ho percepito qualcosa di strano. All’inizio non lo definivo, perchè sia chiaro che qui è pieno di persone oneste e briganti esattamente come in tutto il mondo, Tibet compreso. C’era qualcosa che quando vivevo in Friuli non si percepiva ma che in Veneto noto moltissimo.
La Paura. Quarant’anni fa nelle campagne trevigiane molti non avevano nemmeno il gabinetto in casa, erano tutti contadini, e poi c’è stato uno sviluppo fortissimo. Sono diventati ricchi ma non sono maturati con la stessa velocità. Ora molte persone che lavorano qui sono o del Sud, o straniere ma continuo a non percepire il contributo di queste culture come altre volte mi capitava a Catania quando era chiara l’influenza dei cinesi o dei senegalesi, nel bene e nel male.
E’ come se tutto fosse asettico….
Un giorno vado a Teor (UD), e lì comprendo una parte di verità. Le strade deserte, quell’aria di smobilitazione mi ha fatto capire una cosa. Il Nord sta morendo. E da qui che nasce, forse, la Paura. Il passato del nostro Paese è stato un esempio di ladrocinio ed intanto una persona del Sud è quasi sempre una grande fautore dell’unità d’Italia.
Questo perchè per me unità significa anche Amore, Amore di lavorare e costruire insieme. Io, uomo del Sud, perdono il passato perchè voglio abbracciare il futuro assieme ai fratelli del Nord, costruire insieme ed arricchirci insieme.
Ma forse mio fratello non è d’accordo. Perchè la ricchezza è solo di chi se la prende ed il denaro non sono il mezzo ma lo scopo ultimo.
Il Nord è malato, ha un cancro che lo sta divorando e che probabilmente lo ucciderà. In molte famiglie i malati si abbandonano al loro destino. Io sto accanto fino alla fine, sperando in un miracolo.
Tra tante parole, che mi rendo conto essere prosopopeiche, è importante che emerga la volontà di istruire i giovani a veri valori, anche di semplice comprensione e rispetto (non c’è bisogno di scomodare la Croce), per creare domani un mondo almeno non peggiore.
Questo manca dappertutto. Il Sud nel bene o nel male sopravviverà. Il Nord verrà divorato dai suoi stessi figli in cerca di “nuovi mercati”.
Che significa quanto sopra nella pratica? Aspettate che le Mafie prendano il controllo dello Stato al Nord e vedrete cosa accadrà. Perchè al Nord, davanti alle mazzette in tanti stanno abbassando il capo perchè il male non conosce confini geopolitici e scava nell’animo umano in cerca di debolezze. E davanti al male tutti noi uomini, del nord e del sud siamo uguali. Per davvero.
Quando..i BERSAGLIERI piemontesi sparavano sui Genovesi..bombardando..stuprando..saccheggiando Genova..contrai al “re” che una targa posta nel 2008 dal Comune di Genova ricorda quanto è stato fatto alla Popolazione CIVILE ad opera dei bersaglieri sabaudi nel 1849 la targa della memoria si trova in Piazza Corvetto a Genova a fronte della statua di vittorio emanuele secondo. La documentazione di tali raccapriccianti fatti si trovano oltre che a Genova , gli scritti presso l’Archivio di Stato di Biella.
La targa della memoria a ricordo della crudeltà dei militari piemontesi sui Genovesi e su Genova stessa cita:
NELL’APRILE 1849
LE TRUPPE DEL RE DI SARDEGNA VITTORIO EMANUELE II
AL COMANDO DEL GENERALE ALFONSO LA MARMORA
SOTTOPOSERO L’INERME POPOLAZIONE GENOVESE A
SACCHEGGI BOMBARDAMENTI E CRUDELI VIOLENZE
PROVOCANDO LA MORTE DI MOLTI PACIFICI CITTADINI
AGGIUNGENDO COSì ALLA FORZATA ANNESSIONE DELLA
REPUBBLICA DI GENOVA AL REGNO DI SARDEGNA DEL 1814
UN ULTERIORE MOTIVO DI BIASIMO
AFFINCHè CIò CHE è STATO TROPPO A LUNGO RIMOSSO
NON VENGA PIù DIMENTICATO.
“Il Comune di Genova pose”
Morando
Bisogna aggiungere le stragi perpetrate ai danni di contadini inermi compreso bambini dai garibaldini piemontesi nella Sicilia orientale ,Bronte ed Occidentale,Castellammare del Golfo:che si possono considerare antesignani dei Nazisti.inoltre la rapina fatta dal sig.Garibaldi che affacciatosi da un balcone di Piazza Bologni a Palermo,si proclamò Dittatore,spogliando i palermitani di tesori,ori argenti gioielli quadri, etc.riempiendo decine e decine di bauli che portò con se proseguendo il cammino della sua conquista,fino a qualche tempo fa esisteva,nel convento delle monache di S.Caterina , a Palermo un baule con tanto di stemma ,che non riusci a portarsi.ne piu e ne meno le rapine dei capolavori della pittura del Sig.Napoleone Bonaparte che si prroclamo Imperatore e che oggi chiamano espoliazione.tutti questi capolaori si trovano al museo del Louvre a Parigi. ci sarebbe tanto altro da dire,
, ma mi limito a dire che la storia ha due facce come una medaglia quella dei vincitori,che fanno studiare e quella dei vinti,che non si deve sapere.
Da aggiungere al precedente commento.un’altra nefandezza:Un verità non scritta e taciuta.i Lager vicino Trieste in cui furono tenuti molti giovani siciliani e del sud , in età militare,che si rifiutarono di indossare la divisa del nuovo esercito dei conquistatori e che mai liberati furono lasciati morire e gettati in fosse comuni.i nazisti hanno imparato molto.
Sono un siciliano e apprendo adesso la vera storia della Sicilia e dell’unità d’Italia,queste cose a scuola non ce li hanno fatto studiare! Bisognerebbe trovare un modo per informare tutti gli Italiani in particolare i Siciliani, faccio i miei complimenti allo scrittore divulgatore.
Nessuna scuola d’Italia insegnerà mai che le casse del Regno delle Due Sicilie era 10 volte superiore a quelle degli altri “staterelli” che stavano a guardare un mezzogiorno ricco e prolifico.
La vera storia dell’Unità d’Italia è fatta di accordi unilaterali per rinpinguare le casse degli altri regni che si trovavano in netta difficoltà.
La Sicilia aveva industrie e fabbriche che davano serenità all’intera popolazione e alla sua economia.
Se poi parliamo dei briganti non è possibile non indignarsi per il modo in cui sono stati “contrastati” a favore di una verità fittizia.
Un grande libro, amaro, ironico e ben documentato.
Una lettura indispensabile per chi vuole conoscere la vera storia dell’unificazione e recuperare la martoriata dignità del sud.
La sopraffazione culturale e materiale da parte delle elite politico-imprenditoriali del nord continua indisturbata ancora oggi, ma non è mai troppo tardi per risvegliarsi.
I piemontesi hanno cominciato ad ammaestrare le generazioni a cominciare dal libro cuore, libro di chiara propaganda per definire un sud a loro dire, arretrato e cialtrone, civilizzato dalle angherie piemontesi
Ma va a cagare