Piemonte in bilico, il Pdl: golpe giudiziario contro Cota
Sulla scheda elettorale per le regionali del Piemonte, le due liste contestate dal centro-sinistra solo all’indomani del voto (“Al centro con Scanderebech” e “Consumatori”) erano chiaramente incluse tra quelle della coalizione di centro-destra con Roberto Cota candidato presidente. Eppure ora, per giudicare la validità di quei 14.980 voti, forse decisivi, si valuterà caso per caso: il riconteggio delle schede deciso dal Tar il 15 luglio giudicherà inequivocabilmente attribuibili a Cota solo quelle recanti anche una croce sul candidato presidente, e non solo sulla lista collegata. Interpretazione che Cota respinge fermamente, in nome della salvaguardia della «volontà democratica degli elettori», annunciando il ricorso in appello al Consiglio di Stato.
In modo convulso e contraddittorio, la guida politica della Regione Piemonte torna così in discussione per via giudiziaria, nonostante i 9.286 voti con cui, nella scorsa primavera, il presidente Cota ha battuto al fotofinish l’uscente Mercedes Bresso. A innescare il “giallo”, i ricorsi del centro-sinistra contro l’ex Udc Deodato Scanderebech, che in qualità di capogruppo aveva autorizzato se stesso a presentare una propria lista senza raccogliere firme dei cittadini, e la lista “Consumatori” che avrebbe utilizzato la stessa legge dichiarando un apparentamento con la lista “Consumatori con Ghigo”, pur essendo diversi il rappresentante di lista e il simbolo.
«Sarà la volontà dell’elettore a decidere le sorti politiche del Piemonte», scrive il quotidiano torinese “La Stampa”, «anche se interpretarla a posteriori sarà complesso». Con una decisione sofferta, uscita nel cuore della notte dopo sei ore di camera di consiglio, il Tar ha pronunciato il dispositivo che cancella, nei fatti, le due liste (contestate) della coalizione di Cota, giudicate entrambe irregolari. Quanto hanno influito sull’elezione di Cota a presidente? Per valutarlo, il Tar ha predisposto il riconteggio delle schede: agli uffici elettorali del Piemonte sono stati concessi 30 giorni per il riconteggio e altri 10 per comunicare i dati al Tar.
Per valutare la «volontà degli elettori», i giudici convalideranno solo i voti attribuiti al candidato presidente, cestinando quelli dati alla semplice lista. Al termine si vedrà se le preferenze raccolte dal neo-governatore sono sufficienti per restare al suo posto, considerando lo scarto di 9.286 voti che lo separa dalla Bresso. E mentre il centrosinistra canta vittoria, per la sanzione inflitta alle due liste pro-Cota (pure giudicate perfettamente regolari prima del voto), il presidente leghista chiederà al Consiglio di Stato che venga preservata la volontà dell’elettore che, pur firmando per la sola lista, intendeva palesemente indicare Cota come governatore.
Tutte le possibilità restano dunque aperte: se i voti “del presidente” saranno sufficienti non cambierà nulla, ma se non bastassero – e il Consiglio di Stato non dovessere annullare la sentenza di Torino dando ragione a Cota – potrebbe essere addirittura ribaltato l’esito delle elezioni, come spera Mercedes Bresso che ridiventerebbe automaticamente presidente, o più probabilmente si rifarebbero, forse già in autunno, le elezioni regionali del Piemonte. Se il centrosinistra (in primavera molto fiducioso sulla riconferma della Bresso e poi durissimo nei giudizi sulla presidente sconfitta) ora giudica «ineccepibile» l’interpretazione del Tar, nel centrodestra la sentenza di Torino scatena un terremoto: «Golpe giudiziario», è l’accusa che rimbalza dal Piemonte a Roma.
«A qualcuno va di traverso che vinciamo le elezioni», ha dichiarato il premier Silvio Berlusconi, attaccando il Tar e parlando di una «indignazione» non soltanto sua, ma «dei piemontesi», verso «un provvedimento ingiustificato, che potrebbe provocare anche un’instabilità di governo nonché un grave danno economico per le casse della Regione». L’attacco a Roberto Cota, aggiunge Berlusconi, «dimostra che il governatore del Piemonte sta lavorando bene, è una persona onesta e impegnata per il bene della sua regione».
Toni ancora più alti dal sottosegretario alla Difesa, il piemontese Guido Crosetto: «Daremo battaglia, bisogna evitare che la democrazia venga sovvertita». La rabbia del Pdl è espressa anche dalle parole del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, che parla di «vicenda incredibile», accusando «una sinistra, che dopo aver perso le elezioni regionali, non essendo riuscita a ottenere il consenso popolare per governare la Regione, adesso cerca di ribaltare il risultato per via giudiziaria». Durissimo il leader della Lega Nord, Umberto Bossi: «Con questa manovra vogliono rimettere in sella la Bresso. Un tentativo che ha dell’incredibile».
Ferocemente sarcastico un altro leghista, Roberto Calderoli, ministro della semplificazione normativa: «A questo punto cambiamo l’articolo 1 della Costituzione, che al secondo comma recita che la sovranità appartiene al popolo e non dice invece che appartiene ai Tar, come viceversa si dovrebbe dedurre dopo la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Piemonte». Prudentissimo invece il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che in un’ipotetica ripetizione delle elezioni potrebbe essere il nuovo candidato del centrosinistra: «La decisione del Tar è soltanto una tappa di un lungo percorso giudiziario che vedrà ulteriori gradi, ma è una materia troppo delicata perché si possa esprimere già ora un giudizio in forma definitiva» (info: www.lastampa.it).