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Guerra contro Gheddafi: più vicino l’intervento della Nato

Scritto il 01/3/11 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Armare i ribelli e impedire a Gheddafi di alzare in volo aerei ed elicotteri. Si fa sempre più concreta l’ipotesi di un intervento armato della Nato per scongiurare un disastro umanitario in Libia. Dopo il summit del 28 febbraio a Ginevra i membri dell’Alleanza atlantica stanno valutando diverse opzioni di intervento, compresa la creazione di una “no-fly zone”. Per quanto riguarda gli scenari futuri, gli Usa non escludono “l’esilio” del Colonnello, un’ipotesi questa su cui il premier italiano Berlusconi invita alla cautela. Per il momento però la controffensiva delle forze fedeli al dittatore libico ha impedito ai rivoltosi di raggiungere Tripoli ed espugnare la roccaforte del regime.

Stando a quanto scrive il “Washington Post”, sul campo si è creata una situazione di stallo, con le forze paramilitari di Gheddafi che non riescono a attack aircraft careerriconquistare le città e il territorio finiti in mano all’opposizione, nemmeno gli importanti centri della Tripolitania come Misurata e Zawiya, mentre i rivoltosi non si sentono abbastanza forti per puntare decisamente sulla capitale, protetta dall’avamposto gheddafista di Sirte. Secondo Guido Olimpio del “Corriere della Sera”, il raìs disporrebbe di 10.000 uomini ancora fedeli, agli ordini del figlio Khamis, ma il grosso dell’esercito regolare accasermato nella regione di Tripoli è diretto da generali che, dai loro quartieri fortificati, attendono ancora il momento più favorevole per abbandonare il Colonnello, osservando le mosse dell’Occidente.

Secondo il “Times”, l’Alleanza atlantica starebbe mettendo a punto i piani per inviare una forza aerea in Libia e armare i ribelli. Il 28 febbraio il premier britannico Cameron ha fatto sapere di aver ordinato al Capo di Stato maggiore di «lavorare insieme ai nostri alleati su una “no-fly zone” militare», mentre gli Stati Uniti hanno annunciato un riposizionamento delle loro imponenti forze aeronavali e l’invio nel Mediterraneo di circa duemila marines. Anche se il segretario di Stato Hillary Clinton non ha ancora ammesso la preparazione di un blitz militare, ogni opzione è sul tappeto. Nel Libia 22frattempo la portaerei Enterprise è in già in rotta sulla Libia, dove potrebbe essere raggiunta da altre unità, americane e Nato. 

Anche la Francia, attraverso il premier François Fillon, ha confermato che sono allo studio «tutte le opzioni», mentre l’Italia – che ha schierato in acque libiche il cacciatorpediniere Mimbelli, per ora con funzioni di assistenza umanitaria – si è dichiarata favorevole a una “no-fly zone”. Senza precedenti il pollice verso espresso dalle Nazioni Unite contro il regime di Gheddafi, colpito da sanzioni più che altro simboliche, ma approvate in tempo record dall’intero Consiglio di Sicurezza, senza ostacoli di sorta né dalla Russia né dalla Cina. Fa eccezione la «cautela» raccomandata da Berlusconi, preoccupato dalla «continua evoluzione» dello scenario libico.

Comunque termini il copione degli ultimi giorni, Gheddafi è finito: da Barack Obama l’ultimo avvertimento, l’offerta dell’esilio come via d’uscita incruenta. Il Colonnello ignora il messaggio: «Tutto il popolo mi ama, sarebbe disposto a morire per proteggermi», ripete, fidando nella battuta d’arresto dell’offensiva dei ribelli, che hanno comunque assunto il controllo di quasi tutto il paese, instaurando a Bengasi una sorta di parlamento provvisorio diretto da esponenti della società civile finalmente emersi dal limbo a cui la feroce repressione del regime li aveva costretti. Ad accelerare l’ultimo atto, nei prossimi giorni, potrebbero essere proprio le armi della Nato.

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Tag: Barack Obama, crisi, guerra, Libia, Muhammar Gheddafi, Nato, Onu, rivolta, sanzioni

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