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Fiction Bin Laden, Cheney: era estraneo all’11 Settembre

Scritto il 07/5/11 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Osama Bin Laden? Mai avuto a che fare con l’11 Settembre. Chi lo dice, i soliti “complottisti”? Ma no, gli americani: per la precisione l’ex vicepresidente Dick Cheney, un super-falco. Possibile? Eccome: l’intervista, radiofonica, è del 29 marzo 2006. Ergo: questa sanguinosa saga durata dieci anni e conclusasi con l’oscuro blitz in Pakistan era tutta una favola? «Ammettiamolo: la democrazia campa di verità costruite, e questa verità è tutta qua: in una costruzione», dice Pierangelo Buttafuoco a “Matrix” il 5 maggio. «Qui c’è una verità costruita su una menzogna, o una menzogna costruita su una verità: è un paradosso, costruito sulla pelle delle persone. Guerre vere, con giochi pericolosissimi, sulla pelle di gente che non c’entrava niente. La cosa da evitare è ridurre a caricatura chi si pone delle domande».

Tema dell’infotalk di Canale 5, le presunte “bufale” mondiali: mezzo mondo infatti non crede al clamoroso annuncio di Barack Obama. Sotto accusa, Dick Cheneygiornalisti reticenti e, sul fronte opposto, osservatori iper-critici, sospettati di dar credito alla “teoria della cospirazione”. Primo imputato italiano, Giulietto Chiesa. Che precisa: «Farsi domande non è essere “complottisti”, ma giornalisti. Non ho mai detto che Bin Laden sia vivo, né che sia morto anni fa: non lo potrei dimostrare. Mi limito invece ai fatti accertabili, a differenza di Obama: il quale ha invece preteso di essere creduto senza aver ancora fornito uno straccio di prova di quanto ha annunciato al mondo: la prova regina sarebbe ovviamente il cadavere, che invece sarebbe stato fatto sparire per sempre, in mare».

Nonostante rappresenti una voce scomoda, in questi giorni Chiesa ha presidiato tutte le trasmissioni televisive (Rai, Mediaset e La7) che hanno affrontato il caso. Giornalista prestigioso e ora stretto collaboratore di Mikhail Gorbaciov, è spesso vittima di attacchi che mirano a screditarlo come “visionario” e inguaribile dietrologo. In realtà il suo libro “La guerra infinita” (Feltrinelli) è diventato un bestseller e ha svelato la strategia geopolitica americana per la conquista dell’Asia, mentre il film “Zero” sull’11 Settembre è stato apprezzato – fuori dall’Italia – da oltre 30 milioni di spettatori. Numeri che fanno di Chiesa un interlocutore di rilievo internazionale, che anche attraverso il World Political Forum ha avviato un’analisi sulla “governance” mondiale insieme a Premi Nobel e specialisti del calibro di Noam Chomsky.

La tesi di Giulietto Chiesa è coerente, lineare: anche l’ultimo capitolo della vicenda Bin Laden si inserisce nella strategia mediatica della “guerra infinita”, escogitata da un’America alle prese con la più grave crisi economica della sua storia: il boom del debito, la minaccia cinese, la fine della leadership planetaria. Agli Usa resta però ancora un elemento chiave: la supremazia militare, quella usata ieri in Iraq e in Afghanistan, oggi in Libia e domani, forse, anche in Siria. Obiettivo: allontanare Russia e Cina dalla cassaforte petrolifera mondiale. Questo il “movente”, perfettamente credibile, del resto enunciato apertamente nel documento firmato nel 2000 dai neocon americani, per il Nuovo Secolo Americano: occupare l’Asia Centrale per mettere le mani sulle risorse strategiche, assediare la Russia e Giulietto Chiesa“avvertire” la Cina che l’esercito Usa resta una temibile macchina da guerra, con cui fare i conti.

«Nel caso che l’11 Settembre sia un’invenzione, Osama Bin Laden è una bugia che sta dentro a quell’invenzione, esattamente come Oswald sta dentro al caso Kennedy», argomenta sempre a “Matrix” il regista Massimo Mazzucco. Serviva un casus belli? Niente di meglio dell’attacco alle Torri. Del resto, continua Mazzucco, la Costituzione americana impedisce a Washington di entrare in guerra a meno che non subisca un attacco. Tutta la storia americana è fatta di attacchi “fabbricati” ad arte, a partire dall’affondamento del Maine nel lontano 1898 per strappare Cuba alla Spagna. Poi l’incidente del Lusitania per entrare nella Prima Guerra Mondiale e Pearl Harbor per entrare nella Seconda. Dietrologie? No: storia. Il Vietnam comincia quando viene colpito un convoglio navale americano nel Golfo del Tonchino: anni dopo, gli archivi dimostreranno che quell’attacco non avvenne mai. E avanti, fino al pretesto del Kuwait per invadere l’Iraq la prima volta, e quello delle inesistenti “armi di distruzione di massa” per abbattere Saddam.

La domanda è: come è possibile? «Chiariamo un equivoco: noi non siamo come loro», premette Giulietto Chiesa: «Noi siamo gente normale, non abbiamo mai ucciso nessuno. E pensiamo che anche i leader, quelli che guidano il pianeta, ragionino come noi». Errore. «Per chi deve guidare il mondo, mille morti non sono niente». Zbigniew Brzezinski, capo della sicurezza Usa con Carter, rivelò dopo anni in un’intervista al “Nouvelle Observateur” che la prima guerra in Afghanistan era stata organizzata da loro, prima ancora che arrivassero i sovietici. Disse: «Abbiamo mandato i nostri uomini là dentro, e i sovietici sono cascati nella trappola». Il giornalista francese protestò, sbalordito: «Scusi, mi sta dicendo che avete creato la guerra pur sapendo che poi sarebbero morte migliaia di persone?». E Brzezinski: «Ma lei pensa davvero che abbiamo perduto? Noi abbiamo vinto. E lei è un uomo dell’Occidente, quindi dovrebbe ringraziarci». Tutto scritto, documentato. «Dal suo ufficio, un tranquillo signore in giacca e Zbigniev Brzezinskicravatta aveva preso una decisione dalla quale sarebbero usciti un milione e mezzo di morti».

La cosa sconcertante, continua Giulietto Chiesa, è l’accondiscendenza della maggior parte dei media di fronte a notizie che provengono dal potere, cioè da fonti che dovrebbero essere considerate fisiologicamente le meno attendibili, proprio perché direttamente interessate alle conseguenze. «Se già prima ci veniva proposta una fiction, almeno era verosimile: col blitz in Pakistan invece siamo precipitati nell’inverosimile». Non un brandello di prova, su niente: il bunker, il blitz, le vittime, l’identità di Bin Laden, il corpo del super-terrorista. Zero assoluto. E nonostante ciò, giornalisti stimabili come Federico Rampini hanno avallato la tesi secondo cui la svolta nella “caccia all’uomo” sarebbe venuta da detenuti nel carcere-lager di Guantanamo sottoposti a tortura: «Guantanamo sarebbe quindi diventato una groviera, dove un prigioniero chiuso in gabbia è in grado di indicare, dieci anni dopo, il rifugio segreto dell’uomo più ricercato del mondo?».

Ricercato sì, ma perché? Per l’attacco alle Torri, ovviamente. Questo almeno è quello che i media ci hanno ripetuto fino alla nausea. Peccato che si sia trattato di una colossale invenzione, dice Massimo Mazzucco, che rievoca la sequenza sconcertante dei fatti, molto lontana dalla “fiction” data per scontata da giornali e tv in tutti questi anni. La sera dell’11 settembre 2001, il Tg1 annuncia che «Bin Laden, lo sceicco saudita che si rifugia in Afghanistan, ha escluso qualunque responsabilità in questo attentato». Quattro giorni dopo, il 16 settembre, la notizia viene rilanciata da Rai News, che titola: «Parla Bin Laden: non sono stato io». E a fine mese, il 28 settembre 2001, è ancora Bin Laden a parlare direttamente, attraverso un’intervista su un giornale pachistano, tradotta e ripresa dalla Bbc: «Ho già detto – sottolinea Osama – di non aver nulla a che fare con gli attentati dell’11 Settembre, non ero a conoscenza di quegli attacchi e non considero comunque accettabile l’uccisione di donne e bambini innocenti».

Il 3 ottobre inizia comunque l’invasione dell’Afghanistan, contro i Talebani, “Al Qaeda” e ovviamente Bin Laden. Nel dicembre 2001, sempre su un giornale pachistano, esce una notizia clamorosa, subito ripresa dalla Fox News americana, che dice che Bin Laden è morto: per cause naturali. Mazzucco cita testualmente la Fox: «Bin Laden soffriva di complicazioni polmonari, è morto a metà dicembre ed è stato sepolto nelle vicinanze di Tora Bora, secondo il rito Walabi». Ed eccoci al bivio, aggiunge Mazzucco: qui «scompare il Bin Laden che noi tutti conoscevamo, con un certo tipo di faccia, e comincia ad apparire in televisione – due o tre volte, o quattro, in video sempre più strani – uno strano sosia che è molto difficile ricondurre a lui, e che in certi casi ricompare più giovane di qualche anno». Col passare del tempo, il “giallo” viene archiviato: i media prendono per buoni gli ultimi video. Anche se nel 2006, in un’altra intervista stavolta realizzata dalla tv olandese, compare il figlio di Bin Laden, Omar, che dichiara: «Mi viene Massimo Mazzuccodifficile credere che quello sia mio padre, sembra che abbiano fatto un doppione per fargli dire quello che vogliono loro».

Pochi fanno caso alla più clamorosa delle ammissioni: firmata direttamente dal vicepresidente Usa, il potentissimo Dick Cheney, che sempre nel 2006 – il 29 marzo – sceglie un programma radiofonico, il “Tony Snow Show”, per dichiarare: «Noi non abbiamo mai sostenuto che Osama Bin Laden sia direttamente coinvolto nell’11 Settembre, perché quelle prove non sono mai emerse». Incredibile ma vero: a “scagionare” Osama per le Torri Gemelle è proprio lui, l’uomo forte della Casa Bianca, il vero regista della “guerra infinita” scatenata da Bush. Pronto a professare l’innocenza di Osama: sempre ammesso che, all’epoca, “l’uomo più ricercato del mondo” fosse ancora vivo.

Non la pensava così Benazir Bhutto, intervistata da un principe del giornalismo britannico, David Frost, per la televisione araba Al Jazeera. La Bhutto sta parlando di un certo Omar Sheikh, qualificandolo come «l’uomo che ha assassinato Bin Laden». E Frost non la interrompe neppure. Né tantomeno Benazir Bhutto smentirà mai la dichiarazione, nel breve periodo che le rimase da vivere: fu poi assassinata in un attentato nel 2007, da chi temeva che potesse diventare presidente del Pakistan – e magari rivelare altri imbarazzanti retroscena. Ma chi era questo Omar Sheikh? «Un ex agente dei servizi segreti inglesi, che faceva il doppio gioco», spiega Mazzucco. Un altro Sheikh – Khaled Sheikh Mohamed – era invece la mente dell’11 Settembre, aggiunge Giulietto Chiesa: «E’ stato arrestato, torturato un centinaio di volte con il “waterbording” e ha riconosciuto di essere responsabile lui di tutto».

E Osama? «Come ha giustamente ricordato Cheney, Bin Laden non risulta mai tra gli accusati dell’11 Settembre». A maggior ragione, appare sempre più imbarazzante la decisione di Barack Obama di non mostrarne il corpo, come prova inattaccabile e definitiva dell’uccisione effettivamente avvenuta. Si dice: la figlia dodicenne avrebbe raccontato che il padre sarebbe stato effettivamente giustiziato nel blitz di Abbottabad. «E dov’è questa figlia? Quando avrebbe detto queste cose, e a chi? Dove si trova ora la bambina? Sotto il controllo di quali autorità?». Altro elemento pro-Obama, la famosa foto della Situation Room con cui la Casa Bianca vorrebbe convincere che tutto il vertice Usa stava davvero seguendo col fiato sospeso, in diretta, il blitz delle forze speciali. «Quella foto sembra un Caravaggio», commenta sarcastico Pietrangelo Buttafuoco: «Mostra il Pietrangelo Buttafuocoretroscena ma non la scena. Mi viene un dubbio: perché non ci fanno vedere la foto di Osama morto? Forse per potenziare ulteriormente lo spettro di Bin Laden?».

E poi: «Perché così tanti dettagli secondari sul blitz ma nessuna foto del cadavere di Osama? Cos’avrà mai avuto di così tremendo, quella foto, rispetto alle tante altre, tutte atroci, che ci hanno invece mostrato?». Sembra proprio una fiction: «Io la guardo, ma non la bevo», insiste Buttafuoco, non certo tacciabile di “complottismo”. Perfettamente comprensibile il timore di reazioni terroristiche, dice un decano del giornalismo italiano, Giampaolo Pansa, pure «propenso a credere a Obama», ma perplesso sul divieto di diffondere la prova regina: «Un grande paese come l’America non dovrebbe temere di mostrare quelle foto: dovrebbe farlo». Si è parlato di “prova del Dna”, ma non di autopsia: non ce n’è traccia. Insieme al cadavere, sparisce così anche l’habeas corpus: «Non mostrarlo è stata una scelta irreversibile, enorme», conclude Giulietto Chiesa: «Un errore storico, che l’America pagherà». Errore che, quando uccisero Che Guevara, i militari boliviani evitarono accuratamente: il corpo del Che, ricorda Mazzucco, fu trasportato di corsa nella città più vicina e fatto subito fotografare: da giornalisti.

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Tag: 11 settembre, Afghanistan, Al Qaeda, Barack Obama, Blitz, Cina, democrazia, disinformazione, Fiction, Giampaolo Pansa, Giulietto Chiesa, Iraq, John Fitzgerald Kennedy, La guerra infinita, Libia, Osama Bin Laden, Pakistan, Pietrangelo Buttafuoco, Russia, Siria, Vietnam

4 Commenti

  1. Nonproprio
    7 maggio 2011 • 13:20

    Evvai con l’ennesima BUFALA dei complottisti !!!
    Questa volta però non potete dire che non ha smentito.
    Lo ha fatto nella stessa intervista. Basta guardare la versione integrale, esiste Internet e chi crede nei complotti contro il mondo intero dovrebbe quantomeno documentarsi.

    TONY SNOW: E’ vero che non potete collegare Saddam Hussein agli attentati dell’ 11/9?
    CHENEY: …non abbiamo mai sostenuto che Osama Bin Laden sia direttamente coinvolto nell’11 Settembre…

    qualche minuto, dopo essere stato avvisato dalla regia

    TONY SNOW: Per essere sicuro, prima ha detto che Osama Bin Laden non era coinvolto nell’11/9. Voleva dire Saddam Hussein? Giusto?
    CHENEY: Certo.
    TONY SNOW (ridendo): Grazie per aver puntualizzato. Non me ne ero accorto.
    CHENEY: Yes. Well, otherwise we’d have a whole lot more stories to deal with.

    evabbé raccontare la verità non fa comodo…

  2. NonDiteLaVerita
    7 maggio 2011 • 16:52

    E la Bhutto per chi la lavorava? Cia? Mossad? Se ritenete che sapesse ed abbia sempre mentito vuol dire che anche lei era parte della grande cospirazione. Tra l’altro se aveste letto la versione integrale dell’intervista nn avreste neanche il dubbio su chi fosse la persona
    http://it.wikipedia.org/wiki/Ahmad_Omar_Sa‘id_Shaykh

    E Frost cos’era? CIA, Mossad o forze aliene? Perché nelle interviste seguenti continua a parlare di Bin Laden vivo se ha avuto questa clamorosa rivelazione? Perché non si stupisce che il giorno dopo la stessa Bhutto afferma che la cattura di Bin laden è una priorità?

  3. Chiemazzucco
    7 maggio 2011 • 17:02

    Gente come Mazzucco è pericolosa, passi per le teorie su UFO, sci chimiche, il centro della terra abitato da alieni etc… Ma Mazzucco dà spazio sul proprio sito a una terapia alternativa anticancro, la cui efficacia non è dimostrata e contrasta con le conoscenze mediche attuali. La cura, a base di bicarbonato di sodio, è proposta in Il cancro è un fungo di Tullio Simoncini, ex medico radiato dall’ordine e condannato in primo grado per omicidio colposo e truffa aggravata proprio per la morte di un uomo a cui erano state fatte tali iniezioni.
    E continuano ad invitarlo in tv…

  4. Alimbert
    11 maggio 2011 • 12:37

    Ieri a Matrix la montatura di Mazzucco su Cheney è stata smascherata. A quel punto Vinci chiede a Mazzucco se abbia ignorato apposta la correzione del lapsus da parte di Cheney. Mazzucco farfugliando risponde che quello che ha usato lui è ciò che ha trovato e che è irrilevante se Cheney ha ritrattato in un’altra intervista…. altra intervista? ma se si è corretto 2 minuti dopo, durante la stessa intervista e lo hanno appena fatto vedere nel servizio di Matrix!
    Comunque questo sbufalamento di Mazzucco la dice lunga sulla sua “buonafede”. E poi vengono a dire che i media sono tutti reticenti, loro invece no… ah beh..

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