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«Battaglia in val Susa: cerchiamo prove contro gli agenti»

Scritto il 11/7/11 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Percosse, minacce, violenze e lacrimogeni tossici sparati nel mucchio, ad altezza d’uomo. «Stiamo raccogliendo prove su eventuali abusi della polizia a Chiomonte, commessi fra lo sgombero del presidio il 27 giugno e la manifestazione del 3 luglio», avvertono i No-Tav. «Cerchiamo foto, video, referti: tutto il materiale sarà consegnato al team di avvocati del movimento, al fine di verificare se sussistano le condizioni per azioni legali in merito all’operato delle forze dell’ordine». Mentre ha fatto il giro del web il video del pestaggio su uno dei ragazzi catturati, il 5 luglio sono stati fermati quattro “mediattivisti” di Alessandria: «Intanto vi ammazziamo di botte come abbiamo fatto col vostro amico di merda».

Questa la denuncia del blog “Global Project”, secondo cui i quattro giovani videoreporter – sorpresi a Chiomonte “armati” di telecamere – sono stati Chiomonte, militanti No-Tav sotto attacco (Foto di Fabio Bucciarelli)perquisiti, portati in commissariato e interrogati, mentre il materiale video è stato interamente visionato: conteneva il filmato di Fabiano Di Berardino, il giovane bolognese che ha riportato fratture al setto nasale e al braccio sinistro dopo il fermo, il 3 luglio. «Sicuramente non hanno gradito la testimonianza di Fabiano – scrive “Global Project” – ed hanno incominciato a insultare e minacciare ripetutamente i mediattivisti: “Zecche di merda, adesso ve la facciamo pagare per i sassi che avete tirato il 3 luglio”». “Global Project” denuncia quello che ritiene un grave abuso: «Fa male constatare che a 10 anni dalle violenze commesse dalle forze dell’ordine a Napoli e Genova, le caserme continuino ad essere luoghi di minaccia verbale e tortura psicologica e fisica a danno di persone inermi».

I No-Tav hanno compiuto un’accurata pulizia ecologica dei resti della “battaglia” di Chiomonte: tende devastate e lordate, il loro camper dato alle fiamme. Hanno anche marciato davanti al carcere di Torino in segno di solidarietà nei confronti dei quattro manifestanti arrestati: si profila ora un’azione legale da parte del pool di avvocati del movimento valsusino. Rimangono dietro le sbarre Marta Bifani, Salvatore Soru, Roberto Nadalini e Gianluca Ferrari, trentenni di Modena, Parma e Venezia, accusati di lesioni personali, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. I legali No-Tav preannunciano denunce ed esposti contro la polizia «che lancia sassi e avvocati No Tavlacrimogeni ad altezza uomo» e puntano il dito contro la legittimità del contestatissimo cantiere Tav: «Manca una regolare gara d’appalto».

L’avvocato Claudio Novaro, che difende i due modenesi, protesta per la carcerazione confermata: il Gip non ha tenuto conto che i quattro ragazzi sono tutti incensurati, mentre le lesioni da loro riportate «non sarebbero compatibili con quanto riportato dal verbale di arresto che parla di una caduta dei due», scrive “La Stampa”. I legali contestano sia la sequenza temporale dei fatti, sostenendo che sarebbero state le forze di polizia a lanciare preventivamente i lacrimogeni, sia il non rispetto delle regole d’ingaggio della polizia «che ha lanciato lacrimogeni potenzialmente pericolosi per la salute ad altezza d’uomo, oltre a pietre ed altri oggetti». Le denunce saranno formulate contro ignoti «poiché non sarà probabilmente possibile individuare chi materialmente ha tirato pietre: vorremmo almeno che fosse individuato chi ha diretto le operazioni, al di là dei singoli episodi».

Netta la reazione del Sap, sindacato di polizia: «Le denunce dei legali No Tav? Paradossali, ma prenderemo contromisure». Massimo Montebove, consigliere nazionale del Sap per il Piemonte, esprime «soddisfazione per la convalida degli arresti» e si augura che vengano comminate «punizioni esemplari». Se il Sap non esclude di costituirsi parte civile, Luca Pantanella, vicesegretario di un altro sindacato, l’Ugl, commenta con amara ironia: «Forse le bombe carta lanciate contro gli agenti erano innocui mortaretti per la festa di qualche santo!». Una testimonianza in presa diretta della “battaglia” del 3 luglio dei boschi tra Chiomonte e Giaglione, che ha coinvolto qualche centinaio di attivisti impegnati ad “assediare” il cantiere, viene dal fotoreporter Fabio Bucciarelli, che sul “Fatto Quotidiano” del 7 luglio ha documentato la tensione degli scontri, registrando forse l’episodio L'assedio nei boschi di Chiomonte (Foto di Fabio Bucciarelli)più eclatante: la caduta un agente antisommossa, che alcuni antagonisti avrebbero momentaneamente disarmato.

«A causa della conformazione del terreno e della pesantezza delle armature antisommossa – scrive Bucciarelli nel suo blog – la polizia non può fare un fronte comune, le maglie si aprono e le forze dell’ordine vengono costrette a ripiegare. Tutti tranne uno, che malauguratamente inciampa in una pietra e si ritrova con il viso fra i piedi dei dimostranti». Il poliziotto «viene circondato da decine di persone, spogliato di scudo e pistola e appartato dall’ira della massa». Il reporter prova ad avvicinarsi per scattare foto, ma viene allontanato. «Incomincia la trattativa: le forze dell’ordine rivogliono la pistola». All’improvviso scoppia un boato, è stato raggiunto l’accordo: «La pistola, in cambio di un manifestante arrestato. Il tutto viene fatto lontano da occhi indiscreti (compresi i miei) ma viene riportato da tutti i dimostranti: molti si lamentano mentre altri ringraziano il cielo di non essere finiti in una carneficina».

Diverso il racconto di un altro fotoreporter, Pietro Bondi, che il 3 luglio ha seguito un itinerario simile a quello di Bucciarelli, calando sempre attraverso i boschi con poche migliaia di manifestanti, mentre il grosso del corteo – 70.000 persone – sfilava indisturbato sulla strada che unisce Exilles a Chiomonte. «Nell’ultimo paese prima del sentiero per il bosco un paio di signore distribuivano ai manifestanti bottiglie d’acqua, panini, mascherine, limoni e Maalox per contrastare gli effetti dei gas lacrimogeni», scrive Bondi nel suo blog: «La cosa secondo me assurda è che sono state sistematicamente lanciate decine di lacrimogeni (a gruppi di 3 o 4 alla volta, pertanto non era affatto semplice intuire da che parte scappare) ad altezza uomo, in mezzo al bosco e completamente alla cieca, senza sapere cosa o chi si sarebbe colpito, in molti casi persone, anche chi non era lì per partecipare Chiomonte: montanari solidarizzano coi giovani No-Tav (foto di Pietro Bondi)ai disordini». Nel web-reportage, molti scatti mostrano azioni concitate, fughe, lanci di sassi, giovani e anziani, manifestanti colpiti dai lacrimogeni.

«Ho scoperto che il confine tra manifestanti-gitanti e antagonisti-battaglieri era così labile da apparire quasi un’invenzione giornalistica», scrive Fabrizio Tassi su “Micromega”, sorpreso dalle modalità della protesta: «Lassù ad assediare il cantiere in realtà c’erano anche i figli dei valligiani e pure qualche padre: i vecchi indicavano ai giovani i sentieri nel bosco per sorprendere la polizia, e le signore incazzate nere per la terra espropriata incitavano i “ragazzi”». Comodo raccontarsi la favola dei black bloc, i fantomatici globetrotter stranieri del disordine, che a Chiomonte nessuno ha visto: i professionisti del caos sono l’alibi migliore per evitare di parlare delle ragioni della protesta: «Basta notare il sollievo con cui Bersani ha potuto condannare le violenze senza entrare nel merito della questione».

Forse, continua Tassi, «in val di Susa sta accadendo qualcosa di inquietante: la rabbia che diventa ribellione anche fisica, la frustrazione che degenera in odio. Penso agli anziani signori che incitavano i giovani antagonisti a lanciare sassi e a sradicare le protezioni del cantiere. Altro che black bloc. Gli anarchici di nero vestiti sono una questione di ordine pubblico, che si risolve facilmente, alla vecchia maniera, con manganelli e arresti. I valligiani inferociti, invece, sono una realtà a cui lo Stato non può replicare con i fumogeni ad altezza uomo». Peggio ancora se poi i No-Tav “assediano” Torino in ventimila, “armati” solo di fiaccole: «La non-violenza non fa spettacolo, e comunque per combatterla ci vogliono idee e ragioni». Attualmente, non perventute.

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Tag: arresti, Chiomonte, feriti, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Micromega, No Tav, polizia, protesta, rivolta, Sap, valle di Susa, violenze

2 Commenti

  1. Lorenzo La Face
    11 luglio 2011 • 08:08

    https://www.facebook.com/media/set/?set=a.2130836921025.2122970.1549051093

  2. Miki
    17 luglio 2011 • 12:18

    http://www.youtube.com/watch?v=okrTnRL77O0&feature=player_embedded#at=84

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