Angelo Vassallo, nessun colpevole dopo due anni di indagini
Due anni di misteri, mezze verità e silenzi. Illazioni e “rivelazioni” tanto clamorose quanto inconcludenti, fra ipotesi rimaste a mezz’aria. Due anni di indagini in più direzioni, e una domanda ancora senza risposta: chi ha ucciso Angelo Vassallo? Chi volle la morte del sindaco-pescatore di Pollica, il paradiso del Cilento, il comune che primeggia per le bandiere blu del mare pulito e in tutte le classifiche di qualità della vita? E perché? «Vassallo – ricorda Vincenzo Iurillo sul “Fatto Quotidiano” – venne ucciso la sera del 5 settembre 2010». Era in auto, stava rincasando. «Si fermò davanti al suo assassino, abbassò il finestrino». Forse lo conosceva. «Una mano incerta, nervosa, forse furiosa, arrabbiata, esplose nove colpi di pistola da una calibro 9. Sette andarono a segno».
Dall’omicidio al rinvenimento del corpo passarono diverse ore, annota il giornalista: ore preziose, che consentirono al killer di far perdere le proprie tracce. L’arma non è stata mai ritrovata: potrebbe aver preso il volo chissà dove. In meno di 48 ore, al termine di una riunione tra gli uffici giudiziari di Vallo della Lucania e Salerno, prevalse la tesi del delitto di camorra e si decise di affidare l’inchiesta alla Direzione Distrettuale Antimafia salernitana, guidata dal procuratore capo Franco Roberti, che coordina i pm Rosa Volpe e Valleverdina Cassaniello, alla testa do un imponente spiegamento di forze: i Ros dei carabinieri, la polizia, la Dia. «L’impegno non manca. L’omicidio Vassallo è priorità assoluta nella scaletta di lavoro della Procura salernitana, che non ha mai smesso di studiare le nuove informative e convocare testimoni vecchi e nuovi per approfondimenti investigativi. Si attende da un momento all’altro la ‘svolta’. La scoperta decisiva. Il tassello mancante».
Per spiegare l’omicidio, gli inquirenti hanno battuto diverse piste. La prima parte dalla droga distribuita e venduta nei locali del porticciolo. «Vassallo litigava coi pusher, li voleva fuori dal paese, chiedeva in continuazione la presenza delle forze dell’ordine e quando queste non intervenivano subito passava all’azione in prima persona e afferrava per il bavero gli spacciatori», ricorda Iurillo. «Era capace di “scenate” tremende». Nell’ottobre 2011 scattano le manette ai pusher, incriminati per spaccio. C’è anche l’uomo che è venuto alle mani con Vassallo pochi giorni prima del delitto, ma mancano collegamenti con l’omicidio. Un’altra pista si materializza da un verbale di un confidente, che rivela di aver ascoltato la telefonata del presunto killer, compiuta dal cellulare di un’altra persona, che si lamentava della qualità della pistola. «Oggi costui si troverebbe a Medellin, in Colombia. Ma è una tesi senza fondamento, mancano i riscontri».
Una terza pista, spiega sempre il “Fatto”, riguarda una vigilessa originaria di Pollica, figlia di un generale dei Ros, arrestata a Roma insieme al compagno Sante Fragalà, siciliano vicino al clan di Nitto Santapaola, per un duplice omicidio nell’ambito di un regolamento di conti della mala laziale. Si chiama Ausonia Pisani e la sua famiglia avrebbe motivi di rancore verso Vassallo, che negò al padre, generale in congedo, il permesso per l’installazione di uno stabilimento balneare. Gli investigatori sono sicuri della presenza della Pisani e Fragalà la sera del 5 settembre 2010 ad Acciaroli, la marina di Pollica, e ordinano una perizia su un’arma rinvenuta in casa della poliziotta municipale. E’ una calibro 9, come la pistola del delitto Vassallo. Anche lo zio di Penza avrebbe riconosciuto Fragalà a Pollica in quei giorni.
Una quarta pista è quella degli appalti, aggiunge Iurillo. «Vassallo era il sindaco di un’amministrazione a impatto zero per l’ambiente. Era un ostacolo agli interessi degli speculatori edilizi. E da consigliere provinciale della Margherita ha presentato alcune denunce contro lo scempio di alcune strade provinciali che avrebbero dovuto unire i paesi del Cilento, appaltate a ditte che si erano divorate i soldi ma avevano lasciato a metà le opere». Quegli esposti hanno provocato una catena di inchieste e di arresti sulle malversazioni nei lavori pubblici della Provincia di Salerno. Il filone degli appalti e degli imprenditori collusi con ambienti vicini alla criminalità organizzata è sempre aperto: a fine luglio è stato sentito come testimone l’attuale sindaco di Pollica, Stefano Pisani, il pupillo di Vassallo, che fu il suo vice nell’ultima giunta. Il 5 settembre 2012 Vassallo è stato ricordato con 15 minuti di silenzio, serrande abbassate e un pensiero di raccoglimento. Poi la terza giornata della Festa della Speranza, organizzata dalla Fondazione Vassallo: un incontro sulla “bella politica”, 35 primi cittadini di ogni colore venuti da ogni parte d’Italia e dall’estero. «Una celebrazione sobria e lontana dalle pomposità. Vassallo non avrebbe chiesto altro».
Volevo fare un parallelo con un altro omicidio, mi riferisco a quello di Iara Gambirasio di Brembate di sotto.
In quel caso sono state mese in campo una marea di tecniche e di azioni investigative, come ad esempio l’analisi del dna di tutta una comunità, ma anche analisi microscopica del traffico telefonico per incrociare i dati e per individuare la vicinanza di un’utenza o più utenze vicine al luogo della scomparsa e a quello del ritrovamento del corpo! Non che questa vicenda non sia degna di tutto questo interesse, ci mancherebbe, vorrei già in carcere quel bastardo o quei bastardi che hanno commesso questo delitto.
Ma mi chiedo perchè non si proceda allo stesso modo con il delitto Vassallo.
UNa grande persona, un grande uomo, che solo i proiettili hanno saputo fermare.