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Krugman: la crisi è solo una scusa per colpire i poveri

Scritto il 12/9/12 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

«Il tempo giusto per le misure di austerità è durante un boom, non durante la depressione». Questo dichiarava John Maynard Keynes 75 anni fa, e aveva ragione. Anche in presenza di un problema di deficit a lungo termine (e chi non ce l’ha?), tagliare le spese quando l’economia è profondamente depressa è una strategia di auto-sconfitta, perché non fa altro che ingrandire la depressione. Allora come mai la Gran Bretagna sta facendo esattamente quello che non dovrebbe fare? Al contrario di paesi come la Spagna, o la California, il governo britannico può indebitarsi liberamente, a tassi storicamente bassi. Allora come mai sta riducendo drasticamente gli investimenti, ed eliminando centinaia di migliaia di lavori nel settore pubblico, invece di aspettare che l’economia recuperi?

La cattiva metafora – che avrete sicuramente ascoltato molte volte – equipara i problemi di debito di un’economia nazionale, a quelli di una Paul Krugmanfamiglia individuale. La storia, pressappoco è questa: una famiglia che ha fatto troppi debiti deve stringere la cinghia e, allo stesso modo, se la Gran Bretagna ha accumulato troppi debiti – cosa che ha fatto, anche se per la maggior parte si tratta di debito privato e non pubblico – dovrebbe fare altrettanto! Cosa c’è di sbagliato in questo paragone? La risposta è che un’economia non è come una famiglia indebitata. Il nostro debito è composto in maggioranza di soldi che ci dobbiamo l’un l’altro; cosa ancora più importante: il nostro reddito viene principalmente dal venderci cose a vicenda. La tua spesa è il mio introito, e la mia spesa è il tuo introito. E allora cosa succede quando tutti, simultaneamente, diminuiscono le proprie spese nel tentativo di pagare il debito? La risposta è che il reddito di tutti cala – il mio perché tu spendi meno, il tuo perché io spendo meno. E mentre il nostro reddito cala, il nostro problema di debito peggiora, non migliora.

Questo meccanismo non è di recente comprensione. Il grande economista americano Irving Fisher spiegò già tutto nel lontano 1933, e descrisse sommariamente quello che lui chiamava “deflazione da debito” con lo slogan: “Più i debitori pagano, più aumenta il debito”. Gli eventi recenti, e soprattutto la spirale di morte da austerity in Europa, illustrano drammaticamente la veridicità del pensiero di Fisher. Questa storia ha una morale ben chiara: quando il settore privato sta cercando disperatamente di diminuire il debito, il settore pubblico dovrebbe fare l’opposto, spendendo proprio quando il settore privato non vuole, o non può. Per carità, una volta che l’economia avrà recuperato si dovrà sicuramente pensare al pareggio di Irving Fisherbilancio, ma non ora. Il momento giusto per l’austerity è il boom, non la depressione.

Come ho già detto, non si tratta di una novità. Allora come mai così tanti politici insistono con misure di austerity durante la depressione? E come mai non cambiano piani, anche se l’esperienza diretta conferma le lezioni di teoria e della storia? Beh, qui è dove le cose si fanno interessanti. Infatti, quando gli “austeri” vengono pressati sulla fallacità della loro metafora, quasi sempre ripiegano su asserzioni del tipo: «Ma è essenziale ridurre la grandezza dello Stato». Queste asserzioni spesso vengono accompagnate da affermazioni che la crisi stessa dimostra il bisogno di ridurre il settore pubblico. Ciò e manifestamente falso. Basta guardare la lista delle nazioni che stanno affrontando meglio la crisi. In cima alla lista troviamo nazioni con grandissimi settori pubblici, come la Svezia e l’Austria.

Invece, se guardiamo alle nazioni così ammirate dai conservatori prima della crisi, troveremo che George Osborne, ministro dello scacchiere britannico e principale architetto delle attuali politiche economiche inglesi, descriveva l’Irlanda come «un fulgido esempio del possibile». Allo stesso modo l’istituto Cato (think tank libertario americano) tesseva le lodi del basso livello di tassazione in Islanda, sperando che le altre nazioni industriali «imparino dal successo islandese». Dunque, la corsa all’austerity in Gran Bretagna, in realtà non ha nulla a che vedere col debito e con il David Camerondeficit; si tratta dell’uso del panico da deficit come scusa per smantellare i programmi sociali. Naturalmente, la stessa cosa sta succedendo negli Stati Uniti.

In tutta onestà occorre ammettere che i conservatori inglesi non sono gretti come le loro controparti americane. Non ragliano contro i mali del deficit nello stesso respiro con cui chiedono enormi tagli alle tasse dei ricchi (anche se il governo Cameron ha tagliato l’aliquota più alta in maniera significativa). E generalmente sembrano meno determinati della destra americana ad aiutare i ricchi ed a punire i poveri. Comunque, la direzione delle loro politiche è la stessa, e fondamentalmente mentono alla stessa maniera con i loro richiami all’austerity. Ora, la grande domanda è se il fallimento evidente delle politiche di austerità porterà alla formulazione di un “piano B”. Forse. La mia previsione è che se anche venissero annunciati piani di rilancio, si tratterà per lo più di aria fritta. Poiché il recupero dell’economia non è mai stato l’obiettivo; la spinta all’austerity è per usare la crisi, non per risolverla. E lo è tutt’ora.

(Paul Krugman, estratti dall’intervento “Usano il panico da deficit per smantellare i programmi sociali”, apparso sul “New York Times” e ripreso dal blog “Informare x rexistere” il 3 settembre 2012).

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Tag: Austria, California, conservatori, crisi, David Cameron, debito pubblico, deficit, democrazia, depressione, destra, diritti, economia, Europa, fallimento, famiglie, Gran Bretagna, industria, John Maynard Keynes, lavoro, menzogne, morte, nazioni, New York Times, politica, poveri, privatizzazioni, redditi, ricchi, rigore, ripresa, sovranità, Spagna, spesa pubblica, Stato, storia, Svezia, tagli, tasse, Usa, welfare

4 Commenti

  1. Nonnajo de Leo
    16 settembre 2012 • 17:19

    QUANTO CI VUOLE A CAPIRE CHE STIAMO SOSTENENDO I BANCHIERI ! HANNO CREATO UNA BOLLA TALMENTE ENORME CHE CI VORRANNO ALMENO ALTRI 3 ANNI DI MISERIA ASSOLUTA DEL POPOLO PER RISANARLE SE MONTI CI RIESCE QUESTO è IL SUO OBIETTIVO ALTRIMENTI RISCHIA IL POSTO IL SUO FIGLIOLO!
    VEDIMO DI RIPRENDERCI L’ITALIA PANE E CIPOLLA MA ITALIANI !

  2. hogwords
    12 aprile 2013 • 08:39

    Perfettamente d’accordo. Il contadino non può mettere fieno in cascina in inverno e gozzovigliare in estate…

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