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Ken Loach: solo rigore e fame, ringraziate il centrosinistra

Scritto il 09/12/12 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

«In Gran Bretagna si prepara a vincere, ma non credo che il centrosinistra esista: se si è a favore del mercato e della deregulation si è di destra, se si crede nell’economia pianificata e nella proprietà comune si è di sinistra, chi rimane al centro della strada di solito viene investito. Non so in Italia, ma da noi il centrosinistra si dice d’accordo a mantenere le misure di austerità e a proseguire le privatizzazioni, solo più lentamente. Ma se dovete essere comunque strangolati, il tempo non fa la differenza». J’accuse firmato Ken Loach, che giriamo al nostro Bersani: ok aver vinto le primarie, ma se il centrosinistra non esiste, o è comunque destinato a far la fine di un gatto in autostrada, che ha vinto a fare?

A Roma per presentare “La parte degli angeli”, irresistibile commedia su gioventù bruciata e whisky scozzese dal 13 dicembre nelle nostre sale, Ken il Ken LoachRosso riflette sull’impegno al cinema: «Oggi si dice ai filmaker che tutto dipende dal mercato, e inconsciamente qualcuno cambia la propria idea, ma da “Occupy” ai movimenti anti-guerra la preoccupazione è mondiale: il problema è che per i meccanismi di finanziamento tutto questo spesso non viene riflesso al cinema». Chi lo conosce lo sa, Ken non può esimersi dal dire la sua sul capitalismo: «Più si sviluppa, più cresce la disoccupazione, perché le multinazionali hanno bisogno di una marea di non-occupati per mantenere i salari bassi. Come sinistra dobbiamo trovare il motore contro il mercato, che non è l’unica strada percorribile». Se «anche l’Unione Europea è un’organizzazione neoliberista, oggi il capitalismo è davvero in crisi: è il momento giusto, dobbiamo organizzarci, stanno strappando tutti gli elementi che rendono una società civile, come il sostegno ai disabili. Ospedali sovraffollati, sanità in mano alle multinazionali, oggi non possediamo più nulla, prima avevamo metà economia».

Ovviamente, Ken torna sulla querelle che l’ha avuto protagonista al festival di Torino, di cui ha rifiutato il Gran Premio Torino per solidarietà con i lavoratori della Rear impegnati al Museo del Cinema: «L’importante non è che io vada o meno a un festival, ma la gente che perde lavoro, ha salari da fame e non può avere una rappresentanza sindacale. Tra il Museo e me c’è una differenza di principio: il datore di lavoro principale ha una responsabilità per la tutela di tutti i lavoratori, al di là del loro contratto, questo è quel che penso io, mentre il direttore ha dichiarato che il Museo non può essere considerato responsabile direttamente e indirettamente per il comportamento di terze parti. Che equivale a dire, “ci sono persone che puliscono i nostri uffici con una paga da fame, ma noi non siamo responsabili”. Ebbene, io non sono d’accordo: è contro l’interesse dei lavoratori».

(Federico Pontiggia, “Il centrosinistra non esiste. Firmato Ken Loach”, da “Micromega” del 5 dicembre 2012).

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Tag: capitalismo, cinema, civiltà, comunità, crisi, destra, disoccupazione, economia, fame, festival, film, finanziamenti, gioventù, Gran Bretagna, guerra, ideologia, impegno, lavoratori, lavoro, mercato, Micromega, mondo, movimenti, multinazionali, Museo del Cinema, neoliberismo, ospedali, Pd, pianificazione, Pierluigi Bersani, primarie, privatizzazioni, rigore, Roma, salari, sanità, Scozia, sindacati, sinistra, società, solidarietà, sviluppo, tagli, Torino, Torino Film Festival, tutela, Unione Europea, valori, welfare

2 Commenti

  1. caro58nte@virgilio.it
    10 dicembre 2012 • 01:19

    quando si capirà che tutti tutti tutti tutti quelli che si vedono in tv sono pagati ovvero super strapagati con i nostri soldi , si capirà qualcosa ,, i vive di gossip e mangeremo gossip , ed avremo sempre più fame , ci gingilleremo guardando 11 cretini che rincorrono un pallone e 2 tette 2 culi e politicanti da stapazzo e dotti che dotti non sono che hanno solo la deontologia del propio conto , non importa se lo prenderemo in ccccu lllo dalla mattina alla sera questo è l’italiano non è più sostenibile questa situazione

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