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Amato e De Gennaro, uomini chiave per l’inciucio-horror

Scritto il 02/3/13 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Stati Uniti, massonerie, Vaticano, poteri forti. C’è un partito più potente dei partiti che tifa per le “larghe intese” tra Pd e Pdl: sono i politici trasversali di lungo corso, i manager di Stato e i burocrati sopravvissuti a mille ribaltoni, che tremano ogni volta che sentono parlare di accordo tra Grillo e Bersani. «Il partito del governissimo si muove nel silenzio, non appare in tv, ma ha le idee molto chiare sugli uomini giusti per costruire una diga morbida e assorbente all’urto della nuova politica», scrive Marco Lillo sul “Fatto Quotidiano”. Istituzioni secolari come la Chiesa e la massoneria vedono come il fumo negli occhi il “governo di scopo”, e sperano che Bersani non riesca nella missione impossibile di strappare al “Movimento 5 Stelle” la fiducia al Senato. Più rassicurante, per il palazzi romani, la seconda ipotesi: “governissimo” Pd-Pdl, riciclando nomi della portata di Amato e addirittura De Gennaro, capo della polizia all’epoca della mattanza della Diaz.

I grandi quotidiani, che dedicano paginate all’Europa in ansia e ai mercati in fibrillazione, sembrano quasi auspicare un clima da solidarietà nazionale, la Gianni De Gennarocui architrave – osserva Lillo – sarà la nomina del successore di Napolitano. Il primo nome sul campo è quello di Giuliano Amato, l’ex “dottor sottile” di Craxi che i grillini vedono come il fumo negli occhi per via della sua pensione d’oro. Berlusconi potrebbe sancire l’inciucio accettando la presidenza del Senato, verso un “riordino” del settore sicurezza e difesa. De Gennaro, sottosegretario del governo Monti con delega ai servizi segreti, potrebbe essere il nuovo presidente di Finmeccanica, dove verrebbe confermato l’ad Alessandro Pansa, al centro delle cronache per i favori chiesti a Mediobanca a beneficio dell’ex moglie del ministro dell’economia Vittorio Grilli nel 2007.

La riconferma di Pansa, aggiunge il “Fatto”, otterrebbe il favore del torinese Ignazio Moncada, formalmente presidente di una controllata periferica del gruppo Finmeccanica, la Fata, ma meglio noto come il “grande burattinaio”. Così lo definiva l’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, nella conversazione con l’ex presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi, intercettata dai carabinieri. Vicinissimo a Giampiero Massolo, capo dei servizi segreti del Dis (Dipartimento Informazione e Sicurezza), Moncada sarebbe anche in buoni rapporti sia con gli ex socialisti – da Amato a Tremonti – sia gli ex Ds, come il torinese Fassino. Quanto a De Gennaro, se anche non riuscisse a raggiungere la presidenza di Finmeccanica – alla quale potrebbe aspirare l’attuale ministro della difesa, l’ammiraglio  Di Paola – in Ignazio Moncadacaso di “larghe intese” sotto la presidenza Amato l’ex capo della polizia potrebbe conquistare la poltronissima di segretario generale del Quirinale.

Fu proprio Amato – che come premier fece manganellare a sangue i manifestanti di Napoli un anno prima del G8 di Genova – a promuovere De Gennaro a capo della polizia nel 2000, per poi portarlo con sé al ministero nel 2007 quando la direzione della polizia passò ad Antonio Manganelli, nel solco della continuità. Una poltrona, quella di Manganelli, che – se prevalesse il “governissimo” – potrebbe finire a un altro uomo fidato di Gianni De Gennaro, cioè l’attuale numero due del Dis, Pasquale Piscitelli, prefetto dal 2003 e poi capo della segreteria di De Gennaro al Dipartimento della Pubblica sicurezza. «Piscitelli – aggiunge Lillo – sarebbe il capo della polizia ideale per un governo trasversale, mentre in un governo di sinistra appoggiato dal “Movimento 5 stelle” risalirebbero le quotazioni dell’attuale capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, già capo del Giuliano Amatoservizio segreto civile con il governo Prodi».

In questo valzer, secondo gli osservatori più attenti, rientrerebbe anche il passaggio del prefetto di Perugia, Vincenzo Cardellicchio, alla presidenza del Consiglio, come decretato dallo stesso Monti il 26 febbraio: «Anche Cardellicchio è considerato vicino a De Gennaro e potrebbe essere nominato al Dis dopo l’eventuale spostamento di Piscitelli al vertice della polizia». Dal Quirinale al Viminale, insomma, il tandem Amato-De Gennaro «blinderebbe gli apparati di sicurezza nel segno della continuità e della fedeltà atlantica, sempre che prevalgano quelle “larghe intese” che tanto piacciono anche Oltreoceano». Un po’ come accadde nel 1996, quando Antonio Maccanico tentò di dar vita a un governo che andasse da D’Alema a Berlusconi prima delle elezioni che propiziarono la nascita del primo governo Prodi sostenuto anche da Rifondazione Comunista. «Allora i poteri forti, gli americani, la massoneria e il Vaticano erano favorevoli all’inciucio», ricorda Lillo, e «la sensazione è che anche stavolta sia così».

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Tag: Beppe Grillo, Berlusconi, Bettino Craxi, burocrazia, carabinieri, casta, Chiesa, Diaz, Difesa, disinformazione, Ds, economia, elezioni, Europa, favori, fedeltà, Finmeccanica, G8 Genova, Giorgio Napolitano, Giuliano Amato, Giulio Tremonti, governissimo, Il Fatto Quotidiano, inciucio, intelligence, intercettazioni, istituzioni, larghe intese, manager, Marco Lillo, massoneria, mattanza, media, Mediobanca, mercati, movimento 5 stelle, Napoli, Nato, partiti, Pd, Pdl, pensioni, Perugia, Pierluigi Bersani, Piero Fassino, polizia, potere, poteri forti, Protezione civile, Quirinale, Rifondazione comunista, Romano Prodi, sangue, scandali, Senato, servizi segreti, sicurezza, sinistra, socialisti, Stato, tangenti, Torino, trasparenza, Usa, Vaticano, Viminale

2 Commenti

  1. Barbara
    2 marzo 2013 • 15:34

    tremerebbero per un’alleanza Grillo-Bersani?
    Ma per favore.
    La auspicherebbero così il 5S sarebbe domato e perderebbe il 25%.

  2. ivano
    21 gennaio 2015 • 08:28

    Il giornalista che ha scritto l’articolo non ha scoperto nulla di nuovo, questi poteri forti, l’intreccio tra USA, vaticano, mafiai, servizi segreti, e massonerie varie, hanno segnato la vita politica di tutto il dopo guerra fino ai giorni nostri. Berlinguer lo aveva capito, con l’apertura a quell’area cattolica non compromessa, ossia con Aldo Moro, (compromesso storico) ma quel progetto fu subito affossato con il sequestro e uccisione dello statista A. Moro, scaricando tutte le responsabilità sulle BR. La stessa strage di Portella Della Ginestra del 1° Maggio 1947, strage eseguita dal bandito Salvatore Giuliano, in realtà quella strage serviva a fermare l’avanzata del PCI siciliano.
    Era il 2001, «My favourite communist» frase rimasta alla storia, E Kissinger incontra il suo comunista preferito, Giorgio Napolitano, l’uomo chiave.
    L’uomo del Colle ha detto si !
    Sembra il titolo di un film, ma non lo è.

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