Far fuori Berlusconi solo per annullare Grillo: ecco come
Scritto il 11/3/13 • nella Categoria:
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Prove di “golpe”: eliminare Berlusconi per poi “sgonfiare” Grillo, con un governo tecnico ancora agli ordini di Bruxelles, sostenuto anche da una ventina di senatori del Pdl, pronti a tradire il Cavaliere se fosse costretto all’esilio dalla nuova offensiva giudiziaria in corso. E’ la tesi che Marcello Foa sostiene dalle pagine del “Giornale”, mentre Berlusconi – ricoverato in ospedale – deve sottoporsi a una visita fiscale che lo conferma malato, ma non gli vale il “legittimo impedimento”. Un ragionamento che «ricade negli interessi del centrodestra e propone un’idea sbagliata del funzionamento della magistratura», osserva “Megachip”, che invita però a prendere in considerazione Foa, «un giornalista capace di uscire dagli schemi, rintracciare notizie vere e proporre intuizioni interessanti». Il grave stallo post-elettorale potrebbe indebolire il Pdl favorendo una cooptazione di una parte dei suoi parlamentari? Scenario plausibile, tenuto conto delle caratteristiche dei principali dirigenti del Pd, «non nuovi anch’essi a confezionare nuove maggioranze con parlamentari in migrazione».
«Ora si capisce perché il Pd si ostina a rifiutare l’accordo con il Pdl», scrive Foa. «In queste ore sta emergendo, per chi è capace di leggerlo, il piano-C alternativo sia all’intesa con il centrodestra che a quella con il “Movimento 5 Stelle”». Il nuovo scenario? Prevede l’implosione del centrodestra e la formazione di una nuova maggioranza, in Senato, possibile con il sostegno di poche decine di transfughi berlusconiani. «L’offensiva giudiziaria scatenata contro il Cav è davvero impressionante», sostiene Foa, «non tanto per la gravità delle accuse (in passato ha subito attacchi ancor più pesanti), quanto per la loro simultaneità». Nel giro di poche settimane, continua l’editorialista del “Giornale”, i giudici potrebbero ottenere diverse sentenze di condanna con richieste di interdizione dai pubblici uffici (già formulate) e la possibilità, tutt’altro che remota, che contro Berlusconi vengano spiccati uno o più mandati d’arresto. «E’ il cumulo delle condanne – per quanto di lieve entità – il grimaldello escogitato dai magistrati per mettere ko Berlusconi», il quale ha fiutato la trappola si è affrettato a evocare Bettino Craxi. «Stanno tentando di fargli fare la stessa fine», scrive Foa, ponendolo, in tempi verosimilmente rapidi, di fronte a un bivio: la fuga all’estero oppure l’arresto, a cui «un Parlamento dominato da Pd, grillini e montiani non si opporrebbe».
Non è detto che ci riescano, ammette Foa, anche perché più volte, in passato, Berlusconi è riuscito a salvarsi quando tutto sembrava perduto, ma «questa volta tira davvero una brutta aria», come dimostra l’esito «sconcertante» della visita fiscale imposta al leader del Pdl, «conclusasi con una perizia favorevole al Cav (è davvero malato) ma la negazione del legittimo impedimento». A breve (ma forse le manovre sono già iniziate), l’establishment, «che oggi unisce il Pd e gli onnipotenti tecnocrati europeisti», corteggerebbe i senatori del Pdl. I conti sono presto fatti, osserva Foa: il centrosinistra ne ha 120 e Monti 18, per cui «con 20 transfughi del Pdl si raggiunge la maggioranza di 158». Beninteso: oggi, «nessuno degli oltre 90 senatori Pdl sarebbe disposto a tradire», ma domani? Se Berlusconi «fosse messo fuori dai giochi», come si comporterebbero, quei senatori, «in un partito che si troverebbe improvvisamente senza leader e senza futuro?».
Proprio a questo, sostiene Foa, punta l’establishment. E vuole riuscirci ad ogni costo, per scongiurare quello che teme più di ogni altra cosa: il ritorno alle urne, che decreterebbe il plebiscito definitivo per Grillo. Una volta “sistemato” Berlusconi e creata una maggioranza di fortuna, «in grado di reggere se non tutta la legislatura almeno 3-4 anni», ci sarebbe tutto il tempo per “sgonfiare” il leader del “Movimento 5 Stelle” e renderlo a sua volta ininfluente, «magari con una legge a doppio turno alla francese», come quella appena proposta da Barbara Spinelli e dagli altri firmatari dello strano appello pubblicato il 9 marzo da “Repubblica”. Maggioritario, con doppio turno: soluzione che «di fatto sbarra il Parlamento a movimenti alternativi», osserva Foa, «come accade da anni con Le Pen e altri movimenti di sinistra», prontamente neutralizzati al ballottaggio.
Obiettivo della manovra: «Spazzare via o rendere marginale chi non appartiene all’establishment, chi non asseconda il disegno dei tecnocrati europeisti, chi pensa che l’Italia debba rimanere sovrana e che non debba rassegnarsi a un futuro senza speranza, a cui invece viene condannata giorno dopo giorno da quelle istituzioni sovranazionali le quali, con somma ipocrisia, si presentano come “salvatrici” e “liberiste”, mentre in realtà sono ben altro». Suffragata dai trascorsi politici italiani in frangenti analoghi, la teoria di Marcello Foa è perfettamente coerente: azzoppare Berlusconi fino a metterlo definitivamente fuori gioco, in spregio al risultato elettorale appena ottenuto, servirebbe a colpire il bersaglio principale, Beppe Grillo, escluso dal ponte di comando o indotto a scendere a più miti consigli col Pd, accettando di “annacquare” il proprio dirompente potenziale politico. Se Foa ha ragione, stiamo assistendo all’estrema manovra di palazzo per tentare di annullare le elezioni e il pronunciamento democratico degli italiani, che tanto preoccupa l’élite finanziaria e i suoi maggiordomi di Bruxelles.
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la truffa del giorno
misuratore di elettricità – debba essere di tipo legale. Cioè omologato. Ebbene nessuno dei contatori che ogni istante misurano la quantità di corrente che consumiamo lo è. Nessuno è dunque in grado di poter stabilire se la quantità di «energia» pagata dall’utente sia quella effettivamente erogata. Sia perché mancano i controlli, sia soprattutto perché manca il «prototipo primario», in parole povere un misuratore standard di kW/h cui omologare i misuratori di elettricità piazzati poi in case, industrie e uffici.