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Ultimatum all’Ue: deficit all’8%, così raddoppia il lavoro

Scritto il 02/3/15 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

L’annuncio di Alexis Tsipras di rispettare il pareggio di bilancio non dà speranza ai greci. Che tipo di sistema vogliamo introdurre, se con questo sistema di pareggio sui conti pubblici s’impoverisce la popolazione? Che senso ha tutto questo? Ancora una volta ci ritroviamo di fronte a una tragedia e a un grave crimine umanitario perpetrato contro tutti gli europei. La Commissione Europea chiede anche all’Italia di abbassare ulteriormente il deficit pubblico, onde conseguire una situazione di “budget strutturale migliore”? La domanda che uno si deve porre è: perché? Noi sappiamo benissimo che, quando si riduce la spesa pubblica e si aumentano le tasse, allora la disoccupazione sale, l’economia peggiora, la miseria aumenta e pertanto ci si ritrova davanti a un crimine ancora più grave contro l’umanità. Perché? Perché fare una cosa di questo genere? Qui o si è erroneamente guidati, e quindi siamo di fronte a crassa ignoranza pura e semplice, oppure è sedizione: qualcuno sta deliberatamente cercando di distruggere l’Italia. Si può lasciare il beneficio del dubbio anche in questo caso, in quanto è possibile che sia enorme ignoranza, ma per quanto mi riguarda di sicuro non avrei alcunché da obiettare nei confronti di qualcuno che sostenga che si tratti di atti sediziosi.
A questo punto, ciò che sta accadendo ha tutta l’aria di una sedizione, anche alla luce del fatto che oggi sono disponibili sufficienti conoscenze di come l’economia funzioni e vi è un sufficiente numero di modelli econometrici utili a dimostrare cosa tali politiche economiche provochino alle condizioni di vita di coloro che oggi risiedono in Italia. L’Italia è piena di risorse. La prima cosa davvero da fare è togliere quelle catene che la strangolano, ossia questi programmi di austerità imposti dall’Unione Europea. Una proposta da me elaborata è quella di sottoporre un ultimatum all’Unione Europea, in cui si richieda alle istituzioni comunitarie questo: avete 30 giorni per rilassare il limite sul deficit pubblico dal 3% all’8%, altrimenti l’Italia se ne andrà e cercherà di portare autonomamente avanti ciò che in questo momento le viene impedito di fare. Allora, se l’Unione Europea vuole passare da un massimo di 3% di deficit a uno dell’8%, l’Italia potrebbe espandere i servizi pubblici e ridurre le tasse – personalmente suggerisco di ridurre l’Iva, possibilmente eliminandola del tutto. In questo modo il tasso di disoccupazione passerebbe dall’attuale 13 e passa per cento al 6-7%, e avreste una società dove si potrebbe sperare in una prosperità maggiore e in cui vivere meglio.
Qualora l’Unione Europea rifiutasse, l’Italia dovrebbe dunque decidere se rimanere nell’Unione Europea, e continuare a patirne le conseguenze finché siffatte politiche non vengano cambiate, oppure se magari ritornare a usare la lira – in tal caso si tratterebbe in realtà di un processo molto semplice da effettuare, visto che sarebbe sufficiente diramare un annuncio governativo nel quale si comunichi che si ritorna a pagare le tasse e a spendere in lire senza bisogno di effettuare alcuna conversione forzosa. Semplicemente, la politica fiscale verrà calcolata in lire. Così sarebbe già possibile ripristinare una certa prosperità. Il rischio di ritornare alla lira è che, se a quel punto vi ritrovaste con il medesimo tipo di leadership politica che c’è ora con l’euro, tale leadership potrebbe scelleratamente riconfermare i precedenti annunci effettuati riguardo al bilancio preventivo. E quindi, invece di passare dal 3 all’8% di deficit, vi ritrovereste a passare dal 3 allo zero per cento. In un simile caso, passereste dalla padella nella brace e la situazione economica italiana diverrebbe persino peggiore dell’attuale. Riassumendo: bisogna capire se dare questo ultimatum all’Unione Europea onde passare dal 3 all’8% di deficit, con però un caveat: ossia, per ritornare alla lira ci si deve assicurare di poter disporre di deficit quantomeno del 6-7%, altrimenti la situazione continuerebbe a peggiorare e tutto sarebbe stato fatto per nulla.
(Warren Mosler, dichiarazioni rilasciate a Francescho Chini per l’intervista “Progresso sociale e prosperità per tutti”, pubblicata da “Bottega Partigiana il 13 febbraio 2015).

L’annuncio di Alexis Tsipras di rispettare il pareggio di bilancio non dà speranza ai greci. Che tipo di sistema vogliamo introdurre, se con questo sistema di pareggio sui conti pubblici s’impoverisce la popolazione? Che senso ha tutto questo? Ancora una volta ci ritroviamo di fronte a una tragedia e a un grave crimine umanitario perpetrato contro tutti gli europei. La Commissione Europea chiede anche all’Italia di abbassare ulteriormente il deficit pubblico, onde conseguire una situazione di “budget strutturale migliore”? La domanda che uno si deve porre è: perché? Noi sappiamo benissimo che, quando si riduce la spesa pubblica e si aumentano le tasse, allora la disoccupazione sale, l’economia peggiora, la miseria aumenta e pertanto ci si ritrova davanti a un crimine ancora più grave contro l’umanità. Perché? Perché fare una cosa di questo genere? Qui o si è erroneamente guidati, e quindi siamo di fronte a crassa ignoranza pura e semplice, oppure è sedizione: qualcuno sta deliberatamente cercando di distruggere l’Italia. Si può lasciare il beneficio del dubbio anche in questo caso, in quanto è possibile che sia enorme ignoranza, ma per quanto mi riguarda di sicuro non avrei alcunché da obiettare nei confronti di qualcuno che sostenga che si tratti di atti sediziosi.

A questo punto, ciò che sta accadendo ha tutta l’aria di una sedizione, anche alla luce del fatto che oggi sono disponibili sufficienti conoscenze di come l’economia funzioni e vi è un sufficiente numero di modelli econometrici utili a dimostrare cosa Warren Moslertali politiche economiche provochino alle condizioni di vita di coloro che oggi risiedono in Italia. L’Italia è piena di risorse. La prima cosa davvero da fare è togliere quelle catene che la strangolano, ossia questi programmi di austerità imposti dall’Unione Europea. Una proposta da me elaborata è quella di sottoporre un ultimatum all’Unione Europea, in cui si richieda alle istituzioni comunitarie questo: avete 30 giorni per rilassare il limite sul deficit pubblico dal 3% all’8%, altrimenti l’Italia se ne andrà e cercherà di portare autonomamente avanti ciò che in questo momento le viene impedito di fare. Allora, se l’Unione Europea vuole passare da un massimo di 3% di deficit a uno dell’8%, l’Italia potrebbe espandere i servizi pubblici e ridurre le tasse – personalmente suggerisco di ridurre l’Iva, possibilmente eliminandola del tutto. In questo modo il tasso di disoccupazione passerebbe dall’attuale 13 e passa per cento al 6-7%, e avreste una società dove si potrebbe sperare in una prosperità maggiore e in cui vivere meglio.

Qualora l’Unione Europea rifiutasse, l’Italia dovrebbe dunque decidere se rimanere nell’Unione Europea, e continuare a patirne le conseguenze finché siffatte politiche non vengano cambiate, oppure se magari ritornare a usare la lira – in tal caso si tratterebbe in realtà di un processo molto semplice da effettuare, visto che sarebbe sufficiente diramare un annuncio governativo nel quale si comunichi che si ritorna a pagare le tasse e a spendere in lire senza bisogno di effettuare alcuna conversione forzosa. Semplicemente, la politica fiscale verrà calcolata in lire. Così sarebbe già possibile ripristinare una certa prosperità. Il rischio di ritornare alla lira è che, se a quel punto vi ritrovaste con il medesimo tipo di leadership politica che c’è ora con l’euro, tale leadership potrebbe scelleratamente riconfermare i precedenti annunci effettuati riguardo al bilancio preventivo. E quindi, invece di passare dal 3 all’8% di deficit, vi ritrovereste a passare dal 3 allo zero per cento. In un simile caso, passereste dalla padella nella brace e la situazione economica italiana diverrebbe persino peggiore dell’attuale. Riassumendo: bisogna capire se dare questo ultimatum all’Unione Europea onde passare dal 3 all’8% di deficit, con però un caveat: ossia, per ritornare alla lira ci si deve assicurare di poter disporre di deficit quantomeno del 6-7%, altrimenti la situazione continuerebbe a peggiorare e tutto sarebbe stato fatto per nulla.

(Warren Mosler, dichiarazioni rilasciate a Francesco Chini per l’intervista “Progresso sociale e prosperità per tutti”, pubblicata da “Bottega Partigiana” il 13 febbraio 2015).

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Tag: Alexis Tsipras, austerity, benessere, Commissione Europea, conoscenza, crimini, deficit, diktat, disoccupazione, economia, élite, euro, Europa, Eurozona, eversione, fisco, Grecia, ignoranza, impoverimento, Iva, leadership, lira, miseria, oligarchia, pareggio di bilancio, politica, popolazione, potere, poveri, rigore, rischio, risorse, sedizione, servizi, sistema, sovranità, speranza, spesa pubblica, Syriza, tasse, tecnocrati, tragedia, Ue, ultimatum, umanità, Unione Europea, vincoli

3 Commenti

  1. SILVIO
    2 marzo 2015 • 12:21

    Sacrosante parole quelle di Warren Mosler, anche quando parla di “sedizione”.
    Cioè di congiura della Troika per piegare al proprio volere Popoli e Nazioni.
    La “Pistola fumante”?

    A Cipro è stato sperimentato con successo il modello espropriatore del “BAIL-IN”, punendo le vittime delle malefatte dei banksters con l’imporre illegalmente un’obsoleta sentenza del “common law” che considerò i depositanti bancari quali negletti creditori chirografari in caso di fallimento della banca mandataria.

    In Grecia è in fase di avanzata implementazione il modello predatore e vessatorio del “BAIL-OUT + Riforme Strutturali”, svuotando lo Stato di ogni sovranità autoritativa e riducendo – alla lunga – i rispettivi cittadini a disperati che frugano nei cassonetti in cerca di cibo.
    Difatti, dal 2010 in poi, sono stati già due i “Programmi di Aggiustamento Economico” della Grecia imposti dalla Troika, costringendo i burattini politici dei governi greci a decretare ben sette “Pacchetti di Austerità” che hanno messo in ginocchio la popolazione e l’economia.

    Un terzo programma di aggiustamento economico verrà probabilmente redatto dalla Troika entro luglio 2015.
    E Tsipras e Varoufakis lo firmeranno: c’è da scommetterci.
    Chiudo.

    Occhio, Italiani: i modelli “Cipro” e “Grecia” potrebbero essere il nostro (nefasto) futuro!

  2. SILVIO
    3 marzo 2015 • 08:50

    Alcuni editorialisti tedeschi si sono meravigliati del fatto che soltanto il 27% degli Italiani ha ancora fiducia nell’Unione europea.

    Codesto risultato è contenuto in un sondaggio allegato al report ” Nella terra di mezzo, fra terrore globale e paure quotidiane” , redatto e pubblicato nel febbraio 2015 da Demos & Pi, Osservatorio di Pavia e Fondazione Unipolis.

    Mi meraviglio dell’ipocrita meraviglia teutonica, che finge di non vedere il generale disastro combinato dalla politica economica e monetaria europea ad esclusivo beneficio della Germania.

    Quanto al 27% degli italiani filo-UE, mi piacerebbe sapere chi sono, cosa fanno e come vivono.
    Trattasi di parassiti del sistema, oppure dei ben noti profittatori di crisi, ovvero di ignavi e di idioti che han dato luogo alle leggi sulla stupidità?

    A differenza di quanto falsamente affermato dai trolls peripatetici d’alto bordo, una cosa è certa: dall’Eurozona si può uscire in ogni momento. Basta volerlo.

    L’ha sostenuto la BCE per bocca di Luc Coene , governatore della Banca Centrale del Belgio nonché membro della Commissione Trilaterale:
    http://www.reuters.com/article/2015/02/24/us-eurozone-ecb-coene-idUSKBN0LS2B620150224

  3. Antonio Patania
    2 maggio 2015 • 10:17

    la spesa pubblica non deve essere finanziata da una moneta presa a debito ma da una moneta sovrana…le tasse quelle eque devono servire per abbassare l inflazione e non per sovvenzionare la spesa pubblica…il prezzo dei beni e dei servizi deve essere il risultato dell.incontro tra domanda e offerta e non dipendere dal debito o di speculazioni borsistiche…le banche devono guadagnare coi grossi imprenditori e non con i piccoli risparmiatori quest.ultimi vanno sempre salvaguardati…le banche devono guadagnare con un aggio fisso per il fatto che consentono di depositare i risparmi e non guadagnare sugli interessi dei titoli di stato .Quest.ultimi devono eventualmente essere emessi per il popolo e non per le spa….le spa devono dare qualcosa al popolo per il guadagno che esse conseguono dai soldi concessi dallo stato per lo sviluppo dell.economie reali e non viceversa cioè lo stato paga a loro degli interessi sul debito pubblico facendo aumentare le tasse e facendo chiudere le attività economiche.Dunque ci vuole una moneta quale bene giuridico economico di diritto pubblico di proprietà dello stato all.atto dell emissione.Fare applicare urgentemente l.art 42 della costituzione e fare applicare urgentemente il potere di imperio e la capacita giuridica di uno stato di essere proprietario della moneta.Cosa che ritengo non avviene con l euro ne con la lira sotto il dominio della banca d Italia privata e non statale.

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