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Foa: Renzi, il piccolo Duce, e i suoi complici. Che vergogna

Scritto il 08/5/15 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

Qualcosa vorrà pur dire se per la seconda volta in poche settimane le opposizioni abbandonano in massa il Parlamento al momento del voto di leggi fondamentali per il futuro del paese. Tutte le opposizioni: da Sel alla Lega. Un comportamento senza precedenti. Significa che i principi fondamentali della democrazia sono in pericolo, non sono più condivisi. E’ in questi frangenti che un presidente della Repubblica deve intervenire, rimandando alle Camere le leggi contestate e costringendo il premier a riaprire trattative su quelle che non possono essere che regole condivise. Sergio Mattarella, che nella sua vita professionale si è creato l’immagine di giudice inflessibile, ora appare come un fantasma politico, una non-entità, tanto lusingata per l’inaspettata elezione al Colle quanto palesemente inadeguata, al punto da convalidare il sospetto che sia stato messo lì apposta per non disturbare il manovratore.
Se ha personalità, se ha davvero il senso dello Stato, questo è il momento di mostrarlo, di imporlo con forza ma temo che Mattarella questo coraggio non l’abbia e che preferisca passare alla storia come il presidente che ha avallato due misure golpiste – riforma dell’articolo V della Costituzione e ora l’Italicum – anziché, come suo dovere istituzionale, fermare il nuovo piccolo Duce, Matteo Renzi. E che dire del Partito democratico? All’ultima votazione i dissidenti sono stati 60, più di prima ma ancora troppo pochi e chiaramente isolati. Nel Pd non si respira un clima di rivolta; si percepisce, semmai, uno straordinario ma non sorprendente conformismo, un appiattimento delle coscienze che cancella d’un tratto tutte le loro emozionanti, travolgenti, irrinunciabili battaglie civiche degli ultimi due decenni.
Già, perché la sinistra dei “pecoroni” si era fatta leonina per combattere i rischi di una deriva autoritaria da parte di Berlusconi, che avrà avuto tanti difetti e ha commesso tanti errori, ma non ha mai avuto mire dittatoriali. All’epoca, però, era facile opporsi, tutti assieme, a Berlusconi; era facile provare, tutti assieme l’ebrezza di sentirsi inflessibili paladini della democrazia di fronte al satrapo di Arcore. E ora che quei timori si materializzano – e non è un’opinione, ma un fatto – quella sinistra non solo non si oppone all’uomo che rappresenta davvero una minaccia per la democrazia, Matteo Renzi, – il caudillo, come lo ha definito Ferruccio De Bortoli – ma lo saluta festante, partecipa attivamente al golpe, approvandolo in Parlamento. Ancora una volta, tutti assieme, con poche lodevoli ma insufficienti eccezioni. Sempre e comunque omologati e cortigiani. Lasciatemelo dire: che vergogna.
(Marcello Foa, “Renzi, il piccolo Duce (e i suoi complici). Che vergogna”, dal blog di Foa su “Il Giornale” del 5 maggio 2015).

Qualcosa vorrà pur dire se per la seconda volta in poche settimane le opposizioni abbandonano in massa il Parlamento al momento del voto di leggi fondamentali per il futuro del paese. Tutte le opposizioni: da Sel alla Lega. Un comportamento senza precedenti. Significa che i principi fondamentali della democrazia sono in pericolo, non sono più condivisi. E’ in questi frangenti che un presidente della Repubblica deve intervenire, rimandando alle Camere le leggi contestate e costringendo il premier a riaprire trattative su quelle che non possono essere che regole condivise. Sergio Mattarella, che nella sua vita professionale si è creato l’immagine di giudice inflessibile, ora appare come un fantasma politico, una non-entità, tanto lusingata per l’inaspettata elezione al Colle quanto palesemente inadeguata, al punto da convalidare il sospetto che sia stato messo lì apposta per non disturbare il manovratore.

Se ha personalità, se ha davvero il senso dello Stato, questo è il momento di mostrarlo, di imporlo con forza ma temo che Mattarella questo coraggio non l’abbia e che preferisca passare alla storia come il presidente che ha avallato due Renzi e Mattarella tra Grasso e Alfanomisure golpiste – riforma dell’articolo V della Costituzione e ora l’Italicum – anziché, come suo dovere istituzionale, fermare il nuovo piccolo Duce, Matteo Renzi. E che dire del Partito democratico? All’ultima votazione i dissidenti sono stati 60, più di prima ma ancora troppo pochi e chiaramente isolati. Nel Pd non si respira un clima di rivolta; si percepisce, semmai, uno straordinario ma non sorprendente conformismo, un appiattimento delle coscienze che cancella d’un tratto tutte le loro emozionanti, travolgenti, irrinunciabili battaglie civiche degli ultimi due decenni.

Già, perché la sinistra dei “pecoroni” si era fatta leonina per combattere i rischi di una deriva autoritaria da parte di Berlusconi, che avrà avuto tanti difetti e ha commesso tanti errori, ma non ha mai avuto mire dittatoriali. All’epoca, però, era facile opporsi, tutti assieme, a Berlusconi; era facile provare, tutti assieme l’ebrezza di sentirsi inflessibili paladini della democrazia di fronte al satrapo di Arcore. E ora che quei timori si materializzano – e non è un’opinione, ma un fatto – quella sinistra non solo non si oppone all’uomo che rappresenta davvero una minaccia per la democrazia, Matteo Renzi, – il caudillo, come lo ha definito Ferruccio De Bortoli – ma lo saluta festante, partecipa attivamente al golpe, approvandolo in Parlamento. Ancora una volta, tutti assieme, con poche lodevoli ma insufficienti eccezioni. Sempre e comunque omologati e cortigiani. Lasciatemelo dire: che vergogna.

(Marcello Foa, “Renzi, il piccolo Duce (e i suoi complici). Che vergogna”, dal blog di Foa su “Il Giornale” del 5 maggio 2015).

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Tag: Arcore, autoritarismo, Berlusconi, caudillo, complicità, conformismo, Corriere della Sera, coscienza, Costituzione, democrazia, diritti, dissenso, dittatura, Ferruccio De Bortoli, giustizia, golpe, Il Giornale, istituzioni, Italicum, Lega Nord, legge elettorale, Marcello Foa, Matteo Renzi, minaccia, opportunismo, opposizione, Parlamento, Pd, pericolo, Quirinale, regole, rivolta, Sel, Sergio Mattarella, sinistra, Stato, storia, titolo V, vergogna

5 Commenti

  1. Mauro Bellini
    8 maggio 2015 • 10:03

    La solita storia dei due pesi e due misure; combattere ferocemente provvedimenti o progetti di legge se venivano sostenuti da Berlusconi e sostenerli incondizionatamente se le stesse identiche cose le fa Renzi: in questo esercizio si applica con devozione anche una larghissima parte dei media.
    Mattarella a conti fatti è un Presidente imposto da Renzi, sicuramente dovrà sempre tenere presente chi lo ha eletto, basta vedere che ha firmato senza riserve una legge come l’Italicum che ricalca i vizi del Porcellum, la quota di deputati da eleggere con le preferenze è solo una mano di cosmesi per far credere che il popolo può ancora avere voce in capitolo nella formazione della Camera.
    PD potrebbe essere benissimo anche l’abbreviazione di Piccolo Duce.

  2. fabio barbieri
    8 maggio 2015 • 13:52

    solo la sinistra può fare le cose che vorrebbe fare la destra

  3. Cesare
    9 maggio 2015 • 08:54

    Avete mai visto Mattarella parlare “a braccio” senza uno straccio di appuntino? Avete sentito i suoi discorsi pieni di “nulla”? Siamo davanti ad un burattino scelto proprio perché talmente schivo, pavido e insignificante da rappresentare un comodo scendiletto per il premier. A Mattarella faranno firmare qualsiasi porcata.

  4. Amerio
    18 maggio 2015 • 23:38

    Il parlamento, organo ormai reso inutile dall’ingresso dell’Italia nella UE è ormai composto quasi interamente da lacchè liberali, anarcodi grillini (liberali) o delinquenti comuni …. quindi cosa aspettarsi da essi ?

    Il paragone tra certi comportamenti di Renzi e quelli del Duce non è cosi campato in aria, solo che, e da comunista mi parecchio fastidio ammetterlo almeno Mussolini era un uomo forte, usava la violenza in modo sistematico e per questo incuteva timore … era davvero difficile opporsi in quelle condizioni storiche, ma oggi è ancora cosi ?

    Siamo davvero a questo punto ?
    Cosa ci vorrebbe per inchiodare il pupazzo fiorentino alle sue responsabilità ?

    Avete mai visto uno sciopero serio da parte della cosiddetta triade sindacale ?

    Avere mai sentito qualcuno nelle aule parlamentari (a parte rare accezioni) parlare seriamente di un economia diversa da quella liberista ?

    Mettere in discussione i trattati europei o l’adesione all’euro ?

    Avere mai visto qualcuno mettere in discussione l’adesione dell’Italia alla NATO ?

    Il problema quindi non è Renzi ma il sistema stesso, il vero nemico non l’abbiamo in casa, ma all’estero ed è la che bisogna agire e colpire se si vuole veramente cambiare i destini della nostra patria e tornare ad esser liberi, altrimenti rimarranno solo chiacchiere da bar sport …

  5. IO
    10 maggio 2015 • 12:03

    Mi scoccia doverlo ripetere ma io l’avevo intuito fin dall’inizio ma tutti dicevano “Aspettiamo per giudicare. Lasciamolo lavorare e poi vediamo”. La solita retorica italiota che ha favorito l’affermarsi del fascismo.

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