Monbiot: malati di solitudine, questo sistema ci fa impazzire
Un’epidemia di malattie mentali sta distruggendo mente e corpo di milioni di persone. È arrivato il momento di chiederci dove stiamo andando e perché. Quale maggiore atto d’accusa potrebbe esserci, per un sistema, di una epidemia di malattie mentali? Eppure problemi come ansia, stress, depressione, fobia sociale, disturbi alimentari, autolesionismo e solitudine oggi si abbattono sulle persone in tutto il mondo. Le recenti, catastrofiche statistiche sulla salute mentale dei bambini in Inghilterra riflettono una crisi globale. Ci sono una moltitudine di ragioni secondarie per spiegare questo disagio, ma a me sembra che la causa di fondo sia ovunque la stessa: gli esseri umani, mammiferi estremamente sociali, i cui cervelli sono cablati per rispondere agli altri, sono stati scorticati. I cambiamenti economici e tecnologici in questo svolgono un ruolo importante, ma lo stesso vale per l’ideologia. Benché il nostro benessere sia indissolubilmente legato alla vita degli altri, ci viene spiegato da ogni parte che il segreto della prosperità è nell’egoismo competitivo e nell’individualismo estremo.
In Gran Bretagna, uomini che hanno passato tutta la loro vita in circoli privilegiati – a scuola, all’università, al bar, in Parlamento – ci insegnano che dobbiamo sempre camminare con le nostre gambe. Il sistema dell’istruzione diventa ogni anno più brutalmente competitivo. Trovare lavoro è una lotta all’ultimo sangue con una massa di altri disperati che inseguono i sempre meno posti disponibili. I moderni sorveglianti dei poveri attribuiscono a colpe individuali la loro situazione economica. Gli incessanti concorsi televisivi alimentano aspirazioni impossibili come le opportunità reali. Il vuoto sociale è riempito dal consumismo. Ma, lungi dal curare la malattia dell’isolamento, questo intensifica il confronto sociale, al punto che, dopo aver consumato tutto quello che c’era da consumare, iniziamo ad avventarci su noi stessi. I social media ci uniscono ma anche ci dividono, consentendoci di quantificare con precisione la nostra posizione sociale, e di constatare che altre persone hanno più amici e seguaci di noi.
Come Rhiannon Lucy Cosslett ha brillantemente documentato, le ragazze e le giovani donne modificano abitualmente le foto che pubblicano per sembrare più levigate e sottili. Alcuni telefoni lo fanno perfino automaticamente, basta attivare l’impostazione “bellezza”; così ci si può trasformare anche da soli in modelli di magrezza da inseguire. Benvenuti nella distopia post-hobbesiana: una guerra di tutti contro se stessi. C’è da stupirsi, in questa solitudine interiore, in cui il contatto è stato sostituito dal ritocco, se le giovani donne stanno annegando nel disturbo mentale? Una recente indagine condotta in Inghilterra suggerisce che tra i 16 e i 24 anni una donna su quattro si è autoinflitta una ferita, e uno su otto oggi soffre di disturbo da stress post-traumatico. Ansia, depressione, fobie o disturbo ossessivo-compulsivo colpiscono il 26% delle donne in questa fascia di età. Dati di questo tipo assomigliano da vicino a una crisi di salute pubblica. Se la frammentazione sociale non è presa in seria considerazione, come si prende sul serio una gamba rotta, è perché non possiamo vederla. Ma i neuroscienziati possono.
Una serie di affascinanti articoli suggerisce che il dolore sociale e il dolore fisico sono elaborati dagli stessi circuiti di neuroni. Questo potrebbe spiegare perché in molte lingue è difficile descrivere l’impatto della rottura dei legami sociali senza ricorrere alle parole che usiamo per indicare dolore fisico e lesioni. Negli esseri umani come negli altri mammiferi sociali il contatto sociale riduce il dolore fisico. Questo è il motivo per cui abbracciamo i nostri figli quando si fanno male: l’affetto è un potente analgesico. Gli oppioidi alleviano sia l’agonia fisica sia l’angoscia della separazione. Forse questo spiega il legame tra isolamento sociale e tossicodipendenza. Alcuni esperimenti riassunti sulla rivista “Physiology & Behaviour” il mese scorso suggeriscono che, data la possibilità di scegliere tra dolore fisico o isolamento, i mammiferi sociali scelgono il primo. Alcune scimmie cappuccino prive di cibo e tenute in isolamento per 22 ore, prima di mangiare si sono riunite alle loro compagne. I bambini che sono trascurati dal punto di vista emotivo, secondo alcuni studi, subiscono peggiori conseguenze per la salute mentale rispetto ai bambini che soffrono sia trascuratezza emotiva sia violenza fisica: per quanto orribile, la violenza comporta essere notati e toccati.
L’autolesionismo è spesso usato come tentativo di alleviare la sofferenza: un’altra indicazione che il dolore fisico è meno terribile del dolore emotivo. Come il sistema carcerario sa fin troppo bene, una delle forme più efficaci di tortura è proprio l’isolamento. Non è difficile capire quali potrebbero essere le ragioni evolutive per la presenza del dolore sociale. La sopravvivenza tra i mammiferi sociali è notevolmente più alta quando sono fortemente legati al resto del branco. Sono gli animali isolati ed emarginati che hanno più probabilità di essere attaccati dai predatori, o morire di fame. Così come il dolore fisico ci protegge dai danni fisici, il dolore emotivo ci protegge dai danni sociali. Ci spinge a ricostruire connessioni. Ma per molte persone è diventato quasi impossibile.
Non è sorprendente che l’isolamento sociale sia fortemente associato alla depressione, al suicidio, all’ansia, all’insonnia, alla paura e alla sensazione di essere minacciati. È più sorprendente scoprire la gamma di malattie fisiche che provoca o aggrava. Demenza, ipertensione, malattie cardiache, ictus, abbassamento della resistenza ai virus, perfino gli incidenti sono più comuni tra le persone sole. La solitudine ha un impatto sulla salute fisica paragonabile al fumare 15 sigarette al giorno: sembra aumentare il rischio di morte prematura del 26%. Questo in parte è perché la solitudine aumenta la produzione dell’ormone dello stress, il cortisolo, che deprime il sistema immunitario. Studi condotti su animali e sull’uomo suggeriscono che mangiare sia motivo di conforto: l’isolamento riduce il controllo dell’impulso, portando all’obesità. Visto che le persone situate nella parte più bassa della scala socioeconomica sono anche quelle più a rischio di soffrire di solitudine, questa potrebbe essere una delle spiegazioni per il forte legame tra basso livello economico e obesità?
Chiunque può rendersi conto che qualcosa di molto più importante della maggior parte dei problemi di cui ci si preoccupa è andato storto. Ma allora, perché siamo così impegnati in questa frenesia che distrugge il mondo e si autoannienta, devastando l’ambiente e riducendo in pezzi le società, se tutto ciò che produce è un dolore insopportabile? Questo problema non dovrebbe essere considerato il più scottante nella vita pubblica? Ci sono enti di beneficenza meravigliosi che fanno quello che possono per lottare contro questa marea, con alcuni dei quali ho intenzione di lavorare come parte del mio progetto contro la solitudine. Ma per ogni persona aiutata, molte altre vengono spazzate via. Non basta una risposta politica per tutto questo. Ci vuole qualcosa di molto più grande: ripensare un’intera visione del mondo. Di tutte le fantasie degli esseri umani, l’idea che ce la si possa fare da soli è la più assurda e forse la più pericolosa. O restiamo uniti o andiamo in pezzi.
(George Monbiot, “Il nuovo ordine liberale crea solitudine, ecco cosa sta facendo a pezzi la nostra società”, dal “Guardian” del 12 ottobre 2016, articolo tradotto da “Voci dall’Estero”).
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Questo il mio post che avevo scritto su Voci dall’Estero, eccolo:
Come si suol dire: chi è causa dei suoi mali, pianga se stesso!!
Nel senso che in UK hanno fatto entrare di tutto e di più, gente da tutte le parti d’Europa e dell’ex impero britannico e poi quindi è una conseguenza logica che per gli autoctoni “Trovare lavoro è una lotta all’ultimo sangue con una massa di altri disperati che inseguono i sempre meno posti disponibili”, con tutte le conseguenze negative del caso riportate dall’autore dall’articolo e non invece il frutto del destino cinico e baro!!
Addirittura anni fà( non molti, circa cinque, sei ) il mio Prof di inglese originario di Liverpool mi diceva che in UK la professione del medico è sempre stata vista storicamente come socialmente inferiore perchè nella loro mentalità siccome comporta contatti con parti malate del corpo umano e allora appunto è inferiore e quindi da fare svolgere ad altri e infatti la maggior parte dei professionisti nel settore medico sono indiani e pakistani e pure attualmente c’è carenza di medici e soprattutto infermieri che continuano a prenderli altrove, ossia fuori da UK; mi portava come esempio che per la classica famiglia britannica era molto ma molto meglio avere un figlio che fa carriera nel settore finanziario bancario piuttosto uno che fa carriera nel settore medico che appunto mi diceva era visto come una carriera socialmente inferiore e quando venne in Italia ( è sposato con un’italiana ) lui aveva ancora quella mentalità e non riusciva a capire come invece in Italia le carriere in campo medico sono state sempre viste in modo molto positivo e quindi svolte per la stragrande maggioranza da italiani, poi ci è arrivato a capirlo anche se ha dato una sua spiegazione un pò classista…., va bè, in fondo sempre inglese è rimasto!!
Cordiali saluti.
Fabrice
Questa è la mia risposta se eventualmente qui su Libreidee ci sarà qualcuno che mi dirà:
“Ancora con questa storia degli stranieri, ancora a dare la colpa agli stranieri?…”, l’aveva già scritta su Voci dall’Estero come risposta a un lettore dell’articolo sopramenzionato che mi faceva una domanda del genere, comunque, eccola:
1PUNTO
“Open Borders within and into Europe is a Disaster for Social Democracy”
Here is the primary reason why, if you are left-wing and in favour of a social democratic system, you should vehemently oppose open borders:
A social democratic government cannot effectively and efficiently engage in short-run or long-run planning and funding of public services and infrastructure if it has no control over its borders and has no idea how many people will enter its country in any given year or in the long run.
It’s that simple. A government has finite resources and needs to engage in planning to provide effective public services and infrastructure, such as universal health care, education, public housing, transport and welfare, etc. You can’t do this without the knowledge necessary to plan public services and infrastructure, and that knowledge requires good and reliable estimates of future population.
What is a humane, sensible and general left-wing policy on borders and mass immigration? It is as follows:
1) it would not oppose immigration per se, nor a country taking in its fair and reasonable share of refugees in desperate need.
2) it would not oppose controlled immigration of a reasonable number of economic migrants, if this can be justified on economic or social grounds, e.g., a skilled labour shortage. But here you have to very careful about the West “brain-draining” the developing world. What good does it do to suck in vast amounts of talented and skilled labour from the developing world? This policy just contributes to preventing development in the third world.
3) however, the left ought to be well aware that huge mass immigration in many circumstances will tend to lower or hold down real wages.
4) the left should oppose endless mass immigration that simply provides big business a club with which to smash trade unions and organised labour. This will polarise working class communities and tend to contribute to the already serious issue of wages not rising in line with productivity growth…………..
http://socialdemocracy21stcentury.blogspot.it/2015/11/open-borders-within-and-into-europe-is.html
PS continua nel prossimo post!
Continuazione e conclusione del mio primo post.
2 PUNTO
Caso Italiano
http://orizzonte48.blogspot.it/2015/09/immigrazione-dati-spinnati-degli.html
In conclusione, nel caso di UK, visto che loro avevano puntato e hanno puntato su un sistema economico post industriale basato principalmente su un’economia terziaria avanzata dovevano prevedere che un’economia del genere non può generare chissà quanti posti di lavoro perchè venendo a mancare le dimensioni importanti che prima occupava il classico pilastro dell’economia industriale per forza di cose non si poteva e non si può generare chissà quale indotto di posti di lavoro da un’economia terziaria avanzata del genere, poi se uno una cosa basilare del genere di economia non la capisce ( o non la vuole capire! ) perchè è innamorato della società multietnica londinese e sogna tutta l’UK in questo modo, va bè, i sogni non costano nulla ma i fatti dicono ben altro e infatti c’è anche da dire che i britannici hanno votato Brexit!!!
Per quanto riguarda il caso dell’Italia, il secondo link segnalato smonta una per una le balle e favolette che tv e giornaloni raccontano h 24 agli italiani sull’immigrazione, per cui è più che sufficiente, occorre solo leggerlo tutto per intero, poi se uno non se lo vuole leggere per intero perchè pure in Italia sogna una società multietnica festante e pacifica come mai vista nella storia dell’umanità e non vuole sentire altre ragioni, va bè, pure in questo caso i sogni non costano nulla ma i fatti dicono ben altro!!!!!
Saluti.
Fabrice
Solitudine, male del millennio.