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L’Italia resta terra di conquista, non si vedono vie d’uscita

Scritto il 06/2/17 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

L’Italia obbedisce, da decenni, a “padroni” stranieri: americani, inglesi, francesi. L’ultimo capitolo, quello del Britannia, tra le macerie di Mani Pulite: via libera alla grande privatizzazione del paese, smantellando quello che ne era stato il principale volano economico, l’industria pubblica. Esecutori: Prodi, Amato, D’Alema, Ciampi, Padoa Schioppa. Ma l’ordine era partito dall’alto, dai dominus internazionali che, per gli affari “regionali”, potevano puntare su affiliati di ferro come Mario Draghi e Giorgio Napolitano. Via i ladri di Tangentopoli: al loro posto, obbedienti servitori per il progetto di sottomissione denominato Unione Europea, che si avvale della politica di rigore indotta dall’euro e imposta a tutti, tranne a banche e multinazionali. Austerity che trasforma lo Stato in una periferia indigente, senza più sovranità, costretta a elemosinare tasse sempre più soffocanti, col risultato – scontato – di deprimere l’economia: meno consumi, meno lavoro, meno reddito, erosione dei risparmi, crisi e disoccupazione dilagante, tagli a pensioni e sanità, svendita del patrimonio pubblico. E soprattutto: assenza di futuro, mancanza di alternative all’agonia di un paese da cui i giovani scappano, non si sposano più, non fanno più figli.
E’ il rimbalzo europeo dell’ondata neoliberista cavalcata da Reagan e Thatcher negli anni ‘80, cui – secondo un economista come Nino Galloni – l’Italia si allineò prontamente, staccando il “bancomat” di Bankitalia (allora retta da Ciampi) dal Tesoro, di cui era ministro Andreatta, un pioniere delle privatizzazioni. Travolti per via giudiziaria i leader della Prima Repubblica, discutibili e controversi ma arroccati sulla difesa della sovranità nazionale, fonte del loro potere, a rovinare la festa all’ex Pci – unica forza risparmiata da Mani Pulite – irruppe il Cavaliere, che però non andò oltre gli slogan (rivoluzione liberale, meno tasse) e si limitò a congelare la situazione, senza osare sfidare Bruxelles. Proprio gli interessi di bottega (Mediaset, Mondadori) resero Berlusconi vulnerabile, nel 2011, di fronte all’assalto finale della Troika, con l’imposizione del commissario Monti, sorretto anche dal Pd di Bersani fino all’inserimento nella Costituzione del pareggio di bilancio, norma esiziale che di fatto esautora definitivamente governo e Parlamento privandoli di ogni residua sovranità, rendendo le elezioni puro esercizio rituale, senza efficacia politica.
Dopo Berlusconi, Renzi: altro giro, altro abbaglio. Il suo programma: scritto, come gli altri, sotto dettatura. Consiglieri: Yoram Gutgeld, Marco Carrai, Michael Ledeen. Ispiratori: Tony Blair, e il Ceo di Jp Morgan, Jamie Dimon, con la collaborazione di Larry Fink, patron del maggior fondo d’investimenti del pianeta, BlackRock, a cui Renzi ha regalato una grossa fetta di Poste Italiane, azienda in super-attivo che all’Italia fruttava quasi mezzo miliardo all’anno. La riforma di Renzi? Il Jobs Act, su ordine dell’élite finanziaria, atlantica e tedesca, fanaticamente decisa a imporre ad ogni costo il dogma mercantilista: svalutare il lavoro in Europa per reggere la globalizzazione senza mai mettere a rischio i capitali, ma solo e sempre i lavoratori. Renzi però è caduto sul referendum: voleva una sola Camera elettiva, per un governo con più potere (più efficace, quindi, nell’eseguire direttive esterne senza “complicazioni” democratiche) ma gli italiani gli hanno detto no. Il super-potere, quelle riforme, le vuole. E continuerà a premere, sull’Italia ex-sovrana in balìa dell’euro, con l’arma del ricatto finanziario. Di fronte a elezioni anticipate, non emerge nessun Piano-B. I leader uscenti sono in crisi, gli altri sono deboli o non chiari. Nessuno pare in grado di imporre all’Europa di riscrivere, da cima a fondo, le regole che hanno devastato l’Italia, declassandola da potenza industriale a paese costretto a mendicare aiuti per il terremoto.

L’Italia obbedisce, da decenni, a “padroni” stranieri: americani, inglesi, francesi. L’ultimo capitolo, quello del Britannia, tra le macerie di Mani Pulite: via libera alla grande privatizzazione del paese, smantellando quello che ne era stato il principale volano economico, l’industria pubblica. Esecutori: Prodi, Amato, D’Alema, Ciampi, Padoa Schioppa. Ma l’ordine era partito dall’alto, dai dominus internazionali che, per gli affari “regionali”, potevano puntare su affiliati di ferro come Mario Draghi e Giorgio Napolitano. Via i ladri di Tangentopoli: al loro posto, obbedienti servitori per il progetto di sottomissione denominato Unione Europea, che si avvale della politica di rigore indotta dall’euro e imposta a tutti, tranne a banche e multinazionali. Austerity che trasforma lo Stato in una periferia indigente, senza più sovranità, costretta a elemosinare tasse sempre più soffocanti, col risultato – scontato – di deprimere l’economia: meno consumi, meno lavoro, meno reddito, erosione dei risparmi, crisi e disoccupazione dilagante, tagli a pensioni e sanità, svendita del patrimonio pubblico. E soprattutto: assenza di futuro, mancanza di alternative all’agonia di un paese da cui i giovani scappano, non si sposano più, non fanno più figli.

E’ il rimbalzo europeo dell’ondata neoliberista cavalcata da Reagan e Thatcher negli anni ‘80, cui – secondo un economista come Nino Galloni – l’Italia si allineò prontamente, staccando il “bancomat” di Bankitalia (allora retta da Ciampi) dal Tesoro, Massimo D'Alemadi cui era ministro Andreatta, un pioniere delle privatizzazioni. Travolti per via giudiziaria i leader della Prima Repubblica, discutibili e controversi ma arroccati sulla difesa della sovranità nazionale, fonte del loro potere, a rovinare la festa all’ex Pci – unica forza risparmiata da Mani Pulite – irruppe il Cavaliere, che però non andò oltre gli slogan (rivoluzione liberale, meno tasse) e si limitò a congelare la situazione, senza osare sfidare Bruxelles. Proprio gli interessi di bottega (Mediaset, Mondadori) resero Berlusconi vulnerabile, nel 2011, di fronte all’assalto finale della Troika, con l’imposizione del commissario Monti, sorretto anche dal Pd di Bersani fino all’inserimento nella Costituzione del pareggio di bilancio, norma esiziale che di fatto esautora definitivamente governo e Parlamento privandoli di ogni residua sovranità, rendendo le elezioni puro esercizio rituale, senza efficacia politica.

Dopo Berlusconi, Renzi: altro giro, altro abbaglio. Il suo programma: scritto, come gli altri, sotto dettatura. Consiglieri: Yoram Gutgeld, Marco Carrai, Michael Ledeen. Ispiratori: Tony Blair, e il Ceo di Jp Morgan, Jamie Dimon, con la collaborazione di Larry Fink, patron del maggior fondo d’investimenti del pianeta, BlackRock, a cui Renzi ha regalato una grossa fetta di Poste Italiane, azienda in super-attivo che all’Italia fruttava quasi mezzo miliardo all’anno. La riforma di Renzi? Il Jobs Act, su ordine dell’élite finanziaria, atlantica e tedesca, fanaticamente decisa a imporre ad ogni costo il dogma mercantilista: svalutare il lavoro in Europa per reggere la globalizzazione senza mai mettere a rischio i capitali, ma solo e sempre i lavoratori. Renzi però è caduto sul referendum: voleva una sola Camera elettiva, per un governo con più potere (più efficace, quindi, nell’eseguire direttive esterne senza “complicazioni” democratiche) ma gli italiani gli hanno detto no. Il super-potere, quelle riforme, le vuole. E continuerà a premere, sull’Italia ex-sovrana in balìa dell’euro, con l’arma del ricatto finanziario. Di fronte a elezioni anticipate, non emerge nessun Piano-B. I leader uscenti sono in crisi, gli altri sono deboli o non chiari. Nessuno pare in grado di imporre all’Europa di riscrivere, da cima a fondo, le regole che hanno devastato l’Italia, declassandola da potenza industriale a paese costretto a mendicare aiuti per il terremoto.

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Tag: agonia, alternativa, austerity, Banca d'Italia, banche, Baniamino Andreatta, Bankitalia, Bce, Berlusconi, bicameralismo, BlackRock, Britannia, Bruxelles, capitali, Carlo Azeglio Ciampi, Cavaliere, commissariamento, consumi, corruzione, Costituzione, crisi, democrazia, demografia, depressione, devastazione, diktat, disoccupazione, dogma, dominus, economia, elemosina, elezioni, élite, emigrazione, euro, Europa, Eurozona, fanatismo, figli, finanza, Francia, futuro, Germania, Giorgio Napolitano, giovani, Giuliano Amato, globalizzazione, Gran Bretagna, industria, interessi, Italia, Jamie Dimon, Jobs Act, Jp Morgan, Larry Fink, lavoratori, lavoro, leader, liberali, macerie, magistratura, Mani Pulite, Marco Carrai, Margaret Thatcher, Mario Draghi, Mario Monti, Massimo D'Alema, matrimonio, Matteo Renzi, Mediaset, mercantilismo, Michael Ledeen, Mondadori, multinazionali, neoliberismo, Nino Galloni, obbedienza, oligarchia, padroni, pareggio di bilancio, Parlamento, patrimonio, Pci, Pd, Pds, pensioni, piano-B, Pierluigi Bersani, politica, Poste Italiane, Potenza, potere, povertà, Prima Repubblica, privatizzazioni, recessione, redditi, referendum, regole, ricatto, riforme, rigore, rischio, risparmi, rivoluzione, Romano Prodi, Ronald Reagan, sanità, slogan, sottomissione, sovranità, spread, subalternità, subordinazione, super-potere, svalutazione, svendita, tagli, tangentopoli, tasse, tecnocrati, Terremoto, Tesoro, Tommaso Padoa Schioppa, Tony Blair, troika, Ue, Unione Europea, Usa, welfare, Yoram Gutgeld

8 Commenti

  1. &&&
    6 febbraio 2017 • 06:31

    d’accordissimo con l’articolo.

    Ora si stanno creando le condizioni per un ritorno alla sovranità : è un passaggio particolare…necessità di leader statisti …con un problema: ‘ndo stanno ???..di fatto nel panorama politico attuale non se ne vede uno. E la cosa preoccupa….

    giusta la considerazione finale dell’articolo :

    Di fronte a elezioni anticipate, non emerge nessun Piano-B. I leader uscenti sono in crisi, gli altri sono deboli o non chiari. Nessuno pare in grado di imporre all’Europa di riscrivere, da cima a fondo, le regole che hanno devastato l’Italia, declassandola da potenza industriale a paese costretto a mendicare aiuti per il terremoto.

    però dico: non bisogna imporre nulla all’Europa…bisogna semplicemente andarsene. Ma per andarsene senza essere divorati necessità leader politici di spessore e forti. Vedo quaraquàquà ….(e all’estero lo sanno che abbiamo quaraquaqua…)…

    invido l’Inghileterra che ha la Theresa May

    invidio la Francia che ha sta signora:

    http://www.ilgiornale.it/news/mondo/francia-fuori-ue-e-nato-marine-pen-lancia-sfida-bruxelles-1359952.html

    la sinistra che ci ha portato a questo disastro non ha (o non dovrebbe avere ) voce in capitolo per il pare , ormai lo dice sempre più spesso anche un po l’informazione main stream, passaggio dall’euro alla moneta sovrana…(l’euro tecnicamente non regge più , è evidente..) , NON DEVE essere la sinistra a condurre il passaggio …, il M5s ha un grosso seguito…ma un passaggio cosi delicato con quelle teste di caxxo al comando sarebbe un disastro per l’Italia (ma ve lo immaginate il M5s…cosi come è conciato…con in mano, il ministero dell’interno, dell’economia (Diooooo ce ne scampiii e liberiii…sarebbe la fine per l’italiaaa ) , i servizi segreti, il ministero degli esteri con i delicatissimi rapporti internazionali (se li mangerebbero vivi…e riderebbero in tutto il globo…da est a ovest ) …etc etc—->>> NON RESTA ALTRO CHE LA DESTRA MODERATA E NON…SI RICOMPATTA ed esprima dei leader capaci (ndo stanno ? boh ). Il problema che il 30 % di voti ce li hanno quei pirla del M5St(a)lle…..

    c’è da preoccuparsi….qui finiamo seriamente male con l’euro e senza l’euro.

  2. Sergio
    6 febbraio 2017 • 11:37

    Oramai chiunque ha buonsenso avrà capito che si deve uscire dall Europa che non è un Unione di popoli. Non stiamo adesso qui a ripetere perché.
    Si arriverà quest’anno alla resa dei conti.
    Fuori dall euro e UE

  3. Mkmk
    6 febbraio 2017 • 23:51

    Ormai, dopo quasi vent’anni di euro, un ritorno alla Liretta in un paese fortemente deindustrializzato sarebbe fatale. Troppo tardi per rimediare. L’euro forte ha creato distorsioni tali da destrutturare la nostra economia a vantaggio dei paesi emergenti, dovremmo trovare una nuova identità puntando su scuola e ricerca, ma neppure questa strada ahimè è percorribile per limiti culturali, corruzione, nepotismo, pigrizia. Assistiamo indifferenti e inermi al declassamento del nostro paese al posto che meritiamo

  4. Mkmk
    9 febbraio 2017 • 20:55

    Liretta: moneta patriottica e di piena sovranità nazionale, liberamente stampabile su prenotazione della classe politica, soggetta a periodiche svalutazioni competitive, funzionale ad alimentare nepotismo, debito pubblico e inflazione. Cos’è e a chi giova l’inflazione e la svalutazione? Alla classe capitalista, agli industriali codardi che investono con debito bancario e sussidi di stato, a scapito dei redditi fissi (non voglio usare il termine proletariato) e dei piccoli risparmiatori. La Liretta è esistita, non idealizziamo il passato, con l’euro abbiamo molto più potere d’acquisto ed è più adeguato a alla grandezza che merita l’Italia. Con la liretta restituiremmo ossigeno a un sistema cinese di crescita. È la classe politica e le migliaia di assenteisti e nullafacenti il cancro del mio paese, non l’euro. Per esempio questo: http://www.repubblica.it/economia/2017/01/08/news/inabilita_al_lavoro_e_permessi_ecco_tutte_le_carte_false-155600183/

  5. Mkmk
    9 febbraio 2017 • 21:24

    Ovviamente esprimo un umile punto di vista, senza alcuna polemica, ognuno le proprie opinioni. Comunque non condivido assolutamente il concetto di rarefazione monetaria. Oggi se una banca prende in prestito somme dalla bce con i tassi negativi deve restituire una somma minore di quella presa in prestito! Il problema è che nessuno chiede prestiti per investimenti validi, al massimo ambiscono all’acquisto di una nuovissima audi. Se la moneta fosse rara sarebbe cara e invece i tassi stanno a zero (ma li meritano in pochi). Questo è inconfutabile.
    Ultimo appunto: data la qualità morale e tecnica della nostra classe politica, come è possibile essere contrari alla cessione di sovranità? Ma ben venga, ma accompagnato però da una parallela riduzione o estinzione delle istituzioni esautorate, inutili costose e parassitarie.
    Oh forse sbaglio eh… non penso mica di avere ragione

  6. &&&
    6 febbraio 2017 • 06:35

    interessante (non condivido alcune cose ma è interessante l’articolo )a proposito quest’articolo che ho letto l’altro giorno:

    http://comedonchisciotte.org/litalexit-il-gattopardo-e-i-sovranisti-con-il-cerino-in-mano/

  7. &&&
    7 febbraio 2017 • 00:32

    Guarda che questo della cosiddetta “destrutturazione ” irreversibile…è un qualcosa che non ha fondamento . Come in economia non ha NESSUN fondamento il termine “LIRETTA”..lasciando intendere che “sarebbe” una moneta di serie B…mentre l’euro sarebbe una VERA moneta.

    La storiella della “liretta ” (non mi rivolgo nello specifico a te…perché è un termine che si sente spesso ..per via di un certo lavaggio del cervello di massa che è stato fatto da “chi di dovere” attraverso i mass media )…è in economia..una bagianata che non ha ne capo ne coda: LA LIRA…riflettente il valore dell’economia di riferimento a seconda della sua forza e caratteristiche …

    L’Euro invece (contrariamente a quel che si pensa ) NON E’ UNA MONETA VERA E PROPRIA—->>> perché in economia non ne ha le caratteristiche tecniche…

    —–>>> non ha un riferimento statuale vero e proprio ( 18 economie diverse )

    ——>>> non è calibrata (perché non è tecnicamente possibile ) sull’economia della eurozona (non la riflette come valore in quanto son appunto 18 economie diverse senza flessibilità di cambio ) ..per questo non funziona: perché semplicemente è più che una moneta …un blocco dei cambi (il che in economie diverse e variegate…automaticamente distrugge le economie..infatti , ed è sotto i nostri occhi ..)

    ——->>>è un Marco tedesco camuffato da Euro…calibrato per la Germania (assurdo usare una moneta cosi forte che so…in un paese debolissimo strutturalmente come la Grecia…infatti la disintegra )

    ——>>> ha una banca centrale la BCE …che come ho detto prima non ha una realta statuale dietro (la UE è uno stato ? NO ..è un qualcos’altro….) che ha economie diverse..fiscalità diverse, lingue diverse, strutture produttive completamente differenti, eserciti diversi, blocchi di popoli diversi….ed ha regole assurde che non hanno similitudini con tutte le BC passate e presenti…(si occupa solo della stabilità dei prezzi…cioè deflazionare ) …la FED americana ad esempio ha tutt’altre caratteristiche e funzioni..infatti è una vera BC la BCE è un mostro assurdo.

    potrei continuare per ore….sull’euro (pseudo moneta ) e sulla storiella assurda e priva di fondamento della “liretta” (vera moneta ) …solo che il lavaggio del cervello che è stato fatto in questi ultimi venti anni è cosi profondo…che è difficilissimo far passare il concetto di “moneta” come la letteratura scientifico/economica prevede.

    Vi hanno imbrogliato…..solo che no so come passare il concetto.
    Ma cosa vuol dire liretta ??? boh….

    La struttura economica italiana…ha perso il 25 % della sua economia…ma la struttura , l’ossatura dell’economia italiana è ancora intatta…e recuperabilissima (”potenzialmente ” c’è ancora…e solo inespressa ..inutilizzata ).

    Puntare sulla ricerca ??? e come fai …con la rarefazione monetaria indotta dalla politica UE (proprio per distruggere l’economia )…e con una moneta (pseudo) …non riflettente il valore della nostra economia.

    per questo: per limiti culturali, corruzione, nepotismo, pigrizia…….(questa è la storiellina/mantra associata alla balla priva di senso monetario/economico della “liretta ” (ma che vuol dire ??? è assurdo…)…per convincere gli italiani alla cessione di sovranità (cioè un suicidio …oltretutto proibito dall’ art 11 della Costituzione..) cioè al cosidetto “vincolo esterno”….

    guardate che ci e vi hanno raccontato un sacco di balle…..è ora di aprire gli occhi.

    Caro Mkmk…lo dico in perfetta amicizia..e non in senso polemico/offensivo .(ma anche con dispiacere…perché milioni di persone ..dicono ste cose…non è colpa tua ) …guarda che quello che tu hai scritto : IN ECONOMIA NON HA NESSUN SENSO.(anzi è esattamente il contrario )

    ciaoooo

  8. &&&
    7 febbraio 2017 • 00:38

    per entrare a fondo su sta scemenza che si sente da venti anni…del termine “liretta”…

    qualcuno degli abituali frequentatori di questo forum ..o altri ..chiunque esso sia…mi potrebbe fare un post del perché la Lira italiana dovrebbe essere una “liretta” e non una “lira”….e come intende in sintesi il significato economico di “moneta ” ???

    perché secondo me…sta la il problema. la conoscenza delle più elementari nozioni del concetto di moneta. Ma “liretta” perché ??? ma cosa vuol dire??? boh…mah….

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