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Magaldi: perfettamente inutile votare Renzi, Silvio o Grillo

Scritto il 27/6/17 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

Renzi ancora frenato, Berlusconi che oggi sembra redivivo grazie a Salvini, e i 5 Stelle che non sfondano da nessuna parte. Una triparizione perfetta e assolutamente inutile, fotografata anche dall’esito dei ballottaggi, ultima tappa delle elezioni amministrative. Se c’è qualcuno che è davvero nei guai è l’Italia: nessuno dei tre schieramenti rappresenta una vera soluzione alla crisi. Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, associazione meta-partitica sorta per indurre, in modo trasversale, una sorta di “risveglio” sovranista della politica italiana, in letargo dall’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica, con la “resa” sostanziale alla politica di rigore imposta da Bruxelles, avallata da centrodestra e centrosinistra, e non contrastata – in modo netto – neppure dal movimento di Grillo, che non ha ancora messo in campo soluzioni sul fronte cruciale dell’economia. In altre parole: il paese è costretto a rassegnarsi al non-voto, o a scegliere il meno peggio, senza che nessuno dei contraenti abbia lanciato una sola proposta seria su come uscire dal declino.
All’indomani dell’ultima tornata elettorale, ai microfoni di “Colors Radio” Magaldi ribadisce la sua posizione: l’attuale offerta politica italiana sembra fatta apposta per scoraggiare gli elettori, dal momento che nessun partito è in grado di proporre la svolta di cui il paese avrebbe disperato bisogno. Renzi? «Si è limitato ad abbaiare contro Bruxelles, salvo poi bussare (inutilmente) alla porta di organismi come il Council on Foreign Relations, sperando di essere accolto nei circoli esclusivi della massoneria internazionale reazionaria, cioè quella che ha progettato la mala-globalizzazione e il finto europeismo fondato sull’austerity». Berlusconi? «E’ stato un pessimo politico, non ha attuato le riforme che tutti si aspettavano. Oggi, a ottant’anni, gli converrebbe fare un passo indietro e limitarsi al ruolo di “padre nobile” del centrodestra», area nella quale si segnala quantomeno «la vitalità di Salvini e della Meloni, gli unici a rivolgere qualche critica alla gestione dell’Ue». Quanto ai 5 Stelle, nebbia: «Ancora non ci hanno fatto sapere come governerebbero».
Magaldi, che torna a spendere per Roma il nome di un economista progressista come Nino Galloni, pensa al “partito che non c’è”, che potrebbe chiamarsi Pdp, Partito Democratico Progressista, e fungerebbe da aggregatore (anche confederale) di forze sociali che non si riconoscono nell’attuale scenario, men che meno nel gruppo dalemiano di Bersani, «l’uomo che trasformò il Parlamento in una caserma per far votare la legge Fornero e il pareggio di bilancio in Costituzione, voluto dal governo Monti, espressione della peggiore tecnocrazia europea, supermassonica e reazionaria». Che fare? Primo: non rassegnarsi a questa desolazione: la vuota retorica di Renzi e quella di Berlusconi, cui fa da sfondo il velleitarismo inconcludente dei 5 Stelle, che propogono il reddito di cittadinanza finanziato solo “tagliando gli sprechi”, senza cioè mettere in discussione la drammatica riduzione degli investimenti pubblici imposta da Bruxelles.
«Nessuno osa chiamare le cose con il loro nome e affrontare il problema alla radice. E così agli italiani oggi non rimane che l’opposizione solo apparente tra centrodestra e centrosinistra: due formazioni che negli ultimi vent’anni – malgovernando e mal-privatizzando – hanno fatto le stesse scelte, sprofondando l’Italia nella crisi». Quello che serve, insiste Magaldi, è un vero e proprio piano-B. «Punto primo: andare a Bruxelles a dire che l’Italia straccia tutti i trattati europei, a meno che non vengano interamente rivisti, da cima a fondo». Obiettivo: «Porre le condizioni per una finanza pubblica espansiva, che torni a produrre posti di lavoro. Alle attuali condizioni è semplicemente impossibile. Bisogna quindi avere il coraggio di dire all’Unione Europea che l’Italia non ci sta più, se non si cambia tutto. Nessun partito lo dice? Questo è il problema, oggi. Votare Renzi, Berlusconi o Grillo è perfettamente inutile: il paese ha bisogno di risposte, di soluzioni vere».

Renzi ancora frenato, Berlusconi che oggi sembra redivivo grazie a Salvini, e i 5 Stelle che non sfondano da nessuna parte. Una triparizione perfetta e assolutamente inutile, fotografata anche dall’esito dei ballottaggi, ultima tappa delle elezioni amministrative. Se c’è qualcuno che è davvero nei guai è l’Italia: nessuno dei tre schieramenti rappresenta una vera soluzione alla crisi. Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, associazione meta-partitica sorta per indurre, in modo trasversale, una sorta di “risveglio” sovranista della politica italiana, in letargo dall’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica, con la “resa” sostanziale alla politica di rigore imposta da Bruxelles, avallata da centrodestra e centrosinistra, e non contrastata – in modo netto – neppure dal movimento di Grillo, che non ha ancora messo in campo soluzioni sul fronte cruciale dell’economia. In altre parole: il paese è costretto a rassegnarsi al non-voto, o a scegliere il meno peggio, senza che nessuno dei contraenti abbia lanciato una sola proposta seria su come uscire dal declino.

All’indomani dell’ultima tornata elettorale, ai microfoni di “Colors Radio” Magaldi ribadisce la sua posizione: l’attuale offerta politica italiana sembra fatta apposta per scoraggiare gli elettori, dal momento che nessun partito è in grado di proporre la Gioele Magaldisvolta di cui il paese avrebbe disperato bisogno. Renzi? «Si è limitato ad abbaiare contro Bruxelles, salvo poi bussare (inutilmente) alla porta di organismi come il Council on Foreign Relations, sperando di essere accolto nei circoli esclusivi della massoneria internazionale reazionaria, cioè quella che ha progettato la mala-globalizzazione e il finto europeismo fondato sull’austerity». Berlusconi? «E’ stato un pessimo politico, non ha attuato le riforme che tutti si aspettavano. Oggi, a ottant’anni, gli converrebbe fare un passo indietro e limitarsi al ruolo di “padre nobile” del centrodestra», area nella quale si segnala quantomeno «la vitalità di Salvini e della Meloni, gli unici a rivolgere qualche critica alla gestione dell’Ue». Quanto ai 5 Stelle, nebbia: «Ancora non ci hanno fatto sapere come governerebbero».

Magaldi, che torna a spendere per Roma il nome di un economista progressista come Nino Galloni, pensa al “partito che non c’è”, che potrebbe chiamarsi Pdp, Partito Democratico Progressista, e fungerebbe da aggregatore (anche confederale) di forze sociali che non si riconoscono nell’attuale scenario, men che meno nel gruppo dalemiano di Bersani, «l’uomo che trasformò il Parlamento in una caserma per far votare la legge Fornero e il pareggio di bilancio in Costituzione, voluto dal governo Monti, espressione della peggiore tecnocrazia europea, supermassonica e reazionaria». Che fare? Primo: non rassegnarsi a questa desolazione: la vuota retorica di Renzi e quella di Berlusconi, cui fa da sfondo il velleitarismo inconcludente dei 5 Stelle, che Nino Gallonipropongono il reddito di cittadinanza finanziato solo “tagliando gli sprechi”, senza cioè mettere in discussione la drammatica riduzione degli investimenti pubblici imposta da Bruxelles.

«Nessuno osa chiamare le cose con il loro nome e affrontare il problema alla radice. E così agli italiani oggi non rimane che l’opposizione solo apparente tra centrodestra e centrosinistra: due formazioni che negli ultimi vent’anni – malgovernando e mal-privatizzando – hanno fatto le stesse scelte, sprofondando l’Italia nella crisi». Quello che serve, insiste Magaldi, è un vero e proprio piano-B. «Punto primo: andare a Bruxelles a dire che l’Italia straccia tutti i trattati europei, a meno che non vengano interamente rivisti, da cima a fondo». Obiettivo: «Porre le condizioni per una finanza pubblica espansiva, che torni a produrre posti di lavoro. Alle attuali condizioni è semplicemente impossibile. Bisogna quindi avere il coraggio di dire all’Unione Europea che l’Italia non ci sta più, se non si cambia tutto. Nessun partito lo dice? Questo è il problema, oggi. Votare Renzi, Berlusconi o Grillo è perfettamente inutile: il paese ha bisogno di risposte, di soluzioni vere».

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Tag: amministrative, aristocrazia, astensionismo, austerity, ballottaggi, Beppe Grillo, Berlusconi, Bruxelles, centrodestra, centrosinistra, Colors Radio, coraggio, Costituzione, Council on Foreign Relations, crisi, declino, desolazione, diktat, disoccupazione, economia, elezioni, élite, Elsa Fornero, Europa, europeismo, finanza, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Gioele Magaldi, Giorgia Meloni, globalizzazione, investimenti, Lega Nord, M5S, Mario Monti, Massimo D'Alema, massoneria, Matteo Renzi, Matteo Salvini, movimento 5 stelle, Movimento Roosevelt, neo-feudalesimo, Nino Galloni, oligarchia, opposizione, pareggio di bilancio, Parlamento, partiti, Partito Democratico Progressista, Pd, Pdp, pensioni, Pierluigi Bersani, politica, posti di lavoro, privatizzazioni, progressisti, reazionari, reddito di cittadinanza, retorica, riforme, rigore, risveglio, Roma, Seconda Repubblica, sociale, sovranità, sprechi, superlogge, supermassoneria, tagli, tecnocrati, Ue, Unione Europea, Ur-Lodges, Usa, velleitarismo, welfare

8 Commenti

  1. roberto
    27 giugno 2017 • 15:34

    la politica ingannevole che ci perseguita dalla fine della guerra prevede appunto il teatrino vomitevole cui assistiamo tutti i giorni. Gli “anta” ricorderanno una canzone di Gaber che cantava appunto il teatrino e lo spostamento dei vari politici da una poltrona all’altra. Tutto cambiava affinchè tutto rimanesse uguale.

  2. Giorgio
    27 giugno 2017 • 17:12

    L’unica cosa con cui concordo con Magaldi, ed in ciò sono confortato ormai da più del 50% degli italiani aventi diritto al voto, è che votare per Renzi, Grillo o Silvio è perfettamente inutile, e poco cambia farlo per Salvini o la Meloni: tengono famiglia.
    Il terzetto si è espresso in una sola voce nel riconoscere i diritti del buco del culo vanificando quelli di qualsiasi altro buco. Possono essere attendibili coloro che si spendono per la via degli stronzi? E con l’approvazione del decreto ministeriale sui vaccini c’hanno posto come ciliegina uno schizzo di diarrea.

  3. Giorgio
    27 giugno 2017 • 17:44

    BANCHE VENETE, SI PUÒ DIRE ‘I PAGLIACCI DELLA LEGA’ E ‘ZAIA COME ERDOGAN’. TRIBUNALE DI TREVISO DÀ RAGIONE A GIANLUCA BUSATO
    Il Gip rigetta denuncia della Lega contro il Presidente di Plebiscito.eu, che sulla vicenda delle popolari venete ha “legittimamente espresso la sua presa di distanza” da “condotte poco serie” dei vertici leghisti

    Mercoledì 21 giugno scorso il Gip del Tribunale di Treviso Piera De Stefani ha rigettato l’opposizione del segretario nazionale della Lega Nord-Liga Veneta Gianantonio Da Re alla richiesta di archiviazione presentata dal PM in merito alla denuncia dello stesso contro il presidente di Plebiscito.eu Gianluca Busato, reo secondo la lega di aver diffamato Zaia e il suo movimento con un intervento pubblicato sulla sua pagina Facebook il 20 luglio 2016 e con un&nbs p;articolo pubblicato sul sito di Plebiscito.eu ancora a dicembre 2015.
    Le motivazioni espresse dal Giudice sono nette e non lasciano spazio ad interpretazioni: “Le espressioni, senza dubbio pungenti e dai toni aspri (di Gianluca Busato, ndr), non assumono valenza penale per essere le medesime scriminate in quanto rese nell’ambito della libera manifestazione del diritto di critica politica”.
    “Giova preliminarmente evidenziare – continua il Giudice – che le affermazioni contenute nei post di cui alla querela si inseriscono indubitabilmente nell’ambito della censura e critica politica all’operato del presidente della Regione Veneto Zaia e dei rappresentanti a vari livelli della Lega Nord nell’ambito della nota vicenda che vede coinvolte due primarie banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca), il cui operato era stato difeso inizialmente dai componenti di spicco del predetto partito”. E ancora: “la manifestazione di critica politica è necessariamente riconosciuta a ciascun cittadino, quale libertà di pensiero ed espressione costituzionalmente garantito”. Secondo il Giudice quindi nulla preclude a Busato di “manifestare il proprio dissenso e le proprie valutazioni in merito a questioni di sicuro rilievo per la collettività ed a soggetti con incarichi istituzionali”.
    E ancora: “La forma espositiva impiegata non trasmoda mai in attacco gratuito e immotivato alla sfera personale, ma conserva sicura relazione con il contesto del discorso critico di riferimento e dunque con la tematica attinente il fatto dal quale la critica trae spunto”. “Alla luce dei richiamati principi, le espressioni utilizzate per quanto pungenti (vedasi “pagliacci” e “Zaia come Erdogan”) nel contesto descritto assumono valenza non già di gratuito e bieco attacco, immotivato, al partito della Lega e ai suoi componenti, bensì di presa di distanze dalle condotte di questi, mettendone in risalto, nella vicenda delle banche venete, la ritenuta poca serietà nell’averle prima difese a spada tratta (ed in presenza di cointeressenze riferite a dati oggettivi, quali l’inc arico ricoperto dalla moglie del presidente di Veneto Banca in seno al Comune di Montebelluna per la Lega e nell’aver solo poi assunto la veste di protettori dei clienti delle medesime”.
    Nella conclusione del dispositivo il Gip taglia quindi la testa al toro: “non può rilevarsi come l’apparente contraddittorietà della condotta condotta degli esponenti della Lega, per come illustrata (da Gianluca Busato, ndr) ed oggetto dell’aspra critica ridetta, non risulti smentita da contrarie emergenze”.
    Gianluca Busato ha commentato: “la decisione del Tribunale rende giustizia a un fatto che i giornali tendono a far passare sotto silenzio: il grave operato dei vertici delle Banche Venete, con tratti criminaleggianti, si è condotto con l’avallo dell’intera classe dirigente, che anzi lo ha difeso a spada tratta persino nel caso dei rari interventi di controllo da parte di Bankitalia. Pertanto i signori della Lega oggi non possono dire di essere estranei alla classe dirigente veneta che è stata travolta dal più grande scandalo finanziario della breve vita dell’infausto stato italiano, dove, come al solito, paga Pantalone, ovvero i contribuenti, i taxpayer che qualcuno vorrebbe continuare a prendere in giro smarcandosi dai comportamenti poco seri e incoerenti che ha tenuto”.

  4. Pietro Bondanini
    28 giugno 2017 • 11:13

    Manca del tutto un progetto politico unitario e condiviso. Il perché sta nel fatto che tutti hanno la visione personalistica di una politica corrotta dalle passate lotte ideologiche. Il contendere ora si concentra nei confini confusi tra un centro che si divide in destra e in sinistra in modo da non aver più chiara la percezione di chi sia conservatore e chi movimentista. A me sembra che M5S possa risvegliare la voglia di far politica. Si tratta di giovani d’indole onesta con tanta voglia di fare. Non ci sono maestri per loro. Devono fare da soli come sin ora hanno fatto. Sono troppo vecchio per seguire il loro Movimento ma devono dividersi e costituire due partiti perché ognuno di loro segua o una propria indole progressista verso un futuro che colonizzerà lo spazio, oppure quella tradizionalista per avviare il profondo cambiamento sulla traccia della contingenza storica. L’uomo deve scegliere dove sta l’Ordine 1. Dal Mondo, 2. dalla Persona? Dobbiamo risolvere il problema senza combinare disastri ed in modo che nessuno si faccia male. Occorre scrivere un abbecedario politico.

  5. Fabrizio Carrozzini
    29 giugno 2017 • 16:39

    Soluzioni cercasi.
    Vorrei che si cominciasse a pensare al futuro, progettare, ideare, come questo progetto di partito democratico progressista, ad esempio.
    Ideare adesso una fase di passaggio, che passi dall’acculturamento dei cittadini italiani ed europei, con strumenti semplici e brevi ma, continui e insistenti, come fossero pubblicità.
    Proporre soluzioni fattibili e concrete, ad esempio il nascente circuito COEMM.
    Fare un’attenta sorveglianza dei possibili pericoli per la libertà dei cittadini, al fine di evitare che si venga incastrati in leggi fatte per bloccarci…. E non perdere tempo andando dietro a persone senza valore o peggio distruttive.

    C’è bisogno di costruttori.

  6. Pietro Bondanini
    28 giugno 2017 • 10:38

    “Che tutto cambi o tutto rimanga com’è, non cambiare mai d’abito.” (Tomasi di Lampedusa).

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