Guzzi: noi, umanità nuova, e i morti viventi ancora al potere
Scritto il 09/7/17 • nella Categoria:
idee
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Questa crisi è antropologica, quindi molto più profonda dei numeri, molto più radicale. Ma è anche una grande crisi di crescita. Io sono positivo. È una grande crisi, ma non è più grande di noi: è alla nostra portata. Dobbiamo renderci conto della sua radicalità e prenderla di petto. È una crisi di crescita, è una crisi sostanzialmente evolutiva, e noi non siamo ancora in grado di interpretare questa direzione evolutiva e facilitarla. E questo la aggrava. Questa è la cosa più pericolosa: non tanto che la crisi sia antropologica, cioè è una crisi paragonabile a quella del Neolitico, perché sta cambiando un’antropologia, cioè un modo di essere uomini. La crisi antropologica del Neolitico è il momento in cui (grossomodo dall’8.000 al 5.000 a.C.) l’umanità si dà una forma che è poi quella che – con moltissime evoluzioni – arriva fino a noi. Inizia l’agricoltura, gli uomini cominciano quindi a stabilizzarsi in un luogo, a costruire le città, e sorge la civiltà che poi, con enormi mutazioni, arriva fino a noi. Noi siamo in una fase di trasformazione ancora più grande per l’essere umano. Questo vuol dire, in termini semplici, che tutto un modo di “essere umani”, come il diritto, l’economia, la filosofia, la democrazia, la politica, i rapporti sessuali, i rapporti familiari, cioè tutte le forme antropologiche, le istituzioni in cui l’umanità organizza la sua vita, sono in travaglio.
Quelle che appartengono alla modalità che sta finendo tracollano. Ecco perché c’è una crisi generale. Tutto è in crisi perché le forme storiche – matrimonio, democrazia, università, religioni – è come se si stessero esaurendo, non ci soddisfano più. Per cui noi non sappiamo che fare. Siamo in una fase caotica – che è una fase, però, di transizione. Se noi riuscissimo a capire un po’ meglio quale figura di uomo si sta consumando e quale modalità nuova sta emergendo, riusciremmo a vivere questo passaggio per quello che è: un enorme momento di crescita. Mi viene in mente la fase decadente dell’Impero Romano. Ci vollero centinaia di anni, ci volle un’epoca di barbarie per far rifiorire un nuovo Rinascimento. Oggi forse, con tutta questa tecnologia, con la rete, potremmo metterci di meno? Quando abbiamo una crisi esistenziale, possiamo reagire in due modi diversi. Il primo modo è: negare la crisi, fare finta che la crisi non ci sia, non capire che certe modalità della nostra vita non funzionano più. Se facciamo così, cioè resistiamo, fingiamo, neghiamo, la crisi diventa molto lunga e molto dolorosa.
Se invece iniziamo a interrogarci e ci chiediamo: “Ma forse c’è qualche cosa nella nostra vita che posso correggere, forse c’è qualche cosa nel modo di fare, nei miei affetti, nel modo in cui lavoro che non è giusto, che non va più bene, che posso incominciare a correggere”, se assumiamo un atteggiamento di questo tipo, direi di cura, allora la crisi solitamente è meno penosa e anche meno lunga. La stessa cosa vale per la nostra civiltà. Il problema è che questa civiltà non vuole capire. E non è mica una cosa che nasce ieri. Tutto il XX° Secolo è catastrofico dal punto di vista della vecchia umanità. Un certo tipo di “essere uomo” vive lungo il XX° Secolo catastrofi mondiali: due guerre mondiali, campi di concentramento, totalitarismi. C’è una fase di distruzione mostruosa. Eppure non abbiamo ancora ben capito, non vogliamo capire. E questo neoliberismo degli ultimi trent’anni – a mio parere – è la forma estrema di resistenza al cambiamento. Cioè, il vecchio io, l’uomo morente, quello che non funziona più, che io amo chiamare “Egoico bellico”, cioè un’umanità che si rafforza nel contrapporsi, contrapporsi all’altro, contrapporsi alla natura, ecco: questa forma tracolla, ma resiste.
Il neoliberismo è una forma estrema di egotismo, di egocentrismo, di individualismo egoistico, cieco e suicidario, che non vuole capire la lezione. E quindi le catastrofi non sono rappresentative solo del nostro passato, ma sembrano purtroppo prefigurare anche il futuro. La politica vigente? E’ la politica neoliberista. Quindi le classi dominanti occidentali, oggi, sono i portavoce dell’io morente. Sono i portavoce di questa forma di umanità che è già morta, è già esaurita, ma che persiste a dominare sul mondo in una forma vampiristica o zombistica. È come un mondo di morti viventi che fingono di essere vivi, ma sono zombie, sono morti e vogliono che tutti siano come loro. Perché gli zombie, come i vampiri, vogliono che tu diventi come loro. Una metafora un po’ forte? Questa metafora era alla base anche del primo film di zombie, “La notte dei morti viventi“, diretto da George Romero, alla fine degli anni sessanta, che metteva in scena proprio questa critica della società. Tant’è vero che lo zombie lo uccidi annientando il cervello, perché è nel cervello che si annida quella forma di massificazione, di non-pensiero, che non può morire se non esiste – ma, appunto, era questo il paradosso, la metafora.
D’altra parte “The Walking Dead”, il serial che sta avendo successo mondiale in questi anni (la storia – appunto – di un manipolo di umani che sono sopravvissuti a questa epidemia di zombie), simbolicamente molto significativo, ci racconta proprio la disperata volontà di questo gruppo di uomini di rimanere umani in un mondo di zombie. Ed è per questo che ha tanto successo, perché spesso le serie americane – in modo non sempre consapevole – riescono a parlare in modo diretto, ma anche mitico dei drammi dell’umanità contemporanea. Perciò hanno uno straordinario successo. “Breaking Bad”, “The Walking Dead”, insomma quelle… Ma anche “House of Cards”. Cioè… ci parlano come pochi, oggi, di questo tempo finale. Quel tempo che si viene a collocare dopo la fine della storia in cui siamo come congelati. Un po’ anche “Matrix” ci ha raccontato questo. Siamo bloccati e congelati, per cui i politici attuali – quelli che oggi dominano i paesi occidentali – sono i funzionari di questa resistenza al cambiamento e adoperano tutti i loro strumenti, specialmente le armi di distrazione di massa: cioè ci distraggono, ci distolgono, ci occupano per mesi interi a discutere di una legge elettorale in Italia che ha il valore del due di picche, capite?
Nel contesto terminale in cui sta vivendo il pianeta, con fenomeni come quello migratorio che si sta scatenando e che nell’arco di pochi anni diventerà una cosa incredibile… I demografi ci dicono che nell’arco di 15/20 anni solo la Nigeria avrà 500 milioni di abitanti, cioè superererà l’intera area europea! Capite? Questo è il paesaggio prossimo futuro, e questi deficienti – questa vergognosa Unione Europea gestita da queste persone inverosimili – si occupano di quisquilie! Ma non è un caso: è appunto una strategia di distrazione, perché se ci dovessimo occupare dei veri problemi, l’intero assetto che loro dominano dovrebbe essere messo in discussione. Le vaccinazioni? Non posso pensare che, come tali, siano un male, perché le vaccinazioni nella storia – a partire dall’antivaiolosa – ci hanno liberato da alcune patologie. Che poi ci sia una degenerazione, un pericolo, un eccesso per cui dobbiamo obbligatoriamente farne 12, su questo anch’io ho qualche dubbio. Ma anche questo si può inserire nel processo di meccanicizzazione tecnologica della società, dove l’unico criterio che si adotta è la quantificazione di pulegge e ruote, ingranaggi che girano.
Tutto è algoritmo, il fattore umano è diventato un inquinante. Cioè è tutta una questione di numeri, di leve, di giochi di forza e di potere, di catene di montaggio. E’ chiaro che la “figura di umanità morente”, che io chiamo “egoico-bellica” ma che si può chiamare anche neoliberista, materialistica, nichilistica, questa forma di umanità vuole sostanzialmente eliminare l’io umano come principio libero e spirituale. Quindi vuole trasformare l’essere umano in qualcosa di meccanico, di non spirituale, di non libero, essenzialmente, di condizionato e determinato al punto da potersi inserire dentro un sistema nel quale tu sei solo una rotellina sostituibile, come diceva Heidegger. Tutto dev’essere sostituibile. E questa è proprio la natura antitetica dell’io. L’io, nel suo mistero è proprio insostituibile. Ognuno di noi è se stesso: un mistero insostituibile. Loro vogliono, invece che tutto venga sostituito. E da qua, per esempio, la svalutazione crescente del mondo del lavoro, delle professioni. Perché le professioni connotano qualche qualità umana che non è sostituibile. Invece tutto deve essere sostituibile, tutto deve essere disanimato, calcolabile, contabile.
Tutto deve essere ridotto a numero, a economia matematica che viene fatta passare come legge naturale, come se fosse una legge della natura. Mentre sappiamo – almeno da 150 anni – che non esiste alcuna economia come scienza esatta, ma esiste sempre un’economia che è l’organizzazione di interessi molto precisi. E qui è il punto. È questo che non si vuole mostrare. È questo l’indicibile! E qui ci stanno degli interessi precisi di élite oligarchiche precise che dominano il mondo a livello finanziario. Ma questo oggi ce lo dice Habermas, cioè ce lo dicono pensatori moderati. Quest’idea del complottismo è veramente ridicola e denuncia una grande ignoranza. Perché allora è complottista anche il Papa, è complottista Habermas, è complottista Rifkin, cioè sono complottisti praticamente tutti quelli che ancora pensano. Ci sarebbe da chiedere, se questi sono complottisti, gli altri chi sono? Sono quelli che i complotti li fanno davvero! Perché questo è il problema: c’è una vasta area di collaborazionismo, oggi! Perciò ci vuole una rivoluzione culturale inedita, che è la rivoluzione della nuova umanità. Cioè, quella che sta nascendo in questa crisi, perché sta nascendo una nuova umanità. Un’umanità più relazionale, un’umanità che non si può meccanicizzare, che scopre i livelli più profondi di libertà interiore e li vuole manifestare socialmente.
L’uomo nascente, la nuova umanità, ancora non trova dei fuochi di aggregazione, per cui è disseminata e molto controversa e confusa. Quindi dobbiamo trovare dei minimi comuni denominatori, cioè dei punti su cui persone molto diverse, che hanno anche formazioni diverse, potranno convergere in questa dinamica rivoluzionaria. E io credo che i punti poi siano pochi, quelli necessari per creare poi un’aggregazione. C’è un accordo tra una visione laica e una visione di chi pratica il buddismo, lo yoga, le medicine alternative e via dicendo: tutti concordano sul fatto che è un’intera figura di umanità che non funziona più. Il secondo punto su cui possiamo concordare tutti è che questo passaggio non può essere soltanto estrinseco, cioè “cambiamo le strutture del mondo”, come sono state le rivoluzioni moderne: “assaltiamo la Bastiglia”, “prendiamo il Palazzo d’Inverno”, “facciamo l’insurrezione mazziniana”… No! Questo è oggi impossibile. Dobbiamo organizzare un movimento di trasformazione che parta sempre anche dal profondo di sé. Cioè, il Palazzo d’Inverno ce l’ho anche dentro di me. La modalità “egoico-bellica” c’è anche nei gruppi alternativi ed è fortissima! La modalità bellica di pensare la trovi anche in tanti pacifisti. Dobbiamo collaborare ad un processo che certo sarà secolare, però ce lo possiamo godere anche oggi.
Dobbiamo immaginare un movimento che sia al contempo interiore, diciamo spirituale in senso assolutamente transconfessionale, e politico-storico. Insieme, su questi due grandi fuochi, io credo che potremo organizzare un’aggregazione finalmente in grado di avere una rappresentanza politica e finalmente mettere seriamente in crisi il sistema, altrimenti rimaniamo nell’ambito dell’idealismo, della testimonianza, anche bella ma di nicchia, e non potremo aspirare a quello che invece dobbiamo aspirare: cioè a trasformare le strutture. La grande riforma implica una riforma spirituale. Dobbiamo cioè aiutarci a far uscire l’umanità dalla modalità bellica, che non è naturale. Ecco perché io ho creato dei gruppi di liberazione interiore, con un percorso che dura sette anni. Perché sennò sono chiacchiere. E di chiacchiere, negli ultimi duecento anni, ne abbiamo sentite tante… Dall’Illuminismo in poi c’è questa idea che l’uomo, di punto in bianco, diventi santo, diventi generoso, diventi altruista, ma sono tutte balle! Poi abbiamo prodotto il Terrore di Robespierre, abbiamo prodotto le devastazioni del comunismo nel XX° secolo in nome della pace e della giustizia e della libertà. Dovrebbe essere finito questo tempo, cioè: trasformarci è un lavoro quotidiano.
Ma questo deve poi divenire un movimento storico, culturale e quindi politico. Politico nel senso grande e in un senso nuovo. Dovremmo creare aggregazioni, anche delle forme di attestazione non-violenta, totalmente post-novecentesca, post-ideologica, direi ridente, sorridente e determinata, che abbia la forza della novità, la forza della vita crescente. Capite che è travolgente la vita che cresce? Se ne strafotte del passato, non ha nemmeno più bisogno di confutarlo, si manifesta nella sua novità. La novità è travolgente. Questo è quello che io sento e che i grandi poeti – ai quali mi rifaccio – profetizzano da almeno duecento anni. Perché questa è una storia – ripeto – antica, è una storia antica che sta vivendo una fase nuova. Ma non è una cosa che nasce adesso. L’idea della nuova umanità non nasce adesso: ha perlomeno duemila anni, in Occidente. E tutta la modernità – a partire del XV°/XVI° secolo – si è proposta come una nuova umanità. Noi siamo in una fase nuova di questo lungo processo e anche questo lo dobbiamo capire, perché altrimenti poi facciamo la new age, che è un fenomeno di costume, si sbriciola.
I passi io li vedo molto semplici e chiari, anche se poi i tempi della realizzazione storica di questa insurrezione non sono facilmente prevedibili. Bisogna partire da sé stessi, ma bisogna ripartire tutti i giorni. Cioè non è che parti e poi te lo scordi. L’insurrezione della nuova umanità è il processo quotidiano attraverso il quale ci liberiamo di legami interiori, schiavitù, paure, blocchi, terrori, risentimenti, di tutto ciò che impedisce alla nuova umanità, alla sua creatività di esprimersi. Questo è il primo passo sempre da rifare. Dopodiché, questa cosa bisogna viverla in gruppi, non è che la vivi da solo. Bisogna espandersi a cerchi concentrici partendo dai gruppi – potremmo dire – più iniziatici, quelli che lavorano assiduamente su di sé. Bisogna poi che questo diventi un discorso comune, ecco: dobbiamo far sì che questi concetti elaborino una nuova cultura.
(Marco Guzzi, dichiarazioni rilasciate a Claudio Messora per la video-intervista “Siamo entrati in un nuovo Neolitico”, pubblicata da “ByoBlu” il 16 giugno 2017. Poeta e filosofo, Guzzi è il fondatore del movimento “Darsi pace”, un laboratorio di nuova umanità).
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Numerosi idealisti e movimenti culturali e politici mirano, o hanno mirato, ad ottenere un “uomo nuovo” (fin dal Rinascimento come ricordato nell’articolo) strumento e fine di una relazione più “umana” col mondo e con gli altri.
Finora l’unico che ci é riuscito, a plasmare un uomo nuovo, senza dichiararlo né teorizzarlo é stato il liberismo, usando i mezzi che via via ha avuto a disposizione.
E, di ciò che ne é risultato, siamo tutti vittime impotenti, anche coloro che, fino a ieri, ne sono stati promotori entusiasti.
Le strutture tra le quali viviamo, a cominciare dalla scuola, e a finire con i cimiteri, ed i significati che diamo e cerchiamo nelle cose che ci circondano, sono tutte adeguate ed organiche al liberismo ed al tipo di umanità che ne é derivata,
Per cambiare tutto questo, in un qualche modo, non bastano l’entusiasmo e le buone intenzioni.
Vorrei partecipare Marco Guzzi sulla mia convinzione che il papa E’ un complottista.
La classe di governo italiana la ritengo oltre che ridicola anche profondamente ipocrita ed invito l’autore a studiare un po’ di biologia perché rilevo che custodisca idee confuse circa i vaccini.
In altre parole l’omeopatia e le vaccinazioni si fondano sullo stesso principio: cura il simile con il simile.
Alla luce come posso accettare e quindi giustificare la radicale opposizione alla prima da parte del SSN ed imporre in contraddizione una massiccia dose di vaccini?
Ad una persona dotata di un minimo di ragionevolezza verrebbe spontaneamente di porre sullo stesso piano la prima ed i secondi, ma l’attuale guida del governo è ragionevole? Oppure i vaccini servono per veicolare azioni inconfessabili?
Dal momento che i vaccini sono il sistema risolutore della sanità lo è anche l’omeopatia, o no?
Tengo a precisare che non sono schierato ne per gli uni ne per l’altra, ma semplicemente per l’intelligenza ed il buonsenso.
i deliri di questo MASSONE si commentano da se, almeno “ammette” (sarcasmo) di aver prodotto insieme ai suoi fratelli “edili” gli orrori del “Terrore” del comunismo… dimentica le due guerre mondiali… e l’attuale crisi provocata dalle banche massoniche e dall’immigrazione tanto adorata dai grembiulini, perchè attribuirle ad altri, che ne sia orgoglioso.
L’idea fissa di questi ignoranti massoni è quella di creare l’Uomo Nuovo, un prototipo di IDIOTA boccalone e dai pensieri tanto contorti quanto vani (com’è il vero massone di rango medio basso) ma la cosa inquietante è su come si crea l’Uomo Nuovo: ammazzando quelli vecchi
Preciso che nulla mi accomuna alle affermazioni pubblicate, ma devo riconoscere che le perplessità che sorgono in quanto esposto a nome di Guzzi, ha una sua giustificazione o se volete un suo perché, di cui egli ne è responsabile in parte.
Sono e resto, sempre più convinto che, il predicare bene e razzolare male, sia un male peggiore di quello, dove si procede con la consapevolezza stessa dell’agire in maniera non idonea.
Nel leggere il contenuto in questione, “noi, umanità nuova etc..” mi viene naturale definirlo, a prescindere dalle considerazioni personali, un “articolo di colore “.
Solo in un secondo momento, nell’essere più capziosi, ti accorgi che non lo è, correggendo la definizione precedentemente data, in intervista.
Apparentemente questa personale osservazione sembra essere del tutto irrilevante dinanzi ad un eventuale condivisione della sostanza contenuta nel pezzo. Tuttavia non è così. O almeno a parer mio, non dovrebbe esserlo.
Le riflessioni e le condivisioni di un qualcosa nascono oltre che dal contenuto, dal modo che esso viene esposto e lasciato percepire al lettore o interlocutore.
La differenza sostanziale per non dire determinante è che la prima definizione implica la considerazione di colui che scrive il pezzo; il secondo è il “pensiero “dell’intervistato.
Ora nel leggere il pezzo come articolo e conseguentemente come “analisi” di colui che l’ha scritto, puoi condividerlo in tutto, in parte o per nulla, a seconda delle proprie riflessioni nascenti.
Mentre nel secondo caso, pur avendo il principio appena esposto sulla possibilità della condivisione, si aggiunge quello del dato di fatto (questo pensa e questo è a prescindere dalle riflessioni altrui.)
Insomma un articolo di colore e non di cronaca, pone una riflessione sulla quale trovarsi d’accordo o disquisirne senza un dogma.
L’intervista invece è un assunto al quale l’intervistato è giunto senza curarsi se chi legge o ascolta, sia più o meno d’accordo.
Nel pubblicare il pezzo, che è un’intervista senza averne il presupposto, per la quale si possa definire tale, mancando delle domande alle quali si risponde è, “spacciandolo”, per un articolo di colore, attribuendo un pensiero “dogmatico” con tanto di diagnosi e cura, si fa un torto all’intelletto di colui che viene interpellato, sia come intervistato sia come lettore.
In questo modo (a prescindere dalla condivisione del contenuto, lo sottolineo, ancora una volta) si fa induzione del pensiero. Che a dirla tutta non è intellettualmente onesto da parte di chi tenta subdolamente di farlo.
Se è come è (citato sotto, molto sotto e a parte, al fine pezzo) un’intervista! L’onestà intellettuale e morale di colui che l’ha pubblicata, era e deve essere, quella di non fare di tutte le risposte date a domande poste, un collage.
Dal quale far dedurre al lettore che è un pensiero personale continuo, nascente da una riflessione alla quale si è giunti, per una consapevolezza di elevazione antropologica culturale, morale ed intellettiva.
Marco Guzzi espone su domande, delle considerazioni personali, da lui definite giuste e d’interesse sociologicamente collettivo.
Mentre, l’intervistatore, nel fare ciò che ha fatto, unire tutte le risposte senza le domande, non ha reso un buon servizio a nessuno.
Infatti se si legge bene, talune volte la lettura è stridente e vi deve essere l’elaborazione del lettore a farla scivolare come senso logico, compiuto e continuativo.
Non a caso proprio a causa del disservizio, per buona o cattiva fede, dell’intervistatore, ad una, se non buona, almeno, attenta analisi, rischia di apparire contraddittoria.
Comunque non è mio interesse, essere in polemica con nessuno, tantomeno, con il senso del contenuto del pezzo o intervista che sia.
Ritengo che dove il messaggio è già chiaro, questo non debba essere artificiosamente forzato o rafforzato, rischiando di farne diminuire la valenza.
Tuttavia, senza per questo svilirne il messaggio che è del tutto apprezzabile, anche se di difficilissima attuazione perché, consisterebbe nell’uniformare la coscienza evolutiva, in una univalente morale accettata e condivisa.
Invito l’autore di questo tentativo di “induzione al pensiero terzo” di evitarlo per la prossima volta.
Comprendendo la facilità con la quale si possa scivolare, per rendere più forte un pensiero che si condivide o si vorrebbe veder realizzare.
Personalmente mi rendo conto che se non tutti molti affermino:
Si! Ma dovrebbe essere così.
Potrei concordare sul principio. Ma come farlo, evitando di non essere proprio ciò che contestiamo di essere agli altri?
Insegnamenti culturali e morali sia scolastici che famigliari?
Per legge?
È come l’essere “maturi”. Chi stabilisce quando lo si è? O quando è giusto che lo si sia? E se non lo si è quando gli altri se lo aspettano, che si fa? Costruiamo centri di rieducazione?
Provocazione a parte, non si può, senza che questa coscienza, sia un’evoluzione ed elevazione interiore.
Ma un conto è fare “accademia “su questo argomento.
Altro è l’induzione forzata, perché qualcuno ritenga che questo sia il bene ed il giusto.
Personalmente posso essere d’accordo, forse però, dovremmo chiederlo oltre che a coloro che sono gli “zombi” anche a coloro che non pressati né dal liberismo né dall’evoluzione della coscienza, non si sentono minacciati da entrambi ma vivono la loro vita trovando in ciò che fanno un senso.
Ritengo sarebbe meglio dire che il problema è presente nelle cosiddette società che si definiscono organizzate, civili e democratiche, che a forza di voler esportare il loro modello di senso civico e morale fanno, scempio della vita e della dignità umana collettiva e individuale.
Concludo dicendo, che qualunque “idea” intesa come senso “greco”, che si ritenga bella, buona e giusta, laddove è imposta non sia migliore, né nella sostanza né nella forma, di quell’ordine che ha desiderio di sovvertire.
Ai termini “rivoluzione”, “ribellione” usati con leggerezza da Guzzi, io rispondo “evoluzione” “elevazione” non solo culturale, ma della coscienza.
La coscienza non s’impone ma si eleva.
Perché caro Guzzi la coscienza ci rende persone migliori e non, la cultura.
Sarebbe opportuno che entrambe le cose camminassero e crescessero insieme, sapere e capire.
Ma solo culturalmente uhm.
Sarebbe come dire ed accettare che colui che possiede una maggior nozionismo sia più intelligente e per questo migliore e preferibile di un altro essere umano.
Intelligenza ed erudizione sono la farina e l’acqua, la quale amalgama è, la condicio sine qua no, perché si ottenga il pane. Da sole, o l’una senza l’altra, sono ingredienti fini a sé stessi.
Riporto testualmente, qui di seguito, il mio commento al video prodotto da Claudio Messora sul suo Blog:
—
Un primo ascolto del contenuto del video aveva generato in me qualche perplessità. Non volendo giungere a conclusioni affrettate, ho riascoltato per intero e per altre due volte quanto lì sostenuto, oltre ad una quarta per analizzarlo nel dettaglio, e le perplessità sono… rimaste.
Il Dott. Guzi nel suo intervento:
– non dice (min. 1,19 – 4,54), che “la crisi” è indotta e fomentata in ogni maniera possibile ed in tutti i campi; anzi, parla di uno “spirito positivo” con il quale si dovrebbe affrontare questa crisi e di un “momento di crescita”; sembra quasi di ascoltare Mario Monti;
– parla della “crisi del XX secolo” (min. 6,23 – 8,00) senza analizzare “chi e perché” volle veramente quelle catastrofiche guerre;
– confonde (anche se più avanti fa una distinzione) “classe politica” con “classe dominante” (min. 8,00 – 8,44 ) dove invece, quest’ultima, è ben altra cosa;
– per contro poi (min. 15,02 – 15,57), parla (e meno male…), di èlite;
– prende le difese di Bergoglio (min. 16,02 – 16,20), che definisce “persona che pensa…”, quando basta leggere con attenzione, soprattutto fra le righe, la sua enciclica “Laudato sì“; oppure i commenti al pensiero bergogliano di Maurizio Blondet o di Adriano Socci, solo per citarne alcuni, per comprenderlo appieno; ancora, parla di una visione “…transconfessionale (?) e politica insieme…”. In relazione all’ambito religioso, avrei preferito si fosse accennato più che alla visione “transconfessionale”, termine quest’ultimo a mio avviso parecchio ambiguo, al rispetto reciproco fra le varie Confessioni che è cosa parecchio diversa;
– premesso che condivido pienamente la necessità di individuare “minimi denominatori comuni” (min. 18,25 – 22,12), sui quali “convergere”, non comprendo come possano coniugarsi fra loro posizioni intrinsecamente inconciliabili, come ad esempio la “visione laicista con la visione buddista… o yoga… ”, cioè il materialismo con la spiritualità;
– parla (min. 23,28 – 24,50), dei ““grandi poeti che profetizzano “l’uomo nuovo” da 200 anni”” cioè, guarda caso, proprio dalla rivoluzione francese in poi…(!). Ancora prosegue, “L’idea della nuova umanità non nasce adesso, ha almeno 2000 anni in occidente”. Processo poi evolutosi dal “XV° e XVI° secolo” (… Descartes/Cartesio, Bacone e Hobbes, poi Locke e Berkley, chi erano costoro? Varrebbe la pena approfondire molto…).
– Fa propaganda al M5S (min. 34,20 – 35,50 e poi min. 42,50 – 43,54), quando sono ormai noti i motivi che hanno portato al progetto ed alla nascita di quel movimento (vedi Sasson, Cernobbio, il cambio di posizione nei confronti dell’euro e dell’Europa, etc.);
Forse mi sbaglio (e mi piacerebbe davvero…), ma ho l’impressione che tutto il dialogo sia finalizzato ad addolcire una pillola se non proprio azzurra, di un colore che le somiglia molto.
Ma molti, e sempre più molti altri, hanno scelto e scelgono la “pillola rossa”.
Chiedo scusa per la lunghezza.
in primis le chiedo scusa se mi permetto di scrivere questo mio commento, non in relazione al pezzo di Guzzi\Messora, bensì alle riflessioni che lei ha ben evidenziato e per le quali osservazioni, mi trova pienamente d’accordo.
Il mio scusarmi è dovuto al fatto lei annotava delle perplessità verso le affermazioni contenute nel pezzo e quindi non invitava me a risponderle.
Tuttavia, reputando giuste le osservazioni da lei poste, rispondenti inconsapevolmente alle mie, anche se non le ho citate, concentrando il mio commento su altro. Mi sono permesso di condividere il suo pensiero facendole però osservare che forse l’unico punto nel quale mi trova in disaccordo è quando mi cita testualmente :
“Descartes/Cartesio, Bacone e Hobbes, poi Locke e Berkley”
Pur comprendendone il motivo ed il senso, credo forse per amor mio verso i loro concetti, che taluni, per quanto somiglianti tra essi, hanno nella loro natura, diversità sostanziali o complementarità, ben lontane dalla visione di Guzzi e 5 stelle.
Comunque non per questo il suo citarli in correlazione all’argomento o se vuole, osservazione di cui sopra, abbia una minor valenza. Anche perché come le scrivo poche righe più su, ne ho compreso il senso che vuole attribuirgli.
Ed il velato omissis dopo Berkley, al quale a questo punto sarebbe stato giusto aggiungere ( in ordine sparso ) Pico della Mirandola, Plotino, Rousseau, Hume, Spinoza, Pascal.. e credo che io e lei, potremmo allungare questa lista se non all’infinito a qualcosa di simile. Non dia a costoro, che si condividano o meno i loro scritti, il giusto riconoscimento di valore riflessivo sulla natura umana.
L’accento di questi nomi e dei loro concetti, al pensiero di Guzzi, a mio modesto avviso è troppa grazia.
Si potrebbe rischiare, nell’opporsi al Guzzi\pensiero, nell’affiancare tali intelletti, di essere i novelli “Leibiniz”.
Che ebbe ad opporsi a teorie, forse non condivisibili per molti, di filosofi più fini, come quelli sopracitati ed altri non menzionati, rispetto ad un novello gurù, che fa leva di saggezza con il manto di sacra romana chiesa, tentando un meschino arruffianamento di Bergoglio. (che a parer mio, può tenersi stretto)
Nel rinnovarle le mie personali scuse d’intromissione, le porgo i miei saluti
1) Non guardare al passato. 2) Partire da se stessi.
Grazie per il consiglio.
Stiliti!
Non abbiamo altra scelta, giacché in questa materia, il passato determina completamente e permea il mondo presente e caratterizza le reazioni di ciò che ci circonda, forme, strutture, usi, abitudini, leggi e comportamento individuale, collettivo.
Perfino Il Principe (Macchiavelli) é inteso popolarmente come filosofia a giustificazione di chi prova quotidianamente a truffarci in ogni campo.
Qui l’unico impotente sei tu.
Anche il suo francese da quattro soldi è uno spasso, a dire il vero. Però, come puteano questi barbari…
Guardi che io i nemici me li scelgo, non imbarco n’importe quoi.
Quindi si risparmi le sue fini battute e si faccia i fatti suoi, se ci riesce.
Ma sa che Lei è uno spasso ? La prego, continui.
Mi voglia perdonare Sig.Maduli, il commento di cui sopra era per lei. Nel volerle aggiungere un mio pensiero, ho sbadatamente dimenticato di citarla.
Di che pane sta parlando, Kryptos, quando scrive: “farina ed acqua”?
Perché i filosofi “impastano” parole, i fornai no.
Ci mancherebbe. Avevo compreso, come certamente avranno compreso gli altri lettori, che il suo intervento era relativo al mio.
Concordo con lei che il pensiero di figure quali Descartes/Cartesio, Bacone e Hobbes, poi Locke e Berkley da me citate, è ben lontano da quello di Guzzi o dei 5Stelle. Il mio richiamare quei personaggi ed il loro pensiero aveva ed ha il solo scopo di risalire a coloro che, per primi, (evitando per brevità di richiamare, come sarebbe corretto, anche l’Umanesimo e l’antropocentrismo rinascimentale), diedero maggior corpo a quella forma di pensiero che, degenerato e travisato si può ritrovare, a mio modesto parere, nel pensiero di cui all’articolo. Ed infatti una cosa è innalzare e dare valore, credo giustamente, agli aspetti del razionalismo scientifico e quindi di una visione filosofico – razionalista dei quali quei personaggi da me citati, seppure in maniera diversificata, si fecero portatori; altra cosa è richiamare quel pensiero razionalista (vedi richiami del Guzzi alla cosiddetta “rivoluzione francese” che, come è noto, fu ben altro che una rivoluzione popolare…) facendone strumento di asseverazione di una modalità che vede totalmente eliminato l’aspetto spirituale indicando una via che, suadentemente, indica un “uomo nuovo” che pure, più o meno indirettamente, era richiamato da quegli autori di cui sopra. Per certi versi, esasperando il concetto, – ma è chiaramente un eccesso – proprio quei personaggi, forse inconsapevolmente, diedero l’avvio a quel percorso che, oggi, sta portando all’annullamento di tutti quei valori riconoscibili nel cosiddetto Diritto Realista, lasciando sempre più campo ad un improbabile sedicente “Diritto Positivista” che, a mio parere, è alla base del disfacimento della nostra società. E’ necessario porre sempre molta attenzione a ciò che facilmente appare credibile, logico, verosimile e quindi condivisibile.
Buongiorno Giorgio, ben trovato.
Mi spiace per questa tardiva risposta. Solo da pochi attimi ho aperto questa pagina e mi appresto, nella speranza di riuscirci, a risponderle.
Comunque, in verità nel leggere il suo appunto ( sempre con interesse ), mi ponevo la domanda se avessi o dovessi, coglievi dell’ ironia.
Tengo a precisarle che questa mia considerazione non nasce da un eventuale permalosità. Tutt’altro!
Non avendo la possibilità di coglierne né il tono, ancor meno l’espressione facciale, è frutto di una mia inadeguatezza di interpretazione. Senza la quale, o almeno, senza averne quella corretta, potrei rischiare di non essere in grado di soddisfarla.
Come scrivevo poc’anzi, non vi è nessun risentimento ma solo volontà di comprendere al meglio ciò che mi pone.
Sorridendo tra me e lei, mi sono anche detto che, nel caso fosse dell’ironia, avrei di che esserne soddisfatto. In fin dei conti, poteva andar peggio. Avrei potuto leggervi del “ dileggio ”.
Tuttavia le rispondo tralasciando, qualora vi fosse, qualsiasi scherno. Che per la personale, solita regola del “ principio “, alla sua distinzione tra filosofi e fornai, ovvio che sia, le riconosco la ragion d’essere.
È altrettanto vero però che per taluni filosofi o pseudo tali, forse era meglio darsi al realizzare quel nobile alimento che, se genuinamente prodotto, è il pane.
Di contro taluni fornai, per l’amore, arte e maestria nonché dedizione nel realizzarlo, fecero e forse alcuni fanno ancora, un cibo che è pura filosofia, per quante emozioni, sensazioni esso è in grado di far emergere. Oltre che al palato, alla mente.
Come lei ben sa, non sono e tanto meno mi ritengo, un filosofo. Tuttalpiù un libero pensatore o se preferisce un pensatore libero.
Di sicuro scevro, da e di, ogni dogmatismo.
Poi si potrebbe disquisire sulle personali capacità intellettive e riflessive. Alle quali le dico subito che mi ritengo “male avvezzo” a tale sublime, quanto sofisticata, abilità. Pur con questa amara consapevolezza, le posso affermare che, rispetto a molti saccenti ( e non mi riferisco a lei ) posso considerarmi, dopo tutto, ignorante si!
Ma felice di esserlo. Vuol dire che, sono vivo ed ancora vivo, sapendo che nulla so e tutto ho da conoscere ed imparare. “sapiente “ della mia ignoranza.
Socrate ebbe ad affermare:
“Sono più sapiente di questa persona: forse nessuno dei due sa nulla di buono, ma lui pensa di sapere qualcosa senza sapere nulla, mentre io non credo di sapere anche se non so. Almeno per questo piccolo particolare, comunque sia, sembro più sapiente di lui: non credo di sapere quello che non so’.
Con cordialità la saluto in attesa che mi voglia definire meglio ciò che non ho compreso nel suo commento, le auguro felice giornata”.
Kryptos
Buongiorno sig. Maduli e grazie per la comprensione sulla mia sbadataggine.
Come la ringrazio per non aver dato peso, ma solo seguito di lettura ai molteplici errori di scrittura, ma ero tanto, molto, troppo stanco, per avere una piena lucidità di rilettura. E dei quali errori, solo stamani mi sono accorto. scuse fatte ed a parte.
Condivido tutto in suo commento di risposta.
La saluto augurandole una felice giornata
Kryptos
Grazie, cordiali saluti anche a lei.
Kryptos,
mi scuso del ritardo ma sto ritentando questa mattina di presentarle il mio contro-commento perché qualche volta il sito non mi accetta subito le risposte.
Le faccio i complimenti per l’arguzia, dal momento che in rete è difficile cogliere l’espressione di chi scrive o le coloriture delle sfumature.
L’ironia è una mia costante peculiarità.
Pensi che proprio domenica u.s. ci siamo trovati tra amici e ci siamo confrontati sui pani che ognuno di noi ha prodotto e successivamente ci siamo intrattenuti sulla filosofia di Vasco.
A rileggerla.
Buongiorno Giorgio.
In realtà non merito i complimenti, per l’aver con perspicacia colto, ciò che è stato un mero colpo di fortuna.
Solo così posso definire, il saper cogliere quello che non si è compreso.
Pertanto, sono io a dovermi complimentare con lei.
Perchè l’ironia è indice d’intelligenza e solo ad essa ne è seconda. Sempre se quest’ultima sa essere così raffinata da considerarsi “autoironica”.
Nel concludere e rimandarci ad altri piacevoli ( almeno per me ) confronti d’opinioni.. chioso sul filosofare di vasco.. pensi che al mio labrador, diedi 18 anni fa il nome di “blasco”.
A lei lascio il cogliere se gliene feci un torto o un dono.
L’ironia è una facoltà a numero chiuso ( cit. non mia e non ricordo di chi )
Felice giornata
“Blasco” dovrebbe essere fiero del nome che gli è stato assegnato, Kryptos, considerando che l’originale ha oltrepassato la linea gialla.
Con simpatia.
Buonasera Giorgio, anch’io la saluto con simpatia, rimandandoci ai prossimi, sperando che ve ne possano essere ancora, confronti.
cordiali saluti
Kryptos