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Avremo i tank a Barcellona, il franchismo non è mai morto

Scritto il 23/10/17 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

L’Europa è stata sorpresa dalla brutalità della polizia spagnola contro il referendum catalano. Brutalità del tutto gratuita, peraltro: se il referendum era illegittimo ed inefficace giuridicamente e politicamente, tam quam non esset, come Rajoi ha sostenuto, perché darsi tanto da fare per impedirlo? In realtà Madrid temeva che andassero a votare più della metà dei catalani, il che, giuridicamente non avrebbe cambiato nulla, ma politicamente avrebbe dato ben più forza contrattuale agli indipendentisti. E la manovra è riuscita perché ha votato meno della metà, anche se nessuno può dire quanti non sono andati a votare per timore delle violenze poliziesche che dimostrano che il franchismo non è proprio del tutto un ricordo del passato. E non c’è dubbio che, al bisogno, Rajoi schiererebbe i carri armati, o avete dubbi in proposito? La radice del problema sta nel modo in cui la Spagna è uscita dal franchismo ed ha fondato l’assetto di potere vigente ancora oggi. Già dalla metà degli anni sessanta, la borghesia spagnola iniziò a pensare di uscire dall’isolamento (la Spagna non faceva parte né della Nato – a differenza del Portogallo né della Comunità europea). E questo avrebbe mantenuto il paese nelle condizioni di strema arretratezza economica in cui era (insieme a Portogallo e Grecia, era il paese più povero dell’Europa Occidentale).
Un avvicinamento venne tentato dallo stesso Franco che, a questo scopo, nel 1969 compose un governo con una forte componente Opus Dei, ma invano. La Spagna restava un paese dichiaratamente fascista ed era incompatibile con i trattati istitutivi dell’allora Cee. D’altro canto, nel tardo 1970 un processo a Burgos si concluse con il garrotamento di cinque attivisti baschi che non giovò all’immagine del paese, come anche, quattro anni dopo, la condanna a morte dell’anarchico Puig Antich, garrotato nel marzo 1974. Era chiaro che sinchè Franco fosse vissuto il regime fascista sarebbe durato e sinché la Spagna fosse stata fascista, non sarebbe entrata nella Cee. E peraltro, Franco aveva designato suo successore l’ammiraglio Carrero Blanco per assicurare la continuità del regime. Un contributo indiretto venne dai baschi che, il 20 dicembre 1973 giustiziarono l’ammiraglio con uno spettacolare attentato esplosivo. La meritoria azione basca tolse di mezzo l’unico che avrebbe potuto assicurare la continuità del regime. Il 19 novembre 1975 Franco morì e salì al trono il re Juan Carlos di Borbone che poneva fine alla reggenza del caudillo. Il Re trovò subito l’intesa con la parte moderata della Falange che faceva riferimento al capo del governo Arias Navarro, con il quale avviò il ritorno alla democrazia che fu quasi completato entro il 1976.
Nel 1977 le elezioni politiche segnarono la vittoria dell’Unione di Centro Democratico di Adolfo Suarez che ebbe il 34%; i suoi aderenti si dichiaravano formalmente socialdemocratici, liberali, democristiani, ma, in realtà, nelle sue fila si riciclò gran parte del ceto politico franchista mentre un’altra parte confluì nell’Alleanza Popolare di Fraga Iribarne che ottenne l’8% e che proclamava una più diretta filiazione franchista. Sino ai primi anni ottanta il governo restò nelle mani di Suarez. La sinistra ottenne più del 40% fra socialisti, comunisti, baschi e catalanisti, ma il rapporto di forze era assai più sfavorevole dei numeri: il regime fascista era caduto non per una guerra persa, come in Grecia, né per un pronunciamento militare di segno progressista (come in Portogallo), né tantomeno per una insurrezione popolare, ma per una operazione trasformistica dello stesso ceto politico franchista in accordo con la Corona. Il franchismo non venne mai sottoposto ad alcun processo politico o culturale, anzi, la sinistra accettò di buon grado il “pacto dell’olvido” per cui si stendeva una coltre di silenzio sulla storia recente del paese e i monumenti del franchismo, compreso il sacrario della Valle de Los Caidos restavano tutti al loro posto. Soprattutto, non c’era alcuna epurazione delle forze armate di polizia o dell’esercito (da cui verrà fuori quel Tejero che, nel febbraio 1981, tentò il colpo di Stato), dei loro organici e del tipo di formazione delle reclute, donde le odierne brutalità.
Stante questa situazione di partenza si comprende come nessuno abbia tentato neppure di rimettere in discussione la monarchia, magari con un referendum istituzionale, e come sia venuta fuori la Costituzione a centralismo castigliano, di cui abbiamo dello nel precedente articolo. Il Re fu il perno intorno a cui si riaggregò il blocco di potere, il garante di una costituzione materiale che mantenesse i rapporti di potere del passato, il punto di riferimento dello sviluppo economico del paese (non a caso, Juan Carlos ebbe, sino alla sua abdicazione, un ruolo attivo in molte trattative economiche, non tutte limpide, peraltro). Ed è impressionante come la sinistra non abbia cercato di far nulla di concreto per rimettere in discussione la monarchia per decenni e nonostante sia stata a lungo al governo. Oggi, anche se lo scettro è nelle mani dell’imbelle Filippo VI (un re che mentre il suo paese rischia la secessione o la guerra civile, tace per cinque giorni per poi andare al soccorso del vincitore, rinunciando ad avere qualsiasi ruolo di mediatore) la situazione cambia poco perchè quel che conta è l’istituto ed il suo rapporto speciale con le forze armate. Di quella antica origine resta anche la debolezza della sinistra in questa occasione: non parliamo dei soliti venduti del Psoe (che come tutti i partiti dell’attuale internazionale socialista sono pronti a qualsiasi tradimento), ma anche dei comunisti e di tutti i componenti di Izquierda Unida che sono stati incapaci di qualsiasi protesta di fronte alle violenze governative. Le ombre del passato spesso sono assai lente a tramontare.
(Aldo Giannuli, “Catalogna: le cause vicine nel tempo”, dal blog di Giannuli del 18 ottobre 2017).

L’Europa è stata sorpresa dalla brutalità della polizia spagnola contro il referendum catalano. Brutalità del tutto gratuita, peraltro: se il referendum era illegittimo ed inefficace giuridicamente e politicamente, tam quam non esset, come Rajoi ha sostenuto, perché darsi tanto da fare per impedirlo? In realtà Madrid temeva che andassero a votare più della metà dei catalani, il che, giuridicamente non avrebbe cambiato nulla, ma politicamente avrebbe dato ben più forza contrattuale agli indipendentisti. E la manovra è riuscita perché ha votato meno della metà, anche se nessuno può dire quanti non sono andati a votare per timore delle violenze poliziesche che dimostrano che il franchismo non è proprio del tutto un ricordo del passato. E non c’è dubbio che, al bisogno, Rajoi schiererebbe i carri armati, o avete dubbi in proposito? La radice del problema sta nel modo in cui la Spagna è uscita dal franchismo ed ha fondato l’assetto di potere vigente ancora oggi. Già dalla metà degli anni sessanta, la borghesia spagnola iniziò a pensare di uscire dall’isolamento (la Spagna non faceva parte né della Nato – a differenza del Portogallo né della Comunità europea). E questo avrebbe mantenuto il paese nelle condizioni di strema arretratezza economica in cui era (insieme a Portogallo e Grecia, era il paese più povero dell’Europa Occidentale).

Un avvicinamento venne tentato dallo stesso Franco che, a questo scopo, nel 1969 compose un governo con una forte componente Opus Dei, ma invano. La Spagna restava un paese dichiaratamente fascista ed era incompatibile con i trattati Il golpista Antonio Tejeroistitutivi dell’allora Cee. D’altro canto, nel tardo 1970 un processo a Burgos si concluse con il garrotamento di cinque attivisti baschi che non giovò all’immagine del paese, come anche, quattro anni dopo, la condanna a morte dell’anarchico Puig Antich, garrotato nel marzo 1974. Era chiaro che sinchè Franco fosse vissuto il regime fascista sarebbe durato e sinché la Spagna fosse stata fascista, non sarebbe entrata nella Cee. E peraltro, Franco aveva designato suo successore l’ammiraglio Carrero Blanco per assicurare la continuità del regime. Un contributo indiretto venne dai baschi che, il 20 dicembre 1973 giustiziarono l’ammiraglio con uno spettacolare attentato esplosivo. La meritoria azione basca tolse di mezzo l’unico che avrebbe potuto assicurare la continuità del regime. Il 19 novembre 1975 Franco morì e salì al trono il re Juan Carlos di Borbone che poneva fine alla reggenza del caudillo. Il Re trovò subito l’intesa con la parte moderata della Falange che faceva riferimento al capo del governo Arias Navarro, con il quale avviò il ritorno alla democrazia che fu quasi completato entro il 1976.

Nel 1977 le elezioni politiche segnarono la vittoria dell’Unione di Centro Democratico di Adolfo Suarez che ebbe il 34%; i suoi aderenti si dichiaravano formalmente socialdemocratici, liberali, democristiani, ma, in realtà, nelle sue fila si riciclò gran parte del ceto politico franchista mentre un’altra parte confluì nell’Alleanza Popolare di Fraga Iribarne che ottenne l’8% e che proclamava una più diretta filiazione franchista. Sino ai primi anni ottanta il governo restò nelle mani di Suarez. La sinistra ottenne più del 40% fra socialisti, comunisti, baschi e catalanisti, ma il rapporto di forze era assai più sfavorevole dei numeri: il regime fascista era caduto non per una guerra persa, come in Grecia, né per un pronunciamento militare di segno progressista (come in Portogallo), né tantomeno per una insurrezione popolare, ma per una operazione trasformistica dello stesso ceto politico franchista in accordo con la Corona. Il franchismo non venne mai sottoposto ad alcun processo politico o culturale, anzi, la sinistra accettò di buon grado il “pacto dell’olvido” per cui si stendeva una coltre di silenzio sulla storia recente del Un tank dell'esercito spagnolopaese e i monumenti del franchismo, compreso il sacrario della Valle de Los Caidos restavano tutti al loro posto. Soprattutto, non c’era alcuna epurazione delle forze armate di polizia o dell’esercito (da cui verrà fuori quel Tejero che, nel febbraio 1981, tentò il colpo di Stato), dei loro organici e del tipo di formazione delle reclute, donde le odierne brutalità.

Stante questa situazione di partenza si comprende come nessuno abbia tentato neppure di rimettere in discussione la monarchia, magari con un referendum istituzionale, e come sia venuta fuori la Costituzione a centralismo castigliano, di cui abbiamo dello nel precedente articolo. Il Re fu il perno intorno a cui si riaggregò il blocco di potere, il garante di una costituzione materiale che mantenesse i rapporti di potere del passato, il punto di riferimento dello sviluppo economico del paese (non a caso, Juan Carlos ebbe, sino alla sua abdicazione, un ruolo attivo in molte trattative economiche, non tutte limpide, peraltro). Ed è impressionante come la sinistra non abbia cercato di far nulla di concreto per rimettere in discussione la monarchia per decenni e nonostante sia stata a lungo al governo. Oggi, anche se lo scettro è nelle mani dell’imbelle Filippo VI (un re che mentre il suo paese rischia la secessione o la guerra civile, tace per cinque giorni per poi andare al soccorso del vincitore, rinunciando ad avere qualsiasi ruolo di mediatore) la situazione cambia poco perchè quel che conta è l’istituto ed il suo rapporto speciale con le forze armate. Di quella antica origine resta anche la debolezza della sinistra in questa occasione: non parliamo dei soliti venduti del Psoe (che come tutti i partiti dell’attuale internazionale socialista sono pronti a qualsiasi tradimento), ma anche dei comunisti e di tutti i componenti di Izquierda Unida che sono stati incapaci di qualsiasi protesta di fronte alle violenze governative. Le ombre del passato spesso sono assai lente a tramontare.

(Aldo Giannuli, “Catalogna: le cause vicine nel tempo”, dal blog di Giannuli del 18 ottobre 2017).

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Tag: Adolfo Suarez, Aldo Giannuli, Alleanza Popolare, anarchici, Antonio Tejero, Arias Navarro, arretratezza, attentati, baschi, Borboni, borghesia, brutalità, Burgos, carri armati, Castiglia, catalanisti, Catalogna, caudillo, Cee, centralismo, colonnelli, comunisti, Comunità Europea, continuità, corruzione, Costituzione, cultura, democrazia, democristiani, diktat, diritto, dittatura, economia, elezioni, epurazioni, Escorial, esercito, età, Europa, Europa Occidentale, falange, fascismo, Filippo VI, forze armate, Fraga Iribarne, franchismo, Francisco Franco, garrota, giustizia, golpe, Grecia, guerra, guerra civile, indipendentismo, insurrezione, isolamento, istituzionai, Izquierda Unida, Juan Carlos, Juan Carlos di Borbone, legittimità, liberali, Lisbona, Luis Carrero Blanco, Madrid, Mariano Rajoi, Melilla, memoria, militari, moderati, monarchia, Nato, oblio, Opus Dei, Paesi Baschi, paura, pena di morte, politica, polizia, popolo, Portogallo, potere, povertà, progressisti, protesta, Psoe, Puig Antich, referendum, regime, riciclaggio, Rivoluzione dei Garofani, separatismo, silenzio, sinistra, socialdemocrazia, socialisti, Spagna, storia, sviluppo, terrorismo, tradimento, trasformismo, trasparenza, Unione di Centro Democratico, Valle de Los Caidos, violenza

12 Commenti

  1. Roberto
    23 ottobre 2017 • 07:18

    Il fatto è che dovrebbe essere diviso in due il mondo.
    Da una parte gli ONESTI (ormai, ovunque fatti passare per fessi) i sensibili alla NATURA, e dall’altra TUTTI GLI ALTRI.

    Sarebbe ancor meglio su due pianeti diversi.

  2. Socrate
    23 ottobre 2017 • 07:36

    Ma tutti questi critici del franchismo come fanno a sapere che se nella guerra civile spagnola avessero vinto invece i comunisti spagnoli e i socialisti spagnoli le cose sarebbero andate molto meglio per la Spagna e gli spagnoli ?

    Sono davvero convinti che i comunisti e socialisti spagnoli di allora avrebbero dato vita in terra spagnola a chissà a quale paradiso democratico dei lavoratori in Europa?

    Su quali basi logiche e razionali?

    Mi sembra come quando da ragazzino ( fine anni 80, inizi anni 90 ) sentivo dire ai comunisti italiani che se non ci fossero stati la DC e i suoi alleati storici ( PRI, PLI, PSI ), avrebbero potuto fare chissà quali meraviglie per l’Italia e gli italiani, poi in effetti si è visto gli eredi del PCI all’opera ed è stato tutto un programma……….!!

    Cordiali saluti.

    Fabrice

    PS Giannulli troppo tifoso della sinistra per essere obiettivo nelle sue analisi storiche!!

  3. desiderio
    23 ottobre 2017 • 08:35

    Ho l’impresione, forse gratuita,che Giannuli veda meglio in politica estera che nella nostra nazionale.
    1. La restaurata monarchia spagnola fu un legato ereditario del morente Franco, dunque un lascito del Fascismo. Diciamo: un regalo postumo a favor di chi dal popolo era stato cacciato una quarantina d’anni prima.
    2. Il ritorno alla democrazia avrebbe dovuto comportare la restaurazione della repubblica, cancellata da Franco con un golpe militare che costò la tragedia di una guerra civile.
    3. Si può obiettare che anche la repubblica s’era imposta cacciando una precedente monarchia. Però l’aveva fatto con una rivoluzione (che certamente era “illegale” e “anticostituzionale”…. così diamo soddisfazione agli odierni pruriti “legalitari” che tanto attizzano le capoccia dei nostri commentaristi main-, e mean- stream…. Snasando sulla legalità arriveremo a dichiarar “illegale” la prima rivolta dell’orda primitiva contro il suo capo branco..). (*)
    4. Come dice Giannuli il nocciolo destro-franchista rimase in sella almeno fino a Felipe Gonzalez.
    5. poi si sovrappose un’altra storia, che ha differenti coordinate internazionali: quella dei venduti socialisti.
    6. I catalani, per ovvie ragioni, non ne vogliono sapere prima di tutto di essere sudditi della monarchia borbonica.
    7. In tutto il resto non sono affatto speciali, sono – pur con le loro peculiarità – come tutti gli altri…
    8. Non sono profeta, ma rivedere i carri armati in piazza a Barcellona può essere possibile.

    (*) Penso a volte che bisognerebbe essere un po’ meno “signorine” e prender coscienza del primo insegnamento dell’antropologia politica, che ci viene dal Rinascimento (Machiavelli, Hobbes..): “la legalità è il diritto del più forte”)…. e la forza non si può contrastare che con una forza opposta (la quale, beninteso, non consiste sempre nel menare le mani)

  4. desiderio
    23 ottobre 2017 • 10:49

    L’Union européenne et les chefs d’autres gouvernements européens n’offrent aucune alternative à cette poussée vers un régime autoritaire. Au contraire, ils continuent à affirmer clairement qu’ils soutiennent la répression de Rajoy parce qu’ils partagent le même objectif : réprimer l’opposition sociale à la guerre, au militarisme et à l’austérité.
    Mardi, la Commission européenne a refusé de commenter l’emprisonnement des dirigeants séparatistes, affirmant une fois de plus que la crise catalane est « une affaire interne » concernant « l’ordre juridique interne et constitutionnel de l’Espagne ». (da WSWS.org – 19.10.17)

  5. roberto
    23 ottobre 2017 • 13:23

    La casa reale spagnola, esattamente come i Savoia con Mussolini, ha chinato la testa di fronte al fascista e golpista Franco. Nulla potrà quindi cancellare la sua codardia. Per il resto l’articolo mi sembra di buon senso.

  6. Monia De Moniax
    23 ottobre 2017 • 18:48

    pare la storia dell’italia dal fascismo all’attuale. Pari pari. Noi, grazie ai Partigiani, che ancora avevano i “Maroni”, ne siamo usciti prima. Ora però come prima, più di prima, PEGGIO di prima. Io sono a favore della Catalogna. Ed anche del Veneto. I referendum servono almeno a ricordarci che un potere formale Il Popolo ancora ce l’ha.
    Il Zaia non mi è per nulla simpatico. Però, chi fosse stato contrario al sondaggio referendum, anziché astenersi alla “non so” “non voglio sapere”, avrebbe potuto andare a votare NO, anziché ammorbarci coi piagnistei. Si lotta per le proprie convinzioni, non si svicola. In fin dei conti, un voto al referendum sondaggio si esprime o con un si o con un no; non è come alle elezioni che ti devi fare le Filippe Mentali per scegliere il marcio pappone che ti mettono nel piatto, per cui devi scegliere, gomitando, o questo o quello, entrambi letali brodaglie.
    Maroni, cognome che mi fa sviscerare dalle risate, ha voluto “speculare” sui tablets, luminosi più dei diamanti, imitando il comico Grillo, fautore degli algoritmi googleari. Noi Romani, che siamo figli di Ilio e SEMPRE abbiamo presente il cavallo di Troia, affermiamo convinti che SCRIPTA MANENT, CLICS VOLANT. Est Est Est. Sic Sic Sic. Vedremo se Zaia avrà abbastanza Maroni da abrogare, come promesso, l’obbligo di 10 ex 12 vaccini ai Nostri Neonati e Bambini. Cercare e leggere l’affermazione della Commissione d’Inchiesta del Ministero della Difesa che nel 2011 ha portato alla conclusione il Progetto Signum, acronimo di Studio di Impatto Genotossico Nelle Unità Militari “Troppi vaccini, fatti insieme, oppure a poca distanza gli uni dagli altri, sono in grado di provocare “stress ossidativo” e portare a gravi conseguenze. E’ quindi inoppugnabile l’effetto mortale di 5 vaccini iniettati ai militari italiani inviati in guerre anglocazzoni come spedirono a Marcinelle i Nostri Minatori. Potrebbe essere, il referendum, un Nostro Escamotage per liberarci della sequela di padroni, padrossori e padroncini, a cominciare da quella più vicina la comandante in braghe e giacca orrenda, la mutti krukkona.

  7. Mariano Orrù
    23 ottobre 2017 • 21:04

    Hai condito il tutto in modo invidiabile, per i vari riferimenti storici, per l’antifascismo espresso ma…il finale come si suol dire “dulcis in fundo,” niente di piu’ falso e ipocrita. Invito tutti coloro che hanno letto questo articolo di andare sul sito “Liberu” dove troverete le testimonianze dirette degli indipendentisti Sardi fianco a fianco in quei giorni, con gli indipendentisti Catalani. Un altro esempio di cosa sono capaci questi giornalai. Un vero eproprio insulto a chi pur non avendo visibilita’ si sta organizzando e procede nella lotta. Al contrario di quanto emerge da questo articolo.Mariano Orrù, a disoposizione.

  8. pippo
    24 ottobre 2017 • 09:12

    giustiziato carrero…..
    mi son fermato qua.
    ora a parte che si tratta di un omicidio. quando si uccide una persona è omicidio. norimberga= omicidi. pena di morte in usa e cina= omicidi. desaparecidos= omicidi.
    a parte ciò ripeto.
    l’eta non ha fatto nulla.
    carrero è stato ucciso dalla cia.
    almeno questo.

  9. roberto
    23 ottobre 2017 • 13:19

    Vedo con dispiacere che credi ancora alla destra e alla sinistra. Peccato.

  10. Socrate
    24 ottobre 2017 • 08:05

    @Roberto

    a quei tempi esisteva una certa differenza fra sinistra e destra e infatti mi riferivo principalmente a quei tempi!!

    Riguardo al commento del mio PS su Giannulli, se vuoi pensare che Giannulli sia un pensatore razionale e logico e quindi capace di fare analisi storiche obiettive, per carità libero di farlo, ma per esempio nelle ultime elezioni francesi più importanti ( le presidenziali ) faceva un tifo accanito per il candidato della sinistra francese, Jean-Luc Mélenchon di France Insoumise, senza se e senza ma e infatti al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi era d’accordo con le indicazioni di Jean-Luc Mélenchon di non andare a votare pur di non votare Marine Le Pen del Fronte National e questo poi spianò la strada a Macron, con tutte le conseguenze negative del caso!!

    Insomma, la fede politica lo accecava, totalmente incapace di pensare in termini strategici e questo non un secolo fa, ma solo qualche mese fa!!

    Ciao! Fabrice

    PS prima ogni tanto scrivevo sul suo blog ma subito dopo aver constatato le sue vette di faziosità in quell’occasione non l’ho fatto mai più e non ho mai più letto nemmeno una frase sul suo blog!!

  11. roberto
    27 ottobre 2017 • 11:23

    e come lo sai? Grazie se vorrai argomentare meglio….

  12. roberto
    27 ottobre 2017 • 11:33

    Anch’io crdevo che esistesse una differenza. Poi ho scoperto che era tutto un inganno, anche a quei tempi e anche prima, dall’immediato dopoguerra. Gli affiliati alle bande massoniche hanno sempre vestito la giacca rossa o nera a seconda della bisogna. La storia di Napolitano ne è un fulgidissimo esempio: da entusiasta sostenitore di Hitler ad altrettanto entusiasta sostenitore di Stalin. Secondo le rivelazioni di L. Zagami la lista di “comunisti” affiliati alla P2 era interminabile, da D’Alema a Pannella e a Bertinotti….da non credere. Anzi, per chi era particolarmente attento non deve essere stata sconvolgente tale scoperta. Si è capito il senso della decisione di D’Alema di bombardare la Jugoslavia, paese fratello, dimostrandosi in tal modo quello che era veramente: un massone servo degli Usa. Potrei continuare per ore.
    Saluti

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