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Scalea: voto inutile, Pd e Fi costretti a “sgovernare” insieme

Scritto il 19/10/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Una legge elettorale fatta apposta per congelare l’Italia, impedendole di affrontare davvero la devastante crisi che l’attanaglia. L’esito inevitabile delle elezioni 2018? Il centrodestra in vantaggio, ma costretto ad allearsi col Pd. Risultato: l’ennesimo governo “di palazzo”, condannato a subire ogni sorta di diktat europeo. E’ analisi di Daniele Scalea, specialista del Centro studi politici e strategici “Machiavelli”. «Questa legge elettorale è stata fatta principalmente per sfavorire il M5S e spingere le forze a sinistra del Pd ad allinearsi con esso». Non a caso, aggiunge, la cifra principale del Rosatellum-bis è che, «con la sua quota maggioritaria (oltre un terzo dei seggi assegnati), sfavorisce le forze non coalizzate». Naturalmente, sbarrare la strada ai 5 Stelle è però costato caro ai promotori della legge: «Infatti è improbabile che anche il centrosinistra o il centrodestra raggiungano la quota di voti necessari a formare un governo (calcolata al 40% abbondante). L’ipotesi più credibile è dunque quella di una grande coalizione trasversale», sostiene Scalea, intervistato da Marina Tantushyan per il newsmagazine “Sputnik News”. «I vincitori sono dunque il Pd e Forza Italia, che in nessun scenario potranno essere tenuti fuori da questa coalizione trasversale».
Dal canto suo, «Berlusconi mantiene un elettorato di fedelissimi che, malgrado il Cavaliere abbia ormai perso il suo smalto e non stia nemmeno proponendo un programma elettorale, è pronto a garantirgli un numero cospicuo di voti». Con questa legge, osserva Scalea, «potrà verosimilmente realizzare il suo proposito: evitare di dover governare con Salvini premier, ma farlo con Renzi che è a lui molto più congeniale». Salvo un suo exploit imprevisto e imprevedibile, il Movimento 5 Stelle non potrà raggiungere la maggioranza, insiste l’analista: «Ed essendo una forza ostile alle alleanze e con un programma distante da tutti gli altri partiti, non farà mai parte di alcuna possibile coalizione di governo». D’altra parte «nemmeno il Pd dovrebbe riuscire a vincere, pur aggregando forze alla sua sinistra e alla sua destra». Per Scalea «il contesto è scoraggiante, perché l’Italia avrebbe ora bisogno di un governo forte, con soluzioni precise e coraggiose su problemi pressanti come il declino economico e l’immigrazione incontrollata. Lo scenario sembra invece quello di una nuova legislatura di galleggiamento, con uno o più esecutivi deboli».
Secondo Daniele Scalea, questo panorama mediocre e deludente emergerà già alle elezioni regionali siciliane di novembre: «In Sicilia dovrebbe confermarsi la preminenza riconquistata nazionalmente dal centrodestra, ma anche la forza del M5S e la resistenza del Pd, che continua a mantenere una cospicua base elettorale composta di ceti abbienti, cattolici praticanti, postcomunisti e cittadini d’origine extra-europea». Un voto destinato dunque a «confermare che l’Italia è divisa in tre». Pessimistiche le previsioni di Scalea per il voto delle politiche, nella primavera del 2018: «Mi attendo un successo del centrodestra anche più ampio di quello previsto nei sondaggi, trainato – più che dai meriti della coalizione – dal malcontento diffuso per l’immigrazione incontrollata: malcontento non mitigato da un’economia ancora claudicante». Ma attenzione: «Un paese diviso in tre, l’ambivalenza di Forza Italia che sogna un “Nazzareno bis” e l’indecisione della Lega che non sa farsi realmente partito nazionale, coniugato con una legge elettorale fatta su misura per rendere ingovernabile il paese, ci suggerisce che l’esito sarà un no-contest». Conseguenze? Le peggiori: «Il mazzo passerà dalle mani degli elettori a quelle dei giocatori nei palazzi».

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Secondo Daniele Scalea, questo panorama mediocre e deludente emergerà già alle elezioni regionali siciliane di novembre: «In Sicilia dovrebbe confermarsi la preminenza riconquistata nazionalmente dal centrodestra, ma anche la forza del M5S e la resistenza del Pd, che continua a mantenere una cospicua base elettorale composta di ceti abbienti, cattolici praticanti, postcomunisti e cittadini d’origine extra-europea». Un voto destinato dunque a «confermare che l’Italia è divisa in tre». Pessimistiche le previsioni di Scalea per il voto delle politiche, nella primavera del 2018: «Mi attendo un successo del centrodestra anche più ampio di quello previsto nei sondaggi, trainato – più che dai meriti della coalizione – dal malcontento diffuso per l’immigrazione incontrollata: malcontento non mitigato da un’economia ancora claudicante». Ma attenzione: «Un paese diviso in tre, l’ambivalenza di Forza Italia che sogna un “Nazzareno bis” e l’indecisione della Lega che non sa farsi realmente partito nazionale, coniugato con una legge elettorale fatta su misura per rendere ingovernabile il paese, ci suggerisce che l’esito sarà un no-contest». Conseguenze? Le peggiori: «Il mazzo passerà dalle mani degli elettori a quelle dei giocatori nei palazzi».

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Tag: alleanze, Berlusconi, cattolici, Cavaliere, centrodestra, centrosinistra, classe media, coalizioni, condanna, controllo, coraggio, crisi, Daniele Scalea, declino, destra, devastazione, diktat, economia, elettorato, elezioni, exploit, fedeltà, Forza Italia, governabilità, grande coalizione, illusioni, immigrazione, larghe intese, Lega Nord, legge elettorale, M5S, maggioritario, malcontento, Marina Tantushyan, Matteo Renzi, Matteo Salvini, mediocrità, migranti, movimento 5 stelle, Nazzareno, Niccolò Machiavelli, partiti, Patto del Nazzareno, Pd, postcomunisti, premier, regionali, Rosatellum, Sicilia, sinistra, sondaggi, Sputnik News, Ue, Unione Europea

1 Commento

  1. desiderio
    19 ottobre 2017 • 09:44

    «Il mazzo passerà dalle mani degli elettori a quelle dei giocatori nei palazzi». Proprio vero. Voto inutile. Con conseguenze da spanciarsi dal ridere per non piangere. Un inciucio tra Berlusconi e i piddini sarebbe davvero un capolavoro delle Comiche di Cialtronia. Come? Il Nano di Arcore si inciucia con quegli stessi che qualche anno fa, in una memorabile seduta da living theatre, con il “Movimento” del Capocomico a far da mosca cocchiera, lo hanno RADIATO dal Parlamento? Il Renzusconi sarebbe proprio il colmo apodittico e iperbolico di una radicale e condivisa mancanza di sentimento della vergogna, negli elettori e negli eletti. Solo in questa Cialtronia ci si può riuscire…. Ma il Nano non dava la caccia alle streghe a ogni comunismo, post-comunismo, simil-comunismo ecc.. ? E i piddioti non gli han scassato la minchia per decenni con il suo “conflitto d’interessi”? Per decifrare le sottigliezze e il voltagabbanismo degli italioti ci vuol ben altro del Talmud.

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