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Lassù qualcuno ci odia: Halloween, per abituarci all’orrore

Scritto il 05/11/17 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

Alla fine, Halloween è passata, per fortuna. Ma ha lasciato sul terreno il solito cimitero di sporcizia: morti per finta, zombie per ridere, incubi per scherzo, sangue per celia. Su questa funebre sagra d’importazione si è detto e scritto tanto e molti si sono giustamente soffermati su un paio di considerazioni ineccepibili se non ovvie, trascurandone però una terza, quella più inquietante. Quanto alle prime due, ci sbrighiamo in fretta: riguardano la funzione sociale e quella economica di Halloween. La festività del due novembre non ci appartiene affatto, com’è noto, non sgorga dalla nostra tradizione patria. È, in tutto e per tutto, un’americanata di derivazione anglosassone, un carnevale di orrori, un folklore plastificato promosso a tutto volume, in tutto il mondo, dalla regia unificata dei media unificati per dotare le masse già spaesate del globo anche di una loro brava (e spaesante) celebrazione globalizzata. Sulla funzione economica non vale neppure la pena di soffermarsi, tanto è evidente: Halloween è un business stratosferico e  – quanto più si diffonde, grazie anche al contributo del popolo coglione, assuefatto e teledipendente – tanto più si accumula la grana nei granai di chi la detiene.
Ora veniamo al terzo aspetto, quello meno approfondito, di questa festività pagana. La sensazione è che vi sia una regia occulta a favorirne il successo su scala mondiale. ‘Occulta’ non nel senso letterale di ‘nascosta’ (le implicazioni complottistiche, pur possibili, mettiamole da parte), ma in quello paranormale di ‘maligna’. ‘Occulta’ in quanto densamente impregnata del lato oscuro della forza. Halloween è, a tutti gli effetti, la festa delle porte spalancate alle potenze delle Tenebre. Non conta tanto che le Tenebre esistano o meno – la stragrande maggioranza degli evoluti abitanti dell’evoluto Occidente ovviamente non ci crede – quanto che le loro lugubri ombre si allunghino sulla psiche individuale conscia, e sull’inconscio collettivo; proprio come un’entità provvisoriamente libera di scorrazzare nelle nostre case, nelle nostre scuole, nelle nostre piazze non già contrastata o frenata o inibita, ma addirittura vezzeggiata, corteggiata, blandita. Il quizzino ormai idiomatico (sintesi sublime dell’intera baracconata) è: dolcetto o scherzetto?
Nella sua innocente formulazione sottende – in controluce, simile all’ectoplasma impercettibile di uno spettro – un colpevolissimo e mafioso avvertimento: preferisci pagare o morire? Sì, lo sappiamo, è tutto solo un gioco, ma fino a che punto le nostre deboli menti, già intossicate dal male, lo percepiscono per tale? Questo profluvio di putridi gadget e di impiccati da vetrina è davvero solo un passatempo per esorcizzare il dì dei defunti? O non è piuttosto un nuovo rito che – sottotraccia, in incognito – ci sta addestrando al culto infero del Disordine e del Caos? Già ne siamo quotidianamente bombardati: ogni giorno, in fondo, si officia un Halloween ‘laico’ attraverso gli schermi lordi di sangue e di corpi ammazzati della tivù. Ora ci siamo regalati anche un bel Natale di morte. Lassù, davvero, qualcuno ci odia.
(Francesco Carraro, “Lassù qualcuno ci odia”, dal blog di Carraro del 4 novembre 2017).

Alla fine, Halloween è passata, per fortuna. Ma ha lasciato sul terreno il solito cimitero di sporcizia: morti per finta, zombie per ridere, incubi per scherzo, sangue per celia. Su questa funebre sagra d’importazione si è detto e scritto tanto e molti si sono giustamente soffermati su un paio di considerazioni ineccepibili se non ovvie, trascurandone però una terza, quella più inquietante. Quanto alle prime due, ci sbrighiamo in fretta: riguardano la funzione sociale e quella economica di Halloween. La festività del due novembre non ci appartiene affatto, com’è noto, non sgorga dalla nostra tradizione patria. È, in tutto e per tutto, un’americanata di derivazione anglosassone, un carnevale di orrori, un folklore plastificato promosso a tutto volume, in tutto il mondo, dalla regia unificata dei media unificati per dotare le masse già spaesate del globo anche di una loro brava (e spaesante) celebrazione globalizzata. Sulla funzione economica non vale neppure la pena di soffermarsi, tanto è evidente: Halloween è un business stratosferico e  – quanto più si diffonde, grazie anche al contributo del popolo coglione, assuefatto e teledipendente – tanto più si accumula la grana nei granai di chi la detiene.

Ora veniamo al terzo aspetto, quello meno approfondito, di questa festività pagana. La sensazione è che vi sia una regia occulta a favorirne il successo su scala mondiale. ‘Occulta’ non nel senso letterale di ‘nascosta’ (le implicazioni complottistiche, pur Halloweenpossibili, mettiamole da parte), ma in quello paranormale di ‘maligna’. ‘Occulta’ in quanto densamente impregnata del lato oscuro della forza. Halloween è, a tutti gli effetti, la festa delle porte spalancate alle potenze delle Tenebre. Non conta tanto che le Tenebre esistano o meno – la stragrande maggioranza degli evoluti abitanti dell’evoluto Occidente ovviamente non ci crede – quanto che le loro lugubri ombre si allunghino sulla psiche individuale conscia, e sull’inconscio collettivo; proprio come un’entità provvisoriamente libera di scorrazzare nelle nostre case, nelle nostre scuole, nelle nostre piazze non già contrastata o frenata o inibita, ma addirittura vezzeggiata, corteggiata, blandita. Il quizzino ormai idiomatico (sintesi sublime dell’intera baracconata) è: dolcetto o scherzetto?

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(Francesco Carraro, “Lassù qualcuno ci odia”, dal blog di Carraro del 4 novembre 2017).

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Tag: anglosassoni, business, caos, carnevale, colpa, complottismo, culto, cultura, dipendenze, economia, ectoplasmi, esorcismo, estorsione, festività, folklore, Francesco Carraro, globalizzazione, Halloween, idiozia, inconscio, incubi, individo, Inferno, laicismo, mafia, magia, mainstream, manipolazione, media, morte, Natale, Occidente, occulto, orrore, paganesimo, paranormale, popolo, psicologia, riti, ritualità, sangue, satanismo, sociale, spettri, televisiobne, tenebre, tradizione, Usa, zombie

5 Commenti

  1. Emmy
    5 novembre 2017 • 13:53

    Agire, andare avanti nella vita e non lasciarsi condizionare da questo corollario di idiozie con cui il sistema mediatico confonde le menti più deboli. Guardare meno alla “spiritualità” e pensare a risolvere i problemi materiali dell’immediato, aguzzando l’ingegno e non dando retta ai manipolatori mentali, bugiardi per natura e per interesse. La nostra mente è uno strumento potente, possiamo usarlo per non farci ingannare.

    Saluti.

  2. Gigi
    5 novembre 2017 • 14:49

    Concordo con il titolo.

  3. Monia De Moniax
    5 novembre 2017 • 18:58

    Essendo, appunto, un’americanata, non bisogna prenderla sul serio. E’ una festa ed è bello mascherarsi da Strega Cattiva Fuori, Buona Dentro pour èpater le burgeois. E’ una pagliacciata aggiunta, come buffonate sono tutti quei filmetti stupidi ed orripilanti sugli zombies, i vampiri, i lupi mannari, esteticamente parlando. Perché dentro, gli u-mani lo siamo un po’ tutti abbrutiti dal rincoglionimento intrinseco od indotto. Esiste Qualcuno che esercitando La Mente della Curiosità che genera Sapienza, riesce a sganciarsi da queste cavolate. Pensiamo solo ai cadaveri che vengono mangiati giornalmente sulla Terra, incuranti del dolore e dell’inquinamento che tale fuorviante acquisizione mentale comporta per l’ambiente dove TUTTI viviamo. E scordiamoci di poter fuggire sulla Luna o su Marte. Ci sono le fasce di Van Allen, e non solo.Lassù non c’è nessuno che ci odia, né tantomeno ci ama.

  4. Emmy
    5 novembre 2017 • 13:56

    E bisognerebbe organizzarsi in cospicuo numero per andare a trovare quel qualcuno, “lassù”, per spiegargli con calma come stanno le cose…

  5. Emmy
    5 novembre 2017 • 14:10

    P.S.: e cioè che “loro” non sono più credibili, non saranno più presi sul serio.

    …

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