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Brutte notizie: la finanza-killer non teme le elezioni italiane

Scritto il 26/2/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Dal primo gennaio 2018, la Borsa di Milano ha fatto meglio di quelle dei principali paesi europei (Francia, Germania e Spagna inclusi). E a una settimana dal voto, «il mercato non si è ancora accorto che in Italia ci saranno le elezioni». Oppure «pensa che non siano un problema». Ha ragione? Niente di più facile, scrive Paolo Annoni sul “Sussidiario”: il potere finanziario è convinto che dalle elezioni del 4 marzo uscirà l’ennesimo governo “responsabile”, cioè sottomesso all’oligarchia dominante. Certo, «le capacità predittive dei mercati non si sono dimostrate particolarmente spiccate in occasione di tornate elettorali», quindi in realtà «nessuno sa cosa uscirà dalle urne e quali combinazione di partiti sosterrà il prossimo governo». Ma sappiamo però che uno degli scenari possibili è una vittoria dei 5 Stelle – in teoria preoccupante per gli investitori? Non è così, a quanto pare. Anche perché, negli ultimi anni, «le votazioni che hanno disturbato davvero i mercati sono state quelle che hanno messo in discussione l’Unione Europea. Il referendum sulla Brexit e le elezioni francesi con un partito dichiaratamente anti-euro al ballottaggio hanno lasciato il mercato sospeso per mesi. È questa la ragione per cui a nessuno importa delle elezioni italiane: perché né Berlusconi, né il Pd, né il Movimento 5 Stelle sono anti-euro o anti-Europa».
Tutto il resto non conta, scrive Annoni, perché la politica economica italiana viaggia sul “pilota automatico” delle decisioni europee. Una crisi del debito italiano? «E’ inconcepibile se l’Unione Europea entra in campo, come ampiamente dimostrato nel 2012 con l’intervento di Draghi». Viceversa, una crisi del debito italiano è il prodotto dell’Unione Europea, «nella misura in cui impone la sua politica, l’austerity, a un governo riottoso», oppure se “produce” un riequilibrio dei suoi rapporti interni a danno di uno dei suoi membri. «L’unica vera variabile che interessa ai mercati – sottolinea Annoni – è se ci sia un governo che, minacciando lo status quo europeo, inneschi la reazione dell’establishment continentale contro l’Italia, o se lo status quo venga minacciato da un governo anti-euro». L’Europa, insiste l’analista, «è in grado di provocare o fermare una crisi italiana in qualunque momento, a prescindere dalla performance economica del nostro paese». Basta poco: per esempio, «imporre un rientro del debito in un contesto economico globale magari difficile». Oppure, «imporre alle banche italiane di liberarsi dei Btp o un qualsiasi altro innesco, dato che l’Italia non ha più sovranità monetaria e bancaria».
A far traballare il paese «basta, per esempio, cominciare a dichiarare ai quattro venti che l’Italia è un problema». Sarebbe sufficiente a far capire ai “mercati” l’aria che tira, e quindi «far partire una crisi del debito e poi “risolverla” con l’austerity dopo un bel bagno in Borsa». Oppure «basta dire che l’euro verrà difeso a ogni costo». Quello che è interessante, osserva Annoni, è che «nemico del “mercato” in quanto nemico dell’establishment europeo non è solo chi è contro l’euro, ma anche chi vuole riformare nella sostanza l’Europa, in questo minacciando gli attuali equilibri». Se un governo italiano “europeista” ma coraggioso attaccasse il surplus commerciale tedesco o l’austerity, rivendicasse più investimenti in infrastrutture o denunciasse la catastrofe sociale della disoccupazione greca, «anche in questo caso quello che accadrebbe nella sostanza sarebbe una minaccia per chi oggi controlla l’Europa e incassa i dividendi». E anche in questo caso, aggiunge Annoni, sarebbe ovvio aspettarsi «una reazione per mantenere gli equilibri attuali», che hanno palesemente dei vincitori e dei perdenti, in quest’Europa teoricamente unita e in realtà mai così ferocemente divisa, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Qualsiasi accenno di contestazione alla gestione Ue costerebbe carissimo al nostro paese, in prima battuta: «La reazione dell’establishment europeo passerebbe, inizialmente, per i mercati finanziari contro l’Italia», sostiene Annoni. Ma il mercato finanziario – cioè il vero padrone di qualsuasi decisione importante – è convinto che dalle prossime elezioni italiane non uscirà niente che possa cambiare gli equilibri europei. «Speriamo che sbagli, perché non è un bene per l’Italia», conclude Annoni. «E su questo fronte ci dovrebbero essere sia i populisti anti-euro che gli europeisti che vogliono cambiare l’Europa dando all’Italia, nel processo, un ruolo diverso». Ma difficilmente sbaglia, il “mercato”, se resta così tranquillo di fronte alla scadenza elettorale italiana: probabilmente pensa di conoscere i suoi polli. Non è il referendum sulla Brexit, e nel Belpaese non c’è in giro nessuna Marine Le Pen. I volenterosi che vorrebbero “correggere” l’Unione Europea? Qualche nome, qua e là, ma nelle seconde file. Nulla che impensierisca i gestori della crisi nella quale viene fatta sprofondare l’Italia, dove – non a caso – l’astensionismo sembra apprestarsi a far registrare il suo record storico.

Dal primo gennaio 2018, la Borsa di Milano ha fatto meglio di quelle dei principali paesi europei (Francia, Germania e Spagna inclusi). E a una settimana dal voto, «il mercato non si è ancora accorto che in Italia ci saranno le elezioni». Oppure «pensa che non siano un problema». Ha ragione? Niente di più facile, scrive Paolo Annoni sul “Sussidiario”: il potere finanziario è convinto che dalle elezioni del 4 marzo uscirà l’ennesimo governo “responsabile”, cioè sottomesso all’oligarchia dominante. Certo, «le capacità predittive dei mercati non si sono dimostrate particolarmente spiccate in occasione di tornate elettorali», quindi in realtà «nessuno sa cosa uscirà dalle urne e quali combinazione di partiti sosterrà il prossimo governo». Ma sappiamo però che uno degli scenari possibili è una vittoria dei 5 Stelle – in teoria preoccupante per gli investitori? Non è così, a quanto pare. Anche perché, negli ultimi anni, «le votazioni che hanno disturbato davvero i mercati sono state quelle che hanno messo in discussione l’Unione Europea. Il referendum sulla Brexit e le elezioni francesi con un partito dichiaratamente anti-euro al ballottaggio hanno lasciato il mercato sospeso per mesi. È questa la ragione per cui a nessuno importa delle elezioni italiane: perché né Berlusconi, né il Pd, né il Movimento 5 Stelle sono anti-euro o anti-Europa».

Tutto il resto non conta, scrive Annoni, perché la politica economica italiana viaggia sul “pilota automatico” delle decisioni europee. Una crisi del debito italiano? «E’ inconcepibile se l’Unione Europea entra in campo, come ampiamente dimostrato Borsanel 2012 con l’intervento di Draghi». Viceversa, una crisi del debito italiano è il prodotto dell’Unione Europea, «nella misura in cui impone la sua politica, l’austerity, a un governo riottoso», oppure se “produce” un riequilibrio dei suoi rapporti interni a danno di uno dei suoi membri. «L’unica vera variabile che interessa ai mercati – sottolinea Annoni – è se ci sia un governo che, minacciando lo status quo europeo, inneschi la reazione dell’establishment continentale contro l’Italia, o se lo status quo venga minacciato da un governo anti-euro». L’Europa, insiste l’analista, «è in grado di provocare o fermare una crisi italiana in qualunque momento, a prescindere dalla performance economica del nostro paese». Basta poco: per esempio, «imporre un rientro del debito in un contesto economico globale magari difficile». Oppure, «imporre alle banche italiane di liberarsi dei Btp o un qualsiasi altro innesco, dato che l’Italia non ha più sovranità monetaria e bancaria».

A far traballare il paese «basta, per esempio, cominciare a dichiarare ai quattro venti che l’Italia è un problema». Sarebbe sufficiente a far capire ai “mercati” l’aria che tira, e quindi «far partire una crisi del debito e poi “risolverla” con l’austerity dopo un bel bagno in Borsa». Oppure «basta dire che l’euro verrà difeso a ogni costo». Quello che è interessante, osserva Annoni, è che «nemico del “mercato” in quanto nemico dell’establishment europeo non è solo chi è contro l’euro, ma anche chi vuole riformare nella sostanza l’Europa, in questo minacciando gli attuali equilibri». Se un governo italiano “europeista” ma coraggioso attaccasse il surplus commerciale tedesco o l’austerity, rivendicasse più investimenti in infrastrutture o denunciasse la catastrofe sociale della disoccupazione greca, «anche in questo caso quello che accadrebbe nella sostanza sarebbe una minaccia per chi oggi controlla l’Europa e incassa i dividendi». E anche in questo caso, aggiunge Annoni, sarebbe Padoan, Draghi e Visco: il pilota automaticoovvio aspettarsi «una reazione per mantenere gli equilibri attuali», che hanno palesemente dei vincitori e dei perdenti, in quest’Europa teoricamente unita e in realtà mai così ferocemente divisa, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Qualsiasi accenno di contestazione alla gestione Ue costerebbe carissimo al nostro paese, in prima battuta: «La reazione dell’establishment europeo passerebbe, inizialmente, per i mercati finanziari contro l’Italia», sostiene Annoni. Ma il mercato finanziario – cioè il vero padrone di qualsuasi decisione importante – è convinto che dalle prossime elezioni italiane non uscirà niente che possa cambiare gli equilibri europei. «Speriamo che sbagli, perché non è un bene per l’Italia», conclude Annoni. «E su questo fronte ci dovrebbero essere sia i populisti anti-euro che gli europeisti che vogliono cambiare l’Europa dando all’Italia, nel processo, un ruolo diverso». Ma difficilmente sbaglia, il “mercato”, se resta così tranquillo di fronte alla scadenza elettorale italiana: probabilmente pensa di conoscere i suoi polli. Non è il referendum sulla Brexit, e nel Belpaese non c’è in giro nessuna Marine Le Pen. I volenterosi che vorrebbero “correggere” l’Unione Europea? Qualche nome, qua e là, ma nelle seconde file. Nulla che impensierisca i gestori della crisi nella quale viene fatta sprofondare l’Italia, dove – non a caso – l’astensionismo sembra apprestarsi a far registrare il suo record storico.

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Tag: anti-euro, astensionismo, austerity, ballottaggio, banche, Bce, Berlusconi, bond, Borsa, Brexit, Btp, catastrofe, centrodestra, coraggio, crisi, debito pubblico, denuncia, diktat, disoccupazione, dominio, economia, elezioni, Eliseo, élite, establishment, euro, Europa, europeismo, Eurozona, export, finanza, Francia, Germania, globalizzazione, Gran Bretagna, Grecia, Il Sussidiario, infrastrutture, investimenti, investitori, larghe intese, M5S, Marine Le Pen, Mario Draghi, Matteo Renzi, mercato, Milano, minaccia, moneta, movimento 5 stelle, oligarchia, padroni, Paolo Annoni, Pd, pilota automatico, politica, populismo, potere, poteri forti, presidenziali, referendum, riforme, rigore, seconda guerra mondiale, sociale, sottomissione, sovranità, Spagna, status quo, storia, surplus, titoli di Stato, Ue, Unione Europea

9 Commenti

  1. Roberto
    26 febbraio 2018 • 06:52

    I mercati vivono di scuse ed evidentemente ora, il nostro, dopo tutte le porcherie fatte in 10 anni un po’ e sazio e in po’ non ha troppi gruzzoli da fottere.

    Ma non solo, i mercati sono un.gioco redditizio per pochi e ogni tanto devono cambiar struttura se fottessero solo e sempre non attirerebbero capitali da fottere in futuro con una scusa.

    Che i governi non possono e non contano nulla ce lo hanno dimostrato bene nel 2011 facendo sloggiare Berlusconi e poi regalandoci poi tasse a volontà e anni di lavoro prima della pensione come fossero caramelle.

    Il sistema è FARLOCCO e MANIPOLATO in tutto e i governi o si allineano oppure sloggiano.

    Io la interpreto così da tempo poi ognuno la pensi come gli pare.
    A molti piace credere a babbo natale e la befana, perché disilluderli??? Lasciamoli credere che con il voto cambieranni qualcosa. Sognare non costa.

  2. Michael
    26 febbraio 2018 • 08:46

    Altro articolo “sospetto “. Articolo per “polli”.

  3. roberto
    26 febbraio 2018 • 11:23

    lo scrivo da più di 12 anni. Il sistema è finto, un format ingannevole perfettamente riuscito. La lotta politica un teatrino squallido. Maggioranza e opposizione sono le due facce della stessa medaglia. Dobbiamo cambiare noi, acquisire consapevolezza e coscienza.
    Saluti a tutti.

  4. Emmy
    26 febbraio 2018 • 13:24

    Tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine, i “mercati” non si illudano. Soprattutto, le cose sbagliate hanno una meritata fine, prima o poi… è solo una questione di tempo. Ogni governo autoritario o dittatura ha avuto la sua fine, perché è insopprimibile l’anelito per la libertà degli esseri umani.

    Saluti.

  5. Roberto
    26 febbraio 2018 • 16:16

    Se è per “autodistruggersi” siamo sulla buona strada direi…
    Sul distruggere quello che ci circonda siamo oltre…

  6. Monia De Moniax
    27 febbraio 2018 • 15:36

    Casa Pound ha detto una cavolata, cioè che avrebbe dato i suoi voti a Salvini. Se avessi voluto votare per Salvini che all’epoca stava sommamente sul “Gioiello” a Renzusconi ma poi s’era fidanzato col pharaon del sarcophagon, e l’avevo perciò stralciato, l’avrei fatto, noh? M5S anche questo estremamente inviso all’inciucion bombapharaon e quindi “votabile”, ha cambiato colore, da bandiera gialla a moderatissimo odioso scolastico bravo blu 7+. E poi…dopo le pecorine dell’antipatico scongiuntivato Gigi Di Pejo di così non c’è, s’è auto-liquidato definitivamente. Torno ale origini: metto la croce su tutti, voto tutti per non votare nessuno e rendere la scheda inutilizzabile. Il 3 marzo andrò a sbrigare il rinnovo della carta d’identità cartacea, non elettronica, con tre foto anziché una, abile all’ espatrio in Islanda, con il modulo già comprato, e con la dichiarazione che non voglio donare organi. Sono forse un OGM di Maiala Peppa Pig o di Pecora Dolly Io ? Si è morti quando il cuore si ferma, non quando si ferma il cervello. Se fosse giusta questa seconda teoria, Noi dovremmo essere “governati” in tutti i campi da essere morti e stramorti, defuntissimi, già cenere da qualche secolo. Isn’t it? Facciamo loro vedere che oltre l’Italiano, la Lingua più Bella dell’Universo, dopo le Armoniche, sappiamo anche i loro laido anglocazzone. Quel che l’umano tocca muore. L’unica battaglia individuale, forse un giorno collettiva, per neutralizzare questo seme del male coltivato nelle religioni, deviate e non, nel cannibalbalesimo degli altri Animali e nella competizione è la pratica e la propaganda nformativa, sacra in questo caso, dell’Ateismo, Veganesimo e rifiuto lao-tzuiano della competizione. E’ tutto.

  7. Michael
    26 febbraio 2018 • 08:48

    Chi ha occhi e cervello: legga bene il messaggio subliminale. Se le inventano tutte.

  8. Michael
    26 febbraio 2018 • 13:48

    è sempre stato cosi: possono far quel che vogliono…ma poi dall’animo umano “scatta un qualcosa” una “scintilla” e allora non c’è nulla da fare : crollano……….tutte le peggiori brutture dopo poco o molto tempo in un modo o in un altro sono cadute : sarà cosi anche stavolta…….poi dopo il dolore l’uomo rinsavisce …ed ricomincia a ricostruire (per poi ricominciare a deteriorarsi di nuovo). Ma il bene trionfa sempre : se non fosse stato cosi ci saremo già autodistrutti.

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