Italia in declino da 25 anni, privatizzati 170.000 miliardi
Scritto il 20/2/18 • nella Categoria:
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E’ opinione diffusa tra gli accoliti della sinistra italiana che i mali economici del Belpaese siano stati in larga misura acuiti e creati dai governi presieduti da Silvio Berlusconi. Mentre un’altra grossa fetta della popolazione è convinta che si debba viceversa far risalire le cause del declino alla pazza spesa pubblica della stagione dei governi del Pentapartito, quindi grosso modo in quel periodo storico che va dal 1980 alla nascita della cosiddetta e fantomatica Seconda Repubblica (1993). Quest’ultima tesi è quella che va per la maggiore negli ambienti dei liberali moderati che indistintamente possono essere collocati all’interno del centro-destra o del centro-sinistra. In questa piccola analisi ci occuperemo invece di quel periodo che va dalla fine degli anni ’80 fino alla fine dei ’90. Scopriremo come e perché le cause di tutti i nostri mali economici siano da attribuire alle politiche intraprese durante quegli anni. Anni che hanno visto il crollo del nostro Pil e del valore della lira contro il marco tedesco e dollaro Usa e il drammatico avvento delle privatizzazioni. L’Italia perderà terreno nei confronti della Francia (-21%), della Germania (-29,3%), della Gran Bretagna (-11,1%), del Giappone (-27,7%) e degli Stati Uniti (-25,8%). Per ricchezza prodotta il nostro paese raggiungerà il suo punto più elevato nel 1986 entrando a pieno titolo al quinto posto delle nazioni del G6 e scavalcando anche la Gran Bretagna per 47 miliardi delle vecchie lire.
L’Italia raggiunse un altro storico traguardo nel 1991 allorquando in piena Tangentopoli divenne la quinta potenza industriale del pianeta e sfiorando il quarto posto nella classifica delle nazioni più ricche. Fu l’ultimo capitolo di una stagione che vedeva la politica ancora con le redini per poter intervenire nei processi economici del paese. L’epitaffio più prestigioso prima che il pool di Mani Pulite facesse piazza pulita della classe dirigente e imprenditoriale con il chiaro intento di aprire la strada a potentati economici e finanziari di marca anglosassone. Si chiudeva la stagione dell’intervento pubblico e di tutti quei meccanismi partecipativi che permisero alla nostra economia di vivere i fasti del boom economico degli anni ’70 e del consolidamento degli ’80. Gran merito di questo successo va attribuito alle strutture, alle leggi e a quegli istituti (Iri su tutti) creati durante il fascismo che in un modo e nell’altro sopravvissero ancora nei decenni successivi al Ventennio. Nel 1987 l’Italia entra nello Sme (Sistema monetario europeo) e il Pil passa dai 617 miliardi di dollari dell’anno precedente ai 1.201 miliardi del 1991 (+94,6% contro il 64% della Francia, il 78,6% della Germania, l’87% della Gran Bretagna e il 34,5% degli Usa). Il saldo della bilancia commerciale è in attivo di 7 miliardi mentre la lira si rivaluta del +15,2% contro il dollaro e si svaluta del -8,6% contro il marco tedesco.
Tutto questo, come detto, ha un suo apice e un suo termine coincidente con la nascita della Seconda Repubblica. La fredda legge dei numeri ci dice difatti che dal 31 dicembre del 1991 al 31 dicembre del 1995, solo quattro anni, la lira si svaluterà del -29,8% contro il marco tedesco e del -32,2% contro il dollaro Usa. La difesa ad oltranza e insostenibile del cambio con la moneta teutonica e l’attacco finanziario speculativo condotto da George Soros costarono all’Italia la folle cifra di 91.000 miliardi di lire. In questi quattro anni il Pil crescerà soltanto del 5,4% e sarà il fanalino di coda della crescita all’interno del G6. In questi anni di governi tecnici la crescita italiana perderà terreno nei confronti della Francia (-21%,), della Germania (-29,3%), della Gran Bretagna (-11,1%), del Giappone (-27,7%) e degli Usa (-25,8%). Sono questi gli anni più tragici per l’economia italiana. Da allora la crescita, quando c’è stata, si è contabilizzata sulla base di cifre percentuali da prefisso telefonico. L’Italia perse in pochi mesi la classe politica del trentennio precedente che venne rimpiazzata nei posti strategici soprattutto da gente proveniente da noti istituzioni bancarie che seguirono – facendo addirittura meglio – alla lettera l’esempio thatcheriano.
Non è un caso che proprio la Gran Bretagna della Lady di ferro perse, nel periodo che va dal 1981 al 1986, il 29% di crescita nei confronti dell’Italia, il 4.9% nei confronti della Francia e il 5% nei confronti della Germania. La fredda legge dei numeri che una volta per tutte smentisce chi ancora oggi glorifica la svolta liberista intrapresa dalla Thatcher. Svolta liberista che a partire dai governi tecnici e di sinistra colpì pesantemente l’Italia. Tutte le riforme strutturali avviate in quegli anni portarono il nostro paese a perdere posizioni che mai più avrebbe riguadagnato. A seguire, tutte le privatizzazioni con relativo valore al momento della cessione in miliardi di lire dell’epoca: 1993 Italgel, Cirio-Bertolli-De Rica, Siv (2.753 miliardi); 1994 Comit, Imi, Ina, Sme, Nuovo Pignone, Acciai Speciali Terni (12.704 miliardi); 1995 Eni, Italtel, Ilva Laminati piani, Enichem, Augusta (13.462 miliardi); 1996 Dalmine Italimpianti, Nuova Tirrenia, Mac, Monte Fibre (18.000 miliardi); 1997 Telecom Italia, Banca di Roma, Seat, Aeroporti di Roma (40.000 miliardi); 1998 Bnl + altre tranche (25.000 miliardi); 1999 Enel, Autostrade, Medio Credito Centrale (47.100 miliardi); 2000 Dismissione Iri (19.000 miliardi).
Con la scusa di reperire capitali in vista della futura introduzione della moneta unica, il governo presieduto da Romano Prodi (17 maggio 1996 – 20 ottobre 1998) iniziò a spingere sull’acceleratore delle privatizzazioni e sulle cartolarizzazioni, ovvero la sistematica svendita del patrimonio di tutti gli italiani. Il governo Prodi non riuscì a completare la sua missione perché ad ottobre del 1998 cadde, ma con una mossa a sorpresa, evitando di fatto il ricorso alle urne, si diede l’incarico di creare una nuova maggioranza all’ex comunista Massimo D’Alema, che che proseguì la barbarie fin quando gli fu permesso (aprile del 2000) e conseguentemente proseguito dal governo “tecnico” Amato, quest’ultimo finito con la chiamata alle urne nel maggio del 2001. Questa fu la stagione legata alla più colossale svendita del patrimonio pubblico italiano. Furono incassati 178.019 miliardi di lire, pari a 91 miliardi di euro. “Meglio” della liberale Inghilterra della Thatcher. Milioni di posti di lavoro cancellati negli anni a venire che fecero perdere quella crescita che viceversa aveva contraddistinto i decenni precedenti.
Le privatizzazioni non sono mai cessate. Dopo il 2000 proseguirono e continuano ancor oggi a piè sospinto. Cambia solo la ragione per la quale i governi ci dicono che dobbiamo procedere obbligatoriamente per questa strada: l’abbattimento del debito pubblico. Vale a dire come far passare il fatidico cammello attraverso la cruna dell’ago. Ma le privatizzazioni non solo non sono servite a nessuna delle cause fin qui addotte, ma come detto prima, cancellano posti di lavoro abbassando l’occupazione reale nell’arco di qualche anno. Nessuna delle ex aziende pubbliche ristrutturate dai privati ha difatti provveduto ad assumere più dipendenti della vecchia gestione. Centinaia di migliaia di posti di lavoro persi in favore del precariato e di tutti quei contratti a termine che hanno tolto certezze e diritti. Un altro elemento che oggi favorisce questa continua barbarie ai danni del lavoro ci è data dall’immigrazione favorita e voluta dalla Ue, accompagnata dal solito finto e perfido buonismo, che ha la funzione di servire sempre alla stessa finalità: alzare la disoccupazione marginale per far accettare ai lavoratori salari e diritti calanti. L’Italia ha avuto nel suo passato degli ottimi spunti che ci hanno posto ai vertici delle nazioni più competitive, e questo malgrado le cassandre che enfatizzavano gli aspetti legati all’elevata corruzione, alla criminalità organizzata e all’ignavia tipica dei mediterranei.
Un paese che era vivo e presente, con il giusto slancio per affrontare qualsiasi sfida posta a livello internazionale. E questo era stato ampiamente compreso dai nostri diretti competitor, Germania, Gran Bretagna e Francia in testa che hanno fatto di tutto per smantellarci pezzo dopo pezzo. Nel 1997 il Pil italiano ha ancora una brutta caduta e passa dai 1.266 miliardi dell’anno precedente ai 1.199 miliardi. Recupera qualcosa nel ’98 (1.225 miliardi) per poi scendere ancora a 1.208 miliardi di dollari nel 1999. L’intero periodo segna una decrescita complessiva del -4,6%. L’11 dicembre del 2001, dopo 15 anni di negoziati, la Cina entrava a far parte del Wto (World Trade Organization), l’organizzazione mondiale del commercio. Da allora tutto è cambiato. Le economie anglosassoni, grazie alla deregolamentazione dei mercati voluta da Bill Clinton e Tony Blair, si sono votate esclusivamente sul finanziario. Si è creata di fatto una asimmetria tra rendita finanziaria e profitto capitalistico che ha favorito la Cina, che con i presupposti della concorrenza sleale ha sparigliato tutti, soprattutto nel campo manifatturiero, da sempre fiore all’occhiello dell’Italia. Chi non ha retto questi primi tragici anni del terzo millennio o ha chiuso i battenti o ha delocalizzato la produzione proprio nel paese del Dragone. Dal 2001 in poi i protagonisti dell’economia mondiale saranno altri. L’Italia esce mestamente dal G6 accompagnata verso un ruolo di marginalità politico-economica sempre maggiore.
(Giuseppe Maneggio, “Il declino nazionale? Tutto è cominciato negli anni ‘90”, da “Il Primato Nazionale” del 18 marzo 2015).
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Intanto stiamo quasi TUTTI più male oggi di trent’anni fa. I figli e i nipoti di quelli che c’hanno venduto il culo stanno peggio e staranno sempre peggio anche loro per mille motivi.
Ma sopra tutti uno di motivo. Se viviamo TUTTI in un spazio circoscritto e limitato come lo è la terra, prima o poi i problemi si trasmettono e propagano a TUTTI.
Così il disagio sociale come anche l’inquinamento e l’appiattimento e la cancellazione di specie animali e vegetali.
ALLA FINE IL CONTO LO PAGHIAMO TUTTI E LO PAGHERANNO TUTTI.
Tutti gli sbagli commessi coinvolgeranno tutte le classi sociali presto o tardi.
Come dire che pur non credendo in un Dio credo in una forma di giustizia contro cui nessuno al mondo può opporsi.
Attenzione, sembra ci vogliano tempi lunghi ma non è vero.
Noi siamo solo una scoreggia se rapportati ai tempi della natura. Miliardi di anni di evoluzione contro poche centinaia di auto-distruzuone. La natura si ri-genera sicuro una volta scomparsi noi.
Capire che non contiamo un cazzo sarebbe già un passo avanti per alcuni che si credono DIO.
Chi non capisce che noi non siamo un cazzo come specie e non contiamo più di altre è un babbeo illuso secondo me.
Chi non capisce che i nostri sbagli alla fine si ripercuotono su tutti noi è un povero stupido.
Ve lo immaginate anche “solo” vivere in un mondo senza ciò che di bello offre la natura???
Bene, avanti di questo passo sarà quel mondo grigio e tetro a cui alludo che toccherà a chi ci sarà.
Le bellezze della natura che ho visto nei viaggi e nelle scampagnate che ho fatto le vedranno solo più in foto o in qualche allevamento forzato.
Non li invidio davvero se non ci sarà un completo cambio strutturale nei comportamenti e nel SISTEMA IMPOSTO dagli interessi di pochi.
Tutto ciò che è velocità, efficienza e standardizzazione produttiva e dei consumi porterà al baratro.
Vogliono convincerci che stiamo procedendo verso il meglio e invece stiamo procedendo a passo sempre più veloce verso il punto di non ritorno.
Lo stesso massimizzare i profitti efficentando al massimo le produzioni corrisponde ad auto-distruggerci.
Per far capire cosa intendo.
Possono fare imbarcazioni sempre più tecnologiche per pescare sempre più pesce, ma il giorno che non ci sarà più pesce (come già sta avvenendo) le potranno esporre in un museo dedicato all’imbecillità umana.
Sono pienamente convinto che le persone più dannose sono quelle che si credono più potenti o intelligenti.
E sono le più dannose perché noi le lasciamo decidere per noi come se lo fossero.
1 POST
Spunti Controinformativi
“Cosa dice veramente la Costituzione sull’economia? Lo ha capito solo CasaPound”, Avv. Marco Mori.
http://www.ilprimatonazionale.it/economia/programma-casapound-applicare-costituzione-79981/
1PS “Chiunque tenterà di ricostruire lo Stato, dall’economia all’istruzione, dalla sicurezza interna alla proiezione verso l’esterno, sarà automaticamente tacciato di “fascismo” da chi lavora per la dissoluzione del Paese. Amen.” tweet del 18/2/2018 di Federico Dezzani.
Ma che strane coincidenze……!!!
2PS continua nel prossimo post!
2 POST.
Spunti Controinformativi.
“ll tramonto della democrazia. Analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”, Avv. Marco Mori.
https://www.ibs.it/tramonto-della-democrazia-analisi-giuridica-libro-marco-mori/e/9788897461678
Una lettura che è un Must Assoluto per chi vuole davvero capire!!
Saluti.
Fabrice
Quei 5 volti in fotografia appartengono a criminali ancora viventi. Bisognerebbe cogliere l’occasione per processarli per direttissima, prima che il buon Dio li sottragga alle loro responsabilità.
Quanto sono i lettori di libreidee?
Vedo solo gli stessi commentatori (una decina?), orbene, mi sembra di aver capito che ognuno dei quali ha idee abbastanza consolidate anche se in alcuni casi divergenti. Quindi mi domando, libreidee, posta sempre articoli con le medesime tematiche, ma senza una platea ampia a cosa serve?
Cari lettori, potete postare un semplice commento del tipo “io ci sono” solo per sapere quanti siamo e se i commenti di quelli più assidui (socrate con i suoi link o &&&, dove sei finito? con le sue dinamiche) sono utili.
Altrimemti, beh, meglio andare oltre e pensare a se stessi.
Saluti
Sergio
@Sergio
1) Questo come altri è un Blog di controinformazione, solo che a differenza di altri Blog di controinformazine molto più commentati, Libreidee riporta articoli di autori differenti e su tematiche varie ( massoneria, geopolitica, sociologia, politica, economia, futurologia, ecc ) mentre i Blog di controinformazione più commentati sono molto più focalizzati nel senso che sono tenuti da una sola persona e si focalizzano su una sola tematica o al massimo su tre tematiche predominanti!!
2) Comunque, che mi risulta, Libreidee è collegato ad altri Blog di controinformazione, ad esempio la Dottoressa Barbara Tampieri lo elenca come N 3 fra gli altri Blog di controinfromazione da lei indicati:
blogdilameduck blogspot.it
3) Invece, un Blog di controinformazione che meriterebbe molti più commenti perchè più focalizzato sulle tematiche e i cui articoli sono davvero di qualità è il seguente:
http://vocidallestero.it/
Io tempo fa ci commentai per qualche mese, poi fui bannato per una sciocchezza, circa due mesi fa ci tornai a commentare ma sono durato pochissimo, mi fecero un rimprovero davvero pusillanime e li ho mandati al diavolo per sempre, ciò non toglie però che i loro contenuti sono davvero di qualità e tengono un focus sulle tematiche, insomma, non spaziano troppo come qui su Libreidee, te lo consiglio vivamente se vuoi leggere cose davvero interessanti, ma se vuoi anche confrontarti con altri commentatori e allora troverai la un deserto ancora maggiore!!
4) Stringendo il succo, la gente si affeziona a un solo leader di pensiero e quindi poi commenta, se sono troppi non ha il tempo e il gusto di affezionarsi e quindi poi non commenta!!
That’s it!!
Ciao!
Fabrice
3 POST
TEST PER STABILIRE ESSENZA DEL TUO ORIENTAMENTO POLITICO PER ELEZIONI POLITICHE 2018.
Se ne avete voglia, fatevi questo test di trenta domande ( semplici ) per stabilire l’essenza del vostro orientamento politico:
https://www.navigatoreelettorale.it/it
Buon test e saluti a tutti!!
Fabrice.
1PS off topic ma segnalazione dovuta!!
2PS ovviamente non è rivolto in alcun modo ai fans dell’astensionismo!!
Sergio, io sono uno dei “soliti” e scrivo con il mio vero nome e me ne frego assai se siamo tanti o pochi… dove c’è ressa non mi piace stare.
@roberto
Si lo so, Roberto, sei un commentatore frequente. Molto spesso non condivido le tue idee ed è per questo che libreidee è interessante. Onestamente un blog dove ci sono sempre le stesse tematiche e sempre gli stessi commentatori con i medesimi commenti è poco costruttivo.
Vorrei sentire più gente cosa pensa, come intende agire, quali sono le loro esperienze.
Questo blog rischia di essere un posto per autocelebrarsi.
Tuto qui. Quindi gente non abbiate timore esprimetevi.
Ciao
Sergio
Non so come funziona questo blog, Sergio, su dieci commenti me ne passa si o no 1 e questo da quando è sorto, addirittura ci sono giorni e giorni che non me ne accetta uno, molti si sono stancati e sono spariti.
Io insisto solo perché sono stato banato pressoché da tutti e dove c’è la moderazione non partecipo dal momento che sono certo di essere “adulto”.
Tanto le dovevo.
A me nn li accetta solo quando mi dimentico di spostare il cursore in fondo a dx…altrimenti nn me ne ha mai rifiutato uno di commento. Purtroppo per voi.
Quando si dice il c..o!!
Dovrebbero vietare msg troppo lunghi…
Se lavoro ho meno tempo di leggerli.
:-;
I divieti non li ho mai condivisi, sono gl’internauti che dovrebbero moderarsi.