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Magaldi: cari Di Maio e Salvini, tocca a voi sfidare Bruxelles

Scritto il 27/3/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

Mettete Keynes nei vostri cannoni (politici), e avrete «posti di lavoro, pace sociale e una vastissima platea di consumatori». Si chiama “piena occupazione”: vale più del reddito di cittadinanza o della Flat Tax. Primo passo: inserire il diritto al lavoro nella Costituzione. Obiettivo: non lasciare più a casa nessuno. Un appunto, che Gioele Magaldi segnala ai vincitori del 4 marzo. A proposito: ma perché Salvini e Di Maio non ci dovrebbero provare, a formare un governo? «Se la giochino fino in fondo, la partita: hanno vinto loro. Lo stesso Berlusconi è del tutto propenso a far parte del gioco: non ha mai detto di volersene stare sull’Aventino, come invece il suo amico (e falso nemico) Renzi». Semmai è il Movimento 5 Stelle che ha un po’ paura di lasciarsi contaminare da quello che Beppe Grillo chiamava “lo psiconano”, ma lo stesso Grillo ora ha iniziato a elogiare Salvini. «E’ un incontro politico legittimo e auspicabile, quello tra Lega e 5 Stelle, insieme a chiunque altro ci stia – purché serva a prendere decisioni concrete e urgenti». Per Magaldi, ai microfoni di “Colors Radio”, siamo davanti a un bivio: «Più che i nomi del premier e dei ministri, bisognerà osservare molto bene il programma operativo, gli atti concreti del futuro governo. Bisogna dimostrare subito, al popolo sovrano, che si ha intenzione di cambiare qualcosa».
Di Maio e Salvini potrebbero imboccare «una strada coraggiosa, coerente con quello che gli elettori hanno loro chiesto». Ovvero: «Tener ferme certe posizioni rispetto ai gestori di questa Unione Europea e di questa Eurozona». Attenzione: sarebbe davvero un’impresa «titanica, eroica», contro la quale infatti «si stanno già muovendo molte forze per sterilizzare qualunque istanza innovativa». Se Lega e 5 Stelle terranno duro, dice Magaldi, il Movimento Roosevelt (da lui presieduto, con accanto un economista come Nino Galloni) è pronto a fornire supporto, in termini di risorse, idee e know-how. Il punto centrale, ovviamente, è proprio «la volontà politica di inaugurare un nuovo corso». Si può sperare che accada davvero qualcosa di buono? Magaldi “promuove” a pieni voti l’economista Alberto Bagnai, candidato dalla Lega: «Credo sia una delle persone migliori elette in questo Parlamento. E’ vero, aveva profetizzato il crollo dell’Eurozona (che non è crollata), forse mancandogli una completa visione delle forze politiche e metapolitiche, palesi e occulte, che fanno in modo che l’Eurozona perduri, al di là del fallimento economico ben evidenziato da Bagnai». In ogni caso, il professore «è un eccellente post-keynesiano: ha una visione lucida, sa bene in cosa va criticata l’Eurozona e sa demistificare i dogmatismi che hanno puntellato il paradigma neoliberista nella versione europeista, quindi sarebbe senz’altro un eccellente ministro».
Magaldi propone un approccio laico e pragmatico, per non sprecare l’esito delle urne e le grandi aspettative espresse dagli elettori. Uno sguardo disincantato, a cominciare dalle nuove presidenze di Camera e Senato. «Un affronto a Berlusconi, la nuova presidenza del Senato? Errore: la Casellati era stata individuata da tempo, ben prima che scoppiasse la pantomima dello scontro con Salvini», rivela Magaldi. «Come al solito, nel “back office” si decidono cose che poi vengono rappresentate in termini teatrali, a beneficio dell’opinione pubblica. L’elezione della Casellati non crea la minima difficoltà a Berlusconi, che ha invece iniziato a mettere “a riposo” alcuni personaggi ormai inadeguati». Elisabetta Casellati è una berlusconiana di ferro, «probabimente anche più gestibile di Paolo Romani». Tutt’altro che sconfitto, il Cavaliere: «Da tempo Forza Italia vuole ringiovanire i testimonial e puntare sulle donne». Le dichiarazioni a caldo contro Salvini? «Solo teatro». La neoeletta, in realtà, era la vera candidata fin dall’inizio. «Credo che gestirà il Senato senza infamia né lode. Del resto il suo predecessore è stato Grasso: non è che queste cariche trasformino i ronzini in purosangue. Semmai – insiste Magaldi – in questo asse tra 5 Stelle e Lega che ha portato all’elezione di Casellati e Fico c’è una chance: declinare un paradigma diverso, nel rapporto con l’Europa e l’economia, riguardo al benessere di milioni di italiani. Vedremo».
Certo, «Berlusconi gioca su più tavoli, come al solito». E nel teatrino inscenato dopo la bocciatura di Romani, ampiamente prevista, è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto, nel giro di 24 ore. Il Cavaliere «non vuole il “partito unico” del centrodestra, che ormai sarebbe egemonizzato dalla Lega, e adesso giura di fidarsi di Salvini, a cui lascia semmai l’onere del tradimento dell’alleanza». Ma non è neppure quello, il problema: il vero scoglio, per Magaldi, è la disponibilità del Movimento 5 Stelle a convivere con un Berlusconi ancora abbastanza “visibile”, nell’eventuale intesa governativa con il centrodestra. Quanto ai grandi vecchi, l’ultimo passaggio parlamentare ha regalato l’ennesimo minuto di gloria mediatica all’ineffabile Napolitano. «Ha avuto la responsabilità degli ultimi (pessimi) governi italiani, e l’ha scaricata sugli altri – come se lui fosse stato nell’Empireo – ergendosi come al solito ad accusatore che punta il dito, con atteggiamento ierocratico. Ineffabilità e, come al solito, indisponibilità all’autocritica, pur con l’amarezza di aver sbagliato anche lui le previsioni sull’esito delle sue manovre degli anni scorsi».
Napolitano? «Un avversario, di cui non condivido nulla», dice Magaldi. «Gli riconosco una grande capacità di durata: è un uomo che ha vissuto sempre per il potere, che ha cambiato mille volte ideologia apparendo sempre granitico nel sostenere le idee che, di volta in volta, cambiava». Gli si può augurare lunga vita, «se non altro per meditare sui suoi tanti errori, sulla sua incorenza e sulle conseguenze così negative, per l’Italia, che il suo operato ha prodotto». Desta comunque ammirazione, aggiunge Magaldi, la sua capacità di stare in scena: «E’ un altro grande teatrante, al pari di Berlusconi. Dietro il teatro, però, c’è una sostanza spregiudicata e indifferente al copione – purché, appunto, ci sia la scena». L’ultima partita persa da Napolitano probabimente si chiama Matteo Renzi: è il vero, grande perdente del 4 marzo. «Si è sconfitto da solo, in modo stolto, con una vocazione al “cupio dissolvi” sin dai tempi del referendum costituzionale: la sua strampalata coerenza non aveva contenuti tali da passare alla storia. E anche dopo – aggiunge Magaldi – ha continuato a insistere su una narrazione astratta, non realistica, del tipo “va tutto bene, madama la marchesa”. E’ stato vittima di se stesso: convinto di aver ben governato, pensava che il popolo italiano avrebbe dovuto riconoscerlo».
Certo, i 5 Stelle e la Lega hanno saputo senz’altro convincere un elettorato mobile, che prima aveva creduto nella narrativa renziana. Uno tsunami da cui lo stesso Berlusconi esce fortemente ridimensionato, come “capostipite” dell’infelice Seconda Repubblica, il cui ultimo epigono è stato proprio Renzi. «Con la differenza che Berlusconi ha sette vite (come i gatti) e quindi potrà ancora recitare un ruolo, mentre Renzi subirà un’inevitabile resa dei conti nel Pd». E anche adesso, invece di fare autocritica ammettendo i propri errori, «si propone dinnanzi a tutti come una sorta di bambino malmostoso che si porta via il pallone perché gli hanno segnato troppi goal». Oggi il Pd è fuori gioco «per colpa di Renzi, accecato dalla sventura che lui stesso ha prodotto per insipienza e arroganza». Per dire: poteva giocare di sponda, fin dall’inizio, coi 5 Stelle. E invece manca un leader, nel Pd sequestrato da Renzi, che si è circondato di mezze calzette: «Renzi ha eliminato dei catafalchi, ed è stato il suo unico merito: i “rottamati” erano anche peggio di lui, pur avendo almeno una fisionomia politica». Non resta che il deserto, per ora: «Nessuno in vista, a quanto pare, che sia capace di ergersi sugli altri e tentare una rotta diversa».
Un naufragio, quello del centrosinistra, che coinvolge anche i sindacati: «Anacronistica la battaglia sull’articolo 18, che tutela solo chi già lavora». La sfida, oggi, sta nel creare lavoro per chi non ce l’ha: e lo si può fare, insiste Magaldi, costituzionalizzando il diritto al lavoro. «In un mondo che non ha mai prodotto tanta ricchezza come oggi, e che però la gestisce malissimo (mai come oggi è grande il divario tra i pochi ricchi e i moltissimi cittadini in difficoltà economiche) si può tranquillamente rendere costituzionale il diritto al lavoro». Il reddito di cittadinanza? «Una misura che in Italia che si può adottare». Ma il cittadino italiano, aggiunge Magaldi, «deve nascere con il diritto a poter lavorare in base alle proprie capacità». Come? «Bisogna istituire un’alta autorità per la piena occupazione, che in base alla formazione e al talento dirotti i futuri lavoratori in ambito pubblico o privato: nessuno può essere lasciato senza un lavoro». Magaldi ci crede: «Sarebbe una misura rivoluzionaria e al tempo stesso social-liberale, coerente con l’economia di mercato, capace di assicurare prosperità al sistema nel suo complesso». Ottimismo: «Prima o poi vinceremo», scommette Magaldi, che pensa al nuovo partito democratico-progressista, il Pdp, da mettere in campo per fare forza al “cambio di paradigma” a cui già il prossimo governo potrebbe inziare a dare corso, se Di Maio e Salvini avranno il coraggio di non piegarsi agli oligarchi dell’Unione Europea.

Mettete Keynes nei vostri cannoni (politici), e avrete «posti di lavoro, pace sociale e una vastissima platea di consumatori». Si chiama “piena occupazione”: vale più del reddito di cittadinanza o della Flat Tax. Primo passo: inserire il diritto al lavoro nella Costituzione. Obiettivo: non lasciare più a casa nessuno. Un appunto, che Gioele Magaldi segnala ai vincitori del 4 marzo. A proposito: ma perché Salvini e Di Maio non ci dovrebbero provare, a formare un governo? «Se la giochino fino in fondo, la partita: hanno vinto loro. Lo stesso Berlusconi è del tutto propenso a far parte del gioco: non ha mai detto di volersene stare sull’Aventino, come invece il suo amico (e falso nemico) Renzi». Semmai è il Movimento 5 Stelle che ha un po’ paura di lasciarsi contaminare da quello che Beppe Grillo chiamava “lo psiconano”, ma lo stesso Grillo ora ha iniziato a elogiare Salvini. «E’ un incontro politico legittimo e auspicabile, quello tra Lega e 5 Stelle, insieme a chiunque altro ci stia – purché serva a prendere decisioni concrete e urgenti». Per Magaldi, ai microfoni di “Colors Radio”, siamo davanti a un bivio: «Più che i nomi del premier e dei ministri, bisognerà osservare molto bene il programma operativo, gli atti concreti del futuro governo. Bisogna dimostrare subito, al popolo sovrano, che si ha intenzione di cambiare qualcosa».

Di Maio e Salvini potrebbero imboccare «una strada coraggiosa, coerente con quello che gli elettori hanno loro chiesto». Ovvero: «Tener ferme certe posizioni rispetto ai gestori di questa Unione Europea e di questa Eurozona». Attenzione: sarebbe Gioele Magaldidavvero un’impresa «titanica, eroica», contro la quale infatti «si stanno già muovendo molte forze per sterilizzare qualunque istanza innovativa». Se Lega e 5 Stelle terranno duro, dice Magaldi, il Movimento Roosevelt (da lui presieduto, con accanto un economista come Nino Galloni) è pronto a fornire supporto, in termini di risorse, idee e know-how. Il punto centrale, ovviamente, è proprio «la volontà politica di inaugurare un nuovo corso». Si può sperare che accada davvero qualcosa di buono? Magaldi “promuove” a pieni voti l’economista Alberto Bagnai, candidato dalla Lega: «Credo sia una delle persone migliori elette in questo Parlamento. E’ vero, aveva profetizzato il crollo dell’Eurozona (che non è crollata), forse mancandogli una completa visione delle forze politiche e metapolitiche, palesi e occulte, che fanno in modo che l’Eurozona perduri, al di là del fallimento economico ben evidenziato da Bagnai». In ogni caso, il professore «è un eccellente post-keynesiano: ha una visione lucida, sa bene in cosa va criticata l’Eurozona e sa demistificare i dogmatismi che hanno puntellato il paradigma neoliberista nella versione europeista, quindi sarebbe senz’altro un eccellente ministro».

Magaldi propone un approccio laico e pragmatico, per non sprecare l’esito delle urne e le grandi aspettative espresse dagli elettori. Uno sguardo disincantato, a cominciare dalle nuove presidenze di Camera e Senato. «Un affronto a Berlusconi, la nuova presidenza del Senato? Errore: la Casellati era stata prescelta da tempo, ben prima che scoppiasse la pantomima dello scontro con Salvini», rivela Magaldi. «Come al solito, nel “back office” si decidono cose che poi vengono rappresentate in termini teatrali, a beneficio dell’opinione pubblica. L’elezione della Casellati non crea la minima difficoltà a Berlusconi, che ha invece iniziato a mettere “a riposo” alcuni personaggi ormai inadeguati». Elisabetta Casellati è una berlusconiana di ferro, «probabilmente anche più gestibile di Paolo Romani». Tutt’altro che sconfitto, il Cavaliere: «Da tempo Forza Italia vuole ringiovanire i testimonial e puntare sulle donne». Le dichiarazioni a caldo contro Salvini? «Solo teatro». La neoeletta, in realtà, era la vera candidata fin dall’inizio. «Credo che gestirà il Senato senza infamia né lode. Del resto il suo predecessore è stato Grasso: non è che queste cariche trasformino i ronzini in purosangue. Semmai – insiste Magaldi – in questo asse tra 5 Salvini e BerlusconiStelle e Lega che ha portato all’elezione di Casellati e Fico c’è una chance: declinare un paradigma diverso, nel rapporto con l’Europa e l’economia, riguardo al benessere di milioni di italiani. Vedremo».

Certo, «Berlusconi gioca su più tavoli, come al solito». E nel teatrino inscenato dopo la bocciatura di Romani, ampiamente prevista, è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto, nel giro di 24 ore. Il Cavaliere «non vuole il “partito unico” del centrodestra, che ormai sarebbe egemonizzato dalla Lega, e adesso giura di fidarsi di Salvini, a cui lascia semmai l’onere del tradimento dell’alleanza». Ma non è neppure quello, il problema: il vero scoglio, per Magaldi, è la disponibilità del Movimento 5 Stelle a convivere con un Berlusconi ancora abbastanza “visibile”, nell’eventuale intesa governativa con il centrodestra. Quanto ai grandi vecchi, l’ultimo passaggio parlamentare ha regalato l’ennesimo minuto di gloria mediatica all’ineffabile Napolitano. «Ha avuto la responsabilità degli ultimi (pessimi) governi italiani, e l’ha scaricata sugli altri – come se lui fosse stato nell’Empireo – ergendosi come al solito ad accusatore che punta il dito, con atteggiamento ierocratico. Ineffabilità e, come al solito, indisponibilità all’autocritica, pur con l’amarezza di aver sbagliato anche lui le previsioni sull’esito delle sue manovre degli anni scorsi».

Napolitano? «Un avversario, di cui non condivido nulla», dice Magaldi. «Gli riconosco una grande capacità di durata: è un uomo che ha vissuto sempre per il potere, che ha cambiato mille volte ideologia apparendo sempre granitico nel sostenere le idee che, di volta in volta, cambiava». Gli si può augurare lunga vita, «se non altro per meditare sui suoi tanti errori, sulla sua incoerenza e sulle conseguenze così negative, per l’Italia, che il suo operato ha prodotto». Desta comunque ammirazione, aggiunge Magaldi, la sua capacità di stare in scena: «E’ un altro grande teatrante, al pari di Berlusconi. Dietro il teatro, però, c’è una sostanza spregiudicata e indifferente al copione – purché, appunto, ci sia la scena». L’ultima partita persa da Napolitano probabilmente si chiama Matteo Renzi: è il vero, grande perdente del 4 marzo. «Si è sconfitto da solo, in modo stolto, con una vocazione al “cupio dissolvi” sin dai tempi del referendum costituzionale: la sua strampalata coerenza non Napolitanoaveva contenuti tali da passare alla storia. E anche dopo – aggiunge Magaldi – ha continuato a insistere su una narrazione astratta, non realistica, del tipo “va tutto bene, madama la marchesa”. E’ stato vittima di se stesso: convinto di aver ben governato, pensava che il popolo italiano avrebbe dovuto riconoscerglielo».

Certo, i 5 Stelle e la Lega hanno saputo senz’altro convincere un elettorato mobile, che prima aveva creduto nella narrativa renziana. Uno tsunami da cui lo stesso Berlusconi esce fortemente ridimensionato, come “capostipite” dell’infelice Seconda Repubblica, il cui ultimo epigono è stato proprio Renzi. «Con la differenza che Berlusconi ha sette vite (come i gatti) e quindi potrà ancora recitare un ruolo, mentre Renzi subirà un’inevitabile resa dei conti nel Pd». E anche adesso, invece di fare autocritica ammettendo i propri errori, «si propone dinnanzi a tutti come una sorta di bambino malmostoso che si porta via il pallone perché gli hanno segnato troppi goal». Oggi il Pd è fuori gioco «per colpa di Renzi, accecato dalla sventura che lui stesso ha prodotto per insipienza e arroganza». Per dire: poteva giocare di sponda, fin dall’inizio, coi 5 Stelle. E invece manca un leader, nel Pd sequestrato da Renzi, che si è circondato di mezze calzette: «Renzi ha eliminato dei catafalchi, ed è Renzistato il suo unico merito: i “rottamati” erano anche peggio di lui, pur avendo almeno una fisionomia politica». Non resta che il deserto, per ora: «Nessuno in vista, a quanto pare, che sia capace di ergersi sugli altri e tentare una rotta diversa».

Un naufragio, quello del centrosinistra, che coinvolge anche i sindacati: «Anacronistica la battaglia sull’articolo 18, che tutela solo chi già lavora». La sfida, oggi, sta nel creare lavoro per chi non ce l’ha: e lo si può fare, insiste Magaldi, costituzionalizzando il diritto al lavoro. «In un mondo che non ha mai prodotto tanta ricchezza come oggi, e che però la gestisce malissimo (mai come oggi è grande il divario tra i pochi ricchi e i moltissimi cittadini in difficoltà economiche) si può tranquillamente rendere costituzionale il diritto al lavoro». Il reddito di cittadinanza? «Una misura che in Italia si può adottare». Ma il cittadino italiano, aggiunge Magaldi, «deve nascere con il diritto a poter lavorare in base alle proprie capacità». Come? «Bisogna istituire un’alta autorità per la piena occupazione, che in base alla formazione e al talento dirotti i futuri lavoratori in ambito pubblico o privato: nessuno può essere lasciato senza un lavoro». Magaldi ci crede: «Sarebbe una misura rivoluzionaria e al tempo stesso social-liberale, coerente con l’economia di mercato, capace di assicurare prosperità al sistema nel suo complesso». Ottimismo: «Prima o poi vinceremo», scommette Magaldi, che pensa al nuovo partito democratico-progressista, il Pdp, da mettere in campo per dare forza al “cambio di paradigma” che già il prossimo governo potrebbe inaugurare, se Di Maio e Salvini avranno il coraggio di non piegarsi agli oligarchi dell’Unione Europea.

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10 Commenti

  1. &&&
    27 marzo 2018 • 07:24

    Ottimo articolo. Buona analisi.

    Se si alleeranno come dovrebbe essere visto che sono le due formazioni vincenti …poi sarà la prova dei fatti a dimostrare cosa sono realmente in positivo o negativo. E “operando” che si vedrà cosa son realmente entrambi come forza vincente espressione del volere popolare…e si vedrà chiaro chiaro cosa poi nell’operare insieme nel concreto… siano le due forze (che son nettamente differenti come impostazione al netto di alcune cose in comune ) prese separatamente. Ora si vedrà veramente cosa sono . La prova regina: se si metteranno a muso duro contro l’establishement Ue/euro………

    se non lo faranno costi quel che costi (anche una situazione conflittuale grave con l’UE) ..saranno i neo Tsipras versione italica . Se si opporranno (insisto : costi quel che costi…perché l’UE cercherà di reagire disintegrandoci con la solita “guerra finanziaria ” distruggi stati e con ricatti impossibili da sopportare…da ricordarsi le difficoltà della Brexit e l’Inghilterra è quello che è (e noi non siamo un cazzo…per intenderci ) ed aveva il vantaggio di aver la propria moneta (che vuol dire tutto , perché non sei ricattabile ). Invece nel nostro caso il “rubinetto ” monetario (cioè il coltello dalla parte del manico )..ce lo hanno “loro” i cani di Bruxelles . Ricordiamoci che quando Tsipras in Grecia ha provato a ribellarsi (perché il tentativo ce stato …) la BCE gli ha chiuso il rubinetto…

    Se faranno l’alleanza si vedrà se “hanno” palle e tra le due formazioni politiche eventualmente chi ha palle e chi no …chi era sincero e chi no…o se saranno entrambi quaraqua qua oppure no…o se veramente saranno degli eroi ..per la liberazione. Vedremo.

    Se dallo scontro (se ci dovesse essere ) dovessero uscir perdenti …con il commissariamento dell’Italia …auguro con tutto il cuore che il primo provvedimento del MES /FMI sia quello di dimezzare le pensioni agli ignavi del non voto (si quelli là…gli inutili ). Ciao

    con tutto il rispetto a tutte le persone di questo blog (ovviamente ). Ma va detto………

  2. Gio rgio
    27 marzo 2018 • 08:00

    L’eccidio di Moro e della sua scorta è avvenuto per molto meno rispetto agli intendimenti di Teo e Gigino.

    Libreidee a quando il rinnovamento delle idee? Quelle di Magaldi ormai sono ammuffite.

    Se alle europee il Bomba aveva racimolato il 40%e i 5stallatici il 25% adesso il primo il 18% ed i secondi il 32 dove è finito il 15% che manca? 40+25 = 65 europee adesso 18+32 = 50 quindi dov’è il 15% mancante?

  3. Sergio
    27 marzo 2018 • 09:21

    Bravo Magaldi.
    Non reddito di cittadinanza ma piena occupazione come primo obiettivo dello Stato, vedremo quindi la ripresa del PIL grazie all incremento dei consumi interni. le persone hanno fame e se hanno i soldi (con il lavoro) spendono, e se aumenta la domanda automaticamente l offerta deve essere adeguata (+imprese).

    No flat tax ma una riorganizzazione della tassazione e sgravi fiscali evidenziando il calo totale, basterebbe un meno 10% per far felici.

    Più Italia e meno (meglio niente) che Europa.

    Ovvio che tali azioni sono di lunga attuazione e pagano politicamente meno di quelle “roboanti” da perenne campagna elettorale. Una efficace e continua comunicazione sui risultati raggiunti e trend di raggiungimento degli obiettivi incredibilmente potrebbe essere più ri-pagante anche a livello politico ed elettorale.

    Va bene un bell incarto ma è la qualità del prodotto che fa tornare il cliente.

    Adesso vedremo se qualcosa cambierà veramente, sono in fibrillazione.

    Sergio

  4. marcocolli
    27 marzo 2018 • 17:25

    @ &&&

    Concordo pienamente MA, per fare la guerra o per temere che si possa senz’altro scatenare, bisogna prepararsi prima e non trovarsi come gli alpini in Russia, con le scarpe di cartone.
    La strategia e’ fondamentale; staremo a vedere……
    Buona vita.

  5. roberto
    27 marzo 2018 • 22:44

    di Napolitano ricordo il suo entusiastico sostegno a Hitler e, da presidente, i suoi tradimenti della Costituzione.

  6. Monia De Moniax
    29 marzo 2018 • 19:01

    La penso esattamente come Magaldi questa volta. Il 4 marzo non abbiamo avuto la forza che avemmo il 4 dicembre 2016, quando con un vigore del 73% mi pare, Noi del NOOO al “malmostoso” bimbominkia abbiamo rifatto l’unità d’Italia, senza distinzione di sinistri o di maldestri. Se i due “vincitori” M5S col 32% da solo e lega salvini col 17% in un coktail di 4 elementi [secondo me il pd col 18% s’è incamerato i voti dei NON italiani all’estero, da sempre cesto con mele non propriamente integre] hanno il coraggio di mettersi insieme per collaborare seriamente in un governo a favore degli Elettori Popolo Sovrano Italiano, un qualche risultato lo otterremmo, se non altro avremmo fatto la nostra volontà. E’ il Popolo Sovrano che deve condurre il governo, proprio come l’avveduto proprietario conduce la sua “ditta”, frutto del suo lavoro competente ed onesto. Come diceva il comico Giobbe Covatta: basta poco, che ce vo’?

  7. Sandro
    27 marzo 2018 • 11:04

    c’è l’Italia che cade a pezzi per assenza di manutenzione: tutti gli edifici pubblici, le infrastrutture, edifici fatiscenti abbandonati, frane, dissesto idrogeologico, plastica ovunque, una lista infinita … da quando siamo entrati in questo maledetto EURO/EU tutto è stato abbandonato … non c’è bisogno di nessun reddito di cittadinanza, basta far un piano di MANUTENZIONE (non c’è niente di nuovo da inventare, probabilmente molto di inutile da eliminare)
    e un progetto keynesiano e sti c…zi, per dare la mancetta i soldi si trovano, per la normale manutenzione no !! ideologia solo ideologia

  8. roberto
    27 marzo 2018 • 22:41

    temo che tu abbia ragione….Magaldi sta su un altro pianeta.

  9. Gio rgio
    28 marzo 2018 • 07:47

    roberto, che brutti ricordi che conserva!!! Ah ah ah.

  10. &&&
    28 marzo 2018 • 12:27

    c’è una differenza “enorme” tra allora ed oggi. Al Dux non glielo aveva ordinato il dottore e neanche la nonnina di spedire i soldati in guerra in Russia …ma vado alla radice: non solo in Russia ma di entrare in guerra . Se proprio dobbiamo ragionare in termini di “guerra” …non eravamo pronti tecnicamente : al Dux gli era stato detto anche dai tecnici militari. Per poter far fronte ad una guerra di quello spessore servivano 4 o 5 anni di produzione industriale (armarsi sino al collo …ne avevamo tutta la potenzialità tecnica e industriale produttiva : Fiat , Ansaldo, acciaierie etc etc avevamo tutto per far armi sofisticate e in quantità ) MA SERVIVANO MINIMO 4 ANNI. Sempre in termini di ragionamento e logiche “guerra ” è quello che ha fatto Hitler circa 5 anni prima…era in braghe di tela dopo il Trattato di Versailles…inventò i “Mefo Bills ” che aggiravano le imposizioni del Trattato (simili ai nostri Mini Bot di Borghi o ai CCF di Cattaneo e Zibordi ) con i Mefo Bills (moneta parallela ) riavviò il sistema produttivo (fregandosene dei Trattati come dovremo far noi…i Mini Bot di Borghi ..non possono essere proibiti dai porci di Bruxelles perché non è moneta son titoli di stato (particolari e congegnati in modo che possano essere usati come moneta ) …Hitler tirò al massimo il sistema produttivo indirizzandolo quasi esclusivamente verso gli armamenti per 5 anni e poi fece la guerra con un armamento e potenza di fuoco enorme . Mussolini non fece nulla..entrò in guerra senza aver armi : il risultato è noto a tutti (era ovvio che finisse cosi ).

    MA LA NOSTRA SITUAZIONE è DIVERSA. Noi non stiamo andando per nostra scelta in guerra. Ci siamo ficcati in trappola (Mastrich , Euro , Lisbona ) e “loro” ci vogliono distruggere , razziare ed asservire a mo di colonia …questo a prescindere da cio che facciamo noi…”questa ” è la loro tabella di marcia (guerra finanziaria …per riuscire ove non son riusciti nella seconda guerra mondiale : il 4 Reich ) . Quindi NON ABBIAMO ALTERNATIVE : o reagiamo (in tutti i modi possibili e immaginabili ) e saremo depredati e colonizzati. Chi è pronto allo scontro ? il M5stalle con Di Maio ? non mi pare: sono diventati euristi ed europeisti ….chi resta ? La Lega e Salvini (e seguito )…questi ultimi hanno fatto marcia indietro rispetto alle tematiche UE/euro ? NOOO ostilità in campagna elettorale ed medesima ostilità dopo il risultato elettorale (Salvini, Borghi , Bagnai )…la Lega è pronta ? SIII…i Mini Bot elaborati da Borghi (sulla base di altri studi simili esempio i CCF di Marco Cattaneo e Zibordi ) SERVONO ESATTAMENTE ALLA STESSA FUNZIONE DEI “MEFO BILLS ” DELLA GERMANIA NAZISTA…quest’ultima aggirò i Trattati di Versailles (senza che i paesi vincenti della prima guerra mondiale ci potessero far nulla ) e cosi con i Mini Bot (con l’aggiunta eventuale di CCF ) aggirano il Trattato di Mastrich….QUELLA E ‘ L’ARMA. La Lega ha stabiliti di emetterne 70 miliardi…in supplemento al gap monetario creato dall’Euro a cambio fisso (rarefazione monetaria deflattiva )..ma può emetterne molti di più (anche 200 miliardi ) e in caso di emergenza/ricatto usare i mini bot senza uscire dall’Euro ..ma neutralizzandone gli effetti devastanti…sia nel circuito dell’economia interna ( non si possono usare all’estero perché non validi ma in Italia si ) sia per quanto riguarda l’estero (esclusivamente per i contratti stipulati in euro e per gli scambi commerciali ). E cosa possono fare i “cani” Ue/euro??..credo poco.

    Sintesi: l’immissione di Mini Bot…serve proprio come “nuova moneta” (provvisoria ) nel caso di guerra finanziaria per disintegrarci. Il modo c’è…………..MA CON LA LEGA NON CON IL M5STALLE.

    Ci devo tornare sull’argomento…….

    non c’è alternativa ..o ci ribelliamo o ci assoggetteranno..

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