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Sapelli: dalle macerie italiane risorge il popolo degli abissi

Scritto il 08/3/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

No al rigore, al precariato schiavistico, all’invasione-migranti. Vietato avere paura del verdetto elettorale: quello del 4 marzo è stato un voto “di speranza e di trasformazione”. Parola di Giulio Sapelli, economista sulle barricate contro l’euro-austerity all’epoca del governo Monti. «Il popolo degli abissi si è messo in marcia, ha reagito ad anni e anni di gioco di specchi e di disincanti», scrive Sapelli sul “Sussidiario”. «Niente è andato come previsto: come nel libro di Jack London, il popolo degli abissi si è levato, ha preso l’arma del voto come una bandiera e con calma risoluta ha detto basta a quattro mali che hanno disintegrato l’Europa e l’Italia». Il primo è l’ordoliberismo, «ossia l’austerity fondata su bassi salari e distruzione del welfare». Poi c’è la cosiddetta “liberalizzazione” del mercato del lavoro, «con il neoschiavismo dei contratti a termine e del precariato». E’ stata la sinistra blairiana, ricorda Sapelli, a inventare «questo infernale marchingegno, con schiere di devoti giuslavoristi in conflitto d’interessi». Pochi giorni fa, “El Pais” pubblicava l’articolo del presidente di “Ciudadanos” che illustrava la legge di iniziativa parlamentare in cui si abolisce il precariato «con una tranquilla enfasi sulla difesa degli interessi della nazione e del tessuto industriale e dei servizi del paese».
Il terzo male, per Sapelli, è l’inerzia delle parti sociali, «che vedono spogliare questa nazione delle sue risorse e nulla fanno come le borghesie commerciali “sudamericane”». E i sindacati, pur essendo «l’ultima istituzione che tiene», di fatto «rinunciano alle battaglie sui punti fondamentali». E questo, ovviamente, implica il fatto di «correre il pericolo del nazionalismo della povera gente e della classe media in discesa, con i fantasmi fascisti che ritornano». Proprio le fasce più deboli sono quelle più esposte al “quarto male” a cui gli elettori avrebbero detto basta, cioè «l’immigrazione incontrollata e non gestita con l’intelligenza della sicurezza e del rispetto della persona, non solo dei migranti, ma anche dei poveri e degli anziani che si trascinano una vita di stenti e non ne possono più di forti giovanotti con cellulare e venti euro in saccoccia: gli esempi australiani e tedeschi di accoglienza sono lì, ma noi nulla facciamo». Per l’economista, letteralmente, «si è disgregato lo Stato». Ed è quindi inevitabile che forze come i 5 Stelle e la Lega di Salvini si presentino come alternative al sistema.
Da anni, Sapelli rileva l’inversione della tradizionale rappresentanza partitica: «I ricchi votano la loro sinistra, ossia Pd, Pisapia, Bonino, eccetera, mentre i poveri votano a destra, come sta accadendo in tutto il vecchio mondo neo-industriale. Non c’è bisogno di scomodare Trump, basta guardare alla Germania e alla Francia. Lì non votano e Macron viene eletto dal 23% degli aventi diritto». In Italia la partecipazione elettorale è ancora alta, ma travolge il vecchio schema destra-sinistra. Beninteso: «Sinistra, destra e centro sono ben presenti nel sociale e nell’universo simbolico del “popolo degli abissi”, ma quel popolo ha già compreso che le vecchie casacche vestono i morti: “Le mort saisit le vif”, diceva il filosofo di Treviri». A parte Marx, secondo Sapelli non bisogna «perdere la speranza che i nuovi universi simbolici siano educati dalle istituzioni e da una rinascita del ruolo degli intellettuali, che ora pasolinianamente al popolo si avvicinino senza più tradirlo». Quello del 4 marzo, insomma, «è un voto di speranza e di trasformazione».

No al rigore, al precariato schiavistico, all’invasione-migranti. Vietato avere paura del verdetto elettorale: quello del 4 marzo è stato un voto “di speranza e di trasformazione”. Parola di Giulio Sapelli, economista sulle barricate contro l’euro-austerity all’epoca del governo Monti. «Il popolo degli abissi si è messo in marcia, ha reagito ad anni e anni di gioco di specchi e di disincanti», scrive Sapelli sul “Sussidiario”. «Niente è andato come previsto: come nel libro di Jack London, il popolo degli abissi si è levato, ha preso l’arma del voto come una bandiera e con calma risoluta ha detto basta a quattro mali che hanno disintegrato l’Europa e l’Italia». Il primo è l’ordoliberismo, «ossia l’austerity fondata su bassi salari e distruzione del welfare». Poi c’è la cosiddetta “liberalizzazione” del mercato del lavoro, «con il neoschiavismo dei contratti a termine e del precariato». E’ stata la sinistra blairiana, ricorda Sapelli, a inventare «questo infernale marchingegno, con schiere di devoti giuslavoristi in conflitto d’interessi». Pochi giorni fa, “El Pais” pubblicava l’articolo del presidente di “Ciudadanos” che illustrava la legge di iniziativa parlamentare in cui si abolisce il precariato «con una tranquilla enfasi sulla difesa degli interessi della nazione e del tessuto industriale e dei servizi del paese».

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3 Commenti

  1. roberto
    8 marzo 2018 • 12:33

    si, certo. Ne riparleremo appena cesserà la politica monetaria delle banche centrali e si tornerà alla stretta monetaria col rialzo dei tassi……….prima di quanto pensiamo. Temo che sia finita la trippa per gatti.

  2. edoardo
    8 marzo 2018 • 13:31

    Professor Sapelli ha bevuto?
    O semplicemente doveva ricamare del positivismo sul concetto “popolo degli abissi”?

  3. &&&
    8 marzo 2018 • 16:54

    ESATTAMENTE…quando finirà il Quantitative Easing cioè a fine anno…e Draghi sarà sostituito da Jens Weidmann un “falco ” ..attualmente alla Bundesbank …allora rialzeranno alle stelle i tassi di interesse dei titoli italiani…ed incomincerà l’opera (annunciata dai Servizi Segreti italiani dal copasir che è avvertito che si sta preparando un mega attacco finanziario per portarci via tutto ) di distruzione dell’Italia: sarà dura per qualsiasi governo…ma si può star certi che se c’è Di Maio e i suoi economisti (di cui uno gia identificato come proveniente proprio da un certo noto establishment cioè il Lorenzao Fioramonti ) verrano travolti in una sola volta (altro che Tsipras ..che aveva una squadra anche preparata tra l’altro ) .

    Musica diversa è se c’è Bagnai a parare il colpo . Lo squadrone di economisti di Borghi e Bagnai..cioè quelli dell’ormai Think Tank fondato da Bagnai chiamato “Asimetrie” ha tutt’altre professionalità per far la guerra finanziaria (so che son già al lavoro per un piano che preveda diversi livelli di contenimento e di contrattacco che preveda tutti i possibili casi di attacco finanziario ..tra cui anche l’estrema ratzio : cioè uscire dall’Euro…hanno tutto pronto..anche comprese le modalità di approvvigionarci di moneta nel caso di uscita improvvisa ). In sintesi: hanno programmato che se fanno alzare lo Spread artificialmente per ricatto e “cedere” ai loro voleri come è stato fatto nel 2011 ..la reazione sarà l’uscita immediata senza se e senza ma e senza troppi fronzoli diplomatici (lo ha detto Salvini 3 giorni fa ).

    Il M5s? da tutt’altri messaggi di pace & amore ..a “quelli”…

    da qui si vedono le differenze. Stavolta o ce la facciamo o saremo divorati: non si scappa.

    mo mi leggo l’articolo di Sapelli ..io prima scrivo in base al titolo e poi mi leggo l’articolo.

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