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Africa impoverita, migranti in fuga dal neoliberismo usuraio

Scritto il 19/4/18 • nella Categoria: Recensioni Condividi Tweet

Il suo nuovo libro si chiama  “I coloni dell’austerity. Africa, neoliberismo e migrazioni di massa”. Ilaria Bifarini stavolta si concentra sullo sviluppo mai raggiunto dal continente africano, dopo averci parlato di “Neoliberismo e manipolazione di massa” nella sua prima opera di successo. L’economista, che si definisce ‘bocconiana redenta’ come da sua bio social, parte da alcune domande semplici, ma a cui nessuno ha ancora risposto: dove sono finiti i miliardi di aiuti umanitari ai paesi africani? Perché dopo la fine degli imperi coloniali non si è avviato un modello di sviluppo e di crescita? Cosa spinge gli attuali flussi migratori di massa provenienti dall’Africa subsahariana? “Lo Speciale” ha deciso di fare con lei un “viaggio” nell’economia del continente africano, cercando di scoprire le ragioni di tanto sfruttamento senza alcuna crescita. E’ corretto o è una visione parziale che gli aiuti all’Africa hanno ucciso l’Africa? Tra il 1970 e il 1998, il tasso di povertà è salito da 11% al 66% per questo? «Nonostante la narrazione buonista diffusa dal mainstream, quando si parla di aiuti in Africa si fa riferimento principalmente ai prestiti concessi per rimborsare e rinegoziare il debito, sotto la regia del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale».
«Si tratta di somme di denaro legate a delle condizionalità, ossia  all’implementazione di politiche neoliberiste, improntate alla massima apertura commerciale, alle liberalizzazioni, ai tagli alla spesa pubblica e alle privatizzazioni. In pratica una forma di ricatto che ha impedito all’Africa postcoloniale di uscire dalla trappola del sottosviluppo e anzi ne ha aumentato la povertà». Ma l’Africa non ha bisogno di investimenti infrastrutturali e modernizzazione dei sistemi per uscire dalla povertà? «L’Africa ha bisogno di liberarsi dal giogo dell’iperglobalizzazione, di proteggere i propri mercati e di sviluppare un’economia propria, basata sulla produzione e il consumo locale. Il modello imposto dalle organizzazioni internazionali, basato sul massimo ricorso al libero scambio, prevede che si esportino beni di prima necessità sottratti al consumo e si importi il resto, impedendo così la nascita di un’industria locale. L’emigrazione non può essere una soluzione per queste economie, sebbene molti sostengano che le rimesse di denaro nei paesi di origine possano aiutare l’economia locale. Esse in realtà non danno alcun impulso allo sviluppo di iniziative e imprese locali, ma arricchiscono solo il fiorente business delle società di trasferimento di denaro».
Secondo la sua tesi, invece, il debito pubblico è uno strumento già utilizzato in Africa per impedire crescita e per improntare la globalizzazione della povertà. È proprio un’altra visione. Da quali prove la fa partire? «Proprio a seguito della crisi del debito del Terzo Mondo del 1982 sono stati introdotti i cosiddetti piani di aggiustamento strutturale. Questi programmi prevedono l’accettazione totale e acritica da parte dei paesi poveri del modello economico neoliberista, presentato come condizione indispensabile per lo sviluppo e per l’uscita dalla crisi. Gli effetti disastrosi sono sotto gli occhi di tutti. L’Africa è entrata nella spirale del pagamento degli interessi del debito: dal 1982 al 1990 ha restituito 400 miliardi di dollari di soli interessi. Una situazione che presenta molte analogie con quella che stiamo vivendo in Europa e in Italia in particolare».
La Cina è in Africa e più che quella comunista è quella capitalista, le due cose ormai si fondono. Come è potuta accadere questa “rivoluzione” e perché l’Africa è così appetibile da chi commercia e chi vuole produrre «L’Africa è il continente più ricco al mondo di risorse naturali e minerarie, è quindi un ottimo mercato per la Cina, che pure deve far fronte alla propria pressione demografica e alla sempre maggiore richiesta di beni. I funzionari cinesi hanno stimato che il loro paese ha necessità di inviare in Africa ancora 300 milioni di persone per risolvere i problemi interni di sovrappopolazione e inquinamento. La Cina sta occupando l’intero continente africano, concedendo prestiti a tassi bassissimi e appropriandosi di tutti i settori strategici e i ricchi giacimenti di risorse naturali. Per contro la popolazione africana ripone speranze e fiducia nel Dragone cinese che, a differenza dei paesi occidentali, non ha un passato coloniale e non impone il proprio modello economico e sociale».
(Ilaria Bifarini, “La spirale del debito neoliberista ha ucciso l’Africa, ora l’Europa”, intervista rilasciata a “Lo Speciale” il 27 marzo 2018. Il libro: Ilaria Bifarini, “I coloni dell’austerity”, sottititolo “Africa, neoliberismo e migrazioni di massa”, 205 pagine, edito da Amazon, con prefazione di Giulietto Chiesa).

Il suo nuovo libro si chiama  “I coloni dell’austerity. Africa, neoliberismo e migrazioni di massa”. Ilaria Bifarini stavolta si concentra sullo sviluppo mai raggiunto dal continente africano, dopo averci parlato di “Neoliberismo e manipolazione di massa” nella sua prima opera di successo. L’economista, che si definisce ‘bocconiana redenta’ come da sua bio social, parte da alcune domande semplici, ma a cui nessuno ha ancora risposto: dove sono finiti i miliardi di aiuti umanitari ai paesi africani? Perché dopo la fine degli imperi coloniali non si è avviato un modello di sviluppo e di crescita? Cosa spinge gli attuali flussi migratori di massa provenienti dall’Africa subsahariana? “Lo Speciale” ha deciso di fare con lei un “viaggio” nell’economia del continente africano, cercando di scoprire le ragioni di tanto sfruttamento senza alcuna crescita. E’ corretto o è una visione parziale che gli aiuti all’Africa hanno ucciso l’Africa? Tra il 1970 e il 1998, il tasso di povertà è salito da 11% al 66% per questo? «Nonostante la narrazione buonista diffusa dal mainstream, quando si parla di aiuti in Africa si fa riferimento principalmente ai prestiti concessi per rimborsare e rinegoziare il debito, sotto la regia del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale».

«Si tratta di somme di denaro legate a delle condizionalità, ossia  all’implementazione di politiche neoliberiste, improntate alla massima apertura commerciale, alle liberalizzazioni, ai tagli alla spesa pubblica e alle privatizzazioni. In pratica una forma di Ilaria Bifariniricatto che ha impedito all’Africa postcoloniale di uscire dalla trappola del sottosviluppo e anzi ne ha aumentato la povertà». Ma l’Africa non ha bisogno di investimenti infrastrutturali e modernizzazione dei sistemi per uscire dalla povertà? «L’Africa ha bisogno di liberarsi dal giogo dell’iperglobalizzazione, di proteggere i propri mercati e di sviluppare un’economia propria, basata sulla produzione e il consumo locale. Il modello imposto dalle organizzazioni internazionali, basato sul massimo ricorso al libero scambio, prevede che si esportino beni di prima necessità sottratti al consumo e si importi il resto, impedendo così la nascita di un’industria locale. L’emigrazione non può essere una soluzione per queste economie, sebbene molti sostengano che le rimesse di denaro nei paesi di origine possano aiutare l’economia locale. Esse in realtà non danno alcun impulso allo sviluppo di iniziative e imprese locali, ma arricchiscono solo il fiorente business delle società di trasferimento di denaro».

Secondo la sua tesi, invece, il debito pubblico è uno strumento già utilizzato in Africa per impedire crescita e per improntare la globalizzazione della povertà. È proprio un’altra visione. Da quali prove la fa partire? «Proprio a seguito della crisi del debito del Terzo Mondo del 1982 sono stati introdotti i cosiddetti piani di aggiustamento strutturale. Questi programmi prevedono l’accettazione totale e acritica da parte dei paesi poveri del modello economico neoliberista, presentato come condizione Il saggio di Ilaria Bifariniindispensabile per lo sviluppo e per l’uscita dalla crisi. Gli effetti disastrosi sono sotto gli occhi di tutti. L’Africa è entrata nella spirale del pagamento degli interessi del debito: dal 1982 al 1990 ha restituito 400 miliardi di dollari di soli interessi. Una situazione che presenta molte analogie con quella che stiamo vivendo in Europa e in Italia in particolare».

La Cina è in Africa e più che quella comunista è quella capitalista, le due cose ormai si fondono. Come è potuta accadere questa “rivoluzione” e perché l’Africa è così appetibile da chi commercia e chi vuole produrre «L’Africa è il continente più ricco al mondo di risorse naturali e minerarie, è quindi un ottimo mercato per la Cina, che pure deve far fronte alla propria pressione demografica e alla sempre maggiore richiesta di beni. I funzionari cinesi hanno stimato che il loro paese ha necessità di inviare in Africa ancora 300 milioni di persone per risolvere i problemi interni di sovrappopolazione e inquinamento. La Cina sta occupando l’intero continente africano, concedendo prestiti a tassi bassissimi e appropriandosi di tutti i settori strategici e i ricchi giacimenti di risorse naturali. Per contro la popolazione africana ripone speranze e fiducia nel Dragone cinese che, a differenza dei paesi occidentali, non ha un passato coloniale e non impone il proprio modello economico e sociale».

(Ilaria Bifarini, “La spirale del debito neoliberista ha ucciso l’Africa, ora l’Europa”, intervista rilasciata a “Lo Speciale” il 27 marzo 2018. Il libro: Ilaria Bifarini, “I coloni dell’austerity”, sottititolo “Africa, neoliberismo e migrazioni di massa”, 205 pagine, edito da Amazon, con prefazione di Giulietto Chiesa).

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18 Commenti

  1. Primadellesabbie
    19 aprile 2018 • 07:28

    Da una parte il capitalismo, uno strumento (?), occidentale (?), russo (?), cinese (?), dall’altra più solo voci nel deserto, nel mezzo cavie rassegnate a spazi sempre più ridotti, l’automatizzazione come restaurazione ultima e definitiva.

    Le ‘rivoluzioni’ grandi e piccole, riuscite o solo immaginate, lontane testimoni di spirito e materia alla ricerca di un equilibrio.

  2. Gio rgio
    19 aprile 2018 • 07:28

    Se si toglie la forza lavoro da un paese chi crea ricchezza? La speculazione finanziaria.
    La ex presidente della camera operava in tal senso, favorire l’immigrazione di giovani braccia dal continente africano perché venissero in Italia a lavorare per pagare le pensioni ai vecchi italiani, questa si chiama solidarietà ed altruismo satanico.

  3. ArsenioLupin
    19 aprile 2018 • 07:54

    La prima fase dell’immigrazione è partita su input dell’ONU e la UE ha dato pieno impulso a questo input e quindi l’Italia essendo sovragestita ( mancanza di sovranità militare e monetaria) a sua volta ha reso pienamente esecutivi quest input provenienti da enti sovranazionali!!

    1. Input ONU:

    A) Chi e cosa di cela dietro l’immigrazione
    di Giuli Valli, da: «Il vero volto dell’immigrazione: la grande congiura contro l’Europa», 1993

    https://www.disinformazione.it/immigrazione.htm

  4. ArsenioLupin
    19 aprile 2018 • 07:58

    1. Input ONU:

    B) UN Document From 2000 Exposes Global “Migration Replacement” Solution To Developed World Demographics Zero Hedge

    ps in questo caso non posso segnalare direttamente il link, non lo prende.

  5. ArsenioLupin
    19 aprile 2018 • 07:59

    1. Input ONU:

    C) Replacement Migration, the case for Italy.

    http://www.un.org/esa/population/publications/ReplMigED/Italy.pdf

  6. ArsenioLupin
    19 aprile 2018 • 08:06

    1. Input ONU:

    D) Replacement Migration: Is It a Solution to Declining And Ageing Populations? Population Study. ” by United Nations Pubns 156 pages, 2002 .

    https://www.amazon.it/Replacement-Migration-Declining-Populations-Population/dp/9211513626

    Cioè praticamente ci avevano fatto anche il libro e lo avevano pubblicato addirittura su Amazon, ma il destino cinico e baro ha voluto che la pubblicazione non sia più disponibile da molto tempo…..

    Cordialità.

    A.L.

  7. ArsenioLupin
    19 aprile 2018 • 08:26

    2. “Armi di immigrazione di massa. Deportazione, coercizione e politica estera”

    Autore Kelly M. Greenhill

    Prefazione di Sergio Romano

    Introduzione di Gianandrea Gaiani

    Tradotto da P. Faccia

    Editore Libreria Editrice Goriziana, 2017

    Lunghezza 482 pagine

    Pure in questo caso non posso segnalare direttamente il link perché non lo prende, quindi per trovare una buona e breve recensione le parole chiave sono le seguenti:

    Armi di migrazione di massa Analisi Difesa

    Cordialità.

    A.L.

  8. &&&
    20 aprile 2018 • 23:11

    io il libro della Bifarini sul neoliberismo lo ho letto proprio dopo aver visionato l’intervista fatta a lei da Messora in Byoblu..: è ottimo…da una ideea precisa di cosa è il neoliberismo e da ottimi spunti di aprofondimento. Inoltre è scritto in modo chiaro e comprensibile anche a chi non sa nulla di economia ed è disabituato a certo linguaggio economico un po ostico…e nel contempo c’è rigore nell’esposizione pur nella estrema semplicità espositiva. Mi mi ordino pure questo di Libro.

    Oltrettuto conosce bene il modus pensandi neoliberista visto che si è laureata alla Bocconi..dove vien insegnato il pensiero unico in economia (che poi è un errore totale anche nei fondamentali dell’economia che dovrebbero essere comuni a tutti: il neoliberismo ha stravolto tutto …e non può dar soluzioni proprio perché è basato su ragionamenti e postulati errati in partenza…fa “funzionali” agli scopi dell’1 %..)

    basti pensare al concetto errato del “debito pubblico ” (che è totalmente errato , contro la logica economica ) ma da tutti assimilato come loro lo hanno inculcato ed elaborato. Anche chi è contro il liberismo poi ragiona usando gli stessi criteri dai liberisti divulgato ed ormai assimilato nel comune modus pensandi (ovvio che cosi facendo non si trovano soluzioni: soluzioni che invece ci sono …) se si insegna che 2+2 = 5…ovvio che i calcoli matematici pur con tutta la buona volontà pur in buona fede..con un presupposto errato del genere , i risultati dei calcoli matematici saranno sempre errati e fuorvianti…(la stessa cosa è il basare i ragionamenti economici su presupposti di base neoliberisti ).

    vado a dormì che è meglio… che ho gli occhi semichiusi mentre scrivo……..

  9. Brup
    18 giugno 2018 • 16:53

    Quello dei Media Mainstream di spacciare prestiti usurari con “aiuti umanitari” è il tipico modus operandi per confendere le menti di chi si disinforma dai “giornaloni” italiani.

  10. Gio rgio
    19 aprile 2018 • 08:47

    Marcello Pamio titolare del sito “Disinformazione” conosce lo scienziato/filosofo R. Steiner che le cose contenute nell’articolo da lei linkato le disse oltre un secolo fa, non le posso indicare siti da consultare me le posso suggerire una raccolta di conferenze dell’illuminato citato che va sotto il titolo di “Esigenze sociali dei tempi nuovi” edito dalle Edizioni Antroposofiche Milano.
    Tanto le dovevo.

  11. Gio rgio
    19 aprile 2018 • 08:50

    Anche per questo suo commento vale ciò che le ho suggerito sopra.

  12. Gio rgio
    19 aprile 2018 • 08:54

    Sempre dello stesso autore e casa editrice “La missione dei popoli”.

  13. ArsenioLupin
    19 aprile 2018 • 08:54

    All’attenzione di Giorgio.

    Molte grazie per la sua pregevole segnalazione.

    Cordialità.

    A.L.

  14. Gio rgio
    19 aprile 2018 • 08:55

    Continuando: “La scienza occulta”.

  15. luigiza
    20 aprile 2018 • 16:00

    @Gio rgio 19 aprile 2018 • 07:28

    La ex presidente della camera operava in tal senso, …

    Infatti e da quando ho scoperto (tardivamente e grazie a Messora di ByoBlu) la brava e coraggiosa Bifarini mi domando quale serio contributo avrebbe potuto dare per il benessere del ns. Paese se ci fosse stata la lei alla Presidenza della Camera invece di quell’oca di razza boldrina che ci hanno imposto.

    E’ solo un sogno che so già che neppure mai si potrà trasformare in speranza. Infatti il prossimo capo-bastone in Italia per conto di Lorsignori é Giggino Di Pejo

  16. Gio rgio
    20 aprile 2018 • 16:44

    Giggino Di Pejo?! Ah ah ah ah
    luigiza, non fasciamoci la testa prima di rompercela.
    Mi piacerà vedere che papocchio imbastiranno, o è preferibile dire inciucio?

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