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Ma l’austerity uccide i malati (e aggrava il debito pubblico)

Scritto il 20/10/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Il vero pericolo per lo stato di salute di un paese e dei suoi cittadini non è rappresentato tanto da una crisi economica ma dalla risposta che a tale evento dà la politica. Non è la recessione in sé a provocare effetti disastrosi sulle vite umane, ma le sciagurate politiche di austerity attuate per superarla. A dimostrarlo sono due esperti di scienze mediche, David Stuckler e Sanjay Basu, nel libro “L’economia che uccide” (Rizzoli, 2013). Dalle ricerche condotte emerge come alcune popolazioni abbiano addirittura riportato un miglioramento nel livello di salute a seguito di periodi di grave crisi economica, come avvenuto ad esempio in Islanda, Svezia e Canada durante le recenti crisi e negli stessi Stati Uniti a seguito della Grande Depressione. È provato, ad esempio, che la minore disponibilità economica induce le persone a spendere meno per alcol e fumo e a preferire gli spostamenti a piedi piuttosto che in automobile, portando in alcuni casi a una diminuzione del tasso di mortalità. Quando per far fronte alla crisi si ricorre invece alle misure di austerity, secondo quello che è il repertorio fisso della ricetta neoliberista, vengono messi in atto una serie di tagli alla spesa pubblica e alla sanità, che minano il ruolo di tutela dei cittadini da parte dello Stato.
In perfetto disaccordo con la teoria keynesiana, in un momento in cui la domanda è già depressa, tagliare la spesa pubblica significa indurre i cittadini a spendere meno, avviando così un circolo vizioso in cui a un aggravarsi della depressione della domanda fa seguito un inevitabile aumento della disoccupazione. Questo è il motivo per il quale le politiche di austerity, come testimoniato dal caso del nostro paese, anziché far diminuire il debito lo aumentano. In un simile contesto, caratterizzato dall’alta disoccupazione e l’indebolirsi della rete di sicurezza sociale, la perdita di lavoro può trasformarsi in un problema di salute. Esiste, infatti, una relazione diretta empiricamente comprovata tra spesa in welfare e speranza di vita. Come affermano i due autori: «Il prezzo dell’austerity si calcola in vite umane e quelle ormai perse non potranno più essere recuperate quando il mercato azionario tornerà a salire». A sostegno della loro tesi riportano analisi e testimonianze di quanto accaduto in Grecia a seguito della crisi, e in Italia a partire dal governo Monti.
Dalla crisi economica la Grecia passa alla crisi dell’austerity, ovvero lo shock causato dalle misure imposte. In Grecia il primo pacchetto di misure di austerity imposto dal Fondo Monetario Internazionale è entrato in vigore nel maggio del 2010, senza essere sottoposto ad alcuna votazione. L’obiettivo del piano era «mantenere la spesa per la sanità pubblica al di sotto del 6% del Pil, prestando attenzione al controllo dei costi». Si tratta di un valore decisamente basso per poter garantire la qualità della sanità pubblica: per fare una comparazione, il governo tedesco spende oltre il 10% del Pil. I primi a pagarne le spese sono stati ovviamente gli anziani. Nel solo 2011 i fondi per la prevenzione e la promozione della salute sono passati da 29,6 a 5,9 milioni di euro e quelli destinati alla ricerca e al monitoraggio da 91,9 alle diciotto18,4 milioni di euro (dati Oms). A seguito di tali misure, nel 2011 in Grecia il virus dell’Hiv è aumentato del 52% e si è assistito a un’epidemia di malaria che non si riscontrava dal 1974.
Fino ad allora nota come il paese con il tasso di suicidi tra i più bassi in Europa, la Grecia ha riscontrato nel 2012 una crescita di tale indicatore del 25%, a fronte di un raddoppio di persone affette da depressione. La disperazione e la rabbia del popolo greco erano tali che nell’ottobre 2012 l’arrivo della Merkel ad Atene ha richiesto il dispiegamento di 6.000 agenti di polizia per contenere i manifestanti che lanciavano pietre, bruciavano bandiere naziste e intonavano cori che dicevano “no al Quarto Reich”. Nonostante le misure di austerity, il debito pubblico greco non solo non è diminuito ma anzi è continuato a salire. Uno degli argomenti cardine del Fondo Monetario Internazionale a favore dell’austerity sosteneva che il moltiplicatore fiscale relativo alla spesa pubblica fosse pari a 0,5: dunque a un taglio della spesa statale sarebbe dovuta corrispondere una crescita del Pil. Di fronte ai fallimenti conclamati nel febbraio del 2012 il Fondo ha chiesto ai propri economisti di ricalcolare il moltiplicatore e si è scoperto che era inficiato da un errore. Il suo valore era maggiore di 1, quindi ogni taglio avrebbe prodotto una perdita. L’istituto di Washington ha ammesso di aver sottostimato gli effetti negativi dell’austerity sulla perdita di occupazione sull’economia. Quello che doveva essere un aiuto concesso alla Grecia si è tradotto in un disastro: perdita di posti di lavoro, minore reddito, calo della fiducia da parte degli europei.
(Ilaria Bifarini, “Grecia, l’austerity che uccide”, dal blog della Bifarini del 7 ottobre 2018).

Il vero pericolo per lo stato di salute di un paese e dei suoi cittadini non è rappresentato tanto da una crisi economica ma dalla risposta che a tale evento dà la politica. Non è la recessione in sé a provocare effetti disastrosi sulle vite umane, ma le sciagurate politiche di austerity attuate per superarla. A dimostrarlo sono due esperti di scienze mediche, David Stuckler e Sanjay Basu, nel libro “L’economia che uccide” (Rizzoli, 2013). Dalle ricerche condotte emerge come alcune popolazioni abbiano addirittura riportato un miglioramento nel livello di salute a seguito di periodi di grave crisi economica, come avvenuto ad esempio in Islanda, Svezia e Canada durante le recenti crisi e negli stessi Stati Uniti a seguito della Grande Depressione. È provato, ad esempio, che la minore disponibilità economica induce le persone a spendere meno per alcol e fumo e a preferire gli spostamenti a piedi piuttosto che in automobile, portando in alcuni casi a una diminuzione del tasso di mortalità. Quando per far fronte alla crisi si ricorre invece alle misure di austerity, secondo quello che è il repertorio fisso della ricetta neoliberista, vengono messi in atto una serie di tagli alla spesa pubblica e alla sanità, che minano il ruolo di tutela dei cittadini da parte dello Stato.

In perfetto disaccordo con la teoria keynesiana, in un momento in cui la domanda è già depressa, tagliare la spesa pubblica significa indurre i cittadini a spendere meno, avviando così un circolo vizioso in cui a un aggravarsi della depressione della Ilaria Bifarinidomanda fa seguito un inevitabile aumento della disoccupazione. Questo è il motivo per il quale le politiche di austerity, come testimoniato dal caso del nostro paese, anziché far diminuire il debito lo aumentano. In un simile contesto, caratterizzato dall’alta disoccupazione e l’indebolirsi della rete di sicurezza sociale, la perdita di lavoro può trasformarsi in un problema di salute. Esiste, infatti, una relazione diretta empiricamente comprovata tra spesa in welfare e speranza di vita. Come affermano i due autori: «Il prezzo dell’austerity si calcola in vite umane e quelle ormai perse non potranno più essere recuperate quando il mercato azionario tornerà a salire». A sostegno della loro tesi riportano analisi e testimonianze di quanto accaduto in Grecia a seguito della crisi, e in Italia a partire dal governo Monti.

Dalla crisi economica la Grecia passa alla crisi dell’austerity, ovvero lo shock causato dalle misure imposte. In Grecia il primo pacchetto di misure di austerity imposto dal Fondo Monetario Internazionale è entrato in vigore nel maggio del 2010, senza essere sottoposto ad alcuna votazione. L’obiettivo del piano era «mantenere la spesa per la sanità pubblica al di sotto del 6% del Pil, prestando attenzione al controllo dei costi». Si tratta di un valore decisamente basso per poter garantire la qualità della sanità pubblica: per fare una comparazione, il governo tedesco spende oltre il 10% del Pil. I primi a pagarne le spese sono stati ovviamente gli anziani. Nel solo 2011 i fondi per la prevenzione e la promozione della salute sono passati da 29,6 a 5,9 milioni di euro e quelli destinati alla ricerca e al monitoraggio da 91,9 a 18,4 Il libro di Stuckler e Basumilioni di euro (dati Oms). A seguito di tali misure, nel 2011 in Grecia il virus dell’Hiv è aumentato del 52% e si è assistito a un’epidemia di malaria che non si riscontrava dal 1974.

Fino ad allora nota come il paese con il tasso di suicidi tra i più bassi in Europa, la Grecia ha riscontrato nel 2012 una crescita di tale indicatore del 25%, a fronte di un raddoppio di persone affette da depressione. La disperazione e la rabbia del popolo greco erano tali che nell’ottobre 2012 l’arrivo della Merkel ad Atene ha richiesto il dispiegamento di 6.000 agenti di polizia per contenere i manifestanti che lanciavano pietre, bruciavano bandiere naziste e intonavano cori che dicevano “no al Quarto Reich”. Nonostante le misure di austerity, il debito pubblico greco non solo non è diminuito ma anzi è continuato a salire. Uno degli argomenti cardine del Fondo Monetario Internazionale a favore dell’austerity sosteneva che il moltiplicatore fiscale relativo alla spesa pubblica fosse pari a 0,5: dunque a un taglio della spesa statale sarebbe dovuta corrispondere una crescita del Pil. Di fronte ai fallimenti conclamati nel febbraio del 2012 il Fondo ha chiesto ai propri economisti di ricalcolare il moltiplicatore e si è scoperto che era inficiato da un errore. Il suo valore era maggiore di 1, quindi ogni taglio avrebbe prodotto una perdita. L’istituto di Washington ha ammesso di aver sottostimato gli effetti negativi dell’austerity sulla perdita di occupazione sull’economia. Quello che doveva essere un aiuto concesso alla Grecia si è tradotto in un disastro: perdita di posti di lavoro, minore reddito, calo della fiducia da parte degli europei.

(Ilaria Bifarini, “Grecia, l’austerity che uccide”, dal blog della Bifarini del 7 ottobre 2018).

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Tag: Aids, alcol, Angela Merkel, anziani, Atene, austerity, auto, Canada, cittadini, consumi, crisi, David Stuckler, debito pubblico, democrazia, depressione, diktat, disastro, disoccupazione, disperazione, domanda, economia, elezioni, élite, epidemie, Europa, fiducia, fisco, Fmi, fumo, Germania, Grande Depressione, Grecia, Hiv, Ilaria Bifarini, Islanda, John Maynard Keynes, lavoro, L’economia che uccide, malaria, Mario Monti, moltiplicatore fiscale, mortalità, nazismo, neoliberismo, oligarchia, Oms, paese, pericolo, pil, politica, polizia, popolo, precari, prevenzione, Quarto Reich, rabbia, recessione, redditi, repressione, ricerca, rigore, salute, Sanjay Basu, scienza, shock, sicurezza, sociale, sovranità, speranza, spesa pubblica, Stati Uniti, Stato, storia, suicidi, Svezia, tagli, tasse, tecnocrati, trasparenza, trasporti, troika, tutela, Ue, umanità, Unione Europea, Usa, virus, vita, Washington, welfare

14 Commenti

  1. Roberto
    20 ottobre 2018 • 05:12

    I soldi sono carta straccia… sono un sistema di scambio.
    Adesso sono diventati una scusa per tere per le palle miliardi di persone.
    Per i soldi si uccide e si commettono ogni genere di schifezze.
    Si inquina e si distrugge l’ambiente.
    Bisogna superare il sistema attuale.
    Ne diano a tutti…anche a chi non lavora. Ma cercando di contenere le nascite altrimenti tutto imploderà se non c’é un nuovo pianeta da distruggere.

  2. Monia De Moniax
    20 ottobre 2018 • 05:15

    Ore 05:00 minuto più minuto meno. TV1 Rai. Una speedy gonzales del “gobbo” sta leggendo più veloce della luce in modo che a stento si capisca le farneticazioni scritte sui giornaloni, ci informa che Moody’s [ma chi c**** è costui o costei o cotrans?] ha declassato i nostri [dell'Italia] “titoli” a BAA quasi spazzatura. Questo è il motivo per cui gli “investitori” esteri che detengono dice lei 700 [su 2300] miliardi di debito pubblico italiano, accumulato negli anni, è evidente, non negli ultimi quasi cinque mesi di g overno gialloverde dico io, si sono disfatti di ben 77 miliardidi queste “valori”. Afferma, Speedy, che li hanno rivenduti. Quindi qualcuno li ha comprati, alimentare Watson, mentre la scorsa settimana dichiaravano che 75 miliardi erano semplicemente FUGGITI. Chi sia il compratore non è dato sapere. La cifra di 77 miliardi somiglia moltissimo a quella dei 75 delle scorse settimane, mesi, anni che gli “investitori” ESTERI avrebbero MOLLATO. Sembra tanto che si tratti della stessa pappa sui 70 e non più 70 miliardi che spauracchiamente ricorre nei “fogli” dei terroristi che Noi Contribuenti Italiani, Lavoratori Subordinati e Pensinati Comuni siamo costretti a foraggiare perche quotidianamente ci terrorizzino, in combutta con la EU.capestro>NATO e bastardi cantando. Se non è chiaro sto parlando degli “editori” di giornaloni, radio e tv affiliate, puri o non puri che siano. “Ragazzi” ache qui c’è da recuperare della GRANA. Che aspettate? Inserit, inserite. La prima RIFORMA da “perpetrare” per “pareggiare” un poco i conti è lo “spoil system” unica strategia INTELLIGENTE da copiare dagli angloamericazzons.

  3. brumbrum
    20 ottobre 2018 • 05:49

    “6.000 agenti di polizia”

    greci o tedeschi?

    serve un ruspone

  4. Roberto
    20 ottobre 2018 • 06:01

    Si serve un ruspone… ma non crediate che pensi che quei due damerini gialloverdi (uno travestito da duro che fa finta di non sapere cosa faceva la mano sx di cui eta parte del corpo…) siano meglio o diversi di quelli precedenti.

    Si stanno già cacando addosso … e a me porteranno nulla di buono

  5. brumbrum
    20 ottobre 2018 • 06:50

    Roberto,

    ruspone naturale
    riguardo i damerini, io non voto
    anzi no, a dire il vero voto per me stesso

  6. Wubbì
    20 ottobre 2018 • 07:33

    ” “Per me si va ne la città dolente,
    per me si va ne l’etterno dolore,
    per me si va tra la perduta gente.
    Giustizia mosse il mio alto fattore:
    fecemi la divina podestate,
    la somma sapienza e ’l primo amore.
    Dinanzi a me non fuor cose create
    se non etterne, e io etterno duro.
    Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”.

    https://www.youtube.com/watch?v=L57FPJKXvYA

  7. brumbrum
    20 ottobre 2018 • 07:45

    “e io etterno duro”

    beato te
    io duro di rado e duro poco

  8. Wubbì
    20 ottobre 2018 • 08:08

    brumbrum , prova a cambiare partner

  9. brumbrum
    20 ottobre 2018 • 08:51

    Wubbì,
    hai ragione, ma quelle giovani costano
    e adesso mi posso permettere solo carampane

  10. Wubbì
    20 ottobre 2018 • 09:22

    brumbrum , hai tutta la mia solidarietà in questo momento difficlie ;)

  11. Gio rgio
    20 ottobre 2018 • 10:32

    Penso che <i<la ruota delle reincarnazioni di Monti non gli sarà sufficiente a pareggiare il karma, riferendomi alla quantità di suicidi a cui potremmo attribuine la paternità.
    Quanto a tutte le altre malattie indicate nel post lo capisce anche un bimbo di scuola materna che sono frutto del “benessere” economico, tolto questo e portata la società all’epoca delle caverne quelle sparirebbero, sì, ma si tornerebbe alla malnutrizione, alla sporcizia o sudiciume ed alla violenza diffusa, non so cosa preferire, spero che la Bifarini prossimamente c’illumini.

  12. Leitmotif
    21 ottobre 2018 • 10:52

    Occorre oggi piu che mai risvegliare le potenzialità racchiuse nel proprio inconscio, il
    quale se viene utilizzato nella maniera piu appropriata e a vantaggio di se stessi, è in
    grado di reinvertire il corso delle malattie. L’austerity uccide i malati, ma i malati
    uccidono se stessi, la maggior parte delle persone maltratta e non ascolta i segnali mandati dal proprio corpo, causa ed effetto. Attribuire tutta la colpa all’austerity equivale a deresponsabilizzare i malati.

  13. brumbrum
    21 ottobre 2018 • 11:51

    Leitmotif,

    ok, ma l’inconscio è una brutta bestia
    e non credo sia facile tirar fuori solo quello che vogliamo
    in macchina ad esempio ci andiamo inconsciamente
    per lo meno chi ci va da tempo
    ma se mi fermo un attimo e analizzo tutti i pericoli a cui vado incontro guidando un’auto la visuale cambia
    l’inconscio mi rende facile condurla e allo stesso tempo mi mette in una situazione potenzialmente pericolosa

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