Morte chimica dal cielo, Carpeoro: il Rosacroce Lucio Dalla
Scritto il 11/11/18 • nella Categoria:
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«Che cos’è che passa lì nel cielo? Un aereo o una meteora? C’è qualcosa che vien giù: è una neve metafisica, la morte chimica». Allarme: anche Lucio Dalla arruolato tra i cosiddetti complottisti, pronti a definire “scie chimiche” le misteriose strisce bianche rilasciate dagli aerei fino a velare il cielo? Il fenomeno è diventato sempre più vistoso negli ultimi anni, ma lo si è cominciato a notare solo dopo il Duemila. Secondo il giornalista investigativo Gianni Lannes, autore del blog “Su la testa”, si tratta di un’operazione di irrorazione dei cieli pianificata da Bush nel 2001 durante l’incontro con Berlusconi al tragico G8 di Genova. Il piano sarebbe stato ratificato l’anno seguente, per divenire operativo dal 2003. Quando scrisse quella canzone, “Starter”, uscita come prezioso inedito nel 2018 (con il contributo di Tullio Ferro e Marco Alemanno), secondo “Repubblica” il cantautore bolognese stava lavorando con Francesco De Gregori, insieme a cui era impegnato nel tour “Work in progress”, del 2010. Il brano è ora disponibile nel ricco cofanetto “Duvudubà”: 70 tracce, con booklet fotografico. Ma attenzione: come decifrare quella “morte chimica” che “vien giù dal cielo”, sotto forma di “neve metafisica”, dopo il passaggio di “un aereo o una meteora”?
La soluzione si troverebbe nell’Adriatico, di fronte al Gargano: per la precisione alle isole Tremiti, dove Lucio Dalla si trovava quando scrisse quegli enigmatici versi. Indovinello: «Cosa si vede dal cielo delle Tremiti?». L’autore del quiz è l’esoterista Gianfranco Carpeoro, autore del saggio in più volumi “Summa Symbolica”. Massone, già a capo della più antica obbedienza italiana del Rito Scozzese, l’avvocato milanese di origine cosentina (Pecoraro, all’anagrafe) anima la diretta settimanale web-streaming “Carpeoro Racconta”, su YouTube, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Un filo diretto con gli affezionati ascoltatori, ai quali lanciare anche sfide avvincenti, come quella che investe il Lucio Dalla meno conosciuto e decisamente insospettabile: «Era un iniziato», rivela Carpeoro, che conosceva personalmente l’autore di “Piazza grande” e “4 marzo 1943”. Di più: «Lucio Dalla era un Rosacroce: uno degli ultimi». Della misteriosa, leggendaria fratellanza iniziatica ribattezzata nel ‘600 con il nome Rosa+Croce, avrebbero fatto parte personaggi come Giorgione, Caravaggio e Leonardo nonché Giordano Bruno, quando il gruppo era denominato “Giordaniti”, e prima ancora il sommo Dante (Fidelis in Amore), per risalire fino a Gioacchino da Fiore, autore dell’Aquila Gigliata. A questa “leggenda realmente accaduta”, Carpeoro ha dedicato una trilogia di romanzi: “Il volo del pellicano” “Labirinti” e “Il Re Cristiano”.
Proprio al sovrano dei Goti, Alarico, vissuto a cavallo tra il IV e il V secolo, l’autore attribuisce un’affiliazione iniziatica: la stessa che forse, secoli prima, legava Scipione l’Africano al mitico Annibale, il cui nome fenicio significa “mandato da Dio”, come tutti gli altri nomi derivati dalla medesima radice, declinata nell’italiano Giovanni e nel russo Ivan. Labirinti, appunto – nei quali però Carpeoro invita a non perdersi, tenendo d’occhio il filo d’Arianna (l’amore per la conoscenza) che volendo, assicura, può portare fino a Lucio Dalla, seguendo le tracce elusive di quella che il mondo esoterico chiama Tradizione Unica Primordiale: schegge di un sapere antico, archetipico, tramandato per via iniziatica e affidato all’eloquenza silenziosa dei simboli, vero e proprio alfabeto parallelo e senza tempo, con cui scrivere le tappe fondamentali della meta-storia dell’umanità, quella del pensiero. Lucio Dalla esoterico? Assolutamente sì, conferma Carpeoro, ma alla maniera dei Rosacroce: specialità, metterti la verità sotto il naso, senza però che nessuno se ne accorga, a prima vista. Le scie chimiche nei cieli delle Tremiti? Forse. Ma anche la strage di Ustica, del 1980: «A quel tragico evento Lucio Dalla dedicò una canzone: sfido chiunque a scoprire quale sia».
Nello stesso anno saltò per aria la stazione di Bologna, città vicinissima alla località (San Benedetto Val di Sambro) dove nel ‘74 era esploso un ordigno a bordo del treno Italicus, partito da Roma e diretto a Monaco di Baviera. «Pensava proprio alla tragedia dell’Italicus, Lucio Dalla, quando compose la canzone “Balla balla ballerino”», uscita nel 1980 in un’Italia scossa dalla carneficina di Bologna. Avverte Carpeoro: quella canzone, che sembra solo un inno all’umanità irriducibile che sa resistere alla violenza, è intrisa di contenuti esoterici e contiene indizi, cifrati e minuziosi, sulla cupa attualità di quegli anni. «Per esempio: il citato ballerino non è un danzatore qualsiasi, ma un individuo ben preciso». La mente corre al più noto ballerino degli anni di piombo, l’anarchico Pietro Valpreda, ingiustamente incarcerato per la strage milanese di piazza Fontana. Messaggi sottotraccia, tra i versi più o meno innocui di una canzone? «E’ la modalità comunicativa dei veri iniziati», sostiene Carpeoro: «Prevede che l’ascoltatore non abbia “la pappa fatta”, ma si faccia domande e impari a usare il cervello». Beninteso: non perde valore la percezione più immediata e accessibile della lirica, quella a cui il pubblico infatti si affeziona subito.
E’ il medesimo meccanismo dell’allegoria dantesca, nella quale coesistono le due verità, quella evidente e quella nascosta. Idem per la “doppia denotazione” adottata da un altro immenso poeta, Eugenio Montale: ti racconto una storia che ne illumina un’altra, senza che la seconda oscuri la bellezza della prima. Nel caso di Dalla, l’intento sarebbe classicamente “rosacrociano”: inserisco indizi strani e anomali (il treno Palermo-Francoforte) in modo che qualcosa si faccia strada in chi ascolta, avvinto dalla gradevolezza pop della canzone, scritta e cantata per farsi ricordare nel modo più facile e orecchiabile. Ma in attesa che Carpeoro e la sua “scolaresca” chiariscano i retroscena più intimi del famoso “ballerino”, invitato a danzare “anche per i violenti”, che sono “morti da sempre, anche se possono respirare”, l’ex sovrano gran maestro del Rito Scozzese italiano aggiunge, per inciso, che lo stesso Lucio Dalla caricò di significati intensamente iniziatici uno dei suoi capolavori, “Com’è profondo il mare”, brano straordinariamente poetico (e profetico) almeno quanto “L’ultima luna”, che – sempre secondo Carpeoro – è ispirato direttamente al filosofo ed esoterista francese Édouard Schuré: come il suo saggio “I grandi iniziati”, che Dalla amava moltissimo, “L’ultima luna” ripropone la storia dell’umanità suddivisa per epoche evolutive, sulla scorta dell’intuizione di Giambattista Vico.
L’ultima luna, canta Lucio Dalla, la vide solo un bimbo appena nato: aveva occhi tondi e neri e fondi, e non piangeva. Con grandi ali, aggiunge, prese la luna tra le mani (e volò via: era l’uomo di domani). Visione: il neonato è alato, e ricorda l’uomo-Dio raffigurato in mille modi da Leonardo, a cominciare dall’immortale icona dedicata a Vitruvio, codificatore latino dell’architettura sacra. Ma quello su cui Carpeoro invita a indagare è lo stesso Lucio Dalla che ha fatto innamorare milioni di italiani sulle note di “Caruso”, de “L’anno che verrà”. E’ il Dalla coltissimo, spiazzante e geniale, in sodalizio col poeta Roberto Roversi, da cui i giacimenti lirici di “Anidride solforosa” e poi di “Automobili”, con la magistrale evocazione post-futurista e straordinariamente epica dell’eroe italiano Tazio Nuvolari, che “ha cinquanta chili d’ossa, le mani come artigli, un talismano contro i mali”. Pensava in grande, Lucio Dalla, anche quando “scendeva” tra le semplificazioni della cosiddetta musica leggera. Stesso stile di quelli che Carpeoro descrive come gli ultimi, grandi esponenti della fratellanza rosacrociana: il musicista venezuelano Aldemaro Romero e il regista moldavo Emil Loteanu, l’autore de “I lautari”, nomadi dell’Est come i tanti gitani che affollano i testi di Dalla, coi loro “denti di ferro e gli occhi neri, puntati nel cielo per capirne i misteri”.
E’ il caso dello struggente Sonni Boi, piccolo cavaliere con la “mappa delle stelle” disegnata sul braccio: lo zingaro avvistato nel “Parco della Luna” con la sua donna Fortuna, “a metà strada tra Ferrara e la luna”. Rosacroce, Lucio Dalla? Ebbene sì, ammette Carpeoro: solo che, spiega, era una specie di superstite. A Yalta, di fronte alla desolante spartizione del mondo decisa dalle superpotenze, la confraternita preferì ritirarsi dalla scena intuendo che l’umanità non sarebbe “guarita” dall’odio che aveva scatenato la Seconda Guerra Mondiale. Motivo ulteriore di sconforto: la rinuncia a impegnarsi per uno Stato palestinese, accanto a quello progettato per gli ebrei reduci dalla Shoah. «I Rosacroce erano a Yalta – dice Carpeoro – nell’entourage dei massoni Rooseevelt e Churchill». Speravano di incidere, nel senso dell’evoluzione dell’umanità: rottamare il vecchio schema del potere, concepito come forma di dominio. Utopia? Naturalmente: proprio di utopia parla il capolavoro di Tommaso Moro, consonante con “La città del sole” di Campanella e “Christianopolis” di Johannes Valentin Andreae: «Letteratura politica, alla quale i Rosacroce – veri padri del socialismo – fecero ricorso tra ‘500 e ‘600, dopo la diffusione di un formidabile strumento come la stampa moderna creata da Gutenberg».
Missione: comunicare e parlare anche al grande pubblico, pur restando in incognito come soggetto collettivo di matrice iniziatica. Strategia: produrre capolavori artistici, entro i quali concentrare messaggi cifrati, a cominciare dalla musica. Esempi storici clamorosi: dal Bach del “Canone inverso”, che svela la potenza armonica della complementarità, al rivoluzionario Mozart del “Flauto magico”. Fino al secondo ‘900, con artisti pop del calibro di James Brown e Freddy Mercury dei Queen. Anche il nostro Lucio Dalla, assicura Carpeoro, faceva parte di quel cenacolo clandestino di “cospiratori bianchi”, impegnati ad aiutare l’umanità a tirar fuori il meglio di sé. Purtroppo, aggiunge, dopo Yalta i Rosa+Croce entrarono in una fase di acquiescenza. Stabilirono che alla morte del loro ultimo Ormùs, il geniale pittore Salvador Dalì, la catena iniziatica si sarebbe interrotta: nessun maestro avrebbe più potuto “iniziare” altri adepti. Lo sapeva quindi anche Lucio Dalla, morto improvvisamente a Montreux, in Svizzera, il 1° marzo 2012, sicuro di aver abbondantemente infiammato, per tutta la vita, i sentimenti degli italiani. E altrettanto certo, probabilmente – per dirla con Carpeoro – di aver fatto anche il suo “dovere” di Rosacroce: parlare al cuore, per svegliare il cervello e tentare di rendere l’umanità più consapevole, dunque più libera.
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Dato che metto qualche commento qui, mi sento autorizzato a complimentarmi con chi ha scritto questo articolo.
Che i Rosacroce fossero vegetariani ne ero a conoscenza ma non sapevo che nutrissero una particolare predilezione per i finocchi.
Mio dio…………
“Riunire ciò che é sparso”
Basterebbe questo evidente intento a descrivere l’azione straordinaria, significativa ed opportuna di Carpeoro.
Denigrare a vanvera sembra un impegno a misura di chi lo esercita, che stona (o completa?) in questo blog.
Un paio di ore più tardi il ” Carpeoro racconta ” su Border nights è andata in onda l’intervista a Mazzucco che , interrogato a proposito di Dalla ha detto , più o meno , che tutti questi ammiccamenti , mezze verità , dire non dire non portano a niente , se sei a conoscenza di qualcosa dillo chiaramente così lo sappiamo tutti.
Oltre che alla buonanima questo invito andrebbe rivolto anche a Carpeoro che in questa arte è un vero maestro
Max Tuanton,
“consiglio a TTS di digitare “centrosangiorgio .com ” interessante e svela tutti I cantanti massoni vedi Vasco ,lady gaga Rihanna” Max Tuanton
La sapevo già, grazie lo stesso.
Questa comunque è ancora più grave.
U2, Rolling Stones e Ac/Dc: cuore in patria e portafoglio (ricco) in Olanda
– dagli inviati Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi 15 ottobre 2018
AMSTERDAM – Canta che ti passa. Chissà se anche a voi è capitato di superare con una bella cantata preoccupazioni e timori di una giornata storta. Di sicuro a musicisti e rock band internazionali come Rolling Stones, U2, Ac/Dc, e chissà a quanti altri mai usciti allo scoperto, cantare fa passare la paura del Fisco. Ma a una condizione: che la società o le scatole societarie che gestiscono diritti e royalties delle rock band straniere siano registrate in Olanda.
Proseguimento:
https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2018-10-12/u2-rolling-stones-e-acdc-cuore-patria-e-portafoglio-ricco-olanda–143124.shtml?uuid=AEDarwLG
Tutti quanti loro, come tanti altri del genere, hanno avuto comunque la recente “benedizione” del paramassone Bilderberg Mario Monti che ha detto ( puntata del 6 novembre di “Di Martedì”, La 7, intervista con G. Floris ) che è un bene per l’economia che la UE abbia reso possibile anche il trasferimento di capitali all’estero.
In breve, la finestra di Overton colpisce ancora.
Anche “attenti al lupo” contiene riferimenti a eventi accaduti diversi anni dopo in effetti. Solo ora mi rendo conto che era una metafora:”E c’è un omino piccolo così (B?) Che torna sempre tardi da lavorare E ha un cappello piccolo così (sionismo?) Con dentro un sogno (€) da realizzare più ci pensa, più non sa aspettare (1999) Amore mio non devi stare in pena (il popolo)
Questa vita è una catena (Maastricht)
Qualche volta fà un po’ male (austeriti)
Guarda come son tranquilla io (massoneria)
Anche se attraverso il bosco (l’UE)
Con l’aiuto del buon Dio (partiti di centro)
Stando sempre attenta al lupo (populismo/sovranismo)”
…ora posso dirlo: le canzone di Dalla mi hanno sempre illuminato di significati profondi: quelli che si possono dare anche quando, probabilmente, non ve ne alcuno …
del resto, da un Roma-Monaco di Baviera ad un Palermo-Francoforte il passo è vicino…
c’è una certa stanchezza in questo continuo spiare dalla serratura “che qualcosa ti mostro, poverino….”
l ambiguità come scelta di vita non paga….
Chissa cosa c’era nel cielo delle Tremiti?
probabilmente la stessa schifezza che c’è qui a casa mia
E Rosario Marciano la fotografa da decadi ormai questa schifezza quotidiana e nessuno gli ha mai detto -bravo- , anzi ha collezionato sol improperi e denunce
Mi fa piacere che alle Tremiti ci fosse la griglia o il cielo di latta, ma non basta una canzone.per cambiare il mondo
anzi ci tengo chieder una cosa a chi ha capito questo linguaggio che dice e non dice
qual’è il progetto sotteso per questo auspicato e mai realizzato miglioramento del mondo?
esiste un progetto?
o c’è’ solo uno un raccontare per raccontare
è brutto rinunciare….
i
”la maniera dei Rosacroce: specialità, metterti la verità sotto il naso, senza però che nessuno se ne accorga”. Complimenti! E cui prodest se non a voi stessi ?Aveste parlato chiaro sin dall’inizio vivremmo in un mondo migliore anziché in una piramide fognaria in cui più sei in alto più puzzi.
La stranissima, ma diffusa, idea che “parlare chiaro” determini un “mondo migliore”, può essere confutata efficacemente in diversi modi, senza togliere alla chiarezza le sue prerogative e il suo ruolo insostituibile in molti frangenti.
Qualcuno ha segnalato questo sito:
http://www.butac.it
ne approfitto per invitare chi pretende chiarezza generica, anche da chi sceglie legittimamente altre forme di trasmissione di concetti o di patrimoni di conoscenza, affinché possa verificare quali siano i risultati della chiarezza, disinvolta e priva delle riflessioni che un linguaggio meticoloso ma più prudente e circospetto impone, perché di questo si tratta.