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Noi sfruttati senza pietà, caduto lo spauracchio dell’Urss

Scritto il 12/12/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

Da quando sono scoppiati gli spread e la Germania detta l’agenda politica europea a suon di austerità, lo slogan più battuto è stato: “Siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità”. Tuttavia, da un punto di vista scientifico, nel senso quantitativo del termine e cioè misurabile, la ricchezza in Occidente è di molto aumentata nell’ultimo mezzo secolo, e niente affatto diminuita. Detto diversamente, se per ricchezza intendiamo i beni prodotti e creati manipolando la materia, la ricchezza è aumentata, così come quel fluidificante degli scambi che chiamiamo denaro. Oggi, rispetto a 50 anni fa ci sono più immobili, più infrastrutture, più bicchieri, più vestiti, più occhiali, più scarpe, più libri, più telefoni, più televisori, più automobili, più mutande, più apparecchi per chi vuole raddrizzare i denti e sexy toys per chi si vuole divertire. Per il più banale dei ragionamenti logici, allora, non ha alcun senso sostenere che gli occidentali sono vissuti al di sopra delle loro possibilità. Tramite le loro “possibilità”, europei, americani e australiani hanno moltiplicato in modo esponenziale la ricchezza sul pianeta.
C’è un momento chiave nella nostra storia recente che spiega bene il vero motivo per cui il mainstream, gli accademici ed i grandi capitalisti recitano la favoletta del “siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità”, ed è il 1989. Che in molte aree del socialismo reale si vivesse male rispetto agli standard occidentali, ma anche rispetto a quelli autoctoni del passato, non c’è alcun dubbio. I protagonisti di quella stagione sono ancora quasi tutti vivi, e dunque per quanto molta letteratura sia stata ammaestrata dalla narrazione anticomunista, è agli atti, ad esempio, che a Bucarest durante la presidenza Ceausescu il cibo fosse razionato. Dunque, non si tratta di spulciare di qua e di là un’area del blocco comunista o di quello capitalista per stabilirne il benessere. Il punto sta nel paradigma plurale che caratterizzava il mondo prima del 1989. E per paradigma plurale si intende la possibilità che un governo in qualsiasi parte del mondo potesse assumere forme comuniste, socialdemocratiche, teocratiche o capitalistiche.
Il caso europeo è emblematico. Nel vecchio continente, infatti, c’era un capitalismo molto temperato, perennemente spaventato dalla possibilità che il modello dei vicini paesi del blocco comunista potessero convincerci ad assumere altre forme di governo. Detto diversamente, il capitalismo del dopoguerra ci concesse di tutto, ma senza rinunciare ad accumulare ricchezza. In quella stagione – per paura che arrivasse il comunismo – il capitalismo occidentale rinunciò ad accumulare tutta la ricchezza, come sarebbe nella sua natura, ma ne distribuì una minima parte. Il che, tradotto, significò orari di lavoro ridotti, il tempo indeterminato, il reintegro sul luogo di lavoro a seguito di vittoria ad un processo contro l’azienda, l’accesso gratuito o semigratuito a beni essenziali come la salute, l’istruzione, la casa ed il trasporto. Tutto questo – che passa sotto il nome di welfare State – contenne la ricchezza dei capitalisti senza che questi si impoverissero.
Semplicemente, con questa modalità, le ricchezze che si accumulavano vennero ridistribuite, seppur in parti davvero risibili. Le modalità di ridistribuzione furono diverse, ma su tutte i contratti di lavoro e gli investimenti pubblici tramite l’emissione di debito pubblico. Dopo il 1989, finita la paura che i governi potessero assumere forme inclini alla pianificazione economica statale, il capitalismo si tolse la maschera e mostrò il suo vero volto. Il volto di chi non intende distribuire la ricchezza creata, ritenendo di poterlo fare non a seguito di presunti meriti, ma in virtù di rinnovati rapporti di forza. Nemmeno negli anni ’50, ’60, ’70 e ’80 il capitalismo voleva distribuire la ricchezza, ma voleva accumularla perché questo è nella sua natura. Dunque, in quella stagione, noi e chi ci ha preceduto non è vissuto al di sopra delle sue possibilità, ma al di sopra della volontà dei capitalisti.
Conti alla mano, tenuto conto della capacità produttiva mondiale, anche allora si visse al di sotto delle proprie possibilità, ma in misura effettivamente meno drastica di quanto avviene oggi. Il motivo per il quale – in Europa – non si accettano revisioni alle regole e non si trova uno sbocco al problema euro non sta dunque in considerazioni tecniche alla Mario Draghi, ma in una precisa volontà lobbystica. Risulta quanto mai ingenuo, o stupido chi, come Varoufakis ieri o Savona/Borghi/Bagnai oggi, pensa di poter convincere i burocrati europei sul deficit. Anche i tecnocrati conoscono le soluzioni, ma non le vogliono applicare perché non vogliono scientemente operare nella direzione di una ridistribuzione di ricchezza.
(Massimo Bordin, “Siamo vissuti al di sopra delle loro volontà”, dal blog “Micidial” del 7 dicembre 2018).

Da quando sono scoppiati gli spread e la Germania detta l’agenda politica europea a suon di austerità, lo slogan più battuto è stato: “Siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità”. Tuttavia, da un punto di vista scientifico, nel senso quantitativo del termine e cioè misurabile, la ricchezza in Occidente è di molto aumentata nell’ultimo mezzo secolo, e niente affatto diminuita. Detto diversamente, se per ricchezza intendiamo i beni prodotti e creati manipolando la materia, la ricchezza è aumentata, così come quel fluidificante degli scambi che chiamiamo denaro. Oggi, rispetto a 50 anni fa ci sono più immobili, più infrastrutture, più bicchieri, più vestiti, più occhiali, più scarpe, più libri, più telefoni, più televisori, più automobili, più mutande, più apparecchi per chi vuole raddrizzare i denti e sexy toys per chi si vuole divertire. Per il più banale dei ragionamenti logici, allora, non ha alcun senso sostenere che gli occidentali sono vissuti al di sopra delle loro possibilità. Tramite le loro “possibilità”, europei, americani e australiani hanno moltiplicato in modo esponenziale la ricchezza sul pianeta.

C’è un momento chiave nella nostra storia recente che spiega bene il vero motivo per cui il mainstream, gli accademici ed i grandi capitalisti recitano la favoletta del “siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità”, ed è il 1989. Che in molte aree del socialismo reale si vivesse male rispetto agli standard occidentali, ma anche rispetto a quelli autoctoni del passato, non c’è alcun dubbio. I protagonisti di quella stagione sono ancora quasi tutti vivi, e dunque per quanto molta letteratura sia stata ammaestrata dalla narrazione anticomunista, è agli atti, ad esempio, che a Bucarest durante la presidenza Ceausescu il cibo fosse razionato. Dunque, non si tratta di spulciare di qua e di là un’area del blocco comunista o di quello capitalista per stabilirne il benessere. Il punto sta nel paradigma plurale che caratterizzava il mondo prima del 1989. E per paradigma plurale si intende la possibilità che un governo in qualsiasi parte del mondo potesse assumere forme comuniste, socialdemocratiche, teocratiche o capitalistiche.

Il caso europeo è emblematico. Nel vecchio continente, infatti, c’era un capitalismo molto temperato, perennemente spaventato dalla possibilità che il modello dei vicini paesi del blocco comunista potessero convincerci ad assumere altre forme di governo. Detto diversamente, il capitalismo del dopoguerra ci concesse di tutto, ma senza rinunciare ad accumulare ricchezza. In quella stagione – per paura che arrivasse il comunismo – il capitalismo occidentale rinunciò ad accumulare tutta Gorbaciovla ricchezza, come sarebbe nella sua natura, ma ne distribuì una minima parte. Il che, tradotto, significò orari di lavoro ridotti, il tempo indeterminato, il reintegro sul luogo di lavoro a seguito di vittoria ad un processo contro l’azienda, l’accesso gratuito o semigratuito a beni essenziali come la salute, l’istruzione, la casa ed il trasporto. Tutto questo – che passa sotto il nome di welfare State – contenne la ricchezza dei capitalisti senza che questi si impoverissero.

Semplicemente, con questa modalità, le ricchezze che si accumulavano vennero ridistribuite, seppur in parti davvero risibili. Le modalità di ridistribuzione furono diverse, ma su tutte i contratti di lavoro e gli investimenti pubblici tramite l’emissione di debito pubblico. Dopo il 1989, finita la paura che i governi potessero assumere forme inclini alla pianificazione economica statale, il capitalismo si tolse la maschera e mostrò il suo vero volto. Il volto di chi non intende distribuire la ricchezza creata, ritenendo di poterlo fare non a seguito di Massimo Bordinpresunti meriti, ma in virtù di rinnovati rapporti di forza. Nemmeno negli anni ’50, ’60, ’70 e ’80 il capitalismo voleva distribuire la ricchezza, ma voleva accumularla perché questo è nella sua natura. Dunque, in quella stagione, noi e chi ci ha preceduto non è vissuto al di sopra delle sue possibilità, ma al di sopra della volontà dei capitalisti.

Conti alla mano, tenuto conto della capacità produttiva mondiale, anche allora si visse al di sotto delle proprie possibilità, ma in misura effettivamente meno drastica di quanto avviene oggi. Il motivo per il quale – in Europa – non si accettano revisioni alle regole e non si trova uno sbocco al problema euro non sta dunque in considerazioni tecniche alla Mario Draghi, ma in una precisa volontà lobbystica. Risulta quanto mai ingenuo, o stupido chi, come Varoufakis ieri o Savona/Borghi/Bagnai oggi, pensa di poter convincere i burocrati europei sul deficit. Anche i tecnocrati conoscono le soluzioni, ma non le vogliono applicare perché non vogliono scientemente operare nella direzione di una ridistribuzione di ricchezza.

(Massimo Bordin, “Siamo vissuti al di sopra delle loro volontà”, dal blog “Micidial” del 7 dicembre 2018).

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12 Commenti

  1. luigiza
    12 dicembre 2018 • 07:49

    Una visione meno sciocca del perchè l’Europa è nella situazione in cui si trova la fornisce il seguente articolo apparso su Linkiesta Europa, attenta: assecondare i gilet gialli ci porterà alla rovina dal quale estraggo il seguente brano:
    ….sembra improbabile le misure annunciate possano risolvere alcunché. Questo, almeno, se l’obiettivo di Macron è convincere la maggioranza dei francesi che la strada maestra per la crescita non passa per ulteriori aumenti della spesa pubblica e del debito ma per una paziente riallocazione delle risorse da assistenzialismo improduttivo ad attività che generino reddito addizionale e lo diffondano.

    Ovvio ma non ditelo al trio BaBoRi esperto in economia voodoo che fa da consigliere al duo dei novelli Masaniello italici.

  2. luigiza
    12 dicembre 2018 • 08:01

    Semre dall’articolo de Linkiesta citato nel mio commento sopra (enfasi mia):

    Il problema allora dov’è? Nel fatto che le “cure” proposte per la malaise tali non sono, anzi ne sono la causa. Qui sta la vera responsabilità storica delle elite oggi sotto processo nei tre grandi ammalati europei: aver usato cinicamente per decenni spesa pubblica improduttiva, tasse, debito ed assistenza per illudere i propri cittadini che così si creava crescita, sino a convincerli che è davvero così. Ed invece così non è: la capacità di un sistema economico di consumare oggi prendendo a prestito dal futuro ad un certo punto raggiunge un limite oltre il quale risulta impossibile andare. A quel punto occorre cominciare a produrre di più, investire (ovvero risparmiare) di più e sprecare di meno.

    Questa è la drammatica criticità, politica prima che economica, davanti a cui Francia, Italia e Spagna (e Grecia, ovviamente, ma lì il messaggio è arrivato da anni) si trovano e … non hanno nulla da mettersi.

    Questa é la realtà dei fatti non le fesserie scritte nel post di Massimo Bordin.
    Nei decenni passati non si é creata crescita ma solo debito e lo confermano, senza evidentemente rendersene conto, proprio gli economisti sovranisti italici quando affermano che l’Italia pur essendo da anni in attivo sulle partite correnti non riesce a far fronte con tale attivo ai pagamenti sugli interessi del debito accumulato.
    La LOGICA porta a concludere che si é sprecato risorse, non investito in esse.

  3. Primadellesabbie
    12 dicembre 2018 • 08:09

    Queste semplici, lineari osservazioni sono la base di qualsiasi considerazione sul modo in cui deformiamo la società che ci ospita e disorientiamo scientemente la nostra percezione della realtà.

    Un’ubriacatura di moralismi incrociati ci costringe, ed ostacola la consapevolezza del perché non riusciamo a liberarci dall’imposizione di visioni economiche che sembrano pertinenti ad altre epoche della storia umana, e dalle quali (visioni economiche) ci aspettiamo un ordine che siamo incapaci di darci altrimenti, o forse di accettare.

  4. Wubbì
    12 dicembre 2018 • 08:45

    Se stabiliamo che c’è un’elite che domina , e che io identifico con una branca dello sionismo di cui mi sembra superfluo stare qui ora a cercarne le origini , questa elite , che la si può paragonare ad una specie predatoria sempre ingorda e mai sazia, che guarda con occhio torvo chiunque si avvicini alla “loro” preda, ebbene questa razza aveva . agli inizi del secolo scorso , la necessità di sbarazzarsi di tutti i concorrenti presenti e probabili futuri , nell’accaparramento e gestione monopolistica delle risorse petrolifere , futuro “motore” dell’economia.

    I Romanov avevano , nel loro vasto impero, immense risorse di oro nero che presumibilmente avrebbero messo sul futuro mercato a prezzi troppo concorrenziali per i predatori.

    La faccio breve , anzi , brevissima : il comunismo prima e la conseguente rivoluzione russa poi furono creature di questi sionisti per sbarazzarsi dei Romanov e creare quel dualismo alimentato dallo spauracchio di una società “controllata” cui contrapporre la libera società occidentale e inondarla di beni materiali , per lo più inutili .

    Tutte le altre considerazioni sono conseguenze ma l’origine di quanto descritto nell’articolo è questa.

    Se , al giorno d’oggi , in cui viviamo un comunismo di ritorno ( per quanto riguarda il controllo totale della società) ci perdiamo ancora in queste analisi , vuole dire che non abbiamo capito un bel niente di come funzionano e hanno funzionato le cose , e soprattutto se pensiamo solo e sempre a creare sistemi economici che permettano a sempre più persone di accedere ai beni di consumo senza minimamente prendere in considerazione che la strada potrebbe essere quella opposta , non faremo altro che fare il loro gioco.

  5. Gio rgio
    12 dicembre 2018 • 10:40

    luigiza, i suoi commenti sono totalmente inopportuni perché le sfugge che tipo di utenti frequentano questo blog che non aspettano le sue “illuminazioni”, anzi sono completamente autosufficienti nella produzione di energia luminosa.

  6. Gio rgio
    12 dicembre 2018 • 10:51

    Bordin non può lasciare ai lettori capire di che ricchezza lui stia parlando, più tardi: ricchezza dei capitalisti.
    Gli corre l’obbligo di specificarla in anteprima fornendo la giustificazione del nazismo.

  7. luigiza
    12 dicembre 2018 • 13:45

    @Gio rgio 12 dicembre 2018 • 10:40

    Grazie per la sua osservazione, ne terrò conto. Credo che mi iscriverò ad un corso di formazione per elettricisti ed anche ad uno sui complotti perpretati nel passato e nel resente contro i popoli sovrani. Sì ma sovrani de che?

  8. Gio rgio
    12 dicembre 2018 • 15:03

    luigiza, dovrei ridere?

  9. Monia De Moniax
    12 dicembre 2018 • 19:47

    Ora questa ue ci ha scassato il Gioiello. Bene ha fatto la GB ad andarsene, lei che aveva tutti i vantaggi e non un solo svantaggio. Pensa Noi che siamo sempre nel mirino, all’eragstolo perenne, anche se siamo i secondi ad aver perso la II guerra m. per la dstupidità di alleanze capestro come la eu , fatte dall’ex socialista BM prima col vatikulo e poi col pazzo impazzito. Se l’è andata a cercare, povero boccalone. Prima che ci mattarellumino un colpo di stato incartapecorito, anzi mummificato, eleggiamoci un Duo Tao di dittatori, a-religiosi, ché dire laico è troooppo poco, una Femmina ed un Maschio, che nella conduzione di qualsiasi “impresa” familiare o commerciale funziona sempre. Certo, bisogna vedere se le forze armate stanno con Noi, il Popolo Sovrano o con i Nostri NEMICI. Ci dovremmo attttrezzare alla difesa personale. Le forze armate sono il Popolo Sovrano, come in Corea del Nord. Salvini dovrebbe essere d’accordo. difesa personale nazionale. A proposito di Salvini: che c’è andato a fare in [Palestina] israele, sparlando sugli Hezbollah? Veda di andare d’accordo con M5S socio di governo…Noi li preferiamo a Vincenzo Boccia, non se lo scordi. Ah dimenticavo: prova un anno…non certo 5, né 4, né 3, né 2. UN ANNO…tipo Cincinnato. Veni,vidi, risolsi, ritornai a casetta mia e cosi via.

  10. TheTruthSeeker
    12 dicembre 2018 • 21:52

    Diciamo che un fondo di verità c’è nell’articolo di Massimo Bordin ma per capire meglio il quadro generale l’avrebbe dovuto precedere con questo precedente articolo pubblicato sul suo blog che va magistralmente al nocciolo della questione.

    “A lezione da Giovanni Zibordi. Tutto sul Debito Pubblico” di Massimo Bordin

    20/12/2017

    Il breve post che parlava dell’economia giapponese in crescita grazie a politiche keynesiane ha ricevuto più visite del normale, segno che la cosa interessa, nonostante il boicottaggio mainstream sulla questione. E allora insistiamo oggi con un decano dei trader “macroeconomici” italiani, Giovanni Zibordi di cobraf. Zibordi è esperto di politiche monetarie ed ha pubblicato due libri per Hoepli poprio sul tema della creazione di moneta e sulla doppia moneta.

    Il video dove parla di debito pubblico ha fatto bella mostra di se sul sito di Messora, ByoBlu, ed ha già superato le 17mila visualizzazioni. Si parla di Italia e di Inghilterra, ma anche dell’Asia, come ho fatto io ieri. In soli 23 minuti si capisce tutto ciò che c’è da capire. Ne consiglio caldamente la visione a tutti quelli che capiscono poco di economia, come Alesina e Giavazzi, ma anche ai più folcloristici Boldrin, Forchielli e Scacciavillani, sperando che capiscano l’idioma nostrano anche se Zibordi qui non parla in inglese e non cita report alla cazzo.

    Per proseguimento, scrivere queste parole:

    lezione Giovanni Zibordi sul debito pubblico micidial

    In conclusione e in breve, la lezione magistrale di Giovanni Zibordi da un ulteriore conferma che se la finanza pubblica di un Stato la mantieni all’interno di un regime di sovranità monetaria secondo il quale la banca centrale e tesoro coordinano le loro azioni nell’interesse esclusivo dello Stato e allora la finanza pubblica dello Stato non sarà oggetto in alcun modo delle bizze dei mercati finanziari in mano a gruppi finanziari privati grandi e grossi, se invece la finanza pubblica di uno stato la metti al di fuori di un regime di sovranità monetaria e quindi di fatto la la banca centrale e tesoro non potranno più coordinare le loro azioni nell’interesse esclusivo dello Stato e allora la la finanza pubblica dello Stato sarà oggetto delle bizze dei mercati finanziari in mano a gruppi finanziari privati grandi e grossi e alle regolette senza senso della banca centrale sovranazionale che imporrà parametri fissi uguali per tutti gli stati in modo tale che a beneficiarne saranno sempre i mercati finanziari in cui i protagonisti prncipali sono i soliti gruppi finanziari privati grandi e grossi, insomma, se si snatura la funzione essenziale di finanza pubblica che è quella di fare gli interessi dello Stato dandola invece in pasto ai privati il cui esclusivo interesse è fare sempre più soldi anche con i titoli del debito pubblico e allora logicamente si mette in moto un processo profondamente antidemocratico, la cosa gravissima però è che invece i media mainstream dello Stato in questione sono complici facendo propaganda a favore di coloro che hanno messo in moto un tale processo profondamente antidemocratico e lo fanno propagandando slogan del tipo: l’austerità è espansiva, la spesa pubblica è improduttiva, il debito pubblico è sempre e solo da tagliare e via dicendo, insomma, tutte le balle colossali che i vari , Giavazzi, Alesina, Boldrin, Giannino, ecc e i tanti pennivendoli venduti annessi vanno a ragliare nei media mainstream e purtroppo c’è tanta gente che ancora ci crede.

  11. TheTruthSeeker
    13 dicembre 2018 • 09:54

    Integrazione al mio precedente post.

    In riferimento al passaggio finale:

    “la cosa gravissima però è che invece i media mainstream dello Stato in questione sono complici facendo propaganda a favore di coloro che hanno messo in moto un tale processo profondamente antidemocratico e lo fanno propagandando slogan del tipo: l’austerità è espansiva, la spesa pubblica è improduttiva, il debito pubblico è sempre e solo da tagliare e via dicendo, insomma, tutte le balle colossali che i vari , Giavazzi, Alesina, Boldrin, Giannino, ecc e i tanti pennivendoli venduti annessi vanno a ragliare nei media mainstream e purtroppo c’è tanta gente che ancora ci crede.”, TheTruthSeeker

    Quindi a proposito della vulgata comune spacciata dai media mainstream che il male proviene dal debito pubblico troppo alto a causa dalla spesa pubblica improduttiva, ragione per cui abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e colossali baggianate del genere che imperversano purtroppo ancora sui media mainstream e allora ecco un ottimo articolo che disintegra queste baggianate colossali in modo preciso e molto efficace.

    I falsi presupposti dell’austerità – parte III. “Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”.

    a cura di Luca Pezzotta per Scenarieconomici.

    Gennaio 2014

    Dopo che la crisi finanziaria, detta dei mutui sub-prime, del 2007-2008, è diventata “magicamente”, nella “notte degli anni” una crisi dei debiti sovrani, abbiamo visto che sono cominciate le invettive contro la spesa pubblica improduttiva italiana – che c’è, esiste ed è un problema, ma non può essere discussa, come detto, in termini di meri tagli – e contro le abitudini troppo goderecce degli italiani. Come già sottolineato, pertanto, se mentre a livello europeo venivamo riconosciuti come PIIGS, in “patria”, la congerie di fenomeni che costituisce la classe politica, arricchita dai tecnici, ha cominciato a “riconoscerci” per uno sciame di cavallette che con la sua voracità si era mangiato tutto quanto di buono c’era in Italia; mentre la classe politica stessa – una tra le più pagate in Europa – che naturalmente non aveva nessuna responsabilità per quanto successo, giocava allo scarica barile (verso il basso), al rimpallo della responsabilità, ed a dimostrarsi il più servile possibile con la tecnocrazia europea.

    Abbiamo sentito affermazioni non al limite del ridicolo, ma ben oltre! E se dal punto di vista “pubblico” si accusava la spesa pubblica improduttiva, dal punto di vista “privato” si accusavano gli italiani di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità, con “soggetti” che guadagnavano centinaia di migliaia di euro l’anno (quando non milioni) che accusavano persone che vivevano al limite della sussistenza (precari, pensionati, famiglie monoreddito, ecc. ecc.) di essere state spendaccione, goderecce e “inclini alla festa”, piuttosto che sobri, parsimoniosi e inclini al risparmio. Con un effetto simile a quello di questa vignetta.

    Proseguimento:

    https://scenarieconomici.it/i-falsi-presupposti-dellausterita-parte-iii-abbiamo-vissuto-al-di-sopra-delle-nostre-possibilita/

    In conclusione e in breve, dai dati e grafici ben spiegati nell’articolo si evince agevolmente ( per chi sa un minimo di ABC di macroeconomia e finanza ) che la cosiddetta “crisi dei debiti sovrani” da cui tutto è partito, vedasi “Austerità”, è stata innestata da grandi operatori finanziari privati ( hedge funds in prima battuta e poi i big players internazionale del sistema bancario finanziario internazionale, significative note a riguardo nel prossimo post ) senza nessuna base logica e razionale di macroeconomia, il motivo principale era, è e rimane solo quello di fare arricchire le elites del mondo della finanza globalizzata a danno della moltitudine dei cittadini degli Stati i cui titoli del debito pubblico sono stati oggetto di quelle indecenti speculazioni finanziarie.

    NB i concetti e i dati riportati in questo ottimo articolo di Luca Pezzotta per Scenarieconomici erano già stati segnalati da altri buoni articoli pubblicati anche su Libreidee, da interessanti commenti di lettori di quegli articoli, compresi alcuni miei commenti passati, il notevole pregio di questo articolo è che invece riassume il tutto in modo magistrale e quindi un articolo molto saggio perché la sintesi è anche saggezza.

    NB se non si arriva a capire discorsi del genere e si vuole approfondire, per trovare un buon testo pratico e veloce, scrivere queste parole chiave:

    È arrivato il libro di economia spiegata facile con le prefazioni di Antonio Maria Rinaldi e Nino Galloni Scenarieconomici

  12. TheTruthSeeker
    13 dicembre 2018 • 11:36

    Integrazione al mio precedente post.

    In riferimento a questa parte del passaggio finale:

    “la cosiddetta “crisi dei debiti sovrani” da cui tutto è partito, vedasi “Austerità”, è stata innestata da grandi operatori finanziari privati ( hedge funds in prima battuta e poi i big players internazionale del sistema bancario finanziario internazionale, significative note a riguardo nel prossimo post ) senza nessuna base logica e razionale di macroeconomia,..”, TheTruthSeeker

    Ecco chi furono i protagonisti principali a innescare il tutto.

    “New York, la cena dei caimani e il crollo dell’Euro” di Marcello Foa

    19/5/2010

    Provate a immaginare i gestori di sei degli hedge funds più potenti al mondo riuniti a cena in un bel ristorante di New York. Capita, tra uomini d’affari; ma il loro non è un incontro conviviale. Quei sei uomini decidono di lanciare un attacco speculativo per affossare una moneta straniera. Dopo poche settimane quella moneta crolla. Una scena da film, suggestiva. Ma improbabile obbietterebbero i puristi del libero mercato, nella presunzione che i mercati abbiano volumi tali da rendere impossibile qualunque forma di manipolazione. Teoricamente hanno ragione, ma la realtà, purtroppo, lascia sospettare il contrario.

    Quella cena si è svolta davvero l’8 febbraio 2010, alla presenza dei gestori degli “hedge funds” più ricchi e potenti: George Soros, John Paulson, Steven Cohen. Assieme a loro Donald Morgan, David Einhorn e Andy Monness.

    I sei “hedge” hanno fatto esplodere la mina iniziale. Dopo quella cena fecero salire vertiginosamente i “futures” contro l’euro, che a fine febbraio raggiunsero punte, allora record, di 70mila contratti, segnalando al mercato che un movimento importante era in atto. I più lesti si accodarono. Ma la valanga non era abbastanza consistente. Per raggiungere gli obiettivi voluti era necessario far deflagrare altre mine. Quali? Le valutazioni delle agenzie di rating e i contratti Cds.

    Proseguimento:

    https://www.libreidee.org/2010/05/new-york-la-cena-dei-caimani-e-il-crollo-delleuro/

    In conclusione e in breve, a maggior ragione vale il commento finale che ho appena fatto nel precedente post.

    NB dei sei “Caimani”, George Soros, John Paulson, Steven Cohen e David Einhorn sono finanzieri ebrei americani, in particolare John Paulson con i suoi hedge fund aveva già fatto soldoni a palate sulla crisi americana dei mutui subprime, circa 2 miliardi di dollari, in più ai giorni nostri risulta essere stato uno dei sostenitori della prima ora di Donald Trump con relativo finanziamento ( ufficialmente roba di poco conto ) per la sua campagna elettorale, a sua volta Trump aveva già investito nei suoi hedge fund ( ufficialmente roba di poco conto, un paio di milioni di dollari ) ed è diventato anche consigliere dell’amministrazione Trump, insomma, come se uno Stato chiamasse a farsi consigliare un ricco corsaro che ha precedentemente derubato in quello Stato, that’s American way….

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