Nuovo sgarro all’Italia: Parigi e Berlino bocciano Fincantieri
La Commissione Europea ha accolto la domanda presentata da Francia e Germania, che la invitavano a esaminare – alla luce del regolamento sulle concentrazioni – la proposta di acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri. In particolare, scrive Paolo Annoni sul “Sussidiario”, la Germania si è associata alla richiesta di rinvio trasmessa dalla Francia. E questo, nonostante il progetto di acquisizione non raggiunga le soglie di fatturato previste dal regolamento Ue che norma le concentrazioni industriali, per le operazioni che devono essere notificate alla Commissione a causa della loro dimensione europea. La questione è chiara e, secondo Annoni, si può riassumere in questi termini: l’acquisizione strategica di un’azienda francese da parte di una italiana – Fincantieri – verrà con ogni probabilità bloccata, dopo due anni di affannosi tentativi, perché non c’è più il necessario “supporto politico”. In pratica, la Francia (che aveva dimostrato fin da subito un enorme fastidio per l’operazione, già con Renzi primo ministro) ha ora deciso di volerla “smontare”, come probabilmente accadrà.
Di certo, rileva Annoni, l’Italia ha consegnato negli anni alla Francia asset e imprese di grandissimo valore economico e strategico. Una delle ultime (particolarmente fastidiose per il sistema) è stato il risparmio gestito di Unicredit, Pioneer, destinato ad alimentare il campione nazionale francese Amundi. Per Annoni, è l’ennesima espressione di “cupio dissolvi” del nostro sistema-paese. «In tutti questi casi si è usato come “scusa” o l’Europa o il mercato, con una dimostrazione di ipocrisia o dabbenaggine incredibili, perché la Francia presidia i propri campioni con gelosia e in barba a qualsiasi afflato europeo o di mercato». Esempi infiniti: dal settore auto al nucleare, con gli italiani di Enel sbattuti fuori dalla grande partita dell’energia. Nel caso delle trattative per i cantieri navali, oggi l’Eliseo approfitta delle pessime relazioni col governo italiano per mandare a monte l’accordo. «Teniamo presente che noi facevamo affari con un paese che bombardava la Libia, i nostri “impianti” e gli interessi nazionali – scrive Annoni – mentre Dio solo sa cosa vedono e cosa lasciano passare, i militari francesi, dei migranti e dei flussi migratori che arrivano in Italia».
Infatti, nonostante gli accordi, «i nostri soldati l’Africa subsahariana non l’hanno potuta vedere neanche con il binocolo». Ma a pesare è anche «il rapporto malato che abbiamo noi italiani con l’Europa», nel senso che «la narrazione sull’Europa che si sente in Italia non ha paragoni al di là delle Alpi». Per tutti gli altri, sottolinea Annoni, l’Ue resta uno strumento che «coincide più o meno chiaramente con i propri interessi o con un ben definito blocco di potere». Noi invece «diciamo Europa, ma in realtà dovremmo dire asse franco-tedesco», con tutte le conseguenze che questa equazione ha sui rapporti tra istituzioni europee. È curioso, aggiunge Annoni, che proprio ora Francia e Germania abbiano annunciato un nuovo incontro per rafforzare la loro alleanza economica. «Non è un caso del destino cinico e baro che più della metà delle banche tedesche non applichi gli stessi standard contabili di quelle italiane. È il frutto di una difesa accorta e persistente dei propri punti deboli».
Naturalmente, prosegue l’analista, adesso «qualcuno avrà il coraggio di dirci che il “deal” salta perché in Italia ci sono i populisti, oppure per le dichiarazioni di Di Maio sui Gilet Gialli», quando invece «è chiaro anche ai ciechi che la Francia era due anni che provava a far saltare l’operazione», non gradendo l’ingresso di Fincantieri. «Ma l’aspetto più grottesco è un altro», aggiunge Annoni: «Negli imprevedibili sviluppi della politica, che a volte sfuggono di mano anche ai “grandi fratelli” e alle élites più élite che ci sono, nessuno ci assicura che i populisti francesi o tedeschi di domani saranno migliori di quelli italiani di oggi». Sperarlo, secondo Annoni, è indice di provincialismo italico. «L’unica cosa certa è che i nostri populisti li possiamo eventualmente spegnere noi alle elezioni, mentre quelli francesi o tedeschi no». E in attesa di un’unione politica europea (di cui nessuno sa quando e come potrebbe nascere, «visto che il blocco di potere che dà le carte e ricatta tutti non ha alcun interesse a promuoverla»), l’unica certezza è che gli altri faranno solo i loro interessi. La vera questione, conclude Annoni, è come l’Italia «riesca a uscire dal buco in cui si è infilata e dallo stato di subordinazione e ricatto in cui nei fatti si ritrova».
L’austerity, con la sua applicazione arbitraria, è solo un sinonimo di questo stato “coloniale”, mentre «neanche il migliore governo che possiate immaginare può fare molto, rispetto a uno stato di cose che, senza modifiche, è un circolo vizioso». Certo, ammette Annoni, uscirne ha un costo enorme: ma rimanerci? «È un dibattito che noi non possiamo fare, se no lo spread sale, mentre in Germania diventa dibattito tra economisti». I tedeschi sanno che, in questi anni, l’euro è costato carissimo all’Italia. Che fare, adesso? «Bella domanda. Però bisognerebbe porsela e avere bene in testa le alternative, senza edulcorazioni europeiste o sovraniste che siano». Di certo, chiosa Annoni, è davvero surreale farsi “fregare” così incredibilmente dai cugini d’oltralpe, sull’affare-cantieri, proprio mentre «ci rimandano indietro i migranti con le scarpe tagliate, tra il tripudio della grande stampa italiana per le fusioni “europee”».
Noi ci facciamo rappresentare da dei quaquaraqua politici, cosa pretendiamo dalla UE? Di essere presi sul serio?
“L’austerity, con la sua applicazione arbitraria, è solo un sinonimo di questo stato “coloniale”, mentre «neanche il migliore governo che possiate immaginare può fare molto, rispetto a uno stato di cose che, senza modifiche, è un circolo vizioso». Certo, ammette Annoni, uscirne ha un costo enorme: ma rimanerci? «È un dibattito che noi non possiamo fare, se no lo spread sale, mentre in Germania diventa dibattito tra economisti». I tedeschi sanno che, in questi anni, l’euro è costato carissimo all’Italia. Che fare, adesso? «Bella domanda. Però bisognerebbe porsela e avere bene in testa le alternative, senza edulcorazioni europeiste o sovraniste che siano».”, Paolo Annoni per Il Sussidiario.
Quindi si desume che per Paolo Annoni l’unica via possibile è: più euro e più UEE con nuove regole, insomma, il piano Savona con BCE che diventa prestatore di ultima istanza a tutti gli effetti, Costituzione europea uguale per tutti che elimini alla radice le storture dell’austerity praticata finora e favorisca davvero il libero mercato, unione bancaria europea, esercito unico europeo e via dicendo, insomma, fare gli Stati Uniti d’Europa a tutti gli effetti, il sogno dei globalisti che si autodefiniscono “progressisti ma che di progresso vero e proprio per le classi lavoratrici dei popoli europei porterà solo le briciole!
Ma non è invece che questo Paolo Annoni per pensarla così abbia un qualche conflitto d’interessi?
Ecco in breve chi è:
Laureato in Economia, Paolo Annoni, si occupa per lavoro di mercati finanziari e strumenti d’investimento quotati. Oltre all’attività professionale si è dedicato all’approfondimento della storia industriale e finanziaria italiana. Coltiva per hobby lo studio del greco antico.
Riferimento:
https://www.ilsussidiario.net/autori/paolo-annoni/
Quindi, chiunque mastica solo un po di macroeconomia e finanza noterà che il conflitto d’interessi è evidente.
Comunque, a parte queste dovute precisazioni, è il presupposto di partenza che è profondamente sbagliato ovvero pensare che nella UEE gli stati membri si possano appassionare al gioco di scambiarsi le loro galline dalla uova d’oro per fare mega galline d’oro, nel prossimo post segnalo un ottimo articolo a riguardo.
Integrazione al precedente post, in riferimento al commento finale.
“Il mito della crescita attraverso il libero scambio”, Voci dall’Estero.
31 marzo 2017
Il sito di analisi politica ed economica Makroskop, curato da Heiner Flassbeck e Paul Steinhardt, passa al vaglio in questo documentato articolo il mito neoliberista secondo cui il libero mercato sarebbe sinonimo di crescita e benessere per tutti, mentre il protezionismo foriero di povertà e disastri. Giungendo alla conclusione che un’analisi senza pregiudizi della storia economica degli ultimi due secoli permette di affermare l’opposto: il libero mercato non porta affatto vantaggi a tutti e un certo protezionismo può giovare allo sviluppo economico di un paese, come risulta in particolare se si esamina il periodo precedente alla Prima guerra mondiale, proprio quello solitamente usato come prova a sostegno delle tesi neoliberiste.
Proseguimento:
http://vocidallestero.it/2017/03/31/il-mito-della-crescita-attraverso-il-libero-scambio/
“L’austerity, con la sua applicazione arbitraria, è solo un sinonimo di questo stato “coloniale”, mentre «neanche il migliore governo che possiate immaginare può fare molto, rispetto a uno stato di cose che, senza modifiche, è un circolo vizioso». Certo, ammette Annoni, uscirne ha un costo enorme: ma rimanerci? «È un dibattito che noi non possiamo fare, se no lo spread sale, mentre in Germania diventa dibattito tra economisti». I tedeschi sanno che, in questi anni, l’euro è costato carissimo all’Italia. Che fare, adesso? «Bella domanda. Però bisognerebbe porsela e avere bene in testa le alternative, senza edulcorazioni europeiste o sovraniste che siano».”, Paolo Annoni per Il Sussidiario.
Questa è la stessa identica tipica vulgata dei media mainstream secondo la quale soluzioni operative efficaci per uscire dalla situazione di stallo non sono praticabili perché arriva lo spread sporco, brutto e cattivo, anche il migliore governo sarebbe comunque impotente e via dicendo di questo passo per non cambiare lo status quo o per cambiarlo solo nella direzione voluta dalle elites globaliste eurocratiche ovvero ancora più euro e più UEE per fare gli Stati Uniti d’Europa, ma le soluzioni operative davvero efficaci per uscire vincenti dalla situazione di stallo ci sono e si tratta solo di volontà politica nell’attuarle nella pratica, eccone alcune delle più efficaci.
“È un problema di sicurezza nazionale”
di Ing, Fabio Conditi
09/01/2019
Realizzare un sistema di banche pubbliche non è una mera questione di scelte politiche, ma è un problema di sicurezza nazionale.
Ve lo spiego con il classico esempio del corpo umano, perchè così lo capiscono anche i bambini.
Il corpo umano ha bisogno di sangue per scambiare i nutrienti tra le cellule e gli organi.
Allo stesso modo lo Stato ha bisogno di soldi per scambiare beni e servizi tra i cittadini e le aziende.
Ora, chi conosce le nostre proposte sa che la sovranità monetaria e fiscale è ancora dello Stato, che quindi potrebbe tranquillamente creare strumenti di pagamento, ad esclusione delle sole banconote, con cui alimentare la circolazione monetaria. Non abbiamo bisogno di una banca esterna allo Stato, problema risolto.
Ma rimaniamo nella situazione attuale, nella quale si è fatta la scelta folle di far circolare solo moneta fornita da banche private con i prestiti e gli interessi. In pratica abbiamo deciso di prendere il sangue in prestito da una “banca”, cui lo dobbiamo però restituire con gli interessi. Che fine fa il corpo dopo un po’ di tempo?
La follia oggi è tale che una volta questa “banca” era principalmente pubblica, quindi i soldi restituiti venivano reimmessi di nuovo nell’economia reale. Oggi invece è privata e riutilizza quei soldi privilegiando soprattutto l’economia finanziaria e facendo morire quella reale.
Proseguimento:
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61409
Integrazione al post precedente.
LA MOSSA DEL CAVALLO CON LA UNIONE EUROPEA, a cura di Ing. Fabio Conditi.
Nel gioco degli scacchi, il cavallo è l’unico pezzo della scacchiera che può scavalcare gli altri pezzi, ma con un movimento ad “elle” che permette mosse imprevedibili, da cui deriva la consuetudine di chiamare “mossa del cavallo”, in senso figurato, una iniziativa abile e inattesa, che permette di liberarsi da un impedimento o di uscire da una situazione critica.
L’Italia è sicuramente oggi in una situazione critica, perché certamente gli italiani hanno scelto un Governo sovranista e populista, che aveva nel suo programma di Governo l’intenzione di fare finalmente politiche espansive.
Ma nel momento in cui si è cercato di tradurre questo programma in numeri all’interno del DEF, il Documento di Economia e Finanza dello Stato, ci si è resi conto che le regole ed i vincoli dell’Unione Europea, sono tali da impedire di fatto la realizzazione di questo tipo di politiche.
Siamo tutti d’accordo che per uscire dalla crisi economica è necessario fare investimenti, ma per fare investimenti servono soldi, per cui in questo momento la discussione politica è diventata uno scontro tra due opposte fazioni che sostengono politiche economiche completamente diverse, politiche di austerity e politiche espansive.
n realtà c’è una terza via per lo Stato, che equivale alla “mossa del cavallo”, perché non ha bisogno di coperture finanziarie e non richiede l’emissione di Titoli di Stato che aumentano il debito pubblico.
La soluzione è quella di utilizzare la propria sovranità monetaria e fiscale, senza violare i Trattati Europei, ma emettendo direttamente nuova moneta per finanziare gli investimenti, che non sia gravata né da debito, né da interessi. In questo modo è anche possibile rispettare più facilmente i vincoli europei.
Questa semplice ipotesi si basa su una analisi approfondita della nostra Costituzione e dei Trattati Europei, per capire quali poteri sono stati effettivamente ceduti e quali rimangono ancora di competenza esclusiva dello Stato.
Proseguimento:
http://fabioconditi.blogspot.com/2018/12/la-mossa-del-cavallo.html
NB lo stesso identico articolo è stato pubblicato il 2 gennaio 2019 su Scenarieconomici.
Integrazione al penultimo post.
L’intervista a Guido Grossi.Il grande inganno del debito pubblico. Hanno messo le nostre vite in mano alla finanza internazionale. Ecco come uscirne.
Ottobre 2018
Secondo Guido Grossi, esperto di finanza ed ex manager di BNL, la politica ha rinunciato al controllo della moneta e non se ne vede la ragione. Prima il cittadino portava i risparmi in una banca pubblica e quei soldi venivano investiti nell’economia reale creando lavoro, lo Stato li usava per fare spesa pubblica. Oggi le banche private fanno speculazione e i cittadini non possono più finanziare lo Stato. Gli interessi sempre più alti fanno salire l’indebitamento. Ci hanno messo un cappio al collo. Lo Spread e il rating. La differenza tra Bot, Cct e Btp. Il meccanismo perverso che porta lo stato a svendere i beni pubblici. Il caso Grecia. Le mosse da fare per liberarci.
Proseguimento:
https://notizie.tiscali.it/economia/articoli/grossi-grande-inganno-debito-pubblico-ecco-come-uscirne/
Anche qui su Libreidee era stato pubblicato un articolo sulle soluzioni operative di Guido Grossi, per trovare articolo, scrivere queste parole:
Grossi: reinventare i Bot, e svanirà l’incubo dello spread Libreidee
In conclusione definitiva e in breve, le soluzioni operative efficaci per uscire dalla situazione di stallo ci sono e sono imperniate su questi tre pilastri fondamentali:
1. Creazione di un sistema di banche pubbliche.
2. Emissione da parte dallo Stato di strumenti di scambio monetario e/o fiscale da utilizzare per le proprie politiche economiche, principalmente tramite moneta elettronica, creata con le banche pubbliche e moneta fiscale, cioè strumenti di scambio alternativi e validi sul territorio nazionale che hanno valenza fiscale ed accettazione volontaria, su quest’ultimi i certificati di credito fiscale, CCF, Giovanni Zibordi e Giorgio Cattaneo sono all’avanguardia nel progetto operativo.
3. Trasformare le emissioni dei titoli di debito pubblico, molti meno Btp che servono a far fare soldoni agli speculatori internazionali e invece molti più Bot per i risparmiatori italiani. Modifica sostanziale dei meccanismi d’asta del debito pubblico che finora invece hanno favorito la speculazione finanziaria.
Da notare anche che la messa in atto nella pratica di tali principali soluzioni operative efficaci va a cozzare con gli interessi del mondo dell’alta finanza globalizzata ma la loro esecuzione è una questione esclusivamente di volontà politica, poi certo c’è la vulgata dei media mainstream e ovviamente anche degli addetti ai lavori della finanza globalizzata che si inventano le storielle per fare il lavaggio del cervello alla gente, ma questo dipende dallo stato pietoso, a dir poco, in cui si sono ridotti i media mainstream.
NB per trovare articolo, scrivere le seguenti parole chiave:
Padroni di tutto, anche dei giornali: chi crede alle loro news? Libreidee
Correzione secondo punto finale dell’ultimo post, la versione corretta.
2. Emissione da parte dallo Stato di strumenti di scambio monetario e/o fiscale da utilizzare per le proprie politiche economiche, principalmente tramite moneta elettronica, creata con le banche pubbliche e moneta fiscale, cioè strumenti di scambio alternativi e validi sul territorio nazionale che hanno valenza fiscale ed accettazione volontaria, su quest’ultimi i certificati di credito fiscale, CCF, Giovanni Zibordi e Marco Cattaneo sono all’avanguardia nel progetto operativo.
NB visto che ci siamo, l’interessante blog del Dott. Marco Cattaneo:
http://bastaconleurocrisi.blogspot.com/2019/01/una-rivista-e-unassociazione-da-seguire.html
Non appena proviamo (o solamente pensiamo di provare) ad allentare il guinzaglio franco-tedesco, come in un pavloviano riflesso condizionato si scatenano all’estero la speculazione sui titoli italiani, ed in Italia la ferocia masochistica dello spread e del “destino dei nostri risparmi”. Solo gli esseri evolutivamente inferiori si ritrovano immersi in un simile karma letale di dipendenza psicologica. Gli eroi evoluti si smarcano e si innalzano, e questo non è affare che ci riguarda: se suona la marcia di Radetzky, gli italiani scattano in piedi a battere le mani per ricordarsi di essere servi.
Francia e Germania non sono amici dell’Italia, meglio uscire da questa alleanza per noi mortale e che serve agli altri due solo a dissanguare l’Italia.
Queste immaginarie contrapposizioni tra stati sarebbero l’informazione corretta? Quella ‘vera’ che aggira la nebulosità fraudolenta del main stream?
Sembrano quantomeno esagerate e di troppo facile effetto suggestivo.
Questa UE é stata voluta e costruita, secondo i loro progetti ed equilibri, da grandi finanzieri ed imprenditori (Agnelli lo ha spiegato più volte e per benino prima, durante e dopo la sua costituzione) i quali erano riuniti, da quel dì, in gruppi a carattere regionale che non coincidono necessariamente con i confini, dalla Scandinavia a Cipro e le relazioni tra questi potenti gruppi esprimono e costringono la politica economica alla quale gli stati si attengono già dall’epoca precedente all’Unione, figuriamoci dopo.
Avete mai letto di, o sentito, un grosso finanziere o imprenditore lamentarsi per il fallimento di un’operazione (e ce ne sono state vendute un sacco per tali dall’informazione)?
I Macron e le Merkel sono, al massimo, i gestori dello stadio, si deve guardare a chi organizza il campionato concordato e, in quest’ambito, l’interesse degli esponenti di casa nostra non coincide, di tutta evidenza, con quello del Paese e con il nostro, ma loro vanno comunque a gonfie vele, e continueranno, sovranismo si, no o ni, se noi ci ostineremo a non capire e a giocare con le bandiere.
Integrazione al mio ultimo post.
In riferimento alla parte iniziale del mio commento finale:
“Da notare anche che la messa in atto nella pratica di tali principali soluzioni operative efficaci va a cozzare con gli interessi del mondo dell’alta finanza globalizzata ma la loro esecuzione è una questione esclusivamente di volontà politica”
Ecco un esempio emblematico degli interessi del mondo dell’alta finanza globalizzata in azione.
“Soros ha chiesto a Timmermans, vice di Juncker, di attivarsi per fare arrivare la Troika a Roma. Ma gli è andata ancora buca” di Tino Oldani per ItaliaOggi.
11/1/2019
https://www.italiaoggi.it/news/soros-ha-chiesto-a-timmermans-vice-di-juncker-di-attivarsi-per-fare-arrivare-la-troika-a-roma-ma-gli-2327002
NB già segnalato in precedente post collegamento fra M5S e Soros su tematica immigrazione, quindi non coincidenze fortuite.
NB questi pupari della finanza globalizzata si servono dei pennivendoli dei media mainstream come cantori delle magnifiche e gloriose virtù del libero mercato poi però all’atto pratico molto spesso sono solo dei volgari lobbisti ma avendo i pennivendoli dalla loro parte come cantori del “Dio Libero Mercato” continuano a farlo senza rischiare nulla. Quindi a maggior ragione valgono le argomentazioni contenute nel mio ultimo post, insomma, in due parole, non è gente geniale come la vulgata dei media mainstream vorrebbe far credere al popolino, si tratta solo di lobbisti intrigoni contro i quali esercitando la giusta volontà politica si vince la battaglia una volta per sempre.