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L’Italia affonda e la Chiesa gareggia in ricchezza con gli Usa

Scritto il 20/5/19 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Non si sono ancora sopite le polemiche per la decisione dell’elemosiniere del Papa di pagare l’elettricità di un palazzo occupato a Roma. Secondo una parte consistente dei commentatori politici, la decisione avrebbe chiari intenti polemici nei confronti dello Stato italiano ed anche di Matteo Salvini («pagherò le bollette arretrate degli inquilini e anche quelle del ministro», ha ironizzato l’elemosiniere del Pontefice). Insomma, dietro il pagamento di una bolletta, più che l’intento evangelico ci sarebbe quello politico. Papa Bergoglio sarebbe anche intenzionato non a punire, bensì a premiare il cardinale elemosiniere Krajewski conferendogli un ministero. Con la fine del potere universale della Chiesa cattolica nel medioevo, il papato ha inaugurato una nuova serie di sfide con le organizzazioni statali. La Chiesa è sopravvissuta, ma ha anche sempre sonoramente perso queste sfide, ridimensionandosi territorialmente fino a diventare lo Stato sovrano più piccolo del mondo. Tra le tante dispute, è degna di riflessione quella tra la Chiesa romana del Cinquecento e il Re d’Inghilterra, perché ripensarla oggi nei rapporti Stato italiano/Città del Vaticano potrebbe aiutare non poco a capire come “altri” risolsero il problema del debito pubblico.
Come molti ricorderanno dagli insegnamenti scolastici, l’allora sovrano d’Inghilterra Enrico VIII pronunciò l’atto di supremazia sul cattolicesimo perché le alte sfere pontificie non accettarono il divorzio tra il Re e la sua consorte Caterina d’Aragona. Non si trattò di uno scisma teologico e dottrinale, dunque, ma di una disputa personale del Re con il Papa ed il suo cardinale di riferimento, Reginald Pole. Quel che non viene mai detto con sufficiente enfasi, invece, è che la disputa tra le due organizzazioni consentì all’Inghilterra di sanare il proprio debito pubblico. La dissoluzione dei monasteri, infatti, fu un processo che dal 1536 al 1540 permise ad Enrico VIII di confiscare le proprietà della Chiesa cattolica nell’isola. Grazie al possesso dei terreni d’Oltremanica, infatti, la Chiesa vantava entrate 3 volte maggiori rispetto a quelle dello Stato. A ben guardare, il ricavato delle vendite dei monasteri e dei terreni fu piuttosto deludente rispetto alle aspettative iniziali, ma consentì comunque all’Inghilterra di avere meno problemi economici di altri Stati in quell’epoca.
Tornando all’attualità, e come si può ben immaginare, la Chiesa cattolica possiede, in Italia e fuori dal Belpaese, immobili che per quantità e qualità farebbero impallidire 100 confische di Enrico VIII. Il 20 per cento del patrimonio immobiliare italiano è in mano alla Chiesa, ma se calcoliamo anche quanto c’è fuori dai confini italiani, il papato può contare sullo stesso numero di ospedali, scuole e università di un gigante come gli Stati Uniti d’America. A Roma, città dai prezzi esorbitanti al metro quadro, un quarto degli immobili presenti è di proprietà del Vaticano. Secondo studi del “Sole 24 Ore”, solo in Italia, la Chiesa possiederebbe beni per miliardi di euro; e contando anche ciò che il Papa possiede fuori dall’Italia, la cifra supera i 2.000 miliardi solo di immobili. Va anche ricordato, a tal proposito, che la Città del Vaticano è una monarchia assoluta, una delle pochissime rimaste al mondo assieme al Brunei, all’Oman, agli Emirati Arabi e all’Arabia Saudita, e che il Papa – personalmente – risulta anche il proprietario “in solido” dei beni citati. In questo veloce conteggio, sono ovviamente esclusi conti bancari, depositi vari e oro, la cui consistenza è avvolta nel più assoluto mistero.
Stiamo forse dicendo che sarebbe bene confiscare le proprietà della Chiesa? Non diamo nessuna valutazione, ma non sarebbe la prima volta che uno Stato lo fa a seguito di ingerenze politiche di stampo teocratico. Oltre ad Enrico VIII ci furono anche i francesi nel periodo della Rivoluzione, che dopo la Costituzione Civile del Clero provvidero ad assegnare ai cittadini i beni ecclesiastici presenti in Francia. Inoltre, che ci fosse bisogno di andare d’accordo col clero fu un’idea del Duce, che nel 1929 sottoscritte i Patti Lateranensi; ma i grandi protagonisti risorgimentali – Mazzini, Garibaldi, Cavour e i liberali che governarono l’Italia per più di sessantanni dopo l’Unità – non fecero concordati con la Chiesa e governarono tranquillamente il paese anche senza avere la simpatia e il consenso del Papa di turno.
(Massimo Bordin, “Viene da Enrico VIII d’Inghilterra la soluzione per il debito pubblico italiano”, dal blog “Micidial” del 14 maggio 2019).

Non si sono ancora sopite le polemiche per la decisione dell’elemosiniere del Papa di pagare l’elettricità di un palazzo occupato a Roma. Secondo una parte consistente dei commentatori politici, la decisione avrebbe chiari intenti polemici nei confronti dello Stato italiano ed anche di Matteo Salvini («pagherò le bollette arretrate degli inquilini e anche quelle del ministro», ha ironizzato l’elemosiniere del Pontefice). Insomma, dietro il pagamento di una bolletta, più che l’intento evangelico ci sarebbe quello politico. Papa Bergoglio sarebbe anche intenzionato non a punire, bensì a premiare il cardinale elemosiniere Krajewski conferendogli un ministero. Con la fine del potere universale della Chiesa cattolica nel medioevo, il papato ha inaugurato una nuova serie di sfide con le organizzazioni statali. La Chiesa è sopravvissuta, ma ha anche sempre sonoramente perso queste sfide, ridimensionandosi territorialmente fino a diventare lo Stato sovrano più piccolo del mondo. Tra le tante dispute, è degna di riflessione quella tra la Chiesa romana del Cinquecento e il Re d’Inghilterra, perché ripensarla oggi nei rapporti Stato italiano/Città del Vaticano potrebbe aiutare non poco a capire come “altri” risolsero il problema del debito pubblico.

Come molti ricorderanno dagli insegnamenti scolastici, l’allora sovrano d’Inghilterra Enrico VIII pronunciò l’atto di supremazia sul cattolicesimo perché le alte sfere pontificie non accettarono il divorzio tra il Re e la sua consorte Caterina Konrad Krajewski, l'elemosiniere del Papad’Aragona. Non si trattò di uno scisma teologico e dottrinale, dunque, ma di una disputa personale del Re con il Papa ed il suo cardinale di riferimento, Reginald Pole. Quel che non viene mai detto con sufficiente enfasi, invece, è che la disputa tra le due organizzazioni consentì all’Inghilterra di sanare il proprio debito pubblico. La dissoluzione dei monasteri, infatti, fu un processo che dal 1536 al 1540 permise ad Enrico VIII di confiscare le proprietà della Chiesa cattolica nell’isola. Grazie al possesso dei terreni d’Oltremanica, infatti, la Chiesa vantava entrate 3 volte maggiori rispetto a quelle dello Stato. A ben guardare, il ricavato delle vendite dei monasteri e dei terreni fu piuttosto deludente rispetto alle aspettative iniziali, ma consentì comunque all’Inghilterra di avere meno problemi economici di altri Stati in quell’epoca.

Tornando all’attualità, e come si può ben immaginare, la Chiesa cattolica possiede, in Italia e fuori dal Belpaese, immobili che per quantità e qualità farebbero impallidire 100 confische di Enrico VIII. Il 20 per cento del patrimonio immobiliare italiano è in mano alla Chiesa, ma se calcoliamo anche quanto c’è fuori dai confini italiani, il papato può contare sullo stesso numero di ospedali, scuole e università di un gigante come gli Stati Uniti d’America. A Roma, città dai prezzi esorbitanti al metro quadro, un quarto degli immobili presenti è di proprietà del Vaticano. Secondo studi del “Sole 24 Ore”, solo in Italia, la Chiesa possiederebbe beni per miliardi di euro; e contando anche ciò che il Papa possiede fuori dall’Italia, la cifra supera i 2.000 miliardi solo di immobili. Va anche ricordato, a tal proposito, che la Città del Vaticano è una monarchia assoluta, una delle Lo spot 2019 per l'8 per mille al Vaticanopochissime rimaste al mondo assieme al Brunei, all’Oman, agli Emirati Arabi e all’Arabia Saudita, e che il Papa – personalmente – risulta anche il proprietario “in solido” dei beni citati. In questo veloce conteggio, sono ovviamente esclusi conti bancari, depositi vari e oro, la cui consistenza è avvolta nel più assoluto mistero.

Stiamo forse dicendo che sarebbe bene confiscare le proprietà della Chiesa? Non diamo nessuna valutazione, ma non sarebbe la prima volta che uno Stato lo fa a seguito di ingerenze politiche di stampo teocratico. Oltre ad Enrico VIII ci furono anche i francesi nel periodo della Rivoluzione, che dopo la Costituzione Civile del Clero provvidero ad assegnare ai cittadini i beni ecclesiastici presenti in Francia. Inoltre, che ci fosse bisogno di andare d’accordo col clero fu un’idea del Duce, che nel 1929 sottoscritte i Patti Lateranensi; ma i grandi protagonisti risorgimentali – Mazzini, Garibaldi, Cavour e i liberali che governarono l’Italia per più di sessantanni dopo l’Unità – non fecero concordati con la Chiesa e governarono tranquillamente il paese anche senza avere la simpatia e il consenso del Papa di turno.

(Massimo Bordin, “Viene da Enrico VIII d’Inghilterra la soluzione per il debito pubblico italiano”, dal blog “Micidial” del 14 maggio 2019).

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Tag: America, anticlericalismo, Arabia Saudita, assegnazioni, assistenza, assolutismo, banche, Belpaese, Benito Mussolini, bollette, Brunei, Camillo Cavour, cardinali, Caterina d’Aragona, cattolicesimo, cattolici, Chiesa, Cinquecento, Città del Vaticano, cittadini, clero, Concordato, confisca, consenso, Costituzione, debito pubblico, depositi, dispute, dissoluzione, divorzio, dottrina, Duce, ecclesiastici, economia, elemosiniere, elettricità, Emirati Arabi, Enrico VIII, fascismo, finanza, Francia, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, governo gialloverde, Il Sole 24 Ore, immobili, immobiliare, ingerenze, Inghilterra, inquilini, Ior, Italia, Jorge Mario Bergoglio, Konrad Krajewski, Lega, liberali, Massimo Bordin, Matteo Salvini, medioevo, Micidial, migranti, Misteri, monarchia, monasteri, Oltremanica, Oman, oro, ospedali, Papa, Papato, patrimonio, Patti Lateranensi, politica, potere, potere temporale, prezzi, proprietà, Re, Reginald Pole, religione, ricchezza, risanamento, Risorgimento, Rivoluzione Francese, Roma, scisma, scuola, solidarietà, sovranità, Stati Uniti, Stato, storia, supremazia, teocrazia, teologia, territorio, Unità d'Italia, università, Usa, valura, Vangelo, Vaticano

5 Commenti

  1. luigiza
    20 maggio 2019 • 11:17

    Stiamo dicendo che sarebbe bene confiscare le proprietà della Chiesa (tolto il ‘forse’ ed il punto interrogativo perchè superflui).

    Finalmente una proposta utile per risollevare l’Italia. Non basterebbe ma sarebbe un buon inizio.
    C’è però un problema: manca l’Autorità in grado di farlo
    Quella attuale non ne ha la volontà.
    Serve l’avvento dell’Anticacchio, speriamo non tardi ancora troppo.

  2. Primadellesabbie
    20 maggio 2019 • 14:13

    Confiscare i beni del Vaticano per consegnarli a…”loro”?

    (Forse é questo il senso dell’imbarazzante appello alla Madonna in Piazza Duomo!)

    Dovesse succedere, bisognerebbe aspettarsi le truppe dei Crociati risolute a prelevare la loro parte.

    Però farebbe sicuramente un gran bene alla Chiesa.

    L’avesse fatto il dittatore avrebbe potuto ripagare i debiti della WWI, come richiestoci pressantemente allora, e così risparmiarci le sanzioni e la Seconda Guerra, ma l’avevano accuratamente scelto proprio perché era anche manifestamente miope, oltre tutto il resto.

  3. TheTruthSeeker
    20 maggio 2019 • 17:43

    L’altra faccia della medaglia.

    Il cardinal Burke sul patriottismo: “Dio è contro un governo globale”

    “Il patriottismo è richiesto dalla legge naturale” e Dio “non rende legittimo un singolo governo globale”. Resistere ad una immigrazione islamica su larga scala, per il cardinale americano è un “esercizio responsabile del proprio patriottismo”

    di M. Orlando per “IlGiornale”

    18 maggio 2019

    Proseguimento:

    http://www.ilgiornale.it/news/mondo/cardinal-burke-sul-patriottismo-e-contro-governo-unico-1697270.html

    Quindi le domanda sono: chi sono i burattinai di Bergoglio? Cui Prodest un papa globalista?

    Per qualche controinformazione sulla questione, ecco due articoli interessanti, per trovarli scrivere queste parole chiave:

    1.

    l’amore straordinario della massoneria per il pontefice uno studio documenta una storica prima volta marco tosatti

    2.

    L’inquietante flirt tra Chiesta e massoni: un dialogo pericoloso perché contro la Fede Il Giornale

    In conclusione e in breve, ci sono ancora cardinali cattolici che ragionano in modo tradizionale, logico e razionale ma sono stati messi da parte, i pupari paramassonici e massonici globalisti hanno preferito invece un papa come Bergoglio che sta portando avanti cardinali della sua stessa pasta antitradizionalista e globalista.

  4. Gio rgio
    21 maggio 2019 • 07:41

    E’ sa sempre che vado affermando che si deve spogliare il vaticano dei beni di Cesare e lasciargli solo quelli di Dio, le anime non hanno bisogno di beni materiali per evolvere ma solo di quelli spirituali.

  5. brothervlad
    21 maggio 2019 • 13:18

    Un iscritto alla bocciofila che non conoscesse come giocare a bocce parrebbe poco credibile. Un milanista nel Club dell’Inter, anche. Se Papa Francesco non fosse Cattolico, eventualmente, troverebbe giustificazione il fatto che nessuno parrebbe accorgersene?

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