Archivio del Tag ‘007’
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Zuckerberg ammette: Facebook, falso un profilo su dieci
Parcheggio mondiale di solitudini? Network inefficiente ma comodissimo per gli 007 in caccia di report a costo zero sulle relazioni tra persone? Facebook stavolta rischia: il suo fondatore, Mark Zuckerberg, è costretto ad ammettere che almeno 10 “profili” su 100 sono falsi, gestiti da utenti-fantasma. L’inventore del social network più amato del pianeta rivela l’esito di una stima dettagliata degli account, quasi un miliardo di utenti. Degli oltre 955 milioni di utilizzatori attualmente iscritti a Facebook, più di 83 milioni sono “fake user”, cui si aggiungono i profili “duplicati” e quelli scorrettamente classificati. Motivo dell’imbarazzante “outing”: le regole tassative di controllo scattate dopo la quotazione in Borsa, avvenuta il 19 maggio scorso.
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Dopo le scuse, la verità su Genova: perché quel massacro?
Antonio Manganelli si scusa con l’Italia e persino con la madre di Federico Aldrovandi, il giovane ucciso a Ferrara da quattro agenti nel 2005, ma il suo ex capo Gianni De Gennaro – promosso sottosegretario da Mario Monti – continua a tacere, anche se resta il massimo responsabile istituzionale delle operazioni di polizia che a Genova nel 2001 culminarono nel massacro della Diaz. Una mattanza, che Amnesty International definì la più grave sospensione della democrazia in Occidente dopo la Seconda Guerra Mondiale. Una pagina nera, nella storia della polizia italiana: 93 persone selvaggiamente picchiate e terrorizzate, quindi arrestate in massa per reati serissimi e poi tutte prosciolte. Tra queste, 60 feriti anche gravi, come il giornalista inglese Mark Covell, ridotto in fin di vita. E dal super-poliziotto De Gennaro silenzio totale: anche oggi, dopo la sentenza della Cassazione che terremota il vertice della polizia, con rimozioni a tappeto di altissimi dirigenti.
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Video-choc: lo stragista di Tolosa era una pedina degli 007
«Va’ all’inferno, traditore. Mi hai mandato in Iraq, Pakistan e Siria per aiutare i musulmani. E ora ti riveli essere un criminale e un capitano dei servizi francesi. Non lo avrei mai creduto». A parlare è Mohammed Merah, lo stragista franco-algerino di Al Qaeda poi ucciso a Tolosa dalla polizia, nell’alloggio in cui si era asserragliato dopo aver commesso l’ennesimo attentato. Merah parla in un video e accusa il suo migliore amico, Zouheir: «Mi ucciderete senza un motivo», dice, ma «siete voi che mi avete messo in questa situazione». Merah si congeda drammaticamente da Zouheir: «Non ti perdonerò mai». Il giovane attentatore, scrisse il “Foglio” già il 22 marzo «grazie a fonti dei servizi», era nientemeno che «un’operazione dell’intelligence francese finita male». Un infiltrato “inconsapevole”, incaricato di organizzare stragi da attribuire poi a paesi come la Siria, accusati di ospitare terroristi.
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Diaz, undici anni dopo: chi ha paura di quel film-verità?
La furia dei tonfa, i manganelli dall’impugnatura a T: un rumore raggelante di braccia e gambe spezzate. Sangue e materia cerebrale che allagano il parquet della palestra scolastica, schizzano sugli intonaci, gocciolano dai termosifoni. «Un sabba infernale di grida e lamenti che hanno il suono osceno di bestie portate al macello», scrive Carlo Bonini su “Repubblica” il 24 marzo dopo aver visto in anteprima – insieme a due poliziotti e ad una delle vittime – il film sulla “macelleria messicana” alla scuola Diaz di Genova il 21 luglio 2001, girato da Daniele Vicari e prodotto da Domenico Procacci. Un film arduo: pochissime riprese a Genova per evitare disagi, e i mezzi della polizia usati per le riprese – furgoni e blindati – sequestrati per accertamenti al ritorno da Bucarest, dov’era stato allestito il set. Invitati all’anteprima, i politici – senza spiegazioni – non si sono fatti vedere né a Palermo né a Torino, dove in compenso hanno inviato i vigili urbani a verificare orari e capienza della sala.
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Strana violenza: se il potere ha paura, scatena i black bloc
Un mondo diverso è possibile? In teoria, sì. Ma appena la svolta si avvicina, ecco che arrivano loro: sfasciano tutto, devastano città, terrorizzano manifestanti e adesso scatenano anche la guerriglia con la polizia, dando al governo di turno il pretesto perfetto per seppellire sotto la repressione qualsiasi domanda di cambiamento. Loro sono i neri, gli incappucciati: da più di dieci anni, puntualissimi guastatori di qualsiasi “primavera” civile. Sono i migliori alleati del potere che dichiarano di voler combattere, dice senza esitazioni Franco Fracassi, che dopo il saggio “G8 Gate” sulla catastrofe genovese del 2001 ha dedicato ai black bloc un accurato studio monografico. Il libro prova a far luce sull’origine del più ambiguo fenomeno degli ultimi anni, regolarmente in campo ad inquinare qualsiasi pacifica contestazione sociale: molti di loro sono ragazzi ingenui, alcuni di estrema destra, manovrati però da un’abile regia.
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Galtung: licenza di uccidere, su ordine del fascista Obama
Barack Obama? Il capo di una «nazione-killer», che – per cercare di rallentare il proprio inesorabile declino imperiale – sperimenta un nuovo «fascismo globale», senza frontiere, fatto di terrorismo di Stato e uccisioni mirate ma molto imprecise, con migliaia di vittime civili. Lo afferma l’insigne sociologo norvegese Johan Galtung. In piena crisi, incalzato dai repubblicani, Obama «si rigioca il trucco retorico progressista che lo ha portato al potere nel 2008», anche se appena due anni dopo «si è svelato il bluff», subito punito dal rovescio elettorale delle votazioni di medio termine. Il pericolo? Si chiama fascismo, dice letteralmente Galtung, che avverte: «Ce n’è una varietà nazionale e una globale». Obama spia gli americani violando la loro privacy. E in più, addestra reparti-killer per eliminare segretamente “nemici” in tutto in mondo, americani e non.
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La Nato in Siria: guida i “ribelli” l’agente libico di Bin Laden
«Ancora non sappiamo chi ha ucciso Kennedy: come credere, dunque, all’inverosimile versione ufficiale dell’11 Settembre?». Quando uscì “La guerra infinita”, alla vigilia dell’invasione dell’Iraq motivata con la favola delle “armi di distruzione di massa” di Saddam, il libro raggiunse in pochi giorni le 70.000 copie vendute, e senza una sola recensione sui grandi media, per i quali la tesi di Giulietto Chiesa era semplicemente inaccettabile. Sono gli stessi media che, dieci anni dopo, inabissato in mare “con rito islamico” l’ormai ingombrante fantasma di Bin Laden, non hanno battuto ciglio quando, in prima serata sulla Rai, Giovanni Minoli ha rilanciato i medesimi imbarazzanti interrogativi di Chiesa. Poi è stata la volta della Libia, con la bufala in mondovisione delle “fosse comuni” per coprire le “stragi di civili”. E adesso è il turno della Siria: il capo del sedicente “libero esercito siriano”, si viene ora a sapere, è nientemeno che l’ex comandante militare di Tripoli, già dirigente di Al Qaeda.
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Forze inglesi a Damasco, non è Assad a massacrare i siriani
Stanno macellando la Siria, a cannonate: non i presunti “boia” del regime di Assad, ma i brutali miliziani armati dall’Occidente. «Sono loro che ci terrorizzano», dichiara un testimone in una drammatica intervista realizzata a Homs dalla prestigiosa giornalista indipendente Silvia Cattori: «Ci minacciano se solo mettiamo il naso fuori di casa, siamo noi a chiamare l’esercito in nostro aiuto». E la versione dei media, che propongono una rivolta popolare contro l’oppressione della dittatura? Un diluvio di menzogne, senza uno straccio di prova. Per questo, Russia e Cina hanno posto il veto all’Onu contro una risoluzione anti-Assad. Ma c’è di peggio: oltre alla “legione libica” proveniente da Bengasi, in Siria – contro l’esercito di Damasco – sarebbero in azione reparti scelti del Qatar e addirittura forze speciali inglesi.
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«Dietro ad Assange, network di 007 contro l’Occidente»
Chi manovra Wikileaks? Sicuramente, chi ha interesse a colpire gli Usa e i suoi alleati. Julian Assange e il suo team? «È impossibile che facciano tutto da soli, come paladini della trasparenza. Basta dare un’occhiata alla mole di documenti raccolti e resi pubblici. Stiamo parlando di intere banche dati. Dietro a tutto c’è qualcuno interessato a fare uscire queste informazioni in maniera chirurgica e a senso unico». Parola di Fabio Ghioni, l’hacker più famoso d’Italia. Già mente informatica del Tiger Team che proteggeva la rete della Telecom: uno che di pirateria e giochi sporchi dietro le quinte se ne intende.
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Governi, 007 e boss: l’impero del mercante di morte
L’estradizione negli Stati Uniti chiude la carriera di quello che è ritenuto il principale trafficante d’armi al mondo. Ma è davvero l’ultimo atto? Nella sua biografia, la sentenza con cui venerdì 20 agosto una Corte d’Appello thailandese ne ha deciso l’estradizione negli Stati Uniti potrebbe essere il capitolo finale. Ma non c’è da giurarci, perché quando si parla di Viktor Bout, il trafficante per eccellenza, nulla è sicuro e tutto è avvolto da un alone di mistero e leggenda. E allora, forse, conviene partire proprio da quella che al momento è la fine. L’ultimo capitolo si apre con il suo arresto, nel marzo 2008, in un albergo di lusso di Bangkok, dove – secondo l’accusa – stava negoziando la vendita di una partita di armi a rappresentanti delle Farc colombiane.
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Fango di Stato: la Repubblica dei ricatti
Nei regimi è normale: la politica si fa a colpi di dossier, ricatti, intimidazioni. Oggi l’obiettivo del regime in Italia è distruggere Gianfranco Fini, che ha osato contraddire il satrapo anziano e rompere dall’interno il fronte dell’obbedienza coreana, obbligatoria dentro il Pdl. Va subito fermato, prima che altri seguano il suo esempio e la crepa si allarghi, fino a far crollare la diga (come dicevano altri, “punirne uno per educarne cento”). Ecco dunque un gran lavorio estivo sulla casa di Montecarlo. Uno stuolo di persone è all’opera, da tempo, per trovare qualcosa che renda Fini un’anatra zoppa.
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Genchi: contro Fini, gli 007 del network del fango
Penso che ormai l’abbiano capito anche i bambini: c’è un organizzato e collaudato network informativo che opera per neutralizzare e colpire gli avversari pericolosi e favorire chi deve essere rilanciato. Questa centrale si avvale anche di apparati dei servizi segreti. Non hanno altra spiegazione le perle dell’ultimo periodo, dal caso Boffo alle case a Montecarlo di proprietà di An e finite al cognato di Fini, passando dal caso Marrazzo. Prima ancora possiamo ricordare il caso di Silvio Sircana, portavoce del governo Prodi, e se so ancora leggere gli avvertimenti, posso prevedere qualcosa anche per Tremonti. Comunque, nei confronti di chiunque possa dar fastidio al conducente».