Archivio del Tag ‘Antigone’
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Parla a tutti gli italiani il coraggio di “Nandra” Schilirò
Mezza Italia s’è desta, in difesa di “Nandra” Schilirò, commissario di polizia (vicequestore a Roma) che ha trovato il coraggio di salire sul palco di piazza San Giovanni a ricordare agli italiani di essere, appunto, cittadini italiani, non sudditi della Corea del Nord intimiditi dal ricatto e rintronati dalle frottole ufficiali sparate all’infinito, a reti unificate. In un paese normale, chi sedesse al governo dovrebbe semplicemente morire di vergogna, di fronte ad affermazioni tanto urticanti, se avesse ancora in funzione una coscienza capace di suscitarlo, il sentimento della vergogna: sentirebbe quanto è avvilente che un valoroso funzionario delle forze dell’ordine, pluri-premiato per la sua difficile attività, avverta il bisogno di esporsi al rischio di provocare imbarazzo, mettendo a repentaglio il suo avvenire, pur di ribadire le ragioni che portarono una ragazza di Catania a studiare legge e arruolarsi in polizia. Si chiama: civiltà del diritto. Sintetizzando: giustizia e libertà, come avrebbe detto Ferruccio Parri, uno che di dittature se ne intendeva.Di Nunzia Alessandra Schilirò parlano gli occhi, innanzitutto: non hanno esitazioni, non ammettono la possibilità di tollerare il lezzo della codardia e della disonestà, nei giorni dell’infamia nazionale inflitta a sessanta milioni di persone. Se la verità diventa reato, e la libertà un lusso risalente a lontani giorni felici, da qualche parte spuntano la maglietta blu e i pantaloni verdi di chi porta l’Annunciazione già nel nome di battesimo, come osserva Silvana De Mari, fotografando il valore profetico di un’inquietudine sofferta e temerariamente esposta ai riflettori, sapendo che non c’è più tempo per fingere che tutto si sistemi da sé. “Alea iacta est”, disse il condottiero, rompendo gli indugi: sembrano belle, le frasi dei libri di storia. E lo sono, quando si ha la certezza che non sia la storia stessa, un giorno, a crollarci addosso: basta essere convinti di vivere ancora al riparo di leggi che tutelano l’inviolabilità della persona e i suoi fondamentali diritti umani.Tutti a sbranarla, adesso, l’Antigone in uniforme: rischia il licenziamento, gongolano i fogliacci di regime che intascano incentivi per pubblicare solo veline, costringendo i non-morti a sintonizzarsi su Radio Londra per sapere come vanno davvero le cose. Sibilano voci vuote, piene di polvere: masticano ghiaia e carne umana, tritano muscoli, allungano le zampe sui bambini. Nunzia Alessandra Schilirò aveva già chiarito come la pensa, pubblicando con “ByoBlu” il romanzo “La ragazza con la rotella in più”, che lei stessa ha definito “real spiritual fantasy”, genere crossover «che più di ogni altro consente di raccontare la realtà più cupa, quella che non si può raccontare». Premonizioni: un faro acceso su «ciò che non va, nel mondo», impastando la realtà con «elementi sovrannaturali e di mistero». Vale a dire: la dimensione “magica” della vita. Chi emana editti e decreti la conosce fin troppo bene, probabilmente, al punto da pregustare il 15 ottobre l’apertura della Porta dell’Inferno, quella di Rodin, davanti al Quirinale.Ecco come la vede, “Nandra” Schilirò: «Non siamo esseri mortali e razionali, ma molto di più, esattamente così come la vita non è solo ciò che vediamo, visto che esiste un mondo invisibile che governa il mondo esteriore». Letteratura, certo: fantasy. Però fa effetto, se l’autrice poi – in altra veste – sale su una pedana a recitare il credo di Gandhi, a ricordare l’esempio di Falcone e Borsellino, sapendo che sarà letteralmente fatta a pezzi da chi non tollera un gesto come il suo. La rivoluzione (morale, interiore) è sempre una scommessa, come ricorda Maurizio Maggiani nel suo strepitoso ultimo libro, “L’eterna gioventù”. Qualcosa che sfida la ragione della paura, scavalca la dura legge del bisogno e umilia la mediocrità della rassegnazione sporca, della rinuncia a vivere. Oggi, chi dirige il Truman Show ha un’opportunità straordinaria: non nasconderlo più, il valore non solo professionale che tracima da certe divise. E’ l’intransigenza obbligatoria, inevitabile, di chi ricorda che – ovunque capiti di trovarsi – non si può mai dimenticare di riconoscersi, innanzitutto, come persone: esseri umani, capaci di usare anche il cuore.(Giorgio Cattaneo, 28 settembre 2021).Mezza Italia s’è desta, in difesa di “Nandra” Schilirò, commissario di polizia (vicequestore a Roma) che ha trovato il coraggio di salire sul palco di piazza San Giovanni a ricordare agli italiani di essere, appunto, cittadini italiani, non sudditi della Corea del Nord intimiditi dal ricatto e rintronati dalle frottole ufficiali sparate all’infinito, a reti unificate. In un paese normale, chi sedesse al governo potrebbe semplicemente morire di vergogna, di fronte ad affermazioni tanto urticanti, se avesse ancora in funzione una coscienza capace di suscitarlo, il sentimento della vergogna: sentirebbe quanto è avvilente che un valoroso funzionario delle forze dell’ordine, pluri-premiato per la sua difficile attività, avverta il bisogno di esporsi al rischio di provocare imbarazzo, mettendo a repentaglio il suo avvenire, pur di ribadire le ragioni che portarono una ragazza di Catania a studiare legge e arruolarsi in polizia. Si chiama: civiltà del diritto. Sintetizzando: giustizia e libertà, come avrebbe detto Ferruccio Parri, uno che di dittature se ne intendeva.
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Paura e delirio senza fine: quanto manca alla mezzanotte?
Dopo un anno esatto di Covid, eccoci nel nuovo Impero della Paura. A regnare è il caos, in ogni campo, persino tra le analisi: c’è chi ancora non vede (o almeno, dice di non vedere) la regia mondiale di quanto sta avvenendo, e chi – al contrario – sostiene che un giorno ringrazieremo questa catastrofe, una medicina (amarissima, ma salutare) per uscire dalla Matrix delle finzioni, dove i buoni in realtà sarebbero i veri cattivi. Eterogenesi dei fini: tanto peggio, tanto meglio. L’ascia del Covid è spietata: falcia diritti e libertà, ma tanti bravi cittadini preferiscono tacere e subire, all’infinito, in attesa di non si sa cosa, fingendo di non aver mai sentito nominare l’espressione Grande Reset, formulata nel santuario di Davos. Quando tutte le notizie scomode diventano complottismo negazionista, ci si ritrova in una pessima sala d’aspetto: a separarci dalla dittatura sono ormai poche parole in libertà, sempre più clandestine, ostracizzate “worldwide” da chi criminalizza il diritto alla verità. Ad accecare gli ipovedenti sono, ancora una volta, le maschere teatrali della politica: «Se l’ha detto quel cretino, allora non è vero. Preferisco l’usato sicuro, i leader affidabili». Quali? Quelli che da quasi 12 mesi tengono i consimili “faccia a terra”, in attesa della seconda ondata e poi della terza, della quarta, della centesima?Attenti alle parole: “lockdown” viene dal lessico carcerario, “coprifuoco” da quello bellico. Lo ha ricordato lo scrittore Roberto Quaglia, in un video di fine anno in cui constata il trionfo, per via pandemica, della Decrescita Infelice vaticinata e invocata da Greta Thunberg. Detto fatto: solo in Italia hanno già chiuso i battenti trecentomila aziende, e la flessione paurosa del Pil preannuncia lacrime e sangue per il 2021. “Andrà tutto bene”, belavano le pecore dai balconi, mentre i medici – a cui era stato impedito di effettuare autopsie – finivano col causare la morte di molti pazienti, in terapia intensiva, trattandoli con ossigeno anziché con eparina. Tuttora manca un protocollo nazionale che metta i sanitari in condizione di intervenire tempestivamente e sistematicamente, a domicilio, con farmaci efficaci (nel frattempo individuati), come se l’emergenza non dovesse finire mai. Anziché Plaquenil e cortisonici, dal cielo sono piovuti tamponi: servivano a gonfiare il panico e i numeri da sciorinare a reti unificate, giustificando sia il “carcere” per i cittadini che la “guerra” contro di noi, cioè il lockdown e il coprifuoco. Misure insensate, feroci, ingiuste e disperatamente inutili, inefficaci e vane sul piano sanitario, ma provvidenziali per ottenere il vero risultato atteso dal Grande Reset, il genocidio socio-economico dello zoo a beneficio dei supremi gestori dell’allevamento.Sul piano estetico, a spiegare l’inguardabilità dello spettacolo italiano bastano i nomi: Conte e Casalino, Arcuri e Ricciardi, Di Maio, Speranza, Renzi, Zingaretti. Non una denuncia, forte e chiara, dai colleghi Salvini, Meloni e Berlusconi: solo variazioni sul tema, pigolii e flebili distinguo, mentre Big Tech fa a pezzi quel che resta della privacy e, insieme al mainstream cartaceo e radiotelevisivo, getta nella spazzatura persino l’uomo della Casa Bianca, trasformato in delinquente seriale e trattato come si sarebbe fatto in altre epoche, giustiziato senza processo e senza diritto di parola. Brutta anticamera, quella in cui stiamo scivolando, in cui una fanfara alza il volume per coprire gli ultimi, disperati muggiti umani. Il microfono viene invece lasciato aperto per i ragli del complottismo terrapiattista, quello vero, che vaneggia di uomini-lucertola e giustizieri altrettanto favolosi. Si scandalizzano e si meravigliano, i millenaristi del neo-catastrofismo apocalittico, come se non sapessero che fine fece Giordano Bruno il 17 febbraio dell’anno 1600. Un caso troppo lontano? Niente paura: parlano da sole le morti di Martin Luther King, Salvador Allende, Olof Palme, Thomas Sankara, Yitzhak Rabin. Un mondo perfetto, capace di macellare in diretta Tv il presidente degli Stati Uniti d’America, a Dallas, nel 1963.Il campionato di calcio è l’unica fonte di notizie che, in Italia, riesca a competere con il dominio psico-sanitario dell’Agenda del Terrore. Fantasmi mascherati nelle strade, fantocci imbavagliati persino alla guida dell’auto, lemuri impauriti che rincasano rigorosamente entro le 22. Fino a quando? Non se lo domandano? Credono ancora che basti un attimo di pazienza in più, come quando – nel marzo scorso – si illusero che tutto finisse, come solennemente promesso, in una manciata di settimane? E allora avanti così, per sempre: didattica a distanza, lavoro a distanza, vita a distanza. Ravvicinatissimo, invece, l’ago della siringa per il fatale inoculo della Salvezza. Incubi? No: fotografie. Istantanee quotidiane, della nuova zootecnia regimata dall’intelligenza artificiale, dalle onde millimetriche del wireless satellitare, dalle fantomatiche molecole sperimentali interattive. Fake news? Magari, lo fossero. La maggior disonestà dei censori, reticenti e faziosi, consiste in questo: fingere di non sapere che Antigone, in realtà, si augura sempre che i suoi infausti presagi possano essere fallaci.Al netto dei bullismo dei cospirazionisti, che vivono di esibizionismo sensazionalistico basato su indizi travisati e allarmi infondati, una rilevante quota di umanità condivide preoccupazioni serie, basate su informazioni ormai reperibili soltanto negli scantinati: quelli che Big Web sta sprangando, uno ad uno, nel timore che possano illuminare verità imbarazzanti e dare coraggio ai naufraghi dispersi, rassegnati alla morte civile della politica. In simili frangenti, l’inerzia dei ciechi – il loro ottuso egoismo, la loro pavidità individuale e sociale – rischia di fare più danni dei governi: trascina in basso l’asticella della dignità, il minimo sindacale del vivere comune, incoraggiando progressivamente i maggiori abusi. Non a tutti capita di vivere, in prima persona, tornanti storici come questo: sono i momenti in cui un gesto vale una vita. Chi si volta dall’altra parte, e chi invece accende il cervello. E’ come se l’umanità si stesse fatalmente dividendo, in modo drammatico e forse definitivo. Da una parte la paura, madre dell’odio e della menzogna, e dall’altra la resistenza. Chi teme, vive sperando: e così resta inerte e si vota alla disfatta, la sua e quella altrui.Nessuno insorge, per ora: in compenso, si susseguono risvegli. Rassegnarsi a sopravvivere come topi? No, grazie. Neppure di fronte alla dose quotidiana di magime che gli scienziati del Grande Reset garantirebbero, giusto per scongiurare disordini. E’ una ricetta antica, quella di Friedrich von Hayek: meglio che il povero non cada nella disperazione, perché la ribellione renderebbe instabile il sistema che i poveri li produce in batteria, a milioni. Nella Bibbia, è Yahweh a stabilire il valore monetario di ciascuno. Nel libro “L’altra Europa”, Paolo Rumor – nipote del cinque volte primo ministro – parla di una “Struttura”, sempre la stessa, che gestirebbe il bestiame umano, da millenni. Papa Bergoglio, quello che ha concesso alla dittatura di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, ha appena stipulato in Vaticano un accordo con il Council for Inclusive Capitalism, organismo promosso da Lynn Forester de Rothschild. Fa politica, Bergoglio: accetta di oscurare il Natale, ma in compenso promuove i vaccini. Arriva a sostenere che chi non si vaccina mette in pericolo la vita degli altri: come se il siero, quindi, non bastasse di per sé a proteggere il soggetto vaccinato.Dove arriveremo, di questo passo? Alla chiusura terminale della recinzione attorno allo zoo, o alla liberazione dei prigionieri? Il carceriere parte in vantaggio. O meglio, il suo vantaggio è smisurato: ha connesso in rete il pianeta, dunque può sottoporlo in modo simultaneo a qualsiasi trattamento (politico, economico, finanziario, culturale, sanitario, ecologico, climatico). Gli ottimisti dicono che le zampate del drago testimoniano una sua recondita paura: il timore del mitico, grande risveglio collettivo, ormai imminente. Sbirciando l’Italia, non si direbbe: la televisione propone il solito menù dell’ipnosi, tra virologi e ordinari nientologi. Lo schianto planetario non arriva ancora nei salotti: si ferma alla rivolta dei ristoranti, all’esasperazione di chi ha già perso tutto. Quanto manca, alla mezzanotte? A che ora si spegnerà la luce, seppellendo la farsa dell’odio e della paura? L’enormità avanza, dilagando: ha una dimensione mostruosa, planetaria, psicologica. E’ in atto una mutazione dell’antropologia: sta crollando un intero sistema di credenze, di stili di vita, e non è la popolazione ad aver votato per il crollo. La popolazione non sceglie: subisce. Alla conta, manca la risposta alla domanda principale: perché. Perché così, perché proprio adesso.(Giorgio Cattaneo, 17 gennaio 2021).Dopo un anno esatto di Covid, eccoci nel nuovo Impero della Paura. A regnare è il caos, in ogni campo, persino tra le analisi: c’è chi ancora non vede (o almeno, dice di non vedere) la regia mondiale di quanto sta avvenendo, e chi – al contrario – sostiene che un giorno ringrazieremo questa catastrofe, una medicina (amarissima, ma salutare) per uscire dalla Matrix delle finzioni, dove i buoni in realtà sarebbero i veri cattivi. Eterogenesi dei fini: tanto peggio, tanto meglio. L’ascia del Covid è spietata: falcia diritti e libertà, ma tanti bravi cittadini preferiscono tacere e subire, all’infinito, in attesa di non si sa cosa, fingendo di non aver mai sentito nominare l’espressione Grande Reset, formulata nel santuario di Davos. Quando tutte le notizie scomode diventano complottismo negazionista, ci si ritrova in una pessima sala d’aspetto: a separarci dalla dittatura sono ormai poche parole in libertà, sempre più clandestine, ostracizzate “worldwide” da chi criminalizza il diritto alla verità. Ad accecare gli ipovedenti sono, ancora una volta, le maschere teatrali della politica: «Se l’ha detto quel cretino, allora non è vero. Preferisco l’usato sicuro, i leader affidabili». Quali? Quelli che da quasi 12 mesi tengono i consimili “faccia a terra”, in attesa della seconda ondata e poi della terza, della quarta, della centesima?
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Bob Dylan, messaggio: John Kennedy, contro il coronavirus
The Greatest, si auto-celebrò il giovane Cassius Marcellus Clay, non ancora Muhammad Alì. Figlio di un pittore di insegne pubblicitarie. Figlio adottivo del ladro che gli rubò la bicicletta nuova, che il padre – il pittore di insegne – gli aveva appena regalato, per il suo compeanno. E figlio anche di Joe Martin, il poliziotto di Louisville a cui baby-Cassius si rivolse, in lacrime, per il terribile furto. Va bene ragazzo, domani passa in ufficio per la denuncia. Ma se poi lo incontri, il ladro, sei capace di spaccargli la faccia? No, scosse la testa, sconsolato, il piccolo Cassius. E allora, gli disse Joe, ti aspetto nella mia palestra di boxe. Fu il primissimo passo, per poi diventare The Greatest. Mike Porco, from Italy (Calabria, per la precisione) era il nome del gestore del Gerde’s Folk City, la birreria del Village dove il giovanissimo Bobby si beveva le serate, di birra in birra, ascoltando gli strimpellatori che vi si esibivano. Un giorno si fece avanti: anch’io so suonare qualcosa. Mike lo mise alla prova, nel pomeriggio, mentre le ragazze lustravano il pavimento. Chiamò John Lee Hooker, che era atteso nei giorni seguenti. Poi gli comprò dei jeans puliti.Venne la sera fatidica, e andò tutto bene. John Lee Hooker disse a Mike Porco che il ragazzino del Minnesota se la cavava bene, con la sua armonica. Allora Mike gli regalò una serata morta, tutta per lui. Non c’era nessuno, nel pubblico, tranne un tizio un po’ sbronzo. L’indomani si capì che il tizio assonnato aveva un nome altisonante, Robert Shelton. Il suo giornale, il “New York Times”, annunciava che al Gerde’s era nata una stella. Virtualmente, nel suo campo, The Greatest. Ora che il mondo trema per il virus e seppellisce i suoi caduti, ecco che l’uomo del Minnesota fa un’uscita in solitaria e mondiale, nel suo stile, con una ballad regalata a tutti, urbi et orbi, lunga minuti 17. Un’omelia lentissima e dolcissima, in morte di John Kennedy e di tutta l’innocenza planetaria che morì insieme a John Kennedy, con tutte le speranze di un’umanità che sembrava si stesse pericolosamente risvegliando. Una sciarada di capolavori uno sull’altro, di nomi leggendari e memorabili, promesse, spettacolari acrobazie mai viste prima, e mai più viste. La consapevolezza del momento: la musica, in fondo all’anima del mondo, in quel miracoloso attimo in cui divenne musica persino la politica.Era semplicemente troppo, suggerisce la ballata. Ma se io sono ancora qui tra voi, alla mia età – dice l’autore, il menestrello – allora ve lo racconterò. Non è possibile dimenticare l’accaduto, non è possibile che non torni a vivere. Non è possibile non essere inondati dall’eco di quel lampo, di quell’istante irripetibile. Bisogna renderlo immortale, resuscitarlo tra i caduti del coronavirus, e trasformarlo in arma formidabile. Conosce l’arte di qualsiasi Antigone, l’autore. Gli han conferito pure il Premio Nobel, alla gloria dei suoi settantanove anni a maggio. Parla di sacrifici umani, la morte più cattiva. Evoca numeri ben noti al chiaroscuro, il 6 e il 9. E non teme di menzionare il 33, citando la crocifissione filmata da Zapruder sulla Dealey Plaza. Che è come dire: so chi è stato. Certo che sa chi è stato, il ragazzo di Duluth. L’ha capito da un pezzo. E sa anche che è gente della stessa razza che, tanti anni dopo, ha fatto crollare le Twin Towers. Sa anche che sono ancora loro, sempre gli stessi, a trafficare oggi col coronavirus. Lo dice a modo suo, con la sublime reticenza dei grandissimi, uscendosene con la sua ballad su John Kennedy, esattamente adesso, come se Jfk fosse una specie di sciamano, di talismano contro il male.Dal menestrello può solo imparare, il cinema, a sceneggiare vita e morte – only a matter of minutes, tra il prima e il dopo, e il mentre – quando si spappola la fisica e ogni singola molecola, ogni porzione del cervello di John Kennedy sembra tornare qui tra noi, a raccontare – con letizia misteriosa – lo splendore sterminato di chi osa guardare il mondo con amore, l’invincibile segreto che oggi più che mai viene in soccorso dell’umanità smarrita, terrorizzata dalla pandemia. L’elencazione ellittica, specialità retorica di aedi raffinati, sdraia la ballad in mezzo a nostalgie, tra monumenti museali dell’America che fu – con un’unica eccezione, Freddie Mercury, citato come per lasciare un segno a chi volesse coglierlo, bianco come lo strano guanto dell’ectoplasma Michael Jackson – we are the World, remember? We are the World, sicuro. Noi, non loro. E’ questo che sussurra la ballad sterminata del ragazzo del Nord, “Murder Most Foul”, chiedendo a tutti di specchiarsi per un attimo in quel cervello esploso a Dallas, lungo la New Frontier di tanti anni fa, quando una neve nera cominciò a cadere. Questo è il momento, sembra dire. Sapete, spetta a noi. Ora, di nuovo, tutto può accadere.(Giorgio Cattaneo, 5 aprile 2020. Il brano “Murder Most Foul” è stato pubblicato sul sito di Bob Dylan il 27 marzo 2020, accompagnato da queste parole: «Mettetevi al sicuro, state attenti, e che Dio sia con voi»).The Greatest, si auto-celebrò il giovane Cassius Marcellus Clay, non ancora Muhammad Alì. Figlio di un pittore di insegne pubblicitarie. Figlio adottivo del ladro che gli rubò la bicicletta nuova, che il padre – il pittore di insegne – gli aveva appena regalato, per il suo compleanno. E figlio anche di Joe Martin, il poliziotto di Louisville a cui baby-Cassius si rivolse, in lacrime, per il terribile furto. Va bene ragazzo, domani passa in ufficio per la denuncia. Ma se poi lo incontri, il ladro, sei capace di spaccargli la faccia? No, scosse la testa, sconsolato, il piccolo monello. E allora, gli disse Joe, ti aspetto nella mia palestra di boxe. Fu il primissimo passo, per poi diventare The Greatest. Mike Porco, from Italy (Calabria, per la precisione) era il nome del gestore del Gerde’s Folk City, il locale del Village dove il giovanissimo Bobby si beveva le serate, di birra in birra, ascoltando gli strimpellatori che vi si esibivano. Un giorno si fece avanti: anch’io so suonare qualcosa. Mike lo mise alla prova, nel pomeriggio, mentre le ragazze lustravano il pavimento. Lo propose a John Lee Hooker, che era atteso nei giorni seguenti. Quindi, in vista dell’evento, gli procurò dei jeans puliti.
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Vaccini e autismo, Federica: all’estero per salvare mio figlio
Si chiama Federica, vive in provincia di Gorizia. Ha una voce melodiosa da cantante jazz, e un coraggio da eroe greco. Antigone, con due bambini da difendere con le unghie e coi denti. Entrambi minacciati da un orco invisibile, armato di siringa. Il piccolo Nicola, il primogenito, oggi ha otto anni. Da poco è tornato tra noi. Era scomparso: muto, assente, estraneo. Un bambino divenuto alieno, anaffettivo, indifferente a tutto. In una parola: autistico. Lo è diventato di colpo, dopo un vaccino “sbagliato”, esavalente: antitetanica, antiepatite B, antipolio, anti-difterica, anti-haemophilus, anti-pertosse. «A tredici mesi, Nicola sgambettava come un leprotto. A 20 parlava e cantava, manifestava il suo talento artistico in ogni occasione: sapeva dipingere, era affettuoso, baciava il fratellino nel pancione». Poi, intorno ai 22 mesi, subito dopo la nascita di Enrico, ha avuto un improvviso arresto dello sviluppo. «E in poche settimane ha smesso di parlare, di mangiare, di dormire». Sintomi allarmanti: vomito “a getto”. All’epoca, Federica non sapeva ancora della stretta correlazione fra cervello, stomaco e intestino. Già, perché l’intestino è il secondo cervello. E proprio dall’intestino è cominciata la guarigione “impossibile”: eliminando glutine e caseina, Nicola ha ripreso a parlare, a mangiare, a sorridere. Ma non in Italia: all’estero. Grazie al costoso intervento di medici all’avanguardia, in cliniche private.In Italia, di fronte all’orco si resta soli. E si finisce in un limbo di dolore, se non si ha a fianco una madre come Federica Santi, già insegnante e musicista, ora interamente dedicata alla sua missione: salvare Nicola. Vite sul punto di spezzarsi: queste tragedie sbriciolano le famiglie, dice Federica, che lascia capire di non avere più accanto a sé il padre dei suoi figli. Conta solo sulle sue forze: ce l’ha fatta documentandosi, studiando giorno e notte. Fino a scoprire, oltre confine, una possibile soluzione. Ma a che prezzo? Scoppia in lacrime, un duro come il video-reporter Massimo Mazzucco, quando cerca di raccontare – in web-streaming, su YouTube – che Federica non sa se potrà scendere a Roma per una manifestazione free-vax, di genitori che contestano le modalità dell’imposizione dell’obbligo vaccinale. Non sa se potrà spendere i soldi del treno, Federica, perché ogni singolo euro deve servire a lottare per guarire Nicola, strappandolo definitivamente dalle grinfie dell’orco. Non è un caso isolato, naturalmente: in Puglia, l’unica Regione italiana ad aver organizzato la farmacovigilanza attiva sui vaccini, il monitoraggio ha svelato che le iniezioni hanno causato problemi a 4 bambini su 10. Ma nessuno ne parla, e il governo tira dritto: Giulia Grillo non esce dal sentiero imboccato da Beatrice Lorenzin. Vaccini polivalenti obbligatori, a tappeto, pena l’esclusione dalla scuola. Un bel business, fra l’altro, per le case farmaceutiche: il prezzo delle dosi è aumentato del 60% all’indomani dell’introduzione dell’obbligatorietà.Si può anche morire, di vaccino, persino da adulti. Lo dimostrò l’ultima commissione parlamentare difesa. Cifre sconcertanti: mille morti e altri 4.000 militari italiani colpiti da malattie gravi, per metà imputabili a vaccinazioni somministrate in modo imprudente. Di recente, l’ordine dei biologi ha scoperto vaccini “sporchi”, con tracce di diserbanti e feti abortiti, nonché vaccini difettosi in quanto privi degli agenti immunizzanti dichiarati in etichetta. In Francia, l’ordine dei medici ha inutilmente avvertito il governo Macron, che è sulle orme di quello italiano: l’obbligo vaccinale distrugge la fiducia tra governanti e governati, tra medici e pazienti. Negli Usa, la più importante associazione medica ha appena ammonito il Congresso: non si vede la necessità di aumentare la copertura vaccinale, visto che non ci sono emergenze in atto. E l’imposizione sanitaria – in assenza di motivazioni – confligge con la libertà dell’individuo e l’inviolabilità del suo corpo. I precedenti non sono rassicuranti: dagli anni ‘80, quando Washington decise di proteggere per legge i produttori di vaccini, rendendoli non punibili in caso di errore, il governo statunitense ha già speso qualcosa come 4 miliardi di dollari per risarcire i danneggiati da vaccino. Quanto alla decantata “immunità di gregge” promessa dalle vaccinazioni, Mazzucco consiglia di dare un’occhiata in Ohio, dove la comunità degli Amish, per motivi religiosi, rifiuta da sempre di far vaccinare i bambini: mai nessuna epidemia, nessuna problematica di quelle che i vaccini promettono di debellare.Qui non siamo in Ohio, e i free-vax non sono Amish. Nemmeno Federica Santi contesta il vaccino in sé, come presidio sanitario. Si limita a sottolineare le gravi lacune di quella stessa disciplina farmaceutica con cui si sciacquano la bocca i Talebani pro-vax, i dogmatici corifei che riducono la scienza a nuova religione, ignorando il piccolo Nicola e tutti gli altri bambini danneggiati dalle vaccinazioni – che in Italia sono tantissimi, purtroppo: oltre 20.000, secondo l’Aifa, nel solo triennio 2014-2017, come certifica “OggiScienza”. Intanto, a Federica Santi è venuto in mente che scrivere libri può aiutare gli altri genitori a saperne di più, fin che sono in tempo: “Non vivo in una bolla” racconta la storia di Nicola, “Nutriamo la guarigione” svela come si possa usare il cibo per sfuggire all’orco. A indignare è la sua solitudine: nessun indennizzo per l’autismo del figlio (che in Italia resta un tabù, se correlato con il vaccino). Richiesta bocciata, infatti. Liquidata da un ufficiale dell’esercito: «Me la sono dovuta vedere con una commissione militare, che il dossier di Nicola non l’aveva nemmeno sfogliato».Di fronte alle parole di Federica, superata la commozione, lo stesso Mazzucco lancia l’allarme numero uno: la vaccinazione universale di massa. Il piano, dice, consiste nel puntare domani a vaccinare tutti, anche gli adulti, ricorrendo al ricatto: «O accetti di vaccinarti, o ti tolgo il passaporto e la patente di guida, come in Argentina». Arriveremo a questo? Scenderemo così in basso, in assenza di chiarimenti sulla reale necessità di un intervento simile, nonostante i rischi che può comportare? Proprio i 5 Stelle avevano fatto della trasparenza il loro cavallo di battaglia, ma adesso Giulia Grillo si è rivelata la reincarnazione perfetta della vituperata Lorenzin. Il primo diritto – l’informazione – è già stato archiviato, nel comodo derby tra pro-vax e no-vax. L’Italia, scelta da Obama come area-test, ha subito l’azzardo quasi in silenzio, grazie anche all’omertà dei grandi media. Così, il piccolo Nicola può contare solo su sua madre, che per salvarlo si è letteralmente svenata, all’estero, dopo aver lasciato la musica e l’insegnamento. E oggi non sa se troverà i soldi per andare a Roma, a raccontare la sua storia.(Giorgio Cattaneo, “La solitudine di Federica, fuggita all’estero per salvare suo figlio danneggiato dai vaccini”, da “La Voce Rooseveltiana” numero 7 del 20 marzo 2019. Tutte le informazioni su Federica Santi e i suoi libri sono rintracciabili sul web e in particolare sulla pagina Facebook “Un sorriso per Nicola ed Enrico”. Una intensa testimonianza di Federica è apprezzabile su YouTube nella diretta web-streaming “Mazzucco Live” del 16 marzo, con Massimo Mazzucco).Si chiama Federica, vive in provincia di Gorizia. Ha una voce melodiosa da cantante jazz, e un coraggio da eroe greco. Antigone, con due bambini da difendere con le unghie e coi denti. Entrambi minacciati da un orco invisibile, armato di siringa. Il piccolo Nicola, il primogenito, oggi ha otto anni. Da poco è tornato tra noi. Era scomparso: muto, assente, estraneo. Un bambino divenuto alieno, anaffettivo, indifferente a tutto. In una parola: autistico. Lo è diventato di colpo, dopo un vaccino “sbagliato”, esavalente: antitetanica, antiepatite B, antipolio, anti-difterica, anti-haemophilus, anti-pertosse. «A tredici mesi, Nicola sgambettava come un leprotto. A 20 parlava e cantava, manifestava il suo talento artistico in ogni occasione: sapeva dipingere, era affettuoso, baciava il fratellino nel pancione». Poi, intorno ai 22 mesi, subito dopo la nascita di Enrico, ha avuto un improvviso arresto dello sviluppo. «E in poche settimane ha smesso di parlare, di mangiare, di dormire». Sintomi allarmanti: vomito “a getto”. All’epoca, Federica non sapeva ancora della stretta correlazione fra cervello, stomaco e intestino. Già, perché l’intestino è il secondo cervello. E proprio dall’intestino è cominciata la guarigione “impossibile”: eliminando glutine e caseina, Nicola ha ripreso a parlare, a mangiare, a sorridere. Ma non in Italia: all’estero. Grazie al costoso intervento di medici all’avanguardia, in cliniche private.